“Ancora una volta emerge con chiarezza un dato che non può più essere ignorato: dietro una retorica sedicente umanitaria e slogan di solidarietà strumentalmente utilizzati a fini politici, si celano in realtà strutture organizzate che alimentano e sostengono il terrorismo. La propaganda pro-Pal, quando diventa copertura ideologica e finanziaria per gruppi terroristici, smette di essere espressione di opinione e diventa complicità. Nascosto da una presunta attività umanitaria si nascondeva un sistema strutturato di raccolta e trasferimento di risorse economiche a favore di un’organizzazione terroristica responsabile di violenze, morte e destabilizzazione. È un tradimento inaccettabile dei valori di solidarietà e di convivenza civile su cui si fonda il nostro Paese. L’eccellente lavoro delle Forze dell’Ordine e della magistratura dimostra che l’Italia non abbassa la guardia e continuerà a colpire senza esitazioni ogni rete di sostegno al terrorismo, ovunque essa si annidi”. Così il Ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, in merito ai nove arresti in seguito ai finanziamenti ad Hamas. Il Ministro ha poi concluso: “Chi finanzia il terrorismo è parte integrante della minaccia alla sicurezza nazionale. Non esistono attenuanti, zone grigie o ambiguità: sostenere economicamente un’organizzazione terroristica significa essere terroristi. Lo Stato risponderà con la massima fermezza. Nessuna tolleranza né indulgenza verso chi utilizza il nostro territorio, le nostre leggi e la buona fede dei cittadini per alimentare odio e violenza”.
La leadership a sinistra? Un mistero
LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
Al di là della simpatia o meno per questo campo politico, è indubbio che c’è un aspetto
misterioso che non è affatto secondario all’interno della coalizione di sinistra e progressista. E
cioè, detto con parole semplici, ma chi è – o chi sarà – il leader dell’alleanza alternativa al centro
destra? Posta così, la risposta è persin troppo semplice da offrire. Ovvero, “si deciderà al
momento opportuno”. Giusto e sacrosanto. Però non credo che il candidato a Premier di una
coalizione sia una sorta di caccia al tesoro. Cioè, qualunque sia la scelta si riduce ad essere una
variabile indipendente ai fini del progetto politico complessivo dell’alleanza stessa. Non lo è per la
semplice ragione che il profilo politico, culturale e programmatico del leader della coalizione non
può solo essere il frutto e la conseguenza della improvvisazione, della casualità e della sfrenata
ambizione dei singoli. E questo perchè, almeno stando al pallottoliere, l’ultimo in ordine di
apparizione è Ernesto Maria Ruffini, meglio conosciuto come “mister tasse”. Parliamo di una
persona che si è candidata recentemente e direttamente a Presidente del Consiglio in virtù di
strane e misteriose legittimazioni e a prescindere da qualsiasi valutazione politica. Cioè parliamo
di una persona che fonda un suo movimento, lo presenta qua e là ai suoi amici e, con un tocco
magico, si sente già seduto direttamente a Palazzo Chigi.
Ora, ho fatto l’esempio concreto di questo Ruffini per avanzare una sola riflessione politica. E
cioè, se si vuole recuperare consenso e credibilità alla politica è possibile che uno si sveglia al
mattino e pensa di essere il candidato più adatto per governare gli italiani? Ma passa attraverso
queste modalità la selezione di una classe dirigente, e di governo, autorevole, qualificata,
rappresentativa e realmente credibile? Sarebbe questa la strada più congeniale per replicare e
controbattere la deriva “dell’uno vale uno” di grillina memoria?. Insomma, detto con parole più
semplici, la politica come potrebbe diventare più credibile e più seria e incentivare la
partecipazione dei cittadini al voto e alla vita politica stessa se questi sono i meccanismi concreti
per raggiungere e conquistare il potere? Sarebbero queste, cioè, le pratiche di rinnovamento, di
cambiamento e di discontinuità da introdurre come alternativa più credibile e più seria rispetto
all’attuale coalizione di governo?
Per queste ragioni, semplici ma soggettive, credo sia necessario richiamare un principio di banale
buon senso. E cioè, il candidato a Premier di una coalizione – di per se stessa plurale e composita
al suo interno – rappresenta il punto di riferimento per eccellenza del profilo politico e
programmatico della coalizione stessa. Come si può, per citare sempre questo Ruffini, sostenere
che Elly Schlein, segretaria del principale partito della sinistra italiana e candidata naturale a
rappresentare la guida dell’alleanza di sinistra e progressista, è del tutto “inadeguata” al ruolo di
Premier in una coalizione dove il suo partito rappresenta quasi il 50% di quel cartello elettorale? E
sentirselo dire da uno che non ha mai avuto e che non ha un partito alle spalle, che non ha mai
fatto attività politica se non ricoprire ripetuti ruoli di sottogoverno e ben retribuiti, che non si è mai
confrontato con il corpo elettorale ma che si sente, in virtù di una legittimazione misteriosa, del
tutto legittimato a rappresentare gli italiani?.
Ecco perchè, forse, sarà opportuno riscoprire sino in fondo il vecchio monito di Pietro Scoppola
per rilanciare e riscoprire l’importanza e la serietà della politica. E cioè sapere unire, in ogni
momento e in ogni fase politica, “la cultura del comportamento con la cultura del progetto”. Vale
per tutti, credo, ma soprattutto per i parvenu che si credono i nuovi salvatori della patria.
Su autopsia virtuale, metodo Feldenkrais e maggiori servizi per aree decentrate e montane, come il Canavese
Il Consiglio regionale ha approvato otto emendamenti al PSSR 2025-2030 presentati da Sergio Bartoli (Lista Civica Cirio Presidente PML), Presidente della V Commissione Ambiente.
«Ci tengo in modo particolare – spiega Bartoli -, a una serie di emendamenti dedicati ai servizi territoriali, per offrire alle zone non densamente popolate opportunità adeguate di presa in carico e cura: grazie ai miei emendamenti vengono previste regole chiare di funzionamento per le case di comunità, in modo che il loro funzionamento sia omogeneo su tutta la regione. Un secondo emendamento introduce la possibilità di utilizzare unità sanitarie mobili, ambulatori itineranti, telemedicina e diagnostica di primo livello diffusa, strumenti già esistenti e già sperimentati. L’obiettivo è garantire continuità assistenziale, ridurre le disuguaglianze territoriali e assicurare che il diritto alla salute sia uguale per tutti, indipendentemente dal luogo in cui si vive. Un terzo atto prevede invece il rafforzamento del ruolo dell’Infermiere di Famiglia e Comunità nelle aree disagiate, Ho previsto inoltre il coinvolgimento dei Comuni e degli Enti gestori dei servizi socio-assistenziale al momento della definizione dei Piani delle Attività Territoriali e il r afforzamento dei servizi di salute mentale nei distretti periferici».
“Con due emendamenti separati – conclude Bartoli – introduco nel Piano Socio Sanitario regionale l’autopsia virtuale e il metodo Feldenkrais. L’autopsia virtuale consente di migliorare la qualità diagnostica, ridurre i tempi delle procedure e limitare gli spostamenti delle salme, un aspetto particolarmente rilevante per i territori lontani dai grandi centri di medicina legale. Allo stesso tempo, garantisce una maggiore tutela della dignità della persona deceduta e una maggiore attenzione alle esigenze dei familiari. Il secondo emendamento prevede uno spazio specifico per i programmi riabilitativi basati sulla neuroplasticità, tra cui il Metodo Feldenkrais, già utilizzato in diverse realtà europee come supporto ai percorsi riabilitativi tradizionali. Tale metodo ha come obiettivo il miglioramento della funzionalità motoria e della qualità della vita delle persone. L’emendamento non impone nuovi obblighi, ma consente alle Aziende sanitarie di valutare gli esiti clinici e, se efficaci, integrarli nella rete riabilitativa regionale”.
Perché Trump vuole la Groenlandia
Nel 2019, l’idea di Donald Trump di acquistare la Groenlandia ha fatto notizia in tutto il mondo. Ma perché un Presidente degli Stati Uniti sarebbe interessato a un’isola remota dell’Artico? La Groenlandia, pur avendo pochi abitanti, è ricca di risorse naturali come minerali e metalli rari, fondamentali per la tecnologia moderna. Inoltre, la sua posizione strategica nell’Artico ha un valore militare e geopolitico significativo.
Trump stesso ha definito l’acquisto come un “affare straordinario”, sostenendo che gli Stati Uniti avrebbero potuto beneficiare delle risorse e del controllo strategico dell’isola. La proposta però è stata accolta con sorpresa e rifiuto dalla Danimarca, a cui la Groenlandia appartiene, e molti l’hanno vista più come un gesto simbolico che realistico.
In sintesi, dietro l’idea di Trump c’era una combinazione di opportunità economiche, strategiche e, come spesso accade nelle sue mosse politiche, un forte impatto mediatico.
Enzo Grassano
Piccola politica di pessimo gusto
Sempre più imbronciata Giorgina Meloni. Dai, diciamocelo che un po’ di tenerezza ci fa. Il popolo vota sempre di meno ma Lei, magari in fondo rischia ancora di farcela. Ed alla fine che altro si può. Cucciola, stretta tra Trump e Zelensky che altro vorrebbe? Sulla finanziaria direi le solite cose.
L’opposizione ne “approfitta”? Assolutamente no. Il caso di Askatasuna ne è emblematico. Piantedosi batte 3 a 0 il sindaco Lo Russo. Sgombero immediato dello stabile inagibile di corso Regina. Con la domanda : ma al sindaco chi glielo ha fatto fare di infognarsi in questa vicenda. Inclusione sociale? Encomiabile ma totalmente inutile. E giù con la destra inebriata che soffia sul fuoco. Ed eccoli gli antagonisti che gongolano sulla repressione del dissenso. Mi pare, forse sbaglierò, che più che repressione del dissenso sia solo la volontà di non avere regole da rispettare. Tornando al nostro amato Sindaco si è fidato di chi non doveva fidarsi. Proprio vero che la Storia non insegna nulla. Ogni volta che la sinistra riformista corre dietro alla sinistra sbrindellata toppa alla grande. Nel 1977 Enrico Berlinguer, oggi direi quasi venerato, definì gli antagonisti di allora piccoli untorelli. Purtroppo poco e’ cambiato tranne, cosa non trascurabile, partiti e uomini politici.
Ora c’è solo spazio per le piccole cose di pessimo gusto. Dove violenza si abbina al ridicolo per la sua totale inutilità. Purtroppo il nostro amato Sindaco Lo Russo ha toppato. Inutile girarci intorno. Ha dato credibilità a chi credibilità non aveva. Concretamente grande favore alla destra, ultimamente a corto di argomenti. Sbagliare è umano, non ammetterlo un po’ meno. Il clima continua ad essere brutto. Ed ovviamente non mi riferisco al clima atmosferico. Tra un po’ Natale e ci stiamo avvicinando ad un nuovo anno. Cerchiamo un po’ di serenità. Difficile ma almeno tentiamoci. Difficile ma non impossibile. E direi viva la famiglia. Viva la nostra famiglia sarà un modo, sicuramente parziale nel rispondere a queste brutture quotidiane.
PATRIZIO TOSETTO
Pd 2026: Tina Anselmi sulla tessera
POLITICA
Leggi l’articolo su L’identità:
Pd 2026: Tina Anselmi sulla tessera, il paradosso dell’integrità contro il PD moderno
Askatasuna, discussione in Sala Rossa
Pubblichiamo di seguito una sintesi del dibattito su Askatasuna svoltosi ieri in Consiglio comunale
Sara Diena (Sinistra ecologista) ha evidenziato la situazione grave di Vanchiglia giunta al quinto giorno di militarizzazione e attribuisce la responsabilità dell’accaduto al ministro Piantedosi. La consigliera ha rivendicato la presenza di esponenti del proprio gruppo al corteo di sabato, convinta della bontà del progetto di collaborazione in atto per un bene comune condiviso e in difesa del centro sociale.
Federica Scanderebech (Forza Italia) ha dichiarato che se ci sarà un nuovo bando di assegnazione dello stabile di corso Regina è condizione indispensabile non sia concesso agli attuali gestori che hanno fallito. La consigliera chiede un nuovo gestore credibile dell’edificio; la presa di distanza del sindaco dagli esponenti della Giunta che hanno partecipato al corteo di sabato; le sue dimissioni.
Andrea Russi (M5S) ha definito sbagliata la gestione del patto di collaborazione da parte della Città che non ha saputo seguirne l’applicazione. Ritiene il risultato un fallimento che ha messo in cattiva mostra Torino e ha consegnato una vittoria politica alla destra. Ha invitato Lo Russo a prendersi le proprie responsabilità e a dimettersi.
Domenico Garcea (Forza Italia) ha criticato il fatto che dopo lo sgombero una componente rilevante della maggioranza consiliare abbia scelto di manifestare insieme agli anarchici. Servono chiarezza, coerenza e rispetto delle Istituzioni – ha ribadito, chiedendo le scuse ufficiali al sindaco per il percorso avviato e di avviare un nuovo bando senza corse preferenziali e senza rendite di posizione.
Un intero quartiere – ha detto Valentina Sganga (M5S) – è sceso in strada per difendere Askatasuna, che è luogo di socialità, mutualismo, sport e cultura popolare. È stata – ha sostenuto – una risposta dal basso a bisogni reali, a cui il Governo ha voluto lanciare un messaggio politico: è stato un attacco all’autonomia della città. La Val Susa paura non ne ha e neanche Torino – ha concluso.
Pierlucio Firrao (Torino Bellissima) si aspettava che il sindaco fosse più felice, dopo che da tempo ripeteva di aver posto fine all’occupazione abusiva di Askatasuna. Ha quindi ricordato di essere stato minacciato quando è andato in sopralluogo con la Commissione e di non essere neanche riuscito a entrare nell’edificio. Nel Patto – ha affermato – non c’è stata alcuna collaborazione e noi continueremo a batterci per la legalità.
Nel suo intervento, Simone Fissolo ricorda la favola della rana e dello scorpione, per dire che il patto firmato con la Città prevedeva un percorso comune, nessuna violenza e fine dell’occupazione. Dimenticando che, chi è abituato alla violenza non cambia natura solo per una richiesta della Città. Firmato il patto la violenza è aumentata: blocchi a ferrovia e aeroporto, scontri alla Leonardo, irruzione alla redazione de La Stampa. E non sono episodi isolati. Ma la violenza, per il capogruppo dei Moderati, va fermata, è eversiva. E le istituzioni devono reagire con fermezza. Perché se tollerata, la violenza cresce. Condivisibile la volontà del sindaco di una città inclusiva, anche con i centri sociali, ma questi devono rispettare le regole della legalità. Infine, Fissolo dichiara di non avere capito la presenza dell’assessore con delega ai beni comuni alla manifestazione di sabato.
Per Fabrizio Ricca (Lega) il sindaco scarica le colpe sul governo perché quanto accaduto è la certificazione del più grande fallimento di questa Amministrazione, basato su una scommessa persa in partenza. Scarica le colpe sul governo per nascondere sotto il tappeto la polvere di una maggioranza che da una parte non voleva quel luogo e dall’altra va a manifestarci insieme. Soprattutto scarica le colpe sul governo per nascondere come, in tre giorni, per le strade di Vanchiglia, fascisti rossi hanno messo a ferro e fuoco il quartiere. Per Ricca, infine, oggi va ringraziato il ministro Matteo Piantedosi, perché ha permesso che a vincere oggi fosse lo Stato di diritto.
Se fino ad oggi si è giocato troppo sull’ambiguità, Elena Maccanti (Lega) chiede adesso di scegliere da che parte stare: con la legge, la legalità e le forze dell’ordine o se stare dalla parte di chi, da mesi, continua a mettere a ferro e fuoco la città. E Maccanti cita gli assalti ai commissariati di Polizia, alle OGR, l’assalto alla Città metropolitana, le devastazioni alla Leonardo, le occupazioni dei binari delle stazioni ferroviarie, l’assalto alla redazione de La Stampa, ultimo di una vergognosa escalation di violenze che si è manifestata anche perché all’interno della Sala Rossa si è giocata una partita ambigua. Cosa si doveva ancora aspettare per stracciare il patto con Askatasuna, si chiede la consigliera. Concluso perché a seguito di perquisizioni disposte dall’autorità giudiziaria sono state trovate persone che all’interno di quello stabile non ci potevano stare, perché inagibile. Oggi ci aspettiamo che anche il sindaco esca dall’ambiguità rispetto ad una parte della sua maggioranza che continuano a giustificare violenze che Torino non può più accettare.
Enzo Liardo (Fd’I) ha sottolineato come dopo la stipula del patto di collaborazione si siano verificati molti episodi di violenze, affermando che il suddetto patto era nato per scongiurare lo sgombero. Il consigliere ha poi definito ridicolo sostenere che lo sgombero è stato disposto per distrarre l’opinione pubblica dalle difficoltà del governo, intorno al quale in consenso cresce, aggiungendo che non si è trattato di repressione bensì di ripristino della legalità. Infine, ha annunciato una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore Jacopo Rosatelli, sostenendo che questi ha manifestato con l’emblema della violenza.
Per Elena Apollonio (Demos), per trent’anni si era ignorata un’occupazione che aveva prodotto iniziative positive come il doposcuola ma anche episodi di violenza, come in Val di Susa. Ha poi reso merito al sindaco di aver immaginato un percorso per sanare la situazione, tuttavia infrantosi contro la muscolarità dei violenti, che ha spianato la strada al centrodestra. La consigliera ha poi stigmatizzato respingendo quella che ha definito una prova muscolare che per sgombrare sei persone ha militarizzato un quartiere. Apollonio ha concluso affermando che la violenza mascherata da diritto a manifestare va fermata sul nascere, per costruire la città nel dialogo, perché la violenza è contro la democrazia e la libertà.
Che ci fossero tuttora occupanti nello stabile era cosa nota, secondo Silvio Viale (Radicali +Europa), che ha definito Askatasuna come sede di violenti, spiegando come episodi di intolleranza all’università e violenze nei cortei partivano dal centro sociale, che pure aveva contraddizioni interne. Viale ha poi espresso dubbi sulle attività sociali attribuite ad Askatasuna. Viale ha quindi rievocato gli anni Novanta, quando l’allora Pds scelse coraggiosamente di appoggiare Castellani e non la visione ancorata al passato rappresentata da Novelli. Per lo stabile occorre voltare pagina, ha aggiunto, auspicando un bando e chiedendosi se soggetti che si erano schierati in modo entusiasta, come Arci, Gruppo Abele, Cgil sarebbero in grado di usarlo per vere attività sociali.
Tiziana Ciampolini (Torino Domani) ha affermato che l’epilogo di Askatasuna non può essere lo sgombero, sebbene le violenza non sia mai accettabile nei confronti di chiunque. Ha commentato che la criminalizzazione del dissenso non è la strada da seguire così come la fine del patto di collaborazione che rappresenta l’unica strada amministrativa ragionevole, un atto coraggioso che va riconosciuto al sindaco. La consigliera ha chiesto l’allargamento del patto al coordinamento cittadino.
Ivana Garione (Moderati) si è detta rammaricata del periodo natalizio diventato critico a Torino dopo lo sgombero del centro. La consigliera ha chiesto la presa di distanza dai responsabili di Askatasuna e a criticato l’assessore Rosatelli per la partecipazione al corteo di sabato scorso.
Emanuele Busconi (Sinistra Ecologista) ha rivendicato il percorso seguito dalla Città; la presenza in piazza al corteo di sabato di esponenti del gruppo; la volontà di proseguire col patto di collaborazione e ha confermato la linea politica di opposizione alla chiusura di Askatasuna.
Non è facile intervenire su un tema che riguarda tutta la città – ha affermato Claudio Cerrato (PD), sottolineando la distanza sua e del suo partito dai movimenti antagonisti. È nettissima la condanna di ogni forma di violenza – ha ribadito, esprimendo solidarietà ai poliziotti feriti. Mi fa paura – ha concluso – la voglia di radicalizzazione e la conseguente richiesta di un “nuovo ordine”.
(A cura dell’Ufficio stampa del Consiglio comunale)
L’INTERVENTO DELLA CAPOGRUPPO DI FORZA ITALIA A PALAZZO CIVICO
«Se si procederà con un nuovo bando per l’assegnazione dell’immobile, la richiesta minima e sensata è che non venga rivolto nuovamente ai soggetti che hanno eluso il Patto di Collaborazione. Quei soggetti hanno fallito miseramente, lasciando l’immobile ancora occupato.
Chiediamo quindi che vengano individuati soggetti diversi, perché non siamo disposti a tollerare ulteriori sprechi di risorse pubbliche. In caso contrario, la responsabilità dovrebbe ricadere direttamente sul Sindaco e sulla sua maggioranza, anche a livello economico sul bilancio della Città.
Per mesi ci è stato detto che non credevamo nella possibilità che il Patto potesse andare in porto; per una volta, il Sindaco metta davanti l’interesse collettivo della città, restituendo l’immobile a un’associazione credibile, senza soggetti che direttamente o indirettamente si rifacciano ad Askatasuna.
Chiediamo l’apertura di un bando serio, con finalità sociali, anche a livello europeo. Un sistema di punteggi potrebbe valorizzare progetti che coinvolgano la popolazione anche quella palestinese e gli studenti presenti in città, prevedendo, ad esempio, la possibilità di destinare parte dello spazio all’accoglienza di profughi palestinesi o di famiglie i cui bambini sono stati ricoverati nei nostri ospedali cittadini.
Con questo ribadiamo il nostro impegno per la causa palestinese: non si tratta di una provocazione, come sostenuto da alcuni media, ma basta con il “gioco delle tre carte”. Piena solidarietà agli agenti feriti e ferma condanna agli atti di violenza.
E ci auguriamo che il Sindaco prenda le distanze da chi all’interno della sua Giunta contraddice la sua volontà di recedere il Patto e batte cassa forse per rimanere all’interno della coalizione affinché lo stesso Patto riparta con i medesimi soggetti coinvolti.
Infine, ringraziamo il Sindaco per aver respinto, in aula lo scorso lunedì, la mozione di accompagnamento al DUP che chiedeva la revoca del Patto e per aver dato seguito, a distanza di sole 60 ore, a quanto richiesto.
Sindaco, si dimetta, ha fallito. Ma ha vinto la legalità dopo 29 anni!».