PRIMA PAGINA- Pagina 570

Nuova bufera sull'ex “pitbull” della sindaca

E’ possibile che il suo ex portavoce abbia ricattato Chiara Appendino minacciando rivelazioni scomode se lei non gli avesse trovato una nuova occupazione?  E’ quanto viene ipotizzato dal quotidiano la Repubblica. Ed è di nuovo bufera su Luca Pasquaretta, l’ex “pitbull” della prima cittadina. Secondo fonti giornalistiche i carabinieri della procura di Torino gli avrebbero perquisito l’abitazione e sequestrato pc e cellulare. Gli sarebbe stato inoltre consegnato un avviso di garanzia con le  accuse  di estorsione, traffico di influenze illecite e turbativa d’asta. Gli verrebbero  contestati episodi che sarebbero avvenuti quando Pasquaretta cercava una nuova attività, dopo la sua decadenza dal ruolo di portavoce in Comune per la vicenda della consulenza di 5mila euro (da lui poi restituita) avuta dalla Fondazione del Salone del Libro. Oggi Pasquaretta lavora nello staff della viceministra Laura Castelli. E’ anche sotto indagine per apertura abusiva di luogo di spettacolo e invasione di terreni, per l’allestimento a Parco Dora,  di un maxischermo per la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, nella sera drammatica di piazza San Carlo il 3 giugno 2017.
 
(foto: il Torinese)

Nuova bufera sull’ex “pitbull” della sindaca

E’ possibile che il suo ex portavoce abbia ricattato Chiara Appendino minacciando rivelazioni scomode se lei non gli avesse trovato una nuova occupazione?  E’ quanto viene ipotizzato dal quotidiano la Repubblica. Ed è di nuovo bufera su Luca Pasquaretta, l’ex “pitbull” della prima cittadina. Secondo fonti giornalistiche i carabinieri della procura di Torino gli avrebbero perquisito l’abitazione e sequestrato pc e cellulare. Gli sarebbe stato inoltre consegnato un avviso di garanzia con le  accuse  di estorsione, traffico di influenze illecite e turbativa d’asta. Gli verrebbero  contestati episodi che sarebbero avvenuti quando Pasquaretta cercava una nuova attività, dopo la sua decadenza dal ruolo di portavoce in Comune per la vicenda della consulenza di 5mila euro (da lui poi restituita) avuta dalla Fondazione del Salone del Libro. Oggi Pasquaretta lavora nello staff della viceministra Laura Castelli. E’ anche sotto indagine per apertura abusiva di luogo di spettacolo e invasione di terreni, per l’allestimento a Parco Dora,  di un maxischermo per la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, nella sera drammatica di piazza San Carlo il 3 giugno 2017.

 

(foto: il Torinese)

Il Tav della discordia, ma non solo…

Di ibis

La visita di Salvini al cantiere Tav di Chiomonte ha scavato ulteriormente il fossato che ormai su troppe cose sembra dividere la Lega dall’alleato di governo. Se Salvini ha ribadito di voler fare il Tav, anche se ridimensionata (come ?) , Di Maio si è affrettato a dire che non si farà, e con sfrontata incompetenza ha offerto ai torinesi di indennizzarli con la linea due del metrò, e ai Piemontesi con la conclusione degli ultimi chilometri dell’incompiuta Asti Cuneo. Credo che come torinesi e piemontesi ci si debba offendere . Forse D Maio pensa al suo povero Sud (con tutto il rispetto per il Sud) anzi, non a tutto il Sud perchè ha aree di buona dinamicità economica, ma alle zone afflitte da cronico sottosviluppo: l’area napoletana ad esempio. Allora ci getta un pesce, ma noi invece vogliamo pescare. Torino e il Piemonte hanno la cultura del lavoro ,dell’intraprendere. Vogliono produrre ed esportare, essere collegati con l’Europa . La città soffre , è vero, soprattutto per la mancanza di una classe dirigente all’altezza di quello che è stato e in parte è ancora. Ma non vuole assistenzialismo stile assegno di cittadinanza. C’è ancora una vasta parte della società piemontese che si ingegna, brevetta, costruisce, prende la valigia e corre in giro per il mondo per vendere i suoi prodotti, siano industriali siano dell’agricoltura. Se la sindaca Appendino crede di recuperare consenso dicendo no al Tav e sì alla seconda linea di metro, che per altro i 5 stelle non volevano, cade ancora più in basso di quanto non sia già nella considerazione dei torinesi. Torinesi e piemontesi sanno che il Tav e le altre infrastrutture sono cose diverse e non comparabili. Il metrò e l’Asti Cuneo vanno fatti , anzi sono dati per scontati (e il solo dire che si faranno “al posto di..” significa ammettere che non si volevano fare) ma non sono un’opera che interessa l’Italia e l’Europa come il corridoio Ovest-Est per merci e passeggeri. Opera che avrà anche indubbi vantaggi ambientali limitando il trasporto su gomma , andando nella direzione nella quale vanno i più importanti Paesi europei. Il Tav dunque come esempio lampante di un governo basato su un contratto che, a parte l’assistenzialismo, non ha significativi punti di accordo: no sulla flat tax, no sulle trivelle e nemmeno sulla politica estera. L’esempio del povero Venezuela ,ridotto alla fame dalle politiche statalistiche e illiberali di Chavez e Maduro, care ai 5 stelle, ne è la tragica dimostrazione. Anche su questo i 5 stelle hanno gettato la maschera non votando nel Parlamento europeo il riconoscimento di  Juan Guaidó come legittimo presidente del Venezuela. E la Lega si è allineata astenendosi anche lei. Eppure, fino a ieri, M5s e Lega avevano manifestato idee diverse sul regime di Nicolas Maduro. Con un comunicato gli eurodeputati grillini avevano ripetuto che riconoscere Guaidó avrebbe innescato in Venezuela un “effetto Libia”. La Lega, appena una settimana fa, aveva invece rilasciato un comunicato stampa in cui si chiedeva che Italia e Ue riconoscessero il nuovo presidente per “spazzare via la dittatura comunista di Maduro”. Saremmo alle comiche se non ci fosse in ballo la vita dei venezuelani stremati dalle politiche “chaviste” e duramente repressi. Ma Salvini quanto può andare avanti con gli equivoci e il gioco delle tre carte?

 

 

 

 

 

Salvini: "Sì alla Torino – Lione". Tensioni al cantiere

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini a Chiomonte ha riaffermato il suo sì alla Torino-Lione:”Costa di più sospendere l’opera che andare avanti”. “Ci sono spese che possono essere eccessive, come la mega stazione di Susa, ma l’Italia non può essere isolata”, ha detto ieri sera in tv a Porta a Porta. Il ministro ha ribadito la sua vicinanza alle forze dell’ordine. Si sono verificati attimi di tensione tra polizia e manifestanti No Tav, quando alcune decine di attivisti si sono radunate nei pressi della centrale. La  polizia in assetto antisommossa ha risposto alle provocazioni con qualche manganellata. Nella zona sta nevicando abbondantemente. Invece non è a Chiomonte “visto che lì non è stato scavato ancora un solo centimetro: c’è solo un tunnel geognostico” il vicepremier pentastellato  Di Maio che aggiunge: “Per me il cantiere non è un’incompiuta ma una mai iniziata”.

Salvini: “Sì alla Torino – Lione”. Tensioni al cantiere

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini a Chiomonte ha riaffermato il suo sì alla Torino-Lione:”Costa di più sospendere l’opera che andare avanti”. “Ci sono spese che possono essere eccessive, come la mega stazione di Susa, ma l’Italia non può essere isolata”, ha detto ieri sera in tv a Porta a Porta. Il ministro ha ribadito la sua vicinanza alle forze dell’ordine. Si sono verificati attimi di tensione tra polizia e manifestanti No Tav, quando alcune decine di attivisti si sono radunate nei pressi della centrale. La  polizia in assetto antisommossa ha risposto alle provocazioni con qualche manganellata. Nella zona sta nevicando abbondantemente. Invece non è a Chiomonte “visto che lì non è stato scavato ancora un solo centimetro: c’è solo un tunnel geognostico” il vicepremier pentastellato  Di Maio che aggiunge: “Per me il cantiere non è un’incompiuta ma una mai iniziata”.

Allerta neve dalle Alpi alla pianura piemontese

Mentre i primi fiocchi sono scesi su Torino,  è  da ieri sera allerta neve nelle colline e valli del Torinese  e sul resto del  Piemonte per l’arrivo di una perturbazione che interessa tutta la regione, dalle Alpi fino in pianura. L’Arpa,  agenzia Regionale per la protezione ambientale e la Protezione civile hanno emesso il livello di allerta arancione per la Valle Tanaro, la valle Scrivia  e le valli Belbo e Bormida. Da ieri un’ allerta gialla riguarda il Novarese e il Verbano, l’Alta Valle di Susa, la Val Chisone e le Valli Pellice e Po nel Torinese, oltre alle Valli Varaita, Maira e Stura nel Cuneese e la pianura settentrionale dell’area metropolitana torinese. Si prevede  una decina di centimetri di coltre bianca a Torino, più di  20 sulla collina e nelle province di Alessandria, Cuneo e Asti. Le scuole saranno  chiuse per precauzione  ad Asti e in numerosi  comuni dell’Alessandrino e del Cuneese.

 

(foto archivio – il Torinese)

La Regione ha inviato il ricorso contro la legge sicurezza

Il Piemonte ha inviato questa mattina, alle 9, dall’ufficio postale del tribunale di Torino, il ricorso contro la legge sicurezza alla Consulta. Con questo atto di 96 pagine si chiede la dichiarazione di illegittimità costituzionale dell’intero decreto legge del 4 ottobre 2018 n. 113, convertito poi in legge che violerebbe ben 26 norme. “Siamo la prima Regione ad aver inviato il ricorso” – commenta l’assessora all’Immigrazione Monica Cerutti – ma presto seguiranno Umbria, Emilia Romagna, e altre. Siamo tutti preoccupati delle possibili conseguenze delle nuove norme, non solo per i migranti ma per tutta la comunità piemontese. Questo atto oltre a essere discriminatorio avrà conseguenze sulla vita di tutti i cittadini. Ad esempio, gli irregolari e i richiedenti asilo non potendo accedere al sistema sanitario, nemmeno per la prevenzione, andranno nei pronto soccorso, con evidente disagi per tutti”.  Il ricorso è stato redatto dal docente di diritto internazionale, e avvocato, Ugo Mattei, con la collaborazione dell’avvocato della Regione, Giovanna Scollo. Sono otto, in tutto, i profili di incostituzionalità. Tra questi, la mancanza del requisito della necessità ed urgenza indispensabile per poter decretare. Con un decreto non si possono fare riforme strutturali mentre la legge Salvini le fa. Ancora, sulla norma è stata chiesta la fiducia impedendo il dibattito. Il decreto poi è mal scritto e parlerebbe solo ai giuristi, mentre le leggi devono essere chiare. Infine, si abolisce la protezione umanitaria che è prevista dal diritto internazionale. Il ricorso inizia con queste parole: ‘Si sperava di non dover vedere mai più, nell’Italia repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, scene come quelle andate in onda, proprio intorno al Giorno della Memoria, al Cara di Castelnuovo di Porto, dove numerosi migranti di colore, donne e bambini inclusi, già integrati nel territorio, sono stati caricati su autobus e deportati in località loro ignote. Si è trattato del primo esempio di applicazione pratica del Decreto Salvini,  norme che vanno cancellate dal nostro diritto positivo perché mostrano le caratteristiche devastanti di un virus letale per il nostro ordine democratico. La Regione Piemonte ritiene che tale riforma, oltre a essere ispirata a un disegno gravemente incostituzionale di limitazione dei diritti delle persone e di marginalizzazione (per non dire vera e propria “criminalizzazione”) dello straniero e di quanti, più in generale, si trovino in una condizione di vulnerabilità sociale, incide in modo rilevante sulle prerogative costituzionali delle Regioni e degli Enti locali’.   Alle Regioni spetta il compito costituzionale di ‘rimuovere gli squilibri economici e sociali e favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona’. È chiamata a provvedere alle esigenze sottese a un disegno costituzionale sociale e inclusivo e non deve esser costretta – prosegue il ricorso – ‘a partecipare, con le proprie risorse e la propria organizzazione, al perseguimento del disegno incostituzionale (in quanto xenofobo ed escludente) di una parte politica che pro temporeriesce a determinare, in modo abusivo, come si dimostrerà più avanti, il processo di normazione statale’. Come giurista impegnato da sempre in difesa dei valori costituzionali – spiega l’avvocato Mattei – sposo in pieno le dichiarazioni del Presidente Lattanzi su La Repubblica di oggi e confido che la Consulta sia conscia della necessità e urgenza, non del Decreto Sicurezza, (come sostiene il governo) ma di intervenire per evitare ulteriori derive di incostituzionalità lesive degli interessi delle Regioni ricorrenti e della credibilità internazionale del Paese”. Entro un mese la Corte Costituzionale dovrebbe fissare una prima udienza. “Speriamo ora – conclude Cerutti – di avere un responso che fermi questa norma pericolosa, che rischia di far diventare, solo in Piemonte, 5mila persone irregolari”.

 

Attesa per la visita di Salvini al cantiere Tav

ESPOSTO PD ALLA CORTE DEI CONTI

Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli dichiara a radio Rai, a proposito della Tav: “nel contratto di governo è scritto di ridiscutere integralmente l’opera nel rispetto dei patti con la Francia, e per farlo dobbiamo avere i numeri in mano. Tra pochi giorni li avremo, penso che a metà febbraio avremo un primo incontro con la commissaria europea ai trasporti e con il ministro francese, poi renderemo pubblica l’analisi in Italia, ci sarà il dibattito pubblico e ne discuteremo in maggioranza”. Intanto, in vista della visita del ministro e vicepremier Matteo Salvini al cantiere della Torino-Lione venerdì a Chiomonte, i no Tav fanno sapere che ad attenderlo ci sarà un loro presidio. Commenta il deputato di Forza Italia Osvaldo Napoli: “se Salvini  visitando il cantiere dovesse trovare contestatori sappia che non sono valsusini. Gli abitanti della Valle hanno capito di essere stati strumentalizzati per anni da una contestazione ideologica che niente aveva e ha a che fare con la TAV. E bene farà il ministro a portare la sua solidarietà alle Forze dell’ordine: centinaia di carabinieri e poliziotti sono stati dislocati da anni, se non decenni, nei pressi del cantiere, distolti da altre mansioni, e con costi per lo Stato che l’Università Bocconi ha stimato in circa 65 milioni di euro, fino al dicembre 2017”. lI Pd alla Camera  dei deputati presenterà un esposto alla Corte dei Conti per accertare se lo stop alle gare della Torino-Lione configuri un danno erariale. Lo ha comunicato il capogruppo ed ex ministro  Graziano Delrio in una conferenza stampa a Torino, con il governatore Sergio Chiamparino e il deputato dem Davide Gariglio.

Treni, in Piemonte scende il numero dei pendolari

“Servono risorse per il servizio ferroviario regionale. I dati dimostrano che la Tav è una falsa priorità”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO DI LEGAMBIENTEC’è un’Italia in movimento, che aspetta il treno. Il trasporto ferroviario è un po’ lo specchio del Paese e delle sue contraddizioni, con segnali di straordinaria innovazione e regioni dove, invece, il degrado del servizio costringe centinaia di migliaia di persone a rinunciare a prendere il treno per spostarsi. A raccontare quanto succede sulle ferrovie italiane è il rapporto Pendolaria di Legambiente, che dal 2008 analizza ogni anno la situazione del trasporto ferroviario in Italia, con numeri e storie e il duplice obiettivo di illustrare i risultati di politiche e investimenti e di dare forza alla costruzione di un paese più sostenibile.Il numero dei passeggeri a livello nazionale aumenta, toccando quota 5,59 milioni e segnando un nuovo record rispetto al 2012 (+7,9% in 4 anni). Sono infatti 2 milioni e 874 mila coloro che ogni giorno usufruiscono del servizio ferroviario regionale e 2 milioni e 716 mila quelli che prendono ogni giorno le metropolitane, presenti in 7 città italiane, in larga parte pendolari. E per entrambi i numeri sono in crescita, come per l’alta velocità. Ma il paradosso c’è: diminuiscono i chilometri di linee disponibili e la crescita nasconde differenze rilevanti nell’andamento tra le diverse Regioni e tra i diversi gestori. In alcune parti del Paese la situazione è migliorata, mentre in altre è peggiorata e si è ampliata la differenza nelle condizioni di servizio. Se tra Firenze e Bologna, per esempio, l’offerta di treni non ha paragoni al mondo, con 162 treni che sfrecciano a 300 km/h nei due sensi di marcia ogni giorno, in diverse parti del Piemonte migliaia di persone non prendono più il treno per via dei tagli e del degrado del servizio. Il trasporto ferroviario soffre in particolar modo della riduzione dei finanziamenti statali, con una diminuzione delle risorse stanziate tra il 2009 e il 2018 pari a -20,4%, a cui si potrebbe aggiungere nel 2019 un ulteriore taglio di 300 milioni, per una clausola di salvaguardia nella legge di Bilancio che ha buone probabilità di scattare vista la situazione economica. A quel punto le risorse in meno sarebbero oltre il 6%, rispetto allo scorso anno, con la conseguenza di vedere meno treni nelle Regioni. “In Piemonte i dati indicano che l’emorragia di pendolari degli anni scorsi non si è ancora arrestata. Per questo ci auguriamo che la riapertura ad inizio anno della linea Saluzzo-Savigliano non resti una notizia positiva ma isolata, e che vengano gettate le basi per la riapertura di tutte le linee tagliate nel 2011 -dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Quella delle grandi opere è una falsa priorità e i numeri lo dimostrano in modo lampante. Il vero deficit da colmare è nelle città e in un servizio ferroviario regionale con troppe carenze. Più che di una sterile e inopportuna campagna pro-Tav il Piemonte ha bisogno di affrancarsi dal ruolo di fanalino di coda tra le regioni del Nord Italia, investendo con forza a favore di un trasporto ferroviario pendolare di qualità”.

In Piemonte nel 2017 sono state in media 166.445 le persone che ogni giorno hanno preso un treno, in diminuzione rispetto al 2016 quando si attestavano a 167.556 mila. Per tornare almeno ai 175.400 viaggiatori del 2011, anno in cui sono state cancellate 14 linee cosiddette “minori”, per Legambiente servono maggiori investimenti. In Piemonte gli stanziamenti per il servizio ferroviario si attestano a 5,51 milioni di euro l’anno, appena lo 0,05% del bilancio regionale. Il paragone con le vicine regioni del Nord Italia non regge: la Lombardia stanzia per il servizio ferroviario 176 milioni di euro, l’Emilia Romagna 37 milioni di euro, il Veneto 16,7 milioni. L’Italia, insomma, è spaccata a metà, con 9 Regioni e le due Province autonome in cui i passeggeri sono aumentati e 10 in cui sono diminuiti o rimasti invariati. Cresce il numero di persone che prende il treno al nord – come in Lombardia (750 mila), è triplicato dal 2001 in Alto Adige, raddoppiato in Emilia-Romagna, cresciuto di 60 mila in Puglia. Analoghi i successi della metropolitana a Milano (con più passeggeri delle altre 6 città italiane dotate di metro), dei tram a Firenze e a Bergamo. Molto diversa la situazione del Piemonte dove a causa delle linee soppresse i passeggeri sono calati del 4,4% mentre è drammatica in particolare la situazione in Sicilia, dove si è passati da 50.300 a 37.600viaggiatori (dal 2009 ad oggi) in una Regione con 5 milioni di abitanti e grandi spostamenti pendolari, e in Campania dove si è passati da 413.600 viaggiatori a 308.500 (ma con un trend in risalita negli ultimi anni). “Sono tanti i segnali positivi dalle città e dalle Regioni -commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente- che mostrano una disponibilità delle persone a usare treni e trasporto pubblico locale, confermata da tutte le indagini. Quest’anno raccontiamo con tante storie proprio come ovunque siano arrivati nuovi treni, sia stato migliorato il servizio e il numero dei passeggeri sia cresciuto in modo esponenziale. Ma sono troppe le Regioni in cui, al contrario, è stato ridotto il numero dei treni, sono diminuiti anche i pendolari che ne usufruiscono e sono stati costretti a usare i mezzi privati. I risultati prodotti dagli investimenti dimostrano che si può davvero migliorare la vita delle persone, riducendo l’inquinamento e le emissioni di gas serra generate dai trasporti, ma occorre avere una chiara idea dei problemi da affrontare, per allargare il cambiamento a ogni parte d’Italia. Se si vuole davvero migliorare la situazione per i pendolari, gli ambiti di intervento sono quattro: aumentare le risorse, coordinare e controllare quanto avviene sulla rete, cambiare le priorità infrastrutturali e fermare il taglio delle cosiddette linee secondarie. Ad oggi -prosegue Zanchini- non si è capito quale idea abbia il governo per il rilancio dell’offerta per i pendolari e per il trasporto pubblico locale. Si fa un gran parlare di Tav, ma il rischio è che come nelle precedenti legislature vadano avanti solo le autostrade, mentre le opere che servono ai pendolari rimangono ferme, rinviate e incompiute”.

Il cambiamento avvenuto negli spostamenti nazionali è rilevante, con numeri comunque inferiori rispetto alle tratte regionali: 40 mila persone circa che prendono ogni giorno gli Intercity e 170 mila l’alta velocità (tra Frecce di Trenitalia e Italo) per spostarsi su collegamenti nazionali. Le persone che prendono il treno ogni giorno aumentano sia sui treni a lunga percorrenza, in particolare con il clamoroso successo dell’alta velocità, sia sui treni regionali e sulle ferrovie metropolitane, purché ci siano. Perché se in questo inizio di secolo sono state costruite nuove linee ad alta velocità per 1.213 chilometri, nel frattempo sono avvenute cancellazioni per 1.120 km è sospensioni in altri 321 km, in territori rimasti ora senza collegamenti ferroviari. Come poche volte in passato, i pendolari sono stati al centro degli annunci del ministro delle Infrastrutture in questo inizio di legislatura. E nel contratto di governo tra i due partiti che compongono la maggioranza l’impegno è scritto con chiarezza. Tuttavia, in questi mesi, anche in conseguenza del crollo del viadotto Morandi a Genova, al centro dell’attenzione politica ci sono state le scelte sulle grandi opere. Nella legge di bilancio ci sono alcune misure positive per interventi nelle città e sulla rete ferroviaria. Inoltre è stato istituito un fondo presso il ministero dell’Economia finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese e una quota del fondo è destinata alla realizzazione, allo sviluppo e alla sicurezza di sistemi di trasporto pubblico di massa su sede propria. Purtroppo negativa e in continuità con il passato è la scelta di destinare ingentissime risorse all’autotrasporto anche in questa legge di bilancio. Sono stanziati 1,58 miliardi di euro per le esenzioni dell’accisa all’autotrasporto merci, a cui si sommano 240 milioni di euro per rimborsi vari. Va ricordato poi che nel decreto Genova sono stati previsti 20 milioni di euro per gli autotrasportatori. Secondo Legambiente se il ministro Toninelli vuole davvero rilanciare il trasporto ferroviario pendolare deve aumentare le risorse, perché quelle attuali sono di oltre il 20% inferiori al 2009, e rischiano di ridursi ulteriormente se non si blocca la clausola nella legge di bilancio. Il ministero delle Infrastrutture deve poi esercitare un vero ruolo di coordinamento e controllo sulla rete, per evitare che continuino tagli e disservizi in alcune Regioni. E occorre cambiare le priorità infrastrutturali: mancano 10 miliardi di euro per le 26 incompiute che servono ai pendolari italiani, individuate da Legambiente, mentre sono previste ingenti risorse per autostrade e altre strade. Secondo Legambiente, la sfida per il rilancio del servizio ferroviario in Italia consiste nel puntare sulle città, che sono il cuore della domanda di trasporto nel nostro Paese, sul Sud, dove i ritardi e i problemi sono incredibili, e su un progetto di mobilità sostenibile per la grande area inquinata della Pianura Padana. “Nel rapporto presentiamo proposte concrete che consentirebbero di rilanciare le città e l’economia italiana. Ci auguriamo che il governo del cambiamento scelga di percorrere questa strada” aggiunge Zanchini.

 Legambiente sottolinea come nel bilancio dello Stato già esistano le risorse per realizzare un salto di qualità nel servizio ferroviario. Il problema è di indirizzare le rilevanti risorse presenti in maniera differente rispetto ad oggi, ridisegnando con chiari obiettivi le entrate legate ai trasporti (accise, Iva, tariffe autostradali, ecc.) e le voci di spesa (sussidi all’autotrasporto, servizio ferroviario, infrastrutture). In particolare per rilanciare il trasporto ferroviario servono risorse per: potenziare il servizio ferroviario regionale, e per garantire che il numero di treni sulla rete aumenti servono almeno 500 milioni di euro all’anno da destinare al fondo per il TPL e il trasporto ferroviario regionale per potenziare il servizio al sud con Intercity e Frecce; rilanciare gli investimenti infrastrutturali davvero utili al sud e nelle città, garantendo che almeno 2 miliardi di euro all’anno dei fondi introdotti con le Leggi di Bilancio 2018 e 2019 per gli investimenti dello Stato siano indirizzati a nuove linee di tram e metropolitane nelle città; acquistare nuovi treni per potenziare il servizio regionale e intercity, aggiungendo agli investimenti previsti almeno 600 milioni di euro all’anno per continuare il rinnovo del parco regionale circolante.

(FOTO: IL TORINESE)

Dossier completo:

https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/pendolaria2018_dossier.pdf

La Regione fa ricorso contro il decreto sicurezza

L’assessora regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti, comunica che domani mattina, giovedì, alle 8,20, sarà nell’ufficio postale all’interno del tribunale di Torino per inviare, insieme all’avvocato della Regione, Giovanna Scollo, il ricorso contro la legge sicurezza alla Corte Costituzionale. Alle 12, poi, nella sala giunta della Regione Piemonte, in Piazza Castello 165 si terrà una conferenza stampa, con l’avvocato Ugo Mattei, per spiegare gli estremi e i tempi del ricorso. Il Piemonte si aggiunge così ad altre Regioni di centrosinistra che hanno deciso di presentare ricorso.