LIFESTYLE- Pagina 205

Ritrovare bisogni e priorità dopo il Covid

Viviamo in tempi bui, sembra di essere nel Medioevo 4.0 in attesa che arrivi il Rinascimento. Il Covid ci avrebbe dovuto cambiare, dicevano. Eppure stiamo vivendo un forte momento di degenerazione sociale, abbiamo perso valori fondanti nella speranza di acquisirne di nuovi ma ancora con scarso risultato. Non esistono più regole da seguire e figure educative da rispettare. Galleggiamo in un mondo asettico e impersonale mediato dagli smartphone, spinti dalla forza motrice di una vita che è diventata sempre più stressante e faticosa. E in tutto questo perdiamo il nostro centro: personale e morale. Perdiamo noi stessi e ci dimentichiamo di chi siamo realmente, amalgamati e incelofanati in una società che, in fin dei conti, più che darci libertà ci reprime. Abbiamo bisogno di ritrovare la nostra centratura, di riprogrammare i nostri bisogni e le nostre priorità, di svincolarci dall’oppressione di una società che sta degenerando, di pensare soltanto a cosa ci rende felici e realizzarlo. E per riuscirvi serve discernimento. Serve chiedersi se quella situazione che stiamo vivendo stia apportando un contributo costruttivo alla nostra vita: se la risposta è no allora meglio distaccarsi, restare leggeri, non invischiarsi. C’è solo una priorità che davvero conta al giorno d’oggi: ritrovare se stessi ed essere felici.

Irene Cane

Psicologa

Con il ghosting l’amore sparisce

A tutti noi è successo di terminare una relazione, talvolta su nostra decisione, altre volte subendo la decisione altrui.

Fino a qualche anno fa, quando i social non si erano ancora impossessati in modo così violento della nostra esistenza, erano due le possibili modalità per porre termine ad una storia: in alcuni casi, soprattutto se i due partner sono abituati al dialogo e dotati di una intelligenza almeno media, chi decide di porre fine alla relazione lo comunica all’altra persona che può, quanto meno,trarne le conclusioni e comunicare, a sua volta, ciò che pensa.

In altri casi, invece, la decisione unilaterale viene comunicata senza addurre giustificazioni o con motivazioni palesemente fasulle.

Da qualche anno è comparsa una terza specie di partner che termina una relazione: quello che, semplicemente, sparisce.

Come spesso avviene, anche per definire questo tipo di relazione è stato coniato un neologismo: ghosting, cioè diventare fantasmi, sparire senza lasciare traccia, negandosi al telefono e cominciando a non rispondere più né ai messaggi né alle mail.

Quel che è ancora più grave è che tale atteggiamento spessocomincia quando la relazione sembra funzionare bene, quando nulla farebbe ipotizzare che uno dei due stia cercando di troncarla.

Questo atteggiamento, che in realtà risulta essere una tattica studiata a tavolino, non riguarda soltanto le relazioni affettive, ma anche i rapporti di amicizia o le collaborazioni lavorative.

Sparire di punto in bianco non è una novità, ma la comunicazione attraverso i social, attraverso la rete ha reso il fenomeno molto più diffuso.

Moltissime coppie mantengono i rapporti solamente via web e, oggi molto più di un tempo, si intrattengono rapporti a notevole distanza perché impegnati nel progetto Erasmus, o in missione di pace o momentaneamente trasferiti per lavoro a centinata di chilometri.

La comunicazione virtuale, fatta anche di mezzi che danno spesso luogo a fraintendimenti (emoticons, immagini), può essere interrotta in un istante semplicemente richiudendo il telefono, chiudendo la finestra della chat o spegnendo il PC. Si passa in un attimo dal contatto al vuoto. In un’epoca in cui l’autostima è ai minimi storici e la capacità di comunicare sembra riservata a pochi eletti, la soluzione a ogni problema di comunicazione non soltanto individuale ma anche all’interno di un gruppo è presto trovata: sparire. Ecco un esempio recente capitato a Motta: incontro una ex collega che non vedevo da oltre 30 anni e le chiedo scherzosamente perché non venga mai ai ritrovi di ex colleghi. Mi risponde che nessuna l’ha invitata, al che le chiedo il numero di telefono per inserirla nel gruppo whatsapp. Me lo detta mentre lo salvo nel mio telefono. Mentre si allontana provo ad aggiungerla al gruppo ma deve accettare l’invito, non è aggiungibile in automatico. Trascorsi 3 giorni l’invito scade, per cui le scrivo segnalandole il problema: “Non vuoi iscriverti?”. Risposta “No”. Le chiedo ancora “Non vuoi venire ai pranzi che organizziamo?”. Stessa risposta.

Non poteva dirlo subito? “Non mi interessa” oppure addurre qualsiasi altra motivazione? Scopro poi da altri che si è eclissata già da anni con loro.

Secondo alcuni studiosi, il ghosting sarebbe il risultato di stili di attaccamento disfunzionali esperiti nelle fasi precoci dello sviluppo. Solitamente sono persone che hanno subito abbandoni o comunque carenze affettive e tendono a replicare gli stessi schemi di dolore emotivo.

Chi adotta questa pratica, che è percepita dalla vittima come unvero e proprio abuso emotivo, nasconde una grande immaturità psicologica: interrompe una relazione rifiutando il confrontopoiché non si sente in grado di farsi carico delle proprie responsabilità, non vuole sperimentare il peso delle proprie azioni, il giudizio negativo o la sofferenza delle persone che si sono fidate di lui e da cui ha deciso di allontanarsi. A livello psicologico, il ghoster mette in atto un comportamento di evitamento sia del proprio dolore emozionale derivante dall’incapacità di stabilire relazioni mature sia dell’idea di causare sofferenza all’altro. I ghoster sono propensi ad autogiustificarsi, convincendosi di non voler ferire l’altro con la comunicazione della propria decisione trascurando il fatto che, così facendo, ottengono proprio l’esito opposto, con la vittima che si trova a dover gestire una profonda frustrazione.

Come abbiamo detto, il ghosting viene messo in atto nel bel mezzo di una relazione positiva, soddisfacente e carica di aspettative, interrompendo il fluire di sensazioni e sentimenti piacevoli. La vittima si ritrova impotente, come paralizzata,impossibilitata a comunicare il proprio dolore e bloccata nell’elaborazione del lutto. Questo genera frustrazione e senso di aggressività repressa che può esitare successivamente in forme depressive. Esperienze ripetute di ghosting subito possono condurre ad una generale mancanza di fiducia negli altri e a difficoltà ad intraprendere nuove relazioni.

Anche il ghoster non è esente da effetti negativi nel lungo terminepoiché il comportamento di evitamento, ripetuto relazione dopo relazione, dà una sensazione solo momentanea di benessere ma in realtà non fa altro che rinforzare l’ansia e la paura di un sanoconfronto e dell’inevitabile conflitto che accompagna le relazioni mature che durano nel tempo.

Sia i ghoster sia le loro vittime possono beneficiare di percorsi psicologici mirati al riconoscimento delle proprie emozioni, dei conflitti interni e esterni e alla loro gestione.

Sergio Motta

Cristiana Francesia

Cena in bianco al Caat

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CENA IN BIANCO UNCONVENTIONAL DINNER, quest’anno avrà una location particolare, il CAAT (Centro Agroalimentare di Torino), con particolare soddisfazione espressa dal Presidente Marco Lazzarino

 

L’evento flashmob “CENA IN BIANCO UNCONVENTIONAL DINNER 2022” prenderà vita e si svolgerà sabato 18 giugno p.v; in occasione della sua settima edizione torinese, avrà luogo in un nuovo sito urbano, svelato a sorpresa, lunedì scorso, ai 12 mila partecipanti: si tratta del grande mercato del CAAT (Centro Agroalimentare di Torino).

Cena in Bianco rappresenta un progetto ideato e voluto nel 2012 da Antonella d’Afflitto, torinese di origine napoletana, che ha creato un format ormai divenuto piuttosto celebre. Si tratta di un progetto gratuito per tutti i partecipanti, un flashmob spontaneo di persone invitate a radunarsi attraverso il web e a ritrovarsi convivialmente a tavola, tutti insieme, in una data precisa, in un luogo che ogni anno muta, portandosi tutto da casa per imbandire la tavola con amici e familiari, dal tavolo alle sedie, dagli accessori alle stoviglie,  bevande e vivande. I valori fondamentali sono la convivialità e la condivisione.

“Sono felicissimo – dichiara il presidente del CAAT Marco Lazzarino – che quest’anno la Cena in Bianco si svolga proprio presso il Centro Agroalimentare di Torino e ho da subito manifestato la disponibilità a ospitare le migliaia di persone che prenderanno parte a questa magica serata.

Questo evento dimostra il grande desiderio da parte dei torinesi di ripartire, con entusiasmo e energia, dopo il periodo di chiusura che ha contraddistinto gli ultimi due anni.

La Cena in Bianco rappresenta un evento in cui si manifesta tutta la forza e l’energia delle persone, vere protagoniste della serata, capaci di creare un clima di convivialità e eleganza, allegria e condivisione, che parte proprio dal desinare in compagnia”.

“Il CAAT – aggiunge il Presidente Marco Lazzarino – rappresenta un luogo da sempre capace di esprimere valori forti, quali l’impegno e la fatica che consentono di valorizzare al massimo i prodotti agroalimentari del nostro territorio. Il CAAT è,  inoltre,un luogo capace di esprimere una bellezza diversa rispetto alle piazze auliche in cui la Cena in Bianco è stata organizzata in passato, una bellezza legata al territorio e a ciò che, di buono, ogni giorno approda sulle nostre tavole, una bellezza legata al duro lavoro notturno di migliaia di persone, fatta di mille colori capaci di vivacizzare questo sito”.

“Un ringraziamento particolare va, inoltre – precisa il Presidente del CAAT Marco Lazzarino – a Antonella d’Afflitto,l’organizzatrice, che rappresenta il cuore pulsante della Cena in Bianco e che ha saputo cogliere la magia capace di sprigionarsi da questo evento.

Le persone che festeggeranno al CAAT la ripartenza, dopo un lungo periodo di chiusure e restrizioni,  saranno migliaia. Da parte nostra ci stiamo preparando con il nostro massimo impegno e le nostre energie ad accogliere in sicurezza oltre diecimila persone. Si tratta di un risultato sicuramente considerevole e apprezzabile. Il mio augurio è che possa essere una serata di spensieratezza e di ritorno alla normalità,  facendo conoscere ai partecipanti la magia del Centro Agroalimentare, dei suoi prodotti e dell’attività svolta da migliaia di persone ogni giorno, e mai interrotta neanche in tempo di pandemia”.

MARA MARTELLOTTA

Torino Comics, cosa succede domenica

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Alle 11 è in programma l’incontro di presentazione della mostra Dante e il fumetto, a cura di Università degli studi di Torino nell’ambito di Dante SettecenTO, le celebrazioni per il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri. Alle 12 il Maestro Giorgio Cavazzano presenta, insieme a Francesco Verni, Tournèe. Art Book (Feltrinelli Comics), una selezione che attraversa quarant’anni di incontri e storie, curata e commentata personalmente dall’autore.

Alle 13 si parla di conflitti e cambiamenti climatici nei fumetti con Mario Alberti, Corrado Mastantuono e Pugoffka, cosplayer e fotografa ucraina, che dopo l’inizio del conflitto è riuscita a trasferirsi in Polonia anche grazie al supporto della community cosplay polacca;

Alle 14 Silvia Ziche e Leo Ortolani sono protagonisti di un incontro sull’inclusività e sul ruolo delle donne: un dialogo a due voci tra Cinzia Otherside e Lucrezia, i due celebri personaggi nati dalla matita dei due artisti. L’incontro delle 15 è dedicato all’autoproduzione nel fumetto, con Massimiliano Frezzato, Alessandro Sidoti e Rossana Berretta. In programma alle 16 la presentazione di Satanica (Acheron Books), un’antologia di racconti “in odore di zolfo” di alcuni tra i più noti scrittori horror italiani, con Andrea Cavaletto, Christian Sartirana e Sara Simoni, mentre alle 17 Mago Sales è protagonista dello spettacolo Una magia per la vita, dedicato ai più piccoli.

 

Cinema e doppiaggio

Anche domenica è presente Kristian Nairn, interprete di Hodor nella celeberrima serie Il trono di spade: meet&greet dalle 15 alle 17.

Presenti tutto il giorno allo stand ODS – operatori doppiaggio e spettacolo le voci di South Park, celeberrimo cartone animato statunitense che viene doppiato proprio a Torino. Tra i doppiatori presenti, Gianni Gaude, Patrizia Giangrand, Walter Rivetti, Lucia Valenti, Roberta Martini, Francesca Vettori, Toni Mazzara, Laura Rostagno, Vanessa Giuliani, Luca Sbaragli e Osmar Santucho.

 

Cosplay

Alle 14, all’interno del classico Cosplay contest della domenica, è ospitata la tappa di qualificazione italiana dell’Europa Cosplay Cup, una nuova competizione cosplay a cui partecipano cosplayer qualificati da paesi di tutta Europa. Le finali si svolgeranno a novembre 2022 a Tolosa in Francia, in occasione dell’evento Tolouse Game Show. Il superpremio Torino Cosplay 2022 è un viaggio per due persone a Dortmund, in occasione del German Comic Con in programma il 3 e 4 dicembre 2022.

 

Videogames

L’area videogames, realizzata in collaborazione con Lega Esport e Ak informatica, ospita un palco

esport dove si svolgono gli Ak Invitational, show match con alcuni team di Esport italiani di Fifa, tra cui Sampdoria, Verona e Udinese. In collaborazione con Powned.it, inoltre, sono in programma i tornei di Hearthstone Battlegrounds. A ogni partecipante verrà assicurato un prodotto offerto da Hp, Riotoro e Yenkee.

 

 

Il mistero del cervello, le emozioni, i pensieri e le forme pensiero

Il cervello umano è uno fra gli organi più complessi esistenti in natura e, pur studiato ed esaminato con attrezzature sempre più sofisticate, nasconde ancora un mistero, a cui le neuroscienzededicano senza posa i loro complicati studi. Nell’ultimo decennio abbiamo appreso più elementi sul cervello umano che in tutta la restante storia dell’umanità grazie anche allo sviluppo di tecnologie come le macchine a risonanza magnetica, oltre a varie ricerche mirate e meta-studi sull’argomento, ovvero un insieme di metodi matematico statistici in grado di integrare i risultati di differenti studi clinici. Grazie all’utilizzo di computer sempre più potenti, questa metodologia di studio ha permesso di ottenere risultati relativi alla comprensione del suo funzionamento impensabili nel passato. Sappiamo che è costituito da 2 emisferi cerebrali, destro e sinistro, uniti tra loro dal corpo calloso, un intricato incrocio di fibre, e dal cervelletto, una sorta di piccolo cervello arcaico presente alla base cranica responsabile dell’equilibrio; questo, da solo, contiene 100 miliardi di neuroni, le “unità di comunicazione” del cervello, che formano una intricata rete capace di condurre gli impulsi nervosi ovunque nell’organismo, in tempi brevissimi ed in modo molto preciso. È lubrificato dal liquido cefalo-rachidiano, che svolge un ruolo protettivo, nutritivo e di smaltimento delle tossine che si accumulano nella comune attività metabolica ed è delimitato da tre sottili involucri, le meningi, che svolgono un ruolo protettivo. Sappiamo che utilizza dal 15 al 20% dell’energia prodotta dal corpo umano, impiegando come principale sostanza nutritiva il glucosio, è fittamente vascolarizzato e quindi molto ossigenato.

È un organo di dimensioni contenute, pesa mediamente circa 1,4 chilogrammi, è largo mediamente 14 centimetri, alto 13 centimetri e rappresenta solo il 2% del peso corporeo, e anche se è piccolo contiene tutte le informazioni della nostra vita e richiede un notevole dispendio energetico per svolgere la sua attività occorrendogli dal 15 al 20% di quanta ne produce l’organismo.

Ha una elevata attività metabolica, infatti, nonostante rappresenti il 2% del peso corporeo, consuma un quinto di tutta l’energia a disposizione dell’intero organismo. È composto dal 73% di acqua, è l’organo a maggior contenuto di grasso del corpo, ha una consistenza gelatinosa, molle elastica, e può contenere più di 86 trilioni di cellule cerebrali. Per cercare di comprendere la sua complessa struttura è sufficiente pensare che un minuscolo frammento di cervello, delle dimensioni di un granello di sabbia contiene fino a 100.000 neuroni, di cui esistono 10.000 tipi specifici. L’esame della sua struttura con la RMN, Risonanza Magnetica Nucleare ha permesso di identificare in modo preciso molte delle aree dedicate al controllo e alla attivazione di numerose funzioni permettendo di venire a conoscenza quali siano le zone cerebrali che vengono messe in azione nel momento in cui gli organi periferici sono sottoposti ai più svariati stimoli. Però, nonostante i notevoli progressi compiuti, gli studiosi sono ancora molto lontani dall’essere in grado di spiegare quale sia il suo esatto modo di funzionare, in particolare quale sia la modalità che consente la formazione dei pensieri e delle emozioni connesse a questi.

Da studi specifici e sofisticate sperimentazioni si suppone un meccanismo molecolare attraverso il quale si formano i pensieri primari che, una volta generati, vengono registrati e codificati nel cervello nelle innumerevoli reti neuronali, portando alla formazione della memoria di tutto quello che riceviamo dal mondo esterno. Oggi il suo funzionamento viene assimilato da numerose scuole ad un computer molto potente; da quando si è avuta l’enorme diffusione planetaria dell’informatica e delle attrezzature a questa connessa, si è giunti sempre più a immaginare una sorta di ispirazione reciproca tra i campi delle neuroscienze e dell’informatica.

Il caso più tipico è rappresentato dalle reti neuronali artificiali, alla base degli incredibili progressi che osserviamo oggi nel campo dell’Intelligenza Artificiale, ma questo non è ancora sufficiente a spiegare tutto quanto vi è di misterioso in quest’organo, responsabile dei progressi inarrestabili della nostra società. I neuroscienziati, ispirandosi ai modelli informatici, hanno potuto realizzare vere e proprie reti neurali che, almeno entro certi limiti, possono simulare il funzionamento del cervello e che sono anche in grado di apprendere e memorizzare alcune funzioni. I risultati sono senza dubbio strabilianti,  ma dal confronto con la funzionalità encefalica, restano sempre ben lontani dall’ottenere i risultati clamorosi che caratterizzano la genialità e la personalità di un individuo il cui cervello non è un semplice computer, ma una sorta di meccanismo che presuppone la presenza del desiderio e la consapevolezza insita in ogni essere umano, peculiarità non presenti in macchinari che tentano di imitare il funzionamento del cervello, e che, almeno per il momento  sono privi di quelli che, genericamente vengono definiti “sentimenti”. Una macchina resterà impassibile, al contrario di quanto succede ad un individuo, durante l’esecuzione di un brano musicale la cui intensità può commuovere, quale ad esempio il “Requiem” di Mozart, potente strumento in grado di evocare una intensa risposta emotiva. Un computer non si innamorerà di chi lo utilizza, pur trascorrendo buona parte del suo tempo con lui, o con lei.

Il problema che pur riuscendo a riprodurre in minima parte, per adesso, una efficace simulazione di reti neuronali, non si sa ancora come ricostruire alcuni componenti insiti fra le circonvoluzioni cerebrali responsabili delle emozioni e della nascita di pensieri. I neuroscienziati hanno individuato l’amigdala, una minuscola area dell’encefalo, di forma ovalare, situata all’interno del lobo temporale di cui esistono numerose prove in grado di dimostrare come l’amigdala sia correlata all’elaborazione emotiva, come il riconoscimento delle emozioni e il giudizio emotivo in generesenza che sia ancora stato individuato il completo ed esatto modo di agire. Un piccole esempio di quanto sia complicato lo studio del funzionamento cerebrale, di quanta strada vi sia ancora da percorrere in argomenti di complessità tale da affascinare l’uomo fin dai tempi più remoti, che si interroga da sempre dove e come nascano i suoi pensieri, la cui origine è oggi ritenuta da più di una scuola nella corteccia prefrontale, un vero e proprio raffinato centro di controllo capace di agire sulla rete tentacolare di 100 miliardi di neuroni con almeno un milione di miliardi di connessioni, le sinapsi. Oggi le neuroscienze ritengono che da questa sede vengano a prendere vita le nostre facoltà cognitive, da noi conosciute come “pensiero” e “mente”.

Abbandonando temporaneamente gli studi canonici riguardo questa problematica, ci possiamo imbattere in altri interpreti della manifestazione che siamo soliti chiamare “vita” che guardano al pensiero con occhio filosofico sostenendo che, come la luce preesistente fu la causa della formazione e del sofisticato sviluppo dell’occhio, al pari di questo meccanismo, il pensiero fosse preesistente al cervello, che l’abbia costruito e ancora lo sta costruendo per sua espressione.

Teoria cara ai Rosacroce suggerita nel trattato di Max Heindel, dal titolo “La Cosmogonia dei Rosacroce” in cui è anche indicata un’altra via a cui guardare riguardo il mistero dei nostri pensieri, quello delle “Forme Pensiero”, in cui viene fatto notare come un oggetto esista in primis nella mente di chi lo progetta, che lo immagina per la prima volta e lo può esaminare in ogni sua sfaccettatura dando vita appunto ad una forma pensiero che, invisibile a tutti, ma non al progettista, viene da lui concretizzata sulla carta, dando vita ad un progetto le cui indicazioni saranno lette da abili artigiani specializzati in grado di realizzare fisicamente l’oggetto immaginato. Questo, divenuto solido e visibile a tutti, corrispondente in ogni particolare all’idea del progettista, avrà una vita limitata, come tutto sul nostro pianeta, potrà essere distrutto dai più svariati eventi, ma del manufatto sopravviverà la forma pensiero che, secondo l’autore citato, non potrà più essere distrutta nemmeno da chi l’ha ideata ed a cui sopravviverà anche dopo la sua morte. La caratteristica più intrigante di tale teoria che, questa forma pensiero, potrà essere recuperata da coloro che hanno la capacità di leggere nella memoria della Natura, potendo avere la capacità di ricreare l’oggetto progettato un tempo che può essere anche assai remoto, migliorandolo alla luce delle conoscenze in cui tale evento si verifica.

Fantasie?  Chi lo sa.

L’argomento esula dalla Sapienza medica tradizionale, ed entra in campo in cui vi è comunque un notevole fermento di studi, quello del Paranormale, in particolare della Chiaroveggenza, a riprova che la nostra vita, nonostante gli indubbi progressi di cui andiamo giustamente fieri, rimane ancora un mistero, lasciandoci solo intuire che l’esplorazione del cervello è equiparabile a quella dell’Universo, essendo il nostro piccolo e delicato organo contenuto nella scatola cranica, equiparabile a ciò che è il cosmo nell’infinitamente grande di cui, di generazione in generazione, grazie al progredire della tecnica, riusciamo a sollevare appena il velo che ci nasconde le sue infinite meraviglie.

Rodolfo Alessandro Neri

Ultimo week-end per la prima edizione del “Gru Kids Festival”

“A tutto fumetto”

In programma laboratori, incontri e presentazioni sul mondo dei fumetti

Sabato 11 e domenica 12 giugno

Grugliasco (Torino)

Anche questo fine settimana (il quarto e ultimo) dedicato dalla Shopville “Le Gru” di Grugliasco al divertissement  di bambini e ragazzi fino ai 14 anni di età, vedrà il più grande centro commerciale in Piemonte e uno dei più estesi in Italia (oltre 12milioni di presenze l’anno e 180 esercizi commerciali su una superficie coperta di 100mila metri quadrati) impegnato in specifiche proposte studiate per fornire al “pubblico più piccolo”, carico di fantasia ed entusiasmo da vendere, la possibilità di dare sfogo alle sue passioni al fianco di professionisti che fra loro condividono i livelli più alti di esperienza creativa. Tema su cui si andrà a dar tutto fiato, sabato 11 e domenica 12 giugno, il “Fumetto”, disciplina artistica che, fra “strisce” e “nuvole”, da sempre affascina i piccoli (ma non solo) lettori grazie ad un linguaggio che fa dell’immagine unita alla parola la sua specificità, stimolando nei bambini diverse capacità cognitive. Sono oltre 550 i ragazzi che, insieme alle loro famiglie, hanno partecipato, dallo scorso 21 maggio, ai laboratori e agli incontri dei primi tre fine settimane di “Gru Kids Festival”format fortemente innovativo e diverso da qualsiasi altro festival organizzato in Piemonte improntato, tengono a precisare la direzione di “Le Gru” e il “Consorzio degli Esercenti”, “a portare la cultura dell’infanzia e dell’adolescenza all’interno di un Centro Commerciale, offrendo non solo gli spazi, ma mettendosi in prima fila nella produzione di eventi culturali a disposizione del pubblico”. Ma vediamo, dunque, le proposte dedicate al “Fumetto”, in agenda per questo fine settimana.

Sabato 11 e domenica 12 giugno, a partire dalle 11, lo sceneggiatore e scrittore per ragazzi Luca Blengino, fumettista e docente della “International School of Comics” di Milano, condurrà un laboratorio per ragazzi dai 10 ai 14 anni intitolato “Il mio primo fumetto”per imparare tutti i trucchi del mestiere, per fare fumetti come quelli “veri” grazie a questo minicorso, che spiegherà come si arriva a una storia scritta e disegnata partendo da un’idea.

Alle 16 il poliedrico artista Maurizio Lacavalla che spazia tra il disegno, l’illustrazione, la pittura e l’incisione, mantenendo sempre uno stile riconoscibile e suggestivo, insegnerà ai ragazzi a confezionare la loro prima “fanzine” utilizzando un mix di linguaggi diversi: il fumetto, la scrittura emotiva, il diario, il collage e la fotografia.
Alle 18, l’ultimo incontro del Festival vedrà come protagonista Enrico Pierpaoli, già autore di “Wasabi Gummybears Uncensored”, saga che ha fatto ridere tutto Internet, che presenterà a tutti gli amanti dei “manga” e della cultura giapponese il suo esilarante fumetto per ragazzi “Ciao mamma, vado in Giappone”.

Tutti i laboratori e gli incontri di “Gru Kids Festival” sono a ingresso gratuito e su prenotazione al Box info Le Gru o via mail all’indirizzo: boxinfo@legru.it

Ogni laboratorio ha una fascia di età e una capienza specifica comunicate sul programma; saranno ammessi ai laboratori soltanto i minorenni con i requisiti richiesti. Inoltre, fino a domenica 12 giugno, saranno a disposizione dei clienti del Centro dei CARNET “Gru Kids Festival Promotions” con voucher che offrono promozioni e sconti in diversi punti vendita del Centro.

Per ulteriori info: “Shopville Le Gru”, via Crea 10, Grugliasco (Torino); tel. 011/7709657 o www.le-gru.klepierre.it

g.m.

Nelle foto:

–       Immagine guida Festival

–       Enrico Pierpaoli

A Saluzzo “C’è fermento”

Al “Quartiere” di Saluzzo si scaldano i motori per la XII edizione del Salone dedicato alla birra artigianale di qualità

Da giovedì 16 a domenica 19 giugno

Saluzzo (Cuneo)

E’ sicuramente uno degli appuntamenti più attesi e importanti del settore a livello nazionale. 20mila persone in quattro giorni nell’edizione pre – pandemia del 2019, “C’è Fermento”, il “Salone delle birre artigianali di qualità” ritorna a proporsi quest’anno, da giovedì 16 a domenica 19 giugno, nella sua XII edizione, a Saluzzo, nei cortili settecenteschi de “Il Quartiere” (ex-Caserma Mario Musso, in piazza Montebello 1) che cura l’organizzazione in collaborazione con la Città di Saluzzo e il Comitato per la “Condotta Slow Food del Marchesato di Saluzzo”. Promettenti i numeri: venti birrifici (compresa una beer firm) per un totale di 120 birre alla spina e 11 cucine di strada che per quattro giorni (dalle 18 alla mezzanotte, giovedì e domenica; dalle 18 all’una, venerdì e sabato) animeranno il “Quartiere”, portando a Saluzzo il meglio della produzione di birra artigiana e di street food di qualità da tutta Italia. In particolare da tutto il Nord e dal Centro Italia, dal Piemonte al Trentino Alto Adige, dalla Lombardia alle Marche, in una proposta attentamente selezionata dalla “Guida alle Birre d’Italia Slow Food” e dal comitato scientifico formato da Luca Giaccone e Francesco Nota. Fra le Regioni rappresentate per la prima volta a “C’è Fermento 2022”, le Marche e il Trentino Alto Adige insieme a otto tra i “Mastri Birrai” e relativi birrifici, come “Beer In”, “Edit Brewing” , “Filodilana”, “Sagrin” e “La Piazza” dal Piemonte; “Birrificio Manerba” dalla Lombardia; “61cento” dalle Marche e “Birrificio Impavida” dal Trentino Alto Adige. Presente al Salone anche una “Birroteca”, dove poter trovare le proposte in bottiglia e in lattina: ogni birrificio selezionerà due referenze da proporre in queste versioni, per un totale di 40 birre da poter acquistare e consumare a casa propria. Molteplici e in arrivo pressoché da tutta Italia, anche le 11 cucine di strada selezionate dalla “Condotta Slow Food del Marchesato di Saluzzo”, con proposte che arrivano in particolare da Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Abruzzo, Toscana, Campania e Puglia. Le quattro giornate di “C’è Fermento” saranno scandite dai percorsi di degustazione curati e organizzati dall’ “Associazione ABC”, una piccola realtà cuneese che durante le serate di apertura porterà alla scoperta dei birrifici protagonisti e delle relative birre. Ogni giorno verrà proposto un percorso diverso di degustazione itinerante all’interno del “Salone”, durante il quale si svilupperà un tema specifico e si approfondiranno diversi aspetti della produzione e della degustazione delle birre. Ma non mancheranno anche gli “Appuntamenti Off”: eventi collaterali, musica diffusa, laboratori e visite sul territorio. Sempre all’interno de “Il Quartiere”, ma nel cortile d’onore, troveremo anche la postazione di musica e interviste di “Radio Beckwith”. Da non perdere anche le proposte del “Progetto IGA”, che si occupa di birre artigianali italiane realizzate con uva e con il mosto d’uva, una peculiarità riconosciuta anche a livello internazionale. Un punto di contatto tra due mondi, non una birra creata a partire da un mix ma l’elaborazione di un prodotto complesso che viene integrato e arricchito con l’utilizzo di uva. Questo progetto di eccellenza nel mondo del made in Italy  brassicolo verrà presentato al “Salone” con uno stand dedicato.

E intanto è ormai partito, a Saluzzo, il “percorso di avvicinamento” al “Salone, che ha, come momento clou, la “Collaboration beer”, creata appositamente per questa edizione. L’idea? Produrre una birra collaborativa simbolica, una “birra a più mani”, la cui ricetta viene creata dai mastri birrai di alcuni dei birrifici cuneesi partecipanti alla manifestazione. Una birra che sarà dedicata alla filiera locale – sia i cereali, sia i luppoli provengono dalla Provincia Granda – non troppo alcolica ma profumata e caratteriale. Domenica 12 giugno, alle 18,30, a Castellar la “Collaboration beer” verrà presentata in una tavola rotonda in cui si discuterà della filiera produttiva della birra alla presenza delle autorità. Martedì 14 giugno, alle 18,30, al Castello di Lagnasco, si terrà una sfida gastronomica, con il “Laboratorio del Gusto”: un contest sul beer pairing, in cui a ciascun prodotto presente verranno abbinati due birrifici, che si sfideranno al miglior abbinamento deciso dai partecipanti. Il fine settimana precedente il “Salone”, da giovedì 9 a domenica 12 giugno, nei bar e nei ristoranti di Saluzzo “Aspettando C’è Fermento” porta in anteprima le birre dei “Mastri Birrai”, abbinandole alle proposte ristorative saluzzesi.

g.m.

Per info: “Fondazione Amleto Bertoni”, piazza Montebello 1, Saluzzo (Cuneo); tel. 0175/43527 o www.cefermento@fondazionebertoni.it

Ph. Chiara Bruno

Il Villaggio Kozel al Lingotto Fiere

DURANTE IL TORINO COMICS

Dal 10 al 12 giugno, nel corso della nota manifestazione, spazio a un week-end in compagnia della birra ceca più apprezzata al mondo con degustazioni, giochi e relax

Un’installazione alta 3 metri che rimanda nell’immaginario collettivo al “cavallo” di Troia, arriva a Torino da venerdì 10 a domenica 12 giugno. Si tratta di Olda, il caprone simbolo vivente – da oltre 40 anni – del rispetto per la tradizione della birra e dei valori della comunità di Kozel, la birra ceca più venduta e apprezzata al mondo, con i suoi 4,5 milioni di ettolitri venduti in 48 Paesi. La prima apparizione di Olda, nella primavera del 2021, ha accompagnato il lancio del marchio sul mercato italiano. Oggi segna la ripartenza delle esperienze dal vivo per Birra Peroni, con il Villaggio Kozel.

Il Villaggio Kozel al Lingotto Fiere durante Torino Comics
La tappa torinese del Villaggio Kozel avrà luogo presso il Lingotto Fiere, nell’ambito della XXVI edizione del Torino Comics. Sarà dunque ricreata la suggestiva e ospitale atmosfera di Velké Popovice, dove la birra Kozel è nata, per una tre giorni di birra, giochi e divertimento.

Il “villaggio”, che ha debuttato a Milano lo scorso 20 maggio, facendo poi tappa a Padova e Torino, rappresenta il debutto europeo di questo format per Asahi International. “Kozel ha molto in comune con Birra Peroni: l’altissima qualità del prodotto, il legame con la tradizione, l’appartenenza a un territorio e non ultimo ‘il senso di comunità’. E’ ‘la birra con un villaggio dentro’ e cosa vuol dire villaggio se non stare insieme? Ricreando il villaggio di Velké Popovice coinvolgeremo il consumatore, catapultando nel mondo di Olda, con tanti i momenti all’insegna di leggerezza e spensieratezza” afferma Francesca Bandelli, Marketing & Innovation Director Birra Peroni.

Dalle 9 alle 19 i visitatori del Torino Comics potranno accedere al Villaggio Kozel e ai suoi vari corner, tra cui: un modular bar e un’area chill out in cui rilassarsi degustando Kozel; un’area giochi e, addirittura, un barber shop dove ci si potrà acconciare la barba. Senza dimenticare un foto corner con un photo booth interattivo, da cui sarà possibile stampare live la propria foto a tema Kozel. All’interno di Lingotto Fiere, infine, Kozel verrà venduta in varie aree bar in collaborazione con Autogrill.

Il primo anno di Kozel in Italia: 2 milioni di famiglie l’hanno scelta
Agli estimatori di Kozel, dallo scorso anno, si è aggiunta anche l’Italia. Lanciata sul mercato per arricchire l’offerta premium di Birra Peroni, nei primi 12 mesi di permanenza sul nostro mercato ha ottenuto il consenso di più di 2 milioni di famiglie italiane, con un tasso di riacquisto del 36% (tanto da essere stata inserita da IRI tra i Top Lanci 2021 nel comparto Food & Beverage). Un successo motivato, oltre che dalle sue caratteristiche che la distinguono dalle altre birre europee, anche dallo spazio che i prodotti premium continueranno ad occupare nel carrello della spesa degli italiani. Nel 2022, infatti, il 56% dei consumatori continuerà a scegliere prodotti premium e solo il 12% è pronto a sacrificarne la qualità, in virtù dei nuovi scenari di mercato.

La birra rimane una costante nelle scelte di acquisto e nei consumi degli italiani. In casa o fuori casa, si conferma sinonimo di convivialità: per oltre 8 consumatori su 10 la birra è adatta a qualsiasi occasione (86%) e favorisce la socializzazione (86%). Di fronte allo scaffale, crescono consapevolezza e attenzione nella scelta: la metà degli intervistati sceglie la birra in base al colore (55%), alla provenienza (47%), alle caratteristiche (37%) e allo stile (30%).

La produzione in Italia
Negli ultimi 12 mesi, peraltro, la produzione di Kozel ha interessato in maniera più consistente il nostro Paese. È partita con Kozel Lager, nello stabilimento Peroni di Padova, nel pieno rispetto della ricetta originale che prevede un’attenta selezione delle materie prime e la doppia decozione. Un risultato possibile grazie alla collaborazione tra i mastri birrai e agli alti standard di produzione. E ad oggi, per rispondere alla domanda del mercato italiano, interessa anche lo stabilimento di Roma ed include la variante Kozel Dark.

Kozel Lager e Kozel Dark sono disponibili su tutto il territorio nazionale grazie ad una distribuzione capillare nei più importanti punti di consumo, bar e ristoranti e nelle più grandi insegne di supermercati della grande distribuzione. Ma cosa decreta il successo di questa czech beer? Il desiderio di portare nelle case degli italiani tradizione, ospitalità e collaborazione – i valori di Velké Popovice – grazie al suo carattere divertente e spensierato.

Kozel, la birra che prende il nome da un caprone, nasce nel 1874 a Velké Popovice in Repubblica Ceca. Già presente in 48 Paesi del mondo, Kozel arriva in Italia nella versione Premium Lager (4,6% Vol) e Dark Lager (3,5% Vol), riconosciute universalmente per la piacevole bevibilità e il gusto unico, tanto da aver ricevuto oltre 200 premi in riconoscimento della loro qualità. La fedeltà alla ricetta originale, l’utilizzo di ingredienti di qualità altamente selezionati e il carattere divertente la rendono la birra ceca più apprezzata al mondo. Kozel, prodotta in Italia, nello stabilimento di Padova e Roma, si aggiunge al portfolio di brand Birra Peroni che rafforza così la propria posizione nel segmento delle lager premium internazionali