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Italia Lib-Pop: sulla Torino_Ceres solo annunci
Si fa un gran parlare, in questi giorni, dell’annunciata riapertura della tratta ferroviaria Torino – Ceres, strategica non solo per i collegamenti da e per l’aeroporto, ma per lo sviluppo economico e turistico della zona, nonché per i pendolari, di tutto il territorio compreso tra Basso Canavese e Valli di Lanzo.
Ma quando finisce la “postura fascista”?
Niente da fare. E lo dico da cattolico democratico.
Molti, anzi moltissimi, speravano che la propaganda – perchè di questo si tratta – sul “ritorno del fascismo”, sulla “postura fascista”, sul “tramonto dei diritti”, sulla “negazione della libertà” e, infine, sul possibile “regime autoritario”, cessasse dopo la campagna elettorale. Dove, come capita da sempre nella democrazia italiana in tempi di campagna elettorale, si può dire tutto e il contrario di tutto. Com’è giusto che sia ma che, appunto dopo la campagna elettorale, si può tranquillamente buttare quasi tutto nel cestino perchè si tratta, perlopiù, di propaganda, di demagogia e di pure invenzioni.
Ora, per venire ad oggi, è stato sufficiente una piccolissima scivolata del Presidente del Senato – peraltro senza alcuna polemica pretestuosa e neanche politicamente rilevante – per innescare un dibattito noioso, ripetitivo, virtuale e anche un po’ grottesco. Un esercizio a cui la sinistra, per l’ennesima volta, non ha rinunciato a riproporre un cliché che oltre a non offrire alcun elemento politicamente significativo, dimentica che si tratta di questioni virtuali ed astratte, cioè non percepite perchè non vissute ed interiorizzate dalla stragrande maggioranza della pubblica opinione. E questo perchè continuare a blaterare sulla restrizione delle libertà, sul rischio della deriva autoritaria e, soprattutto, sulla negazione dei diritti, oltre a distrarci dai veri problemi che interessano i cittadini italiani, evidenzia anche la lontananza politica e culturale della sinistra, dei populisti e dei vari estremismi dalle istanze, dai bisogni e dalle domande che questi partiti vorrebbero rappresentare e farsi carico all’interno delle istituzioni democratiche.
Ma c’è un aspetto che resta, tuttavia, senza risposta e anche un po’ misterioso. E cioè, ma com’è possibile che la sinistra post ed ex comunista, che la sinistra televisiva – mi riferisco a vari conduttori -, editoriale, culturale, accademica, sociale ed intellettuale continui senza sosta a parlare di “postura fascista” dopo la vittoria del centro destra alle elezioni del 25 settembre scorso? Pongo questo tema perchè, storicamente, la sinistra italiana si è sempre caratterizzata per la sua capacità di analisi e anche, e soprattutto, per la sua sintonia con i bisogni di molti settori della pubblica opinione italiana. In particolare di quei settori sociali e popolari che storicamente si riconoscevano e votavano a sinistra. Una capacità che, francamente, oggi rischia di essere messa in discussione se continua a furoreggiare una polemica, appunto, del tutto virtuale, vecchia, integralmente ideologica e sostanzialmente sganciata dalle dinamiche che caratterizzano la politica contemporanea. Si tratta, cioè, di una postura ideologica che evidenzia, al contrario, un oggettivo ritardo della sinistra di sapersi confrontare con le “nuove domande” della società contemporanea e che, soprattutto, consegna la stessa sinistra ad affrontare temi che appartengono oggettivamente ad un passato che non incrocia più le attese e il modo essere dei cittadini italiani.
Ecco perchè, forse, è giunto il momento per archiviare una polemica e un dibattito politico che sono estranei ed esterni a ciò che capita realmente e concretamente nella nostra società. E questo non lo dico per la credibilità e l’attendibilità della sinistra italiana post ed ex comunista – elementi che riguardano esclusivamente chi si riconosce in quell’area politica – ma, soprattutto, per evitare che persista un dibattito e un confronto che non centrano nulla con il rinnovamento della politica, con il cambiamento della politica, con il ritorno dei partiti e delle rispettive culture politiche e con l’autorevolezza della classe dirigente. E, infine, con la qualità della nostra democrazia e la credibilità della nostre istituzioni democratiche.
Insomma, si tratta di voltare definitivamente pagina. Speriamo che, prima o poi, anche la sinistra italiana se ne renda conto. Perchè il recupero della funzione e del ruolo della politica, dopo la triste e decadente stagione populista di marca grillina, impone anche di archiviare temi e argomenti che appartengono ad un passato ormai archiviato e del tutto storicizzato. Lo dico da cattolico democratico che non appartiene nè al mondo della destra e nè, tantomeno, a quello della sinistra post ed ex comunista.
Giorgio Merlo
Regione, Pd: “Omnibus legge marchetta”
«L’omnibus è l’occasione ogni anno per un importante intervento manutentivo sul patrimonio legislativo piemontese, ma anche quest’anno è diventato il refugium peccatorum per tutte quelle modifiche di legge che si ha vergogna di portare in Consiglio regionale e si cerca di annegare nel mare di articoli della legge di riordino, quest’anno 91.
Un numero che è destinato a crescere con gli emendamenti dell’ultimo minuto, dove spesso si nascondono le nefandezze peggiori. Non è un caso che il provvedimento, che arriva ogni anno a giugno, quest’anno abbia tardato fino a dicembre e che poi la Giunta Cirio abbia imposto nell’ultimo Consiglio regionale dell’anno l’urgenza, tagliando così i tempi della discussione.
Depositato il 19 dicembre e approvata l’urgenza, si contano soli 30 giorni dal deposito per la discussione in commissione. Con il Consiglio Regionale che per la prima volta resta chiuso per due settimane da Natale a dopo l’Epifania, il tempo della discussione e del confronto è ridotto a 10 giorni scarsi. Usano la tagliola per nascondere la loro incapacità di programmazione e di confronto, caratteristica dell’intera legislatura.
L’art. 1 introduce la possibilità di cacciare pernice bianca e gallo forcello, specie in via di estinzione e che nella scorsa legislatura si era escluso dalla possibilità di cacciare. D’ora in poi sarà possibile anche sulla neve, quando è più facile trovarli e sono più vulnerabili.
L’art. 12 rende ancora più facile ampliare le possibilità ampliare le cave, nonostante il Piano Regionale delle Attività Estrattive attualmente in approvazione sia già molto generoso, perché consente di scavare per una quantità pari al doppio di quella estratta negli ultimi 10 anni. Alla faccia del consumo di suolo e della tutela del paesaggio.
L’art. 14 elimina il vincolo, per i versamenti delle cooperative edilizie a proprietà indivisa, di reinvestire le somme in nuova edilizia convenzionata. Cifre che invece che sostenere l’emergenza casa prenderanno il volo per destinazioni non note.
Gli artt. 19 e ss. inseriscono nella legge sugli Ordini professionali (giornalisti, avvocati, architetti, commercialisti, etc…) la possibilità di erogare contributi alle associazioni datoriali. Ma cosa c’entrano le associazioni datoriali nella legge sugli ordini professionali? E perché allora non anche i sindacati? Negli ultimi anni, sono stati erogati i contributi della legge agli Ordini?
Gli artt. 21 e ss.i intervengono sul gioco d’azzardo patologico, con altri favori ai gestori di macchinette. Chi ne installerà più del dovuto non sarà multato, ma solo costretto a rimuovere quelle in più. I datori di lavoro non dovranno più preoccuparsi dei corsi per la prevenzione dei loro dipendenti: prima erano previsti corsi biennali, a carico dei datori di lavoro e in orario di lavoro. Tutto questo sparisce.
L’art. 39 porta da 2 a 10 anni il tempo per i Comuni di restituire i contributi percepiti dalla Regione per modifiche al Piano Regolatore che poi non si sono fatte. C’è da chiedersi che senso ha una modifica al Piano Regolatore dopo 10 anni e cosa ne penserà la Corte dei Conti, visto che viene addotta la neutralità finanziaria di una legge che procrastina un incasso di 8 anni.
L’art. 42 prevede che la sospensione causa emergenza Covid dei pareri previsti dalla legge urbanistica diventi perpetua».
Daniele VALLE – vice Presidente Consiglio regionale
Domenico ROSSI – Consigliere regionale PD, vice Presidente IV Commissione
Ci sono diversi Comuni della montagna Canavesana presenti nella graduatoria dei beneficiari dei contributi in conto capitale per l’acquisto di mezzi d’opera necessari per lo svolgimento delle attività del servizio di sgombero neve della Regione Piemonte: la legge regionale n. 59 del 4 settembre 1979 ne riconosce infatti la pubblica utilità e ne favorisce l’organizzazione e l’attuazione con particolare riguardo alle aree montane. A tal fine, la legge 18 del 2022, “Disposizioni finanziarie e variazione del bilancio di previsione finanziario 2022-2024”, ha previsto uno stanziamento di risorse pari a 400mila euro. La conferma della graduatoria è arrivata direttamente dal consigliere regionale leghista del territorio Andrea Cane, che ha commentato con queste parole: “Gli Enti Locali del Canavese che si sono aggiudicati il contributo regionale del bando che scadeva proprio alla vigilia del Santo Natale, con cui potranno acquistare attrezzature e mezzi d’opera per le attività di sgombero neve e per il trattamento antighiaccio. Sono Valprato Soana che riceverà 50mila euro, Levone a cui ne arriveranno 7.808, Ingria con 5.900 euro, Lemie con 5.185 euro, Viù con altri 1.976 e infine Alpette con 1.900”.
“Sappiamo bene – aggiunge il consigliere Cane – come nelle aree montane l’esercizio della viabilità costituisca un elemento essenziale delle comunicazioni e della vita associata e per questo rinnoviamo concretamente il sostegno ai sindaci che devono garantire il servizio alle loro comunità. Ringrazio quindi tutte queste Amministrazioni comunali per il loro impegno e un pensiero particolare va alla giunta della Regione Piemonte, in modo speciale al vicepresidente e assessore alla Montagna, il leghista Fabio Carosso: è grazie a questa squadra di cui sono onorato di farne parte che finalmente la montagna canavesana e piemontese in generale sta continuando a ricevere riconoscimenti e contributi. Tutto ciò è mio grande motivo di orgoglio e di speranza per il futuro dei nostri territori e delle future generazioni che decideranno di continuare ad abitarli, per le quali non posso che ribadire la mia più completa disponibilità per continuare a costruire insieme un Canavese sempre più accogliente e piacevole da vivere”.
“Invitiamo il comune di Torino a issare metaforicamente la bandiera della laicità dello Stato respingendo la direttiva di Palazzo Chigi che per il 5 gennaio dispone ‘’imbandieramento a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici dell’intero territorio nazionale’”, così in una nota Andrea Turi, Igor Boni e Beatrice Pizzini, rispettivamente coordinatore dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, Presidente di Radicali Italiani e coordinatrice di +Europa Torino metropolitana. “Le disposizioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri non forniscono alcun obbligo per le amministrazioni, chiediamo che Torino non stia a questo gioco che è una grave violazione del principio della laicità dello Stato” ha dichiarato inoltre Silvio Viale, consigliere comunale di +Europa/Radicali Italiani a Torino.
Il presidente Alberto Cirio e l’assessore Luigi Icardi hanno confermato durante la conferenza stampa di inizio anno che, oltre alla garanzia della pianificazione di un nuovo ospedale di Vercelli con fondi Inail, al Sant’Andrea vedrà la luce la palazzina tecnologica denominata “cubolotto”, inserita nel piano delle opere di edilizia sanitaria della Regione, e presto ne sarà avviato l’iter.
“E’ un’ottima notizia per iniziare al meglio il 2023 – afferma il consigliere regionale della Lega Salvini Piemonte Alessandro Stecco -, si tratta infatti di un’opera di edilizia sanitaria molto attesa che ho trovato bloccata fin dalla legislatura regionale scorsa, dopo che la propose la direzione Serpieri, e che appena eletto ho seguito da vicino per rimetterla in carreggiata e portare l’amministrazione aziendale guidata dal Direttore Generale Eva Colombo e quella regionale a parlarsi per perfezionarne l’iter”.
“A mio modo di vedere – continua il medico e professore universitario vercellese, presidente della Quarta commissione Sanità – in base agli approfondimenti che ho fatto in questi anni, quest’opera del valore stimato di circa 50 milioni di euro è estremamente strategica per il buon funzionamento dell’ospedale e della Sanità di tutto il vercellese, in quanto sarà sede di un nuovo pronto soccorso, di nuove e moderne sale operatorie e potrà creare spazi e condizioni anche per inserirvi ulteriori ammodernamenti tecnologici non possibili con le vecchie sale operatorie dell’ospedale Sant’Andrea. Una vera pietra miliare. Presto il presidente Cirio e l’assessore Icardi saranno a Vercelli per spiegarne il percorso assieme alla direzione Asl”.
Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, durante la conferenza stampa di inizio anno al Grattacielo della Regione del Lingotto a Torino ha confermato che la Torino- Lione sarà la protagonista del 2023: “si procederà con l’affidamento della gara per lo scavo del tunnel di base nella parte Italiana”. Il presidente ha detto: “Il Piemonte era considerato ai margini dell’Impero, oggi siamo il cuore dell’Europa, grazie alla TAV e al Terzo Valico”. A proposito del Parco della Salute, il nuovo ospedale di Torino che sostituirà le Molinette ha spiegato: “Abbiamo ottenuto che la finanziaria dello Stato ci dia un commissario con poteri straordinari” Ha poi annunciato: “Quest’anno riapriremo il Museo regionale di Scienze naturali. Avremmo potuto aprirlo prima, ma il Covid lo ha impedito”. L’edificio è chiuso dal 3 agosto 2013 a causa di un incendio partito da una bombola esplosa nei sotterranei. Intanto i lavori di ristrutturazione procedono nel palazzo storico di via Giolitti 36. Il Governatore non ha indicato una data precisa per la riapertura, mentre l’assessora alla Cultura Vittoria Poggio ha parlato del secondo semestre del 2023. Critica la minoranza: “È incredibile che dopo 3 anni e mezzo di governo, l’unico tempo verbale che Cirio ha imparato a declinare sia il futuro. Non un cenno alle cose fatte nell’anno passato, perché sono pochine e soprattutto perché mancano le giustificazioni per le questioni rinviate ancora una volta. “Liste d’attesa sparite dai radar, nessun nuovo ospedale partito effettivamente, case e ospedali di comunità fermi al palo. Sul Parco della Salute tocca al commissario, proposto dal PD, rimediare a tre anni di rinvii e tira e molla sul progetto”. Così Raffaele Gallo Presidente del Gruppo Consiglio regionale Pd Piemonte e il consigliere regionale Daniele Valle.
Abbiamo parlato nei giorni scorsi della necessità di avviare una convinta e feconda stagione di “ricomposizione” politica, culturale e, auspicabilmente, anche organizzativa dell’area Popolare e cattolico sociale nel nostro paese. Certo, si tratta di un auspicio più che di un dato di fatto oggettivo. Ma è indubbio che, soprattutto dopo il clamoroso ed irreversibile fallimento politico del progetto originario del Partito democratico da un lato e la difficoltà, al momento, di riabitare il centro destra con la cultura Popolare e cattolico sociale, il cammino politico e concreto dei Popolari non può che intraprendere altre strade e altri percorsi. Ed è proprio a questo punto che, almeno su un versante, occorre essere chiari e trasparenti. Ovvero, è di tutta evidenza che i percorsi sono destinati a divergere ancora. E del tutto legittimamente, aggiungo io.
Ovvero, c’è chi continua a perseverare nella necessità di ridar vita ad una tradizionale “corrente” di ex Popolari all’interno del Pd – appoggiando o la candidatura di Bonaccini o quella della Schlein, come tutti sappiamo – e chi, al contrario, ritiene che sia giunto il momento per restituire libertà di movimento ai Popolari attraverso un progetto autonomo che sia anche in grado di dispiegare un protagonismo politico e culturale che in questi ultimi anni si è pericolosamente inabissato. Dopodichè si vedrà, cammin facendo, quale sbocco politico ed organizzativo avrà questo processo di rigenerazione e di rilancio politico, culturale e programmatico dei Popolari. Perchè in gioco, infatti, c’è la necessità di uscire dall’anonimato e dal gregariato che hanno caratterizzato il mondo Popolare in questi ultimi tempi. E senza riproporre, al contempo, esperienze testimoniali che sono politicamente irrilevanti ed elettoralmente inconsistenti, come l’esperienza concreta ha platealmente confermato.
Ecco perchè, di fronte ad un quadro ancora fortemente complesso ed articolato, è sempre più indispensabile indicare una regola. Più di metodo che di merito. Ossia, nessuno nell’area Popolare può ergersi a rappresentante esclusivo e organico di questo mondo culturale e politico. Nessuno può, fidesticamente, indicare qual è la strada più corretta e più coerente da intraprendere. E questo non per un gesto qualunquistico o, peggio ancora, pilatesco. Ma per la semplice ragione che, nel momento in cui si rafforza un processo di “ricomposizione” politico, culturale ed organizzativo dell’area Popolare che parte dal basso a differenza di altri momenti storici, sarebbe sciocco nonchè scorretto indicare una sola ed esclusiva via percorribile.
Insomma, rispettando oggi laicamente la libertà di movimento dei Popolari nello scenario politico italiano, può essere la strada più corretta e più credibile per favorire, nel futuro, una vera “ricomposizione” della stessa area Popolare. Senza polemiche politiche e, soprattutto, senza alcun conflitto di natura personale o di gruppo.
Giorgio Merlo