Il Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemonte Domenico RAVETTI interviene sulla bocciatura del Consiglio comunale di Pinerolo della proposta di Cittadinanza Onoraria alla Senatrice Segre.
«Quando un’istituzione è chiamata ad esprimersi sulla Cittadinanza Onoraria a persone che, come Liliana Segre, sono testimoni e simboli dell’infamia dello sterminio nazifascista, si dovrebbe procedere con rispetto e rigore, magari concordando i testi prima della discussione in aula, ed evitando di alimentare polemiche. Il rispetto per la storia che la Senatrice Liliana Segre rappresenta deve precedere qualsiasi altra ragione. A due mesi dalle commemorazioni del Giorno della Memoria è indispensabile evitare atti che rischiano di alimentare divisioni sulla memoria delle tragedie del passato».
«Non solo tanti Comuni piemontesi hanno conferito negli anni più recenti alla Senatrice Liliana Segre la Cittadinanza Onoraria-aggiunge Domenico Ravetti-ma il 21 gennaio del 2020 il Consiglio regionale del Piemonte ha deliberato, all’unanimità, il conferimento del “Sigillo del Piemonte” a Liliana Segre. All’unanimità, perché è così che si comporta un’istituzione».
Domenico RAVETTI
Vicepresidente Consiglio regionale del Piemonte
Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemonte
Un atto politico incommentabile
“Bocciare la proposta di dare la cittadinanza onoraria alla sen. Liliana Segre è un atto politico ed amministrativo grave e quasi incommentabile. Al di là di chi ha fatto la proposta e delle sue reali motivazioni politiche, la sen. Liliana Segre rappresenta un riferimento autorevole e signicativo di tutta la comunità democratica del nostro paese. Per il suo passato, drammatico e tragico, e per la
sua preziosa e feconda testimonianza nella società contemporanea. Una testimonianza instancabile e ricca di valori, di educazione alla democrazia e di principi liberali che riassumono
l’essenza della nostra Costituzione.
Negando la cittadinanza onoraria alla Sen. Liliana Segre il Comune di Pinerolo, al di là e al di fuori di qualsiasi giusticazione, ha consegnato all’intera Italia una brutta e triste pagina. Anche perchè non c’è alcuna motivazione plausibile che possa giusticare un simile atto politico da parte di un’Amministrazione locale che vuole difendere e perseguire, sempre, i principi e i valori democratici e costituzionali”.
On. Giorgio Merlo, già Deputato di Pinerolo, Dirigente Area Popolare.
«Il Presidente Mattarella ha sollecitato un’attuazione più omogenea delle cure palliative. In Piemonte vi accede solo il 25% degli aventi diritto, ma la Giunta Cirio ha bocciato il mio emendamento alla variazione di bilancio».
29.11.2024 – «“Rispetto alle cure palliative siamo “tra i Paesi più avanzati” ma si pone ancora il problema “della sua attuazione, che è cresciuta ma non è totalmente attuata e soprattutto non è attuata in maniera omogenea sul territorio nazionale”, sono le parole pronunciate ieri dal Capo dello Stato, ricevendo al Quirinale una rappresentanza del mondo delle Cure Palliative. Pochi mesi fa anche la Corte Costituzionale con la sentenza 135/2024 si era espressa sulle cure palliative, con un appello, affinché sia garantita a tutti i pazienti una effettiva possibilità di accesso alle cure palliative appropriate per alleviare il loro dolore e controllare la loro sofferenza, in nome della dignità del malato. Indipendentemente dall’esito medico della patologia, si deve, infatti, garantire a tutti di essere liberi dal dolore e dalla sofferenza, fisica e psicologica, ampliando il periodo di presa in carico. Percorsi che durano qualche giorno non possono dare una risposta alla disperazione del malato, che non sarebbe affatto libero di esercitare la propria autodeterminazione.
Il Piemonte non è una delle Regioni più brillanti nell’applicazione della legge 38/2010, che definisce le cure palliative come un diritto inviolabile di ogni cittadino nell’ambito dei LEA (livelli essenziali di assistenza). Infatti, appena il 25% dei pazienti piemontesi in stato di bisogno accede a queste cure. Non tutti gli hospice programmati sono stati realizzati e l’assistenza domiciliare e ambulatoriale è davvero insufficiente.
Per questa ragione, ho presentato un emendamento di un milione di euro alla recente variazione del bilancio regionale, per incrementare la spesa regionale per le cure palliative, ma l’emendamento è stato bocciato dalla maggioranza di centrodestra.
La carenza di cure palliative è una grave violazione dei diritti dei malati terminali, su cui tornerò nel bilancio di previsione 2025».
Monica CANALIS – consigliera regionale PD
“Il ministero dell’interno individui misure straordinarie per Torino dove l’ aggregazione estremista legata ai centro sociali e la presenza di organizzazioni che determinano l’insicurezza di interi quartieri rende insostenibile il carico attuale per le forze dell’ordine e il degrado per cittadini ormai quotidianamente sotto assalto” a chiederlo è la vicecapogruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli, che prosegue: “Ci sono aree della città dove i due fenomeni tendono a sovrapporsi, in particolare l’area nord della città, dove non a caso maggiormente insistono le sigle che oggi hanno messo a dura prova l’ordine pubblico, che non può più attendere. Il capoluogo piemontese non merita la realtà che da anni vive e che sta esplodendo in maniera sempre più evidente davanti agli occhi di tutta Italia. Con un’interrogazione al Ministro Piantedosi, che con il governo Meloni è stato fin da subito sensibile agli sviluppi della città, chiedo interventi straordinari affinché si affronti il caso Torino con ulteriori strumenti sul modello di quanto già fatto in altre realtà”.
“Solidarietà alle forze dell’ordine per gli inqualificabili atti di violenza compiuti a Torino da sedicenti manifestanti dell’estrema sinistra. Un clima da guerriglia urbana che dovrebbe costringere ad una seria riflessione chi, nella giornata di oggi, auspica di rivoltare il Paese come un guanto. Il diritto allo sciopero e a manifestare non ha nulla a che vedere con i comportamenti delinquenziali messi in atto oggi nel capoluogo piemontese”. Così il ministro per la Pubblica amministrazione, senatore Paolo Zangrillo, segretario di Forza Italia Piemonte.
“Quello che accade nelle nostre università ed è, ormai, all’ordine del giorno, dovrebbe farci riflettere sullo stato di salute della democrazia italiana. L’università è il luogo in cui si forma la classe dirigente del Paese. L’università è il primo campo di battaglia della lotta politica. Invece, il mondo accademico si è piegato a logiche ideologiche, che contrastano sostanzialmente e formalmente coi valori della Costituzione antifascista”, così Matteo Marra, Responsabile Giovani e Universitari Liberali e Popolari, commenta l’occupazione dell’Università e gli scontri di Torino.
“La stessa Costituzione, usata come arma politica contro una parte legittima dell’arco costituzionale, diventa carta straccia per l’estrema sinistra, che non usa gli stessi parametri “morali” per giudicare il proprio agire politico. Anzi, questo è considerato, dalla sinistra antagonista, però non tutti i mezzi, come la violenza tanto cara ad Askatasuna, agli altri centri sociali ed alla sinistra delinquenziale in generale, sono legittimi: qualcuno lo spieghi ai figli di papà che bloccano il traffico, creando disagio a quei lavoratori che un tempo la sinistra voleva difendere, aggiunge Marra.
“Qualcuno lo dica anche a quei delinquenti che a Torino hanno occupato i binari di Porta Susa, cantando vittoria o, per essere più precisi: “occupiamo quel che vogliamo“. Oppure, agli stessi che a Porta Nuova hanno bruciato l’effigie del ministro Salvini. Qualcuno legga loro la Costituzione che dicono tanto di difendere, visto che non ne conoscono il contenuto
Qualcuno spieghi loro che non c’è nulla di democratico nel bloccare, da parte di una ventina di persone, come è accaduto, a titolo d’esempio, oggi a Torino, chiunque tenti di entrare nell’aula di un’università, violando il diritto allo studio, anche questo contenuto nella Costituzione antifascista”, continua Marra.
“Questa sinistra extraparlamentare, che parla di antifascismo, ma che, allo stesso tempo, fa del fascismo una virtù si colloca fuori dall’arco costituzionale e, pertanto, non dovrebbe avere, in un Paese che vuole essere autenticamente democratico, tutto lo spazio che le viene lasciato con una certa connivenza da parte di una sinistra “istituzionale”, che interviene in sua difesa, anche giustificandone la violenza. Il tutto di fronte agli occhi impotenti di uno Stato sprovvisto di sufficienti garanzie democratiche”, conclude Marra.
Italia Liberale e Popolare
Direzione Nazionale
Gli esponenti torinesi della Lega intervengono condannando duramente i gesti estremi accaduti durante la manifestazione “pacifica” che ha sfilato oggi per le strade del capoluogo: “Ci risiamo: il centro della nostra Torino, anche oggi, è diventata teatro della violenza estremista. I soliti antagonisti non solo hanno cercato di sfondare il cordone delle Forze di polizia, ma hanno anche bruciato le foto della premier e del vicepremier leghista.
Come se non bastasse – proseguono i deputati della Lega Elena Maccanti, segretario provinciale a Torino e consigliere comunale in Sala Rossa e Alessandro Benvenuto, Questore della Camera, “alle fiamme è stato dato anche un fantoccio con le sembianze di Matteo Salvini. Altro che fantomatiche mobilitazioni pacifiste!”.
Stamane davanti la Stazione di Porta Nuova migliaia di manifestanti hanno acceso lo scontro contro le Forze dell’Ordine e inveendo con il Ministro dei Trasporti strumentalizzando con atti di violenza e disordini le motivazioni dello sciopero annunciato nei giorni scorsi.
Clelia Ventimiglia