POLITICA- Pagina 88

Sarno (Pd): “Delgrosso ennesima crisi industriale”

 “La notizia del rischio di fallimento della società specializzata in filtri aria e motore Delgrosso rappresenta l’ennesima emergenza economica, l’ennesimo rischio licenziamento per 108 operai, l’ennesima grave difficoltà per tante famiglie. La Delgrosso è una ditta storica che, nel recente passato, aveva però già mostrato problemi e mandato segnali di difficoltà con un rallentamento del pagamento degli stipendi” spiega il Consigliere regionale del Partito Democratico Diego Sarno.

“Martedì prossimo, in apertura della seduta del Consiglio regionale – prosegue l’esponente dem – chiederemo l’audizione dei sindacati e dei lavoratori della Delgrosso, durante la pausa dei lavori, per un confronto con i Consiglieri e con l’Assessora al Lavoro”.

“L’Amministrazione comunale conosceva la situazione della Delgrosso – interviene il Sindaco di Nichelino Giampiero Tolardo – e avevamo interloquito sia con l’azienda che con i sindacati. Auspicavamo che questa notizia non arrivasse. Domani si terrà la seduta del Consiglio comunale a Nichelino e, stravolgendo l’attuale ordine dei lavori, si terrà un’informativa alla presenza di sindacati e lavoratori”.

“Queste crisi – afferma Sarno – continuano a verificarsi sul nostro territorio per motivi differenti. Notiamo, con grande onestà, che questa Giunta, oltre agli strumenti previsti per legge, nazionale e, quindi, regionale, non ha mai svolto un ruolo di programmazione strategica, di prevenzione, di vero accompagnamento, anche cercando di individuare le cause con anticipo. Sarebbe stato opportuno avere una visione di lungo periodo. Crediamo che sia stato questo il grande errore dell’Assessorato al Lavoro perché la situazione delle diverse emergenze arrivate sul tavolo del centrodestra fin dal primo giorno della legislatura, a cominciare da quella di Embraco, per continuare con quella della Mahle di Saluzzo e di La Loggia, avrebbe richiesto uno studio e un piano per trovare delle soluzioni concrete”.

“Infine – conclude Diego Sarno – proprio di fronte all’esplosione di crisi di aziende legate alla filiera dell’automotive ci saremmo aspettati che la Regione prendesse una posizione chiara nei confronti di Stellantis, richiamando il gruppo alle sue responsabilità sociali. Invece è rimasta e continua a rimanere spettatrice immobile di questo dramma”.

 

Deposito nucleare Trino: +Europa e il confronto pubblico

“Quello dell’auto candidatura del comune di Trino a ospitare il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi è un tema di rilevanza nazionale: si smetta di inquinare il dialogo con il teatrino delle parti e ci si confronti sulla base della forza dei propri argomenti.” dichiara Francesco Merlo, di +Europa Torino “Siamo sconcertati nell’ascoltare interventi come quello alla trasmissione “Prima Pagina” su Rai Radio3 del 27 febbraio [1.07.33], in cui un esponente del Comitato contrario “TriNO” afferma che al loro movimento è negato il confronto pubblico. Questa affermazione è falsa e infamante.”

“Proprio per favorire un dibattito trasparente e informato abbiamo organizzato un evento pubblico a Trino per sabato 16 marzo, al quale abbiamo invitato esperti scientifici, il sindaco Daniele Pane e il Comitato TriNO. Gli unici ad aver rifiutato l’invito sono stati proprio quelli del Comitato. Ribadiamo allora che l’occasione di confronto pubblico c’è e la porta resta aperta: se dal Comitato contrario vorranno inviare un proprio rappresentante, saremo lieti di offrire loro un microfono.”

Forza Italia: “Il sindaco prenda le distanze dagli anarchici”

 

“Nel fantastico mondo degli anarchici si puó tranquillamente associare i fascisti alla polizia e allo sfruttamento. Non ci stiamo e pretendiamo una presa di distanze immediata da parte del sindaco Lo Russo che da un po’ di tempo pare essersi schierato in modo palese con i gli anarchici. Un primo cittadino deve stare dalla parte dello Stato e non a chi fa dell’eversione e della villenza il proprio modus operandi. L’assemblea antimilitarista che vorrebbe cacciare i militari da Barriera, indetta dagli anarco insurrezionalisti, travestiti da antifascisti, è l’ennesimo esempio della deriva che ha presto Torino dopo il tentativo di legalizzare Askatasuna. Lo Russo resterà nella storia di Torino come il sindaco che ha tentato di contrabbandare l’illegalità come antifascismo. Barriera necessita di quei presidi per il lassismo e lasciar fare di decenni di sinistre. I risultati sono sotto gli occhi di tutti”. Ad affermarlo il segretario di Forza Italia a Torino Marco Fontana, il responsabile cittadino azzurro della sicurezza Raffaele Petrarulo appreso dell’assemblea indetta dai centri sociali contro i presidi dell’esercito presenti nel quartiere di Barriera di Milano.

Indipendenza!: “Noi sui territori senza dimenticare le grandi questioni”

Riceviamo e pubblichiamo

“Nuovi circoli e la mobilitazione solidale per i cristiani in Terra Santa”

Il partito di Gianni Alemanno si radica sui territori in Val Sangone, Valle di Susa e Pinerolese. 

Il responsabile dell’area Patrizio Sgarra lavora di concerto con l’avvocato Antonella Reggio. Entrambi componenti della Direzione Nazionale, moltiplicano l’impegno in tutta la Città Metropolitana di Torino

“La politica potrà rigenerarsi davvero solo riscoprendo una militanza radicata sui territori ma sempre capace di guardare alle grandi questioni”. Con questa consapevolezza i dirigenti locali di “Indipendenza!”, il partito fondato da Gianni Alemanno e che sta lavorando per costruire una forza d’alternativa oltre le novecentesche categorie di destra e sinistra, stanno dipanando la propria azione su tutta la Città Metropolitana di Torino, con una particolare attenzione alle aree interne. Certo in vista anche dell’importante tornata elettorale del prossimo giugno, ma non ripiegati sulle sole logiche immediate del voto. Particolarmente attivo è l’impegno in Val Sangone, Valle di Susa e Pinerolese. “In questi giorni – annuncia il responsabile d’area Patrizio Sgarra, componente anche della Direzione Nazionale – abbiamo aperto due nuovi circoli, che ampliano la nostra già significativa presenza nel Torinese. Una presenza volta a costruire una prossimità al cittadino, ma che non dimentica mai le sfide globali. In collaborazione con l’avvocato Antonella Reggio si sta cercando di sviluppare, incontrando attenzione in quell’ampia fascia di dissenso rispetto alla politica mainstream, una capillare rete”. Una rete che “immaginiamo possa essere fattore di sovranità partendo dal basso, proprio per questo capace di unire la dimensione locale a quella mondiale”. In questo senso, dopo la mobilitazione per supportare la raccolta firme in favore del riconoscimento dello Stato di Palestina lanciata dall’Associazione Schierarsi fondata da Alessandro Di Battista, ora “Indipendenza!” si prende a cuore i cristiani in Terra Santa aderendo alla raccolta fondi dell’Associazione culturale “Identità Europea” indirizzata direttamente al Patriarcato Latino di Gerusalemme, guidato dal cardinale Pierbattista Pizzaballa. “A partire dal 7 ottobre dello scorso anno – spiega Patrizio Sgarra – gli attacchi militari del Governo di Israele hanno causato nella Striscia di Gaza quasi 30 mila morti. Le chiese e le Istituzioni (Ordini religiosi, Ospedali e Scuole) dei cattolici e do altre confessioni cristiane orientali sono diventate il rifugio di tutti gli abitanti della Striscia, senza distinzioni di appartenenza religiosa. Proprio per questo tali Istituzioni stanno pagando un tributo di sangue umano terribile a causa dei bombardamenti israeliani, nel silenzio dell’Unione Europea e dell’intero Occidente. Tutti noi abbiamo il dovere morale di fare la nostra parte, in nome della Pace, dando concreto seguito agli appelli dell’unico leader mondiale che davvero sta lavorando contro le guerre: papa Francesco”. È possibile donare tramite bonifico bancario sul conto corrente 0970006894 intestato ad “Associazione Identità Europea”, presso Banca Popolare Valconca, Cod. IBAN: IT04F0579224201CC0970006894, indicando nella causale “Pro Terra Santa – anonimo” se volete che il Vostro nome rimanga sconosciuto. “Pro Terra Santa – nominale” se volete che il Vostro nominativo sia aggiunto a quelli degli altri donatori che sceglieranno questa opportunità.

Canalis (Pd): “Emergenza abitativa questione epocale. Ma cosa fa la Giunta Cirio?”

Nel 2022, 4.000 sfratti in Piemonte e solo il 5% del bisogno di casa soddisfatto dall’edilizia residenziale pubblica, ma la Giunta Cirio respinge la proposta PD per migliorare fondo sociale e criteri di canone e decadenza.

 

 Mentre per il secondo anno di fila il Governo Meloni latita sul piano casa nazionale e azzera il fondo per la morosità incolpevole e quello di sostegno alla locazione, neppure dalla Giunta Cirio arrivano risposte adeguate all’emergenza casa. In tutta la legislatura regionale che volge al termine, il dibattito su questo tema delicato è stato molto timido e discontinuo, nonostante l’aumento delle famiglie bisognose.

La scorsa settimana la maggioranza di centrodestra ha approvato la riforma dei punteggi, che premia assurdamente chi risiede in Piemonte da 15, 20 o 25 anni, una permanenza eccessiva e molto discriminatoria, ed oggi ha bocciato la mia riforma dei requisiti di assegnazione, delle commissioni sulla decadenza, delle commissioni utenze e del fondo sociale, contenuta nella proposta di legge a mia prima firma sull’edilizia sociale. A 14 anni dalla legge regionale 3/2010, si trattava di interventi puntuali e molto attesi dalle parti sociali, che avrebbero migliorato la vita dei richiedenti e degli assegnatari di case popolari, in particolare riducendo gli anni di residenza per fare domanda.

Purtroppo, anche a fine legislatura questa maggioranza sembra del tutto assorbita da provvedimenti di carattere elettoralistico e non bada alle questioni di sostanza che interessano alle fasce più fragili della popolazione piemontese. Il diritto alla casa è un tema epocale su cui la destra sta facendo solo propaganda.

Monica CANALIS – consigliera regionale PD

 

Molecole d’Acqua APSA: “Alcune domande ai futuri amministratori regionali”

Caro direttore,

le Regioni sono, unitamente ai Comuni, gli unici enti di territorio a rappresentanza popolare, con organi di governo costituiti attraverso regolari elezioni, e gestiscono somme ingenti in settori essenziali per la nostra vita quotidiana (sanità, formazione, sviluppo economico), nonché buona parte dei fondi europei.

Abbiamo usato nella frase precedente una locuzione, rappresentanza popolare, che già porta con sé le prime domande. Esiste ancora, in sistemi elettorali che privilegiano la governabilità alla rappresentatività, una vera rappresentanza popolare? Ci siamo scordati che la democrazia esiste solo se tutte le minoranze hanno voce e rappresentanza reale?
Non sono queste però le domande che qui ci interessano. Qui ci interessa entrare nel merito di talune competenze proprie delle Regioni e quindi di diretta responsabilità dei decisori regionali, ai quali spetta non solo gestire l’esistente, ma progettare il futuro della propria Regione.

Cominciamo.
Qual è la logica che induce – oggi, con gli incredibili strumenti di interazione da remoto che abbiamo – a costruire grattacieli in cui concentrare tutto il personale regionale? Oppure a realizzare “città della salute” o “cittadelle universitarie”?

La storia industriale del nostro paese non dovrebbe averci dimostrato che il modello della “grande fabbrica” s’è rivelato fallimentare, lasciando cattedrali nel deserto da riconvertire a spese della comunità? Replicarlo oggi non pare antistorico ed autolesionistico? Perché continuare a ragionare per grandi aree urbanisticamente dedicate – residenziali, commerciali, produttive – anziché per piccole aree integrate diffuse su tutto il territorio? Com’è possibile non rendersi conto che questo modello obbliga ad una mobilità continua e crea sempre meno assi di sviluppo e sempre più periferie?

Perché si continua ad accentrare, anziché decentrare? Ma le Regioni non erano nate proprio dall’esigenza di decentramento e vicinanza ai cittadini? Come può essere vicino ai cittadini un Ente che si chiude in una torre d’avorio anziché distribuirsi in piccoli nuclei operativi sul territorio? Come può essere vicino al cittadino se lo obbliga, per qualunque sua esigenza, a fare decine, se non centinaia, di chilometri?

Perché ci si lamenta della scarsissima natalità e poi si considera la gravidanza una malattia? Perché i nascituri sono obbligati a venire al mondo in pochi selezionati ospedali nei soli centri urbani più grandi?  Perché la stessa logica accentratrice è stata traferita ai pronto soccorso? Ma la pandemia (ammesso che la si possa ancora nominare) non ha dimostrato che le Regioni in cui esisteva ancora sanità di prossimità hanno reagito meglio ed avuto meno morti? Cos’è che impedisce di seguire un modello di sanità diffusa fatta di ambulatori territoriali, che, con una decina di persone a diversa specializzazione, consentirebbero di nascere sui territori e di dare un primo soccorso a tutti i codici verdi e gialli?

Come si concilia la sostenibilità ambientale con la mobilità parossistica a cui le scelte accentratrici di cui sopra obbligano? Come si conciliano tali scelte con la necessità di non abbandonare ad una marginalità senza futuro territori sempre più vasti, anche urbani, delle nostre regioni?

Le domande sono come le ciliegie, una tira l’altra, ma la temperanza è una virtù e noi ci fermiamo qui.

Esse sono rivolte a tutti i candidati alle prossime elezioni regionali e chiediamo ai media di farle proprie, darne visibilità e magari aggiungerne altre, perché le risposte vanno date non a noi, ma a tutti gli elettori.

Per quel che ci riguarda siamo aperti a tutte le risposte, meno una, la più gettonata: non abbiamo le risorse. Non la accettiamo per il semplice motivo che le Regioni sono dotate di portafoglio, per cui i loro amministratori hanno soltanto due compiti: scegliere come spendere i soldi che ci sono e cercare di trovarne altri attraverso una progettualità intelligente e lungimirante.

Mauro D’Aveni

Consiglio Direttivo
Associazione di promozione sociale e culturale
Molecole d’Acqua APSA

La sinistra sociale, un dibattito che riparte dai contenuti

Grande partecipazione di pubblico ieri sera a Torino al Circolo dei Lettori per la presentazione dell’ultimo libro di Giorgio Merlo “La sinistra sociale”.

I contributi, di livello e molto apprezzati di Elsa Fornero, Valentino Castellani e Anna Rossomando hanno evidenziato la necessità riscoprire i valori e la cultura di una tradizione come quella del cattolicesimo sociale e, dall’altro, anche l’urgenza di trasmetterli in termini nuovi e moderni alle nuove generazioni. Partendo, però, dai bisogni, dalle domande e dalle esigenze concrete delle persone di oggi, soprattutto di quelle che si sentono più minacciate dall’irrompere di una nuova ed inedita “questione sociale”.

Sardegna, Grimaldi (Verdi Sinistra): “serve un campo giusto, uniti si può vincere”

In Piemonte non ci sono alibi per non seguire l’esempio.
“La vittoria in Sardegna di Alessandra Todde non solo è la notizia più bella che potesse arrivare, ma deve generare speranza e consapevolezza: questo grande risultato è frutto del lavoro profondo che ha portato le forze di opposizione a unirsi, in primis il Partito Democratico, il Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi Sinistra, per costruire un campo giusto, l’alternativa per una Sardegna progressista, sostenibile e inclusiva. La destra è stata battuta, nonostante la candidatura nella galassia progressista di una figura di rilievo come Renato Soru. Mi rivolgo a tutte le forze progressiste piemontesi: serve un campo giusto, l’unità non è solo una somma matematica, può produrre entusiasmo e fiducia. Non possiamo permetterci di cedere ancora una volta il Piemonte alle destre peggiori della storia Repubblicana, quelle che hanno permesso il collasso del sistema sanitario, l’insostenibilità della qualità dell’aria e della vita e il crollo dei salari. Non ci sono alibi per non seguire la strada della Sardegna” – lo dichiara il Vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi.

Iannò: “30 km/h: vessazione, sicurezza o che altro?”

 

“Bologna è stata la prima grande città italiana ad aver adottato il limite dei 30 km/h in moltissimi punti del territorio, con i 50 km/h che restano la massima velocità consentita nelle arterie di di alto scorrimento. Provvedimento che ha scatenato, come si poteva immaginare, problemi ai cittadini, che rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale. Secondo i sostenitori del provvedimento, il limite di 30 km/h migliora: la sicurezza stradale, riduce incidenti, morti e feriti gravi tra tutti gli utenti della strada, a partire dai più fragili, fa aumentare gli spostamenti a piedi e in bici, grazie a strade più sicure e tranquille. Io non sono così d’accordo, l’applicazione delle “zone 30” è un’illogica e falsa motivazione “ecologica” anche se occorre difendere la sicurezza delle persone e diminuire i rischi di incidenti gravi e deve essere comunque una priorità. E’ forse, l’ennesima vessazione verso gli automobilisti, per fare cassa e senza diventare “integralisti” non limita la libertà di molti? A mio avviso le azioni di calmierazione del traffico devono avvenire in zone della città che non vadano a creare ulteriori ingorghi ed inquinamento. A Torino nel 2022 ci sono stati 829 sinistri correlati ad un eccesso di velocità e di questi 493 si sono conclusi con feriti che hanno presentato lesioni e 2 con esito mortale e 863 l’anno scorso, 517 feriti e 3 morti. Quali dati abbiamo nelle zone in cui sono stati applicati i 30 km/h, visto che un veicolo normalmente si arresta entro 15 metri e l’urto per una persona equivale ad una caduta da 3,5 metri di altezza?”

Pino IANNO’ Torino Libero Pensiero

Varaldo: “Dall’Ucraina al Medio Oriente i bambini vittime innocenti”

FATTI NOSTRI di Tommaso Varaldo

Le immagini dei bambini innocenti che muoiono nel conflitto in Medioriente sono sconvolgenti. Le guerre lasciano cicatrici profonde su coloro che non hanno alcuna colpa, creando vittime innocenti che non hanno scelto di essere coinvolte. Sabato 24 febbraio ha segnato due anni da quando la Russia ha lanciato la sua invasione su larga scala dell’Ucraina causando lo sfollamento di oltre un milione di bambini, privati delle loro case e dei loro diritti fondamentali. Ricordo alcuni di questi bambini nelle due missioni umanitarie che ho organizzato e che hanno portato in salvo in Italia 97 bambini. La più piccola aveva un mese di vita. Non dimenticherò mai i loro sguardi nel viaggio che abbiamo fatto insieme da Leopoli a Torino: negli occhi di ognuno di loro non c’erano solo l’orrore e la paura ma c’era il desiderio di vivere. E’ bastato un pallone all’autogrill per vedere un sorriso che ha cancellato per qualche istante la violenza degli adulti.

Save the Children ci ricorda che nel mondo un bambino su sei vive in un’area di conflitto. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite del 2022 sui bambini e i conflitti armati, il numero di violazioni dei diritti dei bambini è in costante aumento. I numeri sono agghiaccianti: migliaia di bambini uccisi, mutilati, reclutati come soldati, rapiti o violentati, segnati per sempre da un’infanzia privata di affetto, cibo, istruzione e sicurezza.

Purtroppo, nonostante gli iniziali momenti di orrore, sembra che l’opinione pubblica si sia abituata a convivere con queste tragedie. Anche le immagini dei bambini che muoiono vengono condivise nell’indifferenza generale. Non è accettabile, ma quale società siamo diventata? Dobbiamo impegnarci a proteggere i diritti dei bambini e a impedire che diventino vittime innocenti della violenza degli adulti. Questo dovrebbe essere un obiettivo fondamentale per l’intera umanità, perché il prezzo più alto della guerra viene pagato da coloro che sono più vulnerabili e indifesi.