LIFESTYLE- Pagina 36

Hamburger di fassone made in Piemonte

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Un piatto unico appagante e sfizioso

Gli hamburger fatti in casa sono perfetti per un piatto unico appagante e sfizioso. Genuini e privi di conservanti si preparano velocemente,  pochi semplici ingredienti di qualita’e un risultato perfetto. Elemento principale la carne di “fassone” tenera, succulenta e saporita, apprezzata da tutti.

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Ingredienti :

 

500gr. di carne tritata di “fassone”

1 cipolla media

2 tuorli

Sale e pepe q.b.

3/4 panini da hamburger

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Stufare la cipolla affettata sottilmente con una noce di burro e un pizzico di sale. In una ciotola impastare a mano la carne tritata con il sale, il pepe, i due tuorli e la cipolla stufata. Formare i medaglioni di carne (con questa dose ne vengono 3 o 4, dipende dallo spessore) e cuocerli sulla piastra pochi minuti per parte. Tagliare i panini e tostare la parte interna in padella. A piacere spalmare un velo di senape sul pane, disporre la carne e completare con una fetta di pomodoro e una foglia di insalata verde. Servire con croccanti patatine fritte. Altro che fast food!

Paperita Patty  

Bandiera rossa sventolerà!

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Faceva un caldo soffocante sul lago Maggiore in quei giorni di fine luglio del 1965. Le Settimane Musicali di Stresa erano in pieno svolgimento.

Nate quattro anni prima  per iniziativa di un nobile avvocato veneziano, Italo Trentinaglia de Daverio , che aveva una villa a Stresa e  la musica  nel sangue grazie all’insegnamento trasmessogli dal padre Erardo che era stato direttore generale del Teatro alla Scala di Milano e sovrintendente de La Fenice a Venezia.

In poco tempo , la perla del Lago Maggiore divenne sede di uno dei più prestigiosi  festival internazionali di musica classica, presentandosi allo sguardo del mondo con il volto compassato e austero di una località che non aveva perso lo charme degli anni in cui Margherita di Savoia, futura Regina d`Italia, vi soggiornava presso la Villa Ducale o di quando le signore imbellettate potevano guardare dal finestrino del Simplon Orient Express, il treno di lusso della Belle Époque, i paesi e le isole del golfo Borromeo. Nell’auditorium del Palazzo dei Congressi si erano esibiti pianisti affermati come Arthur Rubinstein, Arturo Benedetti Michelangeli, Nikita Magaloff, accanto a  giovani talenti come Maurizio Pollini. Accanto a loro violinisti del calibrodi Isaac Stern e violoncellisti come Mstislav Rostropovich. Il palcoscenico delle “settimane”, oltre all’Orchestra del Teatro alla Scala, aveva ospitato le migliori orchestre del mondo come la Philharmonia di Londra, quelle di Vienna e Los Angeles o la Staatskapelle  di Dresda, una delle più antiche orchestre sinfoniche, diretta anche da Wagner e Strauss. Insomma, nel breve volgere di qualche anno, l’immagine di Stresa venen associata alle arie delle opere di Chopin e Vivaldi, alle sinfonie di Berlioz, Mozart, Beethoven, alle austere sonate di Bach, alle note possenti della wagneriana Cavalcata delle Valchirie o alle frenesie del Guglielmo Tell di Rossini. Di successo in successo si arrivò a quella torrida fine di luglio con un evento più unico che raro: l’esibizione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Mosca. Solitamente, sul pennone antistante il Palazzo dei Congressi, prima di ogni esibizione straniera, in segno d’omaggio, era usanza issare il vessillo della nazione a cui apparteneva l’orchestra. Così, di volta in volta, il cima all’asta, garrivano gli stendardi tedesco o francese, la bandiera a stelle e strisce degli Stati Uniti  o l’Union Jack britannica, e così via. Il problema sorse, gettando l’intera organizzazione nel panico, quando ci si accorse – negli uffici della Direzione – che nessuno aveva pensato di reperire una bandiera del paese dei Soviet. Che fare? Era tardi per farne richiesta al Consolato russo a Milano o a Torino e lo stesso valeva per l’Ambasciata. E poi, diciamola per intero, che figura avrebbero fatto? Era piuttosto sgradevole dover ammettere un errore del genere. Il direttore, disperato, non sapeva più dove sbattere la testa e alla data del concerto mancavano ventiquattr’ore e  in serata si sarebbero svolte le prove d’orchestra. “Una soluzione va trovata in fretta.

Non possiamo cadere su di un particolare così importante, rischiando un incidente diplomatico”,  disse, rosso in volto, il direttore ai suoi collaboratori, davanti ad un caffè al banco del Bar dell’Imbarcadero. La discussione, ad alta voce, venne udita da Raimondo Lupini, barcaiolo ed ex partigiano della Valtoce, nonché esponente di spicco della locale sezione comunista. Il “Mondo”, con in testa il suo inseparabile cappello da cowboy, era un tipo gioviale, allegro. Rivolgendosi al direttore, che conosceva da una vita, disse: “Mi scusi se m’intrometto, ma una soluzione al vostro problema ci sarebbe. A dire il vero non è proprio ortodossa, come cosa da fare, ma può ben andare considerate le circostanze”. E, senza tanti giri di parole, esternò la sua idea. Il direttore delle Settimane Musicali e i suoi collaboratori restarono a bocca aperta, attoniti. La proposta del “Mondo” li aveva lasciati lì, secchi come dei baccalà: innalzare sul pennone la bandiera rossa della sezione. Non quella della “festa”, con i fronzoli dorati e le lettere ricamate “Pci di Stresa”, che non sarebbe andata per niente bene. L’altra bandiera, quella che usavano ai cortei, rosso fuoco con falce, martello e stella di un bel giallo paglierino. “Una volta su, chi potrà dire che non è quella dei moscoviti? E poi non c’è quasi vento in questi giorni ed è prevista ancora bonaccia, quindi non sventolerà più di tanto e il trucco può funzionare”, aggiunse il Lupini. Convinti o no, direttore e assistenti, dovettero far buon viso a cattivo gioco. Non c’erano alternative se non quella di lasciare il pennone vuoto e sarebbe stata la scelta peggiore. Quindi, senza tanto clamore, la bandiera fornita dal “Mondo” salì in alto, più in alto dei tetti degli edifici circostanti, quasi a voler dominare dall’alto l’intera cittadina. L’assenza di vento consentì di confondere alla vista le differenze con la bandiera sovietica e la cosa finì lì. Tutti, in fondo erano soddisfatti. Gli orchestrali, piuttosto indifferenti, a dire il vero, si esibirono e lasciarono Stresa alla volta di Ginevra. Il direttore salvò la faccia e ringraziò “Mondo” che, a sua volta, informò della cosa – in via riservata – i suoi compagni che salutarono l’evento con una bella bevuta alla Bocciofila di Vedasco. L’unico che, all’oscuro di tutto, la prese davvero male fu Don Gerlando Gabbìa che quasi quasi stramazzò per terra dallo spavento quando vide il vessillo rosso. “Dio mio, i comunisti hanno preso il potere!”, gridò prima di chiudersi a doppia mandata in sacrestia. Ci volle un po’ di tempo e tanta pazienza da parte di Carlo Brovella, impiegato delle poste e aiutante delle Settimane musicali, per rassicuralo e convincerlo che non era successo nulla e che la bandiera era tornata a riposare nella cassapanca del “Mondo”.

Marco Travaglini

Ai Ronchi Verdi la functional area powered by Lacertosus

Martedì 24 settembre dalle 18 alle 21 l’inaugurazione 

 

Il Club Ronchiverdi di corso Moncalieri 466, immerso nel verde della precollina di Torino, lungo un’area di 50 mila metri quadrati, si espande ulteriormente investendo nel fitness,  già fiore all’occhiello dei suoi palinsesti.

Oltre le quattro piscine, due esterne due interne, nove i campi da tennis, la palestra, il bar e il ristorante,  il centro congressi, il postural lab Kinesis, l’agenzia viaggi, il 24 settembre prossimo sarà inaugurata la nuova Functional Area Powered  by Lacertosus e, al contempo, una nuova filosofia di allenamento dedicato in primis agli atleti, ma anche a chi desidera mantenere la propria linea, perdere peso o correggere la propria postura. Risultati garantiti dalle macchine Lacertosus, fondate a Parma nel 2007 da Claudio Paraschiv, azienda specializzata nella produzione di attrezzi training funzionali e accessori di elevata qualità,  protagonista di un’iniziativa unica in Italia.

“La nuova area funzionale dei Ronchiverdi, sviluppata su oltre 100 metri quadrati in collaborazione con Lacertosus, rappresenta un significativo passo in avanti per il benessere fisico dei nostri utenti – spiega Mario Bellavia, responsabile dell’area fitness. L’allenamento funzionale, infatti, è un metodo efficace per migliorare la forza, la salute cardiovascolare, la mobilità e la coordinazione. Questi benefici si traducono in una maggiore qualità della vita e in una riduzione del rischio di problematiche legate alla sedentarietà”.

La Functional Area Powered by Lacertosus è stata progettata per supportare al meglio questi obiettivi con una pavimentazione gommata e una corsia di erba sintetica ideali per allenamenti di alta intensità e dinamici. La dotazione comprende macchinari innovativi quali skyerg, airbike, tapis roulant e due rowing per la parte cardio, oltre ai rack e bilancieri olimpionici per il sollevamento pesi. Completano l’area attrezzi come kettlebell, box, Suisse ball e rose, mentre il rack con cable system consente un’ampia varietà di esercizi. L’ambiente è potenziato da un impianto audio all’avanguardia e luci a LED colorate, creando l’atmosfera ideale per allenamenti intensi e al tempo stesso coinvolgenti.

 

Mara Martellotta

Una vita viva

Se ci rendiamo conto di non amare la nostra vita, la nostra quotidianità, di non riuscire a dare un senso alla nostra esistenza, di trascinarci stancamente da un giorno all’altro, magari con frustrazione e rabbia, di essere vittime delle nostre paure e dei nostri schemi mentali, è arrivato il momento di cambiare!

E di spezzare le catene che ci impediscono di vivere una Vita Viva. Ma come, e come fare? Intanto partendo dai motivi che ci frenano e che possono essere svariati e diversi per ognuno di noi: il timore del giudizio altrui, la paura di sbagliare le scelte e di “cadere dalla padella alla brace”, o la fatica del cambiamento.

O le convinzioni negative che abbiamo interiorizzato, magari condizionati dagli insegnamenti e dagli esempi che abbiamo ricevuto nella nostra infanzia, o da persone negative nel nostro cammino esistenziale, che ci hanno trasmesso i loro pregiudizi, le loro paure, le loro tristi convinzioni.

Una vita vita non è necessariamente legata al possesso di notevoli quantità di beni materiali e di possibilità economiche. Conosco persone che, pur con limitate disponibilità, conducono una vita piena e appagante. Perché in armonia con i loro valori, e consapevoli di ciò che a loro piace e non piace.

Piene di intelligenti curiosità, di gratitudine nei confronti della vita, di piccole e grandi passioni, che sanno usare al meglio e in ogni istante i loro sensi per assaporare la vita, che non si lamentano di ogni cosa, che sanno amare e amarsi, ed essere ironiche e autoironiche, e pazienti il giusto, che non appesantiscono le inevitabili sofferenze e i contrattempi che la vita propone loro, e che non drammatizzano i propri errori.

Che sanno individuare e perseguire i propri obiettivi con coraggio e con la giusta serenità ed elasticità, consapevoli e non prigioniere o vittime dei loro bisogni, che si conoscono a sufficienza nei loro pregi e difetti e non si chiedono più di quanto siano in grado di dare, e che fanno della gentilezza, verso se stesse e verso gli altri, la loro regola di vita.

_(Fine seconda e ultima parte)_

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
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Ribrica su “Il Torinese” STARE BENE CON NOI STESSI

Cheers, il locale che ha fatto innamorare i torinesi

SCOPRI – TO    Alla scoperta di Torino

Ai piedi della Basilica di Superga di Torino sorge nel 2021 Cheers un ristorante innovativo, elegante che convince anche i piemontesi più esigenti.
Il primo Cheers nasce in Corso Francia nel 2019 come una birreria gourmet con arredi di legno e industriali, offrendo un menù studiato sapientemente per abbinarlo alle birre, una proposta ricercata con panini gourmet e pizze con materie prime selezionate. Ancora oggi tra i piatti più richiesti il burger con Black Angus con bacon e trevigiana o quello con il Patanegra le cipolle caramellate e il gorgonzola, rigorosamente da abbinare alle loro birre la Triple Rouge del Belgio e la Fireston americana.
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CHEERS SUPERGA
Nel 2021 nasce Cheers Superga, un ristorante molto raffinato dal pavimento in legno e le eleganti tavolate bianche con una meravigliosa vetrata che affaccia dall’alto sulla città di Torino, offrendo anche la possibilità di cenare con vista. Nel periodo estivo è aperta anche la terrazza panoramica con una vista mozzafiato.
Il menù di Cheers Superga offre una vasta selezione di pizze e molte altre leccornie. Tra gli antipasti più amati dai clienti vi è la battuta di Fassone, la mozzarella in carrozza, i Plin al sugo d’arrosto e i Tajarin al nero di seppia con datterino giallo e tartare di tonno. Per coloro che amano i secondi, vi sono la guancia di manzo alla liquirizia con cime di rapa fresche, il sottofiletto di Fassone e molti altri.
Menzione d’onore anche ai dolci con il loro fiore all’occhiello, la Lemon Tarte ovvero una delizia con crema al limone e meringa fresca.
Cheers Superga viene scelto come location per numerosissime feste ed eventi da tanti torinesi sia per la sua bellezza che per l’ampio menù.
Date le possenti mura e la posizione non sempre il telefono prende, ma per molti clienti è proprio una delle peculiarità del posto, per permettersi un pranzo o una cena in totale relax.
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LE ALTRE APERTURE DI CHEERS
Nel 2024 Cheers si amplia aprendo anche in Corso Casale con un ambiente intimo e dal design curato nei minimi dettagli e dall’estate ha aperto anche in Via Botero in centro a Torino.
Sui social vantano più di diecimila follower che sperano presto di vedere Cheers anche nelle periferie di Torino.
I giovani amano molto questi locali perché ognuno di essi ha la propria particolarità; dalla birreria più semplice in Corso Francia, fino al locale rinomato alla Basilica di Superga, il filo conduttore sono le materie prime e il loro continuo aggiornamento verso una cucina nuova, futuristica sempre pronta a nuove scoperte.
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NOEMI GARIANO

Il premio Miglior Barbera 2025 al Bricco dell’Uccellone Braida 2021

La guida essenziale dei vini d’Italia, firmata da Daniele Cernilli ( Doctor Wine) ha assegnato al Bricco dell’Uccellone Braida, vendemmia 2021, il premio miglior Barbera 2025.

Dal 2019 la guida ha istituito una speciale classifica che premia i migliori vini prodotti in ampia prevalenza da un singolo vitigno, tra i principali coltivati in Italia, sia autoctoni sia internazionali.

Il Bricco dell’Uccellone Braida si è affermato come il vino che ha ottenuto il punteggio più alto quest’anno nella sua  categoria, nell’ambito della degustazione effettuata dalla redazione della guida.

Questo riconoscimento ha destato grande soddisfazione in Raffaella e Giuseppe Bologna, proprietari dell’azienda vinicola di Rocchetta Tanaro che, nel 1982, ha creato l’iconico vino.

“Da sempre produciamo, con orgoglio e ostinazione, Barbera a Rocchetta Tanaro. Nelle espressioni più diverse, dalla vivace e tradizionale La Monella alle riserve Montebruna e Bricco della Bigotta, dall’AI Suma, che è una vendemmia tardiva, al contemporaneo Curej.

Il Bricco dell’Uccellone è uno dei vini che ha portato nel mondo il nome dell’Italia, di Braida, della nostra Rocchetta e su questo vino in particolare la ricerca stilistica non si è mai arrestata negli anni, per regalare sempre la massima bevibilità oltre a tutte le caratteristiche che si desiderano in un grande vino, come l’evoluzione perfetta del frutto, l’armonia tra la forza del vitigno e il grado di potenza dato dalla singola vendemmia”.

Ci sono vini che si fanno amare al primo assaggio, che si fanno ricordare e che entrano nella storia e la sanno plasmare. È il caso del Bricco dell’Uccellone del Braida, prima vendemmia nel 1982, ormai 42 anni fa.

In un contesto in cui la Barbera era considerata un vitigno popolare, Giacomo Bologna, avanguardista, reinterpreta il potenziale di quest’uva con una visione aperta alla modernità e all’internazionalità.

Giacomo Bologna seppe pensare in grande e la sua ricetta si basa sulla selezione dei cru, le rese molto più basse dell’ordinario e l’affinamento del vino in barrique di rovere francese per donare al vino eleganza e longevità.

Tre anni dopo la prima vendemmia, all’uscita in commercio di questa bottiglia che all’epoca era etichettata come vino da tavola, il successo fu travolgente. I riconoscimenti iniziarono a piovere sul Bricco dell’Uccellone, tanto che una giornalista inglese JancisRobinson nel suo Oxford Companion to Wine, alla voce Barbera scrive : “L’uomo che per primo mise la Barbera sul piedistallo, dimostrando che era un vino serio, fu Giacomo Bologna dell’Azienda Braida, il cui Bricco dell’Uccellone fu la prima Barbera ad essere commercializzata a livello internazionale”

Dal 2019 il Bricco dell’Uccellone è entrato nella Hall of fame dei Wein legend.

Mara Martellotta

Piazza Vittorio sboccia a settembre con Agriflor

Domenica 22 settembre, dalle 9 alle 19 in Piazza Vittorio Veneto a Torino, torna l’appuntamento mensile con Agriflor, il mercatino di piante, fiori e prodotti agroalimentari artigianali organizzato da Orticola del Piemonte.

Un vero e proprio “antipasto” all’insegna della Natura in vista di FLOReal, una delle principali manifestazioni florovivaistiche piemontesi e italiane, in programma dall’11 al 13 ottobre nella splendida Palazzina di Caccia di Stupinigi.

Agriflor settembre metterà come sempre in piazza una rappresentanza di alcuni dei migliori vivaisti e produttori agricoli piemontesi: circa una trentina di espositori con le loro eccellenze vivaistiche e alimentari per offrire una giornata di svago immersi nel verde e nel sapore anche in centro città.

Attenti allo smishing

Assistiamo periodicamente alla nascita di neologismi, specie in campo tecnologico, senza capirne il più delle volte il significato e, soprattutto, la portata dell’eventuale rischio. Cos’è lo smishing?

Il termine è stato coniato intorno alla parola SMS (SMiShing) perché è proprio attraverso SMS ed altri messaggi (whatsapp e simili) che viene perpetrata la truffa.

Quante volte riceviamo messaggi nei quali ci viene segnalato che un pagamento non è andato a buon fine e che contengono un link della sedicente banca che ci invita a ricontrollare le nostre credenziali?

E’ palese che, se davvero fosse la banca ad averci contattato, il messaggio conterrebbe l’invito a recarsi in filiale o, quantomeno, a contattare la nostra agenzia.

Oppure ci avvisano che la nostra carta di credito è stata bloccata e nel messaggio è presente, anche in questo caso, un indirizzo sul quale cliccare; superfluo dire che se compiliamo i campi che compariranno a quell’indirizzo avremo consegnato i nostri dati (magari anche codice fiscale, indirizzo, ecc) consentendo ai truffatori di agire con semplicità.

Lo smishing è la forma “telefonica” del phishing, perpetrato questo via mail; considerato che il 95% circa dei messaggi viene letto contro un 6% appena delle mail, è evidente come lo smishing sia il mezzo che consente ai cyber truffatori di agire quasi impunemente.

Dico quasi perché, se in alcuni casi è possibile fermare sul nascere un tentativo di truffa telematica (sovente sono gli stessi istituti di credito che bloccano transazioni sospette), il furto di identità può venire scoperto solo molto tempo dopo quando i danni sono ormai avvenuti: ecco quindi che, a nostra insaputa, è stata acquistata un’auto a nostro nome, è stato aperto un conto in banca o acceso un prestitooppure è stato, comunque, compiuto un atto a nostro nome ma a nostra insaputa.

Una versione più recente dello smishing è lo smishing affettivo: vediamo cosa sia.

Può capitare di ricevere sul proprio smartphone un messaggio del tipo “Ciao papà, ho perso il telefono; puoi scrivermi su whatsapp a questo numero?” Non c’è nulla di allarmante, ma l’atto successivo sarà la richiesta di fare una ricarica su questo numero “perché il mio amico me lo lascia usare ma devo ricaricarlo” o scuse simili.

Si tratta, in altre parole, di una vera e propria frode che si basa sulla manipolazione della vittima prescelta mediante l’utilizzo di piattaforme come whatsapp, telegram o altre.

Peggio ancora se alla richiesta di ricarica si sostituisce una richiesta di denaro tiposono fuori città e non ho soldi per la benzina”.

Nei casi più sofisticati, al destinatario della truffa viene inviato un link, attraverso il quale il malcapitato compilerà i propri dati aprendo le porte del proprio conto ai truffatori.

In molti casi, i truffatori sembrano conoscere molto bene i nostri nomi e le nostre abitudini, ma i responsabili siamo noi; come ho avuto modo di scrivere altre volte, quanti di noi applicano sul retro dell’auto gli autoadesivi con la sagoma di mamma, papà, figli e cane con il loro nome sotto? I social, poi, fanno il resto. Basta poco per scrivere al papà dicendo “papà, sono Marco, questo è il numero di un amico perché mi hanno rubato il telefonoecc ecc.

Come difendersi, quindi? Non comunicare mai informazioni personali o dati come codici di accesso, PIN, password, dati bancari e della carta di credito per telefono, via SMS o whatsapp; le banche non si sognerebbero mai di chiederci quei dati. In ogni caso, meglio recarsi in banca per verificare, prima, che alla stazione Carabinieri per denunciare la truffa, dopo.

E’ in ogni caso meglio evitare di conservare le credenziali (password, PIN, codici) dei conti bancari o delle carte di credito sul propriosmartphone; un eventuale malware penetrato nel medesimo consegnerebbe tutti i dati ai malintenzionati.

Per finire abbiamo lo smishing romantico. I truffatori cominciano a messaggiare con la vittima riuscendo a stabilire con essa una relazione di fiducia, iniziando dopo un tempo variabile a chiedere favori, prestiti o, peggio ancora, coinvolgendola in attività fraudolente (intestandole un’impresa criminale, per esempio).

Sembrerebbe inutile dirlo, ma evitate di dare confidenza eccessiva e di rivelare i vostri dati privati (finanziari, anagrafici, ecc) a chi non avete mai visto neppure una volta; non basta farsi inviare la foto per dire “si vede che ha una faccia onesta”: siete sicuri che la foto riproduca le sue fattezze? E non basta neppure che dica “frequento la parrocchia”, oppure “faccio volontariato” e cose simili: Giuda Iscariota frequentava persone irreprensibili ma guardate cos’è stato capace di fare.

SERGIO MOTTA

Paolo Desana padre della Doc tra i grandi raffigurati sui muri di Barolo

Una tavola artistica da esterno dedicata a Paolo Desana, il senatore “papà “ della Denominazione di origine controllata, la Doc dei vini,  sarà inaugurata ed inserita sul muro del comune di Barolo tra i vigneti verso la fine del mese di ottobre.

   La tavola, che avrà la  dimensione di 4 x 2,5 metri,  è stata realizzata dall’artista torinese Jargon Urban Artist voluta dal comune di Barolo dal titolo “Hope DOC Paolo Desana 2024” e sarà inaugurata insieme ad altre tavole artistiche dedicate a Luigi Einaudi, Adriano Olivetti, Michelangelo Abbado, Giacomo Morra e Juliette Colbert.