POLITICA- Pagina 266

“Il Pd batte il tempo a Cirio”

IL PD BATTE IL TEMPO A CIRIO. Raffaele Gallo (Presidente gruppo consiliare Pd) : “Il tempo passa, la legislatura finisce e il Piemonte è fermo. Basta annunci, non ci sono più alibi. Se il centro destra è in grado risolva qualche problema! Tra sanità, nuovi ospedali e sociale il Piemonte è immobile e le questioni si aggravano!”

30 dicembre 2022 – E’ trascorso il primo anno fuori dall’emergenza COVID grazie alla scienza e ai vaccini, anzi sono quasi 18 mesi che viviamo nella normalità, ma nessuno dei problemi del Piemonte è stato affrontato e men che meno risolto. Tra qualche giorno inizierà l’ultimo anno di legislatura regionale e tutte le grandi questioni sono ancora aperte. Quali grandi annunci ci riserverà la conferenza di inizio anno del Presidente Cirio? Non lo sappiamo, ma sfidiamo Cirio a risolvere almeno una delle grandi questioni aperte: dalla sanità al sociale dal consumo di suolo alle leggi annunciate e mai depositate! Il tempo passa i problemi non aspettano, la legislatura finisce e il Piemonte è fermo.  Oggi non ci sono più alibi.

“Il Partito Democratico oggi batte il tempo a Cirio – interviene il Presidente del Gruppo Pd Raffaele Gallo – Basta annunci, la legislatura volge al termine, ma i problemi non hanno avuto soluzione. Da più di un anno siamo fuori dall’emergenza imposta dalla pandemia da Covid-19, ma il Piemonte continua a vivere nell’immobilismo. Riteniamo importante fare un bilancio di che cosa è stato annunciato e mai realizzato e dei tanti problemi ancora irrisolti. Sfidiamo il Presidente Cirio a risolverne finalmente qualcuno nel nuovo anno, abbandonando la tradizione della politica degli annunci! Qualche esempio? Un anno fa ci avevano promesso di dotare il Piemonte di una nuova legge urbanistica: non è nemmeno stata adottata in Giunta o depositata in Consiglio. Era stata annunciata una “revisione della legge n.3/2010 sull’edilizia sociale, con nuove regole e nuovi criteri di premialità per chi risiede da più tempo in Piemonte e per le famiglie con un solo genitore che vive con figli minori”: non è mai arrivata in Consiglio. Sui temi sanitari i problemi si aggravano invece di risolversi”.

“Nel 2023 – prosegue Gallo –le sfide che il Piemonte non potrà permettersi di perdere saranno tante e riguarderanno il personale nella sanità, le liste d’attesa, i nuovi ospedali, le rsa ma anche l’approvazione di una nuova legge elettorale che dovrà prevedere la doppia preferenza di genere e essere inclusiva; daremo battaglia sulla soglia di sbarramento perché i partiti più piccoli non devo essere tagliati fuori dal Consiglio regionale. Sono forze che rappresentano una ricchezza e una pluralità di visioni che devono essere mantenute! La giunta di centrodestra, se è in grado, batta un colpo su almeno una di questi temi! Il Piemonte non può più aspettare”.

“Nel corso del 2022 – afferma la Consigliera regionale Monica Canalis – abbiamo più volte sottolineato le carenze di questa Giunta sul tema della non autosufficienza, con liste d’attesa di migliaia di persone finanziate in modo insufficiente dalla sanità e conseguenti ricadute sulle ospedalizzazioni inappropriate. Occorre con urgenza una revisione organica e strutturale del modello di cure per la post acuzie, che coinvolga tutta la sanità territoriale, dalle RSA alla domiciliarità agli ambulatori e case di comunità.  Invece la destra ha proposto misure ingannevoli e tampone, dalle dimissioni protette in RSA per soli 60 giorni al voucher sociale con scadenza 2024 all’aumento delle tariffe residenziali di cui i Comuni non riescono a farsi carico. Occorre aumentare e rendere obbligatoria la spesa sanitaria annuale per convenzioni residenziali, innalzare la quota sanitaria delle rette, formare più medici ed infermieri. Soprattutto, il Partito Democratico si è fatto e continuerà a farsi promotore di una riforma complessiva del modello di cura per le persone croniche non autosufficienti per individuare, insieme alle famiglie, formule nuove e più flessibili di cura ed assistenza, senza arretramenti della sanità. In una regione anziana come il Piemonte la cura della non autosufficienza è davvero la nuova frontiera della sanità”.

“La Giunta Cirio non ama l’ambiente – dichiara il Consigliere regionale Alberto Avetta – Lo denunciamo da tempo. In questi ormai 4 anni di governo abbiamo più volte rimarcato sia il disamore per l’ambiente sia azioni che lo danneggiano. A fronte di un Piemonte in cui il “consumo del suolo” marcia a ritmi eccessivi – è di pochi giorni fa l’allarme della Federazione Interregionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali del Piemonte e della Valle d’Aosta – la Giunta Cirio ha allentato le regole con tanti provvedimenti specifici che favoriscono la cementificazione. Al tempo stesso tutto tace sul fronte delle energie rinnovabili. Il Gruppo PD ha presentato una proposta di legge che rinnova la regolamentazione delle “comunità energetiche” da fonti rinnovabili e individua precisi strumenti d’incentivo. Si tratta di una grande opportunità anche sul fronte dei fondi PNRR per tanti piemontesi, in particolare per quelli che vivono nei comuni con meno di 5 mila abitanti.

Per questa ragione il Piemonte, terra di tanti piccoli comuni, dovrebbe assumere il ruolo di guida nazionale per le politiche energetiche. Al contrario, in questo settore come avviene anche sulla mobilità sostenibile, il Pimonte di Cirio si limita ad inseguire le altre regioni più virtuose. E’ davvero un peccato”.

“Dopo quasi 4 anni di governo della destra in Piemonte gli alibi sono finiti – dichiara il Consigliere regionale Domenico Rossi – L’edilizia sanitaria è bloccata ovunque, le liste di attesa sono infinite e aumenta il ricorso a privati e gettonisti. Un vero disastro al quale è necessario opporsi con forza. La pandemia ci ha mostrato l’importanza della nostra sanità e la necessità di continuare a investire su un sistema sanitario pubblico, universale e accessibile a tutti, che deve essere adeguato, tuttavia, alle nuove condizioni. Le risposte alle richieste che provengono dai cittadini devono essere date dalla sanità pubblica, sulla quale si deve investire per migliorarla e renderla più efficiente. I piemontesi meritano un’alternativa. E noi la stiamo costruendo”.

“Abbiamo illustrato i limiti di questi anni di governo della Giunta Cirio – conclude il Vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle – durante i quali non si è vista in nessun settore l’altra velocità tanto sbandierata durante la campagna elettorale del 2019, ma tanti annunci a cui non sono seguiti i fatti. E questa, unita all’assenza di un disegno strategico e alla preferenza per tanti piccoli progettini con logiche clientelari, si è dimostrata la vera cifra della destra regionale. Abbiamo, però, voluto presentare anche le priorità del Partito Democratico attraverso proposte concrete, quelle proposte che caratterizzeranno il programma elettorale del 2024. Il Pd parte dall’ascolto dei territori, delle Associazioni, dei lavoratori, dei cittadini, da una volontà di rilancio dei territori del nostro Piemonte, parte dalla necessità di dare una voce a chi è dimenticato e ignorato dal centrodestra, a chi chiede attenzione e rappresentanza, dal bisogno di correggere le diseguaglianze alla radice. Politiche per l’infanzia in cui tutti abbiano le stesse possibilità, una scuola più aperta, inclusiva per costruire gli adulti di domani. Più rispetto per l’ambiente e il territorio. Più investimenti nella sanità, nel personale, nella prevenzione, nella ricerca. Quelli che ci lasciamo alle spalle sono stati anni difficili e per molti profondamente ingiusti. Non permetteremo che il divario tra le persone diventi più profondo, ma ci impegneremo per colmarlo”.

 

Pd Regione: “Bene commissario al Parco salute”

GALLO – VALLE (PD): “ACCOLTA LA NOSTRA PROPOSTA. ADESSO SI PROCEDA RAPIDAMENTE!”

 “E’ stato dato il via libera attraverso un emendamento inserito nella Legge di Bilancio appena approvata a Roma, alla nomina di un commissario con poteri straordinari per la realizzazione del Parco della Salute, della ricerca e dell´innovazione di Torino. Un’ottima notizia, frutto della nostra proposta dell’ottobre scorso. Ma adesso bisogna accelerare. Non possiamo più permetterci di perdere tempo!” dichiarano il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo e il Vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle.

“Ci aspettiamo – proseguono gli esponenti dem – che i lavori possono iniziare immediatamente. Il rilancio della sanità pubblica deve partire dalla costruzione di nuove strutture ospedaliere, moderne, efficienti, al passo con i tempi e con le richieste che arrivano dalla società e dai cittadini alle quali si deve affiancare una riforma della sanità che deve riguardare il personale e i territori. Ora si acceleri, Torino non può più attendere”.

Italia Lib-Pop: politiche più stringenti su Covid e Cina

“La contemporanea recrudescenza del Covid, la dismissione di controlli e la mancanza di condivisione dei dati epidemiologici da parte del regime comunista cinese, già responsabile del diffondersi della pandemia a livello globale nel 2020, impone misure drastiche a tutela della salute e dell’economia del nostro Paese. Per questo, come Italia Liberale e Popolare, crediamo che il Decreto firmato dal Ministero della Salute, che impone test obbligatori unicamente ai viaggiatori provenienti da voli diretti in partenza dalla Cina, sia insufficiente a tutelare gli interessi nazionali”, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, annuncia la proposta dell’Associazione, favorevole a controlli più stringenti.
“I dati relativi ai viaggiatori in arrivo nel nostro Paese dalla Cina sono preoccupantiTra il 30 ed il 50% di essi risultano positivi agli screening volontari a cui si sono sottoposti in questi giorni tra Malpensa e Fiumicino. Dati che evidenziano come ci siano migliaia di casi potenzialmente in ingresso in Italia”, aggiunge Desirò.
“La misura del test obbligatorio unicamente per i viaggiatori in provenienza diretta è un ago nel pagliaio. Infatti, risulta che più del 90% degli ingressi nel nostro Paese dalla Cina provenga da tratte con scalo. Numeri così grandi di eventuali positivi potrebbero avere una ricaduta preoccupante su un SSN colpevolmente non aggiornato e potenziato dagli ultimi due Esecutivi. Questo porterebbe con sé tutte le conseguenze del caso, tra limitazioni della libertà individuali ed eventuali misure emergenziali, che tutti noi, purtroppo, ci ricordiamo, avendole subite già per due anni”, continua Desirò.
“Per questo, come Italia Liberale e Popolare, vorremmo sensibilizzare il Governo Meloni ad una misura più stringente, espandendo il tampone obbligatorio a tutti i viaggiatori provenienti dal Paese asiatico, anche dopo uno o più scali. Seguendo il principio della “difesa dei confini“, tanto caro all’elettorato dell’attuale esecutivo, è proprio con misure come quelle suggerite che si mette in atto la difesa degli interessi nazionali, tutelando la salute pubblica e proteggendo l’economia da eventuali nuovi disagi dovuti al diffondersi del contagio importato dalla Cina”, conclude Desirò.

La Russa ha sbagliato. Ma l’antifascismo non scada nel mito e nella propaganda

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Mi pare che dedicare il titolo di apertura del quotidiano “Repubblica” al Msi e a La Russa sia davvero esagerato e lontano dallo stile misurato che ho sempre apprezzato nel direttore Maurizio Molinari. Troppa importanza data ad una dichiarazione che non meritava tanta attenzione  anche perché il Msi è una realtà storica che neppure la Legge Scelba ha mai considerato un duplicato del disciolto partito fascista, per ripetere il linguaggio usato dalla Costituzione. Per comprendere il problema bisogna riandare alla  XII norma transitoria e finale della Costituzione che alcuni costituzionalisti ritengono di valore permanente. Nell’ultimo comma di quell’articolo è  prevista un’interruzione dell’elettorato attivo e passivo per un quinquennio per gli ex gerarchi fascisti, a far data dall’entrata in vigore della Costituzione, il I gennaio 1948. Questa norma è stata ampiamente violata perché alcuni  ex fascisti di rango riappaiono  in Parlamento già nel 1948 senza che nessuno abbia mai eccepito qualcosa in merito alla XII norma transitoria. Nel 1946 l’amnistia voluta da Togliatti aveva riabilitato molti ex fascisti e l’epurazione fu quasi una burla, come sostenne già allora Mario Pannunzio. In Italia, anche a dimostrazione delle diverse esperienze storiche tra i due paesi e regimi, non ci fu nessuna Norimberga, pur se ci furono i massacri delle foibe e dei fascisti documentati da Pansa e mai confutati in maniera seria da nessuno storico. Prendersela adesso con La Russa che ricorda il padre missino, appare una esagerazione propagandistica. Ma anche il comportamento del presidente del Senato va criticato perché la seconda carica dello Stato deve mantenere un riserbo e una terzietà che il ruolo comporta, anzi esige. La Russa può anche  astenersi dalle vulgate antifasciste a cui non  ha mai creduto e che sarebbero atti di pura ipocrisia, ma non può  permettersi di celebrare la parte politica in cui ha militato. E’ anche una questione di banale ineleganza istituzionale. La figlia di Pino Rauti, sottosegretaria di Stato, è stata scioccamente inopportuna ed ha rivelato una scarsissima caratura politica. La Russa che è stato ministro, deve scegliere tra essere esponente di partito o presidente del Senato. I due ruoli sono incompatibili, a prescindere dalle idee e dalle nostalgie  espresse. La Russa ha sbagliato, ma anche i vari  De Luna che hanno preso lo spunto per l’ennesima vulgata antifascista, non sono specchio di una democrazia vera perchè in passato hanno esaltato il comunismo  o sono stati silenziosi quando l’URSS massacrava la libertà e la dignità umana. L’antifascismo è e deve tornare ad essere una cosa seria come lo fu quello di chi pagò con la vita la sua opposizione al Regime. L’antifascismo a decine di anni dalla fine del regime deve avere una caratura storica, senza scadere nel mito e nella propaganda. Solo così potrà contribuire a far crollare nel ridicolo i La Russa di turno, scatenando una risata destinata a sommergerli.

Suicidi in carcere, Grimaldi (Verdi Sinistra): Le risposte di Nordio non soddisfano

Il Governo Meloni ha rispedito in carcere 700 persone in semilibertà.

 

“Finalmente arriva la risposta del Ministro Nordio a cui, dopo l’ennesima morte, lo scorso ottobre, di un ragazzo nel carcere di Torino, avevamo chiesto di fare chiarezza e dirci come il Governo intendesse agire per affrontare il numero impressionante dei suicidi di detenuti in Italia, il sovraffollamento endemico dei nostri istituti di reclusione, la quantità eccessiva di arresti per reati di piccola entità, l’assenza di adeguata tutela per le persone più fragili condannate alla reclusione. Le risposte del Ministro non ci soddisfano” – dichiara il Vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, firmatario dell’interpellanza insieme al collega Devis Dori.

 

“Non ci soddisfano perché le tante circolari sull’emergenza suicidi e autolesionismo non bastano: nessuna linea di indirizzo sarà mai sufficiente se non si monitora sulla sua applicazione e non si studia come è cambiata nel tempo la popolazione detenuta” – prosegue Grimaldi. – “La vigilanza da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria negli istituti non avviene; nonostante Protocolli e Accordi fra gli enti, alla Casa Circondariale Lorusso e Cutugno in nessuna sezione entra mai lo psichiatra per una valutazione della vulnerabilità: il solo personale che accede è infermieristico; il supporto psicologico e l’intercettazione degli ‘invisibili’ necessitano di personale adeguato che in questi anni è stato assente e di modalità che al momento non esistono. E certamente l’unità di ascolto della Polizia penitenziaria non è il soggetto adeguato ad attuare l’ascolto empatico. Infine” – conclude Grimaldi – “che dire dei 2.700.000 euro in più stanziati per gli onorari degli esperti, da spendere entro il 31 dicembre? Che cosa accadrà dopo? Di certo non finirà questa emergenza. I suicidi di Alessandro Gaffoglio e Tecca Gambe non possono essere liquidati dicendo che è stato fatto tutto il possibile. La situazione nelle carceri e negli istituti minorili è esplosiva, eppure la risposta del Governo Meloni al sovraffollamento è stata il ritorno in cella, allo scadere dell’anno, di 700 persone in semilibertà che da due anni e mezzo usufruivano di licenze al loro domicilio. Che senso ha?”.

Il sindaco Lo Russo: “È stato un 2022 molto complesso”

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Presentato nella conferenza stampa di fine anno a Palazzo Civico dal Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, il resoconto delle attività svolte dall’Amministrazione comunale e le opportunità e gli scenari futuri.

Chiudiamo un anno che è stato particolarmente complesso – ha dichiarato il Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo – che ci ha visto molto impegnati sulla costruzione dei progetti che partiranno tra il 2023 e il 2024 e che, anche sulla scorta degli investimenti dei fondi europei e del PNRR, daranno davvero un nuovo volto e una nuova proiezione di crescita al futuro di Torino.

Dal risanamento strutturale dei conti con il Patto per Torino firmato con Draghi all’accordo con Stellantis, dal Consiglio d’Europa alla gestione dei grandi eventi, dalla riorganizzazione della macchina comunale al rilancio della cultura e al finanziamento della Linea 2 sono davvero tanti i risultati raggiunti.

Ci siamo posti come Amministrazione – ha continuato il Sindaco – quattro grandi priorità: lo sviluppo e la ripartenza economica, la coesione e la ricucitura sociale, la sostenibilità ambientale e la cura dei servizi, delle persone e dello spazio pubblico. Per dare corpo a questa visione ci siamo dati un metodo di lavoro basato sull’ascolto e il confronto con tutti gli interlocutori della Città, abbiamo puntato sul merito e sulla competenza cercando di favorire al massimo l’innovazione anche dentro la macchina amministrativa.

Credo che si siano gettate le basi per un nuovo ciclo pluriennale di rilancio della Città. E i primi risultati di questo lavoro credo si possono già apprezzare.

Nel 2023 – ha concluso Lo Russo –  lavoreremo con ancora maggior impegno e determinazione per dare corso ai tanti progetti sviluppati in questo primo anno di mandato e cercheremo di rendere ancora più evidente e tangibile il cambiamento che abbiamo avviato.”

All’incontro con i giornalisti erano presenti anche tutti gli assessori della Giunta comunale che hanno approfondito gli argomenti delle proprie tematiche assessorili.

Giachino: Lo Russo e la tangenziale est

GIACHINO : Le conferenze di fine anno debbono coprire il vuoto programmatico delle Amministrazioni. Così oggi il Sindaco  Lo Russo pare ritirare fuori il tema della tangenziale Est più come ballon d’essai per coprire il vuoto della politica di rilancio di Torino.

La tangenziale est è bloccata da quarant’anni proprio dai no della sinistra. Una delle cause del rallentamento economico di Torino sta proprio lì.
Quarant’anni di ritardo  sono stati pagati dalle imprese grazie all’aumento dei costi del trasporto dovuti a percorsi più lunghi e al congestionamento del traffico, sono stati pagati dai pendolari che ogni giorno debbono raggiungere fabbriche e uffici situati nella cintura. Dalla tangenziale est alla Quarta corsia tutte ipotesi nate e morte grazie alla incapacità della sinistra di trovare una soluzione efficiente . D’altronde se sull’Unita il giorno della inaugurazione della Autostrada del sole si diceva che non si capivano i vantaggi delle Autostrade , se Torino è arrivata alla Metropolitana con 30 anni di ritardo e solo perché era una condizione del Comitato Olimpico, si può capire perché sulla Tangenziale est oggi , quarant’anni dopo, il Docente del Politecnico invece di indicare una soluzione parli di un tavolo con i Sindaci del chierese.
Torino dal 1995 cresce meno delle altre Città italiane perche’  le Amministrazioni non han difeso l’industria ma anche per i clamorosi ritardi sulle infrastrutture, dalla Linea 2 della Metro alla Tangenziale est, all’aeroporto solo tredicesimo tra gli Aeroporti italiani.
Qui una delle ragioni della crisi del PD che non ha fatto propria la politica  delle infrastrutture elaborata dal Prof. Giuseppe GROSSO , da Edoardo CALLERI e da Giuseppe BOTTA . D’altronde la TAV la abbiamo salvata noi con la Grande Manifestazione di piazza Castello  del 2018 che organizzai con le madamin…
 
Mino GIACHINO 
SITAVSILAVORO 

Riavetti (Pd): “Trasformazione in atto della rete ospedaliera?”

RICHIESTA DI CHIARIMENTI ALL’ASSESSORE ALLA SANITÀ 

27 dicembre 2022 – “Ho appreso dagli organi di informazione notizie, che per il momento non sono state smentite, che mi spingono a porre alcune domande sull’organizzazione della sanità in provincia di Alessandria. Ho rilevato, infatti, che entro la fine del 2022 dovrebbe essere nominato il collegio commissariale impegnato a realizzare la nuova Azienda Sanitaria Ospedaliera Infantile Regina Margherita, autonoma rispetto alla Città della Salute di Torino. Oltre all’autonomia aziendale si evidenzierebbe per l’Infantile torinese l’obiettivo del riconoscimento ad Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. Ho letto, inoltre, che tra i possibili Commissari, è stato indicato il nome del Direttore Generale del Santi Antonio e Biagio di Alessandria, fatto di per sé poco significativo (se non per la qualità del professionista), ma potenzialmente indicativo rispetto ad una possibile traccia di lavoro che vorrei fosse cancellata dalle mappe della Regione Piemonte” spiega il Consigliere regionale del Partito Democratico Domenico Ravetti.

“Qualora infatti – prosegue Ravetti – nelle valutazioni regionali fosse inserita la possibilità di eliminare l’Ospedale Infantile “Cesare Arrigo” dalla gestione dell’Azienda Sanitaria Ospedaliera di Alessandria per assegnarlo alla nuova Azienda Sanitaria Ospedaliera Infantile di Torino, mi farò promotore di un un’azione istituzionale e politica decisamente contraria. Purtroppo, in passato, ho dovuto rilevare che le “voci di corridoio” spesso anticipano le scelte ufficiali e, quindi, se fosse in atto la trasformazione dell’Azienda ospedaliera di Alessandria in Azienda Ospedaliera Universitaria vorrei conoscere nei particolari gli effetti, i limiti e i vantaggi. Non ho maturato pregiudizi in tal senso, anzi, ma sarebbe quantomeno normale un confronto in modalità aperta, oltre che nei tempi giusti”.

“Vorrei, pertanto – conclude Ravetti – fare chiarezza e porre alla Giunta regionale, nelle sedi opportune, due domande importanti per la nostra Provincia: “È prevista la trasformazione dell’ospedale in Azienda Ospedaliera Universitaria? Nel frattempo si può escludere che l’infantile sarà gestito dai torinesi? Alla ripresa dei lavori istituzionali, inoltre, chiederò una comunicazione ufficiale da parte dell’Assessore alla Sanità per avere aggiornamenti sulle magnifiche sorti progressive dei lavori del nuovo ospedale. Del futuro di Alessandria si discuta ad Alessandria. Almeno questo!”.

Pd in crisi, partiti in affanno. E Torino diventa sempre più “ex”

E’ proprio messo male questo PD. Tra presunte corruzioni in Europa e una modesta nevicata che manda in tilt il traffico. Sembra che proprio non ne azzecchi una.

Soprattutto a sinistra è incolpato di tutto e di più. Oramai è di moda il tiro a segno al pd e ai suoi esponenti.
Congresso? Da quello che mi risulta non riescono a trovare manco i candidati per le segreteria provinciale e regionale della nostra ragione. Altra cosa quella nazionale. Tanto affollamento, Gianni Cuperlo sbarra la strada alla Schlein che incassa l’ appoggio della madre nobile delle politiche sociali, Livia Turco. E Oramai Franceschini e Piero Fassino sono separati in casa. Il primo con la Schlein ed il secondo con Bonaccini.
Ma c’è discussione? Mi sa che è proprio quello che manca. Rifondare vuol dire chiedersi che cosa si vuole diventare. Sinteticamente, ricapitoliamo. Il pd era nato per la cosiddetta alternanza tra centro destra e centro sinistra. Poi sono arrivati i cinque stelle a sconpaginare tutto. Ciliegina sulla torta la nascita del terzo polo. Calenda e Renzi mano nella mano. Dunque? Caos assicurato. Non che nel centro destra le cose vadano meglio. Sicuramente il tutto è più ovattato, ma le divisioni sono all’ordine del giorno e non solo tra partiti diversi, ma nei partiti. Umberto Bossi ritorna alla grande.
W il nord ed abbasso Matteo Salvini chiamato ragazzino viziato. In gioco la maggioranza qualificata in Lombardia. Difatto la  Moratti non sfonda e non incassa il sì della sinistra sempre coerente nel cercare la sconfitta. Forza Italia dipende dalla briosità del Berlusca. Un giorno va ed un giorno non va. Chi sembra che abbia il controllo della situazione è il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni oramai politica non più di destra ma di centro seguendo, ad esempio, l’insegnamento di Gianfranco  Fini.
Cova sotto la cenere il malcontento? Francamente non so se cova, so che i fasci presenti in Fratelli d’Italia non sono tanto contenti. Traduzione? La legge di bilancio è un gran guazzabuglio e l’Europa impone i suoi dictat ricordando che stanno ancora aspettando le riforme tanto promesse e mai mantenute. Insomma… Insomma caos e poi ancora caos. E noi che facciamo? Quello che fanno un po’ tutti: navighiamo a vista sperando. Intanto a Torino pure la fiera Automotoretro’ si trasferisce a Parma.
Prima era la Famiglia Agnelli che si comprava la Ferrari ora sembra che l’Emilia espropri Torino. Mamma mia come siamo caduti in basso. La Fiat non esiste più e  solo i dirigenti francesi contano ed in corso Marconi girano  quattro gatti di dirigenti oramai ex dirigenti. Dunque siamo tutti un po’ ex di qualcosa o di qualcuno. Ma Torino è più ex di altre ex. Altro esempio. Ieri era la capitale del lavoro. Ora dopo il sud ha il più alto numero di percettori del reddito di cittadinanza in rapporto con la popolazione.
La richiesta di lavoratori c’è, ma di manodopera specializzata e qualificata. Una volta si sarebbe detto che non si incontrano domanda ed offerta. Mala tempora currunt?
Direi di più. Siamo oltre. Molto oltre. Stiamo precipitando e non ce ne accorgiamo.

PATRIZIO TOSETTO

Europa Verde: “un clamoroso regalo di Natale al mondo venatorio”

La Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha approvato, all’alba del 21 dicembre scorso, un
emendamento al Disegno di Legge sul bilancio della Stato che rappresenta un clamoroso regalo di Natale al
mondo venatorio.

La norma, infatti, cancella i cosiddetti “metodi ecologici”, cioè incruenti, che fino ad oggi dovevano
prioritariamente essere applicati nel controllo di specie selvatiche che creano problemi alle attività umane.
Con la nuova versione della legge, di conseguenza, la prima ed unica opzione risulta essere l’abbattimento.
Abbattimenti i quali, ricordiamo, potranno avvenire ovunque, anche in ambiti cittadini ed all’interno di aree
protette, e senza alcun vincolo di tempo: quindi anche al di fuori non solo delle tradizionali giornate di
caccia, ma addirittura della stagione venatoria. Con conseguenze sulla sicurezza pubblica e sulla
militarizzazione del territorio che non è difficile immaginare.

Ma l’aspetto che maggiormente preoccupa chi ritiene l’ambiente naturale un bene primario e collettivo, la
cui salvaguardia deve essere un preciso dovere di ogni amministratore pubblico, riguarda l’art. 19 bis, di
nuova istituzione.

Viene prevista l’adozione di un non meglio definito Piano straordinario per la gestione e il contenimento
della fauna selvatica, il quale dovrebbe occuparsi di “coordinamento e attuazione dell’attività di gestione e
contenimento numerico della presenza della fauna selvatica sul territorio nazionale mediante abbattimento
e cattura.” Di nuovo, senza alcun limite, né di tipo territoriale, né di tempo. Ma nemmeno di specie, per cui
è possibile che la norma si possa applicare non solo, come si potrebbe ipotizzare, a cinghiali ed altri
ungulati, ma anche a specie protette, quali lupi ed orsi. Le attività di controllo della fauna, infatti, vengono
esplicitamente considerate come “non costituenti esercizio di attività venatoria”, quindi nemmeno
sottoposte alle regole della caccia.

In un periodo in cui le emergenze ambientali si stanno facendo sempre più reali e il cambiamento climatico
comincia a mostrare tutta la sua gravità, ci pare assolutamente inaccettabile adottare misure che
concorrono a degradare ulteriormente il contesto ambientale nel quale viviamo e dal quale traiamo tutte le
nostre risorse. Se non modifichiamo i nostri atteggiamenti nei confronti della natura, passando da politiche
di rapina e distruzione ad una situazione di equilibrio, continueremo il nostro tranquillo avvicinamento alla
distruzione dell’unico pianeta sul quale siamo in grado di vivere.
Le scriventi Gruppi Politici e Associazioni contestano anche con forza il metodo adottato per far approvare
le norme “libera caccia”: all’interno di una legge di bilancio, con la quale n

ulla hanno a che vedere, ma la cui
approvazione risulta così molto più semplificata. Quindi, nessun confronto, nessun parere di quel mondo
scientifico che pure non si esita a evocare ogni qualvolta succede qualche disastro ambientale, salvo
dimenticare ciò che viene affermato in attesa dell’evento successivo.

Le Associazioni chiedono quindi con forza che il provvedimento venga ritirato e si riservano, in caso
contrario, di adottare tutte le misure, anche legali, ritenute utili per evitare questa ulteriore concessione
alle istanze dei settori più retrogradi del mondo venatorio.

Federazione Regionale di Europa Verde Verdi del Piemonte

Federazione Nazionale Pro Natura
Lega Ambiente Piemonte
LIPU OdV Asti
OIPA ITALIA OdV
SOS Gaia
Quattropassianordovest
Comitato per la salvaguardia del Lago di Arignano