LIFESTYLE- Pagina 45

“Parla con me”: settore pet, tendenze e innovazioni

Giovedì 6 marzo, dalle 18:00 alle 19:00, torna Parla con Me ® con una puntata interamente dedicata alle tendenze e alle innovazioni nel settore del pet food e dell’accoglienza per animali. Un settore in crescita che richiede sempre più attenzione e consapevolezza da parte di aziende e strutture ricettive.

Tra gli ospiti della puntata:

Paola Di Giambattista, Food & Hospitality Specialist, Chef Nutraceutico
Adriano De Sanctis, Consulente e formatore per l’eccellenza nella Dog Hospitality
Lola, Mystery Guest esperta in strutture dog friendly

Per la prima volta in trasmissione interverrà un cane, Lola, con tanto di job title, a sottolineare quanto oggi il tema della vera accoglienza pet-friendly sia centrale nel mondo dell’ospitalità e della ristorazione.

Ma quante strutture si definiscono davvero accoglienti per gli animali? Quante conoscono realmente le esigenze dei pet e dei loro proprietari? E quanto il settore del pet food sta innovando in termini di qualità e sostenibilità?

Queste e altre domande saranno al centro della puntata, con il contributo di esperti che porteranno visioni concrete e spunti di riflessione su un trend in continua evoluzione.

Una conversazione imperdibile per chi si occupa di accoglienza, ristorazione e benessere animale. Vi aspettiamo in diretta sui canali social.

La puntata sarà trasmessa in diretta sui seguenti canali:

LinkedIn Top Voice di Simona Riccio
Facebook di Simona Riccio
Canale YouTube di ParlaConMe® urly.it/3144rz

Per riascoltare tutte le edizioni precedenti potete visitare il sito www.parlaconmeofficial.it

Sold out per la sfilata di Carnevale a Sauze d’Oulx

SAUZE D’OULX – Torna il Carnval Time a Sauze d’Oulx ed è un successo. Sabato 1° marzo anche Sauze d’Oulx ha festeggiato il suo Carnevale e lo ha fatto all’insegna della musica e del gran divertimento.

La sfilata di Carnevale, come lo scorso anno, è stata organizzata dal Consorzio Turistico Fortur con patrocinio del Comune di Sauze d’Oulx e la collaborazione delle Scuole Sci e degli Sci Club.

La risposta è stata davvero imponente e per fortuna che Sauze ha piazze sufficientemente grandi per ospitare questi eventi. Tanta gente, tante maschere, tanti bambini, ma anche tanti adulti mascherati. Una gran festa che è iniziata con il ritrovo al Campetto Clotes. Di qui è partita la sfilata, aperta dal mezzo della Protezione Civile Comunale, e si è conclusa in Piazza III Reggimento Alpini dove è stato bruciato simbolicamente il Carnevale e dove, con animazione musicale, la Pubblica Assistenza di Sauze d’Oulx ha distribuito bevande calde e bugie.

Soddisfatta la presidente del Consorzio Fortur Serenella Marcuzzo: “Dopo il bel successo dello scorso anno, abbiamo voluto riproporre la formula dell’unica grande festa di Carnevale. E anche quest’anno la risposta è stata grandiosa. Una bella serata di festa resa possibile grazie alla collaborazione degli Sci Club e delle Scuole di Sci e della Pubblica Assistenza”.

Soddisfatto anche l’Assessore al Turismo Davide Allemand: “Una gran festa di Carnevale che ha radunato davvero tantissima gente desiderosa di divertirsi. Un grazie va a tutti coloro che hanno partecipato, alle Scuole di Sci e agli Sci Club, alla Pubblica Assistenza, ai Volontari di Protezione Civile che hanno svolto il servizio lungo il percorso, alla Polizia Locale dell’Unione Comuni Olimpici Via Lattea, alla stazione dei Carabinieri di Oulx e al Consorzio Fortur che ancora una volta ha supportato in modo impeccabile il Comune nell’organizzazione dell’evento”.

“Di erbe e di fiori. Erbari d’autore” al Castello di Miradolo

Nel progetto di rinnovamento e manutenzione straordinaria del parco del castello di Miradolo si inserisce la mostra “Di erbe e di fiori. Erbari d’autore. Da Besler a Penone. Da De Pisis a Cage”

 

Martedì 4 marzo, alle 14.30, al castello di Miradolo si compirà un salto indietro nel tempo, con un invito ad una singolare festa in maschera della contessa Sofia. Giochi e indizi condurranno a svelare la sua identità. Si trascorrerà un pomeriggio divertente e colorato in famiglia, immersi nello storico parco di Miradolo. Le attività sono per i bambini dai 4 anni agli 11 anni, in collaborazione con la cooperativa Arnica.

Prenotazione obbligatoria allo 0121502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

 

Il 2025 sarà l’anno che il castello di Miradolo dedicherà al racconto del suo parco storico. La Fondazione Cosso presenterà il progetto di rinnovamento e manutenzione straordinaria del Parco del castello di Miradolo, finanziato grazie ai fondi PNRR del bando del Ministero della Cultura. Un’altra importante tappa nel percorso iniziato nel 2008 dalla fondazione per valorizzare questo patrimonio e restituirlo alla comunità con grande impegno di risorse.

In questo contesto si inserisce la mostra dal titolo “Di erbe e di fiori. Erbario d’autore. Da Besler a Penone, da De Pisis a Cage”, che esplora il legame tra gli erbari storici e l’arte contemporanea.

Gli erbari di Alloni, Besler, Lupo, Rostan, Sbarbaro e i Sella dialogano con oltre 30 opere di artisti come Penone, De Pisis e Cage, offrendo una riflessione sulla catalogazione della natura e il suo valore artistico e simbolico.

La mostra, curata dalla Fondazione Cosso e da Roberto Galimberti con la consulenza iconografica di Enrica Melossi, sarà visitabile al castello di Miradolo dal 22 marzo al 22 giugno prossimi.

Anche a parco chiuso la natura segue il suo corso e regala sorprese inaspettate; oltre ai bucaneve, che annunciano l’arrivo della primavera con il loro tappeto bianco tra i prati e sotto gli alberi, alcune camelie hanno iniziato a fiorire in anticipo, aggiungendo tocchi di colore al paesaggio ancora invernale.

Queste fioriture testimoniano la vitalità e l’unicità del parco del castello di Miradolo che si prepara lentamente alla primavera, in attesa della riapertura di fine marzo.

Nel cuore del castello un’opera di restauro ha restituito nuova vita all’antica stalla. Il rifacimento e la messa in sicurezza della struttura sono stati realizzati seguendo le tecniche costruttive tradizionali, nel pieno rispetto dell’autenticità e dell’identità del luogo. La nuova volta, costruita seguendo metodologie costruttive di un tempo, è stata modellata con legname recuperato nel parco del castello, attraverso un’opera di valorizzazione che non solo ha garantito la coerenza stilistica con l’originale, ma ha reso il restauro un esempio di sostenibilità e valorizzazione delle risorse locali. Grazie a questo intervento il primo piano dei rustici del Castello, fino ad oggi inutilizzabile, tornerà accessibile e sicuro, consentendo un riuso funzionale degli spazi.

Mara Martellotta

Il Carnevale di Carmagnola prosegue con carri e feste in piazza

Nel pomeriggio di martedì Grasso

Proseguono gli eventi del Carnevale 2025 di Carmagnola, organizzato dalla Pro Loco Carmagnola APS in collaborazione con il Comune di Carmagnola. Dopo la suggestiva cerimonia di investitura di Re Peperone e della Bela Povronera, alias Lorenzo Piana e Karin Borga, che si è svolta il 26 febbraio alla presenza di un numeroso pubblico e di oltre 300 figuranti in maschera provenienti da numerosi comuni italiani, la festa prosegue nella giornata di martedì 4 marzo. Dalle ore 15, in piazza IV Martiri, è in programma l’esposizione dei carri allegorici statici alla presenza di Re Peperone e la Bela Povronera. Quest’anno i carri sono stati realizzati dalle seguenti associazioni: Associazioni Carnevalesca Amici di Piobesi (Piobesi Torinese), con il tema “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate!”; Associazione culturale I Maraiun di Racconigi, con il tema l’Apocalisse; Associazione Patela Vache di Nichelino, con il tema “Riprendiamoci il futuro”; Oratorio San Pietro e Paolo di Carmagnola, con il tema “Il circo”.

La giornata proseguirà con un nutella party per i bambini a cura della Pro Loco di Carmagnola, e con la distribuzione gratuita di cioccolata calda e vin brulè, grazie alla collaborazione con l’Associazione Nazionale Alpini Gruppo di Carmagnola.

La Pro Loco Carmagnola APS organizza questi eventi in collaborazione con il Comune di Carmagnola, con il sostegno di BTM Banca dei Territori del Monviso, Reale Mutua Assicurazione Agenzia di Carmagnola e altri sponsor locali.

Info: rivolgersi alla Pro Loco APS alla mail procarmagnola@virgilio.it o all’Ufficio Manifestazioni Comune di Carmagnola. Tel: 011 9724222 mail: cultura@comune.carmagnola.to.it

Mara Martellotta

Assaggiate le linguine che sanno di mare

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Un primo dal sapore tipicamente mediterraneo, saporito, economico e pronto in pochi minuti. Le acciughe, fonte di preziosissime sostanze nutritive, sono le protagoniste di questo piatto, abbinate alla croccantezza dei pinoli e dei pistacchi non deluderanno i palati piu’ esigenti.
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Ingredienti
160gr. di pasta Linguine
4 filetti di acciughe sott’olio
½ spicchio di aglio
1 cucchiaio di pinoli
1 cucchiaio di pistacchi di Bronte
1 piccolo peperoncino
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
1 mazzetto di prezzemolo
Olio evo q.b.
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Lavare il prezzemolo, asciugarlo, tritarlo grossolanamente con la mezzaluna insieme all’aglio, al peperoncino, due filetti di acciuga, i pinoli ed i pistacchi. Cuocere la pasta in acqua poco salata. In una larga padella scaldare due cucchiai di olio con i rimanenti filetti di acciuga, lasciarli sciogliere e poi, aggiungere il concentrato di pomodoro, mescolare bene. Scolare la pasta nella padella, aggiungere il pesto di acciughe diluito con mezzo mestolino di acqua di cottura, amalgamare il tutto e servire subito.

Paperita Patty

Accettare e accettarsi per vivere meglio / 2

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Seconda parte

Quindi sceglieremo di accettare soltanto quelle situazioni nelle quali la nostra possibilità di intervenire per cambiarle è nulla o eccessivamente ridotta, oppure ancora quelle circostanze per cui non vale la pena di impegnarsi e intervenire.

O ancora contesti in cui lo sforzo in termini di energie e di tempo è sproporzionato rispetto alla probabilità di ottenere un valido risultato o alla affettiva e concreta entità del risultato raggiungibile. Tenendo sempre ben presente che accettare non significa arrendersi.

Ma piuttosto essere consapevoli che adattarsi alle situazioni, se lo decidiamo dopo aver attentamente e in modo approfondito valutato i pro e i contro, rappresenta una scelta razionale e sensata per evitare inutili turbamenti e sofferenze.

Non sto dicendo che dobbiamo dimenticare ciò che non ci è stato possibile modificare e che magari non siamo ancora riusciti ad accettare. Sarebbe uno sforzo inutile e controproducente, perché, come ben sappiamo, le cose non si dimenticano, al massimo si rimuovono se non le accettiamo.

Ma la rimozione non significa scordarci del tutto, perché, anche se facciamo finta di esserci dimenticati di ciò che non siamo stati in grado di modificare, qualcosa nel nostro dentro resta sempre. Una spina, un dolore che, soprattutto se non abbiamo accettato la situazione, primo o dopo e in un modo o nell’altro torna a farsi sentire…

Armonia non è tentare forzosamente di eliminare e di dimenticare, non è arrotondare tutto illudendoci che le cose non siano state o non siano andate come in effetti sono andate, ma fare pace anche con ciò che non è andato come avremmo voluto e che ancora un po’ ci fa soffrire.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della seconda parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Libera nel vento, il Cammino in sella all’amata Calypso

Intervista all’autore Dino Marchese

 

Libera nel vento. A cavallo verso Santiago di Compostela. Un viaggio come un romanzo”.  Europa Edizioni- euro 14,90

 

 

Cosa c’è di più immenso che scrivere un libro per onorare la memoria e custodire il ricordo della compagna che ci ha lasciati dopo 30 anni di vita insieme?

E’ quello che ha fatto Dino Marchese nel tenerissimo e nostalgico romanzo “Libera nel vento” in cui ripercorre il Cammino verso Santiago di Compostela in sella all’amata purosangue araba Calypso. La compagna di cui parla è proprio lei, splendida e sensibile cavalla che oggi non c’è più, ma che il libro rende immortale.

156 pagine di pure emozioni che fanno innamorare anche noi perdutamente di Calypso. Quando Dino Marchese ne parla si percepisce che la sua morte, nel 2022, è tutt’ora un dolore che gli scalpella l’anima.

Il suo Cammino di Compostela risale al 2004 ed il libro gli è sgorgato d’impulso. E’ stato il suo modo di elaborare e metabolizzare il lutto. Non ci sarebbe riuscito se non attraverso la scrittura.

Perché ha fatto il Cammino di Compostela?

La mia motivazione è stata soprattutto spirituale e laica; ma durante il cammino ne ho scoperte molte altre. All’epoca facevo lunghe gare di endurance, resistenza con il cavallo, ero bravo e volevo mettere alla prova me e Calypso.

 

In generale perché lo si intraprende e il suo significato?

E’ cambiato nel tempo, ma l’origine era religiosa. Nel Medio Evo le grandi destinazioni erano 3: Gerusalemme, Roma e Santiago di Compostela.

Leggenda vuole che lì sia sepolto San Giacomo il Maggiore. All’epoca la Spagna era stata conquistata dai Mori, salvo quella limitata area nel nord della Galizia, che rappresentava la cristianità. Oggi ognuno compie il pellegrinaggio a modo suo, per ragioni che possono essere infinite e non necessariamente legate alla fede.

 

Il libro ha più piani di lettura: romanzo, diario di viaggio, ricerca spirituale, il legame con Calypso. Ce n’è uno che prevale sugli altri?

Io ne indicherei due: il viaggio e il suo significato, e sicuramente Calypso che è stata una presenza molto importante nella mia vita. Quando l’ho comprata da Andrea Bocelli era una splendida puledra di 3 anni, non ancora domata. In realtà è stata lei a scegliermi ed io me ne sono innamorato subito. L’ho svezzata e cresciuta; ci amavamo e capivamo al volo. Anche se avevo avuto altri cavalli, lei era la prima totalmente mia.

 

Ha scritto: “Dopo tanti anni tra noi c’è una relazione di complicità. E’ così simile a me che sono arrivato a credere che faccia i miei stessi sogni. Sognare gli stessi sogni….non c’è descrizione più completa dell’amore”. La profondità del vostro rapporto?

Quando arrivavo nella stalla, anche se non stavo portando cibo, lei mi veniva incontro perché voleva stare con me. Mi spingeva con la testa sul petto, sulla spalla, a volte riuscivo a dirigerla senza tenerla per le redini; mi fermavo e lei pure. Poi mi guardava con quegli occhi dolci, come chiedendomi «Allora che facciamo? Ci muoviamo o no!!».

Aveva il piacere della galoppata insieme. Cavalcare con lei sulle rive dell’arcipelago toscano mi dava un senso di libertà che a mia volta riversavo su di lei.

 

A che età e come è morta?

La durata media della vita di un cavallo è intorno ai 25 anni, ma lei era una purosangue araba; razza più longeva perché ha una struttura adatta alla resistenza ed un rapporto ottimale tra peso e cuore, pompano più sangue. Calypso è vissuta più di 30 anni, è morta di infarto nella stalla. Una delle poche volte che ho pianto in vita mia. A segnare la sua sepoltura, sotto un cumulo di terra, c’è una targa di metallo con la frase che mi è venuta subito in mente. “Libera nel vento, per sempre nel mio cuore”. Il titolo del libro.

Ora ha un altro cavallo?

No, perché lei è insostituibile. Quando ami così intensamente un altro essere e lui scompare apre una voragine che non si colma più. Il Cammino fatto con Calypso resta unico ed irripetibile.

 

Dal viaggio si torna stanchi, ma più ricchi di …..?

Esperienza. Il viaggio è una necessità che non finisce mai. Pavese diceva che è la cosa più crudele che esista perché dipendi dagli altri, sei costretto a chiedere informazioni, obbligato fisicamente ad aprirti ad altri esseri umani.

 

Farlo a piedi o a cavallo sono due modalità molto diverse tra loro. Ha scritto: “Hai la responsabilità di un altro essere, a cui non hai chiesto se vuole vivere la tua stessa avventura. Devi essere preparato ad affrontare ogni sua difficoltà, la tua responsabilità è doppia”.

Non è neanche come farlo in bicicletta, perché il cavallo è un altro essere vivente; può perdere un ferro, stancarsi, avere fame, molte volte devi aiutarlo. In alcuni momenti difficili sono sceso da Calypso per non pesarle troppo sulla schiena. Non sempre le tappe in cui fermarsi sono attrezzate per alloggiare anche il cavallo. Alcuni alberghi in realtà sono più che altro dei rifugi, con il minimo di assistenza e cibo. D’estate è più facile, perché può bastare un recinto all’aperto.

 

E’ possibile sapere prima i posti giusti anche per il cavallo?

Si se come me ti affidi a una guida. La mia era Pepe che lo faceva di mestiere e organizzava tutto. Lui mi dava le indicazioni per cui chiamavo la sera prima e prenotavo.

Ha scritto: “Il cammino non ti cambia, ma cambia il tuo modo di vedere le cose”. Cosa intende?

Il cambiamento vero e profondo è quello di te stesso: la prospettiva con cui guardi la vita, l’atteggiamento nell’affrontare quello che accade, i problemi e le difficoltà che ti si parano davanti. Per me è stato così, ma non è detto che lo sia per tutti.

 

Ci sono stati momenti particolarmente difficili che hanno rinsaldato ancora di più l’unione con Calypso?

Per esempio quando siamo cascati in un fosso ed era una situazione molto pericolosa; un cavallo pesa 5-7 quintali, può schiacciarti e ucciderti. E se è lui a spezzarsi una zampa ha finito di vivere.

Calypso si è alzata solo quando ho tolto la gamba da sotto il suo corpo. Ha capito che c’era un pericolo e poteva fare male. I cavalli, gli arabi in particolare, sono animali molto intelligenti, soprattutto dotati di una sensibilità superiore; quando la rivolgono all’uomo si crea un’alchimia meravigliosa ed incomparabile.

 

Emozioni più forti o ricorrenti che ha provato durante il Cammino?

Le più intense sono state due.

L’arrivo a Santiago, fuoco artificiale di emozioni. Eravamo nell’anno del Giubileo e la festività di San Giacomo cadeva di domenica. Occasione di festa in cui la cattedrale esplode e le enormi code di gente ti catturano l’anima. Sono arrivato a cavallo sul sagrato della chiesa, passando tra due ali di folla gigantesca.

L’altro è il passaggio da O’Cebreiro, il picco più alto del cammino. Un villaggio di origine preistorica a 1300 metri di altitudine; lì entri nella Galizia che è un mondo celtico, pieno di mistero ed emozioni, diverso dal resto della Spagna.

 

Il cammino è un percorso solitario, ma anche di grande comunione con chi incrocia la stessa traiettoria. Il suo profondo senso di fratellanza verso gli altri pellegrini è un sentimento condiviso?

 

Sicuramente è una mia percezione, ma molto diffusa perché c’è una grande apertura e voglia di conoscere le motivazioni altrui; ognuna è una scoperta, una storia unica che si condivide.

C’è una bellissima frase di Padre Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose, che suggerisce di partire con un bagaglio leggero; si sarà meno affaticati, ma soprattutto si avrà più spazio per accogliere i doni offerti dagli altri viaggiatori. Durante il cammino la gente si apre più facilmente, forse anche perché dopo non ci si rivedrà più.

 

I pellegrini sono dotati di un tasso di bontà e generosità superiore alla media oppure è il cammino che li migliora?

Credo la seconda. Più buoni non lo so, sicuramente più empatici. C’è anche un’altra dimensione del tempo; quando viaggi è flessibile, conta come lo vivi e recuperi un tuo ritmo. Determinante è l’incontro con altre persone.

 

Il libro è ricco di aneddoti. L’episodio che più porta nel cuore?

L’asino che ci insegue e raggiunge anche attraverso intelligenti scorciatoie; io lo umanizzo pensando che sentisse la solitudine. Credo inseguisse più che altro Calypso, l’animale più vicino a lui. Di fatto una situazione potenzialmente pericolosa. Lui era libero e imprevedibile. Se si scalciavano ed io finivo a terra erano guai. Poi hanno stabilito una gerarchia e tutto è filato liscio.

 

Che rapporto si crea con la natura durante il cammino?

Molto forte perché con lei devi confrontarti. La natura è benigna e matrigna; sempre e comunque più forte di te… e si fa sentire, tu sei un fuscello di inferiorità. Io ho intrapreso il viaggio ad agosto, ma è realizzabile tutto l’anno. In inverno presenta difficoltà particolari; basti immaginare il passaggio dei Pirenei con neve e freddo. Io sono arrivato a Santiago bagnato fradicio come un pulcino, battezzato dalla natura.

Stati d’animo e riflessioni che hanno costellato il suo viaggio?

Probabilmente cercavo il modo di fare pace con me stesso. Sicuramente ho scoperto di avere risorse che neanche sospettavo.

 

Il Cammino comporta anche dosi di sofferenza e fatica, come quando lei è stato male per il troppo cavalcare. Cosa l’ha spinta a non arrendersi?

 

Ero abituato ai viaggi a cavallo di 2 o 3 giorni e in gruppo; ben diverso è farlo per 13 e da solo. Cambia il confine tra spirituale e fisico e bisogna fare i conti col corpo. Per esempio, chi va a piedi si ritrova pieno di vesciche ed è importante che qualcuno gliele buchi. Io ho tenuto duro perché Santiago è un magnete che attira; hai fatto 30 e non fai 31, ti fermi? Anche se stanco, c’è qualcosa che comunque ti incita a continuare …

 

Ci sono regole non scritte, ma da rispettare?

Aiutare gli altri in difficoltà. L’imperativo è la solidarietà; se vedi un pellegrino a terra, ti devi fermare e dargli tutta l’assistenza possibile.

 

Perché ha deciso di proseguire ancora fino a Finisterre?

Perché in realtà è quello il “chilometro zero”, segnato da un cippo. Come molti, anche io inizialmente avevo pensato di fermarmi a Santiago. Solo dopo ho voluto andare oltre, affascinato dall’idea di raggiungere la fine della terra. Per Santiago ci sono più percorsi; per Finisterre solo uno. Ed è’ lì, dove c’è il mare, che si prende la conchiglia, simbolo del cammino.

Oggi a Santiago ottieni l’attestato in latino che certifica il tuo viaggio. Ma in passato molti lo facevano per conto di altri; per esempio, per ottenere indulgenze a favore di persone malate. La prova che avevano compiuto il cammino era ritornare con la conchiglia. Si chiamano conchiglie di San Giacomo, e sono le Coquille Saint Jacques che mangiamo.

Ha scritto: “l’importante è trovare l’armonia tra mente, corpo e spirito”. Lei lo ha fatto?

Credo di sì, ma non è detto che tutti ci riescano. Quel viaggio aiuta molto.

 

Che senso ha per lei la vita

Che la vivi.

 

Cosa è più importante?

L’amore, e non intendo solo quello tra uomo e donna; riuscire sempre a darlo e a riceverlo. Non essere aridi come un campo brullo, ma una natura rigogliosa.

Ha scoperto come gestire al meglio i dolori e gli sbarramenti della vita?

Non ci sono segreti, ti inventi soluzioni volta per volta. Difficoltà varie, da quelle professionali agli abbandoni, non si possono prevedere e neanche sapere prima come le sentirai. Ognuno le elabora a modo suo, io lo faccio attraverso la scrittura,

 

Cosa si augura per il futuro?

Riuscire a vivere pienamente momenti, affetti e amori.

LAURA GORIA

A Carnevale, via il feudatario

A cura di piemonteitalia.eu

“Una volta anticamente
egli è certo che un Barone,
ci trattava duramente
con la corda e col bastone…”

Così inizia l’Inno del Carnevale d’Ivrea, del 1858, cantato su una baldanzosa marcia che esprime lo spirito del melodramma italiano e del periodo risorgimentale.

 

Leggi l’articolo:

https://www.piemonteitalia.eu/en/node/299362

Grande partecipazione alla Festa dei Buer a Ozegna

TRADIZIONE, AGRICOLTURA E COMUNITÀ AL CENTRO DELL’EVENTO

Il commento di Federico Pozzo – Vice Sindaco di Ozegna e Sergio Bartoli – Consigliere Regionale e Presidente della V Commissione Ambiente

Ozegna, 2 marzo 2025 – Una giornata di festa, tradizione e comunità si è svolta oggi a Ozegna in occasione della storica Festa dei Buer, organizzata in onore di San Isidoro, patrono dei contadini. Un appuntamento atteso che ha visto una grande partecipazione di cittadini, autorità e rappresentanti del mondo agricolo.

Il Vice Sindaco di Ozegna, Federico Pozzo, ha aperto la giornata con un sentito ringraziamento ai Priori uscenti – Domenica Cresto, Gianni Gallo Lassere e Fulvio Rovetto – per il loro impegno nella conservazione delle tradizioni locali. Un caloroso benvenuto è stato rivolto ai nuovi Priori: Corrado Ceretto, Daniele Aimonetto e Tiziana Grassotti, che avranno il compito di portare avanti questa importante eredità culturale in vista della prossima edizione.

All’evento era presente anche il Consigliere Regionale e Presidente della V Commissione Ambiente, Sergio Bartoli, che ha sottolineato come “manifestazioni come questa siano fondamentali per mantenere vivo il legame con la nostra storia agricola e per valorizzare il lavoro quotidiano dei coltivatori, pilastro della nostra economia locale. La Regione continuerà a supportare iniziative che promuovono e tutelano le eccellenze del nostro territorio”.

Significativa la presenza delle istituzioni legate al settore agricolo, con il Direttore della Coldiretti, Carlo Loffreda, il Segretario di sezione, Massimo Ceresole, la Responsabile provinciale di Coldiretti Donna, Mirella Abbà, e il nostro prezioso referente della sezione di Ozegna, Davide Aimonetto, che con il loro impegno quotidiano sostengono il mondo agricolo locale.

Un momento particolarmente toccante è stata la preghiera dei contadini, letta in chiesa da Luca Vittone, in rappresentanza dello zio Gino Vittone, figura storica della comunità ozegnese, attualmente convalescente.

A lui va il nostro più affettuoso saluto e l’augurio di una pronta guarigione, con la certezza che la sua straordinaria energia e la sua generosità nel mondo dell’associazionismo torneranno presto a essere un punto di riferimento per tutti noi.

Desideriamo inoltre esprimere un sincero ringraziamento al parroco Don Luca e al vice parroco Don Massimiliano, che con la loro guida spirituale e la celebrazione della Santa Messa hanno dato valore e significato profondo a questa giornata di festa.

Un doveroso ringraziamento va anche alla Banda Musicale Succa Renzo, che con le sue note ha reso ancora più solenne e sentita questa giornata.

La Festa dei Buer si conferma dunque un momento di aggregazione fondamentale per Ozegna, un’occasione per rafforzare i legami della comunità e ribadire l’importanza dell’agricoltura e delle tradizioni locali, guardando con fiducia al futuro.

Federico Pozzo – Vice Sindaco di Ozegna
Sergio Bartoli – Consigliere Regionale e Presidente della V Commissione Ambiente