“Cosa vi sia di ‘rivoluzionario’ nell’annunciata installazione di nuovi autovelox e semafori t-red non è chiaro: la corsa alla multa, negli ultimi anni, è lo sport più amato dal Comune di Torino, alla perenne ricerca di risorse extra per rattoppare un bilancio che naviga a vista”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia.
“Serve una stretta – continua la Ambrogio – sui controlli legati al riutilizzo dei proventi in ottica di sicurezza stradale e massima trasparenza verso automobilisti e cittadini: nel 2022 Torino, avendo registrato proventi per 2,5 milioni di euro da autovelox e circa 38 milioni di euro da sanzioni ‘ordinarie’, ha maturato circa 21,5 milioni di euro da reinvestire in sicurezza stradale. Come noto, ogni anno i Comuni sono obbligati a inoltrare al Ministero dell’Interno una relazione, organizzata per aggregati, nella quale si rendicontano gli interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali: in Italia un Comune su cinque non presenta la citata relazione. Non solo, le relazioni inviate al Ministero dell’Interno possono essere oggetto di campionamento da parte del MIT: nel 2021, su quasi 8mila comuni italiani, i controlli a campione effettuati sono stati 40, di cui ben 22 hanno richiesto approfondimenti istruttori”.
“Tutto ciò non è accettabile: in 12 anni di normativa, nessun Comune è mai stato sanzionato, nemmeno a fronte della mancata consegna della richiamata relazione. A riguardo ho presentato un emendamento, nelle more della riforma del Codice della Strada in via di discussione, al fine di garantire, già dal 2024, un controllo automatico per i Comuni sopra i 50.000 abitanti, nonché un campionamento via via più capillare per gli altri: il 50% degli enti locali con popolazione compresa tra 15.000 e 50.0000 abitanti a decorrere dal 2025 e il 25% degli enti locali con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti a decorrere dal 2026”.
Il vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte Daniele Valle commenta l’annuncio del blocco alla circolazione dei veicoli più inquinanti: “Come mai le “belle notizie” come questa non vengono comunicate da Cirio?”
«È trascorso oltre un mese e mezzo da quando il Presidente Cirio annunciava urbi et orbi il nuovo “Bonus” per sostenere l’acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico locale. Da allora del Bonus non si è avuta notizia alcuna. Così come non si è avuta notizia alcuna dei fondi destinati a incentivare la rottamazione e sostituzione dei veicoli più vecchi. In compenso è arrivata la notizia del “blocco” dal 15 settembre anche per gli euro 5 diesel. Una misura annunciata e spiegata dall’assessore Matteo Marnati. Evidentemente Cirio preferisce rimanere silenzioso quando si tratta di dare “buone notizie” come quelle relative al divieto di circolazione. Riassumendo: prima la Regione taglia sul trasporto pubblico locale 10 milioni di euro solo sul 2023, nonostante l’inflazione abbia comportato costi maggiori per 28 milioni di euro; poi la Regione accumula debiti nei confronti delle aziende, non trasferendo i fondi dovuti negli ultimi anni; quindi la Regione delibera la facoltà per le aziende di aumentare le tariffe per far fronte ai propri tagli e ritardi, e così la maggior parte delle aziende piemontesi negli ultimi mesi ha introdotto rincari su biglietti e abbonamenti; poi Cirio annuncia il Bonus abbonamenti (con fondi anticipati dalle aziende e solo dopo rimborsate dalla Regione); infine il Bonus abbonamenti scompare insieme agli incentivi per la rottamazione/sostituzione con buona pace sia per il settore dell’automotive sia per le famiglie che vorrebbero poter cambiare l’auto e che non potranno neppure contare sullo sconto per prendere i bus. Ancora una volta le promesse da “Conte Mascetti” del Presidente Cirio si rivelano per quello che sono, bolle di sapone, senza neppure avere il coraggio di spiegare le decisioni più sgradite ai piemontesi».
Daniele Valle
Vicepresidente del Consiglio Regionale – Consigliere regionale PD
“Finalmente decolla il Centro e, soprattutto, ‘la politica di Centro’. È l’unico progetto politico,
questo, in grado di mettere in discussione quel ‘bipolarismo selvaggio’ che da ormai troppo
tempo caratterizza il sistema politico italiano. Un Centro che non può che essere popolare,
plurale, riformista e di governo. Come ovvio, e persin quasi scontato, un progetto che non ha
nulla a che vedere con il polo a cui pensa Calenda, cioè una sorta di Pri in miniatura alleato con
ciò che resta dei radicali. Un progetto, invece, quello a cui pensa Matteo Renzi, che vede
l’apporto di tutti quei movimenti e forze che perseguono l’obiettivo di ricostruire un vero Centro
politico nel nostro paese. Un Centro che, com’è altrettanto ovvio, deve avere l’appoggio decisivo
e determinante dei cattolici popolari, democratici e sociali, oggi sostanzialmente ai margini ed
irrilevanti nella politica italiana”.
Giorgio Merlo, Dirigente nazionale “Tempi Nuovi-Popolari uniti”.
Ambrogio (Fdi): “Torino e la vocazione turistica”
“I numeri del mese di agosto certificano la vocazione turistica di Torino e del Piemonte, con i nostri territori che si confermano meta ambita all’interno dei flussi internazionali. Si tratta di una dinamica preziosa che ingenera orgoglio, certo, ma da cui discendono grandi responsabilità.
Qualcuno però non sembra averlo capito: metropolitana fuori servizio per un mese, ancorché per straordinaria manutenzione, il principale servizio di car sharing fermo da un giorno all’altro, senza preavviso, e i mezzi pubblici a scartamento ridotto per contenere i costi sono la fotografia di una città ancora acerba. Poiché il turismo è, pacificamente, un elemento imprescindibile per il futuro di Torino, sembra sempre più inevitabile una completa riprogrammazione delle dinamiche operative e gestionali: considerare il mese di agosto come una zona franca, in cui la città possa fermarsi senza conseguenze, è un errore clamoroso”.
Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia.
Ma quando finisce la litania “sull’onda nera”?
LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
Faccio subito una premessa. L’area cattolico popolare e cattolico sociale in cui mi riconosco è
storicamente, culturalmente e politicamente anti fascista. Fatta la promessa, nota e scontata di
antifascismo, il che non è affatto una notizia per chi ha seppur una minima conoscenza della
storia secolare del cattolicesimo politico italiano, c’è però una considerazione che non si può non
fare adesso a fronte del comportamento della stragrande maggioranza della sinistra e degli organi
di informazione che la sostengono. Ovvero, persiste – un giorno sì e l’altro pure – una vulgata
secondo la quale siamo sempre alla vigilia “dell’onda nera”, di un “ritorno della minaccia fascista”
o, nella migliore delle ipotesi, di una imminente e quasi scontata “deriva illiberale” o “autoritaria”.
Ora, al netto della legittima e del tutto scontata propaganda politica e giornalistica – anche se un
po’ stantia, noiosa e ripetitiva – è sempre più evidente la difficoltà di elaborare un progetto
politico, culturale e programmatico realmente alternativo al centro destra da parte della sinistra
radicale e massimalista della Schlein e di quella populista e anti politica dei 5 stelle. Perchè se il
tutto si riduce, sempre e comunque, alla permanente minaccia del potenziale arrivo di una
dittatura che poi non arriva mai, è persin banale arrivare alla conclusione che questo è un tema
con le armi spuntate e che rischia di trasformarsi in un vero e proprio boomerang. Dopodichè,
quando arriva un provvedimento dal Governo che ha l’obiettivo di introdurre, ad esempio, una
tassa sugli extra profitti delle banche, diventa anche imbarazzante replicare perchè coglie una
esigenza fortemente sentita dai ceti popolari e da quel ceto medio impoverito del nostro paese
che la sinistra non è più riuscita a rappresentare in questi ultimi tempi. Come sanno tutti gli
analisti, commentatori ed opinionisti italiani. Anzi, una scelta, questa, che è riconducibile
direttamente ad una politica con una forte e marcata caratterizzazione sociale. E quindi, e di
conseguenza, una scelta che al contrario evidenzia proprio l’atavica ed antica difficoltà della
sinistra contemporanea nelle sue multiformi espressioni a proporre provvedimenti che sappiano
intercettare le domande e le istanze che provengono dai ceti popolari. Provvedimenti che, però,
vanno assunti quando si governa e non solo quando si reclamano qualunquisticamente ed
irresponsabilmente dall’opposizione.
Per questi semplici motivi conviene rifugiarsi strumentalmente negli anatemi, nei dogmi laici dell’
invettiva e nella scomunica morale e politica dell’avversario/nemico. Ed è proprio su questo
versante che si registra il ritardo della sinistra italiana, soprattutto nella sua ultima versione
radicale ed estremista della Schlein, per non parlare di quella qualunquista e anti politica dei 5
stelle.
Ed ecco perchè, forse, è giunto il momento di archiviare vecchie e camuffate dispute ideologiche
per fare un passo in avanti e trasformare la politica da una persistente e consolidata lotta di
delegittimazione morale e politica contro l’avversario/nemico in un confronto basato
esclusivamente sul “merito” e sui “contenuti” della politica stessa. E, su questo versante, la
sinistra ideologica è ancora fortemente in ritardo. O meglio, ha subito un processo di progressiva
involuzione perchè ha semplicemente soppiantato il legittimo e fisiologico confronto politico tra i
partiti con la categoria dell’anatema ideologico e del disprezzo dogmatico. Un modello che è
funzionale ad un sistema caratterizzato da un “bipolarismo selvaggio” che poi scivola lentamente
nella deriva degli “opposti estremismi” ma che era e resta semplicemente alternativo se si vuole
rafforzare e consolidare una vera e propria democrazia dell’alternanza.
Giorgio Merlo
Iannò: “Strade, verde, anagrafi. Così non va”
“Assessore Tresso ho stima della sua persona, ma non altrettanto del suo operato.
La vedo in difficoltà su più fronti, il verde pubblico, le anagrafi, la manutenzione strade, tutte deleghe che oserei dire, essere una vera iattura.
La cosa che più indispone è che sembra attivarsi, quando le notizie diventano di pubblico dominio.
Ieri si è parlato sui quotidiani del sedime dissestato di fronte alla Mole, oggi lei interviene dicendo che provvederà quanto prima.
La stessa cosa con l’erba da tagliare, ha disposto una squadra di emergenza per lo sfalcio.
Anche il problema anagrafi sembra essere affrontato quando appare sui giornali o l’opposizione le fa notare le disfunzioni
Le porto un paio di esempi concreti.
L’anno scorso dopo una mia interpellanza aveva affermato in Consiglio comunale, che gli alberelli cresciuti sul guard rail di lungo Stura Lazio sarebbero stati estirpati a breve, peccato che siano ancora lì e cresciuti come una foresta amazzonica.
E le passerelle? Quella ciclopedonale della Colletta per fortuna dopo 9 mesi è stata sistemata, mentre quella del Meisino la Alex Langer, che sto monitorando, dovrebbe, uso il condizionale, essere sistemata (detto da lei in Sala Rossa) dal 15 agosto. A proposito i cartelli indicano il 14 agosto come ultimo giorno di chiusura del passaggio, io vigilo.
Manca una visione programmatica a lungo termine sulle risposte da fornire ai torinesi e si agisce solo in emergenza o quando le problematiche vengono segnalate sui giornali.
Assessore vogliamo cambiare marcia? Visto che a settembre dovrà confrontarsi con altri due temi molto forti, corso Belgio e il parco del Meisino.
L’opposizione anche se va in vacanza, è sempre attenta!
Pino IANNO’ Torino Libero Pensiero
Politica: Val Susa, come eravamo 1960-2004
Ruffino (Azione): “Bardonecchia non solo fatalità”
Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):
Contro tutte le previsioni meteo dell’Arpa, il nubifragio che si è abbattuto su Bardonecchia ha fatto danni enormi e solo la prontezza dei soccorritori, da ringraziare tutti e uno ad uno, ha evitato la tragedia. Ritrovate le 5 persone disperse e trovata una sistemazione ai 60 sfollati, sindaco e protezione civile sono ora alle prese con la valanga di fango e detriti che ha inondato la parte bassa della località. Il letto del torrente Fréjus era stato pulito ma il probabile distacco di rocce che hanno agito da diga favorendone l’esondazione appartiene alla categoria degli eventi fatali.
Da non trascurare, però, un aspetto che riguarda la sicurezza e la tutela dell’ambiente: gli argini di quel torrente vanno assolutamente rinforzati, come gli argini di ogni corso d’acqua, con opere di contenimento. A questo servivano le risorse del Pnrr previste nel capitolo sul dissesto idrogeologico e tolte dal governo con una decisione disgraziata. Imputare le conseguenze di ogni evento estremo alla fatalità del caso andava bene fino a qualche tempo fa. Oggi non più: quanto è accaduto a Bardonecchia ricorda a tutti noi che il climate change non è una semplice emergenza, ma un cambiamento profondo che ci obbliga a ripensare l’uso e la tutela dell’ambiente.