POLITICA- Pagina 562

Quali scenari dopo il voto

LA VERSIONE DI GIUSI  di Giusi La Ganga

Quando le cose sono complicate e l’emotività è grande, il dovere di un politico è quello di usare il cervello, di capire le ragioni degli avversari, di entrare in sintonia con gli elettori prospettando una via d’uscita, e di saper guardare un po’ più avanti dell’immediato. Questa premessa è indispensabile se vogliamo provare a capire cosa può avvenire in Italia nei prossimi mesi e quali rischi corrono le forze democratiche. Non mi soffermo sulle cause della vittoria di populisti e sovranisti (sono denominazioni discutibili, ma serve ad intenderci). Esse comunque vengono da lontano, dall’incapacità dei democratici di governare la globalizzazione e gli squilibri che ha generato. Solo una nuova capacità di analisi ed un nuovo progetto di società potrà riaprire la sfida con le forze antisistemiche. (Anche qui la definizione è sommaria, ma ci fa capire). In Italia, per la sua fragilità e per i gravi errori politici del PD, i fenomeni presenti in tutto l’Occidente si sono manifestati in modo straordinariamente impetuoso. Ed oggi non sappiamo come affrontarli. E veniamo al presente. Ieri la Direzione del PD ha deciso (giustamente) che la sconfitta subita comporta il passaggio all’opposizione parlamentare, per ritrovare una nuova capacità di analisi politico-sociale e per costruire un nuovo progetto.

Alcuni hanno argomentato stizziti: “Avete votato così; adesso arrangiatevi”. Stupidissima posizione. Bisogna esser più umili. “Stiamo all’opposizione perché vogliamo riordinare le idee e correggere gli errori”. Questo bisognerebbe dire. Non lo pretenderei da Renzi, che è costituzionalmente incapace di umiltà, ma dagli altri dirigenti sì. Ma veniamo al presente. Un governo all’Italia va pur dato. E questo in teoria compete a chi ha vinto le elezioni.   Il guaio è che non le ha vinte nessuno, nel senso che nessuno ha una maggioranza parlamentare. Qualche cervello fine del PD invita Lega e Cinque Stelle a far il governo insieme. Il che non avverrà mai. Per la semplice ragione che queste due forze si considerano ormai leader dei rispettivi schieramenti, e pensano di poter ancora ampliare la vittoria. Quel che si delinea all’orizzonte è un’intesa istituzionale (la presidenza di Camera e Senato) e magari la disponibilità di un governo breve (vi risparmio l’eventuale denominazione) ispirato dal Presidente della Repubblica, per varare una nuova legge elettorale e tornare al voto rapidamente.

Bene: un PD dotato di un minimo di raziocinio dovrebbe fare carte false per evitare un simile esito. Lega e Cinque Stelle possono accordarsi su una legge elettorale fortemente bipolare che stritola le forze perdenti il 4 marzo. Un voto accelerato non potrebbe che accentuare le tendenze in atto, rafforzando la Lega nel centrodestra e i Cinque Stelle a sinistra. (Dicono di non essere né di destra né di sinistra, ma di fatto svuotano, come in Grecia e in Spagna, il partito riformista di governo). E se si mettesse in atto una dinamica di questo genere rischierebbe di essere irreversibile. Agevolata da chi si illude in una rapida rivincita del PD. Aver votato con la fiducia la legge elettorale nella scorsa legislatura ha creato un precedente che ora si ritorce contro le eventuali vittime di un nuovo bipolarismo forzato. Insomma un bel pasticcio, in cui vengono al pettine tutti i nodi di un riformismo generoso ma improvvido, dimentico che il riformismo senza popolo sconfina nel velleitarismo. Su queste basi non è facile trovare una strada; ma per trovarla bisogna intanto sapere cosa cercare. Trovare il modo di dare un po’ di respiro alla legislatura mi sembra un passaggio necessario per tentare di ricostruire un’alleanza di centrosinistra, che si possa preparare ad una difficile riscossa. Reiterare rapidamente il voto non farebbe che inchiodare lo status quo, probabilmente peggiorandolo.

UN ORDINE DEL GIORNO PER SALVAGUARDARE L’OCCUPAZIONE DI ITALIAONLINE

CAPUTO (PD): “FONDAMENTALE GARANTIRE AI LAVORATORI IL MASSIMO IMPEGNO ISTITUZIONALE”

“A seguito dell’annuncio, nei giorni scorsi, da parte di Italiaonline della chiusura della sede di Torino che comporterà 248 esuberi e 241 trasferimenti alla sede aziendale di Assago, ho depositato un ordine del giorno, che auspico verrà approvato nella seduta del Consiglio regionale del 13 marzo, finalizzato ad impegnare la Giunta regionale ad attivarsi con urgenza affinchè venga aperto un Tavolo regionale di confronto con tutti i soggetti coinvolti in modo tale da salvaguardare, il più possibile gli attuali livelli occupazionali” ha spiegato la Consigliera regionale del Partito Democratico Valentina Caputo.

“Credo che sia fondamentale – ha proseguito la Consigliera Caputo – garantire ai lavoratori della sede di IOL di Torino il massimo impegno istituzionale e occorre ribadire la ferma contrarietà ad un’ipotesi di ristrutturazione che preveda una riduzione di personale. L’età media dei lavoratori di Italiaonline, infatti, è di 47 anni e, pertanto, al dramma del licenziamento, si aggiungerebbero le difficoltà connesse ad un ricollocamento non semplice nel mondo del lavoro”.

“E’ necessario – ha concluso la Consigliera Caputo – intervenire per evitare che questa grave situazione metta, ulteriormente, a dura prova il tessuto economico del nostro territorio, estendendosi anche alle aziende che, direttamente o indirettamente, sono collegate a IOL, fatto che coinvolgerebbe circa 1.000 lavoratori in Piemonte. Per meglio approfondire e chiarire la vicenda ho presentato anche una richiesta di audizione in Commissione dei sindacati e dei vertici aziendali e spero che il Tavolo convocato il 20 marzo prossimo, a Roma, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, al quale parteciperanno anche il Presidente Chiamparino e l’Assessora Pentenero, possa fornire risposte e soluzioni”.

Il re è nudo

Il bambino urla: il re é nudo. Pochi istanti dopo il popolo rumoreggia e si mette a ridere. Così  anche il re capisce di essere solo ridicolo. Chissà perché questi nostri novelli re si schiantano prima e poi danno ragione a chi li avvertiva che si sarebbero schiantati? Chissà perché non ascoltano? Intelligenza o pressapochismo? Calcolo politico ed opportunismo o incapacità? Così a destra abbiamo tentato di dire che il Berlusca aveva fatto il suo tempo. Ma siamo stati bollati come invidiosi per i suoi successi nella vita. Abbiamo tentato di sostenere che Matteo Renzi era inadeguato e ci hanno accusato d’essere disertori. Abbiamo cercato di dire ad Articolo uno che era un po’ tardiva l’uscita dal pd e un errore mettersi con i novelli gruppettari e ci hanno accusati di essere qualunquisti.  O ai rifondaroli che il loro partito non ha più senso e ti apostrofano che tanto tu non sei più compagno e i tuoi genitori si ribaltano nella tomba. Se poi ai pentastellati si dice : chi semina vento raccoglie tempesta ti mortificano. Tanto tu sei del Pd. Ed il bambino della favola é diventato ragazzo, convinto sempre che il Re abbia sfilato nudo. Il popolo è spaesato e qualche re pensa di sfangarla. Ora però il paese vuole un governo.  Vi ha votati per governare non per ciondolare stancamente nei corridoi. E si affaccia timidamente la parola accordo, e prima della parola accordo trattativa. Sembra comunque che non sia possibile. Più dell’ ottanta percento del Pd pare sia totalmente indisponibile. Fa un certo effetto sentire Jacopo Fo dire che  il Pd in nome degli interessi del Paese deve sostenere un governo pentastellato. Deve, dopo tutti gli insulti? Ma non potevano immaginare quello che sarebbe successo? Sapevano della possibilità ma non gli conveniva preventivarlo. E la Meloni? Esprime il massimo. Prima chiama a raccolta i suoi e li fa giurare: nessun inciucio. Ora parleremo con i singoli deputati. Più di cinquanta dovrebbero cambiare casacca. Diciamolo così: 25 del pd e 25 pentastellati. Per loro non vale il tradimento degli elettori. Coerenza docet. Tutto difficile se non impossibile. Tutta colpa di questa allucinante legge. Sì, sicuramente allucinante, che ha complicato e non determinato un quadro politico in realtà troppo frammentato. Siamo nelle mani del presidente Mattarella. Sembra non essere il re nudo. Anche qui parliamoci chiaro, almeno per una volta la personalità scelta per tentare di ricomporre la situazione dovrà essere al di sopra della mischia. E i vari aspiranti premier facciano un passo in dietro. Ovviamente per il bene del paese. Se Mattarella non  riuscirà nel miracolo, se tutta la classe politica non contribuirà si torni a votare. Non è un dramma. Ma l’instabilità prolungata può trasformarsi in una tragedia.
Patrizio Tosetto

BORGARETTO, SGOMBERO DEL CAMPO ROM. CASOLATI, LEGA: “MEGLIO TARDI CHE MAI”

Lo sgombero e l’abbattimento del campo rom di Borgaretto, frazione di Beinasco, è certamente un segnale positivo per tutti i cittadini che nel corso degli anni sono stati costretti a subire vessazioni con perpetuati timori per la propria incolumità e per quella delle famiglieIl provvedimento preso da un’amministrazione di centro sinistra è il sintomo che non è più possibile lasciare inascoltate le proteste di chi è obbligato a convivere ogni giorno con la totale mancanza di sicurezza e con gravissimi pericoli per la salute derivanti dai fumi sprigionati dai roghi tossici. Pericoli che continuano a correre i torinesi, in particolare coloro che vivono o lavorano nelle adiacenze del campo rom di via Germagnano, intrappolati in una situazione di perenne degrado e insicurezza. Il mal governo dell’amministrazione Cinque Stelle e l’indifferenza del Sindaco Appendino non possono più essere tollerati dai cittadini, veri e propri ostaggi dell’incapacità del Movimento Cinque Stelle. Non ci si può nascondere dietro misure “alternative” per arginare il problema e non dare soluzioni efficaci e concrete. Fatti, non parole è quello che hanno chiesto in tanti e la fiducia che hanno riposto nella Lega e nel suo programma di governo attraverso il risultato elettorale ne è la prova. I campi rom vanno chiusi. Cosa aspetta ancora il Sindaco Appendino? 

 

Marzia Casolati

Italiaonline. Accossato, Grimaldi, Ottria (LeU): Distribuiscono milioni di stock option e usano i lavoratori come legna da ardere

DAL CONSIGLIO REGIONALE

“È il momento di pensare a sanzioni”

 

Nel corso di un incontro con i sindacati, i dirigenti di Italiaonline, nata dalla funzione di Seat-Pagine Gialle con la vecchia Italiaonline, hanno annunciato 400 esuberi di cui 248 nella sede di Torino, che chiuderà. Altri 240 dipendenti circa verranno trasferiti a Milano e sono previsti ulteriori 150 esuberi nelle sedi italiane. Stiamo parlando di lavoratori e lavoratrici la cui età media è di 45 anni, difficilmente ricollocabili, già in cassa integrazione da tempo.“È, nei fatti, una delocalizzazione interna: si mantiene la sede lombarda, si chiude l’attività a Torino e si azzera il costo del lavoro per vendere” – dichiarano i consiglieri regionali di Liberi e Uguali, Silvana Accossato, Marco Grimaldi e Walter Ottria. – “L’azienda ‘quotata in borsa’ continua a fare utili. I vertici della società della famiglia Sawiris rifiutano di trattare coi sindacati e temporeggiano nel mostrare alle istituzioni un piano industriale. Per l’ennesima volta siamo di fronte a un’impresa che mostra arroganza e totale mancanza di responsabilità e assunzione del rischio. Distribuisce milioni di stock option e usa i lavoratori come legna da ardere. È il momento di pensare a delle sanzioni”.

A sinistra come tra gli assediati di Fort Alamo

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
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Anche nella nostra città e nella nostra provincia tutto secondo copione, con il dato politico che i pentastellati non sfondano come al sud. Ma anche a Torino gli sconfitti sono il Berlusca e Renzi con una sinistra sbrindellata che raccoglie le briciole, mentre la Lega  Nord  esultante supera Forza Italia. Dovrei dire solo Lega, come dovrei dire Salvini batte senza se e senza ma il Berlusca.Con un aspetto, secondo me non sufficientemente sottolineato: il popolo si è espresso votando. Insomma gli indecisi non sono rimasti a casa e votando non hanno premiato i partiti di governo. Rubo un concetto del mio carissimo amico Giusi La Ganga: ma cosa deve succedere perché i dirigenti di questo pd si dimettano? Lapalissiano che il Fiorentino non può aver fatto tutto da solo. Ma non tutto è perduto. Resiste un’ enclave del Pd. Si sentono un po’ come gli assediati di forte Alamo. Soprattutto la riconfermata Anna Rossomando e il professore Andrea Giorgis, protagonista di un personale recupero nel suo collegio uninominale alla Camera. Loro impegnati in una duplice e difficilissima battaglia. Convincere gli elettori a votare un partito con un segretario che non ha la loro fiducia. Con gli epigoni di Grasso che mi sa che non fanno un seggio e mister 3 % Giorgio Airaudo che dovrà tornare a fare il sindacalista. E Mauro Laus e Lepri in Parlamento per il miracolo . In città non tutto è perduto. Il pd batte i pentastellati, complice la totale ignavia della Sindachessa che forse era più adatta nel prendere uno stipendio dalla azienda di famiglia per continuare a fare la consigliera in comune. Perde per una manciata di voti Paola Bragantini e Barriera di Milano è saldamente in mano alle destre, la prima volta da quando si vota. Ma il disastro avanza per la sinistra con Potere al Popolo che racimola uno striminzito 1 per cento. Ovviamente dicendo: voi avete torto e noi abbiamo vinto e da noi riparte la sinistra. Stupidaggini.Il fallimento si registra in modo totale in provincia. Fallimento ovviamente solo ed esclusivamente per la sinistra. Zona ovest. Nessun rappresentante del centrosinistra. Stefano Esposito ha già dichiarato che tornerà a lavorare in Prefettura. Ed anche Umberto D’Ottavio ha il suo posto di tecnico all’ Asl. Anche lì vigono leghisti e compagni. Claudia Porchietto sarà senatrice. Ed una leghista pro tav batte la  in Val di Susa la pentastellata no Tav. Anche gli antagonisti arretrano. E nel Canavese sbaraglia tutti Alessandro Benvenuto. Quasi un elettore su due lo vota.
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Proprio così, per il centrosinistra un terremoto riconfermato nel resto del Piemonte dove il centrodestra vince ovunque. Forse il centrosinistra avrà qualche rappresentante con i resti di questa allucinate legge. Le prove generali per le amministrative si sono aperte. Il Chiampa ammonisce e suggerisce di non dare per morta la sua coalizione in Piemonte. Magari ci pensa lui nel fermare gli Unni leghisti. Anche se per il vero il suo appoggio alla Bonino non è stato sufficiente per raggiungere il quorum. Altro dato. Intorno al Pd le liste non hanno raggiunto il raggiungibile. La “patata bollente” passa in mano al Presidente della Repubblica, che ora ha una posizione non invidiabile. Non considerare Di Maio appare impossibile.  Ma anche considerare gli altri partiti che dicono mai con Di Maio. E tanto Fratoianni e Grasso si danno al loro sport preferito. Quello di non contare. I seggi alla Camera e Senato sono stati assegnati e al centrodestra mancherebbero 50 voti per fare il governo. Potranno puntare sui 20 pentastellati che non sono più pentastellati, eletti nelle liste pentastellate? Forse. Ma ne mancano sempre 30 e vedo un po’ difficile un appoggio esterno del Pd. Come vedo difficile un appoggio esterno del Pd ai pentastellati che espellendo 20 elementi  dal loro movimento ne hanno 20 in meno nel loro gruppo. Misteri di questa nostra strana democrazia. Insomma, la fase due è cominciata con una diffusa non vittoria di Bersaniana memoria. Chi il vero vincitore? Vedremo.

A Torino la Lega supera FI, tiene il Pd, in calo M5S. In Piemonte vince il centrodestra

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AGGIORNAMENTO 

5 marzo Tra i primi parlamentari eletti con certezza Andrea Giorgis per il Pd nel collegio di Torino Centro che batte Marco Francia del Centrodestra. Roberto Rosso di FI (omonimo del candidato sindaco berlusconiano del 2001) vince a Barriera di Milano. La leghista Ferrero vince su Stefano Esposito del Pd a Collegno. Il dem Stefano Lepri la spunta a Mirafiori contro Greco Lucchina di Noi per l’Italia. Per Forza Italia vincono Daniela Ruffino a Pinerolo e Claudia Porchietto a Moncalieri. Il Centrodestra nel collegio delle Vallette porta a Montecitorio Augusta Montaruli che vince per 200 voti appena sull’uscente deputata del Pd Bragantini.  Il Pd in città tiene con il 27 per cento e resta il primo partito, cala di alcuni punti il Movimento 5 Stelle, in controtendenza sull’affermazione nazionale e la Lega ottiene circa il 20 per cento, superando FI. Il partito di Di Maio  strappa ai dem lo storico collegio di Collegno. Quasi tutti i collegi delle province piemontesi vanno al centrodestra. Affluenza a Torino del 73 per cento, in tutta la Regione del 75. I nominativi di tutti gli eletti nei prossimi aggiornamenti.

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4 marzo – Alle 19 è andato alle urne il 58,22% degli elettori torinesi per la Camera mentre nel 2016 alle Comunali, quando si votò in un solo giorno, alla stessa ora la percentuale era del  41,32%. Alle elezioni  politiche 2013 (voto in 2 giorni) il dato era 49,9%. Nel resto della regione si regista un dato di affluenza ancora più elevato.

 

4 marzo – Oggi alle 12 a Torino aveva votato il 16,85 per cento degli elettori  rispetto al 15,09 del 2013, in occasione delle ultime elezioni per il Parlamento. Dato in aumento  anche messo a  confronto con le Comunali del 2016, con il 14,06  di votanti a mezzogiorno. Segnalate code in alcuni  seggi in città e nella cintura. La sindaca Chiara Appendino ha votato nel seggio di via Vidua. Gli elettori potranno recarsi alle urne fino alle 23. Tra i torinesi iscritti alle liste elettorali anche 286  centenari: 230 donne e 56 uomini. Sono 25 i diciottenni nati il 4 marzo del 2000 che potranno così votare per la prima volta. Sono 13 ragazze e 12 ragazzi. Da questa tornata c’è anche la novità del  tagliando antifrode rimovibile e dotato di codice alfanumerico. Dopo il voto l’elettore consegnerà la scheda al componente del seggio dove verrà verificato il codice  annotato, verrà rimosso il tagliando e messa la scheda nell’urna.

 

DOMENICA ELETTORALE: PIU’ DI 30 GARANTI IN CARCERE PER MONITORARE IL DIRITTO DI VOTO

Domenica 4 marzo, giornata di elezioni politiche generali, il Coordinamento nazionale dei Garanti regionali e territoriali delle persone detenute ha proposto ed organizzato la presenza il più possibile capillare negli istituti di pena per monitorare le operazioni di voto e fare il punto sulla riforma dell’ordinamento penitenziario.

 

Nella mattinata di domenica i Garanti comunali, metropolitani, provinciali o regionali entreranno in circa 30 dei 190 istituti penitenziari attivi nel nostro Paese per verificare direttamente la concreta possibilità del diritto di partecipazione di elettorato passivo al voto, nei seggi speciali allestiti per norma in ciascun carcere.

Nelle settimane scorse i Garanti hanno sollecitato le Direzioni e gli Uffici elettorali comunali ad attivare la complicata e complessa procedura che permette al cittadino recluso che non abbia temporaneamente perso il diritto di voto a causa della condanna inflitta, di poter regolarmente esprimere o meno la propria responsabilità di elettore.

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Hanno aderito:

Franco Corleone, (Regione Toscana – Coordinatore nazionale); Bruno Mellano (Regione Piemonte) Stefano Anastasia (Regione Lazio e Regione Umbria); Samuele Ciambriello (Regione Campania); Enrico Formento Dojot (Regione Valle d’Aosta); Carlo Lio (Regione Lombardia); Mirella Gallinaro (Garante Regione Veneto); Piero Rossi (Regione Puglia); Agostino Siviglia (Città metropolitana di Reggio Calabria); Stefania Carnevale (Città di Ferrara); Ilaria Pruccoli (Città di Rimini); Alessandra Naldi (Città di Milano); Monica Cristina Gallo (Città di Torino), Luisa Ravagnani (Città di Brescia); Gabriella Stramaccioni (Città di Roma); Elisabetta Burla (Città di Trieste); Alberto Di Martino (Città di Pisa); Margherita Forestan (Città di Verona); Giovanni De Peppo (Città di Livorno) Sonia Caronni (Città di Biella); don Dino Campiotti (Città di Novara); Roswitha Flaibani (Città di Vercelli); Alessandro Prandi (Città di Alba – Cn); Armando Michelizza (Città di Ivrea – To); Bruna Chiotti (Città di Saluzzo – Cn); Paolo Mocci (Città di Oristano); Antonia Menghini (Città di Trento); Franca Berti (Città di Bolzano); Sergio Steffenoni (Città di Venezia); Nunzio Marotti (Città di Porto Azzurro – Li).

I Garanti, a seguito delle attività di monitoraggio effettuato nelle settimane scorse e nella giornata del voto, riferiranno agli organi di stampa le valutazioni emerse e le eventuali violazioni riscontrate nella tutela del diritto all’elettorato dei cittadini ristretti.

I Garanti all’uscita dal carcere porranno l’attenzione sul difficile percorso dell’approvazione della riforma dell’Ordinamento Penitenziario che ha provocato grande delusione nella comunità penitenziaria.

I Garanti Regionali e Territoriali ribadiranno con forza la richiesta che il Governo emani entro il 23 marzo l’unico decreto delegato (legge 103 del 22 giugno 2017) già esaminato dalle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, dalla Conferenza Unificata delle Regioni e dal Consiglio superiore della Magistratura.

Chiederanno anche al Parlamento di avviare immediatamente l’esame degli altri tre schemi di decreti approvati dal Consiglio dei Ministri il 22 febbraio scorso, sul lavoro penitenziario, sull’Ordinamento minorile e sulla giustizia ripartiva.

Istruzioni per l’uso a chi vuole andare a votare

Se non volete che il vostro voto sia annullato la croce è meglio farla solo sul partito. E mi raccomando, non scrivete preferenze. In questo caso l’annullamento é certo. Una delle bellezze della democrazia é la semplicità, la chiarezza . Ma questa legge elettorale non è semplice né chiara. Lo stanno testimoniando i vari comitati elettorali delle prefetture, molto preoccupate per la quantità di probabili schede nulle. Lasciamo stare i conteggi per determinare le varie attribuzioni. Esempio. La coalizione deve superare il 5 %. Se il singolo partito non supera il 3 non ha eletti. Ma se supera  l’1 i voti sono regalati al partito di maggioranza relativa della singola coalizione. A meno che non si riesca a raggiungere la soglia dell’1, e in questo caso i voti si “buttano via”. Ecco un regalo dell’ accordo tra il Berlusca e  Renzi che ora dice che questa legge non gli piace e che non si candida a presidente del Consiglio ancorché é segretari del Pd. Menti “perverse ” hanno concepito tutto ciò per controllare  candidati ed eletti in primis. Nel 1975 sono diventato maggiorenne e nominato scrutatore. Il presidente di seggio prima dello spoglio ci ha informato: si deve interpretare la volontà dell’elettore. Cosi bastava dare una preferenza al candidato per votare la lista. Dopo, con il ballottaggio per il sindaco,  é stato previsto il voto disgiunto. Poter scegliere tra lista e sindaco.
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Ora non é dato. E abbiamo assistito a mistificazioni. Salvini che sostiene : io premier? Me la gioco col Berlusca. Berlusca dice: sarà Tajani.  E la Meloni : ci sono anche io.  Renzi farà un passo indietro a favore di Gentiloni. Con il massimo raggiunto da Di Maio che ha già scelto i ministri imbarazzando il Presidente della Repubblica che ricorda di essere lui a proporre dopo aver consultato i partiti. Questa é la Costituzione, e la Costituzione é la base della democrazia. Basterebbe aver un po’ studiato. Comunque – e la parola comunque ha un suo preciso significato – caro cittadino, il voto è uno dei tuoi diritti-doveri .Attualmente siamo una democrazia zoppicante con una legge altrettanto claudicante e confusa. Ma vale sempre la pena uscire di casa per andare a votare, con la convinzione che ” le cose” dovranno cambiare per i cittadini e  per i partiti o presunti tali, oltre che per questa immatura democrazia che è l’ unica attualmente disponibile Qualcuno tanti anni fa diceva: ogni nazione si merita i governanti che ha.
Patrizio Tosetto

A TORINO 14 CANDIDATI ADERISCONO ALLA CAMPAGNA DI RIPARTE IL FUTURO

TRA I LEADER NAZIONALI DI MAIO, GRASSO, MELONI OTTENGONO IL BRACCIALETTO BIANCO SIMBOLO DELL’INIZIATIVA. OLTRE 45.000 CITTADINI FIRMANO LA PETIZIONE PER CHIEDERE AL FUTURO PARLAMENTO UNA LEGGE SULLA TRASPARENZA DELLE CANDIDATURE

 Riceviamo e pubblichiamo

Torino, 2 marzo 2018 – Sono 375 i candidati che hanno aderito fino ad ora alla campagna di Riparte il futuro #CandidatiTrasparenti. Nei collegi di Torino e provincia sono stati 14, in tutto il Piemonte 31 ponendo così la regione in una posizione tra le più alte in Italia per numero di aderenti alla campagna. Tra gli aderenti a livello nazionale, i leader Luigi Di Maio (M5S), Pietro Grasso (LeU), Giorgia Meloni (FdI) ma anche – per citarne alcuni- Laura Boldrini (LeU), Vito Crimi (M5S), Deborah Serracchiani (PD), Riccardo Illy (PD), Marianna Madia (PD), Roberto Giachetti (PD), Giuseppe Civati (LeU), Miguel Gotor (LeU), Laura Castelli (M5S).

Sulla piattaforma, i/le candidati/e appartenenti a tutte le forze politiche stanno fornendo (e potranno farlo fino a questa sera, venerdì 2 marzo) dati e informazioni che Riparte il futuro ritiene indici fondamentali di trasparenza per chi si candida a rappresentare i cittadini in Parlamento. In particolare viene chiesto a ogni candidato/a di rendere pubblici:

  • curriculum vitae
  • status giudiziario
  • autodichiarazione su potenziali conflitti di interessi
  • situazione patrimoniale e reddituale
  • dichiarazione sulle fonti di finanziamento della campagna elettorale

Inoltre – affinché l’adesione alla campagna “Candidati Trasparenti” venga perfezionata – il/la candidato/a è invitato/a a sottoscrivere l’impegno a sostenere in Parlamento, qualora venga eletto/a, entro 100 giorni dalla formazione del governo, una legge sulla trasparenza delle candidature. Gli elettori possono consultare sul portale le schede dei candidati di tutte le liste del proprio collegio. Sono queste informazioni preziose che permettono di votare consapevolmente. Gli elettori possono dunque leggere le informazioni rese dagli aderenti e chiedere ai non aderenti di unirsi all’iniziativa mediante gli strumenti di contatto presenti sullo stesso portale. Sono stati più di 43.000 i cittadini che hanno sottoscritto la petizione di Riparte il futuro a sostegno dell’iniziativa.

“Un buon risultato ma inferiore a quello del 2013 quando gli aderenti con il braccialetto bianco – simbolo della campagna anche nel 2018 – furono 878 – spiega Federico Anghelé, responsabile relazioni istituzionali di Riparte il futuro. Come ha rilevato Raffaele Cantone, la lotta alla corruzione non è stata certo un argomento caldo in questa campagna elettorale. Anzi, sembra proprio che sia uscita dai radar dei programmi e del dibattito di questi giorni, come se non rappresentasse una vera e propria emergenza e non fosse una delle principali preoccupazioni dei cittadini che si apprestano a votare. La pubblicazione, qualche giorno fa, del nuovo Indice di percezione della corruzione di Transparency International, ha mostrato segnali di miglioramento per l’Italia, indicando però che la strada da percorrere è ancora molto lunga prima di raggiungere valori simili a quelli dei nostri competitor europei. Anche per questo non è il momento di tirare i remi in barca credendo che il più sia stato fatto. Ringraziamo tutti quei candidati che hanno scelto di aderire alla campagna, dando prova di considerare la trasparenza una priorità, proprio perché grazie alla trasparenza è possibile prevenire corruzione e illegalità. Non saremo noi a giudicare i loro cv, le competenze, e quanto hanno dichiarato in materia di potenziali conflitti di interessi e di status giudiziario: Riparte il futuro è del tutto neutrale e vuol solo mettere nelle mani dei cittadini uno strumento di trasparenza per conoscere meglio chi si candida. Conoscere per deliberare insegnava Luigi Einaudi. Noi cerchiamo di applicare questo insegnamento del grande statista per porre al centro il cittadino decisore con il suo voto”, conclude Anghelé.

DATI REGIONALI

Per quanto riguarda le regioni, la Lombardia totalizza il maggior numero di candidati trasparenti, ma è pur sempre quella con il maggior numero di aspiranti parlamentari. Al sud si distingue la Campania, che ha avuto un gran numero di adesioni soprattutto negli ultimi giorni di campagna.

La parte del leone la fa ancora l’Italia settentrionale, che ha un numero di adesioni molto superiore alla somma di centro e meridione.