Dal 3 al 5 Ottobre prossimi il Polo Fieristico Riccardo Coppo di Casale Monferrato ospiterà Monferrato Green Farm 3°edizione.
FIERA NAZIONALE
Quest’anno la Manifestazione si fregerà del titolo di “Nazionale”, a testimonianza dei tanti espositori che ogni anno giungono anche da regioni esterne al Piemonte oltre a quelli locali e regionali, e riguarda tutte le cinque principali categorie della Fiera.
Si tratta dell’innovativa Fiera del Verde e dell’Agricoltura che vede il coinvolgimento al loro ‘servizio’ degli altri comparti produttivi, artigianato, industria e commercio in una prospettiva di crescita del territorio sostenibile per l’ambiente.
La scelta di Casale Monferrato, nel cuore di un territorio rurale patrimonio dell’Umanità Unesco, non è casuale, per la sua storia e le sue tipicità.
L’evento è organizzato da D&N Eventi S.R.L. in collaborazione con il Comune di Casale Monferrato, l’Unione dei Comuni della Valcerrina, Associazione dei Comuni del Monferrato e Confartigianato Imprese Alessandria, con il patrocinio della Regione Piemonte, del Comune di Casale Monferrato, del Comune di Olivola (Prima Città dell’Olio del Piemonte),della Provincia di Alessandria, Provincia di Mantova, Camera di Commercio di Alessandria Asti e la partnership di Enti, Aziende ed Associazioni tra cui Asproflor Comuni fioriti, Confartigianato Alessandria, Confagricoltura Alessandria, Fai Delegazione di Casale Monferrato, Garden club di Alessandria, Istituto Tecnico Vincenzo Luparia, Ediltecnica Ferrari BK, Vivai Varallo, Marco Marinone Garden Designer, Provera, Occhio con Occhio.
Come tutti gli anni sono ben cinque le aree all’interno della Fiera che si potranno visitare:
Vivai
Area di esposizione e mostra di animali -Area Bimbi-Maneggio
Agricoltura- Fattoria Didattica
Salone delle Eccellenze Alimentari-Ristorante e Birrificio
Benessere e cura naturale della persona
Molte aziende espositrici partecipanti alla Green Farm, frequentano abitualmente Fiere Nazionali importanti del settore, e sono presenti in tutte le cinque categorie della Fiera.
AREA ECCELLENZE ENOGASTRONOMICHE- RISTORANTE- BIRRIFICIO:
Roberto Tentoni





“Ringrazio l’Associazione per l’invito e per l’organizzazione di questa splendida iniziativa – dichiara il Consigliere Regionale Sergio Bartoli –. È stata anche un’occasione importante per confrontarmi con i rappresentanti dell’Auser, ascoltando alcune problematiche concrete che meritano risposte e soluzioni. Proprio su questi temi, insieme al collega Silvio Magliano, abbiamo già presentato un atto in Consiglio Regionale, frutto di un lavoro condiviso e di un impegno comune che continueremo a portare avanti.”
Grande valore ha avuto la presenza dell’Onorevole Daniela Ruffino, già Sindaca di Giaveno e oggi Deputata, che non solo ha partecipato, ma ha voluto essere parte attiva della serata prestando il suo supporto concreto all’iniziativa: un gesto che testimonia vicinanza autentica e spirito di servizio.




Faustino Girella-Nobiletti a quel tempo era uno dei più brillanti e vivaci dirigenti della gioventù comunista novarese. Un’attivista coi fiocchi, tanto bravo e affidabile che un giorno, su esplicita richiesta del senatore Leone, venne inviato a Vercelli. I comunisti della città del riso avevano richiesto ai cugini novaresi l’invio di “un compagno sveglio e in gamba per una delicata azione di propaganda”. In ballo c’era la campagna elettorale contro la legge-truffa. “Dovete sapere che la legge elettorale varata quell’anno, che noi ribattezzammo legge truffa, fu una modifica in senso maggioritario della legge proporzionale vigente all’epoca dal 1946”. Promulgata il trentun marzo millenovecentocinquantatre la legge numero centoquarantotto, composta da un singolo articolo, introdusse un premio di maggioranza consistente nell’assegnazione del sessantacinque per cento dei seggi della Camera dei Deputati alla lista o a un gruppo di liste apparentate in caso di raggiungimento della metà più uno dei voti validi. Nel tentativo di ottenere il premio di maggioranza nelle elezioni politiche di giugno, la Democrazia Cristiana e altri cinque partiti si apparentarono. Al fianco dello scudocrociato c’erano socialdemocratici, liberali, repubblicani, gli altoatesini della Südtiroler Volkspartei e gli autonomisti del Partito Sardo d’Azione. “Noi, comunisti e socialisti, insieme a personalità come Ferruccio Parri e Piero Calamandrei avversammo con tutte le nostre forze quella legge”, aggiunse Faustino. Nel Paese era ancora vivo il ricordo della legge Acerbo, voluta da Mussolini in persona pochi mesi dopo la Marcia su Roma. In base a quella legge, la lista che prendeva più voti otteneva i due terzi dei seggi. E fu così che il listone fascista , grazie ai brogli e alle intimidazioni delle squadracce, nel ventiquattro ottenne il sessantaquattro virgola nove per cento dei voti, offrendo al regime una larga quanto fraudolenta base di consenso popolare. Faustino, di fronte a quell’importante incarico, non volle farsi trovare impreparato e predispose con cura il suo corredo. Infilò nel tascapane un po’ di vestiario di ricambio, la tuta, due pennelli ( “per le scritte murali”), una pagnotta di segale, una piccola toma di formaggio del Mottarone. Raggiunse Novara in treno e da lì Vercelli, viaggiando su di un carro carico di fieno. Recatosi alla sede del Pci in corso Prestinari, trovò ad attenderlo Francesco Leone in persona. Il senatore era un personaggio di prim’ordine. Noto antifascista e fondatore del Partito Comunista, comandante antifranchista durante la guerra civile spagnola e dirigente di spicco della Resistenza. La prima sorpresa l’ebbe in quel momento. L’incarico che egli era stato riservato consisteva nel contattare i vecchi monarchici vercellesi ai quali, spacciandosi per un inviato della casa Reale ( i Savoia erano in esilio a Cascais , in Portogallo), doveva rivolgere l’invito alla mobilitazione contro quella legge-tagliola. Già in Parlamento, i rappresentanti del Partito Nazionale Monarchico avevano votato contro la legge e il suggello della casa Reale serviva a rinvigorire la critica. Fu così che , lasciato perdere il suo corredo da propagandista dovette infilarsi un completo grigio scuro non proprio della sua misura, visto che gli andava un poco stretto di spalle, era corto di maniche e risultava lungo di gamba. Ma, come precisò con voce ferma Francesco Leone erano “particolari ai quali non si doveva prestare troppa attenzione”. Dopotutto, in quegli anni duri del dopoguerra, anche a un inviato dei Savoia sarebbero stati perdonati certi difettucci sartoriali. L’anello con il sigillo della Real Casa invece gli andava a pennello. Massiccio e lucente, pareva vero in tutto e per tutto. Merito di Gianni Fiorino, un artigiano orafo di Valenza che aveva fatto il partigiano in Valsesia con Cino Moscatelli. “Mi venne da ridere, guardandomi allo specchio”, confidò Faustino. Rise ancora di più quando, apprendendo che sua madre dimorava a Pratolungo, una frazione di Pettenasco, sfruttando quel suo doppio cognome, il Partito decise di affibbiargli anche un titolo nobiliare: Fausto Girella-Nobiletti, Conte di Pratolungo. Ah, se l’avesse saputo quel suo amico e compagno, sindacalista dei tessili della FIOT-CGIL. Lui sì che portava un nome e un cognome in grado di far scattare sull’attenti ogni monarchico: Umberto Re. Con il cognome a precederne il nome si sarebbe ottenuta la più alta carica dei Savoia.
