LIFESTYLE- Pagina 470

Casabianca in festa per la Madonna del Buon Consiglio

verolengoSabato 2 e domenica 3 maggio, la frazione Casabianca di Verolengo è in movimento per la celebrazione della Festa della Madonna del Buon Consiglio. Sabato si inizia alle ore 19 con l’apertura del padiglione gastronomico seguita dall’animazione musicale con l’orchestra Luca Frencia e l’elezione di Miss Casabianca. Domenica, invece, alle ore 9.30 si incomincia con la sfilata attraverso le vie della frazione della Banda Musicale di Verolengo. Alle ore 10 ci sarà la Santa Messa seguita dalla processione. In serata torna il momento di divertimento con il padiglione gastronomico (agnolotti, rane, lumache). Poi si balla con Loris Gallo e alle ore 23 viene sono eletti Mister e Lady Brusata.

Massimo Iaretti

Aumenta l'utile di Fca che conferma il target 2015 e consegna 5 milioni di veicoli

fiat fca500x fiatlingoto fiatmarchionne manifestoLa nuova Ferrari 488 e la Fiat 500X con l’innovativo cambio automatico a doppia frizione hanno fatto il loro debutto a marzo al Salone dell’Auto di Ginevra

 

 (Foto: il Torinese)

Il gruppo automobilistico Fca conferma i target per l’anno 2015: consegne tra 4,8 e 5 milioni di veicoli, ricavi di circa 108 miliardi di euro. Tra i nuovi prodotti lanciati durante il trimestre, spiega Fca in un comunicato “si segnalano il Ram ProMaster City, veicolo commerciale compatto derivato dalla quarta generazione del Fiat Doblò, e la nuova Fiat 500X, che è stata lanciata in Italia con una serie di eventi in anticipazione del lancio organizzati in 16 altri paesi”. Inoltre, l’Alfa Romeo 4C Spider e due nuovi modelli del marchio Ram, il Rebel e il Laramie Limited, sono stati presentati a gennaio al Salone dell’Auto di Detroit, mentre la nuova Ferrari 488 e la Fiat 500X con l’innovativo cambio automatico a doppia frizione hanno fatto il loro debutto a marzo al Salone dell’Auto di Ginevra.

 

Nel trimestre è iniziata la commercializzazione in NAFTA della nuova Jeep Renegade, la prima Small SUV del marchio, che è stata inclusa tra le “10 Favorite New-for-2015 cars” di Kelley Blue Book e tra le “10 Best Interiors” del 2015 da Ward’s. Inoltre, in occasione del Salone dell’Auto di Ginevra, Car Design News ha eletto la Maserati Alfieri “Concept Car of the Year“, mentre le tecnologie Magneti Marelli (lighting, powertrain e sistemi elettronici) equipaggiano cinque delle sette finaliste del prestigioso riconoscimento “Car of the Year 2015”.

 

Ma ecco i dati principali nel dettaglio:

 

  •  I veicoli consegnati a livello globale sono stati 1,1 milioni, in calo del 2% rispetto al primo trimestre 2014 con una forte performance in NAFTA e un mercato in calo in LATAM. Continua il buon andamento del marchio Jeep, con le consegne a livello globale in aumento dell’11% e le vendite in crescita del 22%.
  •  I ricavi sono in progresso del 19% a 26,4 miliardi di euro (+4% a paritàdi cambi di conversione).
  •  L’Adjusted EBIT si è attestato a 800 milioni di euro, in crescita di 145 milioni di euro rispetto al primo trimestre 2014, con tutti i settori in utile ad eccezione di LATAM. L’impatto favorevole della variazione dei cambi di conversione è stato compensato da effetti negativi a livello di transazioni.
  •  L’utile netto è stato pari a 92 milioni di euro, con un aumento di 265 milioni di euro rispetto alla perdita di  173 milioni di euro del primo trimestre 2014.
  •  L’indebitamento netto industriale èpari a 8,6 miliardi di euro, in crescita di 0,9 miliardi di euro rispetto al 31dicembre 2014 per effetto del timing degli investimenti e della normale stagionalità del capitale di funzionamento. La liquidità disponibile rimane forte a 25,2 miliardi di euro.

     

 

 

 

 

 

Senzatomica è anche un festival

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Gli ultimi appuntamenti sono previsti venerdì 1 maggio, alle ore 20,  con le “Passioni rock” e la musica degli Zona Rock (Angela Caramellino, Livio Piermaria, Davide Vinci, Werther Ferrari, Giorgio Debernardi), sabato 2 maggio con le “Canzoni di pace”

 

All’ombra della storica rocca, Verrua Savoia ha promosso,  oltre alla esposizione Senzatomica (di cui Il Torinese ha recentemente scritto) anche un Senzatomica Festival, tanta musica nel nome della pace a partire dal 19 aprile. Gli ultimi appuntamenti sono previsti venerdì 1 maggio, alle ore 20,  con le “Passioni rock” e la musica degli Zona Rock (Angela Caramellino, Livio Piermaria, Davide Vinci, Werther Ferrari, Giorgio Debernardi), sabato 2 maggio con le “Canzoni di pace” a cura di Fabrizio Zanotti, voce e chitarra. Il festival chiude i battenti domenica 3 maggio, sempre alle ore 18,con l’Offerta al Maestro (si tratta nientemeno che di un omaggio a Bach).

Massimo Iaretti

La Grande Guerra raccontata dai fotografi al fronte

guerra 23 soldati
La mostra è ospitata dal Museo Nazionale del Cinema di  Torino

 

Al Fronte. Cineoperatori e fotografi raccontano la Grande Guerra è la mostra  che fino al 3 maggio sarà ospitata dal Museo Nazionale del Cinema di  Torino per celebrare il centenario della Grande Guerra. All’inaugurazione le curatrici Sarah Pesenti Campagnoni e Roberta Basano, hanno illustrato il percorso che si snoderà sulla scala elicoidale e che attraverso 160 fotografie racconta una guerra invasiva e piena di contraddizioni, combattuta in trincea e documentata attraverso fotografie e documentari da cineoperatori e da soldati che hanno combattuto in prima linea. Luis Bogino, fotografo dell’Esercito Regio Italiano, è il principale autore della maggior parte di fotografie che compongono la mostra e che fanno parte del fondo fotografico del Museo Nazionale del Cinema che Maria Adriana Prolo, fondatrice del Museo, ha acquisito nel corso della sua vita.

 

Per la prima volta cinema e fotografia dialogano insieme per documentare, seppure con un linguaggio di propaganda, un evento bellico che mai prima di allora era stato registrato dai due media.Accanto alle fotografie sarà possibile visionare filmati d’epoca, grazie agli schermi dislocati lungo il percorso, e filmati di finzione che hanno avuto per oggetto la Grande Guerra. Completano il percorso le video installazioni degli artisti Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi e le fotografie scattate oggi nei luoghi di guerra da Paola De Pietri per riflettere su come la natura abbia trasformato il paesaggio bellico. Oltre alla mostra, al catalogo che ripropone la maggior parte delle fotografie esposte, e ai percorsi dedicate alle scuole, nel corso delle prossime settimane saranno proiettati al cinema Massimo molti film sulla Grande Guerra, tra i quali l’ultimo restauro del Museo Nazionale del Cinema, presentato nella scorsa edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Maciste Alpino (di L.Maggi e L.Borgnetto,1917).

 

Cristina Colet

30 aprile 1975, quando l'ultimo elicottero americano lasciò Saigon

L’ultimo atto della guerra: la caduta di Saigon e la presa del potere da parte del regime comunista del Vietnam del Nord, che unificò il paese dando vita, il 2 luglio del 1976, alla Repubblica Socialista del Vietnam. Si concluse così uno dei conflitti più feroci del XX° secolo, nel corso del quale vennero usati esplosivi in un numero superiore a quelli utilizzati su tutti i fronti della Seconda guerra mondiale

 

 

vietnam33Il 30 aprile del 1975, quarant’anni fa, cadeva di mercoledì e con il ritiro degli americani da quel paese del Sud-est asiatico, finiva la guerra  in Vietnam. Quando l’ultimo elicottero americano lasciò Saigonsi avvicinava la fine di unodei più sanguinosi conflitti del Novecento, che avrebbe lasciato sul terreno i corpi straziati di tanti innocenti e di giovani soldati mandati a morire senza un perché. Iniziata ufficialmente nel 1955, la guerra in Vietnam aveva visto intensificarsi l’intervento statunitense nel 1964, con bombardamenti a tappeto e attacchi via terra. Teatro degli scontri era stato in prevalenza il territorio del Vietnam del Sud, dove le forze insurrezionali filo-comuniste ( i Viet cong) si opponevano al regime sostenuto dagli USA.La svolta decisiva avvenne nellaprimavera del 1975, con la campagna di Ho Chi Minh (in vietnamita: Chiến dịch Hồ Chí Minh) ,nome in codice assegnato (in onore del leader storico della lotta per l’indipendenza del Vietnam) all’ultima e decisiva offensiva scatenata dall’Esercito regolare del Vietnam del Nord e dalle forze viet cong del Fronte di Liberazione Nazionale.

 

Il 30 aprile, l’ultimo atto della guerra: la caduta di Saigon e la presa del potere da parte del regime comunista del Vietnam del Nord, che unificò il paese dando vita, il 2 luglio del 1976, alla Repubblica Socialista del Vietnam. Si concluse così uno dei conflitti più feroci del XX° secolo, nel corso del quale vennero usati esplosivi in un numero superiore a quelli utilizzati su tutti i fronti della Seconda guerra mondiale. In più, le forze statunitensi, utilizzarono un nuovo tipo di bombe al napalm, contenenti fosforo bianco e per questo in grado di amplificare gli effetti distruttivi sugli esseri umani e sull’ambiente naturale. Il bilancio finale dei morti consegnò numeri drammatici su entrambi i fronti: 4 milioni di civili e un milione di soldati tra i vietnamiti, 58.226 tra i soldati USA. A tutto ciò si aggiunse un numero imprecisato di feriti, in molti casi rimasti mutilati e invalidi per ilvietnam resto della vita. Sul piano economico le operazioni belliche costarono alle casse di Washington circa 165 miliardi di dollari. I racconti dal fronte dei soldati, scioccati dai massacri di civili e dalla violenza dei combattimenti, colpirono profondamente l’opinione pubblica americana (e non solo), alimentando un ampio movimento pacifista e di contestazione alla politica estera aggressiva degli Stati Uniti, che alla fine influì sul corso degli eventi e portò a cambiamenti epocali nella società; su tutti l’abolizione della leva obbligatoria nel 1973. Nell’ottica della “guerra fredda”, l’esito finale del conflitto sancì una sconfitta bruciante per la superpotenza americana e segnò profondamente la politica estera successiva, vincolando i poteri del Presidente di impegnare truppe su un fronte di guerra all’assenso del Congresso.

 

Quarant’anni dopo, all’indomani dell’ultimo attacco aereo, precedente il ritiro statunitense, le ferite sono ancora aperte. L’impiego del napalm passato alla storia per lo scatto da Pulitzer del fotografo vietnamita NickÚt (una bambina di nove anni nuda e gravemente ustionata, in fuga dal suo villaggio che era stato attaccato da un bombardamento)  e la pioggia di bombe sganciate sul paese hanno lasciato tracce indelebili. Da una parte gli ordigni inesplosi: quasi 800.000 tonnellate in tutto il paese, che ancora oggi mietono vittime fra curiosi e cercatori di ferraglie. Dall’altra l’esercito di vittime che, con le loro deformità,  hanno pagato il prezzo del barbaro impiego del cosiddetto “agente arancio”, il terribile “Agent Orange”, nome in codice che indica il diserbante che gli americani utilizzarono per stanare dalla giungla i Viet cong. In un solo decennio, tra il 1961 e il 1971, l’aviazione militare americana scaricò oltre 43 milioni di litri di “agent orange” e 30 milioni di litri di altri erbicidi sulle giungle del Vietnam del Sud per stanare i Viet cong, privandoli del manto vegetale, e distruggere i raccolti. La Croce rossa vietnamita calcola che fino a 3 milioni di persone sono state colpite, tra i quali 150 mila bambini con malformazioni congenite. Quattro decenni dopo la fine della guerra, l’ong Green Cross  – che sostiene il Vietcot (Vietnamese Training Centre for Orthopaedic Technologists), un centro di formazione in ortopedica ad vietnam2Hanoi, dove vengono curati e seguiti bambini colpiti da queste malformazioni – ha stimato che circa 3.500 bambini all’anno nascono ancora oggi in Vietnam con menomazioni ascrivibili alla contaminazione con l’agente arancio. Un’eredità pesantissima del conflitto, che si traduce anche in altre forme come il disagio psichico, la depressione,il panico come quello che  – nel 1973 – aveva indotto un piccolo e suo padre a fuggire a bombe e raid, per rifugiarsi sugli alberi della giungla, vivendo da eremiti per quarant’anni. Un’incredibile storia che fece il giro del mondo ma che, insieme alle altre, ci parla ancora di questa storia tremenda che il Vietnam non potrà forse mai dimenticare.

 

Marco Travaglini

Tumore rarissimo, bimba di sei anni operata: sta bene

regina_margheritaL’intervento, realizzato all’infantile Regina Margherita, è uno dei pochi eseguiti finora al mondo

 

Un intervento  chirurgico davvero eccezionale, effettuato per la prima volta in Italia. E’ stato asportato ad una bimba di  6 anni un nefroblastoma renale destro,  tumore molto raro e ad altissima mortalità, con infiltrazione nell’arteria polmonare. L’intervento, realizzato all’infantile Regina Margherita, è uno dei pochi eseguiti finora al mondo. la bambina ha superato brillantemente l’operazione durata 8 ore e tra pochi giorni potrà tornare alla vita normale.

Da Schumann a Beethoven, il trionfo della musica romantica

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Eccezionale concerto in Germania della Filarmonica del Teatro Regio di Torino che accompagna il pianista Kit Armstrong

 

 

Concerto d’eccezione mercoledì 29 e giovedì 30 aprile, in Germania a Ludwigshafen al Festival BASF,  in occasione del quale la Filarmonica del Teatro Regio  accompagnerà il pianista Kit Armstrong, nell’ambito del Festival Basf-Ludwigshafen. Da oltre novanta anni  Basf presenta, nella sua città natale di Ludwigshafen, artisti di fama internazionale e giovani promesse internazionali. Il programma dei concerti Basf è composto da una sessantina di eventi l’anno, nei settori della musica classica, jazz, rock e pop, e risulta uno dei più interessanti progetti musicali della regione del Reno. Dal lontano 1921 musicisti di livello internazionale si sono esibiti in Ludwigshafen e, nel novembre del 1929, anche Richard Strass partecipò all’inaugurazione della sala Feierabendhaus dell’azienda.

 

Per due serate la Filarmonica del Regio accompagnerà Kit Armstrong nell’esecuzione  del concerto per pianoforte e orchestra di Robert Schumann, sotto la direzione di Yang Yang, che interpreterà anche la Sinfonia n. 6 di Ludwig van Beethoven,  la Pastorale.Il Concerto in la minore per  pianoforte e orchestra di Schumann nasce in un periodo creativo che si colloca tra il 1841 e il 1845, uno dei meno drammatici e tormentati della vita del musicista, che aveva potuto sposare Clara Wieck,  pianista di notevole talento e sua preziosa collaboratrice.  Nel 1841 Schumann scrisse l’Allegro per pianoforte e orchestra con il titolo Fantasia, che di lì a poco sarebbe diventato il primo tempo; quindi, sul consiglio entusiastico della stessa Clara, compose anche un Intermezzo e un Finale, completando il più romantico di tutti i concerti della letteratura pianistica. Il concerto, dedicato a Ferdinand Hiller,  fu presentato per la prima volta a Lipsia nel gennaio 1846 nella interpretazione di Clara Schumann, sotto la direzione dell’orchestra di Mendelssohn,  e fu lo stesso Schumann a dirigere poi a  Vienna e a Praga, suscitando maggiori consensi tra il pubblico che tra i critici.

 

La Sinfonia n. 6 in fa maggiore di Beethoven, meglio conosciuta come Pastorale, fu concepita probabilmente nel 1802, anno in cui era stato eseguito, per la prima volta, l’Oratorio di Haydn.  Beethoven, amante della natura, non si lasciò sfuggire l’occasione di comporre un lavoro a sfondo pastorale, ma alla forma dell’Oratorio preferì invece quella sinfonica, capace di non subire imposizioni dal testo letterario. Beethoven in questa Sinfonia non si limitò a una semplice descrizione della natura, ma si propose di manifestare, grazie alla magia degli strumenti musicali, l’intensità dei sentimenti. Dedicata al principe Lobkowitz e al conte Rasumovsky,  iniziata nell’estate del 1807, ebbe termine nel mese di maggio del 1808. Alcuni ascoltatori lamentarono la lunghezza del concerto, che si spingeva fino a un nono pezzo, una Sinfonia, e al decimo, un Sanctus, preceduti dal gran finale, la Fantasia per pianoforte, coro e orchestra.

 

Mara Martellotta

“Franco, oh Franco” all'Alfateatro con Neri

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<<Eravamo così poveri e la casa era così fredda, che per un po’ di caldo, lasciavamo la porta del frigo aperta>>

 

 

A chiudere la stagione cabarettistica e la scuola di comicità dell’Alfateatro ci pensa… Franco Neri! Uno spettacolo, un racconto in forma ironica che fa “vivere” allo spettatore un viaggio all’insegna della comicità sulle caratterizzazioni dell’Italia meridionale ed in particolare della sua Calabria, rispetto a quelle del nord, Piemontesi. Un genere che per primo Franco Neri ha saputo intercettare, e che ha poi avuto un grande seguito teatrale e cinematografico. Franco, oh Franco (Neri) cattura il pubblico con testi comici di notevole ilarità con una carrellata di battute al “sapore del peperoncino di Soverato”, al “bagno al mare con la camera d’aria al posto del salvagente” o alla “mamma in piedi alle 5 di mattina per cucinare le melanzane” che si contrappone alla rapida preparazione della “minestrina serale piemontese”.

 

E via con un susseguirsi di battute sul cibo, così: <<ancora oggi mia madre dice che un piemontese a tavola si sazia con il coperto! Al nord si guarda il grammo, la linea. Quando mia madre sentiva la parola linea mi rispondeva: il pullman da qui non passa>>. Il comico ricorda quanto sia stato difficile per una modesta famiglia meridionale, carica di speranze e tanta buona volontà, integrarsi in una città industrializzata a tanti chilometri di distanza da casa e dalle proprie radici. Famiglie modeste, come quella di origine di Franco, che come lui stesso in un mix dolce-amaro ricorda : <<Eravamo così poveri e la casa era così fredda, che per un po’ di caldo, lasciavamo la porta del frigo aperta>>.  Uno spettacolo che accomuna tutti in un’unica grande atmosfera di divertimento e risate, senza dimenticare qualche piccolo spunto di riflessione, per 80 minuti da gustare tutti d’un fiato, esaltati da una scenografia essenziale e minimalista, in cui l’unica protagonista e vera mattatrice e’ la  comicità…

 

 

BIOGRAFIA

Torinese d’origine, Franco Neri, inizia frequentando la scuola di recitazione e teatro a cavallo degli anni ’70 e ’80 presso il Teatro Sperimentale di Grugliasco diretto da Marco Obby. Nel 1983 prende parte al film “Al bar dello sport” con Lino Banfi e Jerry Calà. Nell’85 partecipa alla nota trasmissione televisiva “Drive in” su Italia1, mentre nel 1986-87 è protagonista delle trasmissioni “Sub Way” e “Tutti i Frutti” su Quarta Rete TV. Nella stagione 1995-96 entra a far parte del cast di “Scherzi a Parte”. La presenza al noto programma “Zelig Circus” dal 2003 al 2008 lo consacra come beniamino del pubblico italiano. Nel 2005 e nel 2006 conduce “Striscia la Notizia” continuando a portare in tour il proprio spettacolo nei palasport italiani. Dal 2010 interviene, in veste di opinionista comico, nel corso del programma radiofonico “La famiglia giù al nord” in onda sulle frequenze di RTL 102,5.Nel 2011 sorprende il pubblico rivelandosi un grande attore teatrale, con lo spettacolo “Dei 150…non posso raccontarvi tutto”, una rappresentazione comica dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Nel 2014 e 2015: con Margherita Fumero recita la commedia “Franco Cerutti, Sarto per brutti” e “la Vedova Pautasso Antonio in cerca di matrimonio”. INGRESSI EURO 18, RIDOTTO 15, SPECIALE 13 EURO (CRAL, UNIVERSITARI, MILITARI, ASSOCIAZIONI)

 

Alfateatro – v. Casalborgone 16/i

Info e prenotazioni: 334/2617947 – 011/8399929 –  info@alfateatro.it

Il Piemonte perde i pezzi: il marchio De Tomaso va ai cinesi per un milione

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“E’ una sconfitta per il sistema torinese e piemontese, perdiamo un marchio importante”, commenta il segretario generale della Fiom, Vittorio De Martino

 

Un milione. E questa volta – anche se di Cina si tratta – marco Polo non c’entra. Anzi, per la precisione un milione e 50 mila euro. Il prestigioso (anche se in crisi nera) marchio De Tomaso è andato alla società cinese Ideal Team Ventures Limited, per la cifra di 1 milione e 50 mila euro. Deluso il presidente della Regione, Sergio Chiamparino: “Quella di oggi non è certo una buona notizia, perché lascia di fatto senza risposte il problema dei lavoratori e del futuro produttivo di questa realtà industriale. Stiamo già organizzando per la prossima settimana un incontro con le associazioni sindacali e l’Unione industriale di Torino per capire se c’è un modo per garantire possibilità di lavoro a quanti degli 800 lavoratori De Tomaso non riescano ad accedere agli ammortizzatori sociali. Vogliamo assolutamente evitare di lasciare le famiglie sul lastrico”

 

“E’ una sconfitta per il sistema torinese e piemontese, perdiamo un marchio importante”, commenta il segretario generale della Fiom Piemonte, Vittorio De Martino, che interpreta la delusione dei lavoratori. In merito alle dichiarazioni rese dal segretario generale della Fiom, Chiamparino ha aggiunto: “Non mi appassiona e credo sia inutile mettersi a cercare responsabilità o a dare lezioni. Invito però De Martino a riflettere attentamente sul ruolo che la sua organizzazione ha avuto nel sostenere dall’inizio l’avventura di Rossignolo” Le offerte presentate al Tribunale per rilevare le attività della storica azienda erano due. Con quella della cinese Ideal anche quella di una cordata italiana Eos che si è fermata a un milione e 40 mila euro. L’Ideal Team Ventures Limited, ha sede legale nelle isole Vergini inglesi e operativa a Hong Kong e produce auto in Cina. La società intende utilizzare il marchio De Tomaso e per farlo è tenuta a versare la cifra con cui si è aggiudicata l’asta entro due giorni.

E quel giorno Primo Levi abbandonò la letteratura

LEVI PRIMOL’esperienza nel campo di concentramento lo cambiò profondamente soprattutto da un punto di vista psicologico. Dopo essere tornato a Torino ed essersi ripreso fisicamente, cominciò a dedicarsi quasi febbrilmente alla scrittura di un romanzo che testimoniasse la sua terribile esperienza ad Auschwitz; nel 1947 terminò il manoscritto e lo intitolò “Se questo è un uomo”

 

ALLA SCOPERTA DEI NOMI DI VIE E PIAZZE

 

In memoria del 70° anniversario della Liberazione, quest’oggi, nella rubrica dedicata alle vie di Torino ed ai personaggi da cui hanno preso il nome, parleremo di Via Primo Levi. A differenza di quelle nominate in precedenza, questa via non si trova esattamente a Torino ma in una località limitrofa alla città, più precisamente nel Comune di Collegno. Continuazione di via Domenico Cimarosa, via Primo Levi attraversa perpendicolarmente Viale XXIV Maggio; è composta principalmente da condomini e qualche esercizio commerciale.

 

Primo Levi nacque a Torino il 19 luglio 1919. Figlio di Ester Luzzati e Cesare Levi, appartenenti a famiglie di origine ebraiche, egli visse un’infanzia tormentata a causa di alcune incomprensioni con il padre. Nel 1937 si diplomò al Liceo classico Massimo D’Azeglio e si iscrisse al corso di laurea in chimica presso l’Università di Torino.Le leggi razziali, entrate in vigore in Italia l’11 novembre del 1938, avevano introdotto gravi discriminazioni ai danni di cittadini italiani di religione ebraica o anche solamente (come definito dal regime fascista) di “razza ebraica”. Tali leggi razziali ad esempio impedivano la possibilità agli ebrei di iscriversi all’Università, ma consentivano a coloro che erano già iscritti e che stavano già frequentando gli studi, di poterli portare a termine; Levi, che era in regola con gli esami, nel 1941 riuscì a laurearsi con lode (il suo diploma di laurea riportò la precisazione di “razza ebraica”).

 

Poco tempo dopo la laurea, suo padre si ammalò di tumore e le conseguenti difficoltà economiche unite alla sempre più difficile situazione dovuta alle leggi razziali, resero davvero complicata e ardua la ricerca di un lavoro. Venne assunto da un impresa in maniera “non in regola”, con il compito  di trovare un metodo economicamente conveniente per estrarre le tracce di nichel contenute nel materiale di scarto di una cava d’amianto; a questo periodo risalgono i primi scritti letterari che verranno pubblicati molti anni dopo all’interno della raccolta “Il Sistema Periodico”. Nel 1942 si trasferì a Milano dove, dopo essere venuto in contatto con alcuni ambienti antifascisti militanti, entrò a far parte del Partito d’Azione clandestino.

 

Dopo l’8 settembre 1943 (armistizio di Cassibile), si rifugiò in montagna e si unì a un nucleo di partigiani operante in Val d’Aosta, ma il 13 dicembre venne arrestato dalla milizia fascista; durante l’interrogatorio preferì dichiararsi ebreo piuttosto che partigiano e per questo venne spedito nel campo di prigionia e concentramento di Fossoli (Emilia-Romagna). Il 22 febbraio 1944 Primo Levi e altre 650 persone ebree, vennero destinati al campo di sterminio di Auschwitz in Polonia: Levi fu registrato con il numero 174.517 e fu subito trasferito al campo di Buna-Monowitz, allora conosciuto comeAuschwitz III, dove rimase fino alla liberazione da parte dell’Armata Rossa, avvenuta il 27 gennaio 1945. Levi attribuì la propria sopravvivenza ad una serie di incontri e di coincidenze fortunate, come ad esempio l’incontro con Lorenzo Perrone (civile occupato come muratore), il quale nonostante il grande rischio personale, riuscì a fargli avere regolarmente del cibo. Altro evento rilevante fu il suo reclutamento come chimico(verso la fine del 1944) presso la Bruna, una fabbrica per la produzione di gomma sintetica; qui Levi ebbe la possibilità di svolgere mansioni meno faticose e di barattare del materiale in cambio di cibo. Probabilmente però, l’evento che gli salvò definitivamente la vita, fu il suo ricovero nel gennaio del 1945 dopo aver contratto la scarlattina. Poco prima della liberazione da parte dell’Armata Rossa, Levi si ammalò di scarlattina e venne ricoverato nel Ka-Be (infermeria del campo), scampando così miracolosamente alla marcia di evacuazione da Auschwitz (definita anche la marcia della morte, comprese lo spostamento forzato di circa 80.000 prigionieri da Auschwitz a lager interni alla Germania: durante l’estenuante marcia morirono più di 15.000 persone).

 

L’esperienza nel campo di concentramento lo cambiò profondamente soprattutto da un punto di vista psicologico. Dopo essere tornato a Torino ed essersi ripreso fisicamente, cominciò a dedicarsi quasi febbrilmente alla scrittura di un romanzo che testimoniasse la sua terribile esperienza ad Auschwitz; nel 1947 terminò il manoscritto e lo intitolò “Se questo è un uomo”. L’opera, nonostante fosse uno dei primi memoriali di deportati ebrei nei campi di sterminio nazisti, non ebbe un grosso successo di vendita; Levi abbandonò il mondo della letteratura e si dedicò alla professione di chimico, trovando lavoro presso una ditta di vernici a Settimo Torinese. Nel 1956 però, a una mostra sulla deportazione a Torino, incontrò uno straordinario riscontro di pubblico e dopo aver così ripreso fiducia nei propri mezzi espressivi, ripropose “Se questo è un uomo ad Einaudi, che decise di pubblicarlo;questa nuova edizione incontrò un successo immediato.

 

In seguito, incoraggiato dal successo internazionale del suo libro, nel 1962 incominciò a lavorare a un nuovo romanzo sul viaggio di ritorno da Auschwitz; questo romanzo venne intitolato “La tregua” e, un anno dopo, vinse la prima edizione del Premio Campiello.Nel 1975 decise di andare in pensione e di dedicarsi completamente all’attività di scrittore: nello stesso anno uscì “ Il Sistema Periodo” ed in seguito numerosi altri romanzi come “La chiave a stella” che nel 1978 vinse il Premio Strega.L’11 aprile del 1987 venne trovato morto alla base della tromba delle scale della propria casa di Torino in corso re Umberto 75. Data la difficile situazione psicologica ed emotiva in cui si trovava a causa del terribile ricordo della detenzione ad Auschwitz, rimane il dubbio ancora oggi, se la caduta, che ne ha provocato la morte, sia dovuta a cause accidentali o se sia stato un suicidio.

 

Simona Pili Stella