POLITICA- Pagina 21

“Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura”

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Sabato 31 maggio, alle 17.30, presso la Sala Consiliare del Città di Giaveno Presentazione del libro
Con l’autore Guido Giraudo, la sottosegretaria Paola Frassinetti e i parlamentari
Concetta Zurzolo, Augusta Montaruli e Riccardo De Corato
Un libro che è stato – e continuare ad essere, dalla prima edizione nel 1997 fino
alla recente e ampliata decima – un caso editoriale. Pagine intense su una
vicenda – il brutale omicidio di Sergio Ramelli, a colpi di chiave inglese, da
parte del “servizio d’ordine” del collettivo di Avanguardia Operaia della Facoltà
di Medicina dell’Università Statale di Milano – che ci restituisce un’immagine
degli anni ’70 del secolo scorso ben diversa dalla retorica che li dipinge come
“formidabili” (copyright Mario Capanna, leader del Movimento Studentesco).
Sabato 31 maggio alle 17.30, presso la Sala Consiliare del Città di Giaveno, nel
cinquantesimo dell’uccisione del 19enne studente milanese militante del Fronte
della Gioventù, l’associazione culturale “Il Laboratorio” presenta il volume
“Sergio Ramelli – Una storia che fa ancora paura” (Idrovolante Edizioni). Scritto
dal giornalista Guido Giraudo con un gruppo di allora giovani militanti del Fdg
di Monza, un testo che ha vissuto di una “distribuzione militante” e che
rappresenta “la custodia della memoria di una comunità politica, ma anche un
contributo alla ricostruzione di un periodo della storia nazionale che potremmo
definire segnato da una guerra civile all’interno di una generazione”.
L’associazione torinese – nata nei primi anni ’80, quando un certo clima non
aveva ancora del tutto placato i suoi effetti – non è nuova all’interesse per quel
periodo storico, indagato da diversi angoli prospettici e con un ascolto di tutte
le voci. All’evento giavenese, che sarà introdotto dal presidente del sodalizio
Mauro Carmagnola (giornalista e saggista) e moderato dal giornalista Marco
Margrita, interverranno Guido Giraudo e quattro parlamentari di Fratelli d’Italia:
Paola Frassinetti (Sottosegretaria all’Istruzione, che con Ramelli condivise
l’esperienza nel Fronte della Gioventù milanese), Concetta Zurzolo, Riccardo De
Corato e Augusta Montaruli. “A mezzo secolo da quelle vicende, registrando
come si stia sviluppando un’attenzione meno segnata dall’ideologia e tesa a
costruire una possibile pacificazione, pensiamo al recente libro di Giuseppe
Culicchia, abbiamo accolto la possibilità di promuovere un momento che sia un
passo di questo percorso”, spiegano gli organizzatori.

“In Barriera non si può più manifestare tranquillamente?”

 
Caro Direttore,
Ieri sera in Piazza FORONI sono gli anarchici che hanno tentato in ogni modo di provocare una Manifestazione pacifica nata da negozianti di Barriera e a cui abbiamo partecipato senza bandiere come esponenti del Centro Destra. La nostra era una presenza simbolica nella piazza del Mercato per rivendicare maggiore attenzione da parte del Sindaco ai grossi problemi di Barriera , dal lavoro alla sicurezza. Maggiore attenzione perché a una settimana dalla Assemblea organizzata da La Stampa nella quale il Sindaco aveva chiesto di non enfatizzare i problemi di Barriera, e’ successo di tutto con scontri in strada mai visti in Italia.
Così gli ANARCHICI che votano a sinistra ieri sera hanno fatto di tutto per provocare la rissa. La Barriera ha bisogno di lavoro e di nuove iniziative che diano speranza alle persone in difficoltà . Barriera deve avere nuove opportunità economiche e nuovi posti di lavoro. Come ho detto agli amici presenti se non riparte la economia dei Quartieri di periferia Torino non ritornerà ai livelli del passato, se non ci saranno nuove occasioni di lavoro non ripartirà neanche il commercio , messo in crisi dai tanti supermercati, dalle iniziative non regolari e dalla paura ad aprire nuove attività. Ho voluto scrivere  perché i Cittadini di Barriera e i vari Comitati presenti meritano ascolto e non vanno confusi con chi provoca , con chi dice No a tutto. I cittadini di Barriera non sono figli di un Dio minore.
Mino GIACHINO 

Volt, “Noi Siamo Qui”: Evento di Lancio della Scuola Politica

Il 31 maggio a Torino, presso la Cascina Roccafranca, prende il via la Scuola Politica
Europea con il primo incontro intitolato “Noi Siamo Qui”. La giornata offrirà un’occasione di
confronto su federalismo europeo e panafricanismo, analizzando la storia dell’integrazione
europea dal Manifesto di Ventotene ai Trattati di Lisbona, il funzionamento dell’Unione e le
sfide della costruzione incompleta della federazione. Interverranno il giornalista Oumar Barry
con un focus sul panafricanismo in West Africa, l’ex senatore e presidente della
commissione antimafia Giuseppe Lumia, insieme a Mercedes Bresso (Presidente
Movimento Europeo Piemonte), Stefano Rossi (Segretario MFE Torino), Anass Hanafi Dali
(presidente OIPI) e i rappresentanti di Volt all’Europarlamento, con spazio per domande e
dialogo con il pubblico.
L’incontro si svolgerà sabato 31 maggio dalle ore 09:15 alle 13:15 presso Cascina
Roccafranca, in via Edoardo Rubino 45, Torino, e si concluderà con un buffet conviviale.
L’evento è promosso da VoltThere International Foundation, in collaborazione con Volt
Europa, DoSomething!EU, ALDER, del Centro Einstein di Studi internazionali, del
Movimento Federalista Europeo, dell’osservatorio italiano di politica internazionale e con il
supporto di Global Shapers. L’ingresso è gratuito e aperto a tutti gli interessati; in questa
occasione verranno anche aperte ufficialmente le iscrizioni al percorso formativo della
Scuola.

https://www.eventbrite.com/e/biglietti-scuola-politica-europea-leuropa-che-ho-leuropa-che-vo
rrei-1369461158189?utm-campaign=social&utm-content=attendeeshare&utm-medium=disco
very&utm-term=listing&utm-source=cp&aff=ebdsshcopyurl

AVS: “Scuola e corsi a rischio al Lorusso e Cutugno”

Le scelte dell’USR di tagliare, a fronte delle indicazioni ministeriali, classi sull’istruzione in carcere e sull’istruzione per adulti sono sbagliate e vanno riviste con urgenza.
In particolare, ridurre la presenza di classi – soprattutto dei primi due anni – in carcere è sintomatico di un totale disinteresse per la funzione di risocializzazione per il carcere, che in Italia è ormai sempre più luogo di abbrutimento e disperazione, come non mancano di sottolineare anche i sindacati degli agenti di polizia penitenziaria. In carcere, la scuola non dovrebbe rappresentare una parentesi né un privilegio, ma la possibilità di iniziare un percorso didattico, di inclusione e rieducazione, rispettando la funzione di  riabilitazione della pena prevista dalla Costituzione.
Le lezioni e i laboratori sono strumenti preziosi che le persone detenute hanno per costruire un futuro diverso, reintegrarsi nella società e non tornare a delinquere. Non va poi dimenticato, nei giorni dei drammatici femminicidi di Afragola e Grugliasco, che proprio i corsi del Primo Liceo Artistico rappresentano una delle poche attività trattamentali destinate ai sex offenders: la rieducazione di persone in carcere per reati di violenza di genere è l’unico modo per sconfiggere la recidiva e dunque evitare ulteriori violenze. Per questo abbiamo chiesto, con un’interrogazione parlamentare di Marco Grimaldi, che l’USR riveda con urgenza la sua decisione: tagliare la scuola in ambito penitenziario significa anche danneggiare e impoverire l’intera collettività, esponendola più facilmente alla recidiva delinquenziale di chi esce dal carcere senza una prospettiva di vita.
Ma la scelta sul Lorusso e Cutugno è solo la punta di un iceberg di decisioni dell’USR che penalizzano fortemente l’istruzione per adulti, a partire dai tagli previsti presso il Curie-Vittorini di Grugliasco o presso il Buniva di Pinerolo, senza considerare la insufficienza dei posti nei CPIA.
Le scuole, anche quelle per adulti, sono una leva fondamentale per l’inclusione sociale, l’occupabilità e la competitività economica. Per questo abbiamo chiesto in Regione, con un ordine del giorno, a prima firma Cera, che verrà discusso nel consiglio di martedì, un tavolo di confronto specifico dedicato al tema dell’istruzione per adulti, anche con riferimento alla carenza di posti nei CPIA, fondamentali per percorsi positivi di inserimento delle persone straniere.
Il classismo e la volontà di discriminare le fasce più povere che guida la scelta di tagliare possibilità di riscatto, come l’istruzione in carcere e quella per gli adulti, è la cifra di tutte le politiche di questa destra di governo, che anche in questo caso getta la maschera e si rivela tutt’altro che sociale. È una destra classista che odia i fragili e li vuole lasciare sempre inesorabilmente indietro.
Marco Grimaldi, vicecapogruppo AVS Camera dei Deputati
Alice Ravinale, capogrupppo AVS Consiglio Regionale Piemonte
Valentina Cera, consigliera regionale AVS

San Paolo VI, il Papa che voleva la politica per il bene comune

Oggi la Chiesa lo ricorda 
Caro direttore,
è importante ricordare San Paolo VI, il Papa della Populorum progressio, il Papa che si lamentò con il Padre Eterno perché non aveva ascoltato la sua richiesta di aiutare la liberazione di Aldo MORO, uomo buono e giusto.
Per chi ha deciso anni fa di non vivere solo per sé stesso ma anche per la Comunità nella quale vive, Paolo VI fu il Papa che incoraggiava l’impegno in politica a favore del bene comune. Paolo VI che non immaginava mai più che nel 2022 potesse scatenarsi una Guerra come quella in Ucraina e quella in medio Oriente disse che la parola Pace avrebbe dovuto chiamarsi Sviluppo, nel senso di portare da mangiare e un lavoro anche I paesi del mondo non sviluppato.
Inserire  il proprio interesse particolare dentro il più vasto e giusto interesse nazionale era il modo di fare che avrebbero dovuto incarnare i cattolici impegnati in politica.
Sì qui le battaglie per il lavoro, per la TAV, per difendere il settore auto così importante per Torino e per il nostro Paese.
San Paolo VI prega per noi,
Mino GIACHINO
SITAV SILAVORO

Se la politica (in italia e nel mondo) ha qualche linea di febbre

Piccola sberla alla Meloni. Le opposizioni stravincono a Genova. Ma Lei non si cura, tanto una rondine non fa  primavera. Comunque i suoi sono letteralmente scomparsi. Non hanno ricevuto la velina e dunque non sanno che dire. Tutto rinviato all’8 e 9 di giugno al referendum. Li è molto semplice: se si raggiunge il quorum vincono le opposizioni.  Viceversa vince il centro destra. Tra le altre cose il nostro Conte non sembra tanto contento della vittoria a Genova. Lui e fatto così: se non fa’ il primo della classe non si diverte.
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Su Trump che altro dire. La sua totale inettitudine è sotto gli occhi di tutti.
In una sola cosa è bravissimo: fare i suoi affari sulle spalle degli altri. “Stupendo” il caso del Vietnam. Insieme ai dazi ha chiesto, ottenendolo, il permesso di un campo da Golf e relativi servizi da  lusso da costruire nel paese asiatico con un piccolo ed insignificante dettaglio: la società che costruisce il tutto ha come presidente il figlio di Trump. Indubbiamente gente di classe. E poi non ci sono più I comunisti di una volta. Sempre Trump avrebbe dovuto, passando per il Senato Usa , fare  un Blind Trust e passare la gestione del suo personale patrimonio miliadario. Non ci pensa minimamente. Come il marchese del Grillo: io so’ io e voi non siete un c….o. Almeno Alberto Sordi era simpatico. Ora scopre che Putin è un pazzo.
Complimenti alla sagacia del Presidente Usa. Unica possibilità è aspettare che questi 4 anni passino in tempo.  Unici che non hanno più tempo sono il popolo Palestinese ed il popolo ucranio. Con la tragica certezza che la mattanza di cristiani continuerà sia a Gaza come in Ucrania.
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Ora veniamo a Torino. Il sodalizio tra il nostro Sindaco Lo Russo e Valle continua. Un sindaco oramai certo che chi fa da solo fa per tre. Eppure sono molti che stanno scommettendo sulla sua prossima sconfitta alle amministrative. Molto sarà giocato su chi candiderà il centro destra. Se, ad esempio sarà la  M o n t a r u l i  il Sindaco Lo russo potrà dormire sonni tranquilli. Se sarà Marrone se la giocano. Ed anche la politica torinese mai così in basso. E’ incredibile che Roma batte Torino sullo spendere i soldi del pnrr. Ma sono passati oltre 50 anni da quando cercavamo di fare concorrenza a Milano sull’ efficienza. Nel mentre il sottosegretario Del Mastro straparla. Dice che taluni magistrati parlano come mafiosi . Dire a chi si riferisce?  Sarebbe elegante.
Difatto ricorda quotidianamente che la Meloni è presidente grazie anche a Lui. Tra le altre cose, a Biella si dice che da giovane era troppo effervescente. Tanto Fratelli d Italia ha ridato  ” verginità ” ai suoi.
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 Ricapitolando. Trump al potere è stato una delusione. Meloni boccheggia coninuando a dire che sta benissimo. Ma qualche linea di febbre ce l ha. Anche Lo Russo non goge di ottima salute. Politicamente parlando si intende.  Verrebbe voglia di dire: il potere logora. O forse, più prosaicamente non non sono all’altezza.Verissimo la situazione internazionale e locale è incasinatissima.  Tra guerre dazi e una città come Torino che difatto non funziona. Basterebbe che questi politici studiassero un po’ di più invece di fare dell’ignoranza un punto d’orgoglio.
PATRIZIO TOSETTO

Dopo la vittoria della Salis a Genova

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

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Subito dopo la Liberazione del 1945  Genova ebbe due sindaci comunisti, il primo  imposto dal CLN, poi ebbe una lunga serie di sindaci democristiani anche per l’influenza del leader Dc Paolo Emilio Taviani. Nel 1960, quando a Genova ci fu una violenta rivolta di piazza per impedire il congresso del MSI che due anni prima si riunì senza proteste a Milano, ci fu un commissario prefettizio a gestire l’emergenza. Ma 50 anni fa Genova svoltò nuovamente a sinistra con un sindaco socialista sostenuto dal pci.
Da allora ebbe sempre  sindaci di sinistra ,alcuni di essi ebbero anche una certa notorietà, non sempre positiva  da Burlando a Vincenti, per non dire del magistrato Sansa e del nobile Doria. Poi ci fu  dal 2022 un sindaco di centro – destra, Bucci , dimissionario nel 2024 perché eletto presidente di Regione dopo l’esperienza deludente e non priva di ombre  di Toti, espressione di una forte mediocrità politica e accusato di malaffare. Bucci fece scelte, dopo il crollo del ponte Morandi, per dare a Genova le infrastrutture necessarie alla città che le aspettava da tempi memorabili. Si rivelò un ottimo sindaco, smantellando con coraggio  anche un  decentramento elefantiaco e costoso fatto per dare posti retribuiti ai politici di serie B nelle circoscrizioni. Ora il sindaco, anzi la sindaca, passa nuovamente alla sinistra del campo largo aperta ai grillini e alle estreme. Si direbbe che Genova sia sempre stata una città di sinistra e che Bucci sia stato un’eccezione. Non ci sono più i camalli del porto, ma a partire dalla ztl la sinistra più o meno radicale predomina.
E’ una storia simile a quella di Savona dove la sindaca di centro – destra  Caprioglio fu un’eccezione. Bucci quindi come Guazzaloca a Bologna? Forse si potrebbe dire di sì anche  se la storia di Bologna si identifica ben di più  nella storia del PCI e di tutte le sue trasformazioni, non a caso iniziate alla Bolognina. Le tre vittorie di centro-destra sono quindi occasionali ? E’ presto per dirlo, ma certo i partiti della coalizione non sono stati all’altezza del compito di amministrare. Può darsi che anche il campo largo non riesca a farlo, anche perché la figura scialba e nel contempo arrogante della nuova sindaca Salis (che ricorda il nome nefasto dell’euro deputata che pratica e difende l’occupazione delle case) non è sicuramente una garanzia di esperienza politica e amministrativa. Essa ha vinto per la fragilità del centro – destra. La sconfitta di Genova può essere l’inizio di una frana che con le  prossime regionali d’autunno potrebbe far vacillare lo stesso governo nazionale tutto volto ad esercitare un ruolo internazionale che non compete storicamente all’Italia, ma non abbastanza attento ai problemi interni che sono evidenti e gravi. L’armata Brancaleone del campo largo che recluta anche Renzi e Calenda, potrebbe tentare il colpaccio. Troppi improvvisatori dominano il terreno politico a destra e a sinistra e la scarsa affluenza al voto può determinare conseguenze imprevedibili.