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Bollettino coronavirus: 13 vittime e 14 nuovi contagi in Piemonte

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16.30

20.653 PAZIENTI GUARITI E 2.396 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 20.653(+120 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 2199 (+41) Alessandria, 1142 (+7) Asti, 777 (+1) Biella, 2039 (+5) Cuneo, 1799 (+3) Novara, 10.759 (+55) Torino, 896 (+3) Vercelli, 901 (+2) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 141 (+3) provenienti da altre regioni.

Altri 2.396 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.954

Sono 13 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 al momento registrati nella giornata di oggi e 9 nel mese di maggio (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.954 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 649 Alessandria, 239 Asti, 207 Biella, 388 Cuneo, 337 Novara, 1.752 Torino, 215 Vercelli, 127 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 30.869 (+14, di cui 6 asintomatici; dei 14, 2 presentavano test sierologico positivo) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivise su base provinciale: 3.968 Alessandria, 1.857 Asti, 1.039 Biella, 2.803 Cuneo, 2.726 Novara, 15.707 Torino, 1.309 Vercelli, 1.111 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 261 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 88 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 36(-2 rispetto a ieri). I ricoverati non in terapia intensiva sono 633 (-26rispetto a ieri). Le persone in isolamento domiciliare sono 3.197.

I tamponi diagnostici finora processati sono 344.924, di cui 190.950risultati negativi.

Gli studenti rientrano al Politecnico

I tesisti rientrano da oggi nei laboratori per completare il proprio lavoro di ricerca. Saranno 100 al giorno per poi crescere progressivamente

 

Da oggi, dopo più di tre mesi di sospensione delle attività didattiche a causa dell’emergenza Covid-19, laboratori e spazi del Politecnico di Torino saranno di nuovo frequentati dagli studenti.

Circa 100 tesisti sperimentali ogni giorno potranno infatti accedere nuovamente ai laboratori dell’Ateneo per completare il proprio lavoro di ricerca per la tesi di laurea. Il tutto nel rispetto delle misure di sicurezza e seguendo i protocolli adottati anche per i lavoratori che frequentano le strutture del Politecnico, tra cui la partecipazione obbligatoria a un corso di formazione on line relativo alle misure associate all’emergenza Covid-19.

“Lasciatemi dire che dopo tre mesi sono emozionato a rivedere gli studenti nei nostri corridoi, nei cortili e soprattutto nei laboratori”, dichiara il Rettore del Politecnico Guido Saracco“Il Politecnico è una comunità fatta di docenti, personale amministrativo e, soprattutto, studenti: credo che sia fondamentale garantire anche a loro la possibilità di svolgere in presenza quelle attività che necessitano delle nostre dotazioni sperimentali, che ci caratterizzano come Ateneo tecnico e qualificano la formazione che offriamo ai nostri studenti come apprendimento strettamente legato alla ricerca fin dagli anni di studio”.

Oggi sono un centinaio, ma a settembre, con l’avvio del nuovo Anno Accademico, saranno molti di più gli studenti che potranno fruire di quella parte della didattica che l’Ateneo erogherà in presenza, sempre nel rispetto delle norme di sicurezza. In particolare, saranno garantiti in aula e laboratorio seminari, esercitazioni con confronto tra studenti e docenti, classi progettuali, atelier di progettazione architettonica, team studenteschi, classi di problem solving / challenge (dove gruppi di studenti di diverse discipline risolvono problemi complessi e creano soluzioni innovative), laboratori sperimentali, tesi sperimentali, tirocini; anche per le lezioni frontali le aule saranno attrezzate in modo da poter garantire allo studente di seguire il corso allo stesso modo in presenza oppure online.

“La didattica on line, che sapremo comunque garantire con qualità e che ci permetterà di servire ottimamente anche chi non potrà muoversi verso di noi, non può sostituire completamente la ricchezza di quella in presenza e delle relazioni che si intessono nella nostra comunità universitaria, una comunità che va ben oltre i nostri spazi ma pervade l’intera città, ad esempio nei collegi e nei centri sportivi, con attività culturali, eventi e tante altre modalità”, continua il Rettore: “Premesso questo, voglio però assicurare a tutti coloro che sceglieranno di fruire della nostra didattica esclusivamente on line che il nostro preciso impegno e obiettivo sarà quello di offrire un’esperienza del tutto equivalente sul piano formativo rispetto a quella di chi seguirà in presenza”.

Per programmare l’avvio del nuovo anno, l’Ateneo ha quindi avviato un sondaggio sulle intenzioni di frequenza dal vivo o solamente on line per il prossimo anno accademico da parte dei suoi studenti.

Le oltre 14 mila risposte indicano che una grande maggioranza di studenti intende tornare in presenza al Politecnico già all’inizio del prossimo anno accademico, soprattutto tra gli studenti italiani. Per questo, gli Organi di Governo dell’Ateneo hanno stabilito di attuare tutte le misure possibili per massimizzare l’utilizzo delle 86 aule che saranno attrezzate per erogare didattica contemporaneamente in presenza e in remoto, come pure nel programmare la didattica in presenza anche al sabato. L’Ateneo chiederà inoltre agli Enti territoriali la concessione per il primo semestre del prossimo anno accademico di ulteriori e ampi spazi per didattica, in modo da fornire un servizio che sia il più esteso possibile.

Un treno di dieci camion per ricordare le promesse fatte agli infermieri

Dieci camion, lunghi dieci metri, formeranno un treno lungo cento metri che percorrerà per tutto il giorno le vie del centro della città e i corsi piu’ importanti nella giornata di lunedì  8 giugno e davanti a tutti gli ospedali nella giornata di martedi 9

I dieci camion mostreranno su ambo i lati manifesti a vela 6 x 3 che ricorderanno allo Stato di  “mantenere le promesse fatte, di onorare un impegno preso con i cittadini italiani ai quali anche ci rivolgiamo, scendendo direttamente nelle strade”.

Così dicono i rappresentanti del sindacato infermieri ricordando anche il primo flash Mob organizzato dal Nursind proprio a Torino in data 20 maggio che tutti ricordano, ha innescato una serie di proteste della categoria infermieristica in tutte le piazze Italiane segno che la misura è colma. Il Nursind , la piu’ grande rappresentanza sindacale infermieristica italiana sta portando avanti manifestazioni in tutte le piazze Italiane, da Torino, Ancona, Firenze, Genova, a quelle in programma a Milano, Bologna, Perugia, Pescara, fino a Bari e Palermo.
“Non ci interessano bonus e premialità che pure sarebbero dovuti arrivare, – aggiungono – chiediamo di poter rivedere la nostra struttura contrattuale, le nostre condizioni di lavoro per riconoscere e valorizzare la professione, garantire la tutela dei diritti che devono essere esigibili anche per noi, esigere una assistenza al cittadino sicura e dignitosa. In termini pratici, rivedere i nostri stipendi e le nostre indennità, rivedere le norme che regolano il nostro rapporto di lavoro attraverso una contrattazione separata dal comparto sanità, vista la peculiarità e la specificità della nostra professione, rivedere le dotazioni organiche e le modalità organizzative”.
I camion partiranno da Torino porta nuova alle ore 10 per giungere in piazza Vittorio Emanuele alle 10.15 da dove partiranno alle ore 10.30  per Via Po e tutte le piu’ importanti vie e piazze di Torino. “Non ci fermeremo qua, daremo degna rappresentanza agli infermieri italiani il cui valore non è mai stato riconosciuto nonostante quello che hanno fatto oggi, facevano ieri e faranno domani”.

 

Superati i 20 mila guariti, 7 vittime e 10 nuovi contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

20.533 PAZIENTI GUARITI E 2419 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 20.533(+287 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 2158 (+14) Alessandria, 1135 (+43) Asti, 776 (+2) Biella, 2034 (+19) Cuneo, 1796 (+0) Novara, 10.704 (+199) Torino, 893 (+10) Vercelli, 899 (+0) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 138 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 2.419sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.941

Sono 7i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 0 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.941 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 649 Alessandria, 238 Asti, 206 Biella, 388 Cuneo, 337 Novara, 1.741 Torino, 215 Vercelli, 127 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 30.855 (+10rispetto a ieri, di cui 3 in Rsa ) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivise su base provinciale: 3.966 Alessandria, 1.857 Asti, 1039 Biella, 2.801 Cuneo, 2.723 Novara, 15.700 Torino, 1.309 Vercelli, 1.111 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 261 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 88 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 38(+1 rispetto a ieri). I ricoverati non in terapia intensiva sono 659 (-25rispetto a ieri). Le persone in isolamento domiciliare sono 3.265.

I tamponi diagnostici finora processati sono 343.354, di cui 190.324risultati negativi.

Fegato tenuto in vita artificialmente per 23 ore trapiantato con successo alle Molinette

Pochi giorni fa un fegato e due reni sono stati trapiantati con successo, presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, dopo essere stati tenuti in vita artificialmente per un tempo record di quasi un giorno, prima nel corpo di una donna già deceduta e poi all’interno di apposite macchine da perfusione.

Un infarto cardiaco improvviso e devastante, l’immediato arresto cardiocircolatorio, le prolungate manovre di rianimazione sia sul luogo dell’accaduto sia durante il trasporto in ospedale, il posizionamento in Pronto soccorso all’ospedale Molinette di Torino di cannule nei vasi femorali per attivare un sistema artificiale di ossigenazione e circolazione sanguigna extracorporea (ECMO), l’assenza di ripresa di una funzione cardio-respiratoria autonoma, l’accertamento della morte.

Tutto questo è accaduto in meno di 4 ore ad una giovane donna piemontese. La famiglia, avvisata del tragico evento, ha subito espresso la volontà di donare gli organi della sua parente. Mentre i

gravi danni subiti dal cuore e dai polmoni della donna ne escludevano l’utilizzo per trapianto, invece il fegato ed i reni risultavano potenzialmente idonei.

A questo punto sono state messe all’opera in sequenza le più innovative tecnologie di “preservazione” d’organo attualmente disponibili.

Prima di tutto, subito dopo la morte, per garantire l’ossigenazione degli organi addominali, è stata posizionata dalla dottoressa Marinella Zanierato (dell’Anestesia e Rianimazione universitaria, diretta dal professor Luca Brazzi) una circolazione extracorporea (ECMO) nella configurazione di “perfusione regionale normotermica” dei soli organi addominali del cadavere della giovane donna, mantenendo fegato e reni in vita all’interno del suo corpo deceduto. Durante 5 ore di questo tipo di perfusione, sia il fegato sia i reni hanno dimostrato di essere funzionalmente attivi ed in pieno recupero rispetto al danno patito a causa del prolungato arresto cardiaco. Dopodichè si è proceduto con il prelievo degli organi addominali della donatrice secondo tecniche tradizionali.

 

Tuttavia, al momento del prelievo di questi organi, le équipes trapianto dell’ospedale Molinette erano già impegnate rispettivamente in due trapianti di fegato ed in due trapianti di rene. Si è reso quindi necessario, dopo la preparazione a banco del fegato e dei reni della donatrice, il posizionamento di questi organi all’interno di sistemi di preservazione *ex vivo*, ovvero extracorporei. Insomma dopo le iniziali 5 ore all’interno del cadavere, hanno continuato ad essere tenuti in vita anche successivamente all’esterno, grazie a sangue umano. Il fegato è stato trattato e valutato per il suo corretto funzionamento per ben altre 16 ore mediante “perfusione normotermica” (ovvero a 36.5 gradi, utilizzando sangue umano e sostanze nutritizie) con una apposita macchina da perfusione, in grado di mantenere in vita fuori dal corpo un fegato fino a 24 ore. Il fegato è stato così tenuto in vita per un tempo record di più di 23 ore prima di essere trapiantato.

I reni sono stati invece preservati in “perfusione ipotermica ossigenata”, ovvero a 12 gradi con aggiunta di ossigeno, utilizzando un’altra apposita macchina da perfusione per una durata di 10 ore complessive.

 

I tre trapianti (il fegato e i due reni) sono stati successivamente eseguiti e sono tecnicamente riusciti, tutti presso l’ospedale Molinette, ad opera delle équipes del Centro Trapianti di Fegato (sotto la guida del professor Renato Romagnoli e del dottor Roberto Balagna) e del Centro Trapianti di Rene (sotto la guida del professor Luigi Biancone, del dottor Aldo Verri e del professor Paolo Gontero).

I tre organi stanno funzionando regolarmente ed i tre pazienti riceventi sono stati appena dimessi.

 

Una novità assoluta è stata quella di utilizzare per il fegato per un così lungo tempo una metodica di preservazione alternativa a quella consueta “al freddo” in ipotermia. Con la preservazione statica ipotermica, infatti, l’organo può essere preservato al massimo per 12 ore. Inoltre, anche se il freddo rallenta il metabolismo cellulare permettendo la preservazione dell’organo, questo comunque subisce un danno, che è tanto più severo quanto più compromesse sono le condizioni di partenza dello stesso e proporzionale alla durata della preservazione.

Il concetto della preservazione normotermica in macchina è radicalmente diverso. Si tratta di una metodica in cui, grazie all’utilizzo di un dispositivo particolare, si crea artificialmente un ambiente in cui il fegato di fatto “vive” al di fuori di un corpo umano, ricevendo l’ossigeno ed i nutrienti di cui ha bisogno e funzionando in modo analogo a quanto si osserva in vivo. L’utilizzo di questa metodica non solo permette di minimizzare il danno che l’organo subirebbe durante la preservazione, ma anche di “rigenerarlo” grazie alla creazione di condizioni simil-fisiologiche.

 

La ricerca ha oggi individuato nella possibilità di “curare” e “far vivere fuori dal corpo” gli organi prima del trapianto la reale innovazione in ambito trapiantologico.

 

Tra l’altro, proprio in quei giorni in poche ore, alle Molinette sono stati effettuati tre trapianti di fegato, sei di rene ed uno di cuore, tutti sotto la sapiente regia del Coordinamento regionale trapianti (diretto dal professor Antonio Amoroso).

Sanità, come ripartire in sicurezza? Le soluzioni di Politecnico e Ordine dei Medici

È a disposizione di medici, operatori del settore sanitario, pazienti e caregiver, il documento congiunto di Ordine dei Medici e Politecnico di Torino contenente le raccomandazioni su misure e comportamenti da adottare nei luoghi di assistenza per evitare il diffondersi del contagio da SARS-CoV-2 durante le attività sanitarie.

Il documento individua le azioni che consentono l’erogazione dei servizi con un livello di sicurezza adeguato. È frutto di uno studio condotto da ricercatori del Politecnico e da medici dell’Ordine di Torino, in cui è stato valutato l’effettivo rischio di contagio negli ambienti, a seconda del tempo di permanenza e della conformazione strutturale.

Questo rapporto si inserisce nell’ambito del progetto di studio e ricerca “Imprese aperte, lavoratori protetti” ed è frutto, come i precedenti dedicati ad altre specifiche realtà, del lavoro di un team di esperti coordinato dal professor Marco Knaflitz, che ringrazio, che ha analizzato un ambito, come quello sanitario e assistenziale, che richiede un’attenzione ancora più particolare nelle Fasi 2 e 3 –  commenta il rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco -. Le indicazioni che emergono, proprio perché condivise con l’Ordine dei Medici della Provincia di Torino, sono molto operative e ci auguriamo possano contribuire a dare un aiuto concreto ad incrementare la sicurezza per medici e pazienti”.

“Sono molto soddisfatto del risultato di questa collaborazione con il Politecnico – sottolinea il presidente dell’Ordine dei Medici Guido Giustetto -. Abbiamo messo in campo le nostre competenze in un vero e proprio lavoro di ricerca interdisciplinare. In questi mesi molti colleghi hanno chiesto all’Ordine indicazioni su come comportarsi per ridurre al massimo i rischi per sé e per i propri pazienti. Finalmente questo documento darà una risposta esaustiva alle loro domande”.

Gli ambiti presi in considerazione sono gli studi dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, dei medici di continuità assistenziale e degli specialisti ambulatoriali, le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e alcune strutture del territorio. Realtà che, a differenza degli ospedali, possono non disporre di figure professionali specifiche, in grado di pianificare gli interventi di contenimento del contagio all’interno delle strutture.

Sono dunque state effettuate modellizzazioni delle diverse condizioni di erogazione delle prestazioni sanitarie, attribuendo un fattore di rischio in base alla possibilità di affollamento, al tipo di servizio e alla modalità di interazione tra i professionisti sanitari e i pazienti. Per ogni situazione sono state formulate raccomandazioni utili a mitigare i rischi, con approfondimenti sulle corrette procedure di sanificazione di superfici e ambienti, sull’uso dei dispositivi di protezione individuale e sull’importanza di intensificare l’informatizzazione dell’attività sanitaria, dal punto di vista amministrativo e clinico.

Di seguito, una breve sintesi delle indicazioni fornite nel documento (che è in allegato).

Per quanto riguarda gli studi dei medici di famiglia e dei pediatri, ad esempio, è importante che:

–          le visite siano effettuate per quanto possibile solo su appuntamento e dopo triage telefonico;

–          ciascun medico preferisca modalità a distanza (mail e telefono) sia per le prenotazioni sia per l’invio al paziente del promemoria della ricetta dematerializzata;

–          la sala d’attesa sia organizzata in modo da garantire una distanza fra le persone di più di un metro e vengano previsti accorgimenti specifici (come non usare gli apriporta automatici) per controllare l’ingresso dei pazienti;

–          medici, pazienti e personale di studio indossino gli opportuni dispositivi di protezione e igienizzino le mani;

–          a ogni visita, il medico provveda a sanificare le superfici con le quali il paziente è venuto a contatto e disponga nuovo materiale monouso a protezione del lettino, se utilizzato durante la visita;

–          il paziente rispetti gli orari e non si presenti con temperatura frontale superiore a 37,5°;

–          i locali siano, quando possibile, areati in modo naturale e siano installati, laddove necessario, sistemi di ventilazione e filtrazione (esistono a tal proposito soluzioni efficaci e sostenibili economicamente);

–          venga rispettato in modo integrale il protocollo proposto per le visite domiciliari di pazienti No Covid;

–          sia promossa una massiccia campagna di vaccinazione antinfluenzale per il prossimo autunno.

Per quanto riguarda gli studi dei medici di continuità assistenziale valgono le medesime indicazioni sia sulla gestione delle visite ambulatoriali sia sulla gestione delle visite domiciliari. Inoltre:

–          ogni Asl dovrebbe individuare spazi adatti per lo svolgimento delle attività: un ambulatorio in cui svolgere le visite e una zona ristoro/riposo per il medico di turno, dotata di biancheria monouso e bagno. I locali dovrebbero essere igienizzati ad ogni turno.

Per quanto riguarda le Rsa, si raccomanda nello specifico:

–          la sanificazione completa della struttura, nel caso in cui non fosse stata ancora effettuata;

–          la predisposizione di un solo punto di accesso e l’adozione di due percorsi separati, Covid e No Covid;

–          l’adozione di opportune precauzioni per personale, visitatori, fornitori/addetti esterni che entrano nella struttura (dpi, igienizzazione delle mani, misurazione della temperatura);

–          l’individuazione di un referente per la prevenzione e il controllo delle infezioni e per Covid-19 e la formazione del personale;

–          l’effettuazione periodica di tamponi e test sierologici per gli operatori sanitari;

–          la riorganizzazione degli spazi, suddividendoli in tre categorie: pazienti positivi al Covid, negativi e negativizzati, con la separazione anche del personale assegnato;

–          che le visite dei parenti (quando saranno nuovamente possibili) avvengano solo su appuntamento, in una sala dedicata e previo triage telefonico per i visitatori;

–          che l’inserimento di nuovi ospiti sia effettuato solo con evidenza di tampone negativo nelle 72 ore precedenti, sia seguito da isolamento di 14 giorni dopo l’inserimento in struttura e sino a che non si ottenga un nuovo tampone negativo.

Particolare attenzione va riservata per il rientro in struttura di ospiti dopo ricovero ospedaliero: in caso di pazienti positivi, è necessario il ricovero in strutture intermedie Covid; in caso di pazienti negativizzati, si raccomanda l’isolamento per 14 giorni, al termine dei quali si effettua un ulteriore tampone. Con esito negativo, l’ospite potrà tornare nella sua stanza; in caso di pazienti già negativi, si raccomanda isolamento per il tempo necessario a effettuare un secondo tampone entro 48 ore dal primo. In caso di esito negativo, l’ospite potrà tornare nella sua stanza.

Per quanto riguarda i servizi territoriali:

–          prevedere spazi adeguati fra gli sportelli e nelle sale d’attesa, con percorsi differenziati di ingresso e uscita;

–          organizzare le visite per evitare assembramenti: valutare se effettuare le visite su 10-12 ore giornaliere e valutare l’opportunità e la fattibilità dell’estensione dell’orario lavorativo anche al sabato e domenica;

–          informatizzare il più possibile tutte le procedure amministrative. Ogni azienda sanitaria dovrebbe istituire un servizio di call center dedicato per le richieste di informazioni;

–          per i prelievi: erogare il servizio principalmente su prenotazione, scaglionando in modo opportuno l’arrivo dei pazienti;

–          garantire l’attività dei consultori e le vaccinazioni, nel rispetto delle misure di precauzione.

Elemento comune a tutti questi ambiti è l’importanza di implementare l’informatizzazione delle procedure cliniche e amministrative, attraverso la quale non solo si riducono i rischi di nuove ondate di contagio, ma è possibile migliorare l’efficienza del sistema sanitario.

Si raccomanda dunque non solo di rafforzare strumenti come i portali e i sistemi di prenotazione on line, metodi utili per evitare che i cittadini si rechino di persona per espletare le pratiche, ma anche di incentivare le attività di telemedicina (come televisita, teleconsulto, telemonitoraggio).

Il rapporto completo è scaricabile al link:  http://www.impreseaperte.polito.it/i_rapporti/la_cura_al_cittadino_riparte_in_sicurezza

In migliaia anche a Torino contro il razzismo

Più di 2.000 le persone, molti giovani, oggi pomeriggio in piazza Castello a Torino, davanti al palazzo della Regione Piemonte, per  manifestare contro ogni forma di razzismo e in segno di solidarietà alla famiglia di George Floyd, morto a Minneapolis durante l’arresto da parte della polizia.

Tutti distanziati, ma inevitabile (come per la manifestazione del centrodestra a Roma, che ha suscitato polemiche)  qualche assembramento. I partecipanti hanno osservato 8 minuti e 46 secondi di silenzio, il tempo in cui Floyd è stato schiacciato sotto il ginocchio di un poliziotto. Poi si  sono svolti gli interventi  dei relatori. Tra gli organizzatori Rete 21, una delle associazioni antirazziste e l’Arci. Presenti numerosi appartenenti del movimento delle sardine. Peccato che la manifestazione di ricordo del massacro di piazza Tienanmen, tenutasi sempre in piazza Castello pochi giorni fa non abbia invece  avuto la stessa numerosa partecipazione: c’erano solo quattro gatti.  Temi diversi, ma altrettanto importanti da combattere, il razzismo e la negazione della libertà. Ma la memoria delle stragi del passato da parte di regimi totalitari non richiama più troppe adesioni.

(foto Paolo Ranzani)

Bollettino coronavirus, 7 vittime e 38 contagiati

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

20.246 PAZIENTI GUARITI E 2498 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 20.246(+374 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 2144 (+33) Alessandria, 1092 (+30) Asti, 774 (+1) Biella, 2015 (+37) Cuneo, 1796 (+57) Novara, 10.505 (+172) Torino, 883 (+43) Vercelli, 899 (+0) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 138 (+1) provenienti da altre regioni.

Altri 2.498sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.934

Sono 7i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.934 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 649 Alessandria, 237 Asti, 206 Biella, 388 Cuneo, 336 Novara, 1.736 Torino, 215 Vercelli, 127 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 30.845 (+38rispetto a ieri, di cui 10 in Rsa e 10 a seguito di test sierologico; dei 38 riscontrati 19 sono asintomatici) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivise su base provinciale: 3.965 Alessandria, 1.855 Asti, 1039 Biella, 2.800 Cuneo, 2.721 Novara, 15.696 Torino, 1.309 Vercelli, 1.111 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 261 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 88 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 37(-3 rispetto a ieri). I ricoverati non in terapia intensiva sono 684 (-59rispetto a ieri). Le persone in isolamento domiciliare sono 3.586.

I tamponi diagnostici finora processati sono 340.176, di cui 188.407risultati negativi.

Ripartenza, via libera a formazione professionale e impianti di risalita

Ai sindaci la facoltà di autorizzare la ripartenza dei luna park

Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha firmato l’ordinanza che dispone, a partire da oggi, sabato, la ripartenza dei corsi di formazione professionale in presenza (dove non possibile eseguirli a distanza), degli impianti di risalita e la possibilità per i sindaci di autorizzare nei propri Comuni la riapertura di giostre e luna park.

Nel pomeriggio di ieri è stato inoltre trasmesso alla Regione dal Ministero della Salute il report settimanale n.3 di monitoraggio della Fase 2, che conferma per il Piemonte una situazione positiva con valori entro le soglie di riferimento, un basso livello di rischio e una incidenza ridotta rispetto alla settimana precedente.

 

 

Coronavirus, 17 vittime e 49 contagi. In calo i ricoveri in terapia intensiva

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

19.872 PAZIENTI GUARITI E 2639 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 19.872 (+370 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 2.111 (+ 44) Alessandria, 1062 (+19) Asti, 773 (+16) Biella, 1978 (+46) Cuneo, 1739  (+17) Novara, 10.333 (+212) Torino, 840 (+9) Vercelli, 899 (+6) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 137  (+1) provenienti da altre regioni.

Altri 2.639 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.927

Sono 17 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 al momento registrato nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid). 9 sono aggiornamenti di decessi avvenuti nel mese di maggio.

Il totale è ora di   3.927 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale:  649 Alessandria,  236 Asti, 205 Biella, 387 Cuneo, 336 Novara,  1.733 Torino, 214 Vercelli,  127 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 30.807 (+49 rispetto a ieri: di cui 22 asintomatici; 11 in RSA; 7 a seguito di test sierologici) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivise su base provinciale: 3.962 Alessandria, 1.852 Asti, 1039 Biella, 2.793 Cuneo, 2720 Novara, 15.674 Torino,  1.308 Vercelli, 1.111 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 259 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 89 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

  • I ricoverati in terapia intensiva sono 40 (-3 rispetto a ieri).
  • I ricoverati non in terapia intensiva sono 743 (-65 rispetto a ieri).
  • Le persone in isolamento domiciliare sono 3.586.
  • I tamponi diagnostici finora processati sono 335.814 , di cui 186.036 risultati negativi.