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A Caporetto, quasi un secolo dopo l’ultima battaglia sull’Isonzo

caporettocaporetto museocaporetto2caporetto civilicaporetto5caporetto6caporetto8C’è un modo per capire cosa sia successo, come venne combattuta quella guerra e quali furono le posizioni dell’esercito italiano in questa porzione di territorio? Sì, c’è: visitando il Museo all’aperto del Kolovrat, “la terza linea di difesa italiana“, sull’omonimo altopiano al confine tra Italia e Slovenia

 

 

 REPORTAGE DI MARCO TRAVAGLINI

 

 

Nel periodo tra maggio 1915 e novembre 1917, il Friuli Venezia Giulia e la confinante Slovenia furono teatro di scontro tra gli eserciti italiano e austro-ungarico che si fronteggiarono duramente per molti mesi. Carso, Isontino, Alpi e Prealpi Giulie, Alpi Carniche e la zona collinare lungo la linea del Tagliamento furono il teatro di guerra , mentre tutta la zona di pianura diventò una grande retrovia al servizio delle forze armate per poi venir invasa dalle truppe austro-germaniche dopo la disfatta di Caporetto. Venire fin qui , un secolo dopo, aiuta a capire un po’ di più quella terribile vicenda storica. E poco importa se ci tocca guidare per gran parte dei quasi seicento chilometri (Domenico non ha la patente, Giovanni ci vede poco ed Enrico non  ama stare al volante…pazienza). La pioggia invece, seppur indesiderata, è ospite fissa e ci accompagnerà per tutto il tempo.

 

 

Nelle valli del Natisone

 

Siamo nelle valli del Natisone (“Benečija” o “Nediske Doline” nel dialetto sloveno locale) , nella parte più orientale del Friuli Venezia Giulia. Un territorio che collega Cividale , l’antica Forum Julii romana, alla valle dell’Isonzo in Slovenia. In mezzo scorre  il Natisone (Nadison in friulano, la  Nediža in dialetto sloveno locale ) , il più importante  fiume del Friuli orientale mentre nel ventaglio delle altre valli scrosciano le acque dei suoi affluenti: l’Alberone, il Cosizza e l’Erbezzo. Su tutto e tutti domina il monte Matajur (1641 m) , dalla cui cima erbosa si può vedere l’Adriatico. Un territorio montano, ricco di fascino, dove piccoli borghi si alternano a boschi imponentidove, un secolo fa, si combattè furiosamente durante la Prima Guerra Mondiale.

 

 

Kolovrat, “la terza linea di difesa italiana”

 

C’è un modo per capire cosa sia successo, come venne combattuta quella guerra e quali furono le posizioni dell’esercito italiano in questa porzione di territorio? Sì, c’è: visitando il Museo all’aperto del Kolovrat, “la terza linea di difesa italiana“, sull’omonimo altopiano al confine tra Italia e Slovenia. Lo raggiungiamo percorrendo la strada provinciale 45 che, partendo da Ponte San Quirino, località tra Cividale e San Pietro al Natisone, arriva a Drenchia, il più piccolo comune della regione per numero di abitanti, formato da diverse frazioni e borghi e posto sulla cresta di un anfiteatro morenico ai confini con la Slovenia. Si parte dal Passo Solarie, uno dei tanti valichi confinari del Cividalese, che collega la Val Cosizza con l’abitato sloveno di Volzana e quindi con la valle dell’Isonzo.

 

Il primo caduto italiano della Grande guerra

Nei pressi del rifugio s’incontra un monumento. E’ una piccola piramide tronca, posta su una roccia ai lati della strada, sormontata dalla sagoma in ferro di un’aquila in volo. Un’epigrafe recita:”Qui / gli Alpini del Cividale / caricate le armi / balzavano incontro / alla morte e alla gloria / offrendo sull’are / della Patria / il primo caduto / nella Grande Guerra / Riccardo di Giusto / 24 maggio 1915″. Sì, perché il ventenne alpino friulano del Battaglione Cividale, è stato la prima vittima italiana “ufficiale” della guerra del ’15-’18. Alle due di notte del 24 maggio 1915, appena dichiarata la guerra all’Impero d’Asburgo, l’esercito italiano mosse i primi passi all’interno del territorio austro-ungarico. Riccardo di Giusto ebbe il compito, assieme alla sua colonna, di occupare la cima del Monte Natpriciar ma un colpo di fucile sparato dai gendarmi disposti lungo il valico di Solarie lo uccise all’istante. Per questo motivo gli fu immediatamente conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Seppellita nel piccolo cimitero di San Volfango, una delle tante frazioni di Drenchia, ai piedi dell’altopiano, nel 1923 la salma fu traslata all’interno del Tempio Ossario di Udine dove riposa tutt’ora.

 

Tra le trincee del museo all’aperto

Proseguendo in leggera salita s’incontra un pannello informativodedicato alla presentazione del museo. Da quel punto si procede fino al Passo Zagradan, a quota 1042. Sulla sinistra si intravede il fianco del Monte Piatto mentre a destra si trova il Monte Klabuk, la cima dove la Fondazione “Poti miru v Posočju” di Caporetto (Sentieri di pace dell’Alto Isonzo) ha recuperato parte delle postazioni di difesa italiane. Seguendo le tracce sul terreno è possibile raggiungerlo ed ammirare da vicino questi interessanti resti perfettamente conservati e ristrutturati. Il museo all’aperto Na Gradu è sistemato sulla cresta del Kolovrat. Da qui si apre una bella veduta panoramica sul fronte che spazia dal massiccio del Krn (Monte Nero) alla Sveta Gora (Monte Santo) ed alla pianura friulana. Praticamente su tutta la linea del fronte della II armata comandata dal generale Cappello e composta da circa 800 mila uomini. Vi si trovano posti di comando e di osservazione, postazioni di mitragliatrici e di cannoni, caverne e una rete di trincee e di camminamenti a pi� piani. La particolarità degli interventi di recupero di queste posizioni consiste nell’impiego di materiale edile originale (reti metalliche per consolidare le scarpate, lamiera ondulata, lastre di ardesia) risalente all’epoca della prima guerra mondiale. E’ un lavoro eccellente di recupero e manutenzione quello che interessa le posizioni italiane del versante sloveno del Kolovrat, soprattutto trincee e ricoveri in caverna che avevano funzioni di difesa del passo Zagradan e, in generale, quelle di caposaldo della linea d’Armata nel tratto del Kolovrat. Tornati sul passo la visita alla terza linea di difesa italiana continua sul vicino Monte Piatto. Anche qui, sul sentiero che segue la sua dorsale, si vedono i resti di piazzole d’artiglieriaed i ruderi di alcuni edifici. Al ritorno, anziché scendere nuovamente dalla parte di Drenchia, ci si dirige verso Clabuzzaro e da lì fino alla piccola frazione di SanVolfango dove sorge un grande monumento ai caduti nel luogo in cui era stato costruito un cimitero militare.

 

Gadda e Rommel

Sul monte Krasij, a nord di Caporetto,  si trovava anche il battaglione degli alpini  del sottotenente Carlo Emilio Gadda, uno dei più grandi scrittori del Novecento. Dall’altra parte della barricata si distinse un giovane tenente tedesco del Regio esercito del Württenberg che si chiamava Erwin Rommel. Sì, proprio “quel” Rommel che sarebbe diventato in seguito famoso come “la volpe del deserto”, guidando con il grado di Feldmaresciallo l’Afrikakorps nella seconda guerra mondiale. La sua abilità militare era davvero straordinaria. Con il suo gruppo di soldati del Württenberg , Rommel avanzò sul Kolovrat e conquistò il monte Matajur, la cima più alta delle Valli del Natisone. In meno di due giorni contribuì alla disfatta italiana, catturando migliaia di soldati  del Regio esercito durante la dodicesima battaglia dell’Isonzo.

 

 

La medaglia negata a Pertini

Durante l’’Undicesima battaglia dell’Isonzo, combattuta tra il 17 e il 31 agosto del ’17 sul fronte delle operazioni italiano, si mise in luce anche un socialista che aveva osteggiato la guerra e, dopo aver rifiutato il corso per ufficiali, era stato assegnato all’artiglieria: Sandro Pertini. Il capo di stato maggiore italiano, il pallanzese Luigi Cadorna, aveva concentrato tre quarti delle sue truppe sull’Isonzo: 600 battaglioni (52 divisioni) con 5.200 pezzi d’artiglieria. L’attacco venne sferrato su un fronte che si estendeva da Tolmino (nella valle superiore dell’Isonzo) fino alle coste dell’Adriatico. Ma fu sull’altipiano della Bainsizza che il combattimento fu aspro e sanguinoso, fino a conquistare quel territorio e il Monte Santo. Richiamato come sottotenente, il giovane Pertini si distinse per una serie di atti di eroismo e venne proposto per la medaglia d’argento al valore militare per aver guidato, in quella battaglia, un assalto al monte Jelenik, espugnando con pochi uomini delle postazioni austro-ungariche difese da mitragliatrici. La medaglia, però, non venne approvata subito e, successivamente, il regime di Mussolini occultò la notizia, dato che Pertini era socialista e antifascista. La richiesta di medaglia venne riscoperta quando Pertini venne eletto Presidente della Repubblica Italiana ma gli venne consegnata solo nel 1985 allo scadere del suo mandato.

 

Kobarid/Caporetto

Il Kobariški muzej, il museo di Caporetto si trova al numero 10 di Gregorčičeva ulica a Kobarid, in Slovenia. In quello stesso edificio si trovava la sede del tribunale militare italiano durante la Grande guerra.  Fuori il cielo è grigio e minaccia pioggia ( più tardi, infatti, pioverà). Dentro nelle sale si può visitare la mostra permanente corredata di carte geografiche che rappresentano i fronti aperti in Europa durante la prima guerra mondiale e le modifiche dei confini politici apportate a guerra finita.  Ci sono le bandiere, i ritratti di combattenti delle diverse nazionalità, persino  le pietre tombali recuperate nei cimiteri militari dell’Alto Isonzo. Questo paese di circa quattromila abitanti,  sorto all’incrocio delle due vallate dell’Isonzo e del Natisone che mettono in comunicazione il Friuli con la Carinzia, a causa della sua posizione  fu teatro di molteplici scontri e guerre. Nella sua piazza , nel corso dell’ultimo secolo, vennero issate dieci bandiere diverse. Sì, perché  Caporetto (Kobarid in sloveno, Cjaurêt in friulano, Karfreit in tedesco), oggi è territorio sloveno ma  le distanze dal confine italiano non sono grandi. Da Cividale sono 27 chilometri, 44 da Udine, 50 da Gorizia e Tarvisio.

 

Caporetto, sinonimo di catastrofe

La località principale, Caporetto, sede comunale, conta poco più di mille abitanti ma il  comune è formato da ben  22 località: la più popolata è , appunto, il centro omonimo, mentre quella con meno persone che ci vivono  è Magosti (Magozd) , dove i residenti sono una sessantina. Posta in posizione strategica nell’alta valle dell’Isonzo, cambiò spesso – nel corso di un secolo – i colori delle  bandiere sulla sua piazza principale. Ma il suo nome è tristemente famoso per la battaglia della prima guerra mondiale che si combatté in queste zone tra il 24 ottobre e il 26 ottobre del  1917, tra le truppe italiane e quelle austriache, e si concluse con la celebre rotta delle truppe italiane che si dovettero ritirare fino al Piave perché erano naufragati i piani per la difesa delle posizioni, essendo la strategia del Regio Esercito basata esclusivamente sull’offensiva. Caporetto, da allora, è diventato sinonimo di catastrofe. L’immagine che balza in mente è quella di un disastro dai costi umani altissimi: 10.000 morti, 30.000 feriti, 300.000 prigionieri, 350.000 sbandati e disertori. Furono abbandonati o persi nella ritirata due terzi dei grossi calibri d’artiglieria, metà dei medi e due quinti dei pezzi leggeri. Non solo: sul campo restarono 1700 bombarde, 3000 mitragliatrici e un’enorme quantità di munizioni, viveri e rifornimenti di ogni genere. Il tutto avvenne in una situazione dominata dal caos, con diserzioni e fughe che sfociarono anche in fucilazioni. Un vero e proprio macello. Basta recarsi sul Colle di Sant’Antonio che domina la conca di Caporetto per vederne le tracce indelebili. Lì c’è il sacrario dei militari italiani. In quell’ossario furono traslate le salme di 7014 soldati italiani, noti ed ignoti, caduti in quelle battaglie. I loro nomi sono incisi in lastre di serpentina verde. Ai fianchi della scalinata centrale sono disposti i loculi contenenti i resti di 1748 militi ignoti.

 

“Il Carso, spazzato dai venti..”

La visita al Museo ci accompagna sul fronte isontino  e la storia è esposta in quattro grandi sale  ( quella del Monte Nero, la sala Bianca, quella delle retrovie e la sala Nera)  e, al secondo piano,  nella caverna. Nella sala Monte Nero si incontra il periodo iniziale degli scontri lungo l’Isonzo avvenuti dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il 24 maggio del 1915. Gli alpini italiani conseguirono la prima brillante vittoria del fronte isontino con la conquista della cima del Monte Nero (2244 m) strappato dalle mani dei difensori ungheresi. Al centro di questa sala è collocata una riproduzione plastica su scala 1:1000 del Krn (Monte Nero, della Batognica (il Monte Rosso) e delle cime limitrofe. Proseguendo nella sala Bianca  prendono corpo le indicibili sofferenze patite dai soldati che fecero la guerra  nel duro ambiente delle montagne per ventinove mesi. Il Carso, “fatto di roccia che riflette il calore, spazzato dai venti, privo d’acqua quando non allagato, difficile da percorrere camminando e ancor più correndo, era l’ultimo posto del pianeta dove andare a combattere una guerra di trincea”, viene descritto dallo storico inglese Mark Thompson nel suo libro “La guerra bianca”, come un vero e proprio luogo infernale.

 

Retrovie, parola magica

La sala delle Retrovie descrive la realtà della zona a ridosso del fronte isontino : un vero e proprio formicaio di centinaia di migliaia di soldati ed operai dislocati lungo la linea compresa tra il Rombon ed il golfo di Trieste. Del resto il congegno militare di ambedue gli eserciti  richiedeva una ragnatela di postazioni, strade, acquedotti, funicolari, ospedali, cimiteri, officine, case di tolleranza e tanto altro ancora. “Retrovie”, quasi una parola magica che equivaleva a  riprender fiato, dormire, acqua pulita, cibo, fine o almeno pausa  della paura, divertimento. E tutto in attesa di ritornare nel fango e nel fuoco delle trincee. Nella sala Nera– la sala del monito –  si conclude la descrizione di questa guerra assurda  con i ritratti degli alpini che pregano prima di andare in battaglia, dalla porta d’ingresso di una prigione militare italiana, dall’affusto di un cannone abbandonato su una rovina di sassi e rottami di ferro e dalle fotografie disposte nella parte superiore a rappresentare gli orrori della guerra.

 

”Se tu verrai quassù fra le rocce..”

 

Al secondo piano è esposto il materiale riguardante l’evento conclusivo del fronte isontino, la 12° battaglia dell’Isonzo, quella di Caporetto, consumatasi in due settimane tra il  24 ottobre  e il  9 novembre 1917. Da parte austro-ungarica si  rivelò come la prima azione riuscita di guerra-lampo (blitzkreig) nella storia bellica e l’azione di sfondamento meglio riuscita della prima guerra mondiale. Una riproduzione plastica di 27mq che rappresenta l’Alto Isonzo su scala 1:5ooo, illustrando ai visitatori del museo la portata di quest’operazione mentre gli spostamenti e gli schieramenti delle unità combattenti sono riprodotti su grandi carte geografiche, accompagnate  da una ricca collezione di fotografie  che illustrano i preparativi e lo svolgimento della battaglia. Si tratta per lo più di fotogrammi originali scattati  nella seconda metà dell’ottobre del ‘17 e nei primi giorni della battaglia. C’è anche un filmato di una ventina di minuti,  disponibile in undici lingue mentre è particolarmente toccante la riproduzione sonora della lettera scritta al padre da un soldato collocato nella “caverna italiana” scavata sul massiccio del monte Nero. Il contenuto della lettera e l’accompagnamento musicale ( la popolare canzone friulana “Stelutis alpinis”, stelle alpine) non lasciano indifferenti , inducendo a meditare sulle angustie e le sofferenze umane vissute dai soldati di ambedue gli schieramenti. Ascoltiamo in silenzio le prime strofe della canzone che recitano:”Se tu verrai quassù fra le rocce,dove fui sotterrato,troverai uno spiazzo di stelle alpine bagnate del mio sangue. Una piccola croce è scolpita nel masso; in mezzo alle stelle ora cresce l’erba; sotto l’erba io dormo tranquillo”.

 

Non un museo di guerra ma dell’uomo

 

Il prof.Branko Marusic, è uno storico sloveno che conosce le vicende del Novecento in queste terre a cavallo dell’Isonzo come le sue tasche. Per ventidue anni ha diretto il  Goriški muzej di Nova Gorica e ha contribuito all’allestimento delle sale storiche di Kobarid.Il museo di Caporetto non è un museo di guerra, bensì dell’uomo e delle sue angustie”,ha scritto. Aggiungendo:”Non è un museo della vittoria e della gloria, delle bandiere liberate o calpestate, della conquista e della vendetta, del revanscismo o dell’orgoglio nazionalistico. In prima fila sta l’uomo, colui che ripete ad alta voce oppure tra sé e sé, a se stesso oppure ai compagni di sventura esprimendosi nelle diverse lingue del mondo: “Maledetta guerra!” In questa concisa imprecazione sta la fondamentale testimonianza del museo di Caporetto, il suo successo ed il suo diritto e la necessità di esistere e progredire”. Usciamo dal Kobariski muzej mentre il cielo ha ricominciato a buttar giù una pioggia fredda e intensa. Tutt’attorno la vita scorre tranquilla all’ombra delle cime del Monte Nero, del Matajur e dello Stol, mentre scorrono le acque verde cupo dell’Isonzo e quelle un po’ torbide del Natisone  nello stupendo paesaggio delle Alpi Giulie . Questa località oggi attira i turisti che rifuggono dagli affollati centri turistici per dare la preferenza ad un ambiente tranquillo che offra possibilità di passeggiate o di attività sportive per il tempo libero. Eppure questi  rilievi montuosi  sono lì, come  taciti testimoni di quegli eventi di cent’anni fa che resero noto nel mondo il nome di Kobarid, Caporetto, Karfreit.

 

Marco Travaglini

 

Nuovo Poliambulatorio a Orbassano

MEDICOEntro fine anno saranno ultimati i lavori A gennaio saranno sistemati gli arredi e le attrezzature sanitarie ambulatoriali e a febbraio ci sarà l’inaugurazione con apertura al pubblico

 

L’ultimo sopralluogo al cantiere del nuovo poliambulatorio si è tenuto ad Orbassano in presenza del Direttore Generale dell’ASL To 3, Gaetano Cosenza, il sindaco Eugenio Gambetta, il Servizio Tecnico dell’ASL, la Direzione lavori e i responsabili delle imprese appaltatrici.Si tratta di un investimento di 6 milioni di euro, di cui circa metà ottenuti in conto capitale dallo Stato e 3 milioni di euro dalla Regione Piemonte. Sarà possibile entro alcuni mesi trasferire i servizi dall’edificio a cinque piani nel quale sono attualmente posizionate la Direzione del Distretto ed il Poliambulatorio in un’unica struttura con un risparmio di 200.000 euro in affitti ogni anno. Il nuovo immobile sarà punto di riferimento per una decina di Comuni ed almeno 100.000 abitanti. Il sindaco di Orbassano, Eugenio Gambetta, al termine del sopralluogo ha dichiarato che “dall’edificio, ormai terminato, traspare una notevole evoluzione nell’erogazione dei servizi sanitari di zona.” 

 

Fonte: ilfarmacistaonline.it

Libera Critica in Libero Spazio

TFF 2014Dal 21 al 29 novembre 2014 nella sede ARCI in via Verdi 34, un luogo di confronto orizzontale, lontano dai riflettori, dove gli appassionati di cinema possono incontrare i protagonisti

 

Il TFF OFF nasce nel 2011, in occasione della 29esima edizione del Torino Film Festival, con l’obiettivo di offrire uno spazio alternativo di discussione e confronto sul TFF, per dare alla cittadinanza la possibilità si esprimersi e confrontarsi su uno dei principali eventi culturali della Città. Durante le giornate del Torino Film Festival (21 – 29 novembre 2014), il TFF OFF sarà aperto presso la sede ARCI Torino in Via Verdi 34, tutti i giorni dalle 14 alle 18.

 

Lo spazio OFF è stato concepito come luogo di confronto orizzontale, lontano dai riflettori, dove gli appassionati di cinema possono incontrare i protagonisti del Festival e costruire una riflessione critica sulla rassegna, in un flusso orizzontale di saperi e opinioni. Il TFF OFF è uno spazio complementare al Torino Film Festival e allo stesso tempo inedito, dove si incontreranno ospiti del Festival (registi, sceneggiatori, etc) al di fuori delle sale cinematografiche e si proporranno presentazioni di libri, dvd e incontri tematici, con un programma di eventi collaterali al Torino Film Festival che fornirà quindi un supporto logistico alla kermesse cinematografica torinese.Gli eventi si sveleranno man mano, gli ospiti del TFF OFF saranno individuati e coinvolti durante il Festival  in modo parallelo e complementare rispetto al programma del TFF, e saranno diffusi online sui siti:

 

 

Appuntamenti in calendario:

 

SABATO 22 NOVEMBRE

14.00 Proiezione del documentario “Felliniana” di Simone Cangelosi e Luki Massa (Italia, 2010) tributo alla celebre transessuale Marcella di Folco, tra i fondatori del MIT Movimento Italiano Transessuale, sempre presente in tutte le battaglie LGBT, scomparsa nel 2010.

Il film è una lunga intervista a Marcella, intervallata da spezzoni di film, in cui lei ricorda con gustosi aneddoti la sua lunga amicizia con Federico Fellini, che la volle come attore, quando ancora lei era un uomo, anche se molto effeminato, in ben sette dei suoi capolavori, tra i quali Amarcord.

La proiezione è un’anteprima della Trans Freedom March, marcia organizzata dal Coordinamento Torino Pride in occasione del TDoR (Transgender Day of Remembrance). La marcia si svolge sempre sabato 22 novembre, a Torino alle 16.30, con partenza da Piazza Vittorio. (www.torinopride.it)

 

 

MERCOLEDì 26 NOVEMBRE

16.00 Presentazione del libro “Dal pixel alla Pixar” con l’autrice Virgilia Bertolotto (Vincenzo Grasso Editore, 2014).

Il cinema di animazione è un genere che promuove le crescenti competenze tecniche di coloro che vi prestano la propria opera e, anche grazie alle strumentazioni sempre più all’avanguardia, le trasfigura in vero motivo di crescita e di perfezionamento stilistico. In questo contesto epistemologico, Virgilia Bertolotto intraprende un percorso critico sfociato nel saggio sul cinema di animazione computerizzata, dall’esplicativo titolo di “Dal pixel alla Pixar”. Attraverso un excursus che prende avvio dalle origini della computer grafica e ne attraversa la storia in modo trasversale, l’autrice si sofferma sull’analisi di tutti i film prodotti dallo studio Pixar. La brillante disamina raggiunge sicuramente il duplice obiettivo di coinvolgere gli appassionati del genere cinematografico, sorprendendoli talora nello scoprire dettagli inediti, e di incuriosire coloro che si avvicinano al cinema di animazione con sguardo vergine o ne avvertono le incantevoli suggestioni.

 

GIOVEDì 27 NOVEMBRE

16.00 Incontro su “Mondo movie” a cura dei Gun Bronthers

Si parlerà del Mondo movie, un “sottogenere” cinematografico nato negli anni 60 dalle menti di Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi, che deriva dal film documentario e dall’exploitation. Alla scoperta di “Mondo Cane” (film del 1962 che ha inaugurato il genere) e i suoi fratelli, in un viaggio attraverso immagini che hanno sconvolto, diviso ma anche meritato premi e riconoscimenti dando il via, con grande anticipo a livello mondiale, ai filoni dello splatter e del mockumentary.

 

 

VENERDì 28 NOVEMBRE

16.00 Presentazione del libro “Armonie contro il giorno. Il Cinema di Béla Tarr” Bébert Edizioni a cura dell’autore Marco Grosoli.

Il primo libro pubblicato in Italia ad affrontare la vita e il cinema di Béla Tarr, uno dei più influenti e importanti registi degli ultimi trent’anni. Operazione editoriale unica, che riempie un vuoto lasciato vacante, ed inaugura la nuova collana di cinema 24fps (24 fotogrammi per secondo).

Il libro infatti è esaustivo su tutta la produzione cinematografica di Tarr: dal “Macbeth” alle sette ore di “Satantagno”, dalle “Armonie di Werckmeister” all’ultimo “Il Cavallo di Torino”, dopo il quale Tarr si è ritirato dalle scene. Il volume esaurisce e indaga gli aspetti più complessi della poetica tarriana, fornendo gli strumenti necessari per decifrare, decriptare e capire le sue opere cinematografiche. Il volume viene inoltre arricchito dalle interviste in appendice a Béla Tarr, al direttore della fotografia Fred Kelemen e al musicista/attore Mihaily Vig. Appendice a cura di Michael Guarneri, che rende unico nel suo genere questo volume sul cineasta ungherese.

Marco Grosoli svolge attualmente un post dottorato in Film Studies all’Università del Kent (Regno Unito). Ha curato (insieme a Monica Dall’Asta) una raccolta di saggi sul cinema di Guy Debord (“Consumato dal fuoco: Il cinema di Guy Debord”, Pisa: ETS, 2011) e un’altra(insieme a Jean Baptiste Massuet) sugli usi cinematografici della motion capture (“La capture du mouvement et le modélage de l’invisible”, Rennes: Presses Universitaires de Rennes, 2014). Collabora con varie riviste cinematografiche, tra cui Filmidee.it, Spietati.it, Film Comment.

Michael Guarneri è un critico cinematografico. Collabora con riviste di cinema online e cartacee come La Furia Umana, Débordements e Photogénie (Flemish Service for Film Culture). Il suo cortometraggio Séparation de la critique – A trip with Raya Martin è stato presentato in anteprima al CPH:DOX Festival 2012, nella sezione “Maximalism”. Ha inoltre contribuito al libro Raya Martin, a cura di François Martin Saint Léon e Antoine Segovia, edito da SHELLAC.

Emergenza lavoro: il Piemonte peggio di tutto il Nord

lavoro2Il tasso di disoccupazione (-11,9%) è il più elevato

 

Clima pessimo per il mercato del lavoro che è ancora negativo in Piemonte. Il tasso di disoccupazione (-11,9%) è il più elevato tra le regioni del Nord. C’è comunque qualche segnale di miglioramento. la crescita del flusso di assunzioni nei nove mesi e l’aumento dell’utilizzo di forme contrattuali più stabili. Lo comunica Banca d’Italia che  ha presentato il Rapporto sull’economia piemontese nel primo semestre 2014.

 

(Foto: il Torinese)

Vuoi la Luna? Accontentato!

seanceAppuntamento giovedì 13 novembre. Scoprite quali sapori danno forma al vostro essere

 

“Si fa sempre ritorno volentieri nei luoghi in cui ci si trova bene e, senza dubbio, il “Fragole & BARbera” è uno di questi. Ecco nuovamente l’ingresso illuminato dalla luce calda dei lampadari, in grado di allontanare il freddo e la pioggia della strada vicina, la cordialità delle ragazze e di Emilio, sempre sorridente e pronto a creare bevande sempre nuove e stuzzicanti… Ma aspetta un attimo! Ho sentito giusto? Davvero quella ragazza ha appena ordinato “La Luna”? Posto che si potrebbe aprire un interessante dibattito sulle implicazioni di una simile frase, immediatamente mi torna alla memoria quella sera di un mese fa, quando quei tre… Eccoli! Ancora una volta, seduti ai tavolini del “Fragole”! Le candele, i mazzi dei Tarocchi… Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo! Un’altra serata in compagnia di Torino Séance? E sia! Quale modo migliore per sentirsi a casa, se non in un luogo da favola, in compagnia di persone che sanno come parlare al tuo cuore?”

 

Dopo il grande successo di Ottobre, Torino Séance replica la lettura dei Tarocchi al “Fragole e BARbera” di via Bava 1. Dalle 20.00 in poi sarete in compagnia di Andrea, Stefano ed Emiliano.E dopo la lettura, lasciate che il messaggio degli Arcani vi pervada i sensi! Sarà possibile, grazie alla creatività del “Fragole e BARbera”, ordinare i cocktail che portano il nome degli Arcani che più vi rappresentano. Scoprite di che sapori siete fatti!

 

Per qualunque informazione, visitate il sito
www.torinoseance.org
o seguite le pagine Facebook di Torino Séance:
https://www.facebook.com/torinoseance?fref=ts
https://www.facebook.com/tarocchiTorinoSeance?fref=ts
e quella del “Fragole & BARbera”
https://www.facebook.com/pages/Fragole-BARbera/338659399500203

Proposte: 1915/1918, in memoria degli “eroi al contrario”

PRIMA GUERRAUna proposta che farà sicuramente discutere. Il deputato Fabio Lavagno chiede la riabilitazione dei militari fucilati nella Grande Guerra. E’ un’iniziativa  importante per costruire una vera coscienza condivisa

 

Solitamente se si parla di revisionismo storico la mente corre a destra, con la rivisitazione della storia per fatti inerenti il fascismo, il nazismo o altri fenomeni autoritari o totalitari che vi furono in Europa negli anni Trenta. Questa volta, però, la rivisitazione storica arriva alla parte opposta. Fabio Lavagno, deputato del gruppo di Libertà e Diritti Socialisti Europei, fuoruscito da Sel e prossimo ormai all’approodo al Partito democratico (gli manca soltanto la tessera con altri compagni in questo viaggio verso il lido di Matteo Renzi), ha presentato una proposta di legge per restituire dignità e memoria ai soldati italiani uccisi per fucilazione e decimazione nella Grande Guerra.

 

Complessivamente sono 750 i militari finiti davanti al plotone d’esecuzione e caduti nell’oblio. L’argomento, come molti altri el nostro passato, è sicuramente destinato a fare discutere perché nel nostro Paese una memoria condivisa non esiste, visti i 22 anni di fascismo, la guerra civile, il mito resistenziale. Il fatto è che ci sono circa 750 militari che vennero fucilati passati per le armi, fucilati e condannati al disonore, perché il Comando Supremo (e il comandante era un certo Cadorna, il che è tutto dire) era convinto che questi fossero gli esempi di cui il Regio Esercito avesse bisogno. In altri Paesi questa situazione è stata superata. Tre lustri fa a Craonne, il premier francese Lionel Jospin voltò pagina, cancellandola, su questa “damnatio memoriae” e la Francia non ebbe certamente la mano meno pesante sui propri figli in armi, anzi. E in Italia ?

 

Da alcuni anni, ad esempio, in Friuli, varie persone, parti politiche e amministrazioni, chiedono un gesto di clemenza postuma nei confronti di quattro alpini del battaglione Monte Arvenis fucilati a Cercivento perché la loro compagnia aveva controproposto a un assalto suicida alla cima de lCellon, che sovrasta il passo Monte Croce Carnico, un attacco notturno con il favore delle nebbie. Nello specifico dal 1988 il il pronipote dell’alpino Silvio Ortis, fucilato con 3 compagni il 1 luglio 1916 in Carnia con l’accusa di diserzione. Dal 1988 si batte per vedere riconosciuta la verità intorno a quei fatti ma l’istanza di abilitazione è stata rigettata in modo beffardo in  quanto, secondo la procedura, la stessa “deve essere proposta dall’interessato” che è stato fucilato quasi ottant’anni fa.

 

Di qui  la proposta di legge che, per rimediare a questa situazione, modifica il codice penale e quello di procedura nel legittimare i soggetti che possono avanzare la richiesta di riabilitazione. “A cento anni dai tragici eventi che hanno sconvolto l’Europa – dice Lavagno – la riabilitazione della memoria di queste vittime appare forse un fatto marginale ma offrirebbe una chiave morale e veritiera di quella che rischia di essere una celebrazione retorica ed un poco mistificatoria”. Quella del deputato piemontese (molto conosciuto anche a Torino per essere stato coordinatore piemontese di Sel) è certamente un’istanza da prendere in seria considerazione se si vuole incominciare veramente a rileggere in chiave moderna, in un mondo che (nonostante questa affermazione, alla luce dei fatti, possa venire considerata utopistica) possa veramente essere letto con lenti diverse e scevro da pregiudizi, da qualunque parte arrivino e qualunque sia l’appartentenza dell’osservatore.

 

Massimo Iaretti

 

 

Quando i medici non riconoscono la violenza

vilenza dddonneI dati emergono dal Congresso nazionale della Simeu (società italiana di medicina di emergenza-urgenza)

 

La violenza  contro le donne che si verifica tra le mura domestiche, spesso non viene rilevata dai medici del pronto soccorso e dagli specialisti. Ben il 69% dei dottori italiani non ha mai sospettato che le ferite esaminate fossero conseguenza di aggressioni subite in casa. I dati emergono dal Congresso nazionale della Simeu (società italiana di medicina di emergenza-urgenza), tenutosi a Torino.

Lady Tabata al MICS di Montecarlo

Quest’anno International Night Life inserisce i suoi locali (Tabata Sestriere, Le Vele di Alassio, Tabata Porto Cervo, Tabata Tonale) per la loro qualità e lei stessa come icona del divertimento sano e con stile, tra le eccellenze di settore nell’ambito del MICS 2014

 

tabataNei giorni 12,13 e 14 novembre a Montecarlo si terrà il MICS, il primo evento internazionale dedicato all’industria del Clubbing. Ospite speciale sarà Barbara Meoni alias Lady Tabata, la nota imprenditrice torinese del mondo dello spettacolo. Quest’anno International Night Life inserisce i suoi locali (Tabata Sestriere, Le Vele di Alassio, Tabata Porto Cervo, Tabata Tonale) per la loro qualità e lei stessa come icona del divertimento sano e con stile, tra le eccellenze di settore nell’ambito del MICS 2014. Attiva anche sul fronte radiofonico con una collaborazione in “ A qualcuno piace presto” in onda su M2O con il DJ Leandro Da Silva e Pippo Lorusso, Lady Tabata ha promosso la partecipazione della radio all’interno dell’importante evento.

 

In questa occasione inoltre presenterà Lady Tabata Doll, una bambola a sua immagine e somiglianza, che è l’icona del suo messaggio, un messaggio positivo di divertimento e piacere puri, di amore per l’arte, la vita, la bellezza. Lady Tabata Doll sarà affiancata da una versione cartoon, il suo cartone animato ,anch’esso presentato in anteprima assoluta. Un’occasione di comunicare ai giovani che un modo sano di divertirsi è possibile. Un tour italiano porterà Lady Tabata Doll nei locali più esclusivi della penisola. Parte degli incassi delle serate del tour verrà devoluta a Forma Onlus, Associazione dell’Ospedale Infantile Regina Margherita, che organizza attività per i bambini ricoverati presso la struttura.

                                                              Helen Alterio

 

Codici bianchi in farmacia

farmaciaL’iniziativa intende permettere ai pronto soccorso piemontesi di seguire al meglio le “vere emergenze”

 

Il Piemonte finanzierà il progetto che prevede la gestione da parte delle farmacie di pazienti che altrimenti affollerebbero i pronto soccorso con accessi impropri.

 

Il progetto è nato dalla necessità di permettere ai pronto soccorso piemontesi di seguire al meglio le “vere emergenze”, alleggerendoli dai pazienti che sono gestibili sul territorio. Seguendo questo obiettivo, la farmacia risulta essere un filtro di fronte ai sintomi riferiti da soggetti dismessi dall’ospedale e gestibili con pratiche quali il monitoraggio della pressione arteriosa o la misurazione del peso corporeo. Nel caso in cui si osservi un quadro clinico alterato, verrà suggerito ai pazienti di rivolgersi al medico di famiglia.

 

Giorni fa, Antonio Saitta, assessore alla Sanità, ha affermato che il 90% delle visite in pronto soccorso è inappropriato e la medicina del territorio deve fare la sua parte per evitare che pazienti per nulla o poco urgenti affollino i pronto soccorso. D’altro canto la figura del farmacista in farmacia è il punto di riferimento per il paziente che nella maggior parte dei casi è fedele ad una farmacia e vede più spesso il farmacista di quanto non veda il medico di base.

 

L’obiettivo del progetto, dunque, è la presenza e la collaborazione tra farmacisti e medici di famiglia, per una via via minore frequentazione dei pronto soccorso.

 

 

(Farmacia 33 – Foto: il Torinese)

Ebola, quali precauzioni?

EbolaAudizione presso le commissioni pari opportunità e servizi sociali del Comune di Torino

 

L’epidemia di Ebola comporta attualmente per la Regione Piemonte un livello di rischio basso: livello 1 su una scala di 4 gradi. Per questa ragione le istituzioni sanitarie regionali, le due aziende sanitarie torinesi in specifico, con i dipartimenti di emergenza e accettazione, medici di famiglia, pediatri, guardia medica e 118, sono da mesi impegnati in attività di aggiornamento e formazione sulla base delle periodiche informative provenienti da Regione Piemonte e Ministero della salute. Esistono accordi per la vigilanza sanitaria anche negli aeroporti di Caselle e Levaldigi. La formazione per il personale ospedaliero più esposto consiste anche in esercitazioni pratiche nell’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (tute, calzari, guanti) che, come ha dimostrato il caso dell’infermiera spagnola contagiata, rappresenta potenzialmente una fase critica per la sicurezza.

 

L’audizione prende le mosse dalle richieste di comunicazioni del consigliere Silvio Viale e raccoglie attorno al tavolo della commissione pari opportunità (presieduta da Domenica Genisio) e servizi sociali (presieduta da Lucia Centillo) direttori sanitari delle Asl To 1 e To 2 dell’Azienda ospedaliera Mauriziano, della Città della salute e dell’Amedeo di Savoia, che hanno illustrato le procedura emanate dalla Regione e messe a punto dall’Ufficio d’Igiene e dall’Amedeo di Savoia. E’ Gianfranco Corgiat, responsabile della prevenzione per la Direzione regionale della sanità della Regione Piemonte ad esordire inquadrando lo stato delle azioni e delle contromisure adottate ad oggi.

 

Attualmente i pochi allarmi giunti sono risultati infondati, tuttavia, hanno detto i sanitari, il livello di attenzione è alto, le informazioni vengono condivise ed aggiornate costantemente in tutta la rete ospedaliera e sanitaria. Sono stati predisposti negli ospedali torinesi locali ad uso esclusivo degli eventuali casi sospetti, e la formazione a piccoli gruppi del personale procede a ritmo giornaliero e non trascura neppure il personale amministrativo che lavora in accettazione. L’ospedale di riferimento regionale per le malattie infettive, Amedeo di Savoia, in ordine all’individuazione del virus Ebola collabora con gli ospedali Sacco di Milano e Spallanzani di Roma, a cui presto sarà in grado di affiancare i suoi laboratori estremamente specializzati.

 

La convinzione espressa da tutti i sanitari presenti è che l’attenzione al rischio vada concentrata sul personale sanitario che rientra dai paesi interessati dall’epidemia, al quale è stato richiesto di informare sui propri spostamenti le strutture sanitarie di riferimento, mentre non vi è un rischio per i cittadini che, per esempio, prendono l’autobus, o vanno a cena con un gruppo di amici, magari africani.Silvio Viale e Lucia Centillo, hanno espresso l’esigenza di fornire informazione preventiva anche alla popolazione. Il direttore della Divisione servizi sociali del Comune, Monica Lo Cascio, ha rappresentato la necessità di azioni informative per il personale dei servizi del Comune e delle realtà del privato sociale esposte al contatto con persone in condizioni di fragilità.

 

Ufficio stampa del Consiglio comunale (S.L.)