Si è svolto a Torino presso il ristorante ‘Cala Luna’ in piazza Derna il pranzo della Sezione torinese della Lega. Oltre 200 militanti hanno partecipato all meeting che ha visto sfilare sul palco tutta la dirigenza piemontese del partito con Il Capogruppo alla Camera e Segretario piemontese Riccardo Molinari, il Capogruppo in Regione Piemonte Fabrizio Ricca, il consigliere regionale Andrea Cerutti, il segretario cittadino Fabio Tassone, gli onorevoli Elena Maccanti e Alessandro Manuel Benvenuto che ricopre anche il ruolo di Questore alla Camera dei Deputati. “L’autonomia differenziata è una battaglia di legalità per il bene dell’Italia. Un baluardo contro il clientelismo imperante atto a verificare l’effettiva destinazione delle risorse destinate alla crescita dei territori, cosi come il pacchetto di norme sulla sicurezza appena approvate in Parlamento sono un passo decisivo per ristabilire il rispetto delle regole a favore di quanti vivono e lavorano onestamente”, ha dichiarato Riccardo Molinari. Mentre per Elena Maccanti “La Lega prosegue nel suo percorso di vicinanza attiva a territori e persone, con la vittoria al Comune di Giaveno, unico conquistato dal centrodestra alla scorsa tornata elettorale per le amministrative e per giunta al ballottaggio”. Alessandro Benvenuto, invece, rivendica “Gli ottimi e insuperati risultati ottenuti dal Ministro Salvini nella riduzione di sbarchi irregolari, e la grande mobilitazione di massa che porterà la Lega in piazza per raccogliere firme contro l’ingiusto processo politico ai danni del nostro Segretario Federale”.
MAURIZIO SCANDURRA
Ormai è quasi uno stillicidio quotidiano. Ovvero, la fuga di esponenti di primo piano da Azione e anche da Italia Viva, i due piccoli partiti personali che hanno coltivato per un po’ di tempo la giusta ambizione di rappresentare e di declinare il Centro nella politica italiana. Un’ambizione che, come ormai tutti sanno, è scientificamente e per svariati motivi sfumata. Su tutti, però, svettano due elementi di fondo. Da un lato un eterno, e anche molto infantile, duello rusticano tra i due capi dei rispettivi partiti personali, Renzi e Calenda. E, dall’altro, e questa è la motivazione politica di fondo, un crescente ed insopportabile trasformismo misto ad opportunismo che ha portato queste due sigle a sbattere contro gli scogli del realismo politico. Perchè un conto è compiere azioni politiche per salvaguardare alcuni ruoli di potere – nel caso specifico una manciata di seggi parlamentari per entrambi questi partiti personali offerti per gentile concessione dell’azionista di maggioranza della coalizione, cioè il Pd -, altra cosa è pensare che dopo aver fatto queste scelte si possa costruire una prospettiva politica coerente, lungimirante, seria e credibile. Ed è proprio su questo versante che emerge una contraddizione politica insanabile dopo aver compiuto una radicale ed improvvisa inversione di rotta in merito al progetto dei due partiti personali. E questo per una ragione persin troppo semplice da spiegare e da richiamare. Ovvero, il Centro – e soprattutto una “politica di centro” – è di fatto incompatibile con quello che comunemente viene definito “campo largo” o, per essere ancora più chiari, con il nuovo ed inedito “Fronte popolare” in via di costruzione. Nulla a che vedere, comunque sia, con l’antico e tradizionale centro sinistra, cioè la coalizione – per citare alcuni protagonisti dell’epoca – di Franco Marini e Massimo D’Alema o di Valter Veltroni e Dario Franceschini. Oggi il “campo largo” è composto da tre sinistre – quella radicale della Schlein, quella populista dei 5 stelle e quella estremista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis – che sono semplicemente altro rispetto a tutto ciò che, seppur lontanamente, è riconducibile al Centro e a quello che storicamente ha rappresentato nel nostro paese. E quindi è di tutta evidenza che quando si compiono queste piroette politiche improvvise ed inaspettate dopo aver predicato per mesi e mesi che il populismo pentastellato e il radicalismo massimalista della Schlein erano incompatibili con qualsiasi riferimento al Centro – come, specularmente, anche del sovranismo leghista – si moltiplicano le defezioni e le fughe a livello nazionale e, soprattutto, a livello locale. Perchè, appunto, prevalgono la confusione, il disorientamento e lo sbandamento tra le file dei due rispettivi partiti personali.
