Oggi con un minuto di silenzio gli infermieri in piazza castello hanno ricordato le oltre 11.000 vittime piemontesi di covid e lo stato precario della sanità piemontese.
Il personale infermieristico ha vissuto sulla propria pelle le carenze organizzative della sanità piemontese e vive tuttora una grave deficit di assunzioni, a fronte delle progressive aperture di nuove sale e reparti c.d. Arcuri. Si consideri che ora, alle attività ordinarie in ripresa e al periodo delle ferie, si affiancano le attività covid e quelle legate ai vaccini.
Risulta che in occasione dello stress test sui vaccini il sistema piemontese abbia raggiunto la quota assegnata solo grazie alla sospensione di buona parte dell’attività chirurgica e delle attività ambulatoriali e diagnostiche (e consideriamo che ci si sta ancora attrezzando per riprendere le attività ordinarie). Un espediente per recuperare personale che si può utilizzare una volta, ma non può diventare strutturale.
Rimane senza prospettive chiare la riapertura del Valentino almeno come centro vaccinale. Ora gli infermieri dell’ASL che garantivano l’assistenza ai medici militari allo Stadium, sono stati spostati al Lingotto. Se per aprire il Valentino si sposteranno nuovamente infermieri e personale – i primi sondaggi risultano già in corso – dal Lingotto al Valentino, non avremo implementato di nulla nostra capacità. In compenso saremmo arrivati alla terza inaugurazione di fila.
A oggi, rispetto alle dosi ricevute, il Piemonte è DODICESIMO per somministrazioni (88,9%), sotto la media nazionale. Rispetto alla popolazione, i dati Gimbe collocano il Piemonte diciassettesimo fra le regioni, considerando prime somministrazioni e cicli completati.
Un dato che colloca la nostra regione sotto la metà classifica per capacità, ma che apre a preoccupazioni in vista dell’allargamento della campagna. Quando avremo più dosi, riusciremo a tenere il ritmo? Continueremo a spostare infermieri e medici di qua e di là, coprendo il buco del giorno, senza una vera politica assunzionale?
Daniele Valle – Coordinatore del Gruppo di lavoro Covid
“Le primarie sono una grande opportunità per riallacciare i rapporti con una città che purtroppo percepisco lontana dalla politica e dai partiti”, così commenta Enzo Lavolta. Torinese, vice Presidente del Consiglio comunale e già assessore all’Ambiente e all’Innovazione nella Giunta Fassino, avrebbe potuto evitare le “forche caudine” delle firme, accettando la candidatura offerta dai Verdi. “Ringrazio i Verdi, sono una forza politica con tanti giovani che hanno voglia di futuro, ed è motivo di orgoglio il fatto che vedano in me un interlocutore e un interprete dei loro ideali. Ma ho preferito affrontare la raccolta delle firme, certo di riuscirci, perché le primarie devono essere non solo per il Pd ma per tutto il centrosinistra un’occasione per uscire dai soliti luoghi chiusi della politica partitica. Oggi il Pd a Torino ha poco più di 1600 iscritti, quando mi sono iscritto io, i numeri erano ben altri. Qualcosa non funziona nel rapporto con la città. Raccogliere le firme è un buon pretesto per andare a stanare competenze e disponibilità di chi ha voglia di dire la sua sul futuro di questa città”.