La sua vita fu davvero intensa. Non ancora diciottenne, fuggì di casa per partecipare alla seconda spedizione garibaldina in Sicilia, combatté e svolse il compito di corrispondente di guerra. Tornato a Milano si diede stabilmente all’attività di giornalista cui affiancò quella di poeta, drammaturgo, storico
Felice Cavallotti, politico e poeta, drammaturgo e patriota italiano, fondatore, insieme ad Agostino Bertani, dell’estrema sinistra storica, soggiornò a lungo sul lago Maggiore. A Ghevio ,presso la zia Adelaide, e poi a Dagnente, dove nel 1883 acquistò una modesta casa allora immersa nel verde, la quale divenne il suo “buen retiro”. Da Milano vi trasportò libri e carte, arredando le stanze con estrema semplicità, senza sfarzo. Cavallotti quando tornava sul lago era solito giungere ad Arona in treno, poi con il battello si portava a Meina e da lì, passeggiando lungo i sentieri, saliva a piedi fino a Dagnente. Ora, un itinerario letterario, ad Arona, ne ricorda le gesta di politico, giornalista e letterato, al di là della sua immagine oleografica. Il percorso si snoda dalla stazione ferroviaria sino alla collina dove abitava, illustrato da nove tra leggii e pannelli. La sua vita fu davvero intensa. Non ancora diciottenne, fuggì di casa per partecipare alla seconda spedizione garibaldina in Sicilia, combatté e svolse il compito di corrispondente di guerra. Tornato a Milano si diede stabilmente all’attività di giornalista cui affiancò quella di poeta, drammaturgo, storico. Nel 1866 si unì ancora a Garibaldi nel tentativo di liberare il Trentino e l’anno dopo partecipò alla fallita insurrezione di Roma. Collaborò con diversi giornali: la Gazzetta del Popolo della Lombardia, l’Indipendente di Napoli, la Gazzetta di Milano, ilGazzettino Rosa (foglio della scapigliatura milanese). Nel 1873, all’età di 31 anni, Felice Cavallotti fu eletto per la prima volta al Parlamento come deputato di Corteolona.Nel suo primo discorso disse : “Abbiamo una sola parola d’ordine: onestà; una religione: giustizia ed eguaglianza, libertà e progresso; un’arma: il coraggio delle nostre opinioni”. In parlamento rimase per dieci legislature consecutive, distinguendosi per le battaglie in difesa delle libertà statutarie e degli ideali democratici. Molto attivo contro gli ultimi governi della Destra storica, Cavallotti fu scettico anche a proposito della Sinistra, che salì al potere nel 1876, e si tenne all’opposizione, denunciandone il trasformismo negli anni di Agostino Depretis: “Quando il popolo sente le stesse parole pronunciate da uomini di opposte convinzioni, finisce col non credere più in nulla e in nessuno; e s’infiltra in lui lo scetticismo, questa malaria dei popoli liberi, questa peste dei popoli giovani”. Instancabile e battagliero, portò avanti le sue idee scrivendo articoli e partecipando a comizi che gli procurarono, oltre all’appellativo di “bardo della democrazia” frequenti processi e duelli, il trentatreesimo dei quali gli risultò fatale: il 6 marzo 1898 venne colpito mortalmente dalla sciabola di Ferruccio Macola, direttore della Gazzetta di Venezia, un tempo suo fervido ammiratore. Seguendo le sue volontà fu sepolto nella nuda terra nel cimitero di Dagnente (oggi frazione di Arona), sulle alture che dominano la parte bassa del lago Maggiore, dove venne eretto un imponente cenotafio. Un corteo di tre chilometri ne accompagnò il feretro. Per la morte di Felice Cavallotti, anche Giosuè Carducci pronunciò un discorso funebre pieno di passione all’Università di Bologna. Il socialista Filippo Turati lo commemorò con un discorso al cimitero di Milano, dove la bara si fermò durante il viaggio da Roma a Dagnente, per ricevere gli onori della sua città natale: “Caro Felice, recliniamo oggi sulla tua bara la nostra rossa bandiera, del colore che pure tu amavi, sapendo che la sua ombra non ti sarà molesta”.
Marco Travaglini
Appuntamento lunedì (ore 20) per la prima delle tre serate in cui palcoscenico è il Teatro Vittoria (via Gramsci 4); l’ouverture un piacevole aperitivo, trait d’union tra il pubblico e mondo rotariano; poi tutti in sala con le note della grande musica eseguita da autentici talenti.
Plauso alle diverse forme di sponsorizzazione dei restauri conservativi anche per il patrimonio artistico-piemontese, fatto di castelli, dimore reali, cattedrali, chiese, palazzi, reperti archeologici romani, medievali, e così via. Il sostegno può partire dagli sponsor aziende, da cordate di cittadini, uniti in associazione, da Fondazioni bancarie e non, da fondi sovrani e da azioni di crowdfunding
imposta. La legge di stabilità 2016 ha stabilizzato e reso permanente l’Art bonus, agevolazione fiscale al 65% per le erogazioni liberali a sostegno della cultura.
In particolare:

Quella del viaggio notturno dell’autore di David Copperfield e del Canto di Natale resta , tra tutte le descrizioni, una delle più belle. Dopo la partenza prima dell’alba da Milano, a sera inoltrata – raggiunta Domodossola – la comitiva si procurò una piccola vettura con la quale cominciò la salita per il passo del Sempione
Dickens. “Erano le dieci della sera quando arrivammo a Domodossola, ai piedi del passo del Sempione; ma siccome la luna splendeva luminosa, e non c’ era neppure una nuvola nel cielo stellato, non era tempo di andare a letto, o di andare in qualsiasi altro luogo, se non avanti. Per ciò ci procurammo una piccola vettura e, dopo qualche momento d’ indugio, cominciammo la salita. Eravamo verso la fine di novembre, e, siccome la neve era alta quattro o cinque piedi sulla strada battuta della cima (in altri punti la neve fresca ammassata dal vento era di già assai più alta), l’ aria fredda mordeva la carne. Ma la serenità della notte e la stupenda bellezza della strada, con le ombre impenetrabili e l’ oscurità profonda, con l’ improvvise voltate, dopo le quali si passava subitamente nei tratti rischiarati dalla luna, e l’ incessante scroscio dell’ acqua cadente, resero ad ogni passo il viaggio sempre più meraviglioso. Lasciandoci dietro ben presto i tranquilli villaggi italiani, addormentati nel chiarore lunare, la strada cominciò a svolgersi tortuosa fra masse nere di alberi e, dopo un po’ di cammino, emerse in una zona più spoglia e assai ripida e faticosa, sulla quale la luna risplendeva alta e lucente. A poco a poco il frastuono delle acque divenne più forte, e la stupenda strada, dopo aver traversato il torrente su di un ponte, penetrò fra due muri massicci di rocce perpendicolari, i quali ci tolsero interamente la luce della luna e ci lasciaron solo la vista di alcune stelle, che brillavano sulla stretta lista di cielo al di sopra di noi. Poi perdemmo anche queste, nella profonda oscurità di una caverna della roccia…”.
Salvaguardia della chirurgia vitreoretinica convenzionata