LIFESTYLE- Pagina 27

Il biglietto

IL BIGLIETTO

di GIANLUIGI DE MARCHI

 

15 OTTOBRE 2024

“Uno, ventitre, quarantaquattro, quarantacinque, quarantasette, sessanta…”

Carlo ripeté i numeri e gli sembrò che il cuore gli si fosse fermato.

Erano i “suoi” numeri, quelli che giocava da oltre tre mesi, da quando il jackpot del Superenalotto era diventato altissimo ed aveva scatenato il gioco a livelli mai visti prima.

Li sapeva a memoria, ogni settimana li giocava paziente e cocciuto; ogni martedì, giovedì e sabato, sempre nella stessa ricevitoria del paese. Ed ogni volta scherzava con il gestore, Alberto, suo compagno di scuola fin dalle elementari a Riva del Garda: “Non accettare altre giocate, sono inutili, quella vincente è la mia…”.

E Alberto, paziente, accettava la battuta, passava alla macchinetta la schedina, incassava i due euro della giocata e lo assicurava: “Tranquillo, ci vediamo domani, ho già i soldi in cassa per te…”

Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese la stessa scenetta; e mai una volta che uscissero almeno tre numeri, il minimo per portarsi a casa 20-30 euro.

“Meglio così, pensava Carlo “ vincessi un premio di consolazione non potrei certo sperare nel colpo grosso, i numeri o escono tutti insieme o non escono”.

Filosofia spicciola di chi tanti soldi non li ha mai visti, e preferisce “tutto o niente” piuttosto che “poco”; il niente lascia la vita come prima, il poco lascia la vita come prima con in più tanti rimpianti per l’occasione persa, solo il “tutto” cambia totalmente la vita, ti consente di girare pagina per sempre, realizzare mille sogni impossibili, levarti tutti gli sfizi, non avere più problemi con la rata del mutuo, le bollette, il datore di lavoro prepotente, la moglie sempre più scialba…

Già, Luisa, sua moglie…

Non sapeva nulla della sua giocata, non le aveva mai confidato che stava rincorrendo il sogno; solo Alberto ne era al corrente per motivi professionali. Carlo era superstizioso, come tutti i giocatori, non diceva nulla per non attirarsi la iella addosso, aspettava fiducioso, poi dopo gliel’avrebbe fatta vedere a tutti chi era…

Guardò Luisa: era davanti alla televisione con la maglietta di Camaiore, pallido ricordo di una vacanza in una pensioncina a due stelle dove anni prima erano stati a passare una vacanza di una settimana pagata facendo qualche sacrificio.

Stava guardando uno dei tanti programmi d’intrattenimento, fatuo e senza senso: una squallida sequela di personaggi che esibivano le loro “capacità” scimmiottando cantanti celebri (meglio se stranieri, storpiando le parole in maniera indecorosa), arrabattandosi in giochi di magia, facendo esercizi ginnici a sbarre o travi. Una esibizione per un’impresa che gratificava solo chi la realizzava, anche se il pubblico sembrava interessarsi moltissimo, applaudendo le performance di chi riusciva a far meno peggio degli altri…

Era bella Luisa, quando l’aveva conosciuta; la più bella della classe, alla quale tutti facevano il filo anche se non era la più intelligente.

La vita è così, purtroppo…Sei carina? hai uno stuolo di corteggiatori. Sei solo intelligente? Fatichi a trovare qualcuno che ti inviti a ballare in discoteca…

Ora, passati i cinquanta, era spenta, sempre stanca per pulire casa, star dietro ai tre figli che non ne volevano sapere di sposarsi o di andarsene e continuavano a pesare sulle sue spalle.

Carlo uscì sul balcone.

La serata era splendida, il cielo pieno di stelle, l’aria gelida ma frizzante riempiva i polmoni finalmente pulita e senza smog.

Aveva in mente quella cifra mostruosa: ottantanove milioni e qualcosa (il “qualcosa” equivaleva in realtà a 10 anni di lavoro…). centoottanta miliardi di lire suppergiù (dopo tanti anni di euro, per capire bene certe cifre, Carlo se le trasformava ancora in lire).

Una mostruosità, roba da emiro arabo, di quelli che arrivano nel più costoso albergo di Londra con 10 Rolls Royce, uno stuolo di ragazze una più bella dell’altra, cento valigie firmate con tutti gli accessori di superlusso per far capire a tutti che si è “miliardari”.

“Non incasso subito il biglietto, rifletté Carlo” altrimenti mi saltano tutti addosso a chiedermi soldi. Aspetterò magari un mese, lo farò incassare da un notaio o da una banca di un’altra città, qui in paese mi conoscono tutti, mi nasconderò per un po’, poi mi godrò la vita”.

Godersi la vita…

Una villa a due piani, un grande parco intorno, altro che villetta plurifamiliare con un fazzoletto di prato e due rose; una casa al mare, a Viareggio (altro che Camaiore, lì sì che c’è gente all’altezza del “nuovo Carlo”, quello ricco grazie al Superenalotto), una casa in montagna, a Cortina, naturalmente dove soggiornano tutti i VIP che contano.

Un paio di auto di superlusso (“Tanto, con tutti quei soldi, potrò non solo comprarmele, ma anche mantenermele, bollo e assicurazione comprese” sorrise compiaciuto Carlo). Magari una limousine della Buick ed una Ferrari d’epoca, di quelle che aveva visto una volta in un telegiornale, battuta all’asta per una cifra da capogiro che neanche si ricordava.

Ma subito un bel viaggio intorno al mondo per almeno sei mesi, a vedere tutti quei posti da favola che aveva conosciuto guardando programmi di viaggi: non Sharm el Sheikh ma le Galapagos, la Nuova Caledonia, le Seychelles, Bali…

Da solo, tanto la compagnia l’avrebbe trovata ad ogni tappa; sarebbe bastato far vedere la carta di credito “Platinum”, dare una mancia da 100 dollari al facchino, ordinare aragosta per due sere di fila e la sua camera non sarebbe rimasta vuota…

Novantatre milioni e qualcosa sono proprio tanti, ti puoi veramente levare ogni sfizio, fare tutto, bruciare i ponti, cancellare il passato, goderti la vita.

Goderti la vita…

Si voltò e vide Luisa che lo guardava.

Sentì un tuffo al cuore.

Luisa, sua moglie.

Nell’euforia del momento l’aveva cancellata dalla sua vita, l’aveva condannata ad una vita di stenti, a tirare la carretta giorno dopo giorno, a tirar su i figli, a combattere con le rate del mutuo, le bollette, il datore di lavoro prepotente; e con il marito assente perché sparito all’improvviso…

Rientrò in casa, si sedette vicino a lei, la baciò dolcemente, la strinse a sé.

Fecero l’amore lì, sul divano, e fu come se fosse la prima volta.

Andò in cucina, aprì un vecchio barattolo, il suo “salvadanaio” segreto, nel quale, settimanalmente, da mesi nascondeva il biglietto della giocata; lo rilesse con il cuore a mille.

“Uno, ventitre, quarantaquattro, quarantacinque, quarantasette, sessanta…”

Respirò a fondo, attese ancora un attimo, poi con calma lo stracciò in tanti pezzi e lo gettò nella spazzatura.

Tornò in salotto e disse a Luisa “Sai, ho pensato che in fondo ci potremmo regalare una settimana a Camaiore, è da un po’ che non ci andiamo, che ne dici?”.

Luisa lo guardò stupita, non sapeva cosa dire, riuscì solo a sussurrare un banalissimo: “Perché?”

Carlo la guardò sorridendo: “Perché te lo meriti e perché sono felice”.

 

Al Castello di Marchierù la mostra di preziose tazze e stoviglie

Apertura al pubblico domenica 27 ottobre, l’ultima della stagione 2024, al Castello di Marchierù con visite arricchite dalla mostra di preziose tazze e stoviglie utilizzate un tempo solo dai più fortunati, con degustazione di una “merenda reale” con cioccolata calda preparata dagli esperti Allievi dell’ Istituto Alberghiero Prever ed arricchita dalle GALUPerie conosciute ormai in ambito internazionale pur senza mai tralasciare la vicinanza al territorio pinerolese.

 CASTELLO DI MARCHIERU’ ( Villafranca Piemonte * via S.Giovanni 77)

Visite guidate dai proprietari delle sale del castello, del parco, della cappella gentilizia e delle scuderie settecentesche ( ore 10/11/12*15/16/17 )

Alle ore 16 e 17 in collaborazione con la GALUP, divenuta riferimento nel mondo delle galuperie e del celebre panettone, gli Allievi dell’ Istituto alberghiero Prever di Pinerolo serviranno agli ospiti prenotati la MERENDA REALE, una “ cioccolata calda all’uso antico”

Prenotazione obbligatoria al 3394105153 * segreteria@castellodimarchieru.it (visita e cioccolata)

Contributo visita € 8 / bimbi fino a 10 anni gratis * visita + cioccolata € 15 / bimbi € 5

Torino ed il Piemonte tuttora costituiscono punto di riferimento per gli amanti del cioccolato in tutto il mondo. Qui all’inizio dell’ ottocento si dette vita ai cioccolatini di ogni tipo, e nel 1865, unendo al cacao la nocciola delle Langhe, nacque il “gianduiotto”, così chiamato dal nome della maschera torinese Gianduja, perché messo sul mercato in occasione del Carnevale.

Numerose sono le grandi aziende produttrici nate in questo territorio, ed accanto ad esse esistono in città ottimi artigiani, facendo sì che la provincia di Torino si configuri come il maggior centro italiano di lavorazione del cioccolato.

Fra questi grandi marchi industriali e artigianali spicca la pluripremiata società dolciaria con sede a Pinerolo, conosciuta ormai in ambito internazionale, che ora ha aggiunto alla lavorazione dei celebri panettoni anche quella dei “gianduiotti” assieme alle tradizionali “galuperie”

Ad essa ed agli esperti Allievi dell’ Istituto Alberghiero Prever dobbiamo la possibilità di offrire ai visitatori del castello una tazza di cioccolata calda, un tempo riservata esclusivamente ai più fortunati, che a tal fine utilizzavano preziose tazze e stoviglie come quelle che si potranno ammirare in esposizione.

Ristoranti d’Italia 2025: la Guida del Gambero Rosso si rinnova

In Piemonte 202 insegne, 22 nuovi ingressi,   5 Tre Forchette, 2 Tre Gamberi, 1 Tre Tavole e 3 premi speciali 

Un’edizione nuova, nei linguaggi e nella lettura. Niko Romito si conferma in cima alla classifica delle 52 Tre Forchette insieme a Enrico Crippa che sale in vetta. 6 nuovi ingressi tra le eccellenze, 22 i Premi Speciali con due novità: Cioccolato. L’abbinamento sorprendente e la cantina più bella da visitare. 

 

Roma, 21 ottobre 2024 – Ristoranti che si reinventano bistrot, trattorie che abbracciano lo stile contemporaneo, enoteche che sperimentano nuovi concept culinari: il mondo della ristorazione sta vivendo una metamorfosi che riflette un cambiamento profondo nel modo in cui gli italiani vivono l’esperienza culinaria fuori casa. Un’esperienza sempre più influenzata da ritmi di vita frenetici e dall’onnipresenza della tecnologia che riduce la capacità attentiva. Sono queste le principali tendenze che emergono nella nuova Guida Ristoranti d’Italia 2025 che segna una svolta presentandosi rinnovata nella grafica – con immagini di paesaggi e dei piatti regionali della tradizione – e nella lettura – con nuovi simboli – come il razzo per le avanguardie e lo smile per il miglior rapporto qualità/prezzo – per condurre il lettore in un viaggio attraverso l’evoluzione della ristorazione italiana, celebrando tradizione, innovazione e creatività.

Sono 2.425 i locali censiti dalla Guida, tra ristoranti, trattorie, wine bar, bistrot, locali internazionali. 400 le novità che debuttano quest’anno.

 

Le Tre Forchette

A guidare la classifica delle Tre Forchette, star della ristorazione italiana, anche quest’anno c’è Niko Romito con il suo Ristorante Reale a Castel di Sangro (AQ), insieme a Enrico Crippa con Piazza Duomo ad Alba (CN) che ottengono un punteggio di 97 centesimi. Seguono con un punteggio di 95 centesimi, il ristorante Atelier Moessmer Norbert Niederkofler Osteria Francescana di Massimo Bottura che scende di un gradino, pur confermandosi nell’Olimpo degli chef, distinguendosi anche per il Premio Speciale Novità dell’Anno con il suo Al Gatto Verde a Modena. Rispetto al 2024 salgono a 52 le Tre Forchette, sostenute dal partner TRENTODOC, con l’ingresso di 6 nuove eccellenze, sempre più giovani e creative: tra le avanguardie spiccano il Ristorante Dina di Alberto Gipponi a Gussago (BS) e I Tenerumi del Therasia Resort di Davide Guidara a Vulcano (ME). L’argine a Vencò di Antonia Klugmann a Dolegna del Collio (GO) si distingue anche come Forchetta Verde per il suo impegno nei confronti della sostenibilità. Tra le altre novità: Andrea Aprea Ristorante a Milano, Dalla Gioconda a Gabicce Mare (PU), da Gorini a Bagno di Romagna (FC).

 

Il Piemonte

Sono 202 le insegne in Guida, con 22 nuovi ingressi, a testimonianza di una grande vivacità del settore con grande varietà di offerta, tra tradizione e innovazione.

8 le super star. Le 5 Tre Forchette:

 

Piazza Duomo ad Alba: sogno e rigore, istinto e ragione. Nessun clamore, né ricerca di visibilità e fama. Un atteggiamento quasi monacale i cui principali palcoscenici sono la sua cucina, l’orto e le strade di Langa. Enrico Crippa è perfezionista d’indole e conoscitore assoluto dell’ingrediente, impermeabile alle mode, detentore di uno stile che a partire da scuole ha fatto e fa scuola. Un orto vero, grande, curato da gente del mestiere e dallo stesso Enrico per approvvigionare giornalmente quanto serve a progetti di menu che del vegetale sondano le caratteristiche più intrinseche ed evolutive, dal seme alla maturità piena. Nei percorsi guidati, i soli disponibili, trionfa la ricerca dell’essenza. Emblematico l’Antipasto piemontese con un riassunto icastico che è un viaggio nella terra, nella storia pure dimenticata e nel vegetale attraverso quindici piccoli gioielli. Quattro i percorsi da 170 a 350 euro. Davide Franco organizza un servizio eccellente quanto leggero, dotto ma non cattedratico, capace di decifrare alla perfezione ogni esigenza di sala così come Jacopo Dosio gestisce e racconta una cantina assai importante sia per chi sa già dove andare sia, soprattutto, per chi vuole essere guidato in uno dei numerosi e prestigiosi pairing.

 

Villa Crespi a Orta San Giulio. Il minareto che svetta su Villa Crespi si erge come l’albero maestro della nave madre dell’impero Cannavacciuolo. Sono passati 25 anni e la conferma dell’efficacia della visione dello chef e di sua moglie è li a testimoniarlo. La commistione tra fermezza sabauda e calore partenopeo si ritrova in due menu degustazione, uno con i must e il secondo più contemporaneo. Sempre possibile la scelta alla carta. Il motivo di tanti successi risiede nell’equilibrio sapiente tra forma ed estetica da una parte e ricchezza e gusto dall’altra, riproponendo nuovamente la commistione tra Nord e Sud. Il nuovo sommelier illustra con passione le innumerevoli proposte al calice, non banali e in alcuni casi in esclusiva, avendo il ristorante acquistato l’intera produzione, alle quali potrete comodamente affidarvi. In alternativa si consulta una delle carte più ampie e prestigiose d’Italia, che si arricchisce di anno in anno.

 

Antica Corona Reale a Cervere. Due secoli e un decennio: Napoleone aveva appena subito Waterloo e già dal mese prima i Vivalda operavano qui. E ora non è affatto comune trovare sintesi così lucide fra tecniche, ingredienti, tradizioni conservando un solido quanto impeccabile attaccamento al luogo e alle sue risorse. Quel triangolo franco-ligure-piemontese costituisce la nota prevalente nella cucina di Giampiero, l’attuale Vivalda. Uovo in meurette al Porto vintage con pisellini novelli e spugnole di bosco, raviolo di spinacini dell’Orto Reale alla panissa ligure, cavolo nero, prezzemolo e bocconcini di scampi, poi la bouillabaisse allo zafferano dell’Aquila con scorfano di scoglio, astice blu di Normandia e asparagi verdi di Poirino, le lumache di Cherasco all’anice con carciofo spina di Albenga, la tarte Tatin “all-around”. Ad accompagnare i deliziosi lievitati dell’AtelieReale, il forno di casa. Davide Ostorero guida l’eccellente servizio. Cantina ampia e profonda che passa in rassegna la regione ma peregrina per il mondo con copiose tappe francesi.

 

Guido a Serralunga d’Alba. Della famiglia Alciati si è già detto tutto. Oltre sessant’anni fa con il ristorante Guido a Costigliole d’Asti ha iniziato un percorso che ancora oggi prosegue, con Piero in sala e Ugo in cucina. Dopo aver respirato la Storia con la “s” maiuscola, ci si dedica però a quella gastronomica del Piemonte con i loro classici sempre in carta come il vitello tonnato, gli agnolotti al sugo di arrosto (e un assaggio offerto dei plin al tovagliolo), la finanziera e il capretto al forno, tutti capisaldi del ristorante di Costigliole. Ma la famiglia non si è fermata lì: ecco le uova bianche preparate in camicia con zucchine Trombetta, parmigiano e tartufo nero, oppure il sorprendente pollo con salsa al limone e Arneis che non fa rimpiangere i migliori volatili della Bresse per qualità della carne. Ricerca costante altresì nel campo dei formaggi. Il territorio che è così ben presente e determinante sul fronte cibo lascia invece spazio quando si guarda la carta dei vini, ricca chiaramente di proposte della regione, ma altrettanto interessante sul piano degli Champagne e della Francia in genere. Il servizio di classe e di gran mestiere completano l’esperienza. Disponibile un menu degustazione Esperienza Guido con i grandi classici a 130 euro, o ancora due o tre piatti più il dolce a 85 e 110 euro.

 

Del Cambio a Torino, cGli anni passano, ma dal 1757, prima come caffè e come ristorante circa cento anni dopo, Del Cambio è la posizione più prestigiosa per accogliere i visitatori Come accade a tutti i posti ultracentenari, però, si susseguono stagioni ottime ad altre meno. La scommessa di 11 anni fa che vede sul ponte di comando Matteo Baronetto ha raggiunto le vette consone al suo talento, per la sua sensibilità, che si mostra in modo celato, quasi pudico. Certo, sono sempre presenti in carta classici come il vitello tonnato o gli agnolotti alla piemontese, ma l’anima dello chef si svela, per esempio, con l'”insalata piemontese”, dove si uniscono verdure di stagione cotte e crude, ognuna con il suo condimento. È richiesto un minimo di impegno per calarsi nell’animella e mozzarella di bufala, accoppiamento tanto inaspettato quanto perfetto, o per cogliere il dettaglio che il basilico cotto al burro “come fosse uno spinacio” apporta a ravioli di parmigiana dalla pasta perfetta. E cosa dire dell’illuminazione di usare la pâte à choux per creare dei tagliolini o un cannellone o ancora una lasagna? Il costante lavoro di ricerca ha inoltre portato a esperimenti con gli aceti in varie infusioni: quindi acido, dolce e speziato si rincorrono.

 

 

2 Tre Gamberi:

La Piola di Alba, Nello stesso edificio che ospita il ristorante Piazza Duomo, in pieno centro, una trattoria “moderna” nella forma quanto tradizionale nella sostanza che come la blasonata casa madre raggiunge, nel suo “campo d’azione”, innegabili livelli di eccellenza. La proposta cambia giornalmente: salumi e formaggi, insalata russa, splendidi tajarin con ragù di salsiccia o al tartufo di stagione, filologici agnolotti del plin al sugo di arrosto, la tagliata o la tartare di Fassona. Ma c’è di più: Dennis Panzeri si diletta (ispirato dalle stagioni e da una playlist sempre diversa) in piatti dove il protagonista assoluto è il vegetale. Mano felice pure nei secondi, dall’agnello al timo cotto a puntino al tradizionale brasato al Barolo. Dolci secondo stagione (sempre presente il loro gianduiotto) e carrello dei formaggi che vale il racconto. La carta dei vini, seppure focalizzata sul territorio delle Langhe e del Roero, vanta centinaia di referenze e ampia scelta alla mescita.

 

Consorzio a Torino. È ormai un classico nella ristorazione cittadina, dove Valentina Chiaramonte continua a lavorare sulle sue proposte alternative di ricerca, mescolando elementi tipici ad alcuni fuori regione o addirittura internazionali. Accanto agli storici ravioli di finanziera e all’uovo croccante su bietole con fonduta e pancetta, trovate quindi il tacos di mais, friciulin (polpettine di erbette tipiche del Piemonte), salsa tartara e tabasco verde, un piatto veramente riuscito dai giusti contrasti, o la pecora, ceci, cumino e kefir, e l’animella di cuore alla brace con fragole e agretti. La selezione di formaggi alterna sia ottime realtà locali che da oltrefrontiera, prima di una perfetta panna cotta per dolce. La carta dei vini continua a regalare belle soddisfazioni. È insomma il luogo giusto per sperimentare novità ma rimanere al contempo nel comfort della tradizione.

 

A chiudere il palmares è Scannabue, con Tre Tavole da Miglior bistrò. Team dinamico, spazi ampliati nelle ultime stagioni con l’angolo “gastronomia & vini” per acquisto di eccellenze a portar via, come le immancabili acciughe al verde. Altrimenti ci si accomoda nell’accogliente sala, per godere di una cucina che si destreggia alla perfezione tra tradizione (c’è un degustazione a lei dedicato di 5 portate a 35 euro) e sperimentazione, con ottimi risultati in ogni caso: che siano i plin ai tre arrosti, il vitello tonnato della casa, la finanziera, un’animella cotta nel latte di mandorla con crema di prugne e senape o l’eccezionale guancia brasata alla Barbera, il gusto non manca e la tecnica è evidente. Dolci coerenti. La cantina, ampia, naviga anch’essa tra Piemonte e Francia, senza porsi però dei limiti. A pranzo menu apposito (il Club Sandwich è da provare). E durante le festività si dilettano con i grandi lievitati, di buona fattura. Per tutto questo, e molto altro, inutile specificare sia fortemente consigliata la prenotazione.

 

I premi speciali

  • Del Belbo da Bardon a San Marzano Oliveto (AT) riceve il premio Miglior Carta dei Vini, con Tenuta Sette Ponti.
  • Reis – Cibo Libero di Montagna a Busca (CN) si aggiudica il premio No Food Waste, con Krombacher.
  • Ad Agnese Loss dell’Osteria Contemporanea a Gattinara (VC) il premio Tradizione Futura, con Inalpi.

 

Lo smile per il Miglior Rapporto Qualità Prezzo va invece a La Locanda del Falco, a Valdieri (CN). Già da un po’ i ragazzi di Valdieri, ambasciatori della tradizione ossolana in Valle Gesso, hanno doppiato – con successo – in città, al Sorì di Cuneo, dove si gioca un po’ di più con piatti e ingredienti e dove si sono concessi spazi più ampi anche per la ragguardevole cantina. La casa madre rimane comunque un posto del cuore per moltissimi affezionati clienti, vuoi per l’atmosfera piacevole, vuoi per la gestione accurata di tre veri appassionati del buon bere e del buon mangiare, e non da ultimo per la cucina. Alla carta e nei convenienti percorsi in degustazione trovate infatti una proposta di stretto territorio realizzata in costante sinergia con i produttori locali. Pure qui si beve bene, e il servizio contribuisce alla piacevolezza della sosta.

 

Tra le cucine d’avanguardia, oltre al già citato Del Cambio, si distingue Condividere, sempre a Torino, che continua a convincere per la sua formula “alla spagnola”, una certa spettacolarizzazione (anche negli spazi disegnati da Dante Ferretti) che spinge più sull’ironia che sul kolossal, il magistero del nume tutelare Ferran Adrià che si legge in certe citazioni (l’Oliva sferica El Bulli) ma ancora di più nel rendere la cena puro divertimento. La cucina di Federico Zanasi è comunque rigorosa e tecnica. Il menu Gran Festival (130 euro) regala episodi interessanti, dal Biancomangiare alle mandorle con granita di pomodoro al biscotto “Viva Mexico!”. Ci sono poi un più ridotto Festival (110) e una carta dei Classici (100). Per il dessert ci si trasferisce in una saletta a parte. Carta dei vini che spazia ed evidenzia gli aromi delle varie tipologie. Servizio adeguato all’esperienza.

 

 

La classifica completa è nel pdf allegato e al seguente link: https://drive.google.com/drive/u/2/folders/17MjDSQEDexlq5UGavp0ilBkKyTSONi7-

 

Gambero Rosso è la piattaforma leader per contenuti, formazione, promozione e consulenza nel settore del Wine Travel Food italiani. Offre una completa gamma di servizi integrati per il settore agricolo, agroalimentare, della ristorazione e della hospitality italiana che costituiscono il comparto di maggior successo, a livello internazionale, per la crescita dell’economia. Unico nel suo format di operatore multimediale e multicanale del settore, Gambero Rosso possiede un’offerta di periodici, libri, guide, broadcasting (Sky 415 e 133) e web OTT con cui raggiunge professionisti, canali commerciali distributivi e appassionati in Italia e nel mondo. Gambero Rosso Academy è la più ampia piattaforma formativa professionale e manageriale per la filiera agroalimentare, della ristorazione, della ospitalità e del turismo. Gambero Rosso offre al sistema produttivo italiano un programma esclusivo di eventi di promozione B2B per favorirne il costante sviluppo nazionale e internazionale. www.gamberorosso.it e www.gamberorossointernational.com

 

Giù dal nostro palcoscenico

 

Non scendere dal nostro palcoscenico significa rischiare un notevole livello di sofferenza personale. Significa dipendere in misura esagerata da ciò che gli altri pensano di noi, o, come già sottolineato, da ciò che noi crediamo che gli altri pensino di noi…

Significa essere continuamente condizionati dai giudizi altrui. Non dovremmo mai dimenticarci di una verità elementare: tranne in qualche particolare caso, le persone fanno a malapena caso a noi, a ciò che siamo e facciamo.

Ognuno in fondo è perso dentro i fatti propri, e spesso ai propri guai. E se qualcuno si rapporta a noi con modalità che non ci piacciono, quasi mai questo fatto dipende da noi, a meno che non abbiamo fatto noi in modo più o meno determinato qualcosa per provocare la sua reazione.

L’unico modo per stare in modo equilibrato sul nostro palcoscenico consiste nell’avere un giudizio positivo di noi stessi, il che implica anche accettare i nostri limiti, i nostri difetti, e sapere che possiamo sbagliare. E accettare i nostri errori.

Significa imparare ad ironizzare ogni tanto su noi stessi. E non avere bisogno di piacere a tutti. Non sarà mai così, ci sarà sempre qualcuno a cui non piacciamo, a cui non stiamo simpatici. E nella maggior parte dei casi questo si rivelerà indipendente da noi.

Se avremo il coraggio di pensarci in modo sereno ed equilibrato, capiremo che è una sua dinamica, il frutto dei suoi bisogni o dei suoi equilibri e una conseguenza della sua situazione personale. Sicché, scendiamo dal centro della scena, e sorridiamo, di noi e degli altri!…

(Fine seconda e ultima parte)

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Facebook Consapevolezza e Valore

Autore della rubrica de Il Torinese
“STARE BENE CON NOI STESSI”

La pasta è saporita con fave, pecorino e salsiccia

Un’idea per un primo piatto insolito e gustoso?

Linguine fave e salsiccia.

***

Ingredienti per 4 persone:

320gr. di linguine o trenette

400gr. di fave fresche o surgelate

300gr. di salsiccia o salamella

Cipolla, sale,pepe, olio

1 ciuffetto di menta.

***

Sbollentare le fave (conservare un mestolino di acqua di cottura), privarle della pellicina, lasciar raffreddare e frullarne meta’ con l’acqua di cottura, il ciuffo di menta, sale, pepe. Nel frattempo soffriggere un pezzetto di cipolla con un cucchiaio di olio, aggiungere la salsiccia ridotta a pezzettini, lasciar rosolare, unire il pure’ di fave e le fave intere rimaste. Cuocere la pasta al dente e spadellarla nel sugo. Servire con pecorino grattugiato fresco.

 

Paperita Patty

(Foto: il Torinese)

Fresca e leggera: insalata di pollo allo yogurt

Una ricetta light perfetta. Pollo grigliato arricchito da ingredienti freschi e leggeri, un piatto sfizioso che si prepara in anticipo in breve tempo e con poche calorie, adatto sia a pranzo che a cena.

***

Ingredienti

1 petto di pollo/tacchino a fette

2 cucchiai di yogurt greco

1 cucchiaio di maionese

1 cuore di sedano

100gr. di Emmenthal

30gr. di gherigli di noce

1 limone

Erba cipollina, sale, pepe, olio evo

***

Grigliare le fette di pollo senza condimento, lasciar raffreddare. Lavare e tagliare l’erba cipollina e il sedano. Ridurre a cubetti il formaggio. In una ciotola mescolare lo yogurt con la maionese, il sale, il pepe, l’erba cipollina, l’olio e poco succo di limone. Tagliare a tocchetti il petto di pollo, metterlo in una insalatiera, aggiungere le noci, il sedano, il formaggio e condire con la salsa allo yogurt. Mescolare bene ed eventualmente aggiustare di sale. Guarnire con fette di limone e servire accompagnato da una fresca insalatina verde.

Paperita Patty

Sua Maestà il Bollito, re di Montaldo Torinese

Dal 25 al 27 ottobre 2024 il Comune di Montaldo Torinese propone l’evento “Festa
del Bollito”, un momento di festa e animazione per conoscere le bellezze naturali di
questo piccolo territorio adagiato sulla collina chierese.
Il Comune di Montaldo Torinese ha voluto trasformare la Sagra in Festa per adattarsi
ai tempi che cambiano, come anche suggerito dall’Unione Europea nelle sue linee
guida. Trasformare da sagra in Festa vuol dire fare cultura, creare momenti di
aggregazione, incontrarsi. Sarà un momento di comunità che supera il concetto del
semplice cibo. Lo stare insieme una giornata ponendosi la questione del cambiamento
della società. Per essere protagonisti ora per il domani.
S’inizierà venerdì 25 ottobre alle 21 con la commedia in piemontese “Se perd la
passiensa … camp la cota ‘n sij busson!” presentata dall’Associazione Teatrale
Carmagnolese J’Amis del Teatro; lo spettacolo sarà presso il Circolo Polisportivo
Montaldese in Via Marentino 3 con ingresso libero.
Sabato 26 ottobre alle 15,30 l’Associazione XBacco propone la Caccia al Tesoro, con
una camminata alla scoperta dei sentieri della collina montaldese.
Domenica 27 ottobre alle 9 il Tour guidato di circa 2 ore alla scoperta della storia di
Montaldo; partenza dal Circolo Polisportivo Montaldese. Alle 11 l’inaugurazione alla
presenza delle Autorità.
La cena di sabato 26 e il pranzo di domenica 27 ottobre saranno dedicate al Gran
Bollito Piemontese, piatto tipico montaldese; un momento di convivialità e di
aggregazione. Le prenotazioni sono possibili al n. 345 4973061.

Cercasi maschio Doc

L’avvento di internet ha portato ad un aumento degli annunci di incontri, un tempo presenti solo su carta, con uscita settimanale o mensile, ed ora aggiornati più volte al giorno, con un’offerta indescrivibile anche su tematiche particolari.

Ecco quindi che, in un attimo, siamo in grado di incontrare virtualmente migliaia di persone, selezionandole per genere, età, località ed anche gusti sessuali: qualcuno cerca una relazione seria, qualcuno un incontro mordi e fuggi, qualcuno cerca chi inserire nel proprio ménage e così via.

Al di là dell’aspetto morale, perché ciò che non è espressamente vietato è consentito, questa possibilità di incontrare (o, quantomeno, contattare) con estrema facilità dei perfetti sconosciuti nasconde alcuni pericoli anche seri.

Il primo è insito nell’anonimato di chi incontriamo: siamo sicuri che la foto rappresenti realmente le fattezze reali? Il nome, l’età e la professione sono reali? Se quando vado all’incontro mi trovo un gruppo di persone che vogliono rapinarmi o, peggio, violentarmi?

Non da meno è il rischio di incontrare realmente chi ci aspettiamo che offrendoci da bere in un locale o, se siamo così sprovveduti da andarci, a casa sua ci narcotizza con la “droga dello stupro” (benzodiazepine) per cui potrà approfittarsi di noi e, al risveglio, non ricorderemo nulla.

Ma un pericolo meno traumatico fisicamente ma che può avere ripercussioni fastidiose è il rischio che qualcuno usi il nostro contatto per commettere reati o illeciti.

Mi spiego meglio: alcuni annunci, come pure alcuni profili sui social, mostrano ragazze o donne mature in atteggiamento inequivocabile, sessualmente esplicito o che, comunque, promettono il paradiso in Terra. Cosa ci costa contattarle, chiederel’amicizia o inviare il primo messaggio? Probabilmente in risposta ci verrà inviato un link dove poter vedere le loro foto, o dove potremo vedere meglio qualcosa di loro e così via.

Ecco che cliccando su quel link abbiamo intrapreso la strada dell’inferno, non in senso morale perché ognuno è libero di gestire la propria vita secondo propri codici, ma in senso pratico, fatto di seccature, rogne, rischi.

Se il link sul quale clicchiamo contiene un trojan o un malware, avremo fornito a chi ci ha inviato il link un passaporto per entrare nel nostro PC (o nello smartphone) a curiosare sui nostri conti correnti, sulle nostre password o, non da meno, rubare la nostra identità.

A me è successo qualche settimana fa: qualcuno ha copiato il mio profilo su un social (senza però mettere la foto) chiedendo amicizia a chi era già mio amico; ovviamente i miei amici, sapendo di avere già amicizia con me, prima di accettare la richiesta mi hanno contatto perché pareva strano che io chiedessi nuovamente l’amicizia.

Peggio ancora se contattiamo una ragazza iscritta ad alcuni siti di incontri (il database che io e collaboratori usiamo contiene profili che cambiano nome e identità pur mantenendo la stessa immagine): perfette sconosciute che chiedono il contatto telegram o whatsapp per poi mandarci foto “particolari”. Peccato che spesso quelle foto contengano al loro interno file eseguibili (una specie di steganografia) o realizzati appositamente per spiare nel nostro PC.

Con questo non voglio dire che la tecnologia o la modernità siano totalmente pericolosi, da evitare; voglio solo mettere in guardia dai pericoli che, oggi più che un tempo, risiedono nei social, nei siti di incontri o negli annunci su siti per adulti.

Anni fa i rischi erano ridotti: al massimo, se ti appartavi con uno conosciuto al ballo in piazza, potevi rimediare una violenza ma decine se non centinaia di persone avevano il loro viso, la targa o altro stampati in mente; ora, specie se chi ha intenzione di delinquere è esperto, è possibile che abbia agito in modo da non lasciare tracce in rete o che, complice l’alta velocità, giunga da Milano a Torino pur avendo dichiarato di abitare in Val di Susa, rendendo molto più difficile l’identificazione e la cattura.

Cosa fare, dunque? Aprire gli occhi, consapevoli che se una donna ci contatta dichiarandosi innamorata di noi senza neppure aver visto la nostra foto vuol dire che c’è qualcosa di poco chiaro sotto; se ci arrivano mail di una tizia di nome XYZ che chiede come stiamo dopo anni che non ha nostre notizie, ma nonostante l’ottima memoria non riusciamo a ricordarla, è il caso di cancellare la mail senza indugio.

Allo stesso modo, se chiedono nostre foto al primo contatto, magari sostenendo di essere nostre concittadine e chiedendoci l’indirizzo saremmo davvero stolti a fornirglielo.

Insomma, essendo abbastanza cresciuti da non credere più nelle favole, cerchiamo di non farci più incantare dal canto delle sirene digitali; fanno leva sul nostro bisogno di affetto o di compagnia, sfruttando la nostra debolezza. Provate a dire loro che siete disoccupati e con molti debiti da ripianare: scommettiamo quanto durerà la vostra amicizia?

Sergio Motta

Roma e Torino: ristoranti tra somiglianze e influenze

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SCOPRI – TO  Alla scoperta di Torino

 

Torino, in passato Augusta Taurinorum, nacque come colonia romana nel secolo 9 a.C proprio per questo l’urbanistica e l’architettura, ancora oggi,  rispecchiano in molti casi quella romana.
La Porta Palatina tra le meglio conservate al mondo è un chiaro esempio di questa influenza, il suo quartiere, il Quadrilatero romano assomiglia almeno in parte agli scorci che si trovano a Roma nel quartiere di Trastevere.
Il Quadrilatero nella sua piazza principale ospita numerosissimi ristoranti e locali notturni amatissimi dai giovani torinesi e dai turisti, vicoli e viuzze decussano fra loro tra i palazzi antichi e sprazzi di verde ricordando i profumi romani.
Poco distante, in via XX Settembre vi sono i resti dell’Area Archeologica del Teatro Romano in uso per oltre due secoli e riscoperto poi nel 1899 durante i lavori per il Palazzo Reale.
Un’altra zona di Torino che ricorda Roma ma solo per il nome è il Campidoglio su un piccolo rilievo collinare che si dice si chiami così proprio per il Campidoglio romano.


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RISTORANTI ROMANI NELLA CITTA’ SABAUDA

A Torino vi sono numerosi ristoranti romani, tra cui Du Cesari, con il suo Chef Danilo Pelliccia, classe 1974, nato a Roma ed appassionato dalla cucina fin da piccolo grazie alla nonna che preparava ogni giorno per lui prelibati piatti tipici romani. Lo Chef si trasferisce poi a Torino nel 2004 per amore e nel 2013 apre il suo ristorante romano in Corso Regina portando sulle tavole sabaude tutta la tradizione romana con ingredienti di primissima qualità ed in qualche caso un tocco rubato alla cucina piemontese. Tra i piatti più rinomati la Tartufonara, una Carbonara rivisitata con tartufo nero, parmigiano stagionato, tartare di fassone, puntarelle e guanciale fritto. Propone anche l’Amatriciana gialla con pomodorini gialli anziché rossi, gli gnocchi all’Amatriciana di Baccalà, fra i secondi l’anguilla in umido e la zuppa di razza chiodata. Non mancano poi i grandi classici come la pasta Cacio E Pepe, la Gricia e i Saltinbocca.
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Altro ristorante romano a Torino è il Quadrilatero romano di Via delle Orfane, con arredo e quadri che riprendono i personaggi della tradizione romana come Alberto Sordi e Gigi Proietti. Il menù propone un misto fra la cucina capitolina e quella laziale con tris di supplì, maritozzi salati e tanti altri grandi classici romani.
Verso Corso Lecce troviamo il Ristorante Al Campidoglio con oltre 30 anni di esperienza che offre pranzi e cene tipiche proponendo piatti romani con specialità che ricordano il Ghetto Ebraico di Roma come i Carciofi alla Giudia freschi.
Ubicato nel quartiere di San Salvario vi è anche Sora Gina e tantissimi altri ristoranti di cucina romana perché i torinesi amano mangiare bene e a Roma non si sbaglia.
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RISTORANTI TORINESI A ROMA

Viceversa la cucina piemontese è anche a Roma come il ristorante Taverna Lucifero a due passi da Campo de’Fiori, un locale semplice, molto amato dai cittadini romani che offre piatti come la fonduta, i tajarin al tartufo e molti piatti a base di funghi freschi.
Anche il ristorante Fafiuchè offre prelibatezze sabaude nel cuore di Roma, il suo nome deriva dal piemontese “fa nevicare” e propone piatti come il brasato, la polenta e numerose varietà di vini tipici piemontesi.
Entrambe le città, Roma e Torino, sono state Capitale d’Italia e riservano un fascino particolare con tutte le loro meraviglie date da monumenti, palazzi antichi e paesaggi mozzafiato, legate per sempre grazie alle loro reciproche influenze, anche culinarie, il ché certo non guasta.

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NOEMI GARIANO