Alberto Avetta (Pd): “Serve una strategia chiara su investimenti e scelte: garantire la sicurezza degli utenti del TPL e scongiurare l’uso massiccio dell’auto.”
“Le considerazioni del direttore dell’Agenzia Mobilità, laddove afferma che il trasporto pubblico locale tornerà a regime non prima del 2023, confermano le nostre previsioni che, peraltro, avevamo puntualmente riportato in una mozione depositata dal Gruppo PD in Consiglio regionale nello scorso aprile. Sarebbe davvero un peccato se questa Regione, a seguito della crisi Covid, non raccogliesse la sfida di ripensare il modello di TPL soprattutto nel ripensare la relazione tra le aree extra-urbane e il centro città, con particolare riferimento alla mobilità in ingresso e uscita verso Torino da parte dei pendolari”: lo afferma il Consigliere regionale Alberto AVETTA (Pd), a margine dell’audizione del Direttore dell’Agenzia della mobilità, ing. Cesare Paonessa in Commissione regionale trasporti.
“La flessione della domanda di TPL causata dal Covid c’è, ed era ampiamente prevedibile per tante ragioni: ora, se non vogliamo compromettere i progressi che negli anni sono stati realizzati per garantire una mobilità pubblica a sempre più basso impatto ambientale, occorre adottare tutte le misure idonee a garantire la sicurezza degli utenti del TPL, anche agendo sulla percezione del pericolo con adeguate campagne di comunicazione che, tuttavia, non vediamo ancora all’orizzonte. Affrontare l’emergenza Covid di per sé è necessario ma non sufficiente: serve una strategia chiara sugli investimenti e sulle scelte. Ad oggi registriamo che gli unici soldi destinati dalla Regione al rinnovo dei mezzi pubblici sono quelli messi a disposizione dal Governo nazionale”
“Se le prossime settimane non saranno affrontate adeguatamente – conclude Alberto AVETTA – la flessione del TPL si consoliderà nelle abitudini dei cittadini e rischia di trovare risposta nel ritorno all’utilizzo massivo dell’auto privata. E questo è uno scenario che dobbiamo assolutamente scongiurare sia per le conseguenze finanziarie sulle casse delle aziende di trasporto sia per le conseguenze sull’aria che respiriamo”.
“L’abolizione delle preferenze ha segnato una grave frattura nel rapporto dei cittadini con la politica, e di riflesso con le istituzioni. Chi pensava di combattere la corruzione o un mercato dei voti più immaginario che reale, con l’abolizione delle preferenze ha rafforzato la partitocrazia e i “cerchi magici“ che nei diversi partiti fanno corona al leader di turno. Hanno spezzato ogni legame fra il candidato e il territorio.
L’appello, però, si è presentato come aperto “a tutte/i coloro che si sentono “accomunati dai valori espressi nella nostra Costituzione”.
Ieri, partecipando ad un confronto sul no al taglio dei parlamentari insieme a Valentino Castellani ed altri amici, riflettevo tra me e me sul pericolo di assenze dal voto che potrebbero avvantaggiare gli uni o gli altri. Sappiamo della disaffezione al voto di una parte di Italiani che protesta non andando a votare. Qui c’ è il rischio di un’ ulteriore assenza dal voto per motivi non secondari legati al contagio. Le autorità che presiedono al voto devono impegnarsi a fondo per garantire la massima sicurezza ai seggi. Occorrono precauzioni che diano tranquillità agli elettori. Tutti con le mascherine alzate e, se necessario, con guanti per i componenti del seggio e gli stessi elettori, Il comitato tecnico- scientifico deve dare direttive precise. Solo così si può battere un possibile, ulteriore astensionismo al prossimo appuntamento elettorale di fine settembre. Di questo aspetto nessuno sembra volersi occupare ,invece è cosa essenziale. Potremmo dire che senza sicurezza non c’è democrazia, oggi non ci può essere vera democrazia partecipata perché non si può pretendere che il cittadino metta a repentaglio la propria salute per andare a votare. Pochi finora ci hanno pensato.