LIFESTYLE- Pagina 2

“Gusta”… un fresco, sabaudo Vermouth

Appuntamento nel “Giardino” della settecentesca dimora di “Casa Lajolo” a Piossasco, per un curioso viaggio  sensoriale nel mondo del “vermouth”

Venerdì 18 luglio, ore 20,30

Piossasco (Torino)

Madamin, gradisce un Vermouth? La domanda, per essere perfetta, andrebbe posta con intonazione strettamente turineisa … alla “Macario” per intenderci. Purtroppo trattasi di domanda oggidì in forte disuso. Anche nei migliori bar (se non forse in quelli rigorosamente storici) è difficile leggere, annotata dal cameriere di turno, una simile “comanda”. Vanno alla grande mille altri misteriosi intrugli a far da aperitivi, ma di “Vermouth” molto poco, purtroppo, si sente risuonar richiesta. Eppure parliamo mica di noccioline, con tutto di rispetto anche per le noccioline, ma di un grande “vino aromatizzato” nato a Torino e da Torino diffusosi, con una storia affascinante da vantare, in ogni angolo del mondo. Industrializzato (e non propriamente “inventato”) nel 1786 a Torino da Antonio Benedetto Carpano – che scelse questo nome riadattando il termine “Wermut”, con il quale in tedesco veniva chiamata l’“artemisia (assenzio) maggiore” – in realtà quello che ebbe poi a diventare l’ingrediente principale di numerosi cocktail, vantava già, pare, secoli e secoli di storia alle spalle: da Ippocrate addirittura (che si dice amasse bere vino aromatizzato, l’“ippocrasso”) con erbe, spezie e miele così come già s’usava nell’antica Grecia e nell’antica Roma. Fino ai nostri giorni.

Per arrivare a Torino, a fine Settecento, e prendere le ali, grazie all’intuito del grande inventore e distillatore, il succitato Antonio Benedetto (di nome e di fatto) Carpano. Dal 2017, fra l’altro, il “Vermut di Torino” o “Vermouth di Torino” (tutti piemontesi i grandi produttori: dalla “Cinzano” – Gruppo Campari – alla “Martini” alla “Carpano” – Fratelli Branca – e a “Gancia”) ha conseguito l’“Indicazione Geografica – IG” registrata.

E allora “Viva il Vermouth”. A rendere onore a questo grande prodotto delle nostre terre, si potrà nella serata di venerdì 18 luglio (ore 20,30) nel “Giardino” della settecentesca dimora storica di “Casa Lajolo” a Piossasco, che, all’insegna dell’evento dal titolo (che è tutto un programma) “Gusta”, farà da palcoscenico a un’esperienza sensoriale tesa proprio a (ri)scoprire e a celebrare tutte le meraviglie di un “re” del bere, alla cui popolarità contribuì anche (si dice) il Conte Camillo Benso di Cavour, che ne fu ghiotto estimatore al “suo” tavolo riservato del “Cambio”.

A guidare la serata, sarà Fulvio Piccinino, “ambasciatore” del “Vermouth di Torino” e autore del celebre libro “Il Vermouth di Torino. Storia e produzione del vino aromatizzato più famoso del mondo” (“Ed. Graphot”).

Durante l’incontro, Piccinino narrerà la storia e le curiosità legate alla nascita di questo affascinante nettare, racconterà come il Vermouth si sia evoluto nel tempo, consolidandosi nelle abitudini di consumo e nella produzione, diventando un simbolo di eleganza e convivialità.

L’esperienza “Gusta” prevede, inoltre, una “degustazione guidata” di diverse tipologie di “Vermouth”. Ogni sorso sarà intervallato da spiegazioni dettagliate e aneddoti, permettendo al pubblico di apprezzare le sfumature e le peculiarità di questo prodotto d’eccellenza.

La partecipazione  ha un costo di 35 euro a persona.

Per chi desidera vivere questa esperienza in compagnia, è prevista una speciale offerta di 60 euro per la coppia. Durata di circa due ore, “un tempo perfetto per immergersi completamente nel mondo del Vermouth”.

Iscrizione obbligatoria https://www.casalajolo.it/prenota/

g.m.

Nelle foto: “Casa Lajolo” in notturna; Calici di “Vermouth”; Fulvio Piccinino

Gli occhiali per leggere

/

Albertino era venuto al mondo quando ormai Maddalena e Giovanni non ci speravano più. E così, passando gli anni in un rincorrersi di stagioni che rendevano sempre più duro e faticoso il lavoro nei campi, venne il giorno del ventunesimo compleanno per l’erede di casa Carabelli-Astuti.

E con la maggiore età  arrivò, puntuale come le tasse, anche la chiamata obbligatoria alla leva militare. Albertino salutò gli anziani genitori con un lungo abbraccio e partì, arruolato negli alpini. Un mese dopo, alla porta della casa colonica di Giovanni Carabelli, alle porte di San Maurizio d’Opaglio, dove la vista si apriva sul lago, bussò il postino. Non una e nemmeno due volte ma a lungo poiché Giovanni era fuori nel campo e Maddalena, un po’ sorda, teneva la radio accesa con il volume piuttosto alto. La lettera, annunciò il portalettere, era stata spedita dal loro figliolo. Non sapendo leggere e scrivere, come pure il marito, Maddalena si recò in sacrestia dal parroco. Don Ovidio Fedeli era abituato all’incombenza, dato che tra i suoi parrocchiani erano in molti a non aver mai varcato il portone della scuola e nemmeno preso in mano un libro. Chiesti alla perpetua gli occhiali, lesse il contenuto alla trepidante madre. E così, più o meno ogni mese, dalla primavera all’autunno, la scena si ripetette. Maddalena arrivata concitata con la lettera in mano, sventagliandola. E il prete, ben sapendo di che si trattasse, diceva calmo: “ E’ del suo figliolo? Dai, che leggiamo. Margherita, per favore, gli occhiali..”. E leggeva.  Poi, arrivò l’inverno con la neve e il freddo che gelava la terra e metteva i brividi in corpo. Il giorno di dicembre che il postino Rotella gli porse la lettera del figlio, decise che non si poteva andar avanti così. E rivolgendosi al marito con ben impressa nella mente la scena che ogni volta precedeva la lettura da parte del parroco, disse al povero uomo, puntando i pugni sui fianchi: “ Senti un po’, Gìuanin. Non è giunta l’ora di comprarti anche te un paio d’occhiali così le leggi tu le lettere e  mi eviti di far tutta la strada da casa alla parrocchia che fa un freddo del boia? “.

Marco Travaglini

 

 

Dai cocktail alla Spagna e ora un pub e un ristorante di pesce

/

Luigi Iula: “Continuiamo ad investire nel food, la sfida è conquistare le nuove generazioni”

Dai cocktail di Barz8 alla cucina spagnola e, adesso, il pub con barbecue e pizza, poi, a seguire, un ristorante di pesce. La Terrazza del circolo Caprera sul Po, sarà per tutta l’estate l’occasione per connettere, e far conoscere il progetto “food and beverage”, che Luigi Iula, porta avanti dal 2010 e che ha radici e il cuore pulsante in piazza Gran Madre e che dalla metà di luglio crescerà anche a Vanchiglia e al Lingotto, sotto il grattacielo della regione Piemonte. “Il filo conduttore – racconta – è la scelta di conciliare materia prima di qualità, tecniche di lavorazione che esaltino quelle caratteristiche, con prezzi che siano sostenibili dai clienti”. La sfida del futuro? “Trovare la ricetta giusta per fare breccia nelle nuove generazioni che vivono sui social e che troppo spesso preferiscono il virtuale alla convivialità”.

Nel presente, invece, è necessario “trovare un equilibrio, e non sempre è facile, tra cura della materia prima e della qualità e prezzo ma è un atto dovuto nei confronti di una città che sta vivendo un momento complicato e merita investimenti che la possano rendere attrattiva”. Ma è un atto dovuto anche nei confronti dei suoi “abitanti che devono fare i conti con una congiuntura economica difficile”. La pandemia ha segnato lo spartiacque nel mondo del food and beverage cambiando “le abitudini dei torinesi che, passata l’euforia dopo la riapertura dopo la fine del lockdown, sono tornati alla realtà di una capacità di spesa che si è ridotta”.
Se questo è lo scenario, allora, Iula ha scelto uno schema di gioco d’attacco che prevede l’apertura, senza clamore, nella seconda settimana di luglio di due nuove attività. In via Sommariva diventerà operativo un “pub con pizzeria e barbecue all’americana”.

Dalla parte opposta della città, in piazza Montebello a Vanchiglia, porte aperte per “Quasi vista Mole”, un ristorante di pesce sostenibile per le tasche dei clienti, cioè “pesce azzurro, soprattutto, lavorato con tecniche da stellato e recuperando i piatti della tradizione”.
E poi c’è Ibericos, in via Goito 9. Luigi Iula ha deciso di coinvolgere il cugino Luca Briamonte, “è il progettual chef, il nostro architetto del gusto. È la persona giusta per guidare la cucina: insieme raccontiamo una Spagna moderna, viva, ma sempre fedele alla sua anima più profonda».

Il legno scuro delle pareti, i motivi geometrici delle ceramiche, le fotografie di paesaggi spagnoli e l’illuminazione calda creano un ambiente che richiama le tradizionali tabernas iberiche. I tavoli “sono pensati per la condivisione: qui non si ordina un piatto a testa, ma si compone un mosaico di sapori da esplorare insieme”.
Il menù? È “un atlante gastronomico della Spagna con cucina rigorosa nella scelta degli ingredienti: quasi tutti importati direttamente dalla Spagna. “Stravolgere – racconta lo chef – sarebbe stato facile, ma la vera sfida è mantenere intatta l’essenza della cucina spagnola”.

MAURIZIO TROPEANO

Con un sacco di fieno in fabbrica

/

Da vent’anni, riposta nel solaio la bricolla da contrabbandiere, varcava puntualmente alle sette del mattino i cancelli dell’acciaieria di Villadossola. Alto e secco, con l’andatura un poco ciondolante, Ugo aveva alle spalle una vita a dir poco avventurosa.

Già in tenera età boscaiolo, addetto al palorcio della teleferica e all’accatastamento del legname; poi partigiano con Superti in Val d’Ossola e, dopo la Liberazione, contrabbandiere per necessità, arrancando sui sentieri degli spalloni per racimolare qualche misero guadagno per poter mettere insieme il pranzo con la cena e dare una mano alla vecchia madre. Alla morte della genitrice lasciò ad altri i rischi dell’andar di frodo scegliendo di lavorare in fabbrica dove aveva trovato impiego come operaio addetto al laminatoio. La sua era diventata, da quel giorno, una vita più regolare, scandita dai turni in azienda. Aveva così anche il tempo  per dedicarsi alla passione per la lettura, soddisfacendo la sua curiosità di sapere le cose nel mondo. Comprava regolarmente due giornali ( uno era il quotidiano più diffuso, dove trovava anche la cronaca locale; l’altro era L’Unità), divorava libri di ogni genere, andava al cinema appena poteva e frequentava anche gli spettacoli della filodrammatica amatoriale che di tanto in tanto metteva in scena opere classiche e senza tempo sul palcoscenico del teatro comunale.

Era conosciuto e rispettato perché sapeva fare bene il proprio mestiere, sempre attento e puntuale sul lavoro, ben voluto dai compagni del reparto. Ugo era tra quelli che, fieri della propria rettitudine, potevano andare a testa alta. Comunista convinto anche se non aveva mai avuto in tasca la tessera di quel partito perché il suo spirito ribelle non gli consentiva di soggiacere alle regole e alle liturgie della vita di partito. Il suo punto di vista, formatosi nel vivo della lotta partigiana, si era fatto più saldo nell’inferno di calore, polvere e rumore dell’acciaieria. Era lì che era maturata la presa di coscienza di tutta una condizione lavorativa, umana, politica. Era lì che aveva fatto l’amara scoperta che di lavoro si muore perché la vita degli operai valeva meno del profitto. Dopo i bagliori delle lotte sul finire degli anni sessanta era iniziato un periodo opaco. Soffriva molto nell’assistere al tramonto della centralità operaia nell’immaginario della società italiana e nell’orizzonte politico delle stesse forze di sinistra. I segnali che attestavano l’arretramento del movimento dei lavoratori, sottoposto a ripetuti attacchi, l’avevano reso più nervoso e meno accomodante. La figura e il ruolo dell’operaio si erano fatti sempre più complicati e le ultime generazioni erano andate a scuola, avevano studiato maturando la convinzione che la fabbrica non rappresentasse più un’occasione di riscatto sociale, perdendo parte del senso di appartenenza a una ben precisa classe sociale. Tutto era diventato più fluido e la compattezza e l’orgoglio di un tempo erano un ricordo sfocato. Eppure Ugo avvertiva che fra i vecchi e  i giovani c’era ancora uno scambio di saperi e che il nocciolo duro della militanza sindacale e l’etica del lavoro e delle cose ben fatte non erano spariti del tutto. Forse era per via di quelle radici che affondavano nella tenacia di quella cultura contadina di montagna che da quelle parti era cosa seria, dove  l’universo dell’acciaieria con l’altoforno, le colate e i laminatoi era condiviso dai tanti che mantenevano un legame con i campi e gli alpeggi, la fienagione e qualche animale nella stalla. Aveva maturato una consapevolezza che il tempo aveva levigato rendendola disincantata, lucida, a volte venata da una malinconia che veniva ben presto scacciata da quel suo carattere deciso, incline alla battuta arguta, al commento salace. Non perse nemmeno l’abitudine di andare a votare, come amava dire, “in zona Cesarini”. I seggi chiudevano alle quattordici del lunedì e cinque minuti prima del termine ultimo varcava la soglia del seggio, soffermandosi davanti ai tabelloni con le liste. Si prendeva un paio di minuti per far scorrere lo sguardo sui simboli e candidati e poi, ritirata la scheda, entrava nella cabina commentando ad alta voce: “ Vediamo un poco.. Toh, ecco il simbolo di quelli che fanno portare la croce agli altri e quello dei padroni. E l’altro dove sarà mai?? Ah, eccolo qui, Quello che piace a me. Il simbolo degli operai, anche se un poco sbiadito. Un segno qua e un segno là . E anche questa volta ho votato bene!”. Ripiegava la scheda e la infilava soddisfatto nell’urna, salutando presidente e scrutatori con un largo sorriso. Un giorno scelse di manifestare il suo disprezzo per crumiri e per i pavidi che non protestavano e non scioperavano mai presentandosi alla portineria d’entrata con un sacco di fieno in spalla. I due guardiani che sostavano davanti al cancello gli chiesero cosa intendesse fare con quel sacco e lui, serafico, rispose: “Ci sono quelli che portano in fabbrica la schiscetta con il pranzo, il panino o il quartino di vino? Bene. Io ho portato il fieno per dar da mangiare a tutti gli asini che stanno qui dentro. Non ci vedo niente di male, no? Sono una persona generosa, io”. Ugo in fondo era così e niente al mondo l’avrebbe cambiato, tant’é che quando andò in pensione in fabbrica avvertirono tutti, anche quelli ai quali non era mai stato simpatico, un vuoto, un’assenza che rese l’ambiente ancora più povero di quanto non fosse già diventato.

Marco Travaglini 

 

La crosta di mandorle rende il pollo prelibato

/

Un secondo prelibato, particolarmente invitante, il petto di pollo intero reso appetitoso da una croccante crosta di frutta secca, mandorle, nocciole o pistacchi, a voi la scelta. Cotto in forno con pochissimi grassi risultera’ leggero e tenerissimo, da servire caldo o freddo, perfetto accompagnato da una fresca insalatina.

 

Ingredienti

1 Petto di pollo intero

1 uovo intero

80gr. di mandorle

1 rametto di rosmarino

Scorza di limone grattugiata

Sale, pepe, olio q.b.

.

Nel mixer tritare finemente le madorle con gli aghi di rosmarino, sale e pepe. Sbattere leggermente l’uovo. Passare il petto di pollo prima nell’uovo e poi nel trito di mandorle al quale avrete aggiunto la scorza del limone grattugiata. Preriscaldare il forno a 200 gradi, sistemare il petto di pollo in una teglia foderata con carta forno, irrorare con un filo d’olio, cuocere per 15 minuti poi, abbassare la temperatura a 180 gradi e proseguire la cottura per altri 10 minuti. Buon appetito !

Paperita Patty

Serralunga Wine Night: torna la magia del vino sotto le torri medievali

SABATO 19 Luglio Seconda serata sul Barolo di Serralunga 

Due serate d’estate per scoprire il vino dove il tempo sembra essersi fermato. A Serralunga d’Alba, sabato 21 giugno e sabato 19 luglio 2025, la Serralunga Wine Night torna con la sua terza edizione: un evento che unisce la suggestione del castello medievale, il fascino delle Langhe e il piacere di una degustazione con i Produttori di Barolo di Serralunga.
Nel giardino del castello trecentesco, affidato in gestione alla Barolo&Castles Foundation, saranno protagonisti 16 produttori nella serata di giugno e 12 nell’evento di luglio. Ognuno proporrà tre vini, tra cui un Barolo DOCG, accompagnati da un piccolo assaggio di prodotti del territorio, in una cornice che unisce racconto e bellezza, dialogo e degustazione.
L’evento si svolgerà dalle 18.30 alle 23.30 in tre consuete fasce orarie di accesso.
La prima inizierà con la visita guidata alle 18.30 e la degustazione alle 19.00;
la seconda prevede la visita alle 20.00 e la degustazione alle 20.30;
la terza comincerà con la visita alle 21.30 e la degustazione dalle 22.00.
Sarà possibile scegliere tra il percorso completo, visita più degustazione, oppure la sola partecipazione all’assaggio. In caso di maltempo , le postazioni dei produttori saranno trasferite all’interno del locale cantinato del maniero, mantenendo intatta la qualità dell’esperienza.
tariffe : 20 euro per la degustazione e 25 euro per chi desidera anche la visita al castello.
La prenotazione è obbligatoria, scrivendo a info@castellodiserralunga.it oppure telefonando allo 0173/613358.
La Serralunga Wine Night è organizzata dalla Barolo&Castles Foundation e dal Comune di Serralunga d’Alba, con la collaborazione della Pro Loco e dei produttori locali.
Ecco i vini che mi sono particolarmente piaciuti
Nella serata del 21 giugno :
BOASSO
Arneis Grappoli 2024
mt 250 , Monta vers nord , vigne di 25 anni , Terr bianco , sciolo , sabbia , poca argilla; 1gg sulle bucce, vinificato in Acciaio.
Pulito, sapido , bel finale lungo e sentore citro pieno/ armonico
Barolo Lazzarito 2021
Mt 300 ,vers s/o , vigne 15 anni , terr calcareo magro , 40 gg sulle bucce , 1mese a cappello sommerso , poi 6mesi botte Rovere Slavonia da 1000 nuove e poi 24 mesi botte Rovere Slavonia da 2500 usate
Lineare, elegante e dinamico, una bella presenza di frutto old style .
Grazie Ezio .
PAOLO MANZONE
Barolo Meriame 2021
Vigne del 1949 ,vers sud ovest, metri 350 , terreno calcare argilloso a medio impasto sciolto, 20 giorni sulle bucce poi 26 mesi in Botte Slavonia da 1500 2000 3000 .
Complex, elegante armonico molto lungo un equilibrio perfetto
Barolo Riserva 2019
80% Meriame vigne del 1949 vers s/o mt 350 e 20% vigne di Serralunga di 30 anni . Vinificato in acciaio ,bucce 20 giorni poi 36 mesi botte rovere di Slovenia da 1500, poi 24 mesi di anfora per farlo ossigenare ( più del vetro e meno che del legno) .
Complex, elegante un bell’abbinamento morbido e il finale davvero interessante .
Grazie Paolo .
RIVETTO
Nascetta Vigna Lirano 2022
Tappo a vite , Vigne di circa 20 anni a Sinio versante Nord, metri 380 , terreno argilloso, ma con presenza calcarea e sabbia , sulle bucce 30% 1mese in terracotta 70% solo 3 gg, vinificato 12 mesi in cemento
Complex, pieno ed equilibrato con una bella ciccia, sentori di menta e Citro
Barolo Serralunga 2021
Mt 320/420 ,Versante est , Vigna San Bernardo Serra Manocino ,30 giorni sulle bucce, terreno argilloso e un po’ calcare poi 24 mesi Botti ungheresi da 3000
Pieno, morbido con una bella beva .
Grazie Enrico.
ETTORE GERMANO
Langhe Nascetta 2022
Tappo a vite, versante est e sud ovest, metri 500,14 gg sulle bucce ,terreno di argilla rossa, pietre, calcare poi 12 mesi in anfora ( per mantenere un certo equilibrio) .
Sapido, lungo, duro, finale mandorlato
Barolo Cerretta 2020
Metri 380, Vigna di 50 anni, versante sud est, 50 giorni sulle bucce di cui il 20% raspo intero per 20 giorni , poi 24 mesi (50% botte di rovere di Slavonia da 2500 50% botte francesi da 700 )
Asciutto, elegante, duro, sentori old style ( bott magnum)
Grazie Elia .
PALLADINO
Nebbiolo 2022
Vigne a Sinio di 40 anni , metri 230 ,terreno argilloso e calcareo con poca sabbia ,15 gg sulle bucce poi 12 mesi Botte Slavonia da 3000
Pulito, pieno ed elegante, un bel finale ancora leggermente duro per long time
Barolo Serralunga 2021
Blend di vigne di Serralunga Parafada San Bernardo Gabutti Serra Ornato , terreni nella parte alta Lequio parte bassa marne di Sant’Agata sono quindi terreni calcarei argillosi con presenza di sabbia soprattutto a Parafada .
fantastico equilibrio con sentori old style .bella armonicità elegante ma un finale duro per long time .
Barolo Parafada 2020
Vigne di 45 anni, versante ovest, metri 230/ 300, terreno 60% Marne di Sant’Agata 40% Lequio malolattica in cemento poi 24 mesi Botti francesi da 2800 e 3100 di Garbellotto
Bei sentori puliti di frutta, fantastico in bocca e pieno con ancora un bel margine old style .
Grazie Alessandro.
SCHIAVENZA
Langhe Nebbiolo 2022
Versante Ovest Vigne Sinio giovani 50% versante sud-est Vigna Serralunga di 10 anni
15 giorni sulle bucce , 15 gg cemento poi acciaio poi 12 mesi di Bottedi Slovenia da 3600 di Garbellotto
Pulito, easy, un vino gastronomico equilibrato
Barolo Cerretta 2020
Metri 390, versante sud est, Vigna del 1989 terreno sabbioso calcareo poco tufo , 15 giorni sulle bucce poi 12 mesi Botte di rovere Slavonia da 3000
Pulito, sentori di funghi, duro sentori old style fantastici e bel margine ancora .
Grazie Luciano.
GUIDO PORRO
Langhe Nebbiolo Camilu 2024
Terreni a Serralunga 70% lato versante est
30% Vigna Rionda parte bassa ,vinificato in acciaio , 28 giorni sulle bucce, terreno tendenzialmente argilloso e calcare.
Fantastico per armonia ed eleganza , easy nel finale, con ancora margine .
Barbera V. S. Caterina 2024
Vigna 50 anni Cru Lazzarito a Serralunga , mt 350terreno di argille e Marne ,12 giorni sulle bucce e poi 8 mesi mix tra acciaio e cemento
Pulito e soprattutto un bel frutto pieno con ancora un bel margine
Barolo V . Lazzairasco 2021
Vigne di 63 anni, esposizione sud ovest, metri 350, terreno di Lequio con sfumature gialle molto tosto, 36 mesi di Botte Rovere di Slavonia da 2500 Garbellotto
Complesso ,duro , stile old style con una bella prospettiva , sentori old style .
Grazie Fabio .
MASSOLINO
Barbera d’Alba 2024
Vigne tra Serralunga Monforte e Alba parte occidentale, vigne di circa 20 anni , vinificazione in acciaio e in cemento .
Pulito ,Easy ,frutto, pieno e Bella beva .
Langhe Nebbiolo 2023
Vigne a Serralunga, Monforte , Alba e Neive fermentazione in legno poi cemento poi 12 mesi di Botte di Rovere di Slovenia da 3500 e 5000 .
Frutta semplice, equilibrio, eleganza, un bel Nebbiolo .
Barolo di Serralunga 2021
Blend di molte vigne a Serralunga e 5% a Castiglione Falletto. 21 giorni sulle bucce , vinificato in acciaio poi Botte di rovere di Slovenia da 5000 per circa tra il 18/24 mesi.
Grazie Franco .
FONTANAFREDDA
Langhe Nebbiolo Casa Mirafiore 2022
Mt 300/400, terreno argilloso con Marne calcaree, 12 giorni sulle bucce e poi altri 12/15 giorni a cappello sommerso poi cemento .
otto mesi di botte di rovere di Slovenia da 3000
Al naso floreale e sentore di noce moscata e tabacco, prugna ,mentre in bocca mantiene una bella dinamicità con un tannino dolce e avvolgente, ma un finale balsamico lungo.
Barolo Paiagallo 2021
Vigna Barolo , versante est‑sud‑est, 320 mt, terreno prevalentemente sabbioso e roccia, 20 gg sulle bucce, vinificato in acciaio poi 30 mesi in botte di rovere di Slavonia da 3000
Bell’equilibrio lineare, a naso, spezie, frutti scuri e vaniglia in bocca una bella armonicità e lunga evoluzione equilibrata.
Grazie Pietro .
GIOVANNI ROSSO
Barolo 2021
Mt 260/380 blend di Vigneti 40% Serralunga 30% Barolo 30% Castiglione Falletto.25 giorni sulle bucce in cemento poi 30 mesi in Barrique di rovere francese da 5000
Al naso sentori floreali di China, Mora e frutta sottospirito in bocca un tannino suadente avvolgente con un bel frutto.
Barolo Ceretta 2020
Mt 350/365 versante sud sud-est, sempre 25 giorni sulle bucce in cemento, poi 30 mesi in Bag di rovere francese da 5000
Al naso, questo è un vino più suadente con sentori Violetta ,ciliegia mentre in bocca il tannino è avvolgente, morbido con un finale equilibrato e dinamico .
Grazie Matilde .
LUCA GANDIN