POLITICA- Pagina 514

Taglio fondi regionali? Appendino dice no

Dall’ufficio stampa di Palazzo Civico

MINACCIA TAGLIO AL COMUNE: LA SINDACA DIFFIDA GLI ASSESSORI REGIONALI A RETTIFICARE DICHIARAZIONI

“E’ un goffo tentativo di pressione politica non rispettoso delle istituzioni che rappresentiamo e soprattutto delle legittime autonomie degli organi eletti. Le minoranze hanno perso un’occasione per ribadire l’autonomia dell’ente locale che rappresentiamo. Qui siamo in presenza di una minaccia, non alla sindaca o alla maggioranza 5 Stelle, ma dell’autonomia degli enti che rappresentiamo. E’ un precedente grave che mette in discussione l’autonomia di enti democraticamente eletti ricattati con un abuso forte politico. Siccome penso sia grave, io ho il dovere di tutelare l’ente che rappresento e procederò formalmente con un atto di diffida invitando a rettificare le espressioni ritorsive che sono state poste dagli assessori Ricca e Tronzano. Invito quindi Ricca a specificare quali risorse intenda sottrarre a un ente che legittimamente porta avanti una politica che può essere non condivisa, ma minacciare i tagli è lesivo di un ente che certamente non appartiene al sindaco”.

Così la sindaca Chiara Appendino è intervenuta nel dibattito che si è svolto questo pomeriggio in Consiglio Comunale a seguito dell’interpellanza generale (primo firmatario Fabio Versaci) relativa all’autonomia politica del Comune di Torino e alla possibilità che “si possano tollerare ricatti e ritorsioni in termini di destinazione delle risorse a discapito dell’autonomia politica degli organi democraticamente eletti dai cittadini”.

L’interpellanza nasce in seguito a quanto riportato da alcuni organi di stampa secondo i quali l’Assessore regionale Fabrizio Ricca avrebbe presentato una mozione per chiedere il blocco dei fondi regionali sul trasporto pubblico che vengono erogati alla Città di Torino, con la finalità di bloccare il progetto di revisione della ZTL centrale.

Il dibattito è stato aperto dallo stesso Fabio Versaci (M5S): questa interpellanza non ha lo scopo di far discutere il Consiglio sulla ZTL. L’obiettivo è che, pur salvaguardando il legittimo dibattito politico, il Consiglio si esprima sul fatto se non ritenga grave che un ente minacci un altro ente dotato di autonomia propria. Un atto come quello annunciato dal consigliere Ricca sarebbe un precedente gravissimo.

Secondo la capogruppo del M5S, Valentina Sganga, si tratta di una minaccia ridicola e vergognosa ed è necessario rivendicare l’autonomia e l’indipendenza delle decisioni di chi amministra. Damiano Carretto (M5) ha parlato di “bullismo politico” da parte degli assessori Ricca e Tronzano che non avrebbero compreso il loro ruolo e che, dovrebbero invece preoccuparsi di riportare a 140 milioni il fondo destinato al trasporto pubblico.

Fabrizio Ricca (Lega Nord) ha evidenziato come la Regione abbia previsto 180 milioni a favore del miglioramento della qualità dell’aria ma occorre che l’Amministrazione comunale chiarisca se la nuova ZTL abbia questo, come finalità, o abbia l’obiettivo di fare cassa, confermando la disponibilità a trovare un progetto condiviso mentre per Marina Pollicino (Connessione Civica), il ritardo dell’Amministrazione, espressione di una debolezza con la quale la maggioranza ha voluto attivare uno dei suoi punti forti del programma, non ha permesso ai cittadini di essere accompagnati in questo accompagnamento strutturale dell’uso degli spazi urbani.

Il capogruppo del PD, Stefano Lo Russo non c’è traccia nel progetto della nuova ZTL di dati utili a sostenerne l’utilità a vantaggio della qualità dell’aria considerando “una truffa” la ZTL utile a far entrare nelle casse comunali 3,8 milioni nel 2020 e 6,8 nel 2010, e ha invitato M5S e Lega a risparmiare “lezioni sul galateo istituzionale”.

Secondo Monica Amore (M5S), che ha invitato tutti a far politica con i contenuti e non i ricatti, si è in presenza di una minaccia inaccettabile mentre Francesco Tresso (Lista civica per Torino) è inaccettabile il richiamo alla correttezza da parte della maggioranza quando, sulla ZTL, l’Amministrazione si è comportata scorrettamente per mancanza di dialogo su un provvedimento che tutti avrebbero voluto rivedere.

Maria Grazia Grippo (PD) ha evidenziato come il fatto che il PD consideri ricattatoria la mozione presentata in Regione sui tagli non significhi affiancarsi al Movimento 5 Stelle che nella realtà ha dato dimostrazione di incapacità di dialogo. Per Mimmo Carretta (PD) invece, l’interpellanza rappresenta una domanda retorica con la risposta scontata, “una scenetta da asilo” fatta da coloro che, mentre oggi invocano rispetto istituzionale, in passato avevano un atteggiamento di ammutinamento guidato dalla sindaca nei confronti del Presidente della Repubblica.

Per Antonio Fornari (M5S) quella di oggi dovrebbe essere un’occasione per ribadire i principi costituzionali che dovrebbero unire e la minaccia non risponde ai criteri di buona gestione e imparzialità mentre per Giovanna Buccolo (M5S) le minoranze non hanno compreso l’oggetto dell’interpellanza, che mette in evidenza il mancato rispetto di un diritto del Comune, ente democraticamente eletto.

Chiara Foglietta (PD) ha evidenziato come, a proposito di correttezza, la sindaca abbia invocato gli stessi pieni poteri invocati da Salvini, sottolineando come in commissione Bilancio, a sostegno dell’ambiente, abbia chiesto fondi maggiori per la realizzazione di piste ciclabili. Federica Scanderebech (Gruppo misto di minoranza Rinascita Torino), invece, ha ribadito il suo “No” per ogni provvedimento vessatorio come la Ztl a pagamento, il T red o l’incremento delle multe mentre, secondo Federico Mensio (M5S), ha evidenziato come nessuno dalle opposizioni abbia sottolineato come i provvedimenti delle ZTL a pagamento in città come Milano, Madrid abbiano portato benefici.

Infine l’assessore all’Ambiente, Alberto Unia, ha ribadito come il piano della Regione Piemonte preveda la ZTL allargata e come sia evidente che, riducendo il traffico, si migliora la qualità dell’aria.

Ci vuole coraggio!

PAROLE ROSSE  di Roberto Placido

Tra i tanti motivi delle evidenti difficoltà della Sinistra nel nostro paese, oltre ai programmi, in alcuni casi quasi liberisti, al distacco dai propri riferimenti sociali, alla mancanza di leadership, né carismatiche e spesso nemmeno considerate in quanto tali, elemento non secondario è l’incapacità di usare dei nomi e dei simboli che siano riconosciuti e riconoscibili.

Così dopo avere esaurita tutta la botanica tra querce, garofani, rose, ulivi, e disconoscendo i tradizionali nomi e simboli della sinistra siamo arrivati agli ultimi simboli e nomi. L’elenco dei nomi sono talmente tanti che di molti se n’è persa, fortunatamente, anche la memoria ma che denotano la mancanza di sintesi e di unità a sinistra. Prevalgono litigiosità e personalismi che fanno da contraltare ai risultati spesso modesti se non fallimentari. Per sinteticità mi soffermo su uno degli ultimi filoni che in questo momento esprime anche importanti uomini e donne del governo Conte 2. Dalla fuoriuscita dal PD, era il lontano febbraio 2017, nasceva Articolo Uno – MDP ( Movimento Democratico e Progressista). Alla domanda su come si faceva a scegliere un nome del genere mi risposero con un ragionamento non sintetizzabile se non che graficamente su una scheda elettorale Articolo Uno si distingueva bene. Avrei dovuto capire che era un infausto presagio, nonostante l’entusiasmo che , inizialmente, in molti aveva creato, Articolo Uno non si è praticamente mai presentato da nessuna parte, non è mai diventato un partito e mai lo diventerà. Così in un crescendo rossiniano tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, Articolo Uno-MDP con Sinistra Italiana, nata quasi clandestinamente dalle ceneri di SeL (Sinistra Ecologia Libertà) e Possibile, il movimentino di Pippo Civati ex “socio” di Matteo Renzi e fuoriuscito anche lui dal PD, un precursore, danno vita a Liberi e Uguali (LeU). Simbolo, graficamente presentabile ma nome incredibile. La mente degli italiani andò subito al ricordo di un famoso shampoo….. liberi e belli… magari!, per non dire altro. Alla domanda, ma come si fa a chiamare un partito così?! Quelli del PD sono piddini, di Forza Italia, forzisti, della Lega, leghisti e così via quelli di LeU, cosa sono leuini?! In un convegno nazionale ricordai che, oltre alle cose scritte sopra, in Piemonte la Leu, è la lepre, sic!! Così nonostante le scelte, nella stesura del programma e delle liste, a dir poco discutibili, alle elezioni politiche LeU prende poco più del 3% e comunque oltre un milione di voti con un drappello di dodici deputati e cinque senatori. Un fallimento che porta alla, prematura, scomparsa della stessa formazione che sopravvive, per mera necessità, come gruppo parlamentare. In Piemonte si da così vita alla Lista di LUV (Liberi Uguali Verdi) che nel disastroso risultato del candidato Presidente, uscente, Chiamparino e di tutto il centrosinistra con il 2,43% e solo per lo 0,15% riesce ad eleggere un consigliere, Marco Grimaldi. Più recentemente, altro disastroso risultato, in Umbria con un simbolo impresentabile, mi chiedo a chi li fanno fare e come li scelgono, ed un nome all’altezza del simbolo, Umbria Civica Verde e Sociale, raggranella un modestissimo 2,1%. Così il prossimo gennaio nelle elezioni regionali dell’Emilia Romagna, che avranno ricadute anche sugli equilibri nazionali, si presenterà la lista “Coraggiosa”. Emilia Romagna Coraggiosa Ecologista Progressista. I riferimenti della lista sono l’ex Presidente della Regione Vasco Errani, l’ex parlamentare europea, la giovane e simpatica, Elly Schlein. Simbolo a parte, uno studente dello IED (Istituto Europeo di Design) avrebbe fatto meglio, mi domando come si fa a chiamare una lista elettorale Coraggiosa?! Il primo pensiero va ad una nave della Costa Crociere, come Costa Fascinosa, Favolosa, Luminosa e così di seguito. Per pensare e presentare dei nomi e dei simboli così ci vuole proprio coraggio. Se la sinistra avesse lo stesso coraggio nel riappropriarsi dei propri simboli, della propria storia, dei riferimenti sociali, adeguandoli naturalmente al terzo millennio, si presenterebbe con maggiori strumenti ad affrontare una destra sovranista, rozza e pericolosa.

 

Come nel teatro dell’assurdo

Amo il teatro dell’ Assurdo, Ionesco, Ibsen. Teatro del paradosso e dell’ allegoria.

Forzatura della realtà per rendere più esplicite le critiche sociali e politiche.
Andava forte negli anni ’50. Ora la realtà ha letteralmente superato quella fantasia. Di fatto un
intero nostro paese follemente incasinato, oramai dentro ad una crisi di nervi. Ultima vicenda il
cosiddetto salva Stati. Ora Di Maio e Salvini si oppongono. Gualtieri e pd sbigottiti replicano.
“Eravate voi al governo quando sono iniziate le trattative. Ora cosa volete?” E qui comincia
il Teatro dell Assurdo. L’Ex Ministro Tria conferma di aver trattato e di aver informato l’ allora
Presidente del Consiglio Conte il quale ha informato con un Whatsapp i vice Presidenti Di Maio e
Salvini. Follia con una sua tragica razionalità. Logica avrebbe voluto un consiglio dei Ministri
apposito. Evitato solo per un motivo, evitare di bisticciare
Hanno fatto finta di niente sperando non si sa bene cosa. In questo mese si pagano le tasse.
Precisamente si paga l’ anticipo delle tasse del 2020. Contemporaneamente notificate multe
ed accertamenti multi milionari a nullatenenti che sorridono ed alzano spallucce. Tanto non
rischiano nulla.
Viene in mente la storia dei famosi 49 milioni di Euro che la Lega di Salvini dovrebbe ridare in 89 anni.
Complimenti a tutti.
Sapete il perché di queste sceneggiate ?
Finzioni per spingere più in là la bancarotta del nostro Stato. Tragicamente semplice no? Uno
Stato indebitato ma senza patrimonio e contemporaneamente con un patrimonio privato più
alto del mondo.
E visto che non vogliamo farci mancare nulla abbiamo (hanno) letteralmente buttato via 9
miliardi per il reddito di cittadinanza. Vorrei conoscere una persona, solo una persona che è stata
avviata al lavoro o quanti hanno avuto delle proposte di lavoro dai centri dell’impiego. Con 200
mila persone ( in particolare al Sud) soggetti a controlli per dichiarazioni false. Appunto, altra
follia. Ma anche noi piemontesi diamo il nostro piccolo contributo alla totale ingovernabilità e
dunque follia del sistema. Torino non ha nulla sotto controllo. Trasporti nel marasma più totale.
Personale, non esiste una pianta organica. Ora pure i pentastellati ( gruppettari di nistrorsi) che si
oppongono alla presenza sul nostro territorio di start up perché israeliane.
Sconsolante epilogo del dopo no Tav ed esaltazione di tutti gli antagonisti del mondo per poi
dare il maggior numero di concessioni per supermercati. Anche qui, sapete perché? Fingere di
incassare i soldi delle urbanizzazioni per rimandare la bancarotta del Comune di Torino.
Con Appendino che colleziona avvisi di garanzia. Con Italia e Piemonte che letteralmente
sprofondano nella melina e non in forma figurata . Ultima ed inquietante domanda? Sanno che
cosa sta accadendo? Tragica riposta: no!
Non sanno , o perlomeno fanno finta di non sapere che è l Italia che ha bisogno dell’Europa e non
viceversa. Nel quadro l’Urlo di Munch è rappresentata l’ impotente angoscia dell’ umanità di fronte
alla potenza della natura. Tra le cose che mi hanno sempre stupito, l’ attualità di un’ opera
concepita prima della fine dell’Ottocento. Una fotografia esistenziale attuale. Ora i nostri conti
economici non tornano come non tornano i conti esistenziali. Non c’ è mai stata crisi lacerante
complicata con una classe dirigente così incapace e totalmente inadeguata.

Patrizio Tosetto

Riorganizzazione scolastica, discussione in Sala Rossa

Dall’ufficio stampa di Palazzo Civico

Oggi pomeriggio il Consiglio comunale si è aperto con la discussione di un’interpellanza generale sul tema della riorganizzazione scolastica (primo firmatario, Stefano Lorusso, PD) che chiede il rinvio di un anno delle proposte di “gigantismo scolastico” previste dal piano di riorganizzazione 2020/2021 approvato nel 2017.

L’assessore all’istruzione, Antonietta Di Martino, ha spiegato di aver operato, in congruenza con gli indirizzi comunali e regionali, l’operazione di dimensionamento che è stata orientata alla valorizzazione dei modelli degli istituti comprensivi. Le proposte pervenute sono scaturite da un percorso partecipato e sono state tutte elaborate dalle scuole, compresa quella riguardante l’Istituto comprensivo Alberto Salgari (che avrà 1.777 alunni e non 1.850 come indicato nell’interpellanza generale). La richiesta di rinvio di un anno della riorganizzazione è inopportuna se consideriamo che è già rimasto sospeso per un anno, ma il Consiglio comunale è libero di approvare la revisione dell’atto di indirizzo.

La consigliera Lorenza Patriarca (PD) ha precisato che un grande istituto comprensivo è formato da non oltre 1.300 studenti (e non 1.800 come il Salgari). I temi cruciali sono due, ha detto; non c’è stata la possibilità di approfondire un tema vitale del mondo scolastico in sede di Commissione consiliare. E occorre un dialogo maggiore fra le scuole e le pubbliche amministrazioni, il piano non può funzionare con un Istituto comprensivo formato da 1.800 alunni, con vari gradi scolastici

Il consigliere Stefano Lorusso (PD) ha dichiarato che le decisioni prese dall’Amministrazione sono state prese senza nemmeno convocare una Commissione con i consiglieri comunali. La questione, al di là degli indirizzi, è soprattutto una questione di buon senso: un nuovo istituto comprensivo con 1.777 studenti è un’enormità. E questa giunta dovrebbe valutare maggiormente la natura dei problemi e atteggiarsi con meno spocchia. Su questa vicenda sono state raccolte oltre mille firme di genitori contrari al dimensionamento e non sono stati presi in considerazione.

La consigliera Marina Pollicino (Misto di minoranza – Con.Ci) ha spiegato come ci siano due termini che hanno un diverso significato: efficienza ed efficacia. E occorre andare nella direzione dell’efficacia, non deve vincere l’efficienza come nel caso del dimensionamento scolastico. E su questo tema si sta andando verso l’involuzione culturale, perchè che il risultato è un mostro dalla forma di un apparato elefantiaco.

La consigliera Daniela Albano (M5S) ha detto che si è sviluppato un percorso virtuale tra gli insegnanti che ha generato un buon progetto per le famiglie e si è detta soddisfatta della direzione intrapresa in tema di dimensionamento scolastico.

La consigliera Barbara Azzarà (M5S) ha detto il progetto che sta alla base delle scelte in tema di dimensionamento parte da indicazioni volute a suo tempo dal Partito Democratico regionale, recepite nella delibera approvata dal Comune di Torino. Tutto quanto sta alla base del dimensionamento scolastico è un progetto educativo a tutti gli effetti.

La consigliera Deborah Montalbano (Misto di Minoranza – DemA) ha ricordato di non aver votato la delibera all’origine della discussione e come, nonostante le tante proteste dei genitori, non sia mai stata convocata una Commissione sul tema. Il risultato di questi accorpamenti, ha detto, è la formazione di ‘classi pollaio’ e di spazi sacrificati per gli studenti. Mi auguro, ha concluso, che non ci si avvii nella stessa direzione per la scuola Gianelli alle Vallette.

Manovra, Ruffino (FI): “Governo vicino ai piccoli Comuni? Garantisca risorse”

“Le fusioni tra comuni devono essere innanzitutto volontarie e, in secondo luogo, il governo deve garantire la vita di questi enti locali, senza dimenticare le Unioni dei Comuni, anche qui, formate in prevalenza da piccole realtà.
Le unioni da tempo sono in sofferenza perché prive di risorse adeguate al loro funzionamento ed efficientamento. Molte di queste, per carenza di personale e fondi si sono sciolte, disperdendo un patrimonio di servizi e di esperienze. Prevedere esclusivamente finanziamenti atti a favorire le fusioni, come previsto dal governo nella manovra, è gettare fumo negli occhi delle amministrazioni locali che saranno semplicemente destinate a fallire”. Così, in una nota, la deputata di Forza Italia Daniela Ruffino.

Clima, i Verdi e gli studenti

“Venerdì 29  è stato il giorno del cosiddetto ‘black friday’ (il venerdì nero) momento dell’anno in cui i consumatori possono trovare offerte e sconti su ogni tipo di prodotto nei locali commerciali e sui siti di e-commerce. E’ stato però anche il giorno in cui si è svolto il 4° sciopero per il clima. Moltissimi giovani a Torino, provenienti dai tantissimi centri del Piemonte, hanno nuovamente manifestato nelle piazze del capoluogo per ribadire al mondo della “politica” e della “finanza” che è necessario prendere provvedimenti contro il cambiamento climatico, gli attuali modelli di sviluppo basati sul consumismo sfrenato e sulle energie fossili. Tra gli studenti con gli striscioni c’erano anche tantissime persone con un’età elevata, a dimostrazione che la salute del pianeta riguarda tutti, non solo i più giovani. Noi di ‘Europa Verde – Verdi Piemonte’ eravamo presenti con un nostro striscione con la scritta <<Non c’è un pianeta B>> per far capire che per salvaguardare la nostra salute, le nostre economie, i nostri territori, dobbiamo salvaguardare la salute del pianeta. Siamo dunque convinti, come partito ecologista, che in futuro una politica di sviluppo basata sulla sostenibilità ambientale, su un uso più moderato e rispettoso delle risorse della terra ci può e ci deve essere in Italia come nel resto del mondo.”

Cosi in una nota i due portavoce dei Verdi del Piemonte, Tiziana Mossa e Alessandro Pizzi.

Il cerino alla politica mentre l’Italia sprofonda

Piemonte, Liguria e Italia vanno a pezzi e i politici scaricano sulla burocrazia. La burocrazia dice di
aver paura della magistratura e la magistratura dice d’intervenire dopo il reato e di non essere
responsabile della prevenzione ambientale.

Gli imprenditori dicono di applicare le leggi non chiare
e farraginose. Il cerino torna alla politica che ammette che lo Stato non ha soldi e l’ eventuale
indebitamento non è permesso dall’ Europa. Circolo vizioso da cui non se ne esce con Venezia
che va a fondo, con Alessandria e Genova irraggiungibili. Poi sia il centro che il sud non stanno
sicuramente meglio.
Italia  che sprofonda nel senso letterale del termine. Ma anche pezzi di società civile hanno le loro
responsabilità . Dopo appelli a non uscire di casa si deve intervenire per salvare chi è
addirittura transitato in strade chiuse al traffico. Proprio così, nulla se non poco non funziona. Tra
le poche cose che funzionano l’abnegazione di protezione civile, Vigili Urbani o del fuoco che
fanno il possibile.
Ma si è difronte ad una valanga , ora inarerstabile. Saremmo ingenerosi se imputassimo tutte le
responsabilità alla attuale classe dirigente. Il tempo fa la sua tragica parte. La responsabilità di
chi non ha voluto prevenire i fenomeni.L’ esempio più eclatante sono i terremoti.
Non sono prevedibili ma quando avvengono ci sono comportamenti e comportamenti. Viceversa c’è
l’ italico metodo di trovarsi sempre stupiti. Dopo che ci si riprende, le successive ed inutili
polemiche sulle altrui responsabilità.
Per una volta non sono i pentastellati i principali responsabili. Manco due anni che governano.
Molti nel passato hanno sperato in una loro vittoria sapendo che li avrebbero presi in
mezzo. Cosi Lega e Forza Italia che hanno governato per almeno 15 anni.
Con il PD secondo in questa classifica, circa 10 anni. Sulle crisi aziendali si ripete il copione.
Sono solo tre le regioni non interessate: Lombardia, Trentino e Calabria. Prova palese che è il
sistema Italia che non funziona. Molti sostengono che siamo vittime della globalizzazione.
Probabile ma (appunto) non unica spiegazione. Molti nel dire che sono le multinazionali cattive.
Probabile ma (appunto) nemmeno qui l’ unica spiegazione. Da decenni non esistono politiche industriali,

sia per mancanza di soldi, sia per incapacità di gestire. Lontani, remoti i tempi di quando si
costituiva l’Iri , acronimo di Istituto Ricostruzione Industriale. O di quando il Governo Parri mandò
Enrico Mattei liquidatore dell Agip. Contravvenendo al mandato fece grande l’industria di Stato
pagando con la vita. Non possiamo vivere sugli allori.
Nessuna sospensione delle regole democratiche. Soluzioni a più livelli: aiuto dall’Europa, commissario europeo
con ruolo nazionale e singoli commissari regionali.
Come non può essere un italiano commissario dell’ Europa non possono essere commissari
regionali coloro che operano in regione. A situazioni di emergenza risposte di emergenza. Di fatto l’Italia è
fallita e solo delle convenzioni ed interessi internazionali possono dare speranza. Non sto sta parlando o vaneggiando.
Sono consapevole che è difficilmente realizzabile, ma francamente non vedo altre vie d’uscita credibili.

 

Patrizio Tosetto

L’appello “anti-inciucio” di FdI per le Comunali di Torino

 Riceviamo e pubblichiamo

MONTARULI-MARRONE : “APPELLO AL CENTRODESTRA, TROVIAMO UN CANDIDATO SINDACO  ENTRO LA PRIMAVERA. MAI CON IL PD, MAI CON IL M5S”

Il patto anti-inciucio lanciato a Roma da Giorgia Meloni arriva anche a Torino: Mai con il PD, Mai con il Movimento 5 Stelle.
“Soprattutto nel capoluogo che ha provato sia il PD, sia i grillini, l’alternativa è solo il centrodestra”, a dichiararlo sono la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli e il capogruppo di Fdi in Regione Piemonte Maurizio Marrone, dal gazebo di oggi nel quartiere Vallette. “Il nostro appello è pertanto innanzitutto a Lega e Forza Italia: troviamo un candidato sindaco. Non abbiamo preclusioni, purché sia una persona capace, stimata e radicata sul territorio. Occorre iniziare a lanciare idee sui nomi entro la prossima primavera – proseguono Montaruli e Marrone -, ricorrendo, qualora si rendesse necessario, anche allo strumento delle primarie. Una cosa è certa: questa volta il centrodestra non arriverà all’ultimo minuto. Lo dobbiamo ai torinesi, che non meritano la follia pentastellata, né chi fa finta opposizione a Torino ma a Roma cede alla loro incapacità come il PD, consentendo di fatto un’amministrazione disastrosa. Ultimo caso,in ordine cronologico, la gestione dello sgombero della Cavallerizza Reale”.

La nuova Commissione al via. Cinque anni decisivi

Con il voto di approvazione da parte del Parlamento europeo – e la successiva nomina da parte del Consiglio europeo – la Commissione presieduta da Ursula von der Leyen è finalmente pronta per entrata in carica, dal 1° dicembre. Un mese di ritardo sulla tabella di marcia prevista, con qualche turbolenza, che però ci ha fornito utili indicazioni politiche e istituzionali. Ma soprattutto un quinquennio davanti che sarà decisivo per il progetto d’integrazione europea e per il ruolo dell’Europa nel mondo.
Il fatto che la nuova Commissione abbia ricevuto 461 voti a favore (157 contrari, 89 astensioni) è un segnale molto positivo, se comparato alla risicata maggioranza con cui la candidata Presidente von der Leyen era stata eletta il 16 luglio scorso: 383 deputati a favore, nove in più della soglia minima di 374 (con 327 contrari e 22 astenuti). Doveroso anche ricordare che la Commissione Juncker, nel 2014, era stata approvata dal Parlamento con 423 voti favorevoli (209 contrari, 67 astensioni).
Al di là delle cifre, se è vero che il metodo degli Spitzenkandidaten ha registrato una battuta d’arresto, è oggi ancor più evidente che, in futuro, alla nomina della Commissione si dovrà arrivare con un dialogo strutturato fra Parlamento e Consiglio, fra i rappresentanti dei cittadini e quelli degli Stati europei. Purtroppo qualche leader europeo ancora fatica a comprendere e rispettare il ruolo e il peso di un Parlamento forte e autonomo. Le audizioni pubbliche cui sono sottoposti i Commissari designati costituiscono un importante esercizio di democrazia, senza paragoni negli Stati membri.
D’altro canto, il Parlamento dovrà impiegare questi cinque anni anche per costruire una vera coalizione europeista, basata su poche priorità fondamentali. Non è pensabile che l’intera legislatura possa vivere solo su precarie maggioranze a geometria variabile. Nel 2024 saranno sperabilmente delle coalizioni a presentarsi alle elezioni europee, con i rispettivi candidati (di coalizione) alla Presidenza della Commissione. La “Conferenza sul futuro dell’Europa” (oggetto di uno stimolante non-paper franco-tedesco), che dovrebbe essere varata a inizio 2020, potrà definire proposte lungimiranti per favorire quel processo.
Nel discorso tenuto ieri a Strasburgo la Presidente von der Leyen ha mostrato di aver tenuto conto dei rilevi critici del Parlamento in sede di audizioni e ha ribadito gli assi fondamentali dell’azione della sua Commissione. Nel contempo, è sembrata voler parlare direttamente ai cittadini europei, voler mostrare loro che cosa l’Europa può e vuole fare per migliorare le loro vite. A partire da un solenne impegno per la parità di genere a tutti i livelli – da parte della prima Presidente donna, della Commissione “meno sbilanciata” della storia (11 donne e 15 uomini) –, che riguarderà anzitutto l’organizzazione e le politiche della Commissione stessa.
La volontà di von der Leyen di avere una Commissione “geopolitica” indica con chiarezza che sono in gioco il ruolo internazionale dell’Unione, la sua capacità di essere co-protagonista nella costruzione di un nuovo ordine globale. Un’Europa “campione del multilateralismo”, nelle parole della Presidente, che promuova un sistema basato su regole condivise e sia all’avanguardia nell’affrontare le due “transizioni gemelle” e interdipendenti: quella per la lotta al cambiamento climatico (vera e propria “questione esistenziale”) e quella sul digitale.
La Presidente von der Leyen ha ribadito che lo European Green Deal (EGD) sarà al cuore della “nuova strategia di crescita” per l’economia europea, un vettore di investimenti in ricerca e innovazione, con l’obiettivo di una “carbon neutrality” entro il 2050. Una transizione che potrà contare sulla BEI quale “banca Ue del clima” e che dovrà essere “giusta e inclusiva”. Il Commissario Timmermans presenterà nelle prossime settimane un pacchetto complessivo di proposte sull’EGD, che metteranno la strategia europea al centro della scena internazionale.
L’altra transizione che l’Unione dovrà compiere è quella sul fronte della “digitalizzazione”, che apre orizzonti e rischi impensabili fino a pochi anni fa. L’impegno della Commissione è quello di definire una robusta strategia europea, in un campo oggi dominato da soggetti non europei. Questo richiederà capacità di controllare le tecnologie chiave in Europa, di valorizzare le competenze di cui disponiamo e di sostenere l’innovazione, di dotarsi di infrastrutture adeguate, di valorizzare la disponibilità di dati (non personali) e nel contempo di continuare a proteggere la “identità digitale” delle persone, anche grazie a una strategica unitaria per lacybersecurity.
Altro elemento chiave nel mandato della nuova Commissione sarà il rafforzamento dell’Unione economica e monetaria, per il quale un ruolo importante sarà svolto dal Commissario Gentiloni. In parallelo all’EGD quale motore di occupazione e sviluppo, si dovrà procedere verso il completamento dell’Unione bancaria e dell’Unione dei mercato dei capitali e dotare l’Ue di un bilancio pluriennale all’altezza delle sue ambizioni – con anche una autonoma capacità fiscale, che possa contare su risorse proprie. Altrettanto decisivo sarà un impegno europeo lungimirante per lo sviluppo dell’Africa: una strategia già avviata dalla Commissione Juncker, che la nuova Commissione dovrà proseguire e rafforzare.
Nel suo discorso von der Leyen (già ministro della difesa in Germania) non ha toccato i temi della sicurezza militare. Ma per una Commissione “geopolitica” questo sarà di necessità un capitolo centrale, in un quadro internazionale in forte e incerto cambiamento. È almeno dal 2016 – anno del voto sulla Brexit e dell’elezione di Trump – che l’Europa ha iniziato a compiere passi avanti significativi sulla difesa, grazie anche alla “Strategia Globale” presentata dall’Alto Rappresentante Federica Mogherini. Un impegno che il suo successore, Josep Borrell, saprà sviluppare, per un’Europa in grado di svolgere un ruolo più inciso e coeso all’interno della Nato e, in prospettiva, di costruire una capacità di difesa autonoma.
Da ultimo, ma non meno importante, colpisce, come detto, l’attenzione della Presidente von der Leyen nel promuovere un’Europa che “deve occuparsi di ciò che sta a cuore ai cittadini”. Dall’impegno a voler dare all’Ue un ruolo guida nella lotta contro il cancro (con anche un toccante e tragico ricordo di vita personale della Presidente), al rafforzamento del pilastro europeo dei diritti sociali, con l’introduzione in tutti i Paesi di un salario minimo adeguato, all’attenzione per la sicurezza alimentare, all’impegno (invero ancora generico) ad arrivare a risposte “umane ed efficaci” di fronte alle migrazioni. Tutti tasselli di una “Europa che protegge”, a partire – indispensabile ribadirlo – dalla difesa dai cambiamenti climatici.

Buon lavoro dunque alla nuova Commissione, nell’interesse di tutti noi cittadini europei. Con l’auspicio che l’Italia sappia finalmente uscire dal circolo vizioso di dibattiti di corto respiro ed essere all’altezza della propria storia quale “motore dell’integrazione”. Serve più che mai un ruolo attivo e propositivo dell’Italia per un’Europa più forte e più unita, modello di sviluppo sostenibile e solidale, anche per contribuire a costruire un mondo più pacifico e meno inquinato.

 

Fulvio Brugnoli

Direttore del Centro Studi sul Federalismo

Blitz di Gioventù Nazionale al Campus Onu

“SIAMO GLI AMBIENTALISTI IDENTITARI, VOGLIAMO ESSERE ASCOLTATI COME GRETA”

Un gruppo di militanti di Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia, si è radunato questa mattina davanti al Campus ONU di Torino indossando delle mantelline gialle, simili a quella indossata dall’attivista svedese Greta Thunberg sulla copertina del suo libro, ed ha esposto uno striscione con la scritta “SGRETOLIAMOLI – Ambientalismo Identitario”.

«Questa mattina – spiega il responsabile di Gioventù Nazionale Torino, Salvatore Ardini – siamo davanti al Campus Onu di Torino perché tra qualche ora numerosi studenti si troveranno in piazza per manifestare riuniti sotto l’egida dell’ambientalismo di Greta Thunberg. Secondo noi quello proposto da Greta è un ambientalismo di facciata, che affronta il problema del cambiamento climatico solamente attraverso slogan e tramite la colpevolizzazione del singolo individuo europeo, a cui vengono ormai contati anche i secondi durante i quali tiene il rubinetto aperto quando si lava i denti. Il problema – continua Ardini – in realtà è altrove, in particolare in paesi come Cina ed India, le cui emissioni di CO2 superano di dieci volte quelle europee, ma che non vengono toccati dalla retorica di Greta. Inoltre,  pensiamo che senza una visione identitaria dell’ambientalismo esso diventi solamente uno strumento nelle mani della sinistra mondiale, che non avendo più nulla da dire, in particolare ai giovani, ha deciso di appropriarsi di questo tema e di elevare Greta a nuova paladina mondiale. Per essere ascoltata ed osannata da tutto il mondo – conclude Ardini – a Greta è bastato mettersi una mantellina gialla e presentarsi all’Onu. Lo abbiamo fatto anche noi: vedremo se il risultato sarà lo stesso. Ambientalismo vuol dire amore per la propria terra e le proprie radici».