POLITICA- Pagina 116

Accossato: “Giù le mani dall’ospedale sant’Anna”

 

LO CHIEDE LIBERI UGUALI VERDI CON UN QT IN CONSIGLIO REGIONALE SU IPOTESI DI DISTACCO DALL’AZIENDA CITTA’ DELLA SALUTE CHE ANDREBBE A DISCAPITO DELLA SALUTE DELLE DONNE

 

 

“Il Sant’Anna deve continuare ad essere collegato, fisicamente e amministrativamente alla Città della Salute – lo chiede con forza Silvana Accossato Presidente del gruppo Liberi Uguali Verdi in Consiglio Regionale preoccupata da voci ricorrenti e pressioni che vorrebbero imminente una separazione nelle intenzioni della giunta regionale per tornare ad essere accorpato al solo Regina Margherita.

“Questa scelta penalizzerebbe le donne, con un’assistenza di serie B; mentre chi viene ricoverato/a alle Molinette per interventi chirurgici ha la garanzia della presenza di tutte le diverse professionalità utili a garantire la sicurezza, al Sant’Anna la multidisciplinarietà’ mancherebbe totalmente” – dichiara la Presidente di LUV.

“Sarebbe una scelta anacronistica che relegherebbe al ruolo di procreatrice la figura della donna invece che occuparsi della sua salute in generale come giusto che sia vista anche la tendenza a maternità sempre più in là negli anni e l’aumento di interventi potenzialmente più rischiosi come il taglio cesareo” – spiega l’ex Sindaca della Città di Collegno.

“Prendiamo atto delle tiepide rassicurazioni dell’Assessore alla Sanità Icardi su questo ma non ci rassicura per nulla la scelta di spostare i due reparti di neonatologia dal Sant’Anna al Regina Margherita creando di fatto uno spezzatino per ragioni incomprensibili che non hanno alcun fondamento funzionale sulla pelle di mamme e figli. Non riusciamo a capire cosa ci sia dietro a questa scelta anche perché la neonatologia è funzionalmente strettamente e fortemente connessa alla ostetricia – chiude Silvana Accossato riferendosi alla risposta dell’assessore al question time.

Torino e le Olimpiadi 2026, Magliano: “Occasione importante”

Lo diciamo da sempre, lo ribadiamo ora: un coinvolgimento del Piemonte nelle Olimpiadi Invernali 2026 sarebbe uno scenario vantaggioso per tutti. L’esperienza del passato insegna che la valorizzazione delle strutture esistenti è la strada giusta da percorrere. Le strutture non solo possono essere utilizzate in maniera utile anche dopo l’evento olimpico, ma possono diventare un volano di sviluppo. Austria, Germania e Lettonia lo dimostrano, avendo costruito attorno a una struttura o una pista non soltanto un movimento sportivo, ma un punto di riferimento per la vita turistica di una comunità, tra manifestazioni culturali e appuntamenti. Ci fa piacere che il Presidente Cirio si sia detto possibilista. Ogni decisione dovrà dipendere dalla valutazione della sostenibilità strategica ed economica e dall’interlocuzione con le Amministrazioni locali, ma di certo una soluzione già pronta all’interno dei confini nazionali sarebbe ragionevole e sensata.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Chiorino (Fdi), visita premier: “solidarietà alle forze dell’ordine”

“VIOLENZA INACCETTABILE”
“È inaccettabile assistere, ancora una volta, alla guerriglia condotta da quei movimenti pseudo-universitari che fanno della violenza il loro marchio intollerabile. La mia solidarietà va alle Forze dell’Ordine che hanno svolto un ruolo fondamentale nel mantenere l’ordine pubblico”. Così dichiara l’Assessore al Lavoro, Istruzione e Merito della Regione Piemonte, Elena Chiorino, relativamente agli scontri avvenuti ieri mattina durante la visita del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per il Festival delle Regioni a Torino.

Salario minimo, Grimaldi (Verdi Sinistra): Sentenza storica della Cassazione

Il Governo non può ignorarla
“Una sentenza storica per il diritto del lavoro e verso il tema ineludibile di un salario minimo legale: dopo che il giudice di primo grado aveva dato ragione al dipendente di una cooperativa, che lamentava la non conformità all’articolo 36 della Costituzione del suo CCLN, la Corte d’Appello si era fermata, riconoscendo un primato alla contrattazione collettiva. La Corte di Cassazione, invece, ribalta la sentenza di secondo grado e sancisce la prevalenza dell’art. 36: la retribuzione deve essere ‘sufficiente’ ad assicurare un’esistenza ‘libera e dignitosa’ e la contrattazione collettiva ‘non può tradursi, in fattore di compressione del giusto livello di salario e di dumping salariale’. È la prima volta che questo dibattito arriva in Cassazione, sancendo che il giudice può mettere in discussione i contratti poveri come il CCLN Servizi Fiduciari. Ed è la prima volta che la Cassazione parla di ‘povertà nonostante il lavoro’, introducendo in sostanza al massimo grado la categoria di lavoro povero nel dibattito giurisprudenziale. E afferma che per stabilire un giusto salario la contrattazione non basta, ma si può fare riferimento non solo ad altri CCLN affini, ma a indicatori economici e statistici, nonché alla Direttiva UE 2022/2041, per la quale il salario non deve solo consentire di uscire dalla povertà, ma anche di ‘partecipare ad attività culturali, educative e sociali’. Mi aspetto che il Governo ne tenga conto” – lo dichiara il Vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi.

“Festival delle Regioni dedicato alle Infrastrutture, si ispiri di più a Cavour”

 Giachino: perché le infrastrutture possono dare un contributo positivo in questa fase difficile 

 
Lo spirito di Cavour che aleggia  nell’Aula del Parlamento subalpino sarà molto urtato per la grave situazione in cui si trovano i trasporti sul versante francese e sulla tangenziale di Torino .

Il Festival delle Regioni dedicato alle Infrastrutture , si ispiri di più a Cavour perché le infrastrutture possono dare un contributo positivo in questa fase resa difficile dalla recessione tedesca e dal calo della crescita della Cina.
 
 
La due giorni torinese del Festival delle Regioni è un avvenimento importante per Torino e la Regione Piemonte lo ospita nel migliore dei modi rilanciando la importanza del ruolo di Torino e del Piemonte nella costruzione della Unità d’Italia. Il Capo dello Stato ha sottolineato giustamente lo spirito delle Aule in cui si è fatta l’Italia unita, l’Italia moderna. 
 
Ricordo a chi sottovaluta la grande importanza della unificazione del nostro Paese che nel 1814 alla Conferenza di Vienna Metternich sottovalutava  l’Italia definendola una mera espressione geografica.  Gianni Oliva , un ottimo storico,, ha descritto bene la Storia dell’Aula dove grandi politici , purtroppo poco studiati,  in poco più di dieci anni arrivarono alla Unità dotando il Paese  di una politica agraria, di una politica delle infrastrutture, di una politica scolastica e di una politica estera. Oliva ha anche ricordato come Torino negli anni 50 fosse la Città più liberal del Paese.
 
Mi spiace però , a proposito di infrastrutture, che non si sottolinei a sufficienza che il piccolo Stato Sabaudo nel 1857 decise , primo in Europa e nel mondo, di traforare da solo  le Alpi  perché sapevano bene  che senza il passaggio delle Alpi Torino e il Regno sarebbero stati esclusi da molto di ciò che stava avvenendo in Europa. Secondo il prof.Castronovo , prima del Traforo di Cavour , noi avevamo un PIL che era 1/4 rispetto all’Inghilterra. In Cavour vi era una grande VISION per l ‘Italia e prima di morire dotò il Paese delle gambe per progredire. La nascita dell’Ansaldo che costruiva la locomotiva per le ferrovie costruite dallo Stato e dai privati, il potenziamento del porto di Genova spostando l’Arsenale militare a La Spezia, i collegamenti marittimi concessi all’armatore  Rubattino (che poi darà le navi a Garibaldi per la spedizione dei Mille), la spedizione in Crimea , avvenivano grazie al la convinzione e forte determinazione del Conte che occorreva governare e decidere anche per conto di coloro che non capivano.  Una lezione che i governanti dovrebbero avere più a mente.
 
Tre mesi dopo la approvazione del progetto del Frejus il Conte e il Re salivano a Bardonecchia per inaugurare i lavori che in soli tredici anni inserirono Torino e il nostro Paese dentro la nuova linea ferroviaria globale, la Valigia delle Indie.
 
In quell’aula nella quale ritorno ogni anno il 17 marzo a visitare con i giovani di SITAV SILAVORO , aleggiano lo spirito del Conte , di Gioberti , di Massimo d’Azeglio e di Vittorio Emanuele II. 
 
Quante volte ci chiediamo cosa avrebbero fatto i nostri genitori in certe situazioni. 
Per il nostro Paese dovremmo chiederci più spesso cosa avrebbero fatto Cavour, Giolitti  e Degasperi nei nostri anni.
 
Se potesse parlare lo spirito del Conte sarebbe molto adirato per la situazione nell quale si trovano i nostri collegamenti . Il ritardo astronomico nella costruzione della TAV vede il nostro collegamento ferroviario per Parigi interrotto a causa di una frana in territorio francese . Cavour  esprimerebbe tutto il suo stupore per la enorme lentezza nella costruzione della TAV, mentre  ai suoi tempi ci vollero solo 13 anni per il traforo del Frejus e sarebbe fortemente critico per la grande congestione del traffico sulla tangenziale torinese incompleta, sulla autostrada del Frejus etc.etc.
 
Che differenza di visione e di efficienza tra ieri e oggi.
 
Cavour invece ha sicuramente sorriso il 10 novembre del 2018 quando riempimmo la piazza Castello di SITAV e ci rifacemmo alle sue visioni.
 
Mi auguro che il Conte , che fece un accordo storico con Napoleone III, aiutandosi con le grazie della Contessa di Castiglione, ispiri là Premier Meloni negli incontri con il President Macron. Il rapporto con la Francia , che economicamente e’ molto importante essendo il secondo Paese acquirente delle nostre produzioni, ed è essenziale per i nostri collegamenti merci e passeggeri. La Germania non è più quella di Kohl e con l’Italia ha maturato una pregiudiziale rigida e negativa su tutti i fronti. 
 
Ma le Alpi non sono importanti solo per Torino e per il Piemonte ma bensì per tutto il Paese visto che 2/3 delle nostre esportazioni sono dirette verso l’Europa e passano attraverso le Alpi, con buona pace di Toninelli , dei sindaci PD della Val di Susa Notav e di alcuni ambienti del mondo cattolico che hanno dimenticato la lezione di Paolo VI e dei migliori eredi di Don Sturzo che diedero al nostro Paese infrastrutture autostradali che unirono economicamente e socialmente il Paese povero e semidistrutto dalla seconda guerra mondiale. 
 
Mino GIACHINO 
Responsabile piemontese trasporti e logistica di FDI

Fissolo (Moderati): Stellantis e la transizione energetica

 

“Rassicuro i miei compagni di viaggio di maggioranza che gli obiettivi di sostenibilità dell’Unione europea sono raggiungibili da parte delle aziende produttrici di auto entro il 2035. Il tema è quanto le istituzioni e i corpi sociali svolgano il ruolo di facilitatori o di freno in questo processo” – dichiara il *Capogruppo Fissolo dei Moderati alla Città di Torino.

“Cartier a Torino ha dimostrato che la vera differenza per attrarre realtà a Torino la fa la velocità dell’amministrazione nel produrre le pratiche autorizzative” – continua Fissolo.

“Ho paura che il dibattito pubblico sul destino di Mirafiori sia un cavallo di Troia che porterà la comunità a farsi carico del destino di un’area privata”.

 

I Radicali distribuiscono cannabis light davanti al tribunale di Torino

Riceviamo e pubblichiamo /  Torino – Oggi, Igor Boni, Presidente di Radicali Italiani, Andrea Turi, Coordinatore dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, e Chiara Squarcione della Direzione Nazionale di Radicali Italiani, hanno tenuto una conferenza stampa di fronte al Palazzo di Giustizia di Torino, distribuendo ai cittadini Cannabis light, lo stesso prodotto sequestrato il 1° giugno in 49 siti, dove sono stati requisiti 1800 kg di materiale, danneggiando parte dell’intera filiera.

I tre esponenti radicali hanno dichiarato: “La procura di Torino segue ‘gli ordini del governo.’ Quella del 1° giugno è stata un’azione senza alcun vero fondamento, se non quello di abbattere la filiera di Cannabis light. I prodotti che distribuiamo e che sono venduti nei tanti negozi sono del tutto legali. Eppure, nonostante ciò, il 1° giugno scorso la procura ha fatto ispezionare 49 siti tra magazzini, case private e aziende agricole, sequestrando computer, telefoni e 1800 kg di Cannabis Light. Si tratta di prodotti la cui composizione rispetta i limiti previsti dalla normativa, come dimostrano le analisi che abbiamo portato con noi. L’unico scopo è evidentemente distruggere una filiera che dà lavoro a 15.000 addetti in 3.000 aziende fondate da giovani under 35, e che ha un fatturato di 150 milioni all’anno. Altro che colpire la Cannabis light, servono soprattutto politiche differenti sulle droghe che aprano finalmente alla legalizzazione contro l’attuale legge criminogena. Invece, questo Governo, come dimostra il provvedimento proibizionista contro il cannabidiolo (CBD), va esattamente nel senso opposto. I migliori amici di mafie e criminalità sono i proibizionisti che, vietando e punendo, favoriscono la malavita che con il mercato nero incassa decine di miliardi di euro”

Cattolici, quanta somiglianza con gli indipendenti del Pci…

LO SCENARIO POLITICO  Di Giorgio Merlo

Passano gli anni, scorrono le fasi stoiche e mutano le stagioni politiche eppure permangono vecchi vizi e antichi tic. È appena sufficiente osservare cosa dicono i cattolici attualmente militanti nel Pd – penso a vari parlamentari, ex ministri e dirigenti vari – su altri cattolici che militano o si riconoscono, legittimamente, in altri partiti e movimenti, per rendersi conto che c’è una straordinaria somiglianza tra ciò che sostenevano i cosiddetti “cattolici indipendenti” eletti nelle fila del Pci negli anni ‘70 e ‘80 con ciò che dicono oggi nel Pd della Schlein i cattolici popolari rimasti. Cioè in un partito di sinistra che, a differenza di quello storico e comunista, oggi si caratterizza per il suo indubbio ed oggettivo, nonchè platealmente sbandierato, profilo massimalista, estremista, radicale e libertario. Un profilo politico, culturale e valoriale, com’è evidente a quasi tutti, distinto, distante se non addirittura alternativo rispetto a tutto ciò che è riconducibile seppur lontanamente alla tradizione e al pensiero del cattolicesimo popolare e sociale. Ma, al di là di questo fatto, quello che colpisce maggiormente è la quasi identica valutazione che viene puntualmente sfornata nei confronti di tutti coloro – cioè i cattolici di varietà provenienza ed estrazione – che non aderiscono al progetto politico e culturale della sinistra. Nello specifico, dei moltissimi cattolici che non aderivano al Pci di Berlinguer ieri e al Pd della Schlein oggi. Ora, senza fare confronti impropri e del tutto fuori luogo e fuori tempo, è indubbio che il vizio della delegittimazione morale da un lato e della radicale svalutazione politica dall’altro campeggiano in modo persin enfatico nell’un come nell’altro caso. Due elementi che, se uniti, diventano un impasto nocivo e nefasto per la stessa correttezza dei rapporti politici. Non a caso, basta scorrere le dichiarazioni dei cosiddetti cattolici vicini alla Schlein, o comunque della sinistra radicale e massimalista contemporanea – legata a doppio filo con il populismo demagogico e qualunquista dei 5 stelle e i vari gruppi dell’estrema sinistra – per arrivare alla conclusione che tutto ciò che è presente nell’universo del centro o del centro destra è semplicemente squali fi cante, da contestare senza appello e da ridicolizzare. Sotto il profilo personale, cioè di tutti coloro che intraprendono altre strade rispetto alla sinistra e, sotto il versante politico, che viene dipinto come il regno del trasformismo o dell’ opportunismo o dell’ipocrisia o, nel migliore dei casi, della ingenuità. Insomma, politicamente, culturalmente e moralmente da bocciare senza appello. Del resto, la storica categoria del “catto comunismo” resta una delle peggiori derive della storia democratica del nostro paese. Un misto di moralismo di bassa lega coniugato con una sorta di permanente “tribunale della coerenza” che condanna all’irrilevanza e alla gogna chiunque si dissoci. Il, tutto, infine, viene riassunto con l’altro dogma laico della sinistra post ed ex comunista rappresentato dal cosiddetto “politicamente corretto” o, per essere più in sintonia, con il “politically correct”. Ecco perchè, malgrado le profonde trasformazioni che hanno caratterizzato la società italiana in questi ultimi decenni, tocca ancora una volta a tutti coloro che non hanno una concezione dogmatica della politica e deterministica della storia, far valere la bontà e l’importanza del pluralismo e della sincera e trasparente dialettica democratica. Categorie, queste, non sempre così frequenti dalle parti di coloro che pensano di incarnare, quasi in via ereditaria ed esclusiva, le categorie del progresso, della civiltà, della democrazia e della modernità.

Ruffino: “A Giaveno la maggioranza non c’è più”

Nel Consiglio Comunale a Giaveno, è andata in scena una delle pagine più patetiche della storia della politica giavenese.
Metà dei consiglieri della maggioranza del Sindaco Carlo Giacone hanno abbandonato l’aula all’inizio della seduta. Dopo l’appello, infatti, se ne sono andati gli assessori Edoardo Favaron e Concetta Zurzolo, con i consiglieri Ermanno Neirotti, Raffaella Vercelli, Murdocca Valter, Vladimiro Colombo in aperto dissenso con il primo cittadino, reo di averli accantonati ed aver ignorato le loro istanze.
Noi dell’opposizione, Daniela Ruffino, Carmela Casile e Alberto Portigliatti siamo rimasti in aula per la discussione di due importanti mozioni presentate dal nostro gruppo, Per Giaveno, riferite ai fondi del PNRR e alle problematiche di abbandono di Borgata Ponte Pietra.
Abbiamo anche dovuto assistere all’ennesimo irrispettoso teatrino di alcuni consiglieri di maggioranza, che denigravano la consigliera Carmela Casile durante l’illustrazione la di una nostra mozione sulla scarsità di risorse ottenute dal Comune di Giaveno sui bandi pnrr.
Giacone e’ come il Titanic che mentre affonda alcuni passeggeri continuano a brindare e festeggiare senza rendersi conto che la fine si avvicina. E così è stato. Il nostro gruppo ha ribadito che amministrare significa amare la comunità, significa saper ascoltare le istanze dei cittadini, soprattutto i più fragili ed anche creare momenti di condivisione con le opposizioni oltre all’indispensabile cpmpetenza. Tutte qualità che sono sempre mancate a questa maggioranza.
Dopo le mozioni presentate, anche noi dell’opposizione abbiamo deciso di lasciare l’aula. La maggioranza di Giacone si è ridotta a 4 consiglieri più il Sindaco. Un numero insufficiente per mantenere il numero legale. Il consiglio è stato sospeso.
In questi 10 anni si sarebbe potuto cambiare la città dotandola di efficiente trasporto locale, marciapiedi, piste ciclabili, impianti sportivi, asili nido, centro giovani, residenze anziani, aree verdi, migliore gestione idrica e del territorio…
SI È PERSA UNA OCCASIONE UNICA E IRRIPETIBILE . Affermano i consiglieri comunali del gruppo Per Giaveno
Daniela Ruffino, Carmela Casile e Alberto Portigliatti

Ianno’: “Lo Russo faccia una revisione alla Giunta”

“Il Sindaco Lo Russo ha ritenuto di fare un “tagliando” a due anni dalla sua elezione, a mio avviso avrebbe dovuto fare una completa “revisione”.

Una revisione della sua Giunta e del suo operato, banalizzata con l’erba da “tagliare”, Tarzan è ormai di casa in questa giungla e con le buche, oserei dire le “voragini” stradali.

Un pregio riconosco al primo Cittadino, di essere intervistato quotidianamente sulle principali testate torinesi, per il resto un “vuoto cosmico”.

Una mancanza di programmazione e di visione del futuro della città, legata soltanto a parole, che sono diventate un ritornello “agenda digitale, innovazione urbana, sostenibilità ambientale,  mobilità urbana sostenibile, servizi per l’inclusione e l’innovazione sociale e per la rigenerazione urbana.”

Torino avrebbe bisogno di un programma con azioni e strategie per ridare un nuovo impulso ad una città in decadenza, indebitata e senza prospettive di crescita economica e turistica.

I torinesi a due anni dalla sua elezione si sono ritrovati:

l’aumento di tutte le tasse possibili;

l’aumento dei biglietti GTT e delle strisce blu (intanto l’Azienda di trasporto pubblico è in profondo rosso;

richiedere un cambio di residenza o una carta d’identità sono una roulette russa, una situazione anagrafica che nonostante le promesse è da terzo mondo;

le Partecipate del Comune sono il proseguimento del “Sistema Torino”;

non è stata risolta la presenza dei senza tetto (solo inutili provvedimenti tampone) e non si è trovata una soluzione alternativa per ospitarli, siamo alle porte dell’inverno e la progettualità non esiste;

sono stati palesemente ignorati i problemi di sicurezza nei quartieri più a rischio (Barriera di Milano docet);

corso Belgio e parco del Meisino con le scelte fatte alquanto discutibili, che hanno provocato solo grande malumore;

il caos della viabilità tra cantieri e ciclabili che continuano a far discutere.

In tutto questo e molto altro, Lo Russo dovrebbe anche dare un valore alla classifica di gradimento dei sindaci, che lo aveva posizionato al 47° posto, di motivi ce ne sono, più di uno!”

Pino IANNO’ Torino Libero Pensiero