A cura di piemonteitalia.eu
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Savona, luglio 2024 – Nasce ad Alassio il nuovo gusto di gelato “Finger Lime”, frutto australiano conosciuto anche come “caviale di lime“. Il nuovo gusto è opera della Gelateria Perlecò, che sorprende ancora una volta il settore e annuncia l’arrivo del nuovo e prezioso gusto di gelato.
giovedì 18 luglio lo chef del Paolo Griffa al Caffè Nazionale sarà protagonista di una cena unica in Terrazza.
L’estate in Terrazza di Eataly Lingotto prosegue con un appuntamento speciale: giovedì 18 luglio alle ore 20 ospite d’eccezione sarà Paolo Griffa, chef del Paolo Griffa al Caffè Nazionale, 1 stella Michelin ad Aosta. Sarà l’occasione per vivere un’esperienza di gusto a cura di una delle figure più promettenti della gastronomia italiana di oggi, immersi nel fresco verde dello spazio al primo piano di Eataly.
La cucina di Griffa è un insieme di attenzione ai dettagli, creatività e gioco che vanno in scena all’interno del Paolo Griffa al Caffè Nazionale, nel cuore del centro storico di Aosta: una cucina narrativa e golosa che propone una nuova esperienza dei sensi attraverso la cura e lo studio delle materie prime, la ricerca dell’equilibrio e la sperimentazione ludica.
La serata speciale a Eataly Torino sarà l’occasione per assaggiare un menu pensato per raccontare con quattro portate l’idea di cucina di stagione dello chef.
<<Cucinare da Eataly Torino è come tornare a casa; sono Piemontese ed è un immenso piacere accogliere il pubblico torinese alla mia tavola, in Terrazza circondati dalle montagne. Propongo alcuni dei piatti del menu Arte e Natura, per ri-scoprire assieme giochi di sapori e di colori insoliti, dal potere fortemente evocativo>>, dichiara Paolo Griffa.
Si inizia con una tartare di cervo e papaveri, presentata in modo originale: un piatto bianco con una cornice centrale con una tavolozza di colori edibili, un bicchiere con pennelli di patate di montagna affumicate e fritte e un tubetto di tempera contenente una salsa a sorpresa. Gli estratti naturali dei colori includono il viola dalle violette, il nero da fermentazioni, ossidazioni e carbone, il verde dalla clorofilla e il giallo da noce moscata e uova. Il commensale è invitato a dipingere il piatto prima di gustarlo, trasformando l’esperienza in un’opera d’arte edibile totalmente personale.
La cena prosegue con un Omaggio a Escher: un raviolo aperto ispirato alle opere dell’artista olandese, con un disegno che cambia a seconda di dove cade l’occhio. La pasta è colorata con verde clorofilla, rosa barbabietola, nero carbone e giallo uovo. Il raviolo copre un ragù di cortile sfumato al vermouth e la percezione ingannevole del disegno geometrico crea un’esperienza visiva e gustativa unica.
A seguire, ecco il filetto di storione alla mugnaia e levistico, proposto con un contorno di verdure di stagione, accuratamente selezionate e preparate per esaltare i sapori del pesce e la freschezza degli ingredienti. La presentazione elegante e l’equilibrio dei sapori rendono questo piatto un’interpretazione raffinata e personale di una ricetta della cucina tradizionale.
Si conclude in dolcezza con il babà alle erbe di montagna, un grande classico della pasticceria rivisitato da chef Griffa. La torta soffice e leggera è bagnata in un liquore aromatico a base di erbe alpine, che aggiunge profondità e complessità al sapore. Il babà viene così servito con una crema di accompagnamento che bilancia dolcezza e freschezza, completando l’esperienza culinaria con un tocco di originalità, ma sempre nel rispetto per la tradizione.
I vini in abbinamento arrivano direttamente dalla cantina del Paolo Griffa al Caffè Nazionale, che conta oltre 1000 etichette e 3000 bottiglie. Per la cena a Eataly Lingotto la scelta è caduta su tre proposte che raccontano il territorio valdostano: il Montmery Rosè di Grosjean, azienda di tradizione famigliare che da generazioni pratica viticoltura eroica, il Petite Arvine 2023 di Feudo San Maurizio, vino che prende il nome dalla varietà Arvine e dalla piccola taglia (petite in francese) dei suoi acini e il Noble Pierre 2021 di La Toula, del giovane vigneron Jil della zona di Arvier, dedita alla viticoltura di montagna.
La cena ha un costo di 100 € a persona e si può acquistare online.
Mercato Ortofrutticolo del Roero – Corso Alba, 79 – Canale (Cn)
Domenica scorsa in occasione dei 30 anni della nascita della Associazione Enoteca Del Roero, si è svolta a Canale ( Cn) presso il Mercato Ortofrutticolo una bella rassegna legata ai vini del Roero.
Presenti oltre 60 vini in rappresentanza di tanti Produttori Del Roero che producono vino in diverse zone del Piemonte.
Bella location, innovativa , inusuale ed accogliente.
Catering di livello come pure l’intrattenimento musicale.
Organizzazione professionale, attenta ed informale .
Presenti le Autorità locali ,regionali e molti vignaioli del Roero, ma l’autentico protagonista è stato il vino bianco e rosso prodotto in questa Terra.
Innanzitutto il livello medio dei vini in degustazione era altissimo.
Ormai i vini del Terroir del Roero primeggiano a livello mondiale per eccellenza e qualità.
Tra le ” Certezze del Rosso ” mi hanno impressionato:
Sordo Valmaggiore 2020
Giacomo Vico Nebbiolo d’Alba 2008
Giovanni Almondo Roero Bric Valdiana 2017
Tutti e tre fantastici per pulizia e precisione olfattiva.
Ecco alcune sorprese davvero inaspettate :
Cascina Paladin ( Canale )
Roero Arneis Carlin 2022
Produttore Deltetto Davide
Mt 360 , terreno prevalentemente sabbioso con venature calcaree e di terra rossa ;
vigna di circa 40 anni
Premacerazione di 36 ore , batonnage , 4 mesi sulle fecce poi solo acciaio.
In bocca sapido ,molto varietale con una bella polpa . Fantastico per essere un esordiente.
Tenuta Carretta Podio 2018 ( Piobesi d’Alba)
85% nebbiolo 15% vitigni locali
Minimo 6 mesi in botti di diverse dimensioni
In bocca una freschezza ed una beva davvero entusiasmanti, accompagnata da equilibrio e dinamicità.
Collina Serragrilli Langhe Nebbiolo Baile’ 2020 ( Neive )
terreno tufaceo calcareo poca argilla, zero sabbia. Vigna di 30 anni.
Fermentazione in acciaio poi Affinamento in Tonneaux francesi da 500 ( 30% nuovi , 70% usati)
Al naso : equilibrio e profondità di frutta e spezie
In bocca : fantastico equilibrio OLD style , pieno e molto dinamico nelle sensazioni finali.
Se il buongiorno si vede dal mattino … pardon dalla serata … E’ un eccellente inizio di ripartenza!
LUCA GANDIN
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Scopri -To ALLA SCOPERTA DI TORINO
Tra le tante prelibatezze della cucina italiana molto rinomate sono quelle provenienti dall’sud Italia e a Torino sono molti i locali siciliani e napoletani. Tra i siciliani emerge principalmente il ristorante Banco di Sicilia. Quest’ultimo si trova in una zona molto centrale, in via Arnaldo da Brescia 23 a Torino e propone piatti tipici della cucina siracusana e tantissime varietà di pesce rigorosamente fresco in una location che riporta tutti i colori e l’anima della Sicilia.
Dal 2019 hanno rilevato l’attività gli attuali proprietari nativi di Avola, un piccolo paesino nel sud della Sicilia adiacente a Noto e hanno rinnovato ulteriormente il locale e anche le proposte gastronomiche.
Il menù, scritto sia in siciliano che in italiano, è molto variegato, offre numerosi antipasti e primi tra cui La Marzamemi ovvero busiate con pesto di pistacchio e tartare di tonno rosso a crudo o il loro cavallo di battaglia la Portopalo con fusilli, pesce spada, melanzane, uvetta, mandorle, ricotta, menta e pangrattato.
Anche i secondi meritano di essere assaggiati non solo per la loro bontà ma anche per la freschezza dei prodotti, tra di essi il pesce spada con le mandorle, il polpo con la ricotta fresca, il fritto di calamari e tantissimi altri anche per chi preferisce la carne.
Tra i dolci sua maestà il cannolo farcito al momento con una spumosa ricotta, la cassata e altri dolci tipici siciliani. Spesso per notare la freschezza dei cannoli, i siciliani consigliano di scegliere quelli senza cioccolata all’interno e già farciti perché dovrebbe essere indice di un prodotto preparato il giorno precedente, chiaramente non è sempre così ma dove si riesce conviene preferire sempre quelli farciti al momento solo con la ricotta e qualche goccia di pistacchio o cioccolato sulle punte.
Al banco di Sicilia prediligono materie prime della Trinacria come i pistacchi di Bronte, la ricotta delle pecore allevate come un tempo nel parco delle Madonie e le mandorle d’Avola, o meglio di Noto. Non tutti sanno che le mandorle sono di Noto, ma vengono poi lavorate e imbustate ad Avola e quindi prendono quest’ultima denominazione di provenienza.
Anche l’offerta vinicola è molto ampia e viene gestita dal figlio del titolare Riccardo Ferro, esperto in materia.
L’ ANGOLO PARTENOPEO, LA VERA PIZZA NAPOLETANA A TORINO
Tra i ristoranti napoletani più succulenti della nostra provincia Sabauda vi è L’Angolo Partenopeo, in Corso Cavour 24 a Beinasco, prima cintura di Torino. Il locale su due piani è molto elegante con splendidi quadri che raffigurano il meraviglioso mare napoletano. Tra le loro prelibatezze vi sono le pizze dalle classiche a quelle più elaborate come la Pizzapanz con Fiordilatte, ricotta di bufala, crocchè di patate e guanciale croccante, la Mortadella e Pistacchi, la Polpetta con parmigiano e ragù e tantissime altre.
Tra gli antipasti ricordiamo gli assaggi Street Food che prevedono le principali portate napoletane più conosciute come il crocchè di patate, le zeppole e le frittatine. Tra i primi emergono le linguine all’astice, scialatielli di pasta fresca con pomodorini del piennolo stracciatella di bufala e pistacchi, paccheri e risotti con particolarissimi abbinamenti. Tra i secondi il pesce fresco e una succulenta carne come il filetto caramellizzato.
Al sud non si può concludere una cena senza il dolce e all’Angolo Partenopeo lo sanno bene, la loro proposta è molto ampia dal babà al rum all’aragosta alla crema di pistacchio ma l’eccellenza è la Delizia al limone, un tortino di Pan Di Spagna con semifreddo al limone di Sorrento. Per chi invece ama il cioccolato la mousse ai tre cioccolati con granella di mandorle.
I torinesi si sa, amano molto la cucina, e quella del sud in particolare per la sua bontà e anche per le porzioni che spesso sono molto diverse rispetto a quelle del nord!
Entrambi i locali sono due grandissime eccellenze del territorio e evidenziano quanto sia importante mescolare tradizioni del sud con quelle del nord per rendere il tutto ancora più particolare e ricercato.
NOEMI GARIANO
Chi di noi non ha provato rimorsi o rimpianti? Forse abbiamo imparato ad evitare che essi diventino così profondamente radicati nel nostro presente quotidiano tanto da farci loro prigionieri, e da impedirci di sentirci liberi di vivere serenamente la nostra vita di tutti i giorni… O forse no…
Proviamo rimorso quando siamo pentiti di aver fatto una determinata azione nel passato, mentre il rimpianto consiste nel sentire dolore per qualcosa che non si è fatto nel passato, in genere per non aver colto un’occasione. Queste due condizioni emotive ci provocano spesso disagio e sofferenza.
Rischiamo così di vivere male, o comunque non nel miglior modo possibile, il momento per noi infinitamente più importante, cioè quello presente. Se ci riflettiamo un attimo comprendiamo facilmente che sia il rimorso che il rimpianto hanno a che fare con il senso di colpa.
Ognuno di noi deve in qualche modo farci i conti, e magari anche iniziare a farci pace… In quanto legate al passato, queste due sensazioni sono spesso e decisamente poco utili nel presente, e anzi sovente di grave ostacolo.
Evitiamo quindi di continuare a pensare con tristezza o risentimento a cosa avremmo potuto fare o essere, o a come avremmo potuto agire diversamente, e di restare prigionieri di un rammarico e di un pentimento che ci tolgono serenità, energie e determinazione.
Possiamo mettere in atto a questo scopo alcuni pensieri, atteggiamenti e comportamenti che possono rivelarsi concretamente utili per tornare a vivere in modo più equilibrato e sereno. Ne riparliamo domenica prossima su questa rubrica de “Il Torinese”. Buona domenica!
Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
Il bullismo non è una novità dei nostri tempi: già 50 anni fa, e anche prima, era piuttosto frequente che nelle scuole ci fosse uno in ogni classe che bullizzava i compagni, o alcuni di essi, forte della sua possenza fisica o del prestigio paterno o, semplicemente, perché abituato a incutere timore.
Con il peggioramento delle condizioni di vita nella società, anche il bullismo è aumentato iperbolicamente non soltanto nelle scuole ma, grazie allo sviluppo dei social e dei media, soprattutto virtualmente.
Leggiamo spesso di adolescenti, ma non soltanto, vittime di cyberbullismo che, complice l’anonimato, percepiscono difficoltà nel reagire, nel denunciare il sopruso.
I cyberbulli, spesso totalmente ignoranti circa il funzionamento della rete, pensano che evitando il contatto fisico e grazie all’anonimato o a false generalità sia impossibile, o quanto meno difficile, risalire all’autore dei reati.
Gli elementi caratteristici del bullismo sono aggressione, molestia e discriminazione, anche nella sua forma virtuale; in realtà una segnalazione alla Polizia postale sfocia in brevissimo tempo nell’identificazione degli autori di un reato informatico, sia esso una calunnia, una diffamazione o una minaccia per la propria incolumità.
Spesso, però, le giovani vittime temendo la reazione dei genitori o ignorando i loro diritti lasciano correre, consentendo ai cyberbulli di continuare la loro attività criminale.
A chi va attribuita la colpa di tutto ciò? Sicuramente i genitori, troppo impegnati a fare gli amici dei figli non si accorgono del disagio vissuto da questi; gli educatori, che troppo spesso tendono a sorvolare su compiti gravosi preferendo non rischiare denunce o problemi. I ragazzi stessi, colpevoli indirettamente, perché non essendo seguiti, non sviluppando autostima, non riescono a reagire, non necessariamente in senso fisico, alle prevaricazioni.
I tribunali sono ulteriori colpevoli: la riforma Cartabia che pareva risolvesse ogni problema del mondo ed è servita soltanto a crearne di ulteriori, ha di fatto svuotato le aule giudiziarie creando il caos nei procedimenti giudiziari, come si nota bene nei Tribunali dei minori di 30 città italiane. Qualsiasi persona, anche non addetta ai lavori, sa che un caposaldo perché la giustizia funzioni è la certezza della pena: se hai serie possibilità che il reato cada in prescrizione o venga giudicato in fretta perché esaminato male, come vittima ti sentirai demotivato a adire le vie giudiziarie, macome carnefice ti sentirai legittimato a reiterare il comportamento deviato.
I costi della Giustizia, l’impunibilità dei magistrati, il sovraffollamento degli istituti di pena, un codice penale non aggiornato alla reale situazione della Società, i costi elevati di indagini ed intercettazioni sono tutti elementi che concorrono, da un lato, a vanificare alcuni tentativi di chiedere ed ottenere giustizia, dall’altro a ridurre l’efficacia di molte indagini.
Ma è dalla società che devono venire i principali segni di miglioramento: i genitori devono tornare a fare i genitori e non essere complici, sempre e comunque, dei figli e delle loro azioni; la scuola, con i limiti che le appartengono, deve vigilare sui comportamenti tenuti nel suo ambito ed educare anche in tal senso. Le istituzioni devono farsi carico della repressione di ogni condotta illecita, di concerto tra educatori, magistrati e psicologi, per prevenire prima che combattere ogni forma di bullismo, violenza, prevaricazione.
Il buon senso sarebbe, in realtà, la prima soluzione al problema:capire che ogni bullo può in realtà trovarne un altro che lo bullizza e, dunque, la catena non si interrompe mai; allo stesso modo, ma è un concetto riservato alle persone intelligenti, quindi ad una élite, che senso ha bullizzare un altro essere umano quando tu hai ottime probabilità di essere peggio di lui?
Molti fattori hanno contribuito a questo peggioramento: non si legge più, troppe ore passate davanti alla tv, genitori assenti, educatori impreparati, compagnie composte da tanti singoli, ognuno intento sul proprio cellulare, hanno modificato, in peggio,il carattere delle persone.
Se cessasse il concetto che mettere al mondo figli sia un “must” e si accettasse che i figli non sono soltanto un atto biologico ma un complesso evento di biologia, psicologia, sociologia, medicina e altro forse, e sottolineo forse, la nostra società potrebbe sperare in un futuro di persone educate, interessate al proprio e altrui benessere anziché essere gettate in pasto ai leoni senza preparazione alcuna.
Sergio Motta