Per decine di appartamenti di edilizia residenziale pubblica
Approvato l’emendamento al Bilancio regionale per mettere a disposizione degli enti gestori degli immobili di edilizia residenziale pubblica i fondi necessari per piccoli interventi presentato dal Gruppo Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale: “Con questo emendamento abbiamo inserito 300mila euro a bilancio per piccoli lavori di manutenzione straordinaria, grazie ai quali decine di appartamenti tornerebbero nel circuito delle assegnazioni”
Trecentomila euro per i piccoli lavori di manutenzione straordinaria nelle case popolari che attualmente non possono essere assegnate e che gli enti gestori non riescono a ristrutturare. I 300 mila euro vanno ad aggiungersi alle economie già a disposizione degli Enti Gestori. E’ quanto prevede un emendamento al Bilancio regionale presentato dal Gruppo Consiliare Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale e approvato dall’Assemblea di Palazzo Lascaris nell’ambito della discussione sul Bilancio Preventivo 2025-2027.
“Con questa somma – spiegano il Capogruppo Silvio Magliano, i Consiglieri Castello, Bartoli, Rocchi e Sobrero – permettiamo agli enti gestori, in particolare ATC, di intervenire su circa un centinaio di appartamenti che potrebbero essere assegnati una volta effettuati piccoli lavori di manutenzione, in genere per cifre comprese tra cinquemila e quindicimila euro, che fino ad oggi non sono stati realizzati per carenza di fondi destinati allo scopo. Con questo emendamento diamo risposta a decine di famiglie che aspettano una casa e permettiamo di rimettere a disposizione della comunità un patrimonio pubblico altrimenti immobilizzato”.
“Speriamo – concludono i Consiglieri – che questa modifica diventi strutturale, creando un circolo virtuoso per cui gestori, rientrati in possesso degli immobili, possano fare celermente i lavori necessari e assegnarli tempestivamente”.
Ci voleva Alfredo Altavilla ,il manager italiano più vicino a Sergio Marchionne, per dire ai Torinesi, tramite il Corriere, che qui a Torino ci sono competenze uniche, ovviamente nella produzione di auto. Nel nostro Paese , e a Torino in particolare, c’è tutto per costruire un’auto come ripete giustamente l’Anfia. E l’auto è la filiera industriale più importante non solo per le migliaia di aziende dell’indotto che producono le parti dell’auto ma perché attorno ci sono aziende di design, aziende meccaniche, agenzie pubblicitarie, fotografiche, tutti i servizi da quelli più complessi come le attività di ricerca . Un settore che vale 8% del PIL nazionale e che paga stipendi discreti, più alti di quelli del commercio e del turismo per intenderci.
Ci sono dei momenti nella vita politica di un paese democratico che richiedono un salto di qualità o un rinnovato spirito unitario. Non capita solo in Italia ma in molti paesi democratici ed occidentali. E, di fronte agli attuali sconvolgimenti della geo politica mondiale, questo è uno di quei momenti. Purtroppo, però, per poter centrare quell’obiettivo sono necessari ed indispensabili almeno due elementi. Innanzitutto partiti responsabili che sappiano unirsi attorno ad un progetto di politica estera comune. E, in secondo luogo, una classe dirigente politica che sia all’altezza della situazione. Due condizioni che, purtroppo, oggi sono semplicemente inesistenti. Per svariate motivazioni. Per la presenza di partiti che hanno una chiara e netta cifra populista, estremista e massimalista. Elementi, questi, che impediscono di fatto di avere una strategia comune di politica estera perchè coltivano una prospettiva all’insegna del “tanto peggio tanto meglio”. È appena sufficiente prendere atto del comportamento concreto di partiti come i 5 stelle e la Lega per rendersene conto. Partiti che non coltivano alcuna coerenza sulla prospettiva di una politica estera del nostro paese che ricalchi la sua tradizionale e naturale vocazione di essere coerentemente inserito nella cornice europea da un lato e in piena sintonia con gli Stati Uniti d’America dall’altro. Quello che comunemente viene definito come Occidente. Anche se in crisi di identità e profondamente diviso al suo interno. Ma, purtroppo, oltre ai partiti populisti non mancano anche i partiti estremisti e massimalisti che praticano quotidianamente la radicalizzazione della lotta politica e che non hanno alcuna intenzione di perseguire una linea, un progetto e una prospettiva anche solo lontanamente riconducibile alla cosiddetta “solidarietà nazionale”.