LIFESTYLE- Pagina 425

La storia in due film, dalle leggi razziali alla liberazione di Torino

Parole di settant’anni fa, che ci riportano a proclami – non simili, ma analoghi – di quotidiana attualità su temi come esclusione sociale, Europa, sicurezza internazionale

 

liberaz torinoL’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza (che ha sede a Torino)  ha riportato alla luce la versione integrale del documentario sulla visita di  Mussolini a Trieste, del 18 settembre 1938, durante la quale il capo del fascismo pronunciò pubblicamente per la prima volta la decisione di adottare una legislazione razziale tale da espellere dalla società gli ebrei. «La storia c’insegna che gli imperi si conquistano con le armi ma si tengono con il prestigio. E per il prestigio occorre una chiara, severa coscienza razziale, che stabilisca non soltanto delle differenze, ma delle superiorità. Il problema ebraico non è dunque che un aspetto di questo fenomeno» dice in un passaggio chiave del suo discorso il duce, parlando davanti a una piazza strapiena di folla. Il documentario,in quaranta minuti, propone un documento storico di drammatica importanza in cui sono evocati gli spettri di un contesto europeo quanto mai complesso e la possibilità della guerra, a cui rispondere con le armi di una “chiara coscienza razziale” che spiega il sinistro avvertimento sull’ “ebraismo internazionale” come “nemico irriconciliabile del fascismo”; un discorso intessuto di oscure minacce  come quella che risuona nell’affermazione  “il mondo si stupirà della nostra generosità ma anche del nostro rigore”.

 

Parole di settant’anni fa, che ci riportano a proclami – non simili, ma analoghi – di quotidiana attualità su temi come esclusione sociale, Europa,liberazione torino sicurezza internazionale. Il documentario sulla visita di Mussolini a Trieste, di cui l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza conservava una copia unica, sarà presto restaurato in collaborazione con l’Istituto Luce Cinecittà. L’ANCR, recentemente, ha presentato in anteprima anche  il film “I giorni di Torino. 18 aprile – 6 maggio 1945”, dove si raccontano i giorni della liberazione di Torino, dal grande sciopero del 18 aprile, al giorno della grande parata delle forze partigiane il 6 maggio, passando attraverso l’occupazione e la difesa delle fabbriche dagli assalti nemici del 25 aprile e 26 aprile, l’ingresso in città delle formazioni partigiane  fra il 26 e il 27 aprile, lo scontro con i tedeschi e i fascisti  barricati nel centro cittadino. Per raccontare questa vicenda  si sono scelte nella videoteca delle testimonianze dell’Archivio le voci di tanti protagonisti, ciascuno dei quali ricostruisce in un montaggio incalzante una tessera, un’esperienza, una situazione. Il contesto dei luoghi, il clima, i fatti sono evocati ampiamente dai materiali cinematografici più o meno amatoriali d’epoca e dalle foto scattate in vari frangenti di quei giorni.

 

Marco Travaglini

Bentivoglio D'Afflitto, conquistata dai 5 Stelle, approda a Venaria alla Cultura

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L’organizzatrice della Cena in Bianco, quest’anno al Parterre della Reggia di Venaria, scelta dal pentastellato sindaco venariese come neo assessore alla Cultura. Senza una precedente esperienza politica

 

Non pare una coincidenza assolutamente casuale che Antonella Bentivoglio D’Afflitto,   organizzatrice da anni dell’evento della Cena in Bianco, quest’anno ospitata nel Parterre della Reggia della Venaria Reale, sia stata scelta proprio dal neo sindaco di Venaria, il 5 Stelle Roberto Falcone, quale assessore alla Cultura della sua giunta. Spontanei i dubbi espressi dal presidente della Commissione Cultura del Comune di Torino, Luca Cassiani: ” Dalle cinque “e” della Cena in Bianco,  etica, estetica, ecologia, educazione, eleganza, alle cinque stelle il passaggio è breve”. Agli esponenti del Movimento Cinque Stelle in Comune a Torino, Vittorio Bertola e Chiara Appendino,  Cassiani ha ricordato come  per tre anni sia stata dileggiata la neo assessore alla Cultura a Venaria perché avrebbe preso diecimila euro dal Comune di Torino, oltre a occupare il suolo pubblico a fini commerciali,  senza pagarlo.

 

D’altronde la Cena in Bianco già anni fa, nella sua edizione al parco della Tesoriera,   aveva suscitato scandalo presso i consiglieri comunali per aver ricevuto il contributo di 10 mila euro dal Comune di Torino, che aveva pregressi problemi di debiti e di derivati, e per questo motivo aveva imposto forti tassazioni ai suoi cittadini. Basta essere organizzatori di eventi che abbiano anche un rilevante riscontro sociale per diventare assessori alla Cultura? Forse no, anche se si vanta un cognome nobile.  In un Comune che racchiude una Reggia come quella di Venaria Reale, non sarebbe certo fuori luogo come assessore scegliere un critico d’arte, scegliere uno storico e fine conoscitore dell’arte sabauda e non, in grado di avere il fiuto per accogliere le esposizioni  più prestigiose e per rendere le iniziative culturali e  le rassegne a Venaria degne della grandiosità della Reggia che ospita. 

 

Nel curriculum di Antonella Bentivoglio d’Afflitto si legge su Linkedin che è “creative director e social media contents & event manager, di nobili origini napoletane”.. . Tutti anglismi, per dire semplicemente organizzatrice di eventi… Per quanto riguarda la formazione si legge una Specializzazione in Pubbliche Relazioni, Pubblicità e Comunicazione applicata alla Bellodi & Chiappe Associati di Milano, e una frequenza di due anni alla Facoltà di Scienze della Comunicazione di Torino,  nel biennio 1984-86. Ma la facoltà di Scienze della comunicazione è di durata quinquennale.  Forse che il neo assessore alla Cultura del Comune di Venaria non possa vantare una laurea, ma solo la nobiltà?

 

Mara Martellotta

Al Colle del Lys il 70° anniversario della Liberazione

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Nino Boeti, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione dell’Assemblea regional ha annunciato la presentazione del dossier di candidatura della Regione Piemonte alla medaglia d’oro al valor civile

 

Il Colle del Lys ha ospitato domenica 5 luglio la seconda giornata delle celebrazioni per il 70° anniversario della Liberazione. In mattinata l’assemblea dei rappresentanti delle amministrazioni territoriali ha presentato e approvato un “documento d’intenti” che traccia la linea delle iniziative future del locale Comitato Resistenza, che compirà 25 anni nel 2016. “Senza memoria non c’è futuro”, ha sottolineato la presidente del Comitato, Elena Cattaneo.

 

Al termine dell’assemblea si è svolta la cerimonia commemorativa con gli onori militari ai partigiani caduti, da parte di un picchetto della Brigata Taurinense ed è giunta sul luogo della manifestazione la Fiaccola della Libertà. Tra i gonfaloni presenti, quello della Regione e di Torino, Alba, Boves e Cuneo, città medaglie d’oro della Resistenza. Le iniziative di sabato e domenica sono state promosse dal Comitato Resistenza Colle del Lys, sotto il patrocinio di Giunta e Consiglio regionale, del Comune e della Città metropolitana di Torino, e dell’Anpi, associazione rappresentata alle celebrazioni dalla vicepresidente provinciale, Maria Grazia Sestero.

 

“Questo è un momento fatto di emozioni e di riflessioni, in memoria del coraggio e del sacrificio dei 2024 caduti delle nostre valli”, ha detto nel suo intervento Nino Boeti, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione dell’Assemblea regionale. Boeti ha poi annunciato la presentazione del dossier di candidatura della Regione Piemonte alla medaglia d’oro al valor civile.

 

Hanno inoltre preso parte alla commemorazione l’assessore regionale Gianna Pentenero, i consiglieri regionali Silvana Accossato, Andrea Appiano Antonio Ferrentino, i parlamentari Anna RossomandoAndrea Giorgis e Umberto D’Ottavio.

 

Sul tema “La Resistenza attraverso tre generazioni” hanno portato, infine,  la propria testimonianza lo storico Angelo Del BocaBruna Sticca, figlia del partigiano Gim della 17a Brigata Garibaldi e il giornalista Battista Gardoncini, nipote del partigiano Giovanni Battista Gardoncini, medaglia d’oro al valor militare. Nel pomeriggio la passeggiata rievocativa con letture “sui sentieri della memoria”,  i canti popolari del coro “Giorni cantati” e le musiche del gruppo tedesco “Fanfaren”.

 

(Foto: il Torinese)

A teatro, nel cortile dell' Egizio, rivivrà il fascino di Akhenaton

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Per la prima volta si può assistere a due produzioni del Teatro Stabile nel rinnovato Museo

 

Nell’affascinante cornice del cortile del Museo Egizio, dal 25 giugno al 18 luglio prossimo, e dal 26 giugno al 19 luglio, rispettivamente,  andranno in scena in prima nazionale due produzioni del Teatro Stabile, sotto la direzione di Valter Malosti, “Antonio e Cleopatra”, tratto dal dramma shakespeariano,  e “Akhenaton”, scritto e adattato da Agnese Grieco, tratto dall’opera di Agatha Christie, per la traduzione di Edoardo Erba. A recitare saranno gli attori neodiplomati della Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, nell’ambito di un progetto concepito dal Teatro Stabile in collaborazione con il Museo Egizio, in occasione di “Expo Milano 2015- Nutrire il pianeta, Energia per la vita”.

A sere alterne il pubblico avrà la possibilità di assistere agli spettacoli di “Antonio e Cleopatra” , scene dal dramma di William Shakespeare,  nella nuova traduzione di Gilberto Sacerdoti,  e a “Akhenaton”. Questo dramma fu composto nel 1937 dalla celebre giallista, che sposò in seconde nozze un archeologo, accompagnandolo in importanti operazioni di scavo, proprio negli stessi anni in cui Sigmund Freud, rimasto affascinato dalle scoperte archeologiche a lui coeve,   scriveva, a proposito della figura del faraone eretico, il saggio su ” L’uomo Mosè e la religione monoteistica”. In Akhenaton si fondono elementi tratti dalla giallista a spunti freudiani sul faraone, insieme a ricerche compiute negli anni Ottanta del ‘900 dal Premio Nobel Naguib Mahfouz,  che raccontò nuovamente la vicenda del misterioso faraone di Tell el-Amarna.

“Antonio e Cleopatra”, variamente interpretato  come dramma romano e egiziano, rappresenta un play paragonabile a un prisma ottico. Visto frontalmente, rappresenta la storia d’amore e di politica narrata da Plutarco; visto di sbieco, spinge lo spettatore a decifrare l’infinito libro di segreti della natura. Per trovare, infatti, il corrispettivo dell’infinito amore di Antonio, bisogna, per forza, scoprire una terra e un cielo nuovi. Gli spettacoli, tutte le sere,  tranne i lunedì,  hanno inizio alle 21.30. In occasione delle recite, il Museo Egizio offrirà l’opportunità agli spettatori di scoprire i personaggi in scena attraverso un percorso affascinante tra testimonianze e documenti rari.

 

Mara Martellotta

 

(Foto: il Torinese)

Anche Pietro Micca ha il suo comitato

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“L’eccezionalità delle scoperte affiorate dal sottosuolo esige la realizzazione di un parco archeologico dedicato all’eroe Pietro Micca, alla Cittadella di Torino e all’assedio del 1706

 

Chiudere definitivamente il cantiere di corso Galileo Ferraris, ripristinare la galleria magistrale e l’accesso al Pastiss. Questo è il primo obiettivo del Comitato Pietro Micca, che si è formato per evitare la distruzione della Cittadella sotterranea di Torino a causa della costruzione di un parcheggio sotto terra. Il Comitato, che ha presentato un esposto in Procura affinchè venga valutato se la vicenda abbia dei profili penali, sottolinea in un documento che “L’eccezionalità delle scoperte affiorate dal sottosuolo esige la realizzazione di un parco archeologico dedicato all’eroe Pietro Micca, alla Cittadella di Torino e all’assedio del 1706. Tale polo museale, che sarebbe un’attrattiva turistica unica al mondo, ruoterà sul Maschio della Cittadella – recuperando la sua funzione naturale di Museo dell’Artiglieria e dell’assedio di Torino del 1706 – sul Pastiss, sul Museo Pietro Micca e sui nuovi ritrovamenti della Cittadella.”. Pertanto, nonostante la stagione (e la calura) estiva il Comitato che porta il nome del salvatore di Torino dai francesi, annuncia che nei prossimi giorni si muoverà per evitare che si possano verificare altre situazioni analoghe nelle prossime settimane e nei prossimi giorni.

Massimo Iaretti

Chiamparino e Toti, alleanza sul Terzo valico

“La lettera del presidente Toti pone un problema vero sul quale si gioca, almeno in parte, la capacità di spostare l’asse dello sviluppo sul versante mediterraneo dell’Europa”

 

treno frecciarossa milleMentre la Torino-Lione sarà beneficiata da nuovi fondi europei, un’altra grande opera che riguarda il Piemonte, il terzo valico, è stata esclusa. Ecco la dichiarazione del presidente Sergio Chiamparino in seguito alla lettera odierna del presidente della Liguria Giovanni Toti sulla vicenda.

 

“La lettera del presidente Toti pone un problema vero sul quale si gioca, almeno in parte, la capacità di spostare l’asse dello sviluppo sul versante mediterraneo dell’Europa, con tutte le implicazioni che questo ha in termini di crescita economica e di creazione di nuovi posti di lavoro. E’ un obiettivo che la Regione Piemonte sostiene da tempo con i diversi governi che si sono succeduti. In vista della riunione del comitato di programma organizzata per il 10 luglio prossimo a Bruxelles, sarebbe forse utile se il Ministro Delrio si facesse promotore di un incontro preliminare con le tre regioni maggiormente interessate dall’opera, Piemonte, Liguria e Lombardia”

 

(Foto: il Torinese)

Il centro San Liborio fa spettacolo

Parte l’Estate del Pavone, serie di eventi ed appuntamenti di vario genere: teatro, concerti, tango, laboratori

 

Adobe Photoshop PDFIl Centro San Liborio ed il FabLab Pavone, aperti da Sicurezza e Lavoro in via Bellezia, compiono un anno. E per festeggiare il traguardo raggiunto (e le moltissime attività messe in cantiere ed in campo) parte l’Estate del Pavone, serie di eventi ed appuntamenti di vario genere: teatro, concerti, tango, laboratori, attività per bambini e genitori, il tutto con in patrocinio della Città di Torino – Circoscrizione 1. Il primo spettacolo è previsto venerdì 3 luglio, alle ore 21.15, nel cortile della residenza universitaria Edisu San Liborio. Attori ed attrici del Teatro Carillon metteranno in scena “Reflezionem”, una incredibile storia ambientata in un ipotetico futuro in cui la tecnologia domina il genere umano.

 

Massimo Iaretti

Alex Langer, vent’anni dopo

Ci lasciò orfani di migliaia di cartoline, appunti, riflessioni, strette di mano, viaggi. Ci lasciò molti scritti e un’eredità difficile da gestire. Quella di un uomo ostinato e fragile, curioso, intelligente, caparbio

 

Langer 1“I pesi mi sono divenuti davvero insostenibili, non ce la faccio più. Non rimane da parte mia alcuna amarezza nei confronti di coloro che hanno aggravato i miei problemi. Così me ne vado più disperato che mai, non siate tristi, continuate in ciò che era giusto”. Sono passati vent’anni da quel 3 luglio 1995, quando Alexander Langer lasciò quest’ultimo biglietto prima di scegliere di allontanarsi volontariamente dalla vita.Aveva 49 anni, cattolico autodidatta (come amava definirsi), nato a Sterzing-Vipiteno, uomo senza patria e con molte patrie, intellettuale che parlava cinque lingue e aveva cento vite, costruiva ponti, univa popoli, faceva politica da persona che con questa politica aveva poco a che spartire. Al Pian de’ Giullari,nei pressi di Firenze, scelse un albero di albicocco in un uliveto, si tolse le scarpe, e ci lasciò al nostro “grande freddo”, come disse Daniel Cohn Bendit, il giorno successivo. Ci lasciò orfani di migliaia di cartoline, appunti, riflessioni, strette di mano, viaggi. Ci lasciò molti scritti e un’eredità difficile da gestire. Quella di un uomo ostinato e fragile, curioso, intelligente, caparbio, fondatore di Lotta continua prima (fu l’ultimo direttore a firmare il giornale, ma all’epoca il suo lavoro vero era insegnare in un liceo), poi dei Verdi, dei quali non fu leader per scelta, ma capogruppo al parlamento di Strasburgo.

 

Ci lasciò mentre l’Europa, lui che l’aveva già vissuta, si affannava a scegliere una via condivisa che ancora oggi stenta a trovare. Vent’anni diLanger2 assenza sono tanti per chi gli ha voluto bene e chi cercava nelle sue parole una risposta o l’illusione di averla. Nell’autunno 1961, Alexander Langer, appena quindicenne, scrisse (in tedesco) un editoriale sul nuovo mensile Offenes Wort, della Congregazione studentesca mariana di Bolzano. Vi si legge: “Vorremmo esistere per tutti, essere di aiuto ed entrare in contatto con tutti. Il nostro aiuto è aperto a tutti, così come per tutti vale la nostra preghiera. Venite a noi, e vi aiuteremo con tutte le nostre forze. Ma che cosa ci spinge a farlo? L’amore per il prossimo. Dobbiamo prendere sul serio la tanto declamata carità cristiana, senza mezze misure”. Alexander Langer per tutta la sua vita ha preso davvero tutto “sul serio”, davvero “senza mezze misure”. Difficile pensare a cosa avrebbe detto oggi. Difficile sapere cosa avrebbe detto di quest’Italia e di un’Europa sempre più cinica, lontana da quella che lui aveva sempre intravisto. Meno difficile immaginare il giudizio critico su questo mondo in conflitto con la sua idea di “più lentamente, più in profondità, con più dolcezza”, che ci avevi spiegato come radicale rovesciamento del motto olimpico “più veloce, più alto, più forte”. La suaostinata voglia di non piegarsi e costruire ponti l’ha lasciata in eredità a noi.

 

Marco Travaglini

Guglielmo Marconi e il brevetto della radio

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Era il 2 luglio del 1897, 118 anni fa 

 

Avere 118 anni e non mostrare nemmeno una ruga, denunciare un malanno, soffrire di un acciacco, è più unico che raro. Ed è così per l’invenzione che cambiò per sempre la storia dell’uomo: la radio. Era il 2 luglio del 1897 quando Guglielmo Marconi, a Londra,  ricevette il brevetto brevetto “Perfezionamenti nella trasmissione degli impulsi e dei segnali elettrici e negli apparecchi relativi”. Tre anni prima, a vent’anni, il giovane  Marconi iniziò i primi esperimenti sulle onde elettromagnetiche nella villa paterna di Pontecchio (oggi frazione del comune di Sasso Marconi, nel bolognese) ispirato agli studi sulle onde elettromagnetiche realizzati dal fisico tedesco  Heinrich Rudolf Hertz. Da quel momento lo scienziato iniziò una serie di esperimenti sulle trasmissioni a distanza, utilizzando mezzi di fortuna. La prima trasmissione telegrafica senza fili avvenne dal suo laboratorio alla collina di fronte, dove si era posizionato il fratello Alfonso insieme con l’aiutante Marchi. Marconi trasmise il segnale che azionò un campanello al di là della collina e un colpo di fucile in aria lo avvertì che l’esperimento era riuscito. Così Marconi, classe 1874, nel giro di qualche anno, realizzò l’apparecchiatura che, oltre a renderlo uno degli uomini più celebri del suo tempo, rese il mondo più vicino e più piccolo, annullando le distanze. Buona parte delle sue attività la svolse  tra l’Inghilterra e l’Irlanda poiché sua madre era irlandese e suo padre, pur essendo italiano, decise di assumere la cittadinanza britannica.

 

Il traguardo successivo dell’intraprendente Guglielmo, ottenuto il brevetto,  fu la prima comunicazione transoceanica, creando un collegamento dalla Cornovaglia,nella zona di Poldhu, all’isola canadese di Terranova, dall’altra parte dell’Atlantico, dimostrando così che la curvatura terrestre non rappresentava un ostacolo alle trasmissioni radio. L’esperimento riuscì il 12 dicembre 1901 ed è facilmente immaginabile l’entusiasmo che suscitò quando dal Canada Marconi inviò all’antenna installata in Inghilterra i tre punti che nel codice Morse indicano la lettera “S”. S’inaugurò da quel periodo l’era commerciale degli apparecchi radio, che lo stesso Marconi iniziò a costruire in serie con la propria società, la Marconi Wireless Telegraph Company. Il nuovo dispositivo si rivelò presto uno strumento essenziale per la sicurezza del trasporto marittimo, al punto che ogni nave ne venne dotata e l’addetto al suo funzionamento fu indicato con il nome di “marconista”, in onore dell’inventore del radiotelegrafo. Vale la pena ricordare, a riprova dell’utilità dei segnali radio i 1.700 viaggiatori del transatlantico Repubblic che vennero tratti in salvo durante il naufragio di quel piroscafo proprio grazie alla possibilità di lanciare un S.o.S via radio. A coronamento di questi successi venne  assegnato a Guglielmo Marconi il Nobel per la Fisica nel 1909, riconoscendogli “il contributo dato allo sviluppo della telegrafia senza fili”.

Marco Travaglini

 

La trilogia di Woody Allen sotto la Mole

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Mini rassegna dedicata a Woody Allen che si tiene dal primo al 18 luglio al Cinema Massimo 

 

Il grande regista e attore newyorkese arriva sotto la Mole nella ‘Trilogia di New York’, la mini rassegna dedicata a Woody Allen che si tiene dal primo al 18 luglio al Cinema Massimo, promossa dal Museo del Cinema in omaggio all’artista americano che al Festival di Cannes ha presentato ‘Irrational Man’. A Torino sono in programma  ‘Io & Annie’ (1 luglio), ‘Manhattan’ (7 luglio) e ‘Broadway Danny Rose’ (18 luglio).