LIFESTYLE- Pagina 2

Guido Gobino presenta “Eliche design by Pininfarina”

Quando il design incontra il gusto, Guido Gobino lancia “Eliche”:nove cioccolatini firmati in collaborazione con Pininfarina, un omaggio a movimento, leggerezza e precisione. Con “Eliche – design by Pininfarina” il design si reinventa in un omaggio al movimento, alla leggerezza e alla precisione aerodinamica. Da sempre Pininfarina trasforma l’aerodinamica in arte: dalla ricerca che ha portato alla prima Galleria del Vento italiana alle linee iconiche che hanno segnato la storia del design automobilistico. Gobino interpreta questo spirito con una pralina dal design inedito, pensata per esaltare texture, profumo e gusto in ogni assaggio. Della stessa città, in cui l’automobile e il cioccolato sono simboli di eccellenza, creatività e passione, nasce un incontro tra due brand storici che danno forma alle emozioni. Ogni dettaglio ha una funzione sensoriale: la curvatura che accoglie il palato, lo spessore che libera il profumo, la forma che libera la degustazione come un percorso. Da Torino, città di eccellenze e creatività, nasce questo incontro tra due brand storici italiani. Le nove ricette spaziano dal Fondente Monorigine (70%) al Latte Caramello, fino alle nuove creazioni alla frutta. “Eliche” sarà disponibile nelle botteghe Guido Gobino e online, a partire dal 20 novembre 2025. Tutti prodotti sono disponibili nella sezione e-commerce del sito guidogobino.com/shop e nelle botteghe di Torino e Milano.

Le botteghe torinesi sono situate in via Cagliari 15 b – via Lagrange 17 a – corso Vittorio Emanuele II

Le botteghe milanesi si trovano in corso Giuseppe Garibaldi 35 e in corso Magenta 36

Mara Martellotta

Che Bolle in Pentola: un angolo di Toscana che profuma di casa

SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO
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Nel cuore di Torino, in Via Rivara, c’è un luogo che sembra essere stato trasportato di peso dalle colline toscane e collocato con delicatezza nel Borgo Campidoglio. Il suo nome è Che Bolle in Pentola, un ristorante piccolo ma ricercato, curato nei dettagli con una passione che si percepisce già dal primo passo oltre la porta. Qui la tradizione non è solo un concetto astratto, è un modo di accogliere, di cucinare, di raccontare. È l’anima stessa del locale, resa viva ogni sera dal suo titolare, Dario, figura carismatica e simpatica, capace di trasformare una cena in un incontro, un pasto in un’esperienza che profuma di autenticità. Dario non è il cuoco, ma è il cuore pulsante del ristorante, è lui che dà vita al locale, che accoglie gli ospiti come se fossero amici di vecchia data, che intrattiene, che sorride, che suggerisce un piatto, una bottiglia, una storia. La sua presenza riempie il ristorante tanto quanto il profumo delle pietanze e nel locale c’è addirittura un dettaglio che racconta quanto lui sia parte integrante di questo piccolo mondo, perché sul soffitto campeggia un disegno che raffigura il suo volto, una piccola opera che cattura lo spirito del posto, un mix di ironia, familiarità e personalità.
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La cucina toscana che conquista Torino
La proposta culinaria è totalmente dedicata alla Toscana vera, quella delle ricette tramandate, dei sapori intensi ma sinceri, delle materie prime scelte con attenzione. La carta degli antipasti apre le danze con una serie di proposte che parlano la lingua della tradizione, dai crostoni ai fegatini ricchi e saporiti al tagliere di salumi e formaggi che riporta subito al profumo delle botteghe senesi, dalla panzanella fresca e aromatica all’insalata di farro con verdure croccanti, fino ai funghi porcini fritti quando la stagione lo permette e alla finocchiona accompagnata dal pecorino, una combinazione capace di raccontare la Toscana in un solo morso. Ogni antipasto è una porta d’ingresso che conduce a un mondo di sapori chiari, riconoscibili e autentici. I primi piatti rappresentano un altro grande motivo per cui i clienti tornano volentieri, perché le tagliatelle al ragù di cinghiale sono probabilmente il simbolo del ristorante, una pasta che profuma di bosco e cattura l’essenza della tradizione toscana. Accanto a loro si trovano i pici cacio e pepe, corposi e avvolgenti, la pasta ai funghi porcini che conquista con il suo profumo intenso, gli gnocchi con zucca e guanciale che uniscono dolcezza e sapidità e alcune varianti stagionali che seguono il mercato e l’ispirazione dello chef. Sono piatti che non cercano di stupire con artifici moderni, ma con la verità delle ricette di una volta, quelle che scaldano e rassicurano.
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Il dolce che è diventato un mito
E poi c’è lei, la panna cotta, il dolce che da solo merita una visita al ristorante. Non si tratta di una panna cotta qualunque, ma del cavallo di battaglia del locale, un dessert così apprezzato da aver attirato negli anni clienti da tutto il Piemonte, persone che attraversano chilometri solo per ritrovare quella consistenza morbida e vellutata che non ha nulla della rigidità di un budino, ma si scioglie dolcemente al palato lasciando una cremosità elegante e un gusto sublime. È un dolce semplice, ma reso speciale da un equilibrio perfetto e dalla cura con cui viene preparato, diventato una piccola leggenda per gli affezionati che considerano la sua presenza in carta un appuntamento irrinunciabile a fine pasto.
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Un’esperienza che scalda il cuore
Che Bolle in Pentola non è un ristorante che si visita distrattamente, è un luogo che si vive, grazie alla sua atmosfera raccolta e all’accoglienza genuina che lo pervade. È un posto piccolo ma pieno di carattere, dove ogni dettaglio sembra raccontare una storia, dalle luci calde al sorriso di Dario, dai piatti che parlano di Toscana ai tavoli vicini che favoriscono la socialità, le risate, il clima di casa. Aperto solo a cena, dal lunedì al sabato, offre l’occasione perfetta per concedersi una serata diversa, un viaggio culinario senza allontanarsi dalla città. E forse è proprio questo il segreto di Che Bolle in Pentola, un posto che non ha bisogno di grandi insegne o di mille coperti per lasciare il segno, perché ciò che conquista è la naturalezza con cui si entra a far parte della loro storia, una storia fatta di sorrisi, di piatti che parlano da soli, di serate che scorrono leggere come se si fosse davvero in una casa toscana lontano dal caos cittadino. Chi sceglie di cenare qui scopre un angolo autentico in cui tornare diventa quasi inevitabile, un rifugio di sapori e di umanità che difficilmente si dimentica quando si lascia il locale e si esce nella notte torinese con la promessa di tornare presto.
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Noemi Gariano

I rimedi della nonna

L’arrivo della stagione fredda ripropone il problema delle malattie da raffreddamento, dell’influenza e dei malanni legati al cambio di stagione, noti soprattutto a chi soffre di gastrite.

Lungi da voler sostenere questa o quella filosofia di cura, appare evidente che ora, chi più chi meno, si abbia la tendenza ad assumere farmaci per il minimo malanno.

La febbre è un segnale normale che l’organismo invia per segnalare la presenza di un’infiammazione, di una reazione allergica, di un’infezione; assumere antipiretici quando sale a 38 °C è un errore perché blocca una reazione naturale. Nel sud Italia per combattere la febbre mettono sulla fronte delle pezze di stoffa bagnate in acqua e aceto e, per non so quale meccanismo, la febbre cala nel giro di pochi minuti.

Un altro errore che molti commettono è l’assunzione di antibiotici senza che ve ne sia reale motivo: se avete contratto l’influenza, che è una patologia virale, gli antibiotici sono perfettamente inutili, perché i virus non sono organismi viventi; non solo, l’organismo, abituato a ricevere antibiotici alla minima occasione, sarà meno reattivo quando contrare una patologia. Anche nel caso di patologie batteriche, l’abuso di antibiotici (i sulfamidici sono stati praticamente dimenticati) ha sviluppato resistenza nei batteri con il risultato che ora è molto più difficile debellarli o, a seguito della modifica intervenuta in alcuni di essi, i tradizionali antibiotici non sono più efficaci.

Tralasciando la differenza di reazione delle donne e degli uomini alla febbre (con 37,5 °C i maschi sono in coma, le donne con 39 vanno a lavorare), sicuramente i due generi hanno reazione diverse alle varie patologie. Un medico, molti anni fa, mi disse che alle pazienti sconsigliava l’assunzione di antibiotici se erano mestruate, perché alterando il microbiota intestinale e gli ormoni potrebbero influire sul ciclo.

Pensiamo spesso che se quell’antibiotico è servito mesi fa quando il medico ce l’ha prescritto, andrà bene anche questa volta: perché perdere tempo a consultare il medico? Non consideriamo che “antibiotici” è una categoria farmacologica, composta da decine di farmaci diversi (penicillina, amoxicillina, claritromicina, eritromicina sono solo alcuni) ognuno con una sua specificità di azione, alcuni a largo spettro di azione, altri più selettivi.

E quanti, dopo una terapia antibiotica, assumono fermenti lattici per ricostituire il microbiota intestinale distrutto dal farmaco? Molti preferiscono, per curare i disturbi intestinali, assumere subito un lassativo o un farmaco a base di loperamide, a seconda se si manifesti stipsi o diarrea.

Quando si parla di Big Pharma per indicare l’insieme di aziende farmaceutiche, si intende un potere enorme, quello di determinare la tendenza della popolazione nei confronti delle patologie: studi recenti stanno rivalutando il colesterolo LDL (quello cattivo) sostenendo che valori di 220 non siano così pericolosi come molti sostengono; il risultato certo è che diminuendo i valori “normali” (ad esempio < 200) avremo molte persone che li superano e saranno, ipso facto, nuovi clienti dei farmaci ipocolesterolemizzanti (ad esempio statine). Il riso rosso fermentato è altrettanto efficace nel diminuire i valori LDL senza gli effetti collaterali delle statine.

E questi esempi potrebbero essere applicati a tanti esami ematochimici: due misurazioni successive della glicemia oltre i valori di norma ti fanno considerare diabetico: a me è successo, forse per aver mangiato molta frutta la sera prima, ma ogni controllo successivo è restato nei valori. Lo stesso dicasi per l’uricemia: valori leggermente fuori norma ad un controllo (la sera prima avevo mangiato oltre 6 etti di trippa) hanno indotto il mio medico a prescrivermi l’allopurinolo, che io non ho ovviamente assunto né acquistato ed i valori sono magicamente rientrati nella norma con un’alimentazione corretta.

Sicuramente l’ignoranza generale dei nostri tempi porta ad affidarsi ciecamente ad alcuni rifiutando i consigli di altri, cercando in rete informazioni (senza saperle cercare correttamente) chiedendo poi al medico se siano corretti i risultati della ricerca.

La sanità attuale, almeno in Italia, ha portato i nostri medici di base ad essere spesso degli amministrativi, perché in molti casi devono inviare il paziente a visita specialistica non potendo loro stessi (per disposizioni amministrative) formulare la diagnosi corretta e prescrivere la terapia idonea.

Se dedicassimo allo studio di queste nozioni basilari di medicina metà delle ore che dedichiamo alla TV spazzatura, molte aziende farmaceutiche dovrebbero in breve tempo riconvertire la produzione.

Sergio Motta

Allegre bruschette tricolori

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Bastano davvero pochi minuti per realizzare uno sfizioso aperitivo o un antipasto estivo allegro e colorato con ingredienti freschi di stagione dal sapore mediterraneo. La bruschetta e’ la soluzione ideale, un piatto estremamente semplice e gustoso, sempre gradito, dalle infinite combinazioni, secondo il vostro gusto e fantasia, perfette anche per accompagnare una bella grigliata di carne da gustare con gli amici.

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Ingredienti

 

Fettine di pane tostato

1 pomodoro maturo

1 peperone giallo

4 champignons

1 spicchio di aglio

Prezzemolo

Caciotta fresca

Olio evo, sale

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Strofinare con l’aglio le fettine di pane tostato. Lavare le verdure. Tagliare il pomodoro, svuotarlo dei semi, lasciar scolare poi, tagliare a cubetti. Preparare una dadolata di peperone, tagliare a fettine sottili i funghetti, la caciotta, mettere tutto in una terrina e condire con olio, sale e prezzemolo. Distribuire su ogni fetta di pane e servire.

Paperita Patty

Quattrozampe in Fiera, al Lingotto Fiere la Christmas Edition

Il 22 e 23 novembre prossimo, presso Lingotto Fiere, si accende la magia del Natale con la presenza a Torino della Christmas Edition di Quattrozampe in Fiera. Il Lingotto Fiere ospiterà infatti la due giorni “pet friendly” più famosa d’Italia. Sport, spettacolo, solidarietà e design si incontreranno in una atmosfera natalizia unica, dove anche la sostenibilità diventa protagonista grazie al nuovo progetto “Usato Pet”, progetto di Quattrozampe in Fiera che dà nuova vita agli accessori per animali. Dopo l’esordio a Milano, la tappa torinese vede la collaborazione con Tyche Pet e il progetto Pets Share. Chi desideri rinnovare la cucina o acquistare un nuovo guinzaglio potrà portare in fiera ciò che non utilizza più: cucce, coperte, giochi e cappottini ancora in buono stato. Tyche Pet si occuperà di donarle alle associazioni del territorio che aiutano animali in difficoltà. Un gesto semplice che trasforma oggetti inutilizzati in risorse preziose. I due giorni saranno animati da eventi quali dimostrazioni di agility, splash dog, discipline cinofile, sfilate, shooting fotografici e consulenze personalizzate, offrendo al pubblico spunti e tendenze per il benessere dei propri animali. Cuore del progetto è la Casa Pet di Quattrozampe in Fiera, che accoglie l’uomo e l’animale, un ecosistema progettuale curato dallo studio The Had Human Animal Design, che da sempre accompagna le aziende dell’interior desig nell’esplorare questo nuovo mercato, supportandone la creazione di linee e cataloghi sul mondo “pet”. Si tratta del primo concept espositivo interamente dedicato al settore “pet friendly”, in cui progettazione e cura degli ambienti domestici incontrano le esigenze di convivenza tra persone e animali. La Casa Pet nasce per dare suggerimenti di design e interni pensati per una quotidianità condivisa tra umani e animali, promuovendo un approccio inclusivo e relazionale. Il clima natalizio arricchisce la fiera con spazi ludico-educativi dedicati ai più piccoli e attività creative all’insegna del riuso. Casa Gianduja porterà spettacoli e laboratori dove tradizione e magia si intrecciano. I due esempi sono “Gianduja nel magico mondo di Babbo Natale” e il racconto “Lo Schiaccianoci”, l’animazione per i pupazzi. Sul tappeto rosso saranno presenti le marionette in varietà, uno show da red carpet, e con la compagnia Gypsy Torino uno spettacolo teatrale ispirato a “Il Re Leone”. La Casa di Babbo Natale prevede una escape room rapida e magica, pensata per grandi e piccini, la casa di Babbo Natale dell’azienda One Way Out è un’avventura interattiva e divertente, dove collaborazione e spirito di squadra sono gli ingredienti per salvare lo spirito del Natale. È presente anche un’arena “Asin trakking”, attività per grandi e piccoli che rappresenta uno spazio di laboratorio e lettura assistita con dimostrazione di ricerca al Tartufo con cani esperti, attività manuali e prime esperienze con il proprio cucciolo. Si tratta di un’occasione per conoscere da vicino il metodo Gentile e divertirsi in famiglia. Sabato 22 e domenica 23 novembre, apertura dalle 10 alle 19, casse aperte fino alle ore 18, ingresso gratuito per i bambini fino a 10 anni e per cani e gatti.

Mara Martellotta

Meravigliosi volatili!

Per la prima volta in Italia, il valdostano “Forte di Bard” espone le migliori fotografie del Concorso Internazionale “Bird Photographer of the Year”

Fino al 1° marzo 2026

Bard (Aosta)

Fra le circa 10mila specie di uccelli conosciute al mondo, la “Fregata” (diffusa su numerose isole dell’Oceano Pacifico ed Indiano) è sicuramente tra gli uccelli marini più singolari, con i maschi dotati di un’appariscente “sacca gulare” rosso acceso che gonfia durante il corteggiamento, con quel loro non potersi (chissà mai perché?) posare in mare, rubando il cibo agli altri, e con la loro curiosa capacità di riuscire a dormire, pare, perfino in volo. Uccelli di notevole grandezza e lunghezza con un’apertura alare che può superare i due metri e una coda biforcuta anch’essa molto lunga, si rispecchiano magnificamente nella foto (“The Frigatebird and the Diamond Ring”) che ne ritrae uno spettacolare esemplare mentre in volo si staglia contro un’eclissi solare totale (“diamond ring”), cui è andato il primo Premio del Concorso Internazionale “Bird Photographer of the Year 2025” dedicato alle migliori fotografie di “uccelli” e organizzato, per il decimo anno consecutivo, dalla Società britannica “Bird Photographer of the Year Ltd”.

Il Progetto, cui hanno partecipato anche quest’anno, fotografi da tutto il mondo (per un totale di 33mila immagini articolate in dodici categorie, in palio un Premio finale di 3.500 sterline) é presentato per la prima volta in Italia (in una ricca selezione dei migliori scatti) al “Forte di Bard” fino a domenica 1° marzo 2026 (con l’inaugurazione tenutasi sabato 25 ottobre scorso). Vincitore assoluto (nella categoria “Birds in Flight”), inventore geniale (e paziente!) di quella incredibile (eccezionalmente bella) foto di “Fregata” scattata in Messico, è il fotografo canadese Liron Gertsman, che racconta: “Ho impiegato un anno di preparazione per catturare il mio sogno: scattare un uccello di fronte all’eclissi solare totale. Ho chiesto l’aiuto di una barca per posizionarmi vicino ad alcuni isolotti al largo di Mazatlán, frequentati da uccelli marini. Mentre la luna scopriva il bordo del sole al termine della totalità, ho catturato questa immagine durante la fase dell’eclissi nota come ‘anello di diamante’, un momento che dura pochi secondi”. Pochi secondi ma sufficienti, colti con la rapidità di un fulmine e la classe di un grande Maestro.

“Una fotografia ornitologica eccezionale – afferma Will Nicholls, direttore del ‘Premio’ –  richiede tecnica, visione artistica e dedizione. Quando tutto si unisce, si ottiene un’immagine spettacolare come questa, vero esempio di ciò che la creatività umana può realizzare. In un mondo sempre più invaso da immagini generate dall’intelligenza artificiale, è bello celebrare un’immagine che sia allo stesso tempo maestosa e radicata nel mondo naturale”.

Fra le tante immagini esposte e realizzate da fotografi di assoluto respiro internazionale, sarebbe riprovevole non segnalare i nomi e le opere degli italiani premiati. Due fotografi, pochi ma anch’essi da applauso. Francesco Guffanti (milanese di origini, ma valdostano d’adozione), primo premio nella categoria “Bird Behaviour”, con l’immagine “Angelo o Demone” scattata in Valle d’Aosta e che ritrae un’“aquila reale” mentre si ciba di una carcassa di cervo rosso e il trentino di Prato allo Stelvio Philippe Egger, con lo scatto “Fotografia d’arte”, vincitore del primo premio nella categoria “Creative Perspectives”, dove protagonista é un comune “Martin Pescatore” cristallizzato, con non poca audacia, in un suggestivo volo su un’opera d’arte.

Gianni Milani

“Bird Photographer of the Year”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 1° marzo 2026

Orari: mart. – ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19. Lun. chiuso

Nelle foto: Liron Gertsman “The Frigatebird and the Diamond Ring”; Francesco Guffanti “Angel or Demon”; Philippe Egger “Photo Art”

Montanaro, torna la Fiera di Santa Cecilia

Sabato 22 novembre a Montanaro torna la Fiera di Santa Cecilia, un evento promosso dall’amministrazione comunale e dalla Pro Loco che unisce tradizione agricolacultura popolaresapori del territorio impegno sociale in una giornata imperdibile per residenti e visitatori. Nata come appuntamento contadino dedicato al mondo agricolo e al bestiame, oggi la fiera, patrocinata dalla Città metropolitana di Torino, conserva il suo spirito originario arricchendosi con una mostra mercato agricola e zootecnica, il mercatino con prodotti tipiciartigianato abbigliamento, gli stand gastronomici con i piatti della tradizione piemontese, le degustazioni e le dimostrazioni della preparazione dei canestrelli, la degustazione delle frittelle di mele, la musica popolare, gli intrattenimenti e le attività per le famiglie.Il centro del paese si animerà fin dal mattino con bancarellevetrine a temaprofumi autunnali e suoni che evocano un passato rurale ancora molto vivo.

Alle 15 nell’oratorio parrocchiale il Mago Sereno proporrà il suo spettacolo “Sereno Monster – Agenzia Spaventi”, mentre “Il Viandante dei Sogni” proporrà illusionismo e magia nelle vie del paese. Si potranno degustare lo zucchero filato, le crepes e le bevande calde, si potranno acquistare i panettoni solidali per sostenere la Croce Rossa, ci saranno l’intrattenimento musicale della Savenca Folk Band, il “Balloon Walking Party e la tradizionale polentata con merluzzo, spezzatino e fagioli con le cotiche.

Alle 15,30 alla Cà Mescarlin la Croce Rossa di Montanaro, l’Unione Sindacale Italiana Carabinieri e l’associazione Hope Running terranno un incontro sul tema della violenza di genere, intitolato “Parole che spezzano il silenzio”.

 

La Cuoca Insolita propone: gnocchi di ceci saltati in padella

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Si può immaginare un piatto di gnocchi fatti in casa senza patate e senza uova, con un condimento povero di grassi e adatti anche a chi ha bisogno di tenere sotto controllo gli sbalzi di glicemia?

Questa ricetta di gnocchi di ceci saltati in padella è proprio così. Ma cosa ci sarà dentro allora? Tutta quella verdura non è lì solo per dare colore. Verdura di stagione. Fresca e piena di vitalità. Gnocchi molto saporiti, che piaceranno anche ai bambini. E c’è anche un altro vantaggio: sono compatti al punto giusto e, quando si mescolano, non si attaccano mai tra di loro.

Tempi: Preparazione 30 minuti;

Cottura 2-3 minuti;

Attrezzatura necessaria: Minipimer o robot tritatutto, pelapatate, tagliere legno grande per fare gli gnocchi, coltello a lama liscia, forchetta, schiumarola, pentola per cuocere gnocchi, matterello (non essenziale), padella antiaderente di circa 30 cm diam., 1 cucchiaio di legno

Difficoltà (da 1 a 3): 1

Costo totale: 2,71 € (3,31 €/kg)

Ingredienti (per 4 persone – circa 200 g a testa):

Per gli gnocchi di ceci:

  • Farina di tipo 2 (o metà 00 e metà integrale) – 240 g
  • Zucchine cotte con olio e aglio – 160 g
  • Piselli cotti in padella – 100 g
  • Ceci lessati o in scatola – 100 g
  • Sale fino integrale di Sicilia – 1 cucchiaino
  • Farina semola per spianatoia

Per il condimento:

  • Zucchine cotte in padella – 120 g
  • Carote crude tagliate finissime – 40 g
  • Pangrattato – 40 g
  • Foglie di basilico – una decina grandi
  • Olio e.v.o. – 3 cucchiai
  • Aglio – 1 spicchio
  • Sale, pepe

Perché vi consiglio questa ricetta?

  • Problemi di colesterolo alto? Questa ricetta ha il 95% in meno di grassi saturi rispetto ai classici gnocchi di patate conditi con burro e parmigiano!
  • Altro vantaggio: hanno il triplo delle fibre (guardate la tabella nutrizionale sotto).
  • Gli gnocchi sono preparati solo con farina integrale e senza patate!!! Usiamo invece tanti legumi, più adatti al controllo della glicemia e ricchi di proteine. Il nostro primo piatto è più completo dal punto di vista nutrizionale.
  • Non usiamo latte né uova: perfetta quindi per chi ha allergie o non vuole mangiare prodotti di origine animale.

Approfondimenti e i consigli per l’acquisto degli “ingredienti insoliti” a questo link: https://www.lacuocainsolita.it/ingredienti/).

In caso di allergie…

Allergeni presenti: Cereali contenenti glutine

Preparazione

Fase 1: GLI INGREDIENTI PER IL SALTO IN PADELLA

Lavate e asciugate le foglie di basilico e tritatele finemente insieme al pangrattato. Se avete del pane secco, potete mettere pane e basilico insieme nel robot tritatutto.

Pelate le carote e con il pelapatate formate delle listarelle sottili.

Tenete tutto da parte, per il condimento degli gnocchi.

Fase 2: L’IMPASTO DEGLI GNOCCHI

Mettete zucchine, piselli e ceci nel contenitore del robot tritatutto e frullate fino a quando avrete ottenuto un impasto omogeneo, il più possibile senza pezzi. Aggiungete ora la farina di tipo 2 (o altra farina, ad esempio metà farina 00 e metà farina integrale di grano o di farro integrale) e il sale e amalgamate fino a quando si formerà una palla omogenea. Aggiungete altra farina (poca alla volta) se la palla risulta ancora un pochino appiccicosa. Chiudete in un foglio di pellicola e lasciate riposare mezz’ora.

Infarinate la spianatoia con la semola e formate un rettangolo di spessore di circa 1 cm (potete usare un matterello per rendere lo spessore più omogeneo). Con il coltello a lama liscia tagliate a listarelle parallele, di 2 cm di larghezza. Ora separate leggermente tra loro le strisce, giratele su un lato e cospargetele leggermente di farina di semola. Con il coltello tagliate tutte le listarelle insieme, formando degli gnocchi di forma circa quadrata. Ora, se volete e avete tempo, rigateli con la forchetta, aiutandovi con il polpastrello del pollice. Se non ne avete voglia, potete anche lasciarli a forma di quadrato!

Fase 3: LA COTTURA E IL SALTO IN PADELLA

Intanto portate a bollore l’acqua nella pentola e poi salate. Buttate gli gnocchi, rigirateli con la schiumarola e aspettate che vengano a galla (ci vorranno circa 2-3 minuti). Scolateli con la schiumarola e poneteli nella padella antiaderente, dove avete già fatto scaldare l’olio extra vergine e avete fatto insaporire lo spicchio d’aglio. Girate velocemente gli gnocchi con il cucchiaio di legno, quindi unite il pangrattato aromatizzato al basilico, le strisce finissime di carote crude e le zucchine cotte. Mescolate bene per un paio di minuti, quindi unite sale e pepe. Mangiateli subito!

CONSERVAZIONE

Gnocchi crudi: 6 mesi in congelatore. Separateli tra loro, ben infarinati con la semola. Una volta induriti potete metterli in un sacchetto gelo e tenerli per 6 mesi. Per usarli, buttateli ancora gelati direttamente nell’acqua di bollitura.

In frigorifero: 2 giorni

Chi è La Cuoca Insolita

La Cuoca Insolita (Elsa Panini) è nata e vive a Torino. E’ biologa, esperta in Igiene e Sicurezza Alimentare per la ristorazione, in cucina da sempre per passione. Qualche anno fa ha scoperto di avere il diabete insulino-dipendente e ha dovuto cambiare il suo modo di mangiare. Sentendo il desiderio di aiutare chi, come lei, vuole modificare qualche abitudine a tavola, ha creato un blog (www.lacuocainsolita.it) e organizza corsi di cucina. Il punto fermo è sempre questo: regalare la gioia di mangiare con gusto, anche quando si cerca qualcosa di più sano, si vuole perdere peso, tenere a bada glicemia e colesterolo alto o in caso di intolleranze o allergie alimentari.

Tante ricette sono pensate anche per i bambini (perché non sono buone solo le merende succulente delle pubblicità). Restando lontano dalle mode del momento e dagli estremismi, sceglie prodotti di stagione e ingredienti poco lavorati (a volte un po’ “insoliti”) che abbiano meno controindicazioni rispetto a quelli impiegati nella cucina tradizionale. Usa solo attrezzature normalmente a disposizione in tutte le case, per essere alla portata di tutti.

Calendario corsi di cucina ed eventi con La Cuoca Insolita alla pagina https://www.lacuocainsolita.it/consigli/corsi/

Il fascino senza tempo del Piano Nobile nei palazzi storici torinesi

ABITARE CON STILE

Rubrica settimanale a cura di Magda Jasmine Pettinà 
Uno spazio dedicato al mondo della casa in tutte le sue forme: dal mercato immobiliare al design d’interni, dall’arte di valorizzare gli spazi alle nuove tendenze dell’abitare contemporaneo. Consigli pratici, spunti estetici e riflessioni su come rendere ogni casa un luogo che rispecchi chi siamo — con uno sguardo che unisce competenza, bellezza e sensibilità.

Chi vive a Torino – o anche solo la attraversa con lo sguardo attento di chi ama l’architettura – avrà sicuramente sentito nominare il piano nobile. Una definizione che profuma di storia, di famiglie aristocratiche e di quella eleganza architettonica che ha reso la nostra città una delle capitali europee più raffinate del passato.

Il piano nobile è un concetto nato nel Rinascimento e rimasto centrale fino al XIX secolo: era il luogo dove la vita della famiglia si esprimeva nel suo massimo splendore. Non il pian terreno, dedicato a servizi e accessi, né i livelli superiori, spesso riservati alla servitù o a funzioni secondarie, ma il vero cuore residenziale del palazzo.

Come riconoscere il piano nobile

Nell’immaginario collettivo coincide quasi sempre con il primo piano, e questo non è un caso. Qui si trovavano le stanze più importanti:

  • i grandi saloni di rappresentanza,

  • le camere padronali,

  • gli ambienti dove si svolgeva la vita sociale e privata della famiglia.

Bastava guardare una facciata per individuarlo: finestre più alte, cornici più ricche, decorazioni elaborate, talvolta balconi e terrazze aggiunti a partire dal Seicento. Era un modo chiaro e immediato per comunicare prestigio.

A dare accesso al piano nobile c’era spesso un grande scalone monumentale, che saliva dal cortile centrale e introduceva gli ospiti in un percorso scenografico studiato per impressionare.

Sotto, tra piano terreno e piano nobile, si trovavano i mezzanini, destinati alla servitù o ad ambienti tecnici: piccoli piani nascosti, con finestre ridotte, che ancora oggi rappresentano una curiosità architettonica affascinante.

Torino e il Rinascimento: l’inizio di un’eleganza

È nel Rinascimento che Torino inizia a plasmare il suo linguaggio architettonico più autentico. Con l’ascesa politica dei Savoia, la città passa dall’essere un piccolo centro urbano a un polo amministrativo, culturale e artistico di prim’ordine.

A quest’epoca risalgono opere fondamentali come:

  • il Duomo di San Giovanni,

  • parti della Cittadella,

  • il suggestivo Palazzo Scaglia di Verrua in via Stampatori, uno dei pochissimi esempi cittadini rimasti con decorazioni rinascimentali a vista.

 

Il Rinascimento torinese è meno ricco rispetto a quello fiorentino o romano, è vero. Eppure proprio per questo conserva un fascino particolare: più discreto, più raro, più prezioso. Molti palazzi barocchi e settecenteschi che oggi ammiriamo affondano comunque le radici nella cultura costruttiva di questo periodo.

Dal piano nobile ai nuovi modi di abitare

Con l’Ottocento e l’arrivo di tecnologie più moderne per riscaldamento, ciminiere e condutture, la rigida suddivisione gerarchica dei piani perde significato. I palazzi iniziano a svilupparsi in altezza, nascono nuove funzioni urbane e il piano nobile diventa un concetto più simbolico che funzionale.

Eppure, nel mercato immobiliare contemporaneo, il suo fascino rimane intatto. Gli appartamenti situati negli antichi piani nobili sono ancora oggi tra i più ricercati, grazie a caratteristiche difficili da replicare nelle costruzioni moderne: soffitti alti, affacci ampi, saloni di rappresentanza, portali monumentali, scaloni storici e una luce che ha qualcosa di teatrale.

Acquistare in un piano nobile significa scegliere non solo un’abitazione, ma un pezzo di storia, un dialogo diretto con Torino e con le epoche che l’hanno resa grande.

Il piano nobile è un modo di abitare che racconta la stratificazione sociale e artistica della nostra città. Un simbolo di bellezza e rappresentanza che ancora oggi continua a sedurre chi cerca un immobile unico, elegante e ricco di significato.

Nei prossimi articoli della rubrica esploreremo altri aspetti dell’abitare storico e contemporaneo, perché conoscere l’origine degli spazi ci aiuta a comprenderne il valore nel presente.

Abitare con stile, in fondo, significa anche abitare con consapevolezza e memoria.