Si aprono sabato pomeriggio alle 14,30 in via Baltea 3 con l’introduzione di Elena Chinaglia i lavori della due giorni organizzati da LeU Torino per discutere del futuro della Città a cominciare dal lavoro, mobilità, ambiente, servizi e cura alle persone. Una due giorni che, nonostante il dibattito in atto proprio in queste ore sul futuro stesso di LeU a livello nazionale, si è voluto organizzare per affrontare i temi riguardanti il futuro di Torino giunta a metà mandato amministrativo Appendino. Ai lavori parteciperanno anche i consiglieri regionali di LeU Marco Grimaldi, Silvana Accossato e Valter Ottria e si concluderanno domenica mattina con l’intervento di chiusura di Roberto Placido.
Il grande ingorgo
STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
La sottosegretaria Laura Castelli si è incaricata di mediare tra la Sindachessa e le organizzazioni sindacali favorevoli alla Tav, dopo che queste hanno rimandato al mittente la richiesta pentastellatata d’incontro. Ma la vedo dura. Laura Castelli che sosteneva di non essere diventata Ministro perché la lobby del mattone non l’aveva voluta ( giuro, ha profferito testuali parole) Laura Castelli che si è sempre dichiarata fieramente anti Tav. Mediare vuol dire essere al di sopra delle parti.E qui per giunta le parti non hanno nulla da mediare. Tra un no e un sì non ci può esse il ni. Ci tenta Giggino che sostiene che Tav non essendo iniziata non è tra le opere da completare. Parole in libertà. I pentastellati vagano nel buoi più totale delle conseguenze dei loro atti. All’assessore Alberto Sacco non va meglio. Anche Lui imparentato con il mondo imprenditoriale ha tutti i commercianti addosso. Ha tentato di far riappacificare l’Appendino con il mondo
industriale e del lavoro. Zero assoluto.
***
Viceversa Forza Italia e Chiampa vivono una nuova giovinezza. In Regione la mozione pro Tav spopola. Tajani sabato a Torino per incontrare gli imprenditori.Il Ministro francese imperversa e ci tiene nel precisare tutto é possibile ma solo all’interno delle scelte Europee. La Tav è un occasione per il lavoro in Piemonte, ma non è solo dell Italia. E Marco Grimaldi non ci sta. E sempre Chiampa, sornione: ce ne faremo una ragione. Con Liberi e uguali che non esistono più dimostrando che i matrimoni d’ interesse non funzionano. Il PD? Non ha neanche un segretario regionale che possa rilasciare dichiarazioni in proposito, non esistendo. E ciò che rimane del cosiddetto partito va dietro. Chiampa va avanti solo con tante e tante liste civiche. Anzi continua a dire al Pd: meglio che vada avanti solo Io. Vincerà? E’ dura, ma almeno se la gioca. Comunque é difficile che Salvini si lasci scappare l’ occasione di fare cappotto al Nord. Salvini, imperturbabile, che continua a salire nei sondaggi nonostante tutto e nonostante tutti. E i pentastellati sono in caduta libera. Hanno osato troppo. Del resto non è una novità che Grillo si è montato un po’ la testa da un po’. E si sa, a noi Bugia nen non piace molto dare nell’occhio. Riservatezza è da sempre la parola d’ordine. Con un occhio verso oltralpe, con l’ ambivalente rapporto di odio ed amore con i cugini francesi.
***
Il lombardo Matteo Salvini non può capire appieno. Poi c’è Bartolomeo Giachino oramai fuori gioco e ci sono le sette pasionarie che non vogliono mollare. Si presenteranno alle elezioni? Non penso, ma non si sa mai. Il rapporto tra classe politica e società civile c’ è e sempre ci sarà. Vanno di pari passo, ed i limiti di ciascuna si riversano sull’altra. Rapporto di complicità come di conflitto, come di confronto o di scontro. Ora ‘ impossibile è entrato in questo che è un non rapporto. Potenza dei pentastellati. Chiara Appendino chiede confronto,Laura Castelli desidera mediare tra parti che non parlano la stessa lingua. Gli inviti sono sempre rispediti al mittente. Difficile se non impossibile trovare la quadra. Tra il massimo dei massimi il Ministro Toninelli. Si inventa una galleria nel Brennero e sostiene che in Val di Susa non è stata scavata alcuna galleria: 25 km. Se hai la fortuna d’ incontrarlo che gli dici? Bella domanda. In piazza Baldissera l’ ingorgo di una giornata di ordinaria Follia. Solo che non è pura follia. C’è
voluta l’assessora La Pietra che chiede scusa alla città ma non si dimette perché non vuole fuggire. Insomma continua a fare danni. Appena insediati interrompono i lavori del passante perché vogliono più spazio per le piste ciclabili. Poi con una accelerazione inaugurano un pezzo di strada non pronta solo per motivi d’immagine. I risultati si sono visti. Gli apprendisti stregoni picchiano duro anche questa volta. Non gli rimane che prendersela coi giornalisti come i loro sodali romani. Ma chi è rimasto ore nell’ ingorgo non è contento. Come non lo siamo noi, abbastanza allibiti . La nostra città è un quadrilatero. Pensava di essere immune dagli ingorghi di Roma o di Napoli Non c’ è limite al peggio. Ed io ho il terrore che se non voltiamo pagina il peggio non lo abbiamo ancora raggiunto.
“MOBILITAZIONE CONTRO UNA SCELTA SBAGLIATA”

Roma, 15 novembre “La produzione di Pernigotti deve rimanere a Novi. Ribadiamo quello che il governo ha dichiarato fin da subito: lo stabilimento di Novi non si tocca così come non si toccano tutti i lavoratori. Vogliamo vederci chiaro e capire anche la gestione economica e i bilanci della proprietà turca da quando è arrivata nel 2013. Non possiamo accettare, ad esempio, che oggi al tavolo del Mise si siano presentatati consulenti che ignoravano persino quanta gente lavora nello stabilimento di Novi. Per questo auspichiamo che cambi l’atteggiamento della famiglia Toksoz e che l’incontro tra il premier Conte e la proprietà turca porti ad un punto di incontro che salvi uno stabilimento storico e dall’alto valore economico e sociale. Occorre conoscere a fondo un’azienda per poterla gestire al meglio e rilanciarla non basta acquistarla e sfruttarne il marchio”. Lo dichiarano a margine del tavolo di crisi tenutosi questa mattina al Mise il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon e il capogruppo alla camera della Lega Riccardo Molinari (nella foto).
Silvio Viale (Radicali Italiani), Daniele De Giorgis (Coordinatore Associazione Radicale Aglietta) e Andrea Maccagno (Direttivo +Europa Torino) – i tre primi firmatari dell’istanza di referendum consultivo comunale – hanno consegnato oggi (martedì 13 novembre) in Comune le 1000 firme raccolte sabato 10 novembre durante la manifestazione in Piazza Castello
Silvio Viale dichiara: “La procedura da oggi avviata prevede dapprima una conferenza stampa organizzata dal Comune e, in seguito, l’audizione da parte dei capigruppo. Sta a loro decidere se proporre in Consiglio Comunale la delibera definitiva per il referendum consultivo. Chiedo a questo punto agli esponenti del Movimento 5 Stelle, che da sempre dicono che nessuno ascolta i cittadini come fanno loro, quale miglior mezzo di questo per consultare effettivamente i torinesi. Se poi i 5 Stelle non dovessero dare seguito a quest’istanza, chiedo allora a tutte le opposizioni di proporre loro la delibera per un referendum consultivo. Credo infatti che su questa posizione oggi la maggioranza di Appendino non rappresenti affatto i torinesi”.
Torino, ora anche una nuova classe dirigente?
Tra i tanti temi che la manifestazione di Torino per la Tav e contro l’amministrazione cittadina guidata da Chiara Appendino ha suscitato, c’è indubbiamente il capitolo di una nuova classe dirigente che si profila all’orizzonte. Certo, il tutto non può essere riconducibile alle 7 donne che hanno organizzato questo grande evento popolare e di massa. Ma è indubbio che la risposta a questa marcia – anche se non va poi neanche eccessivamente enfatizzata – non potra’ che essere anche la richiesta di una nuova classe dirigente politica ed amministrativa a livello locale. Nessuno sa, ad oggi, attraverso quali canali passera’ questa rinnovata classe dirigente. Un fatto, però, è quasi certo: non saranno le stantie logiche del passato a disciplinare la futura classe dirigente locale. E forse anche nazionale. Visto che la cosiddetta “piazza” sta assumendo una valenza ed una importanza sino a poco tempo fa impensabili. Ma non saranno certamente la brutale cooptazione da un lato o il dosaggio per bande interne dall’altro i criteri che andranno per la maggiore. Si tratta di capire come sapranno unirsi un inedito civismo e, almeno spero, un rinnovato ruolo dei partiti. Tradizionali o meno che sia ha poca importanza. Quello che conta realmente, almeno a mio parere, sarà il tasso di competenza e di radicamento sociale che avrà la futura classe dirigente politica ed amministrativa. Ovvero la qualità della classe dirigente. Sempreche’ il tutto non si limiti ad un isolato fuoco d’artificio. Ma, francamente, non credo che ciò avvenga. Semmai, questa mobilitazione popolare che si sta diffondendo un po’ ovunque in tutto il paese – frutto anche della crisi irreversibile dei grandi partiti popolari da un lato e della scarsa capacità di aggregazione sociale dei soggetti medesimi dall’altro – inesorabilmente innesca un meccanismo di promozione di nuovi gruppi sociali e territoriali che ambiranno alla guida delle città e forse anche del paese. Ecco perché le recenti manifestazioni di piazza non vanno affatto sottovalutate. Anzi. Possono rappresentare – se non prevale un sentimento di spocchia o se non si trasformano solo in una appendice di qualche partito, cosa sempre possibile peraltro – una vera novità nel panorama pubblico del nostro paese. Dove tutta la politica si dovrà confrontare. A cominciare proprio dai partiti attuali.
Sì-No Tav, Appendino invita al dialogo
La sindaca invita al dialogo: “Manifestare? E’ legittimo, e ci sarà anche una manifestazione No-Tav. Ma non credo che la contrapposizione delle piazze e la gara a chi porta più gente, sia il modo giusto per affrontare il problema”. Così l’Ansa riporta le parole della sindaca Chiara Appendino, pronunciate a margine della festa della polizia municipale, sulla Torino-Lione. “Io rispetto i sì Tav, ma distinguiamo i piani: un sindaco deve lavorare per il bene della città e questa è una questione nazionale e internazionale”. E, a proposito del diniego da parte delle promotrici Sì tav di incontrarla se non dopo aver visto il presidente Mattarella: “Non sono rancorosa e la mia porta resta aperta. Perché se i sì del loro manifesto sono sette, magari su sei si può trovare l’intesa”
(foto: il Torinese)




Rifondazione comunista risponde a Chiamparino
Su La Stampa Sergio Chiamparino dichiara che “dopo la manifestazione di sabato nulla può essere come prima… che quella manifestazione ha segnato uno spartiacque”. Dove vuole andare a parare è presto detto: “il Si alla Tav è condizione necessaria e imprescindibile per fa parte di un’alleanza di centrosinistra che lavori per il futuro del Piemonte…questo vale anche per i miei amici Airaudo e Grimaldi”. Più chiaro di così il Presidente della Regione Piemonte non poteva essere. La stessa chiarezza, almeno allo stato attuale, non si può dire di Sinistra Italiana e forze affini che, al di là di continuare a stare in maggioranza col Pd e Chiamparino, hanno finora pensato di ripresentarsi con il centrosinistra Si Tav alle prossime elezioni regionali. Com’è possibile? Una domanda che rivolgo in particolare a Giorgio Airaudo il quale, in un intervista rilasciata a il Manifesto, sostiene che “Torino non è andata in declino perché non c’era la Tav… il vero treno perso è quello dei motori, delle carrozzerie, della fabbrica, della mobilità sostenibile. Il treno perso è quello del lavoro”. E più oltre: “la piazza Si Tav configura un tentativo di restaurazione…grazie a questa manifestazione la regione viene spinta nelle mani del centrodestra a guida leghista”. Concordo pienamente. Sergio Chiamparino, al pari di Piero Fassino, ha un’idea distorta, direi arcaica dello sviluppo e della crescita, nient’affatto distinguibile da quella del centrodestra e per molti aspetti anche del M5S, Tav a parte. Un’idea basata su privatizzazioni, finanziarizzazione dell’economia, precarizzazione del lavoro, grandi opere, polarizzazioni commerciali. Nella fattispecie pensare di risollevare le sorti di una città in sofferenza e declino tramite la realizzazione di un’opera inutile e costosissima è pura follia. Il risultato è di fare il gioco di gruppi di potere e di interesse che oggi hanno come riferimento privilegiato le forze di destra a trazione leghista. Stando così le cose bisogna essere conseguenti. Non si può continuare a tenere i piedi in due scarpe. Le forze che vogliono dirsi di alternativa, antiliberiste, antifasciste facciano una scelta chiara di programmi, di autonomia e collocazione politica prima di essere messe in un angolo dagli aut aut di un partito, il Pd, e di un Presidente di Regione politicamente avviati sul viale del tramonto per manifesta incapacità di aprire una prospettiva di sviluppo che non sia a ricalco degli interessi dei poteri forti e delle élites della città.
Le piazze di Torino
Tutti a parlare di piazza Castello e della manifestazione Si TAV di sabato 10 novembre dimenticando e , per la stragrande maggioranza, non sapendo che la piazza era non una, non due ma sono state addirittura tre. Partiamo dalla prima , la più importante e partecipata . Alle undici del mattino quarantamila persone ,di Torino e non solo, si sono ritrovate per dare un segnale forte, civico e politico, a favore della realizzazione della TAV , della candidatura olimpica, anche se la partita è oramai chiusa, della crescita economica e , soprattutto, contro il Sindaco e la sua maggioranza . Un chiaro messaggio anche per il Governo e per l’amministrazione cittadina che , indipendentemente da quando si effettueranno le prossime elezioni comunali, ha chiuso sabato . Un’intera città ha battuto un colpo forte e chiaro. Una piazza , nella migliore tradizione sabauda, composta dove prevaleva il colore arancione, quello ufficiale e scelto per l’iniziativa . Colore ripreso, non so se consciamente , dai Sindaci di qualche anno fa , e che ha sostituito i tradizionali rosso, azzurro e l’attuale , governativo, giallo-verde. Attraversandola si intravedevano gruppi più o meno compatti , gli imprenditori e professionisti davanti a palazzo madama alcune aziende con imprenditori e dipendenti con i “colori” e tute aziendali nel centro e, dato poco evidenziato se non nascosto, tanti esponenti e sopratutto elettori di sinistra. Una presenza coerente con le posizioni e gli atti di tutti questi anni . Quando una città ed i suoi cittadini danno un segnale così chiaro, inequivocabile, a sostenere posizioni diverse, legittimamente , o peggio ancora cambiarle quasi fuori tempo massimo ci si condanna ad una presenza , bene che vada, minoritaria ed ininfluente. Nella seconda piazza , Carignano, il salotto di Torino , alle ore quindici è andato in scena una triste e mesta manifestazione contro il ddl ( disegno di legge) Pillon. Il provvedimento prende il nome dal senatore della Lega Nord Simone Pillon, quello del “Family Day”, mediatore legale che fa una proposta di legge retrograda e peggiorativa del diritto di famiglia. Un provvedimento che mette sullo stesso piano i genitori indipendentemente dalla loro condizione e che favorisce , tra l’altro , l’attività professionale del proponente. Anche così va il mondo al tempo del governo giallo-verde. Così nonostante la mobilitazione fosse nazionale , in tutte le principali città del nostro paese, ed il tema così delicato e peggiorativo in particolare per le donne , la partecipazione era proprio modesta. Ridotta ulteriormente
da un’altra manifestazione sullo stesso tema e cioè il ddl Pillon. La terza piazza, appunto, dove si sono ritrovate le donne che non volevano confondersi con le donne del PD ( Partito Democratico ) . Così richiamate dall’associazione ” Non una di meno” che in evidente contraddizione con il proprio nome erano in tante di meno. Il ritrovo in piazza della Repubblica ( Porta Palazzo) secondo le organizzatrici una piazza periferica dimostrando così di avere una strana concezione della periferia e facendo pensare che non sappiano bene dove si trovino e che non ci abbiano mai abitato . E così oltre alle divisioni le scelte bizzarre, come quella delle associazioni di piazza Carignano di non citare tra chi ha aderito i partiti invitati già precedentemente , insieme ai sindacati , a non portare le proprie bandiere……in una manifestazione politica. Si vergogneranno di loro? Ah saperlo?! E come se una squadra di calcio invitasse i propri tifosi ad andare allo stadio senza sciarpe e bandiere. Decisione che fa il paio con quella delle organizzatrici di piazza della Repubblica che non avendo rappresentanti in Parlamento , non penso che ne avranno mai, non vogliano confondersi con le donne del principale partito d opposizione presente in Parlamento . Un modo singolare di contrastare un disegno di legge parlamentare. Tutto questo in un clima , peggiore di quello meteo , mesto e respingente. In condizioni simili ed in assenza di proposte chiare e comprensibili alla stragrande maggioranza degli italiani e , soprattutto, la mancanza di un leader riconosciuto e riconoscibile condanna la sinistra italiana alla marginalità .