POLITICA

Se la politica (in italia e nel mondo) ha qualche linea di febbre

Piccola sberla alla Meloni. Le opposizioni stravincono a Genova. Ma Lei non si cura, tanto una rondine non fa  primavera. Comunque i suoi sono letteralmente scomparsi. Non hanno ricevuto la velina e dunque non sanno che dire. Tutto rinviato all’8 e 9 di giugno al referendum. Li è molto semplice: se si raggiunge il quorum vincono le opposizioni.  Viceversa vince il centro destra. Tra le altre cose il nostro Conte non sembra tanto contento della vittoria a Genova. Lui e fatto così: se non fa’ il primo della classe non si diverte.
***
Su Trump che altro dire. La sua totale inettitudine è sotto gli occhi di tutti.
In una sola cosa è bravissimo: fare i suoi affari sulle spalle degli altri. “Stupendo” il caso del Vietnam. Insieme ai dazi ha chiesto, ottenendolo, il permesso di un campo da Golf e relativi servizi da  lusso da costruire nel paese asiatico con un piccolo ed insignificante dettaglio: la società che costruisce il tutto ha come presidente il figlio di Trump. Indubbiamente gente di classe. E poi non ci sono più I comunisti di una volta. Sempre Trump avrebbe dovuto, passando per il Senato Usa , fare  un Blind Trust e passare la gestione del suo personale patrimonio miliadario. Non ci pensa minimamente. Come il marchese del Grillo: io so’ io e voi non siete un c….o. Almeno Alberto Sordi era simpatico. Ora scopre che Putin è un pazzo.
Complimenti alla sagacia del Presidente Usa. Unica possibilità è aspettare che questi 4 anni passino in tempo.  Unici che non hanno più tempo sono il popolo Palestinese ed il popolo ucranio. Con la tragica certezza che la mattanza di cristiani continuerà sia a Gaza come in Ucrania.
***
Ora veniamo a Torino. Il sodalizio tra il nostro Sindaco Lo Russo e Valle continua. Un sindaco oramai certo che chi fa da solo fa per tre. Eppure sono molti che stanno scommettendo sulla sua prossima sconfitta alle amministrative. Molto sarà giocato su chi candiderà il centro destra. Se, ad esempio sarà la  M o n t a r u l i  il Sindaco Lo russo potrà dormire sonni tranquilli. Se sarà Marrone se la giocano. Ed anche la politica torinese mai così in basso. E’ incredibile che Roma batte Torino sullo spendere i soldi del pnrr. Ma sono passati oltre 50 anni da quando cercavamo di fare concorrenza a Milano sull’ efficienza. Nel mentre il sottosegretario Del Mastro straparla. Dice che taluni magistrati parlano come mafiosi . Dire a chi si riferisce?  Sarebbe elegante.
Difatto ricorda quotidianamente che la Meloni è presidente grazie anche a Lui. Tra le altre cose, a Biella si dice che da giovane era troppo effervescente. Tanto Fratelli d Italia ha ridato  ” verginità ” ai suoi.
***
 Ricapitolando. Trump al potere è stato una delusione. Meloni boccheggia coninuando a dire che sta benissimo. Ma qualche linea di febbre ce l ha. Anche Lo Russo non goge di ottima salute. Politicamente parlando si intende.  Verrebbe voglia di dire: il potere logora. O forse, più prosaicamente non non sono all’altezza.Verissimo la situazione internazionale e locale è incasinatissima.  Tra guerre dazi e una città come Torino che difatto non funziona. Basterebbe che questi politici studiassero un po’ di più invece di fare dell’ignoranza un punto d’orgoglio.
PATRIZIO TOSETTO

Dopo la vittoria della Salis a Genova

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

.
Subito dopo la Liberazione del 1945  Genova ebbe due sindaci comunisti, il primo  imposto dal CLN, poi ebbe una lunga serie di sindaci democristiani anche per l’influenza del leader Dc Paolo Emilio Taviani. Nel 1960, quando a Genova ci fu una violenta rivolta di piazza per impedire il congresso del MSI che due anni prima si riunì senza proteste a Milano, ci fu un commissario prefettizio a gestire l’emergenza. Ma 50 anni fa Genova svoltò nuovamente a sinistra con un sindaco socialista sostenuto dal pci.
Da allora ebbe sempre  sindaci di sinistra ,alcuni di essi ebbero anche una certa notorietà, non sempre positiva  da Burlando a Vincenti, per non dire del magistrato Sansa e del nobile Doria. Poi ci fu  dal 2022 un sindaco di centro – destra, Bucci , dimissionario nel 2024 perché eletto presidente di Regione dopo l’esperienza deludente e non priva di ombre  di Toti, espressione di una forte mediocrità politica e accusato di malaffare. Bucci fece scelte, dopo il crollo del ponte Morandi, per dare a Genova le infrastrutture necessarie alla città che le aspettava da tempi memorabili. Si rivelò un ottimo sindaco, smantellando con coraggio  anche un  decentramento elefantiaco e costoso fatto per dare posti retribuiti ai politici di serie B nelle circoscrizioni. Ora il sindaco, anzi la sindaca, passa nuovamente alla sinistra del campo largo aperta ai grillini e alle estreme. Si direbbe che Genova sia sempre stata una città di sinistra e che Bucci sia stato un’eccezione. Non ci sono più i camalli del porto, ma a partire dalla ztl la sinistra più o meno radicale predomina.
E’ una storia simile a quella di Savona dove la sindaca di centro – destra  Caprioglio fu un’eccezione. Bucci quindi come Guazzaloca a Bologna? Forse si potrebbe dire di sì anche  se la storia di Bologna si identifica ben di più  nella storia del PCI e di tutte le sue trasformazioni, non a caso iniziate alla Bolognina. Le tre vittorie di centro-destra sono quindi occasionali ? E’ presto per dirlo, ma certo i partiti della coalizione non sono stati all’altezza del compito di amministrare. Può darsi che anche il campo largo non riesca a farlo, anche perché la figura scialba e nel contempo arrogante della nuova sindaca Salis (che ricorda il nome nefasto dell’euro deputata che pratica e difende l’occupazione delle case) non è sicuramente una garanzia di esperienza politica e amministrativa. Essa ha vinto per la fragilità del centro – destra. La sconfitta di Genova può essere l’inizio di una frana che con le  prossime regionali d’autunno potrebbe far vacillare lo stesso governo nazionale tutto volto ad esercitare un ruolo internazionale che non compete storicamente all’Italia, ma non abbastanza attento ai problemi interni che sono evidenti e gravi. L’armata Brancaleone del campo largo che recluta anche Renzi e Calenda, potrebbe tentare il colpaccio. Troppi improvvisatori dominano il terreno politico a destra e a sinistra e la scarsa affluenza al voto può determinare conseguenze imprevedibili.

Magna Rivoli, 50 posti a rischio: “il gruppo Pd a fianco dei lavoratori”

Nel prossimo Consiglio Comunale di Rivoli di giovedì 29 maggio sarà discusso un ordine del giorno
presentato dai gruppi di maggioranza, in risposta al piano di esuberi annunciato da Magna, che
prevede il taglio di circa 50 posti su 90 presso il centro ex-Olsa, specializzato nella progettazione di
sistemi di illuminazione per l’automotive.
Una decisione che colpisce personale altamente qualificato e mette a rischio il futuro industriale
del territorio.
Tra le richieste nell’ordine del giorno: convocare un tavolo urgente con azienda, sindacati, Comune
e Regione; interventi concreti da parte di Regione Piemonte e Ministero dello Sviluppo Economico;
sostenere il sindacato promuovendo incontri pubblici.
“Difendere questi posti significa difendere il futuro della nostra città”, dichiarano i promotori
dell’ordine del giorno.
Pieno il sostegno del Gruppo ai lavoratori coinvolti e massimo l’impegno per la tutela della dignità
e dell’occupazione.

Moderati e Azione: “Torino, Piemonte, Europa- Il primato della politica”

Convegno al Collegio degli Artigianelli di Torino in cui, per la prima volta, i Moderati dialogano con il partito Azione con Calenda 

Il prezzo pagato dalla brava gente che non si interessa di politica è di essere governata da persone peggiori di loro”. Con questa citazione di Platone si è aperto il convegno tenutosi il 26 maggio scorso al Collegio degli Artigianelli di Torino da parte dei Moderati guidati dall’onorevole Giacomo Portas e da Azione con Calenda, rappresentata dall’onorevole Daniela Ruffino, segretaria regionale Azione. Erano presenti i consiglieri regionali dei Moderati Silvio Magliano e Sergio Bartoli, consigliere regionale di Azione. Sono intervenuti inoltre Carlotta Salerno, assessora comunale all’Istruzione, Edilizia Scolastica, Giovani, Periferie e Rigenerazione Urbana, Simone Fissolo, capogruppo dei Moderati in Consiglio Comunale, Ivana Garione, consigliere comunale a Torino, oltre a Cristina Peddis, Stefano Giuliano e Katia Agate.

Il convegno, incentrato sul tema del primato della politica, ha tracciato un percorso che ha unito il passato, il presente e il futuro di un certo modo di far politica, a livello nazionale e territoriale. Una politica che evidenzia oggi una forte disaffezione dei cittadini nei suoi confronti, e che si scontra con la possibilità di rappresentarsi in quanto buona politica se priva di conoscenza e consapevolezza tra i politici, le istituzioni e i cittadini. Questa è l’importanza della citazione di Platone, che ha accomunato gli interventi dei relatori appartenenti ai Moderati e ad Azione, partiti uniti da molteplici principi etici e politici comuni.

Durante il convegno è stata rimarcata l’importanza fondamentale del fare politica in modo consapevole, rifacendosi ad un pensiero di Benedetto Croce che asseriva “il politico onesto è il politico capace”, una capacità che deve esprimersi attraverso la conoscenza dei problemi del cittadino e del territorio in cui abita, mantenendo un sacrale spirito di servizio che la politica deve incarnare per non scollarsi dalle necessità del popolo. Le persone insieme fanno la politica e il primato di quest’ultima non può che essere rappresentato dal concetto di impegno civile. Il primato coincide con la partecipazione alla cosa pubblica

Il primato si ottiene nel momento in cui la politica si riappropria di conoscenza e studio- afferma il Consigliere regionale dei Moderati Silvio Magliano – Questo è il motore che muove i Moderati nell’affrontare le problematiche contemporanee, tra cui il tema demografico e della denatalità, conseguente al senso di fragilità politico ed economico che rischia di connotare oggi il nostro Paese. Per far crescere un Paese deve essere presente un’economia solida.

Altri due temi importanti sono quelli de piano sociosanitario, su cui è necessario lavorare in ambito di prevenzione, stile di vita e servizi, rimettendo al centro le esigenze della persona. Un altro tema è quello dell’energia, su cui lavoreremo per aiutare le nostre imprese”

Tornare a decidere, mettere al centro la capacità decisionale deve essere il modo di interpretare la politica – afferma il consigliere regionale di Azione Sergio Bartoli. Per risolvere problemi serve scegliere vie giuste, anche se difficili”.

Per la prima volta i Moderati organizzano un convegno con un altro simbolo, in modo da generare collaborazione e contrastare questa politica carnivora- dichiara l’onorevole Giacomo Portas, leader dei Moderati – L’Europa è oggi circondata effettivamente da leader “carnivori”, aggressivi, e noi abbiamo il compito di generare una politica che possa anche commettere errori, ma non orrori.

Per fare politica e pensare al domani è necessario il consenso, quindi una vicinanza totale alle necessità del cittadino e del territorio. Mi immagino Torino fra 10 o 15 anni come una città universitaria, investendo sul costruire ‘bellezza’ nelle aree dismesse e migliorando ciò che già esiste. Questo condurrà a importare studenti e cervelli, influendo sul fattore demografico ed abitativo”.

Vivere la politica significa avere programmi chiari – ha dichiarato l’On. Daniela Ruffino, segretaria regionale di Azione – Una politica senza idee non può definirsi tale. E’ necessario creare convergenze, parlare, condividere e confrontarsi, come sta accadendo oggi con i miei colleghi Moderati. Azione è un partito molto giovane, non ha la storia dei Moderati, ma ne condivide molte idee da portare avanti congiuntamente. Per quanto riguarda il territorio piemontese, penso siano necessari una totale visione concorde tra Torino e la Regione Piemonte e il lavoro da progettare e attuare nelle periferie, due aspetti che possono cambiare lo stato delle cose positivamente”.

Mara Martellotta

Ravinale: (Avs): “Il pasticciaccio brutto dei diesel euro 5”

“La Giunta Cirio ha fatto tutto da sola: prima ha disposto il blocco degli Euro 5, poi ha richiesto e ottenuto una proroga di due anni, adesso – con la proroga agli sgoccioli – ‘studia’ per convincere il Governo. A fare cosa? Non si capisce – ha commentato la capogruppo AVS in Consiglio Regionale Alice Ravinale – Due settimane fa la Giunta aveva risposto a una mia interrogazione che il blocco dei diesel euro 5 nei comuni con oltre 30.000 abitanti sarebbe entrato in vigore il 1° ottobre 2025, dopo la proroga ottenuta nel 2023. Tutto ciò senza che la Regione abbia fatto nulla in questi due anni per informare i cittadini e accompagnare una misura che crea disagi a quasi 300.000 piemontesi.
Nell’incontro di ieri al Grattacielo Marnati ha invece comunicato ai sindaci che la Regione “sta studiando misure alternative compensative” che verranno poi presentate al Ministero, il quale deciderà se intervenire sulla Legge nazionale, lasciando alle Regioni la possibilità di derogare ulteriormente al blocco diesel euro 5, oppure no.
Il Piemonte quindi non chiederà deroghe a Roma, ma sta puntando a salvare gli euro 5 con delle soluzioni che compensino le emissioni inquinanti, soluzioni che però nessuno ha ancora mai visto. Mobilità? Energia? Agricoltura? Cosa riguarderanno nello specifico non è dato saperlo e questo la dice lunga sulla scarsa attenzione della Giunta al tema della riduzione dell’inquinamento: d’altronde, ancora oggi non è chiaro quale sia l’effettivo risparmio di emissioni in caso di blocco degli Euro 5, misura che ricordiamo è stata decisa proprio dalla Giunta Cirio a fronte della procedura di infrazione europea in corso per il superamento dei limiti.
Intanto sono due passati due anni senza fare nulla, con emissioni e particolato che continuano a inquinare e fanno ammalare i e le piemontesi, ma anche questa volta il rischio è che i comuni e soprattutto i cittadini si ritrovino con il cerino in mano a causa di una Giunta che non prende sul serio il tema della qualità dell’aria”.
“Auspichiamo che la Regione dia notizie al più presto, perché non c’è più tempo da perdere” ha detto Roberto Bacchin assessore all’Ambiente della città di Collegno e segretario provinciale di Sinistra Italiana “Parlare di qualità dell’aria in relazione ai confini comunali non ha alcun senso, serve un’azione omogenea e coordinata sul territorio, non limitata alle città più popolose”.
“La regia garantita dalla Città metropolitana di Torino nell’allineamento delle varie ordinanze anti-inquinamento deve trovare un riferimento sovraordinato in sede regionale: serve uscire dall’inerzia e, dati alla mano, proporre soluzioni sostenibili per un reale miglioramento della qualità dell’aria piemontese” conclude l’assessore all’Ambiente di Rivoli Angelo Tribolo.

Il film su Berlinguer e la fine dell’eurocomunismo

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

.
Ho visto in prima televisiva su Sky il film di  Andrea Segre su Enrico Berlinguer “La grande illusione” . L’ho seguito con attenzione, anche se non ho mai avuto simpatia per il politico sardo che andai anche ad ascoltare tanti anni fa al Palazzetto dello Sport di Torino. Allora mi parve algido nel suo ideologismo togliattiano, nel film mi è apparso  invece un uomo appassionato e un grande trascinatore di masse ,pur travagliato da qualche dubbio. L’idea del compromesso storico mi sembrò fin da subito un progetto ostico e inaccettabile  per un liberale. Perfino Valerio Zanone si dovette accorgere che il governo delle grandi intese era invotabile. Come scrisse Mario Soldati che non era un politico, ma un uomo di grandi intuizioni, la democrazia italiana rischiò di venire stritolata dall’abbraccio catto-comunista voluto da Berlinguer e da Moro e realizzato da Andreotti :un pastrocchio che ci avrebbe isolati dall’Europa. Fu il rapimento e l’omicidio di Moro a mandare all’aria il progetto che qualcuno definì cin termine colorito  gli “spaghetti in salsa cilena”. Nel 1975 i comunisti conquistarono le grandi città e laddove non riuscirono ad avere la maggioranza sfruttarono il trasformismo di socialdemocratici e liberali che si offrirono di fare da puntello a maggioranze di sinistra in cambio di assessorati e di presidenze.
.
Le elezioni del 1976 fermarono l’ascesa del PCI anche se sotto la guida di Zaccagnini ,allievo di Moro ,la Dc si aprì alla collaborazione con il PCI, pur avendo fatto il pieno di voti moderati. Il film mi ha fatto rivivere anni che giudico nefasti anche perché insanguinati dalla violenza estremista. Sono anni che non avrei voluto vivere perché a causa del terrorismo mi costrinsero a privarmi in parte della mia stessa vita privata e pubblica. Essere il direttore del Centro Pannunzio e per di più anche consigliere comunale fino al 1975 mi metteva nel mirino delle Br, come si diceva allora. Berlinguer cercò di tenere testa alla violenza eversiva, prendendo in modo netto le distanze dal terrorismo rosso e ovviamente nero. Questo aspetto forse non è ricordato adeguatamente dal film che mette invece in evidenza il tentativo di Berlinguer di sganciarsi dalla sudditanza da Mosca, per lanciare l’idea di un eurocomunismo che dopo il delitto Moro si rivelò davvero una ”grande illusione”. Berlinguer cercò  di ritrovare un ruolo politico ponendo la “questione morale” e la superiorità dei comunisti. La corruzione certo esisteva, ma la superiorità non era così sicura: a Torino la Giunta Novelli cadde proprio per uno scandalo. Ma non fu solo Torino a vedere che il PCI aveva anche lui  delle mele marce.
.
Il film trascura questi elementi di storia, ma soprattutto trascura, anzi quasi ignora gli anni che vanno dal 1979 alla morte di Berlinguer del 1984 che rivelarono la pochezza politica del PCI che andò ad impegolarsi in un referendum sulla scala mobile  che perse in modo clamoroso e fu invece vinto da Craxi nel 1985. L’eurocomunismo che uno storico come Salvadori (dimostrando assoluta mancanza di senso storico) vide come il punto di arrivo della storia contemporanea, fu una utopia velleitaria che non colse come il comunismo di per sé fosse fallito dappertutto. Il crollo del Muro di Berlino del 1989 dimostrò quello che i comunisti Italiani non capirono forse neppure dopo che i calcinacci del muro colpirono il loro partito ,obbligandoli a cambiare nome alla ”ditta“.
Il film salta dalla morte di Moro alla morte stoica di Berlinguer, senza prendere in considerazione che dopo il fallimento del compromesso storico non c’erano più prospettive politiche per il PCI che trovò  non a caso in un uomo politico molto grigio come Natta l’erede di Berlinguer. Le masse ai suoi funerali con in testa il presidente Pertini che avrebbe dovuto astenersi da certe dichiarazioni, conclusero la storia del pugno chiuso e delle lacrime in piazza, ripetendo un film già visto nel 1964 per i funerali di Togliatti. Il film di Segre non ebbe successo nel 2024 nelle sale cinematografiche ,ma anche sotto il profilo storico- politico è cosa di poco conto.

Sfruttamento lavorativo, Calderoni e Rossi (PD): “Piemonte sulle spalle dei territori”

“Servono certezze e risorse strutturali”

Durante la riunione  della Commissione Legalità del Consiglio Regionale presieduta da Domenico Rossi, il Consigliere regionale del Partito Democratico Mauro Calderoni è intervenuto sul tema dello sfruttamento lavorativocon particolare riferimento alla condizione dei lavoratori stagionali stranieri impiegati nel settore agricolo piemontese.

«Dalla relazione puntuale e dettagliata dei funzionari regionali e di Ires Piemonte – ha dichiarato Calderoni – è emerso chiaramente che, anche nella nostra regione, il fenomeno dello sfruttamento è pervasivo. Le risposte messe in campo, pur generose, sono spesso costruite artigianalmente, frutto di progettualità eterogenee che non nascono con l’obiettivo specifico del contrasto allo sfruttamento, ma che vengono adattate per rispondere alle conseguenti emergenze sociali e che non hanno garanzia di continuità, non sono strutturali».

«Nonostante il presidente Cirio in più occasioni abbia parlato di un “modello Piemonte” – ha aggiunto Rossi – in realtà siamo di fronte a una buona pratica costruita sulle spalle di soggetti di buona volontà e su quelle di comuni e terzo settore. Sarebbe utile lavorare per creare davvero un sistema strutturato, ma per farlo servono risorse dedicate e la volontà di uscire dall’ambiguità distinguendo il tema del lavoro dalla questione ben più ampia e complessa dei flussi migratori».

Calderoni ha quindi posto due domande all’assessore e al Presidente della Regione:

  1. Quali garanzie finanziarie ci sono per il futuro delle buone praticheoggi attive in Piemonte?

    2.        Il Presidente Cirio, se davvero considera queste sperimentazioni un modello, intende proporle al Governo come standard minimo di ospitalità temporanea per i lavoratori stagionali stranieri?

    «Non possiamo più affidarci solo alla generosità dei territori. Se il Piemonte vuole essere un modello, servono risorse certe, norme chiare e un’assunzione di responsabilità politica a tutti i livelli» hanno concluso Calderoni Rossi.

Ozegna: l’80% per “Trasparenza e Futuro – Pozzo Sindaco”

Bartoli il più votato tra tutti i candidati

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del Consigliere regionale già sindaco di Ozegna

Con il voto del 25 e 26 maggio, Ozegna ha scelto con forza, chiarezza e maturità.
L’80% dei consensi ottenuto dalla lista Trasparenza e Futuro – Pozzo Sindaco non è soltanto un risultato elettorale: è un messaggio inequivocabile, una dimostrazione collettiva di fiducia, coerenza e adesione a un progetto che ha saputo parlare con i fatti.

I cittadini hanno voluto premiare la serietà, la continuità e il lavoro svolto negli anni, affidando la guida del paese a Federico Pozzo, già vicesindaco per due mandati, oggi nuovo Sindaco eletto.

È una vittoria corale, ma anche un’affermazione netta di metodo: nessun proclama, nessuna illusione. Solo presenza costante, impegno quotidiano, ascolto autentico e proposte costruite sulla realtà.

Essere stato il candidato più votato tra tutti rappresenta per me un onore profondo e una responsabilità rinnovata, che affronto con gratitudine e rispetto.

Ringrazio ogni cittadino per la fiducia accordata. E rivolgo un pensiero sincero anche a chi ha scelto strade diverse: da oggi siamo tutti al servizio di Ozegna, senza distinzioni.

In qualità di Consigliere Regionale e Consigliere Comunale eletto, continuerò a mettermi al servizio della nostra comunità, in stretta sinergia con il nuovo Sindaco e con tutta la squadra, per costruire insieme il futuro che Ozegna merita.

Sergio Bartoli
Consigliere Regionale del Piemonte
Consigliere Comunale eletto – Lista “Trasparenza e Futuro – Pozzo Sindaco”