LIFESTYLE- Pagina 49

Le pericolose conseguenze dell’effetto alone

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Sarà capitato a tutti noi di incontrare una persona di bell’aspetto e di avere avuto una sorta di illusione che ci ha portati a pensare e credere che quella persona avesse tutta un’altra serie di qualità positive. Magari l’abbiamo percepita più intelligente, simpatica, professionale, ecc. di quanto in effetti fosse.

E di quanto poi il tempo ci abbia rivelato… Ebbene, in quel caso siamo stati vittima del cosiddetto “Effetto Alone”, o, in inglese “Halo Effect”. Questo effetto fa parte di quelli che vengono definiti “bias cognitivi”. Bias è un termine inglese (la cui pronuncia è baias), che sta ad indicare una disposizione.

Cioè una inclinazione, una tendenza a creare una propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente alla effettiva realtà e all’evidenza, e sviluppata sulla base di una distorta interpretazione delle informazioni in nostro possesso, che ci porta a errori di valutazione e a mancanze di oggettività di giudizio.

Mettiamo in atto questo meccanismo mentale molto più spesso di quanto pensiamo, e naturalmente senza rendercene assolutamente conto. In conseguenza di questa distorsione cognitiva siamo portati a generalizzare una singola qualità di un soggetto, ma anche di un oggetto o di un luogo.

In tal modo estendiamo la nostra percezione e valutazione di una singola caratteristica alla totalità della persona, dell’oggetto o della situazione. Siamo perciò portati, ad esempio (e quasi sempre erroneamente) a pensare che un luogo paesaggisticamente gradevole sia abitato da persone migliori, e viceversa.

Finiamo quindi con il dare un giudizio complessivo in linea con l’impressione che ci ha dato una singola caratteristica. Anche se degli altri aspetti conosciamo poco o nulla. Naturalmente l’effetto alone si estende anche alle caratteristiche negative. Ad esempio siamo spesso inclini a credere che una persona brutta sia anche poco intelligente, fastidiosa e poco simpatica…

(Fine della parte)

Potete trovare questi e altri argomenti legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it

Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

I “dialoghi sugli investimenti” di Riccardo Ferrero

Timing perfetto

Domanda e risposta, ecco altre vignette della serie “Epimeteo e Prometeo, dialoghi sugli investimenti” di Riccardo Ferrero, consulente finanziario.
Questa volta è un Timing perfetto, la scelta del tempo migliore per prendere decisioni importanti in un settore così variabile e instabile, soggetto spesso a gravi turbolenze…

Silvia Caroline, “ambasciatrice” di Torino

Quest’anno, Torino si è affermata come una delle città più dinamiche e vivaci del panorama culturale e artistico internazionale. Grazie alla combinazione di eventi straordinari e figure di rilievo che l’hanno rappresentata con passione, il 2024 ha segnato un capitolo di rinascita per la città. Tra queste spicca Silvia Caroline, influencer, promotrice culturale e ambasciatrice torinese della moda e della sostenibilità, che ha saputo portare il fascino sabaudo su palcoscenici internazionali.

Con il suo impegno instancabile e il profondo amore per la città, Silvia Caroline ha contribuito a far risplendere Torino non solo attraverso i suoi eventi ma anche grazie alla sua personalità magnetica. In un’intervista esclusiva, Silvia ci racconta alcune delle esperienze che hanno caratterizzato quest’anno, offrendo uno sguardo dietro le quinte della sua affascinante carriera.

Un viaggio nei ricordi e nelle emozioni: dai 60 anni di Vogue Italia al Festival del Cinema di Venezia

Alla domanda su come si è sentita a partecipare alla celebrazione dei 60 anni di Vogue Italia , Silvia risponde con una nota nostalgica:
“È stato un momento magico, mi sono ritrovata a percepire sensazioni speciali che mi hanno riportato alla mia prima sfilata nel lontano 2011 . Quando ami la moda, è come se ti scorresse nelle vene: è una passione viscerale che o hai, o non hai.

Il Cinema fa parte della mia quotidianità sin da quando ero piccola, difatti anche la mia partecipazione al Festival del Cinema di Venezia mi ha reso entusiasta nel potermi confrontare un talenti del mondo del Cinema”.

Un altro evento clou per Silvia è stato il Festival del Cinema di Venezia. Esserci, racconta, è stato un traguardo personale ed emotivo:
“Pensavo solo a far andare tutto bene. Il momento più emozionante è stato pochi secondi prima di percorrere il red carpet. Mi sono sentita piccola di fronte ai grandi del cinema, ma anche orgogliosa : ho sempre lavorato sodo, amo imparare e crescere Quel momento mi ha ripagata di tutto.”

Moda sostenibile e passione per il profumo

Silvia ha anche brillato durante il Camera Moda Sustainable Fashion Awards 2024 , dove ha sottolineato l’importanza di sensibilizzare sull’impatto ambientale dell’industria della moda:
“È straordinario vedere come alcuni brand stanno davvero cambiando le cose, educando alla sostenibilità attraverso le loro creazioni. La moda può essere tanto bella quanto responsabile.”

Un altro tema a lei caro è la profumeria di nicchia, una passione che descrive quasi poeticamente:
“Io amo il mondo del profumo: è tramite gli odori che spesso comincio a scrivere. Come riaffiorano i ricordi chiusi nei cassetti, così fanno le fragranze. In questo momento dell’anno prediligo sentori caldi e speziati, come vaniglia, oud, sandalo e bergamotto.”

Silvia condivide con entusiasmo l’apertura della prima Scuola di Alta Profumeria in Italia, l’ASP, un progetto nato proprio in Piemonte, che mira a diffondere la conoscenza di questo raffinato universo.

Torino, il cuore di tutto

Ma per Silvia, Torino rimane sempre al centro. Partecipare alla prima di Manon Lescaut al Teatro Regio è stato un momento speciale:
“Torino è la mia città, la mia casa, come una sorella. È velata da un mistero e una malinconia che la rendono unica. Raccontarla e portarla ai confini del mondo per me è un onore.”

E ancora:

Ho partecipato, per la mia prima volta, all’’opening del Torino Film Festival alla sua 42 edizione, è per me un onore poter presenziare ad un evento conosciuto e dall’importanza internazionale sul nostro territorio.

Guardando al futuro, Silvia ha deciso di continuare il suo impegno sia per Torino che per la moda sostenibile, coinvolgendo sempre più la comunità locale:
“Torino ha un potenziale immenso. Ama rimanere un po’ in disparte, ma chi la conosce a fondo non può che innamorarsene. Io sono qui per farla brillare, in ogni modo possibile.”

Un futuro radioso per Torino e Silvia Caroline

Con personalità come Silvia Caroline, il 2024 sarà ricordato come un anno fondamentale per la rinascita di Torino. Grazie alla sua dedizione, al suo amore per la cultura e la sostenibilità, e alla sua capacità di portare la città sotto i riflettori internazionali, Torino si prepara a un futuro pieno di nuove opportunità.

CRISTINA TAVERNITI

Per “LoST EU” è tempo di Svezia

Sarà una cinque giorni tutta svedese, quella che s’appresta a vivere il progetto, made in Italy, fiero promotore di alcune eccellenze casearie italiane

Dal 26 al 30 novembre

Terra di infiniti laghi (sono oltre 95mila), di fiordi pittoreschi e di una cultura gastronomica dalle secolari e pregevoli tradizioni – piatto leggendario, le mitiche polpette , le “köttbullar”, che magari qualcuno di voi avrà avuto modo di assaggiare, perché no?, all’“Ikea”, accompagnate da puré di patate o da una prelibata salsa di mirtilli rossi e cetrioli – sarà la Svezia ad ospitare, per la prima volta, dopo la Germania nel febbraio scorso, il Progetto “LoST EU”, progetto dell’“Associazione Alte Terre DOP” sostenuto dall’Unione Europea, che vede otto formaggi (tre piemontesi) di cinque nostre Regioni al centro di un mirabile piano di promozione e di eventi finalizzati alla valorizzazione di alcune nostre “eccellenze casearie”, esempi ben chiari di un ricco patrimonio gastronomico locale e di una preziosa opera sul piano della sostenibilità ambientale. Ciò che, in terra svedese (dove, per altro non mancano formaggi di buona fama, come il Västerbottensost”  prodotto solo nel piccolo villaggio di Burträsk – non troppo lontano dal Circolo Polare Artico – o l’erborinato  Sörmlands Ädel Igp” e il casalingo Hushållsost”) i nostri “magnifici otto” si troveranno al centro di un vero e proprio tour gastronomico, fitto di “eventi didattici” e “promozionali” che toccherà diverse città dal nord al sud del Paese, dando la possibilità ai “cheese lovers” svedesi di assaggiare e ricevere informazioni dalla viva voce dei produttori sugli otto formaggi del paniere, provenienti da cinque diverse regioni italiane.

Per una settimana, quasi, andranno dunque in scena in Svezia il “Murazzano”, il “Roccaverano” e l’“Ossolano” dal Piemonte, il “Puzzone di Moena” dal Trentino, lo “Strachitunt” dalla Lombardia, la “Vastedda della Valle del Belice”, il “Pecorino Siciliano”, e il “Provolone del Monaco” dalla Campania. E, a loro volta, i nostri produttori saranno ottimi maestri nel raccontare, grazie alla collaborazione con vere e proprie istituzioni svedesi, quali la “Cheese Room Sabis” e l’“Ica Food” di Stoccolma, oltre che la rete degli store di “Italianissimo” a Malmo, Lomma e Lund, a centinaia di consumatori appassionati di cucina italiana, gli infiniti pregi della cultura casearia italiana che, all’estero, è ancora un tesoro tutto da scoprire.

Il via, martedì 26 fino a sabato 30 novembre, con i “tasting days”, giornate di degustazione rivolte ai “consumer” in ben cinque diversi negozi della Svezia, da Nord a Sud, toccando le città di StoccolmaLundLomma e Malmo.

Ma non solo “degustazioni”. Gli eventi comprenderanno anche un’intera giornata “didattico-promozionale” inserita nel prestigioso palinsesto dell’“Italian Week” dell’“Ambasciata Italiana” a Stoccolma, una giornata di workshopmasterclass e degustazioni rivolta esclusivamente ai “professionisti” del settore: operatori, chef, importatori, distributori e giornalisti, con la partecipazione dei consorzi e dei produttori di “LoST” provenienti da tutta Italia.

Mercoledì 27 Novembrealle 14, presso il prestigioso “Wenner-Gren Centre” di Sabis, dalle cui finestre si può ammirare tutta la “Venezia del Nord” svedese, si svolgerà la “Masterclass” dedicata ai formaggi di “Lost”, che sarà guidata dal celebre giornalista svedese Karsten Thurfjell, membro dell’“Accademia Enogastronomica Reale”. A seguire, verso le 15,30, sempre nel “Palazzo” di Sabissi svolgerà il “Walkaround tasting”rivolto ad un pubblico più ampio di professionisti, giornalisti e “cheese lovers”, con la presenza dei produttori italiani che avranno modo di promuovere le loro realtà, raccontando le caratteristiche dei territori di provenienza, le tradizioni centenarie e i segreti che rendono questi formaggi unici al mondo. Secondo la consueta strategia adottata dal progetto “Lost”. “Quella di diffondere – dicono gli interessati – attraverso il passaparola, l’incontro diretto coi produttori, i piccoli eventi didattici e promozionali diffusi, la filosofia che non solo sta alla base del progetto ‘LoST’, ma del piano programmatico europeo in termini di salute e benessere dei consumatori,  ovvero il recupero di antichi valori perduti attraverso prodotti di eccellenza, che sono un esempio di sostenibilità e rispetto per l’ambiente e la natura.

g.m.

Nelle foto: “LoST EU”, immagini di repertorio

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

 SOMMARIO: Le migliori scuole – Figliuolo, un grande cittadino e un grande soldato – Lettere

Le migliori scuole
La Fondazione Agnelli dà la pagella, come ogni anno, agli Istituti superiori torinesi facendone una graduatoria. Che l’emanazione di una famiglia che ha contribuito a mandare a ramengo la Fiat, appare quasi incredibile possa valutare il merito delle scuole che dovrebbero fondarsi in primis sulle qualità dei docenti e dei dirigenti. La scuola inclusiva che promuove tutti e non deve bocciare nessuno sembra essere il modello vincente oggi. Ma i meriti di una scuola sono fondati sulla qualità degli insegnanti e di chi la dirige e non sulle demagogie ricorrenti. Ma spesso  non è così perché il bravo docente non è quello che promuove tutti e  non è quello che si riduce a fare il burocrate o addirittura il propagandista politico. Che il liceo classico “d’Azeglio” non goda più di buona fama non deve stupire, perché anche in passato il suo presunto primato era di natura politica. Alcuni presidi hanno messo in crisi da tempo quella scuola. Altre scuole giudicate con la lente agnellesca non appaiono valutate con un criterio giusto: il fatto inoltre  che gli Istituti di provincia siano migliori non può essere una regola. Può valere per una recente eccellenza come il “Botta” di Ivrea e non per altri. Andare a scuola in un piccolo centro non basta a spiegare nulla. A fare la differenza non è sufficiente la vita di provincia. Il dato più negativo di tante scuole paiono le etichettature politiche che fanno di esse delle enclavi di intolleranza ideologica e di antisemitismo in cui il fanatismo ideologico  soffoca la cultura come in certi licei classici. Una valutazione meriterebbero anche i presidi manager. Un tempo presidi come Vigliani, Fornaca, Perelli, Giudice, Taricco, Ramella, erano eccellenze conosciute e stimate. Oggi sono spesso grigi burocrati molto politicizzati. L’ultimo di  quei presidi noti e qualificati è Gianni Oliva, scrittore, storico e giornalista. Molti suoi colleghi sono oggi  vere nullità. Il fatto di aderire ai parametri stabiliti da casa Agnelli, normalmente, non basta. Un obiettivo spesso trascurato è quello della formazione culturale e civile dei giovani.
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Figliuolo, un grande cittadino e un grande soldato
I grandi soldati si conoscono nei periodi più difficili: soprattutto durante le guerre o nei momenti difficili  della storia di un Paese. Il generale Francesco Paolo Figliuolo è uno dei generali più prestigiosi come dimostra la sua sfolgorante carriera, ma è anche e soprattutto un uomo e un cittadino che sa porre se’ stesso al servizio dell’Italia, come ha dimostrato il suo impegno nel combattere la pandemia, che altri voleva affrontare con i banchi a rotelle a scuola. Ed oggi come commissario straordinario per le inondazioni in Emilia Romagna dimostra rara efficienza. Figliuolo è stato nominato recentemente Cavaliere di Gran Croce dal Capo dello Stato. Ma c’è da sperare che il generale Figliuolo venga davvero considerato anche in futuro  una grande riserva per la Repubblica al di là delle stellette che porta con onore. In persone come lui potrà sempre fare affidamento un paese la cui classe dirigente è sempre meno affidabile. Lui ha dimostrato e dimostra con i fatti cosa significhi essere un soldato anche in tempo di pace. Domani gli consegnerò il Premio “Pannunzio” 2024 dedicato al settantesimo del ritorno di Trieste all’Italia. Mai un premio “Pannunzio” appare più meritato. Lui  andrebbe indicato come modello ed esempio ai giovani d’Italia.
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quaglieni penna scritturaLETTERE     scrivere a quaglieni@gmail.com
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Le celebrazioni di Luigi Einaudi
Esiste  un comitato nazionale per le celebrazioni  di Luigi Einaudi per i 150 anni  dalla nascita. Le scrivo perché lei è un autorevole componente di detto comitato che ha l’Alto Patronato del presidente Mattarella. Come mai la manifestazione del 20 novembre a Torino è  stata predominata da alcuni personaggi che non sono neppure degli studiosi di vaglia,  con l’evidente intenzione di prendersi l’esclusiva del noto personaggio piemontese?  E.V.
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Partecipai ad una riunione costitutiva del comitato einaudiano e poi parlai due volte in Liguria e alla tomba del presidente a Dogliani. Vidi subito che alcuni enti volevano egemonizzare con il loro marchio le iniziative einaudiane  ed evitai discussioni. Per la precisione io sono tra i fondatori del  Comitato einaudiano per iniziativa di Enrico Morbelli. Ma la voglia di prevalere fa cadere nel ridicolo i signor nessuno che devono attendere i 150 anni di Einaudi perché possano dire quattro parole in una riunione.
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Riconferma all’Egizio
torino egitto I Il TorineseCredo che come tanti sia anche lei stupefatto per la riconferma di 4 anni alla presidenza del museo fino a stupire la stessa presidente, che si aspettava per il bicentenario del museo una proroga di un anno. Anche Emanuele Filiberto ha voluto essere al museo. Cosa ne pensa?    C.R.
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Non c’è dire. Manca solo la rappresentazione dell’Aida con la sua marcia trionfale. È stato un successone innanzi tutto per la presidente. Il fondatore del Museo, Drovetti, è stato rinchiuso in un sarcofago.

Panettone? Sì, ma con “farina di grilli”

Vera innovazione tra gusto e salute, nasce all’“Antica Pasticceria Castino” di Pinerolo, “PanCricri”, il primo panettone realizzato con “farina di grilli”

Pinerolo (Torino)

“Un panettone che guarda al futuro, un prodotto di eccellenza non solo a livello gastronomico ma anche, e soprattutto, per quanto riguarda le proprietà nutritive e di benessere”: così, e con orgoglio, Davide Muro“Mastro Panettone” dell’“Antica Pasticceria Castino” di Pinerolo, definisce il suo “PanCricri”, il primo panettone realizzato con “farina di grilli”, senza lattosio e all’interno “grilli caramellati”, con un ridotto impatto ambientale e alta digeribilità. Un panettone, sicuramente, che permette ancora una volta alla pinerolese “Pasticceria” di piazza San Donato (nel decimo anniversario della sua riapertura, il 24 dicembre 2014) di proseguire nella sua missione innovativa per quanto concerne i “dolci delle feste”, tenendo ben in piedi la costante ricerca di tre fattori basilari: gustosalute e sostenibilità.

 

Con ‘PanCricrì’ – sottolinea il pluripremiato Davide Muro (primo premio nel 2020 al  Concorso ‘Una mole di panettoni’ e sempre primo premio, nel 2024 al Concorso ‘Divina colomba’, con una ‘Colomba salata ai porcini e al salame valsusino’ – abbiamo voluto spingere ulteriormente i nostri sforzi e le nostre ricerche nella direzione che ormai mi è cara”, cioè giocare con i sapori e le ricette della tradizione, sperimentando accostamenti insoliti, proponendo ingredienti nuovi, studiando come poter rispondere alle esigenze delle persone che rispondono agli stili di vita sempre in mutamento. Con ‘PanCricrì’ ho voluto proporre una nuova esperienza di gusto che unisce piacere e salute, facendo incontrare la golosità e la delizia del Natale, il periodo più dolce dell’anno per antonomasia, a un ‘lifestyle’ di benessere, ‘healthy’”.

Frutto di mesi di ricerca, data anche la “novità” di questa tipologia di farina e delle sue non sempre prevedibili risposte agli stimoli prodotti da altri ingredienti, il “PanCricri” va così ad aggiungersi al già ricco campionario di Davide, pasticcere di origini valsusine , creatore di “panettoni” dai più classici (dolci, soffici e delicati, dal “Mandorlato” al “Moretto al cioccolato”) fino ai più imprevedibili “salati”, che mirano a trasformare il tipico dolce natalizio (le cui origini ancora oggi si perdono fra mito, leggenda e mistero) in un prodotto adatto a ogni stagione, perfetto per aperitivi e occasioni speciali. Così, a firma di Davide Muro – tenetevi ben stretti – all’“Antica Pasticceria Castino” troviamo: “Nduja, semi di finocchio e pecorino”, dal gusto deciso e il profumo intenso; “Polenta di mais bramata, Blu del Moncenisio, cipolla fritta”, un’esperienza tutta piemontese; “Pesto, pomodori secchi, olive taggiasche, parmigiano”, il primo nato dei panettoni salati, leggero e ideale sia fresco sia caldo;  “Peperoni e acciughe”, ispirato ai sapori tradizionali, profumato con scorza di limone e, per finire, “Porcini e salame valsusino”, un equilibrio di sapori che sa essere deciso, dove il salame si fonde in modo equilibrato con l’aroma dei funghi.

Proposte per il Natale 2024? Il più “regolare” “Panettone dai sapori natalizi” (con mele, zenzero e spezie come cannella, chiodi di garofano e anice stellato) e, ovviamente, grande protagonista (si spera) di quest’anno, il “PanCricri”.

Pillole di storia – L’ “Antica Pasticceria Castino”

Il 2024 è l’anno del decimo anniversario della riapertura dell’ “Antica Pasticceria Castino”, che compie poi nel 2025 i suoi primi 100 anni di vita: infatti, la Pasticceria nasce quando Giuseppe Castino insieme alla consorte Margherita Cleretti, discendente di una celebre famiglia di pasticceri, acquista nel 1925 l’antica confetteria “Fabbre” sotto i portici di Piazza Duomo, a Pinerolo.

In un clima internazionale, tra giovani ed eleganti ufficiali e nobili famiglie che popolano Pinerolo, “Città della Cavalleria”, Castino, cresciuto alla scuola di StrattaMoriondo e Baratti, gode di un’ampia fama che va ben al di là di Pinerolo. In molti lo conoscono come il “Michelangelo del cioccolato”. Abile nella decorazione e innovativo nel preparare una vastissima gamma di leccornie dolci e salate, verso gli anni ’30 Castino dà vita a una sua creazione che è diventata insieme al panettone il dolce simbolo di Pinerolo: la “Torta Zurigo-Castino”, a lui commissionata, addirittura, da Jolanda di Savoia in persona.

Dopo un periodo di chiusura la pasticceria riapre il 24 dicembre 2014 su iniziativa della famiglia pinerolese Cosso-Eynard e con la gentile concessione del marchio da parte di Gemma Castino, figlia del fondatore dello storico locale. “Boiserie” in legno, poltroncine di velluto ed eleganti vetrine ricreano, al suo interno, un’atmosfera d’altri tempi. Impossibile, per “Sweets Lovers” e non, andare a Pinerolo e non farci un salto.

Per info: “Antica Pasticceria Castino”, piazza San Donato 42, Pinerolo (Torino); tel. 0121/377786 o www.anticapasticceriacastino.it

g.m.

Nelle foto di Paolo Mantovan: “PanCricri”, Esterni dell’“Antica Pasticceria Castino” e Davide Muro

La storia di Tosini, l’hairstylist dei vip

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SCOPRITO  ALLA SCOPERTA DI TORINO

I capelli sono la cornice del nostro viso e quando ce ne prendiamo cura ci sentiamo subito meglio.
Lo sa bene uno dei più noti hairstylist torinesi, Mauro Tosini, che da quando ha aperto il suo primo negozio con la moglie Anna ha da subito avuto un grandissimo successo.
L’INTERVISTA
D: Ciao Mauro, come sei arrivato dal 1992 col primo salone fino ad oggi che di “Tosini” se ne contano una decina nella città sabauda e non solo?
R: Vero Noemi, insieme a mia moglie fin da ragazzini abbiamo sempre studiato per fare questo mestiere, nel 1992 abbiamo proprio aperto il primo salone, poi il secondo dopo qualche anno e nel 2005 il terzo dove ora è titolare Thea una nostra collaboratrice, in questo salone collaboravamo con Pablo Ardizzione famoso truccatore italiano. Abbiamo così iniziato a lavorare per lo spettacolo, le sfilate e la televisione. Siamo riusciti con tanto impegno e dedizione ad aprire poi altri saloni, due in Corso Vittorio “Vittorio 96 e Vittorio 219”, uno a Pinerolo, uno a Volpiano e addirittura uno in Romania.
D: So che quest’anno avete aperto anche nel centro storico di Moncalieri.
R: Sì insieme a Serena De Leo che aveva già grandissima esperienza nel settore abbiamo deciso di collaborare per creare questo nuovo sogno per i nostri clienti. Serena e la sua collaboratrice Stefania hanno da subito condiviso i nostri valori di massima cura e valorizzazione del cliente. Per noi è importante che i nostri clienti siano soddisfatti non solo dell’estetica dei loro capelli ma anche di una cura avanzata specifica che glieli migliori nel tempo.
D: Come riescono i vostri saloni ad avere tutto questo successo?
R: Io e Anna seguiamo i punti vendita che aprono con noi passo passo, li selezioniamo con cura e li formiamo se necessario con i migliori esperti del settore, rimaniamo sempre al passo con i tempi con continui aggiornamenti, ricerchiamo i prodotti migliori e li condividiamo con tutti i saloni Tosini. Chi decide di collaborare con noi viene seguito a 360 gradi come uno di famiglia perché è fondamentale mantenere standard altissimi e questo permette di avere successo.
D: La vostra bravura vi ha portato a conoscere ed acconciare tantissimi vip, quali ad esempio Gabriel Garko, Adua Del Vesco, Brigitta Boccoli, Fabrizio Corona e tantissimi altri, qualcuno di loro ha avuto esigenze particolari?
R: Sì Corona, sarebbe venuto a tagliarsi i capelli con me e mia moglie con il negozio chiuso e il suo staff mi ha chiesto di preparargli parmigiano e champagne. Lui è un uomo possente e con uno sguardo molto algido che può incutere timore ma noi l’abbiamo subito messo a suo agio con la nostra professionalità e nonostante non fosse di tante parole mi ha detto di essere stato soddisfatto.
D: Chi speri di pettinare in futuro?
R: In futuro spero di pettinare Patty Pravo
Grazie per essere stato con noi Mauro, auguriamo a te e al tuo team un futuro pieno di soddisfazioni e di nuove opportunità!
NOEMI GARIANO

Noi siamo le vergin…

Alcuni anni fa era consuetudine, da parte degli sposi, dopo la prima notte di nozze esporre un lenzuolo macchiato di sangue, a dimostrazione che la moglie era ancora vergine, a tutela dell’onorabilità di lei e di lui.

Come sa chiunque abbia una Qi appena normale, tale esposizione non provava nulla per due motivi: in primo luogo il sangue poteva essere dovuto alle mestruazioni o procurato in altro modo (carne macellata) per tacitare i pettegolezzi; in secondo luogo, particolarmente durante gli anni ’70, era quasi una regola praticare sesso anale per arrivare integre al matrimonio (anche con un altro partner). Molti anni prima, nel 1928, Hertz De Benedetti aveva scritto un poemetto goliardico dal titolo “Ifigonia in culide” (parodia di Ifigenia in Aulide) dove raccontava come le vergini di Corte, per deliziare il Sovrano, restassero vergini davanti concedendo, diremmo noi oggi, il lato B.

Resta, tuttavia, vivo nella nostra cultura il concetto di verginità quale pregio, quale maggior valore per una donna, esattamente come un’auto nuova vale più di una usata, se escludiamo le auto d’epoca che però, nel caso delle donne, sono fortemente deprezzate.

La verginità (e l’imene come suo simbolo) infatti non ha alcun significato medico essendo unicamente un concetto culturale, risalente ad un’epoca in cui il controllo sulle donne e sulla loro sessualità era totale e l’autodeterminazione inesistente.

Tutti, almeno lo spero, sanno che l’imene è una membrana ubicata all’ingresso del canale vaginale che può avere forme diverse (luna, semiluna, perforato); le più sfortunate hanno un imene imperforato che le obbliga a subire un piccolo intervento chirurgico in occasione del menarca per permettere la fuoriuscita del mestruo.

Mi sono sempre domandato quale funzione abbia l’imene e ancora non l’ho capito: qualcuno sostiene che eserciti una barriera contro la risalita di germi nel canale vaginale, altri che sia un organo come l’appendice, della quale sentiamo la presenza solo quando si infiamma e dobbiamo essere operati.

Si tratta di una membrana piuttosto elastica che in alcuni casi non viene deflorata durante il primo coito ma, per assurdo, può rompersi in seguito ad un trauma, attività sportiva violenta, caduta da cavallo, ecc.; in alcuni casi, inoltre, è stato riscontrato un imene intatto in donne prossime al parto, segno che l’attività sessuale non aveva modificato la struttura delle membrana.

Su un campione di 100 donne intervistate, solo 4 hanno dichiarato di aver subito una perdita di sangue durante la presunta deflorazione, segno anche questo di enorme ignoranza nell’associare perdita di sangue a deflorazione; molto più verosimilmente si tratta di perdite ematiche dovute alla scarsa lubrificazione, alla mancanza di delicatezza del partner per scarsa intimità, poca dimestichezza e disinteresse per il piacere della partner.

Anni addietro una persona mi chiese perché io non scegliessi donne  vergini, piuttosto di una con molta esperienza; risposi, in totale onestà, che se era molto “usata” vuol dire che aveva ottime prestazioni, altrimenti sarebbe stata sempre a riposo. Lasciai l’interlocutore perplesso.

La religione, poi, soprattutto quella farneticante di certi estremismi anglosassoni considera la verginità un “must”, un obbligo nei confronti del futuro marito; guarda caso tra quelle persone il tasso di infelicità è ai massimi livelli.

L’idea stessa di doverlo fare solo con il marito (dopo aver pronunciato il fatidico SI) e quindi sapere di dover dare il massimo con quella persona, in quel luogo, in quel momento è sicuramente un’ottima fonte di stress, di ansia da prestazione; va da sé che non potendo imparare la pratica a scuola o presso conoscenti di chiara fama ci si presenti all’appuntamento coitaleda perfette impreparate. Per gli uomini invece nessuna prescrizione perché, beati noi, non vi sono segni visibili di presunte esperienze pregresse e, quand’anche vi fossero, sarebbero giuste perché “l’uomo è uomo”.

Ovviamente non la penso così, riporto solo i pensieri di molte, troppe persone.

La Chiesa ha sicuramente contribuito enormemente a diffondere questo culto della donna vergine. Sant’Ambrogio, per esempio, scrisse ben cinque opere sulla verginità, con preferenza per quella femminile: De virginibusDe viduisDe virginitateDe institutione virginis e Exhortatio virginitatis. Il Vescovo di Milano esaltò la verginità come massimo ideale di vita cristiana, degno erede di quel Saulo, poi convertitosi col nome di Paolo di Tarso,che disse “colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio. Ambrogio ritenne che la verginità fosse l’unica vera scelta di emancipazione per la donna dalla vita coniugale, in cui si trova subordinata. Critica aspramente il fatto che il matrimonio costituisce solo un contratto economico e sociale, che non lascia spazio alla scelta degli sposi e in particolare della donna: Davvero degna di compianto è la condizione che impone alla donna, per sposarsi, di essere messa all’asta come una sorta di schiavo da vendere, perché la compri chi offre il prezzo più alto”.Ambrogio arriva al punto di invitare i genitori a rispettare la scelta di restare vergini dei figli che, così facendo, non sono obbligati a sposarsi.

E’ vero, parliamo di 17 secoli fa ma solo fino a 50-60 anni fa guai se un genitore scopriva che la figlia aveva avuto rapporti prima del matrimonio; nota bene, non perché la figlia avesse fatto male di per sé, ma perché poi lo sposo e tutti i suoi parenti avrebbero denigrato la ragazza e, “Il lupo e l’agnello” di Fedro insegna, la sua famiglia di origine.

A tutt’oggi, e per i distratti ricordo che siamo nel millennio, in alcune scuole degli Stati Uniti il programma di educazione sessuale include o si basa sull’astinenza: un chewing gummasticato o un mozzicone di sigaretta vengo usati come metafora: una volta usati sono da buttare perché nessuno li vuole più.

La realtà è che, tuttora, troppe persone ancora pensano che il primo coito cambi la vita a chi lo subisce, che nulla sia più come prima; la verità è che, se la società abbattesse il culto della verginità, avremmo persone consapevoli di ciò che fanno e lo fanno senza ansia, paure, tabù e obblighi o divieti.

Per finire non voglio obbligare nessuno a “perdere” la verginità:semplicemente, chi vuole restare vergine per qualsiasi motivo è giusto che lo rimanga, come è sacrosanto che chi desidera avere rapporti appena la ragione glielo consente sia libero di averli senza essere etichettato, catalogato o, peggio, schernito o denigrato.

E’ però necessario che, da parte di entrambi, vi sia il consenso.

Sergio Motta

Sex coach

 

“Che Forte Natale!” a Vinadio

Alla Caserma “Carlo Alberto” si riscaldano i motori per l’arrivo delle Feste 

Sabato 23 e domenica 24 novembre

E ancora sabato 30 novembre e domenica 1° dicembre

Vinadio (Cuneo)

Quest’anno farà il bis, in omaggio al suo ventennale, il “Mercatino di Natale” che si terrà nei recuperati spazi della “Caserma Carlo Alberto”, in piazza Vittorio Veneto 8, al “Forte di Vinadio”. Organizzata, come sempre, dalla “Fondazione Artea”, in collaborazione con il Comune vinadiese, la manifestazione “Che Forte Natale!” cambierà, per l’occasione, forma, ampliando l’offerta e raddoppiando i weekend di apertura. Il doppio appuntamento si terrà infatti sabato 23 (dalle 14 alle 21) e domenica 24 novembre (dalle 10 alle 18) e, poi ancora, sabato 30 novembre (dalle 10 alle 21) e domenica 1° dicembre (dalle 10 alle 18). Ricca di proposte ed eventi per tutti i gusti e tutte le età “quest’anno, in occasione del suo ventesimo anniversario, l’iniziativa natalizia al ‘Forte’ – sottolinea Davide De Luca, direttore della ‘Fondazione Artea’– aumenterà la sua offerta culturale e di valorizzazione con un doppio weekend, offrendo la possibilità di un’esperienza più ampia, in cui i visitatori potranno prendere parte, ancora di più rispetto agli anni passati, ad un ricco programma di iniziative, oltre che fruire delle eccellenze del territorio”.

Non mancherà, anche quest’anno, il tanto atteso “Mercatino”, allestito dal 2004, su oltre 1.600 mq di percorso al chiuso con più di 120 espositori (in buona parte diversi nei due finesettimana di apertura) che proporranno ai visitatori una vasta selezione di prodotti tipici e gastronomici d’eccellenza (di Piemonte, Liguria e del territorio provenzale), oltre che manufatti artigianali, articoli natalizi e tante altre idee regalo, per immergersi nella magica atmosfera delle feste. E alla fine del percorso del “Mercatino”, sarà inoltre possibile assistere alla preparazione della tradizionale pasta fresca di Vinadio, i “crouset”. Leccornia non da poco!

E il programma è solo agli inizi. Basti pensare che, per la prima volta, l’evento natalizio al “Forte” ospiterà anche il circo contemporaneo con lo spettacolo “Gran Cabaret Madera”(intreccio surreale di musica, acrobatica e teatro comico), proposto in otto repliche dalla “Compagnia Madera” tutti i giorni della manifestazione, per non dire dell’immancabile “Casa di Babbo e Mamma Natale”, allestita nella “Cappella del Forte”, dove i più piccoli potranno, come da tradizione, consegnare la classica “letterina portadoni”. Numerose saranno poi le “visite animate”, che accompagneranno i visitatori a conoscere i segreti e la storia della “Caserma del Forte”, come il dietro le quinte delle “chapiteau” del “Circo Madera” e la suggestiva “arte della falconeria”.

Sabato 30 novembre, infine, alle 21, le calde voci di “FeelArmonia Ensemble”, con il concerto “Cartoline”, condurranno il pubblico in un insolito “viaggio musicale” intorno al mondo.

Sottolinea Giuseppe Cornara, sindaco di Vinadio: “Anche quest’anno si riconferma la scelta della ‘Caserma Carlo Alberto del Forte’ come ‘location’ per ospitare le attività legate al Natale. Dopo il recente restauro, gli spazi, oltre ad essere perfettamente funzionali allo svolgimento di eventi di questa portata, risultano accessibili anche per chi presenta difficoltà motorie. Inoltre, la struttura dello ‘chapiteau’ che verrà allestita nel grande Cortile è priva di barriere architettoniche e ciò consente un accesso garantito e senza ostacoli anche agli spettacoli circensi, grande novità del Natale 2024”.

L’accesso a “Che Forte Natale!” ha un costo di 3 Euro ed è gratuito per i bimbi fino a 10 anni e, il sabato, per i residenti a Vinadio. I biglietti sono anche acquistabili su www.ticket.it

Inoltre, partecipando alla manifestazione, si avrà anche diritto a un “buono” per visitare a tariffa ridotta le mostre “Robert Doisneau,. Trame di vita” al “Filatoio” di Caraglio e “Elliot Erwitt. L’idea fuggevole” alla “Castiglia” di Saluzzo, fino al 25 febbraio 2025.

Per ulteriori info: tel. 0171/1670042 o www.fortedivinadio.com

g.m.

Nelle foto: “Che Forte Natale!” a Vinadio (immagini di repertorio) e Davide De Luca, direttore “Fondazione Artea”

Lady Poopise

PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Curiosando su Instagram alla ricerca di personaggi, aziende di famiglia più o meno grandi, negozi particolari , tutti aventi come comune denominatore l’essere di Torino o provincia, mi sono imbattuta in questo nome: Lady Poopise. Curioso, ho pensato, chi sarà mai questa signora?
Lady Poopise è una performer torinese di Burlesque, un’antica forma di spettacolo teatrale nata nel periodo dell’Inghilterra Vittoriana, caratterizzata da un’ironia pungente che si trasformava in satira contro la classe dirigente. Con il passare degli anni lo spettacolo ha perso il suo carattere sovversivo ed è diventato una sorta di varietà dove la donna, grazie anche a meravigliosi e scenografici costumi da pin-up per lo più succinti ma mai volgari, diventa protagonista della storia messa in scena.
La sua più acclamata performer, l’americana Dita von Teese, ha riportato in auge il Burlesque negli anni duemila e da allora questo tipo di spettacolo si è sempre più diffuso; nella sola Torino, mi racconta Lady Poopise, ci sono due scuole di Burlesque, Amazing Flamingo Art Studio di Vanille Bon Bon e quella di Mara Scagli, inoltre tutti gli anni si tiene l’International Cabaret Burlesque Festival al Teatro Q77 in corso Brescia.
Perché hai scelto di diventare una performer di Burlesque?
“Tre anni fa, durante una lezione di canto, ho conosciuto un’insegnante di questa fantastica arte e dopo averle fatto vedere un mio numero le ho chiesto d’inserirmi nel suo spettacolo e da allora non mi sono più fermata. Sono partita avvantaggiata in quanto la danza, il canto e la passione per la moda e gli abiti degli anni ‘30, ‘40 e ‘50 sono sempre stati la mia passione.”
“ Dal primo Festival al quale ho partecipato, ho capito che per essere una performer lo devi essere a 360 gradi- spiega Lady Poopise- io canto dal vivo, ballo, spesso invento il mio ‘act’ (la storia), creo e cucio personalmente gli abiti di scena, quante ore passate a cucire strass, paillettes, perline e piume! La musica ha un ruolo importantissimo, può essere funky, rock, blues, classica, jazz,  dipende dalla storia, se è Classic o Comic; lo spettacolo finisce sempre con uno strip-tease, mai nudità totale, basato sulla seduzione, non sulla volgarità”.
Si tratta di uno show divertente, colorato che per le sue ambientazioni spesso ci porta agli anni ‘40, ‘50 o al periodo dei Varietà, dei Musical, spettacoli colmi di lustrini, luci e balletti.
Il Burlesque è l’arte che celebra il corpo e la sensualità senza falsi moralismi, sempre con un tocco d’ironia , “ l’aspetto teatrale si mescola al gioco di seduzione, sdrammatizzando la sensualità attraverso il cabaret e l’umorismo, mostrando e giocando con il proprio corpo in modo libero”.
“ La parte fisica è impegnativa – continua Lady Poopise- le performance richiedono preparazione sia per quanto riguarda la danza e il canto ma anche per la coordinazione e la presenza scenica, la reazione del pubblico è uno degli aspetti più gratificanti, si crea infatti una grande empatia tra la performer e chi guarda”.
Attraverso il Burlesque possiamo dunque entrare in contatto con il nostro corpo, imparare a vivere la sensualità con gioia, senza paura di osare e liberarci dalle imposizioni sociali per celebrare davvero chi siamo senza alcun tipo d’inibizione o vergogna.