Le riforme e la democrazia
Guido Bodrato, un “maestro” di vita e di politica
Quando si ricordano i grandi grandi leader e statisti del passato c’è sempre qualche difficoltà. E ciò per due motivi semplici ma al tempo stesso giganteschi. E cioè, si tratta di personalità che attraverso il loro magistero politico ed istituzionale hanno segnato il cammino dell democrazia italiana e, al contempo, sono stati anche veri e qualificati punti di riferimento per la comunità politica che rappresentavano.
È il caso, nello specifico, di Guido Bodrato, che ci lasciava un anno fa. Bodrato, come molti altri leader e statisti democratici cristiani, non è solo stato un eccellente e raffinato uomo politico e un intellettuale “prestato” alla battaglia politica. E questo perchè Bodrato, nella sua lunga e ricca testimonianza civile, è stato anche e soprattutto un “educatore”. Una sorta di pedagogo della politica e dell’impegno pubblico nella società. Non a caso, durante i suoi incontri e convegni – decine di migliaia in ogni parte dello stivale – si dibatteva certamente di politica e di tutto ciò che ruotava attorno alla politica. Ma c’era sempre qualcosa in più. Ovvero, quel “di più” che faceva di Bodrato, appunto, un educatore e un pedagogo della politica. E quindi, e di conseguenza, dell’impegno politico dei cattolici nella società italiana. Per questo motivo Guido era visto e considerato come un punto di riferimento, una bussola a cui facevi comunque riferimento per capirne di più e, soprattutto, per ritrovare le ragioni profonde del proprio impegno politico. Vorrei quasi dire che quando ascoltavi Bodrato oltrepassavi la semplice dimensione del partito e della sua articolazione correntizia – comunque sia ben presente nell’azione politica dello statista piemontese – per andare oltre. Oltre alla politica contingente, oltre alla dimensione del partito, oltre alla stessa azione di governo.
Certo, Bodrato era figlio della sua stagione, come amava sempre ripetere soprattutto negli ultimi anni. Ma la sua riflessione, sempre preziosa, precisa e contemporanea, non era mai avulsa dai nodi e dalle contraddizioni che caratterizzano la società. Perchè, ripeteva quasi ossessivamente negli ultimi tempi a noi ex e post democristiani come lui a proposito dell’impegno politico dei cattolici, “ogni progetto politico ha un senso e una funzione specifica solo se si colloca concretamente nella società in cui si vive. Altrimenti è solo nostalgia e testimonianza”. Di qui la sua rigorosa e trasparente contrarietà a riproporre modelli ed esperimenti politici ed organizzativi del passato destinati a sciogliersi come neve al sole perchè semplicemente estranei alle dinamiche concrete della società contemporanea. Ma, al contempo, era tenace la sua volontà di non disperdere le ragioni culturali, etiche, politiche e sociali del vasto e ricco patrimonio del cattolicesimo democratico, popolare e sociale italiano.
Per questi motivi, che richiederebbero – come ovvio e scontato – molto tempo per essere affrontati ed approfonditi con la dovuta accortezza, Guido Bodrato è stato, forse, l’ultimo “maestro” del cattolicesimo politico italiano. Una persona, che attraverso la sua semplicità espositiva e il suo consueto stile popolare e mai populista, ha saputo anche essere un punto di riferimento umano per molti di noi. Appunto, un “maestro” di vita. Un esempio per chi ha passione politica e vocazione politica e che vuol mantenere, sempre e comunque, uno stile di vita austero, popolare e soprattutto “normale”. Ed è proprio la “normalità” che ha caratterizzato l’intera esperienza pubblica di Guido Bodrato a farne, oggi, uno dei riferimenti politici e culturali più importanti per continuare ad orientare l’azione e la presenza dei cattolici democratici, popolari e sociali nella cittadella politica italiana.
GIORGIO MERLO
Perché ricordare Berlinguer quarant’anni dopo
Addio Enrico, un addio che dura da quarant’anni. A Roma ai tuoi funerali milioni di persone. Li’ (veramente e realmente) c’era il popolo. Ma non è tempo di polemiche.
Continua ad essere tempo di paragoni con quel passato sempre “vincente” su questo presente. Dove la morte di Enrico Berlinguer lo portò dalla Storia e al mito. Allora era tutto diverso. Giorgio Almirante rese omaggio alla salma. Ricevuto da Giancarlo Pajetta espulso a 16 anni da tutte le scuole del regno perché antifascista. Scortato dagli sguardi dei compagni nessuno dei quali osò contestarne la presenza.
Proprio vero, altri tempi. Enrico Berlinguer ci tentò di portare tutti i comunisti alla via democratica al socialismo appunto per via democratica. Ebbe coraggio nel dire che la spinta propulsiva della rivoluzione di ottobre si è esaurita. Ebbe coraggio nel sostenere che si trovava meglio sotto l’ombrello protettivo della Nato. Del resto non è una novità ed ora una certezza: nel 1973 i comunisti bulgari e sovietici cercarono di ammazzarlo.
Colpevole di aver inventato l’Eurocomunismo.
A suo modo previde la caduta del muro di Berlino. Ma fu sempre comunista fino al suo midollo. Intimamente convinto delle storture e negatività del sistema capitalistico. Campione di moralità che lo portò anche ad un isolamento. Non accettava la ” baldanza ” di Bettino Craxi. L’omicidio di Aldo Moro lo privo’ del principale interlocutore per realizzare appieno l’alternanza democratica nel nostro paese.
Popolarissimo tra gli iscritti e votanti con prestigiosi apprezzamenti degli avversari politici. Persino l’avvocato Gianni Agnelli ne ebbe parole di apprezzamento in vita. Il suo stile sobrio e pacato in qualche modo ti rapisce rassicurando l’interlocutore. Ma non tutti nel pci erano schierati con lui in modo incondizionato. Pochi ricordano che l’ultima direzione prima del voto europeo venne, di fatto, messo in minoranza. Giorgio Napolitano non ci stava ad una totale rottura con il partito socialista di Bettino Craxi.
La maggioranza della direzione fu con Napolitano e non con Berlinguer. Contraddizioni? Sì, ma del resto si sa che la Storia non è una linea diretta e le contraddizioni fanno parte della nostra vita e dunque, anche della Storia con la esse maiuscola. Titolo dell’Unità a caratteri cubitali: ADDIO.
Per noi rimane Ciao Enrico. Con una sorta di irraggiungibilità per questa coerenza ed intransigenza morale. Ciao Enrico, impossibile dimenticarti.
PATRIZIO TOSETTO
Nel fine settimana si vota per l’elezione dei membri del Parlamento Europeo e, in Piemonte, per l’elezione dei membri del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta regionale.
A cura di Torino Click
Sabato 8 giugno i seggi saranno aperti il sabato dalle ore 15 alle 23, mentre domenica 9 dalle ore 7 alle ore 23. Subito dopo inizieranno le operazioni di spoglio per le elezioni europee, mentre le operazioni di scrutinio di quelle regionali inizieranno alle ore 15 di lunedì 10 giugno.
Per votare è necessario sono necessari un documento di riconoscimento personale e la tessera elettorale personale a carattere permanente.
È pertanto utile assicurarsi di essere in possesso della tessera elettorale e qualora fosse stata smarrita, risultasse deteriorata o gli spazi a disposizione per l’apposizione del timbro del seggio elettorale risultassero esauriti, occorre richiedere un duplicato o una nuova tessera. Per il rilascio del duplicato occorre esibire un documento di riconoscimento, mentre per l’emissione di una nuova tessera occorre esibire, oltre al documento d’identità, la vecchia tessera con tutti i diciotto spazi per la certificazione del voto timbrati. In caso di smarrimento l’elettore può richiedere un duplicato della tessera elettorale, previa autocertificazione, senza necessità di denuncia all’Autorità competente, mentre qualora la tessera risulti deteriorata questa va riconsegnata.
La tessera elettorale può essere richiesta fino a giovedì 6 giugno presso l’Ufficio elettorale di corso Valdocco 20, aperto con orario continuato dalle ore 8.15 alle 15 e presso le anagrafi decentrate, durante i consueti orari di apertura. Nelle giornate di venerdì 7, sabato 8 e domenica 9 giugno l’ufficio elettorale, la sede dell’anagrafe centrale e di alcune sedi decentrate saranno aperte in via straordinaria per il rilascio delle tessere e dei duplicati, con le seguenti modalità:
Ufficio Elettorale (corso Valdocco 20, piano rialzato):
Venerdì 7 giugno dalle ore 8.15 alle 18
Sabato 8 giugno dalle ore 8.15 alle 23
Domenica 9 giugno dalle ore 7 alle 23
Anagrafi decentrate Circ. 2 (via Guido Reni 96/16), Circ. 3 (corso Racconigi 94), Circ. 5 (via Stradella 192), Circ. 8 (corso Corsica 55):
Venerdì 7 giugno dalle ore 8.30 alle 13.30 e dalle ore 14.30 alle 18
Sabato 8 giugno dalle ore 8.30 alle 20.30
Domenica 9 giugno dalle ore 8.30 alle 20.30
Anagrafe centrale (via C.I.Giulio 22):
Venerdì 7 giugno dalle ore 14.30 alle 18
Sabato 8 giugno dalle ore 8.15 alle 23
Domenica 9 giugno dalle ore 7 alle 23
Solo all’anagrafe Centrale di via Giulio 22 sarà possibile ottenere anche il duplicato della carta d’identità in caso l’elettore fosse privo di documenti di riconoscimento.
Inoltre da giovedì 6 giugno e fino alle ore 23 di domenica 9 giugno, attraverso la piattaforma TorinoFacile è inoltre possibile stampare autonomamente il proprio attestato sostitutivo della tessera elettorale, valido solo per la votazione di sabato 8 e domenica 9 giugno. Il servizio è accessibile tramite SPID, CIEid, CNS. L’attestato sostitutivo di tessera elettorale è in carta libera e non può essere richiesto per gli altri componenti del nucleo familiare.
Disponibilità a ricoprire incarico di Presidente di Seggio o Scrutatore
L’Amministrazione comunale ha costituito una banca dati di coloro che, risultando iscritti nelle liste elettorali di Torino, si rendono disponibili a sostituire gli scrutatori di seggio impossibilitati a garantire la loro presenza ai seggi. Su TorinoFacile è possibile compilare online l’istanza di disponibilità fino a venerdì 7 giugno compreso. Entro la stessa data ci si può sempre candidare a ricoprire l’incarico di presidente di seggio.
Trasporto gratuito per impossibilitati a recarsi ai seggi
Sabato 8 e domenica 9 giugno la Città organizza un servizio di trasporto assistito e gratuito per accompagnare ai seggi gli elettori impossibilitati o con grave riduzione della capacità di deambulazione autonoma. Telefonando al numero 011.01128008 è possibile prenotare il servizio, con le seguenti modalità: fino a venerdì 7 giugno dalle ore 9 alle 13 e dalle ore 14 alle 17, sabato 8 e domenica 9 giugno dalle ore 9 alle 20.
Sezioni trasferite
L’inagibilità di alcuni plessi scolastici è la ragione dello spostamento di 34 sezioni elettorali. I cittadini interessati hanno ricevuto comunicazione delle nuove sezioni in cui potranno esercitare il voto, insieme al tagliando per aggiornare la propria tessera elettorale. In corrispondenza dei seggi non utilizzabili sarà affissa apposita cartellonistica che informerà dello spostamento.
Accedendo alla Sezione ToSeggio della pagina Servizio Elettorale del sito della Città di Torino e inserendo via e numero civico di residenza è possibile conoscere il numero e l’ubicazione della sezione dove poter esercitare il proprio diritto di voto.
Come si vota
Per votare sono necessari un documento di riconoscimento personale (qualsiasi documento di identificazione munito di fotografia rilasciato dalla Pubblica Amministrazione; patente di guida; ricevuta carta identità elettronica) e la tessera elettorale personale a carattere permanente. . L’identificazione dell’elettore è possibile anche nel caso di carte di identità e altri documenti rilasciati dalla pubblica amministrazione scaduti, purché siano sotto ogni altro aspetto regolari e assicurino la riconoscibilità dell’elettore. In mancanza di un idoneo documento, l’identificazione può avvenire per attestazione di uno dei componenti del seggio che conosca personalmente l’elettore.
All’elettore verranno consegnate due schede, una per le elezioni europee (di colore grigio) e una per le elezioni regionali (di colore verde).
Elezioni europee
Gli elettori saranno chiamati alle urne per eleggere 76 eurodeputati. Potranno indicare fino a un massimo di tre candidati, purché siano di sesso diverso, per la città di Torino appartenenti alla Circoscrizione 1 Nord-Ovest. Ogni cittadino deve votare nel seggio elettorale a cui è iscritto, fatta eccezione per gli studenti fuori sede che hanno fatto domanda di voto fuori dal proprio comune di residenza (possibilità introdotta dalla legge 38 del 25 marzo 2024).
In Italia ha diritto di voto alle Elezioni europee: chi ha compiuto il diciottesimo anno di età; è cittadino italiano o dell’Unione europea con residenza legale in Italia o è cittadino italiano residente all’estero; chi si è registrato come votante entro la scadenza stabilita (per i cittadini UE votanti in Italia).
Elezioni regionali
A Torino e in Piemonte si voterà anche per eleggere il Consiglio regionale e il Presidente della Giunta regionale. L’elettore disporrà di un’unica scheda con il contrassegno di ciascuna lista circoscrizionale con accanto due linee riservate all’eventuale indicazione delle preferenze. Alla destra sono riportati nome e cognome del candidato presidente collegato e il contrassegno della relativa lista regionale. Il voto può essere espresso per la sola lista circoscrizionale o per il solo candidato presidente e la sua lista regionale o per entrambi. È anche ammesso il cosiddetto voto disgiunto.
Numeri e curiosità
667.150 sono i cittadini torinesi aventi diritto al voto per le elezioni europee, di questi 350.798 sono femmine e 316.352 maschi. Per le elezioni regionali il corpo elettorale è formato da 688.711 torinesi, suddiviso fra 360.195 femmine e 328.516 maschi.
I torinesi che votano per la prima volta sono 12.491 (6014 femmine e 6477 maschi) e quelli che compiono 18 anni l’8 e il 9 giugno sono 47 (24 femmine e 23 maschi).
I centenari al 9 giugno sono 443 (363 femmine e 80 maschi).
Le sezioni elettorali in tutto il territorio cittadino sono 924 (919 sezioni ordinarie e 5 sezioni speciali per studenti fuori sede). Sono 43 i seggi speciali in cui la raccolta del voto viene effettuata presso luoghi di cura o di detenzione.
Sono in totale 137 gli istituti scolastici sede di seggio.
In totale sono 967 i Presidenti nominati (919 ordinarie + 5 sezioni studenti fuori sede + 43 seggi speciali) e 3782 gli scrutatori.
I loro compensi esentasse, previsti dalla Legge, sono:
Presidenti: 209,50 euro
Scrutatori – segretari: 163 euro
Scrutatori di seggio speciale: 103,50 euro
Presidenti di seggio speciale: 70,15 euro
Voto studenti fuori sede
In occasione delle elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia, gli studenti iscritti nelle liste elettorali del Comune di Torino, che per motivi di studio si trovino domiciliati per un periodo di almeno tre mesi in un comune di una regione diversa dal Piemonte, possono esercitare il diritto di voto fuori sede dopo aver presentato istanza di ammissione al voto.
Il numero di studenti torinesi fuori sede che hanno richiesto di esercitare il diritto di voto fuori sede è di 135. Il numero di studenti fuori sede che hanno richiesto di esercitare il diritto di voto a Torino è di 4.163.
Voto cittadini europei residenti a Torino
Anche i cittadini dell’Unione Europea residenti a Torino possono votare per il rinnovo del Parlamento Europeo. La comunità straniera con più richieste di voto è la Romania, con un totale di iscritti nella lista aggiuntiva U.E. pari a 1.893 (1286 femmine e 607 maschi)
Info e approfondimenti
Ufficio Elettorale tel. 011.01125245 – 011.01125393 – 011.01125229
Dilettanti allo sbaraglio
Il titolo, per chi abbia almeno 60 anni, porta alla memoria la mitica trasmissione “La corrida” andata in onda per molti anni dove persone che non si erano mai esibite in pubblico cercavano il loro momento di notorietà; va da sé che, comunque fosse andata, non avrebbero creato alcun problema né all’emittente, né a loro stessi né al pubblico.
La ormai imminente tornata elettorale ripropone il problema dei dilettanti allo sbaraglio ma, in questo caso, con il rischio che i danni siano irreparabili.
Non so quanti di voi abbiano avuto esperienze politiche a vario livello (dai Comuni alle Regioni, al Parlamento italiano fino al Parlamento europeo): basta assistere ad una seduta di un Consiglio comunale o di una Giunta per rendersi conto di quanto sia complessa la macchina amministrativa, quanto la burocrazia sia tentacolare, quanto siano farraginose le norme da rispettare e quanto difficile sia riuscire a mettere d’accordo tutti i componenti di un’istituzione.
Io ho cominciato a seguire la politica al liceo, all’età di 16 anni, quando vi furono le Elezioni del Parlamento europeo del 1979 e, dunque, ho accumulato una discreta esperienza, anche se la politica attiva mi vede attore solo da 5 anni, da quando cioè sono stato eletto Consigliere comunale.
Alcune norme, non lo nego, sono ancora ostiche anche per me, perché non tutti i casi si verificano periodicamente e, dunque, ho spesso bisogno di ripassare elementi di diritto amministrativo, il Testo unico degli enti locali, il Codice civile e, soprattutto, di mantenermi continuamente aggiornato ad ogni modifica della legislazione o della giurisprudenza.
Quest’anno, come ogni moda che si rispetti, vedo ovunque perfetti sconosciuti della politica candidarsi nelle liste degli oltre 3500 Comuni che rinnoveranno la loro amministrazione o, se proprio hanno un ego ipertrofico, in quelle regionali. Conosco almeno una decina di persone che hanno accettato la candidatura offerta loro da liste civiche o da partiti e, cosa che mi spaventa come cittadino, pensano di essere in grado, in caso di elezione, di poter gestire la res publica con relativa facilità (“una volta lì imparerò”, “leggerò qualche manuale”, “chiederò a qualcuno più esperto” e così via).
Ho avuto già modo, su queste pagine, di parlare della Sindrome di Dunning-Kruger, cioè di quella deformazione cognitiva per cui gli incapaci totali si sentono totalmente qualificati mentre, al contrario, chi è veramente esperto dubita spesso di sé e delle proprie capacità.
Se a questa distorsione aggiungiamo il bisogno compulsivo di ottenere soldi e fama ecco che la calata dei barbari è spiegata. Qualcuno ha spiegato ai candidati al consiglio comunale che, almeno nei comuni con meno di 5000 abitanti, non vi è stipendio ma solo un gettone di presenza di 18 euro lordi a seduta? Le sedute si tengono, di norma, ogni mese o due, ma se sei onesto lavori, e molto, soprattutto quando non sei in seduta.
Sanno la differenza tra delibera e determina? Tra Consiglio e Giunta? Tra Decreto Legge e Decreto Legislativo? E tra Parlamento e Governo? Quale potere esercita uno e quale l’altro? Con la scomparsa dell’educazione civica dalle nostre scuole, al disinteresse atavico degli italiani per la politica (quello degli anni ’70 era fanatismo) si aggiunge l’ignoranza mai colmata da letture in privata sede, stante che gli italiani leggono, grasso che cola, un libro l’anno ciascuno.
Per non fare figure da asino vestito a festa, consiglio a quanti abbiano voglia di buttarsi in politica (il termine rende bene l’idea dell’agone politico nel quale si scende con l’elezione) e a quanti siano già candidati, di ammettere con estrema umiltà la propria incapacità, la propria ignoranza e suggerisco loro di seguire, magari in rete, i tutorial di educazione civica, di politica, di diritto amministrativo e costituzionale.
Dato che non ve l’ha ordinato il medico e che, se sbagliate o violate una delle innumerevoli norme, poi sono dolori (per gli amministratori locali non esiste l’immunità) perché non provate per una volta a fare le cose con criterio, in modo serio e professionale, dedicandovi il tempo necessario sottraendolo, e giàqui sarebbe una vittoria, ai giochini sullo smartphone o aiprogrammi TV per decerebrati?
Sergio Motta
Le tappe della nuova Europa
EDITORIALE
Leggi l’articolo di Adolfo Spezzaferro direttore de “L’identità” ⤵️
Il 24 febbraio 1990, ci lasciava Sandro Pertini. Il “partigiano Presidente”, amatissimo dagli italiani. Nell’immaginario collettivo è diventata un’immagine leggendaria quella della sua esultanza allo stadio di Madrid, durante la finale del mondiale di calcio del 1982, vinta dall’Italia contro la Germania. L’intera vita di Pertini si presenta come un ritratto dai contrasti netti, marcati: un uomo di rara intelligenza e coraggio, dal carattere deciso, a volte irruento, generoso. Sandro Pertini fu il settimo Presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al 1985. Durante la prima guerra mondiale, Pertini combatté sul fronte dell’Isonzo. Nel dopoguerra aderì al Partito Socialista Italiano e si distinse per la sua energica opposizione al fascismo che lo costrinse all’esilio in Francia. Alla caduta del fascismo, nel 1943 Pertini divenne una delle personalità di spicco della Resistenza italiana. Nell’Italia repubblicana fu eletto deputato all’Assemblea Costituente per i socialisti. Fu parlamentare dal 1953 al 1976 e per otto anni Presidente della Camera dei deputati. Al di là della sinteticità di questa nota biografica emerge prepotentemente l’impronta umana, l’incredibile empatia che gli valse una notevole popolarità. In un’intervista, precisando il suo pensiero sui valori fondamentali che ne segnarono l’intera vita, disse: “Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare. […] Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io”. In poche frasi, pronunciate con determinazione e chiarezza, sintetizzò il suo “spirito garibaldino”. Ma è un episodio lontano della vita di Sandro Pertini che vale la pena rievocare. I fatti accaddero durante l’Undicesima battaglia dell’Isonzo, combattuta tra il 17 e il 31 agosto del 1917. Sandro Pertini, all’epoca, era uno studente che non aveva ancora compiuto vent’anni, simpatizzante socialista e convinto neutralista, quando venne chiamato alle armi a metà del 1916. Destinato in un primo momento al 25° Rgt Artiglieria, 1^ Compagnia automobilisti, di stanza presso il Comando della I° Armata in Trentino, partecipò controvoglia, a causa delle sue idee , al corso accelerato per allievi ufficiali dal quale uscì con il grado di aspirante. Durante quella che per gli italiani rappresentò la terza estate del conflitto, il sottotenente dei mitraglieri Fiat Pertini raggiunse il 227° Rgt Fanteria sul fronte isontino. Il capo di Stato maggiore italiano, il piemontese Luigi Cadorna, originario di Pallanza sul lago Maggiore, aveva concentrato tre quarti delle sue truppe sull’Isonzo dove venne sferrato l’attacco su un fronte che da Tolmino (oggi comune sloveno) si estendeva fino alle coste dell’Adriatico.
Il combattimento fu aspro e sanguinoso sull’altipiano della Bainsizza dove si lottò strenuamente per conquistare il Monte Santo. Fu un’esperienza che il futuro Presidente della Repubblica non potè mai dimenticare. La ricordava così: “Ho vissuto la vita orrenda della trincea fra il fango, fra i pidocchi. Sparavamo agli austriaci, che erano giovani soldati, giovani ufficiali come noi”. Temendo sommosse o diserzioni i comandi italiani osteggiavano gli ideali socialisti, reprimendoli con durezza e ferocia. Lo stesso Pertini, simpatizzante del partito fondato da Turati e frequentatore dei circoli operai genovesi, era segnalato e guardato a vista. Durante i durissimi scontri di quel terribile agosto sulla dorsale dei monti Descla- Jelenik il sottotenente Pertini si distinse per una serie di atti di eroismo e venne proposto per la medaglia d’argento al valore militare per aver guidato, in quella battaglia, un assalto contro i nemici, espugnando con pochi uomini delle postazioni austro-ungariche difese da nidi di mitragliatrici, con questa motivazione:”Durante tre giorni di violentissime azioni offensive, senza concedersi sosta alcuna, animato da elevatissimo senso del dovere, con superlativa audacia e sprezzo del pericolo, avanzava primo fra tutti verso le munitissime difese nemiche, vi trascinava i pochi suoi uomini e debellava una dietro l’altra le mitragliatrici avversarie numerosissime e protette in caverne. Contribuiva così efficacemente alla conquista di ben difesa posizione nemica catturando numerosi prigionieri e bottino importante. Bellissima figura di eroismo ed audacia. Descla- M. Cavallo- Jelenik, 21, 22, 23 agosto 1917”. Ma la medaglia non gli fu mai consegnata. Forse dell’incartamento si persero le tracce durante la rovinosa ritirata di Caporetto o, più probabilmente, come scrisse lo stesso Pertini, non venne assegnata per motivi politici (“Sono stato proposto per la medaglia d’argento. Non me la diedero perché mi ero opposto all’intervento”). Il tenente Pertini, onorificenza a parte, non per scelta, ma per dovere combatté in prima linea, sul medio Isonzo e poi sul fronte del Pasubio, per tutto il resto della guerra. Ne scrisse, in seguito: “Ricordo quei massacri. Per prendere una collina, mandavano all’assalto i battaglioni inquadrati, ufficiali in testa con la sciabola sguainata. La sciabola brillava alla luce del sole e quegli ufficiali diventavano sagome per un tragico tiro al bersaglio. Ma in luogo di adottare una più intelligente tattica di assalto, fu deciso di brunire le sciabole”. A guerra finita, congedato con il grado di capitano, Pertini riprese gli studi, si laureò in Giurisprudenza e nel 1919 si tesserò al Partito Socialista. Qualche anno più tardi, nella seconda metà degli anni ’20, il distretto militare di Savona riuscì a ricostruire l’intera vicenda, ma il regime occultò la pratica di quell’impenitente sovversivo ben noto alle autorità per la sua irriducibile attività antifascista . Quell’incartamento “dimenticato” fece la sua ricomparsa dopo quasi settant’anni passati nei polverosi archivi del distretto militare, al tempo in cui l’ex eroe del monte Jelenik ricopriva la massima carica della Repubblica. Fu lo stesso Pertini a raccontare il fatto ai giornalisti con la consueta schiettezza: “Un giorno venne a trovarmi al Quirinale il capo di Stato maggiore della Difesa, Torrisi. Presidente, mi disse, sa cosa abbiamo trovato in una vecchia cassa di documenti? Una proposta del 1917 per darle la medaglia d’ argento. Io sapevo della proposta, ma non immaginavo che un giorno l’avrebbero ritrovata. Beh, quella notizia che mi portò Torrisi mi fece un grande piacere; che volete, ai miei vent’ anni ci tengo“. Ma il saldo di quell’antico debito d’onore nei confronti di Pertini dovette attendere lo scadere del suo mandato presidenziale poiché fu proprio lui a rifiutarsi di firmare il decreto finché fosse rimasto al Quirinale. Così, per sua stessa richiesta, la medaglia gli venne consegnata solo nel 1985, con un decreto firmato dal neopresidente Cossiga. Per la cronaca, quel decreto attribuì al decorato, secondo i dettami di legge, anche la considerevole somma di lire italiane duecentocinquanta mila. Anche da questo episodio emergono il profilo e lo spessore umano del “Presidente più amato dagli italiani”. Come dar torto a Indro Montanelli quando scrisse sul Corriere della Sera del 27 ottobre 1963 “non è necessario essere socialisti per amare e stimare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità”.
Marco Travaglini
+Europa consegna cannabis light a Cirio
Questa sera il portavoce di +Europa Torino Andrea Turi ha consegnato ad Alberto Cirio una bustina di cannabis light a Chieri (TO). Turi commenta in una nota: “Alberto Cirio ha ricevuto una bustina di cannabis light che il governo vuole criminalizzare. Si tratta di un indotto di 10.000 imprese che fattura 150 milioni di euro. Alberto Cirio da imprenditore dell’agro-industriale dovrebbe sapere quanto questa demonizzazione fa male all’economia”.
In piazza Carignano comizio di Costanzo (Libertà)
Alberto Costanzo candidato Presidente per la lista LIberta’ alle elezioni regionali del Piemonte ha incontrato gli elettori in piazza Carignano a Torino. Tra le proposte di Costanzo una moneta locale regionale che porti effetti positivi all’economia.