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Accoglienza in Piemonte: i numeri in Consiglio regionale

Con gli interventi delle assessore Monica Cerutti (Immigrazione) e Gianna Pentenero (Lavoro e Formazione professionale) la terza Commissione – presieduta da Raffaele Gallo – ha concluso l’esame degli argomenti di competenza contenuti nel Documento di economia e finanza regionale (Defr) 2018-2020.Sul documento è poi stato espresso parere consultivo favorevole.

Cerutti ha presentato i dati più recenti relativi alla presenza degli stranieri sul territorio piemontese, che si attestano su poco più di 418 mila, pari al 9,5 per cento della popolazione. 14.210 sono i richiedenti asilo, 1363 quelli interessati dalla rete degli enti locali che realizza progetti di accoglienza integrata sul territorio: il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Sono state fornite anche le presenze distribuite per ogni singola provincia: Alessandria 1694 nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e 164 nello Sprar; Asti 1052 e 133; Biella 526 e 61; Cuneo 2128 e 58; Novara 1112 e nessuno nello Sprar; Torino 5409 e 923; Verbania 574 e 10; Vercelli 712 solo nei Cas.L’assessora ha spiegato come a livello regionale ci sia la condivisione con quanto previsto dal Piano nazionale per l’integrazione. In particolare le azioni principali sono rivolte all’occupabilità, alla formazione civico-linguistica e alla promozione scolastica. In materia di accoglienza, Cerutti ha poi voluto sottolineare l’impegno della Regione Piemonte in favore del contrasto al fenomeno della tratta di esseri umani e dei minori stranieri non accompagnati. Ha infine ribadito l’opportunità di convertire in legge i contenuti della proposta sulla promozione della cittadinanza, che ha iniziato il suo iter legislativo. Nel dibattito, Gian Luca Vignale (Mns) ha sottolineato l’importanza di distinguere le politiche sull’immigrazione da quelle che riguardano i richiedenti asilo.

 

Lavoro e formazione

Tra le misure del Defr su cui si è soffermata l’assessora Pentenero ci sono le politiche attive del lavoro, su cui la Giunta regionale ha previsto uno stanziamento,  grazie al Fondo sociale europeo, di  62,8 milioni di euro sul bilancio pluriennale 2016-2018, che ha permesso, tra le altre cose, l’attivazione dei cosiddetti “Buoni servizio”, percorsi  di accompagnamento al lavoro rivolti a disoccupati e soggetti particolarmente svantaggiati. È stato inoltre avviato un nuovo bando per i “Progetti di pubblica utilità” e sono partite le azioni finanziate dal Fondo regionale disabili per favorire l’inclusione socio-lavorativa delle persone iscritte al collocamento mirato. Pentenero ha poi parlato delle misure di sostegno alla creazione d’impresa: il microcredito, il programma “Mip-Mettersi in Proprio” rivolto ad aspiranti imprenditori o lavoratori autonomi e le attività di sostegno alle start up innovative.Sono quindi intervenuti ancora Vignale e Francesca Frediani (M5s), che hanno chiesto di conoscere le ricadute delle misure e hanno sottolineato l’esigenza di analizzare i dati.

 

Caccia

È poi proseguito l’esame dei tre provvedimenti in materia di caccia: il disegno di legge dell’assessore Giorgio Ferrero, nonché i due progetti di legge rispettivamente di Giorgio Bertola (M5s)  e dello stesso Vignale.

Emergenza incendi: “Non è ancora finita”. Il dibattito in Consiglio regionale

L’emergenza incendi non è finita. Lo stato di massima allerta sul territorio regionale permane. Siamo nella fase emergenziale: i danni e le responsabilità li valuteremo in un secondo momento. Sino a quando non arriveranno due belle giornate di pioggia, saremo costretti a continuare a operare con la più grande attenzione e la totale allerta”. Così l’assessore all’Ambiente Alberto Valmaggia ha aperto le comunicazioni sull’emergenza incendi, richieste da Francesca Frediani (M5s) e Roberto Ravello (Fdi) nel Consiglio regionale del 31 ottobre.

L’assessore ha ricordato che la situazione climatica di siccità perdurante che si prolunga da diversi mesi fuori da qualsiasi serie storica della meteorologia crea emergenza su tutto il territorio piemontese. “Non è finita ma oggi è sotto controllo”, ha precisato.

Il presidente Sergio Chiamparino, intervenuto a fine dibattito, ha precisato che per queste emergenze “Oltre ai fondi di coesione sociali di 40 milioni per il dissesto idrogeologico, abbiamo a disposizione 82 milioni da portare al Cipe, di cui 40 sono già stralciati per  Gtt e il trasporto pubblico: ne restano 42 per intervenire e ragioniamo insieme su come utilizzarli”.

Valmaggia ha continuato ricordando che dal 10 ottobre è stata dichiarata la massima pericolosità, successivamente si sono verificati molti focolai in diverse province. Sino a oggi sono stati contati ben 135 focolai di incendio e altrettanti interventi in quasi tutte le province del Piemonte, in particolare Cuneo e Torino. Il numero di focolai è aumentato nell’ultima settimana.

L’organizzazione dei mezzi aerei in Piemonte ha una flotta di 6 elicotteri con un contratto forfettario annuale. Dall’inizio dell’anno è stato dichiarato lo stato di massima pericolosità per 113 giorni nelle province di Torino, Biella, Vercelli, Novara, Vco e 149 giorni a Cuneo, Asti, Alessandria. “Quindi il budget è stato esaurito dopo sei mesi, per questo la Giunta ha dato copertura economica straordinaria per sostenere gli interventi di spegnimento della flotta”, ha detto Valmaggia.

La situazione climatica, la secchezza e il vento in concomitanza con la temperatura mite hanno facilitato una predisposizione consistente all’incendio. Il vento, oltre a diffondere il fuoco, ha impedito in alcuni casi il volo dei mezzi aerei per lo spegnimento degli incendi.

La Regione ha garantito l’utilizzo dei mezzi ogni volta che la sala operativa dei Vigili del fuoco ha segnalato la necessità di intervento. Primo obiettivo è stato quello di garantire l’incolumità delle persone “e devo dire che per il momento non ci sono state vittime o feriti, il secondo quello di salvaguardare le abitazioni e le case: ad esempio a Caprie il fuoco circondava l’abitato ed è stato contenuto”.

“Eventuali doli saranno verificati dai carabinieri forestali”, ha concluso Valmaggia, ringraziando

il personale istituzionale e volontario che in questi venti giorni ha lavorato in modo sinergico, con grande disponibilità anche da parte dei sindaci e dei cittadini, che hanno dato un imprescindibile contributo”.

Si è quindi aperto il dibattito con gli interventi dei consiglieri regionali

Frediani ha detto che si sarebbe aspettata una risposta più esauriente: ci sono diversi punti che non appaiono chiari  rispetto alle modalità di intervento. Tutto questo senza considerare le ripercussioni che lo smantellamento del corpo forestale ha causato. Frediani ha ringraziato i volontari, perché altrimenti i danni sarebbero stati ancora più gravi. Ma da quanto ha visto sul campo la consigliera ha sottolineato che gli interventi in Valle di Susa sono stati molto tardivi. L’impressione di Frediani è che la situazione  sia stata presa sottogamba e che l’”esageruma nen” spesso ripetuto dal presidente sia stato preso alla lettera con un’azione blanda e poco efficace.

Davide Gariglio (Pd) si è associato al ringraziamento rivolto alle persone che hanno “retto botta” di fronte alle situazione drammatica che ci siamo trovati a fronteggiare. C’è un grande esercito di piemontesi che si è mobilitato e bisogna ringraziarli, così come va apprezzata l’azione della Giunta e di molti consiglieri regionali sul territorio. Una volta affrontata l’emergenza, si deve andare a ricercare e colpire pesantemente coloro che sono stati la causa di questi incendi. Di fronte a un dramma come questo, secondo Gariglio, bisogna invece evitare operazioni di sciacallaggio politico da parte di alcuni che invece di operare sul campo, si mettono su internet a criticare chi sta lavorando.

Gilberto Pichetto (Fi) ha aggiunto che una serie competenze ce l’hanno anche le Province e le Città metropolitane ma la presidente Appendino è stata assente durante tutta la crisi e “ho pensato si fosse dimessa anche lei insieme al suo capo di gabinetto”. Secondo il consigliere sarebbe però stato opportuno l’utilizzo dell’esercito. La Giunta deve chiarire quanto successo e le disfunzioni che ci sono state, anche per guardare avanti. Il Piemonte non può più permettersi d’essere vittima di una situazione per cui chi ha la competenza non è stato in grado di gestire appieno l’emergenza. “In ultimo – ha concluso – chiedo che sia svolta relazione in commissione sulle procedure da adottare in momenti come questo”.

Stefania Batzella (Mli) spiega che il territorio ha subito un danno epocale e molti cittadini hanno subito intossicazioni da fumo. È stata chiusa anche la Torino Bardonecchia, perché non c’era visibilità a causa del fumo. Numerose baite sono state rase al suolo dal fuoco. Occorrono risorse, materiali, formazione dei volontari. La Regione deve insistere perché il governo conceda lo stato di emergenza.

Roberto Ravello (Fdi) è intervenuto chiarendo che non è giusto fare polemiche politiche nel momento dell’emergenza. “Come ex assessore all’Ambiente devo dire che il sistema Aib piemontese ha fatto scuola in Italia. Ho usato il verbo passato, perché forse qualche riflessione sull’attuale sistema degli anti incendi boschivi bisogna farla. Non posso dimenticare le scellerate modalità che hanno portato allo scioglimento del corpo forestale: non basta individuare un organismo con un elenco di competenze contenute in un decreto. Bisogna mettere in condizione di lavorare le persone”.

Gianluca Vignale (Msn) ha riferito che raramente ha visto cittadini tanto arrabbiati come in questa occasione, per aver percepito una lontananza tra i loro territori e le istituzioni che è stata siderale. “Tra i motivi che ci hanno portato a questo, ricordiamo che il 14 ottobre parte della nostra Regione bruciava già: bastava vedere le previsioni del tempo per sapere che ci sarebbe stato un vento caldo oltre i 100 chilometri orari. In quel momento si doveva intervenire con la puntualità e determinazione che si sono viste soltanto alla fine”. Molti roghi hanno origine dolosa, “per questo sarebbe stata importante la presenza dell’esercito sul territorio, anche per prevenire”.

Elvio Rostagno (Pd) dice di aver provato, sul campo, gli stessi sentimenti provati durante l’alluvione: c’era gente che si dava da fare senza polemizzare. Il Piemonte ha dimostrato di essere una comunità che si tira su le maniche e si dà da fare. “Ovvio che ci siano dei problemi, non ricordo un evento catastrofico dove tutto sia andato bene. Dobbiamo richiedere più mezzi. Gli amministratori devono essere formati”.

Federico Valetti (M5s) ha spiegato che alcuni consiglieri sono stati sul campo e non ci sono loro foto che circolano. Altri invece amano fare le passerelle, ma i cittadini non vogliono vedere le istituzioni che fanno passerelle. La settimana scorsa in Consiglio Valmaggia ci diceva che era tutto sotto controllo, ma in val Germanasca era due settimane che assistevamo a incendi. “Sapete cosa dicono gli Aib locali? Che mancava il coordinamento delle forze aree”, ha affermato. Si è sotto controllo quando è tutto spento. Oggi ci sono 2 mila ettari di territorio bruciato.

Claudia Porchietto (Fi) rileva come da sei mesi questo Consiglio regionale assista alla lotta tra due forze politiche che si scambiano continuamente accuse. Forza Italia non vuole entrare in queste polemiche, “ma do un suggerimento al presidente Chiamparino: ogni tanto bisognerebbe essere capaci a chiedere scusa alle comunità. Dobbiamo ammettere che qualcosa non ha funzionato”.

Daniela Ruffino (Fi) aggiunge che “il nostro gruppo ha presentato una mozione chiedendo cose chiare e concrete: l’utilizzo dell’esercito che già presidiano i cantieri Tav, un accordo con il governo per acquisto aerei, la manutenzione delle montagne”. Poi piste tagliafuoco, tutela delle borgate, un piano regionale che sappia dare delle risposte.

Walter Ottria (Mdp) dice che il tema della responsabilità è un tema complesso, spesso i cittadini sono arrabbiati e lo sono a ragione. È indispensabile dopo aver affrontato la fase contingente uscire dalla fase emergenziale, mettere in atto azioni per evitare il ripetersi di queste situazioni. “Dobbiamo inziare a programmare interventi strutturali per mettere in sicurezza il territorio, dobbiamo chiedere risorse al governo”.
Giorgio Bertola (M5s) afferma di aver visto il capogruppo del Pd spazientirsi per le comunicazioni, ma anche l’assessore Valmaggia dire che è tutto sotto controllo e sperare nella pioggia. “Nel gennaio 2017 avevo presentato un’interrogazione per chiedere come sarebbero cambiate le politiche di intervento con la riforma della forestale. Ma questo purtroppo non è un film, è la realtà. Non serve essere allenatori per capire che l’emergenza è stata sottovalutata da Chiamparino”. Inoltre, “chiediamo il rispetto della legge nazionale che prevede il divieto di caccia di 10 anni nelle aree incendiate e la creazione di zone cuscinetto per il ripopolamento della fauna”.

Il presidente Chiamparino, rispondendo a Porchietto di non sentirsi “nella posizione di dover chiedere scusa”, in apertura si è unito “ai ringraziamenti nei confronti di chi ha operato, il presidente Mattarella mi ha chiesto di portare la sua gratitudine a tutti coloro che hanno affrontato questa emergenza, tutta quella comunità che intorno ai loro sindaci ha contrastato quanto è successo”.

Chiamparino, invece, non ringrazia “chi ha voluto strumentalizzare a fini biecamente politici una calamità che ha colpito la nostra comunità. Queste accuse vengono indirettamente rivolte a tutti coloro che avete ringraziato, vigili del fuoco, protezione civile eccetera”.

Ha ripercorso gli eventi ricordando di aver allertato il ministro degli interni, il nuovo capo della protezione civile e aver immediatamente predisposto tutti gli atti perché nessun limite di budget potesse impedire gli interventi. “Per questo, consigliera Porchietto, non ho da chiedere scusa a nessuno”. Si è agito come un sistema ognuno per le proprie responsabilità. Sicuramente qualche riflessione sulla riforma della Forestale andrà fatta.

Non ci sono danni a prime case, non ci sono danni rilevati al momento agli allevamenti.

Nel pomeriggio la seduta è proseguita con gli interventi di altri consiglieri.

Paolo Allemano (Pd) ritiene sia importante non assumere i social network come centro del ragionamento, ma che si debba capire quali siano i veri responsabili di questa emergenza. Esistono due fattori determinanti: da un lato la situazione ambientale, dall’altro il fattore umano. Leggere che un ragazzo di 15 anni avrebbe appiccato un fuoco per vedere i vigili in azione, vuol dire che abbiamo un problema sociale grande come una casa.

Mauro Campo (M5s) dice che si è parlato poco dell’antefatto della situazione creatasi. Era noto che la Forestale fosse stata soppressa e il piano forestale regionale antincendi doveva essere aggiornato, ma non è stato fatto. La mancanza di precipitazioni era prevista, così come la probabilità di incendi. Il problema, sostiene il consigliere, non è stato affrontato con la dovuta attenzione e lungimiranza.

Marco Grimaldi (Sel) afferma che sono questi i momenti in cui il dibattito politico deve essere costruttivo. Da tempo Sel ritiene che la riforma Madia sulla Forestale fosse da ripensare. Quanto all’utilizzo dell’esercito, doveva essere limitato all’incolumità delle persone e in secondo luogo non possiamo dimenticare che siamo di fronte al più grande cambiamento climatico al quale si somma la follia dell’uomo. Grimaldi chiede: “Possiamo dire che forse la presenza di esercito e carabinieri avrebbe dissuaso i piromani e sgravato chi stava tentando di contenere gli incendi?”.

Diego Sozzani (Fi) tornando all’informativa dell’assessore, il consigliere la ritiene abbastanza lacunosa. Si sarebbe aspettato anche un discorso politico sulla funzione della Protezione civile piemontese: e l’attesa della pioggia sembra quasi un anelito religioso. Ci vuole programmazione e uno spirito diverso da quello di andare in Chiesa e pregare la Madonna che faccia piovere. Il consigliere vorrebbe sapere dall’assessore perché la Giunta abbia bocciato decine e decine di emendamenti che chiedevano più fondi per la Protezione civile e per i mezzi.

Antonio Ferrentino (Pd) ricorda che la Protezione civile piemontese è un’eccellenza nazionale. Ricorda che quando fece costruire una pista forestale in Val di Susa fu insultato sui social e accusato di essere un cementificatore, ma le piste forestali sono necessarie per permettere agli operatori di spegnere gli incendi.

Paolo Mighetti (M5s) afferma che si stia facendo confusione. Il problema non è tanto l’intervento, ma la mancanza di preparazione preventiva per affrontare un problema che era prevedibile. La situazione del governo del territorio in Italia non ci conse nte nemmeno di fare le cose più semplici. Come informare i cittadini sul sito della Regione, per esempio.

Alfredo Monaco (Rc) spiega di aver assistito a scene che giudica surreali, come i cittadini che si lamentano sui media di essere stati dimenticati dai media. Su ogni tema ovviamente ci sono stati tanti emendamenti che chiedevano più risorse, però oggi è facile affermare “l’avevamo detto”. La realtà è che in canadair c’erano, però non potevano operare a causa del forte vento.

Davide Bono (M5s) ricorda che la prevenzione incendi è competenza e responsabilità della Regione. Non le abbiamo fatte noi le leggi. La convenzione con il Coordinamento volontario antincendi boschivi è finanziata con un milione di euro. “È sufficiente oppure no? Lo è solo nell’emergenza o anche nell’ordinaria amministrazione? Abbiamo messo in assestamento risorse per il materiale di consumo base e banale?” si è chiesto.  

Massimo Berutti (Fi) rammenta che quando succedono situazioni di questo tipo è fin troppo facile voler puntare il dito. Oggi parliamo d’incendi, negli anni scorsi abbiamo parlato di alluvioni. Le scelte devono essere forti quando s’interviene nelle aree boschive. Bisogna essere realisti. Il problema si pone anche per i greti dei fiumi. “Se aspettiamo gli stati di calamità non andiamo da nessuna parte”.

L’assessore Valmaggia ha concluso spiegando che la replica “sarebbe lunga e avremo occasione di approfondire in ambito di Commissione. Dico solo che l’emergenza non è finita ed è ancora troppo presto per un conto obiettivo dei danni”.

Il vicepresidente Aldo Reschigna è quindi intervenuto per la parte finanziaria, chiarendo che la prospettiva è muoversi con i fondi di coesione e si prevedrebbe sostanzialmente di destinare un pezzo per la pulizia fiumi e torrenti e un pezzo alle aree oggetto dell’emergenza incendi per riforestazione e manutenzione di quella parte delle montagne con tagliafuoco. Dovremmo anche nei prossimi mesi affrontare il tema dei bacini di accumulo dell’acqua sia per quanto riguarda l’emergenza idrica sia per quanto le difficoltà di approvvigionamento di queste settimane.

gm – www.cr.piemonte.it

 

Approvati alcuni documenti per chiedere maggiori risorse per contrastare gli incendi boschivi

Dopo il dibattito conseguente alla comunicazione dell’assessore regionale alla Protezione civile, Alberto Valmaggia, nella seduta del 31 ottobre, sono stati approvati alcuni atti d’indirizzo:

Quello con  primo firmatario Elvio Rostagno (Pd) impegna la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo centrale per incrementare le risorse finanziarie a favore: della flotta aerea dedicata allo spegnimento degli incendi; della protezione civile e dei volontari Aib piemontesi; delle moderne tecnologie dedicate alla rilevazione dei focolai d’incendio. L’impegno dell’Esecutivo è richiesto anche per supportare gli Enti locali nell’aggiornamento dei Piani di protezione civile, per collaborare con l’Anci Piemonte sul piano della formazione degli amministratori locali per la gestione delle emergenza, sostenendo l’informatizzazione necessaria e le operazioni di bonifica e ripristino dei suoli, oltre a valutare la possibile interruzione dell’attività venatoria.

Approvato anche quello con primo firmatario Roberto Ravello (Fratelli d’Italia) impegna la Giunta regionale a garantire le risorse necessarie per i mezzi e le dotazioni agli operatori della Protezione civile.

Passata anche una mozione del gruppo FI, primo firmatario Gilberto Pichetto, impegna l’Esecutivo regionale a valutare la richiesta d’intervento delle Forze armate, considerato che reparti alpini sono già in zona, a lanciare un appello affinché venga rivista la gestione degli ex forestali, a chiedere alla Conferenza Stato Regioni che si attivi per il potenziamento dei mezzi antincendio, velivoli compresi, oltre ad intervenire per preservare la fauna scampata alle fiamme e a valutare la bontà delle procedure attuali.

Respinto un documento presentato dal gruppo M5s, prima firmataria Francesca Frediani, che chiedeva azioni tempestive per far fronte all’emergenza incendi.

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Medici neo-specializzati, Grimaldi (SEL-SI): “si facciano i controlli”

Dopo le denunce sulle condizioni di sfruttamento


Oggi l’Assessore Saitta ha risposto all’interrogazione urgente del Capogruppo di SEL Marco Grimaldi sulle condizioni di sfruttamento e precarietà dei medici neo-specializzati, che sabato 28 ottobre si sono riuniti, ospitati dall’Ordine dei medici, per presentare una ricerca sulle proprie condizioni di lavoro e per affrontare una situazione estremamente critica.

A quanto si è appreso dagli organi di stampa, i bandi pubblici rivolti ai neo-specializzati proporrebbero loro di offrire, nei Pronto soccorso, prestazioni uguali a quelle dei colleghi con anni di esperienza ma a compensi nettamente inferiori. Inoltre negli ambulatori, i medici di base, qualora si trovino a chiedere una sostituzione, recluterebbero i giovani dottori pagandoli con una discrezionalità che non tiene conto delle indicazioni salariali dei contratti nazionali di riferimento. I giovani medici sostengono altresì che denunciare la situazione significhi sottoporsi al rischio di non essere più chiamati a lavorare. Come noto, pochi giorni fa, una segnalazione anonima ha denunciato che medici specializzandi sarebbero stati utilizzati per compiti destinati a colleghi che hanno già terminato il loro percorso di studi, medici neo-specializzati a tutti gli effetti.

La ricerca, condotta dai neo-specializzandi tramite un questionario a cui hanno risposto 312 giovani medici piemontesi, evidenzia alcuni dati sconfortanti sul grado e la percezione di sfruttamento, a quanto pare indifferentemente nel settore pubblico e in quello privato. Inoltre calcola il numero di medici che rischieranno di trovarsi senza lavoro in futuro nel caso in cui aumentino i laureati e il fabbisogno di personale medico resti invariato: secondo i dati, entro il 2020 la domanda di lavoro sarà tre volte maggiore rispetto all’offerta.

Nell’interrogazione si chiede alla Giunta quali interventi intenda mettere in campo per richiamare le ASL ad avviare direttamente le assunzioni di medici, in base a una mappatura delle reali esigenze del territorio, applicando il principio della giusta retribuzione e le dovute tutele. L’Assessore ha ammesso l’esistenza di un problema di precarizzazione dell’attività dei giovani medici. Ha aggiunto che c’è un tema che riguarda il privato, che sottopaga, per questo esistono disegni di legge per porre rimedio alla “giungla retributiva” che non offre le dovute garanzie. Per quanto riguarda le sostituzioni dei medici di famiglia, si parla di lavoro nero e paghe minime, problemi su cui l’Ordine dei medici dovrebbe prendere provvedimento. A livello nazionale la Regione ha ottenuto che fossero indetti i concorsi, mentre resta aperto il tema del numero insufficiente delle borse.

A settembre il Consiglio ha approvato un atto per chiedere al Governo una programmazione seria del fabbisogno di medici sul territorio nazionale e un incremento delle borse di studio per le Scuole di Specializzazione. “Alla domanda “Ti sei mai sentito sfruttato nel mondo del lavoro?”, l’85% degli intervistati nella ricerca risponde di sì; il 44,50% sostiene di essersi trovato a svolgere mansioni incongrue, il 39% di aver dovuto svolgere compiti mal pagati in relazione alla responsabilità richiesta, il 34% di aver ricevuto un compenso orario molto basso, il 24% di aver dovuto affrontare condizioni lavorative scadenti” – dichiara il Segretario di Sinistra Italiana Grimaldi. – “Certo, c’è qualcosa che la Regione può fare: con l’uscita dal Piano di rientro procedere a sbloccare le assunzioni e stabilizzare i precari. Però non basta: dopo le denunce sulle condizioni di sfruttamento, tutte le autorità competenti facciano i dovuti controlli”.

 

Piemonte flagellato. E la Regione?

Il Piemonte è flagellato dagli incendi. Non voglio fare  polemica strumentale. Questo è un gioco che non mi è mai piaciuto. Però  la gestione del fenomeno non può essere fatta prevalentemente in termini di comunicazione come stiamo assistendo per lennesima volta da parte di Chiamparino. Non serve a molto la foto con la camicia a scacchi e la pacca sulla spalla. Come mai si è aspettato  prima di  chiedere lo stato di calamità e comprendere la gravità della situazione? Non si poteva intervenire in modo più massiccio per evitare questo inferno? Qual è la strategia da seguire per  salvare il nostro patrimonio boschivo  ed agire, se possibile, in prevenzione? Per esempio, farsi carico di un sistema di monitoraggio capillare attraverso la  protezione civile. Ancora, approvare un programma per incentivare unazione di pulizia che da anni  non viene fatta.Cento anni fa i nostri boschi erano più puliti di oggi perché i proprietari li curavano. Sono degli esempi , però, la sola  visita nelle zone colpite non basta.

Roberto Cota

“Ecco perché Grasso ha fatto la scelta giusta”

Sulle colonne del giornale  ”  La Repubblica ” Stefano Folli, uno dei piu bravi commentatori politici, critica la decisione di Grasso, molto polemico verso il Rosatellum e l’apposizione della fiducia, di non essersi dimesso dalla Presidenza del Senato prima della approvazione della Legge.

A sostegno della sua tesi cita l’episodio verificatosi in occasione della approvazione della ” legge truffa” del 53 quando il sen. Giuseppe Paratore, Presidente del Senato, essendo in dissenso, si dimise prima che la legge truffa fosse votata. Il provvedimento venne approvato solo dopo l’elezione del suo successore. È una critica che non condivido e cerco di spiegarne le ragioni. Il Presidente del Senato è la seconda carica dello Stato. Se si fosse dimesso dalla carica prima della approvazione del Rosatellum  l’iter del provvedimento sarebbe diventato incerto e problematico. E questo si sarebbe verificato a pochi mesi dalla fine della legislatura e mentre sta per iniziare la discussione sulla legge di stabilità. Non oso immaginare le polemiche che quella decisione avrebbe scatenato, aggiungendo un ulteriore elemento di instabilità nella crisi delle nostre istituzioni . Sopratutto non oso pensare cosa avrebbero scritto  sui loro editoriali autorevoli commentatori politici, compreso lo stesso Folli. Il Presidente Grasso sarebbe stato accusato delle peggiori nefandezze; per esempio di essersi comportato in quel modo per impedire l’approvazione della legge elettorale e di aver voluto favorire l’iniziativa dei gruppi di opposizione. Secondo me Grasso ha fatto la scelta giusta. Ha denunciato che la decisione di porre la fiducia rappresentava una gravissima forzatura, difendendo le prerogative del Senato e la possibilità di emendare il provvedimento,  ma non si è messo di traverso. Poi una volta approvata legge, nel modo e con i contenuti che sappiamo, ha comunicato la scelta di abbandonare un Partito che ha rottamato anche la sua cultura istituzionale. I democratici dovrebbe imparare da Grasso e da Veltroni che, diversamente dalle invettive che al Presidente del Senato hanno rivolto alcuni esponenti del Pd, ha ricordato che il Pd è stato fondato affinché uomini come Grasso, un simbolo della lotta alla mafia, potessero entrarvi a far parte. Evidentemente non è più così. Ricordo, per averle vissute,le polemiche  del gruppo del PCI  nei confronti di Nilde Iotti, Presidente della Camera dei Deputati di fronte ad alcune sue decisioni che noi pensavamo che avrebbero favorito la maggioranza e la sua determinazione a difendere le sue prerogative e il ruolo delle istituzioni che vengono prima delle persone ( e delle loro ambizioni di potere) e dei partiti. Grasso è rimasto tra coloro che continuano a pensarla così e la sua decisione merita rispetto. In ogni caso non hanno titolo per criticarlo coloro che hanno considerato il Pd una ‘ porta girevole’ da utilizzare in base a convenienze e tornaconti personali o che  cambiano corrente a seconda di dove tira il vento.
Wilmer Ronzani

Ruffino: “Gli artigiani hanno bisogno di aiuto dalle istituzioni”

“L’artigianato torinese e piemontese chiede il sostegno delle istituzioni per semplificare la burocrazia e per poter creare lavoro e sviluppo”.

È’ quanto afferma Daniela Ruffino, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, a margine dell’assemblea di Confartigianato Torino.

“Per le imprese è fondamentale che la pubblica amministrazione sia efficiente. Ma, purtroppo – prosegue Ruffino – nei rapporti con le imprese così non è’: la Città metropolitana è assente, le Unioni dei comuni non funzionano a dovere, i Suap, gli sportelli per le attività  produttive, non decollano e gli artigiani restano privi di servizi importanti. Bisogna dare risposte concrete a chi lavora. Nella mia attività in Consiglio regionale sto puntando sulla riduzione dell’imposizione fiscale sui capannoni e sull’ abbattimento totale o almeno in parte per  le nuove

attività artigiane”.

“La politica deve essere più incisiva nell’aiutare chi , come gli artigiani genera lavoro e sviluppo. Per quanto mi riguarda – conclude Ruffino – proporrò nuovamente anche in sede di assestamento di bilancio misure specifiche. Bisogna anche puntare sulle imprese 4.0, sulla rete internet ultra veloce per i Comuni. Come auspica il presidente Dino De Santis, credo anche io fermamente nel dialogo tra le imprese artigiane e le istituzioni per realizzare progetti utili e concreti. Perché artigianato vuole dire certamente tradizione ma anche innovazione orientata al rilancio dell’occupazione e dell’economia”

Energie per l’Italia vuole riaccendere il Piemonte

Progetti e strategia politica del movimento di Stefano Parisi a Torino e sul territorio

Energie Per l’Italia, il movimento politico guidato da Stefano Parisi, sta organizzando la propria presenza anche a Torino e in Piemonte. La diffusione in terra subalpina del programma liberal-popolare, riformista e federalista della formazione politica “parisiana” è stata affidata a Marco Francia.  In Fininvest nel 1988 a 23 anni, Francia resta  in Mediaset per 30 anni. Negli ultimi dieci ha rivestito  la carica di area manager di Publitalia Piemonte con la responsabilità della gestione budget di tutte le principali aziende presenti sul territorio che investivano sulle reti Mediaset. Nel 1994 ha fondato i circoli del Buongoverno in Piemonte, di cui è responsabile. Ora “scende in campo” con questa nuova avventura politica. Abbiamo incontrato Francia nella sede torinese del movimento, a due passi da piazza Statuto.

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Che cosa rappresenta il movimento Energie per l’Italia e come è strutturato qui in Piemonte?

Energie per l’Italia è un movimento nuovo, che parte da qualcosa di nuovo e che nasce con lo scopo di dare agli italiani una rappresentanza politica innovativa, coesa, onesta, libera e riformatrice. Prende vita circa un anno e mezzo fa dall’idea di Stefano Parisi che ha voluto sfruttare a pieno la sua “storia personale” e quella di molti suoi collaboratori che, arrivando dal mondo del lavoro, per così dire dal mondo imprenditoriale, necessitavano di una rappresentanza politica poco ideologica ma molto più pratica. Quello che Energie per l’Italia si propone è creare una nuova politica che ricostruisca un nuovo Stato basato su un mercato libero e trasparente: “meno stato più privato”; tutto quello che lo Stato non riesce più a fare e non è giusto che faccia, passa nelle mani del privato. In questo modo vogliamo sollecitare una sana concorrenza ma soprattutto il concetto di meritocrazia. Essendo un movimento nuovo, nato da meno di due anni, è ovviamente ancora in fase di strutturazione. Siamo partiti in quarta, soprattutto qui in Piemonte, cercando persone valide, idonee e motivate che potessero rappresentare al meglio tutto il territorio piemontese. Ci stiamo organizzando velocemente e abbiamo già una buona copertura su parecchie province quali Novara, Cuneo, Alessandria e molte altre.

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Energie per l’Italia intende presentarsi alle prossime elezioni politiche e poi successivamente sarà previsto un progetto per quelle regionali e comunali?

Energie per l’Italia si presenterà già adesso per le elezioni che si terranno il 5 novembre in Sicilia. Diciamo che le elezioni in Sicilia rappresenteranno per noi il primo vero “banco di prova” poiché, nonostante i nostri sondaggi ci diano tra l’1,2 e l’1,5 % (cifra per quanto mi riguarda molto significativa se consideriamo che è un movimento nuovo, senza una struttura storica e senza nessun tipo di appoggio economico), il riscontro che avremo in Sicilia ci indicherà se per il momento ci siamo mossi e ci stiamo muovendo nella direzione giusta. Quindi ci presenteremo sicuramente, il come ci presenteremo dipende da Stefano Parisi e da tutti noi ma anche dall’atteggiamento che il mondo politico di centro-destra avrà nei nostri confronti. Abbiamo chiaramente detto che il nostro scopo è quello di creare qualcosa di nuovo e di dare una “famiglia” a tutte quelle persone che non votano più perché non si sentono rappresentate da nessuna parte politica. Noi vogliamo essere il valore aggiunto, il partito in più che può dare a tutti quegli elettori che hanno smesso di crederci (sono circa 10milioni), la possibilità e la voglia di votare ancora.

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Quali sono, soprattutto in riferimento a Torino e al Piemonte, i principali problemi da risolvere su cui Energie per l’Italia ha intenzione di concentrarsi?

In realtà possiamo dire che le principali criticità in teoria di carattere nazionale come il tema della sicurezza, della disoccupazione o dell’immigrazione, vanno ovviamente a toccare dal vivo città per città, Regione per Regione. Noi ci siamo concentrati, sia a livello nazionale ma anche regionale, soprattutto per quanto riguarda un territorio delicato come è in questo momento il Piemonte, su 5 temi essenziali: il lavoro, il welfare, la sicurezza, la giustizia e l’immigrazione. Abbiamo pensato di battere il territorio nella sua totalità organizzando dei veri e propri “format” composti da convegni, incontri, dibattiti sul territorio, aperti a tutti. Ad esempio quando il 16 novembre Parisi verrà qui a Torino, il nostro compito sarà quello di portarlo in mezzo alla gente in modo da creare un confronto diretto e costruttivo. La giornata del 16 novembre per noi sarà molto significativa ed importante poiché da quella data in poi per noi si aprirà la vera e propria presentazione su Torino e su tutto il territorio piemontese, del nostro movimento.

                                                                                                 Simona Pili Stella

 

 

energieperlitalia.com

LO RUSSO: “CASO GIORDANA IL GIORNO DOPO”

Prosegue la pubblicazione sul “Torinese” di commenti da parte di esponenti politici e di articoli e opinioni sul caso Giordana in Comune. Riportiamo qui di seguito il post che il capogruppo Pd a Palazzo Civico, Stefano Lo Russo, ha scritto su Facebook

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La rassegna stampa di oggi sul caso di #Appendino e delle dimissioni di Paolo Giordana è impietosa, a tratti forse fin esagerata. Leggendola ripenso ai lunghi mesi trascorsi, da quel lontano 30 giugno 2016. Mi tornano in mente coloro che, compresi alcuni miei compagni di partito, ci e mi hanno spiegato che eravamo “esagerati” nella nostra opposizione, che in fondo Appendino era “brava”, “intelligente”, “capace”. Ripenso a coloro che ci e mi spiegavano che in Consiglio Comunale dovevamo stare zitti, non dovevamo più parlare, correggere, controllare e denunciare le cose che non andavano. Zitti. Fermi. Ripenso a coloro che in una sorta di isteria catatonica collettiva, nazionale e cittadina, la vedevano addirittura Premier. Mi tornano in mente alcune celebri interviste sdraiate, le paginate in nazionale, i rotocalchi televisivi. E purtroppo anche le spallucce alzate da un conformista “milieu” quando denunciavamo con tutta la forza possibile in quel momento le degerazioni di un sistema di potere che si andava velocemente e visibilmente insediando, opaco e per questo pericoloso, come un virus. Un sistema opaco, dove era evidente a chiunque avesse un minimo di cognizione di causa che c’erano finti ruoli formali – gli Assessori, i Consiglieri Comunali – chiamati a ratificare in silenzio e ruoli sostanziali, veri. Altro che “onestà” e “trasparenza”. Altro che “casa di vetro”. Si stava insediando a Palazzo Civico un sistema decisionale inedito, in cui i tradizionali pesi e contrappesi tra forze politiche e tra Giunta e Consiglio, che sono comunque a mio parere un bene necessario per la democrazia e per evitare le degenerazioni, erano saltati, trascinati via dal “nuovo corso”. Liste di proscrizione per i dirigenti comunali “cattivi” e “riottosi” e anche qualche cambio di casacca di basso profilo per evitare ritorsioni e conservare pezzi di potere e qualche piccolo privilegio. In questi mesi abbiamo visto tollerare urla e scenate isteriche del Capo di Gabinetto, ora ex, e talvolta umiliazioni pubbliche di dirigenti e assessori comunali in riunioni interne e con esterni. Tutto concesso, tutto permesso. Colpevolmente. Concesso dai consiglieri comunali del #M5S, eletti con tante speranze e aspettative e palesemente immersi in un gioco più grande di loro. Zittiti quando intuivano ma non capivano cosa stava succedendo alle loro spalle, sulle loro teste. Credo che in fondo abbiano sempre avuto la sensazione di essere usati, ma forse solo ora stanno cogliendo il come e il perchè. Concesso anche da alcuni Assessori, in questo assai simili ai Consiglieri. Fintamente selezionati attraverso una finta selezione sui CV ma in realtà espressione di gruppi che avevano permesso l’ascesa di Appendino. E rimossi senza tanti complimenti quando non erano allineati al volere del vero gruppetto di comando oppure troppo fragili, come nel caso della Stefania Giannuzzi. Rileggere questa lunga fase oggi mi lascia comunque perplesso. Perplesso soprattutto su quanto fosse fragile il sistema di pesi e contrappesi politici, di come siano fragili alcune persone che rivestono ruoli di responsabilità in questa Città, Assessori e Consiglieri, che in questi mesi non avevano nessun bisogno di chinare la testa e baciare la pantofola del sedicente “Richelieu” de noartri. Lo stesso da cui oggi prendono le distanze con disinvoltura e in alcuni casi malcelata soddisfazione. Si sono liberati di un peso, ma non basterà purtroppo a mascherare il vuoto di proposte forti e l’inadeguatezza. I problemi sono tutti lì, sul tavolo. E non è l’uscita di scena di Giordana che li risolverà. Anzi, forse li aggraverà pure. La crisi strutturale di Appendino, la sua inadeguatezza al ruolo che ricopre e soprattutto la mancanza di visione e soluzioni per il futuro di Torino restano lì. Purtroppo per noi e per Torino. Si apre adesso una nuova fase, inedita, della vita della Città. Una Città in difficoltà, alla quale dobbiamo dare una mano. Questo uno dei compiti, il principale, che in questo momento ci compete. Pensare al futuro di Torino. Giordana è (forse) passato. Appendino passerà, come sono passati altri prima di loro e come capiterà ai loro successori. Torino invece resta, ed è a Torino e al suo futuro che dobbiamo guardare coinvolgendo in questo lavoro le energie positive economiche, sociali e politiche e tutti coloro che non vogliono arrendersi al declino.

 

Stefano Lo Russo

Il “bilancio” della Sindaca!

Inizia oggi la mia collaborazione con il Torinese. Per questo spazio settimanale, dove poter scrivere in completa libertà ed autonomia, ringrazio l’editore.
RP

Secondo diversi commentatori la luna di miele della sindaca Appendino con la città è finita con i fatti di piazza San Carlo, dove migliaia di tifosi della Juventus si erano dati appuntamento per festeggiare la propria squadra ed invece sono stati vittime e protagonisti di una vera tragedia. Per quella serata la sindaca è indagata.  A quell’avviso di garanzia se n’è aggiunto un altro, di poche settimane fa. Chiara Appendino, come lei stessa ha annunciato via Facebook, è sottoposta ad un procedimento penale per “falso ideologico in atto pubblico”. In pratica è accusata di aver nascosto dal Bilancio un debito di 5 milioni di euro, che invece secondo chi ha presentato un esposto in procura (i consiglieri Morano e Lorusso) andava invece iscritto. Io non credo che la vicenda giudiziaria  abbia una rilevanza tale da mettere in difficoltà la Giunta comunale. Penso invece che l’insidia di questa indagine sia politico-contabile. Accendere i riflettori sul bilancio vuol dire aprire gli occhi su come i Comuni in questi anni di tagli e mancati trasferimenti dello Stato abbiano chiuso i loro conti. Stime di entrata ottimistiche e voci di spesa sottovalutate. Siamo sicuri che la dirigenza comunale sia ancora disponibile ad assecondare previsioni di bilancio poco realistiche? Chi certifica il bilancio e lo “stato” finanziario della città sarà probabilmente più critico e severo.La politica stessa compiendo un’azione di verità di bilancio avrà le risorse per affrontare la crisi e le esigenze della città? Non sarebbe più serio ammettere lo stato di difficoltà e mettere intorno a un tavolo Regione e Governo per salvare la prima capitale d’Italia?

Esposito, la politica “fuori dal coro” e i travagli del Pd

“Un tempo si faceva politica  e si discuteva di politica. Ora, spesso,  prevalgono i personalismi senza contenuto”
Non è stato difficile né complicato concordare con il senatore Stefano Esposito luogo e orario per l’intervista.  Due telefonate e due messaggi. In uno gli ho scritto: “sempre fuori dal coro”. L’ho visto in televisione ad Agorà. Mi ha chiesto: in che senso? Dici ciò che pensi senza giri di parole. Faccina di conferma. Stefano è fatto così, questo lo so, senza peli sulla lingua. Arriva con un leggero ritardo anticipato via messaggio. Appuntamento alle 12 nel  bar  di via Garibaldi all’angolo con via della Consolata. Entra salutandomi e telefonando. Ordina un toast e un bicchiere d’acqua. Fuori la discreta scorta che osserva e vigila. Finita la telefonata inizia l’intervista. 
Stefano, sempre questa vita frenetica?
Si, sempre
Stufo?
No, stanco. Finisco il lavoro che ho intrapreso in Senato e poi mi prendo un anno sabbatico: ho voglia di stare di più con la famiglia. 
Ma come, non ti ripresenti alle politiche?
Probabilmente no. 
Chiudi con la politica?
Difficile starne fuori, ma sicuramente molte cose sono cambiate e non in meglio. 
Quando hai cominciato?
1986. Grande scuola quella del PCI.
Cosa rimpiangi?
Si faceva politica  e si discuteva di politica. Ora, spesso,  prevalgono i personalismi senza contenuto.
Da quando ti interessi di Tav?
Inizi 2000, potrei dire quasi in solitaria, anche se devo e voglio riconoscere l’interessamento di Chiamparino e di Piero (ndr: Fassino). Ma non tutti si ricordano che mi sono speso. ad esempio, anche per l’inceneritore, ora fiore all’ occhiello della città. 
Perché altri tuoi colleghi non si sono spesi per queste battaglie?
Devi chiederlo a loro. Forse non ci vedevano un tornaconto elettorale? Mi sembra che siano molto presenti sul territorio… Questo verrà pagato dal Pd.
È questo Pd come sta?
Non bene, è sotto gli occhi di tutti. Mimmo Caretta sono convinto sarà un buon segretario. Almeno ci tenterà ed già qualcosa in ” questa valle di lacrime “. Ma mi dà fastidio chi ,stando all’ Interno del Pd, se lo critica lo fa sempre in separate sedi, non apertamente.
Ti riferisci ad Orlando o agli Orlandiani?
No, lo conosco e sta facendo la sua battaglia politica alla luce del sole. Mi riferisco a chi all’interno ci rimane per mero opportunismo. 
E Articolo uno?
Di fatto sono in un vicolo cieco. Dispiace per una sinistra palesemente sbrindellata. 
Bisogna aspettare dopo le elezioni in Sicilia per avere novità nel Pd?
Non penso, credo dopo le elezioni politiche. E io sono molto pessimista sul risultato finale. 
Le maggiori soddisfazioni?
Avere contribuito politicamente alla realizzazione di infrastrutture per Torino e il Piemonte. 
Maggiore delusione?
La situazione troppo caotica di questo Pd.
Ultima domanda. Quando ti ho chiamato eri in Commissione Antimafia…
Sì, ero in Valle d’Aosta e considera che la commissione mancava dal 2002 da questa regione. Senza senso.
Stefano, posso scrivere tutto quello che ci siamo detti?
Sì, ampia delega.
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Poi una mia personale considerazione Su un punto certamente io ed Esposito siamo concordi: la legalità è un valore per tutti. Direi un valore universale.  Chi pratica violenza (vedi i disordini del G7 e alcune frange estremiste no tav) si mette fuori dalla democrazia.
Patrizio Tosetto