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Marco Avidano: la pasticceria torinese protagonista a Parma

 ALLA MANIFESTAZIONE DEDICATA ALLE ATTIVITA’ DEI MAESTRI LIEVITISTI D’ITALIA ANCHE UNO DEI MEMBRI DELL’ACCADEMIA, IL PASTICCERE AVIDANO

Da qualche tempo, nel settore dei lievitati, si sta facendo strada l’idea che il dolce per eccellenza del natale, il panettone, possa essere apprezzato anche nel periodo più caldo dell’anno, l’estate appunto, presentando tutte le potenzialità per poter essere assaporato in ogni stagione. Si tratta, infatti di un impasto realizzato con ingredienti semplici – farina , latte, uova, zucchero – e fatto lievitare con le opportune tecniche moderne che si sono man mano fatte scoprire, ognuna adatta a renderlo il più soffice e delicato possibile.
Anzi, a rigor di logica, proprio il periodo più caldo dovrebbe essere quello più adatto alle lievitazioni in genere, che ne possono agevolare il processo.
Il pasticcere torinese Marco Avidano, membro di quest’accademia storica e  prestigiosa per chi lavora nel settore della pasticceria in generale ma, in particolare, della pasticceria dedita ai lievitati,  titolare dell’omonima pasticceria a Torino e a Chieri, spiega il motivo per il quale bisognerebbe cominciare ad apprezzare il panettone anche d’estate: ” Senza dubbio per la freschezza degli ingredienti, che solo a pensarci rende subito l’idea di avere a che fare con un lievitato certo, ma leggero e frizzante: il mio, ad esempio, è farcito con crema al limone di Amalfi, zenzero e cioccolato bianco. E’ adatto per una abbondante prima colazione oppure servito come dessert, abbinato a una pallina di gelato, possibilmente a base di crema o fiordilatte” .
IL 25 luglio, nella splendida cornice di Palazzo Pilotta a Parma, i maestri dell’Accademia dei Maestri del lievito madre e del panettone italiano, faranno degustare al pubblico oltre quattro quintali del dolce impasto. Alla manifestazione prenderà parte anche Avidano che, grazie alla conoscenza di Claudio Gatti, ideatore dell’evento, pasticcere a sua volta e custode nazionale dei segreti del lievito madre, ha avuto modo di divulgare in giro per l’Italia, la sua esperienza da maestro lievitista in Piemonte, condividendo, coi colleghi delle altre regioni d’Italia, il rispetto che si deve per questo ingrediente cosí delicato, prezioso e sottoposto a costante studio e ricerca.
La notte dei Maestri del Lievito Madre è attesa nel centro di Parma e rappresenta uno fra i più importanti e attesi appuntamenti del settore riservato a lievitisti, pasticceri, panificatori e pizzaioli italiani. Daranno la possibilità di degustare i loro prodotti e far conoscere le novità estive, dimostrando che i lievitati, anche i più classici, si possono gustare tutto l’anno. Ed è una valido veicolo di comunicazione, usando le parole dell’assessore Marco Bosi a Parma City of gastronomy,  per “ promuovere le eccellenze gastronomiche della nostra nazione, destagionalizzando un prodotto che é ancora troppo associato alle festività natalizie” . 
Grazie alla presenza e al ruolo del pasticcere torinese, all’interno dell’accademia, le eccellenze dolciarie sabaude potranno avere una vetrina, senza dubbio , interessante.
Chiara Vannini

I vantaggi della pet therapy

Fu lo psichiatra infantile americano Boris M. Levinson a coniare a metà degli anni ‘60 il termine Pet Therapy, dall’unione dei termini Pet (animale domestico) e Therapy. Lo psicologo Carl Rogers nel 1970 propose una cornice concettuale in cui inserire la Pet Therapy indicando in un corpo, una mente, le emozioni e l’ambiente circostante, un campo energetico in continuo cambiamento per cui, quando un animale viene introdotto nel campo energetico del paziente, l’esperienza è in grado di cambiare la vita di quella persona. Da allora sono stati condotti numerosi studi al riguardo che, insieme ai risultati sul campo, hanno portato al riconoscimento formale della Pet Therapy.

In Italia è stata riconosciuta dal Ministero della Salute (allora Sanità) con DM del 2003 ma limitatamente ad anziani e bambini e solo più recentemente è stata utilizzata anche come supporto per migliorare la qualità della vita in varie forme di disabilità.

Sono così sorte alcune equipe multidisciplinari composte da veterinari, etologi, medici, psicologi, educatori cinofili, ecc, per la scelta del giusto abbinamento animale-paziente e la corretta applicazione della terapia.

Da tempo sono noti, anche se ancora in fase di studio, alcuni effetti della presenza degli animali accanto ai soggetti umani sui disturbi comportamentali quali deficit di attenzione, difficoltà di apprendimento o aggressività, sui valori della pressione arteriosa, sul sonno ecc.

La sola presenza dell’animale come pure il contatto con il pelo di gatti e cani (ma non solo) è in grado di abbassare i valori della pressione arteriosa e di ridurre la frequenza cardiaca. Studi recenti hanno messo in rilievo come il contatto fisico con l’animale induca una riduzione dei livelli degli ormoni secreti in risposta allo stress (cortisolo) e, al contempo, un aumento nella produzione di ormoni e neurotrasmettitori in grado di determinare emozioni positive (endorfine e dopamina).

Il risultato immediato è un miglioramento dello stato di salute percepito dal singolo, ma come effetto correlato si assiste ad un miglioramento nelle relazioni interpersonali attraverso la stimolazione dell’ossitocina.

Recentemente si è cominciato ad utilizzare gli animali domestici e di compagnia nei luoghi di cura, particolarmente nelle case di cura e nelle residenze per anziani, non soltanto per gli effetti già citati ma perché gli anziani si sentono responsabilizzati nella cura dell’animale e hanno un sostituto dei propri cari assenti nella comunicazione.

Nel caso di soggetti autistici, la sola presenza di cani durante le sedute ha portato ad un miglioramento del livello di attenzione e della frequenza delle interazioni sociali, verbali e non, con una evidente riduzione delle stereotipie comportamentali, cioè di quei movimenti effettuati senza apparente scopo, tipici di questo disturbo.

Sono evidenti i risultati ottenuti con la onoterapia (asini) e la ippoterapia (cavalli) sui soggetti affetti da ritardo mentale.L’ippoterapia, in modo particolare, si è rivelata utile nella riabilitazione post trauma cerebrale e in generale nelle patologie neurologiche che comportano disturbi motori. Anche i delfini, grazie alle loro abilità comunicative e alla loro sensibilità nel comprendere il comportamento non verbale umano, sono impiegati utilmente nelle terapie, laddove si disponga di un acquario idoneo.

Uno dei vantaggi più immediati della Pet Therapy è rappresentato dal canale comunicativo: laddove può essere difficoltoso comunicare verbalmente, l’interazione con gli animali favorisce l’espressione immediata delle emozioni, grazie all’attivazione del cosiddetto “cervello rettiliano” sia da parte del paziente che dell’animale. La presenza dell’animale sembra liberare la persona dalle riserve che in genere funzionano da freni inibitoriostacolando la relazione terapeutica e limitando o posticipando il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Questo perché si parte dal presupposto che nella relazione uomo-animale ci sia una totale assenza di pregiudizi e quindi la possibilità di instaurare legami autentici che predispongono l’individuo all’apprendimento di abilità relazionali generalizzabili anche al contesto sociale umano.

Ci sono però delle controindicazioni: non è possibile ricorrere alla Pet Therapy con pazienti zoofobici (almeno non prima di aver estinto le eventuali fobie), pazienti ipocondriaci o con psicosi gravi che possono esitare in maltrattamenti rivolti all’animale stesso.

In ogni caso, ogni qualvolta sia possibile, crescere con un animale, com’è emerso da numerose evidenze scientifiche, influisce positivamente sullo sviluppo della personalità aumentando l’autostima, la fiducia in se stessi e migliorando l’empatia, cioè la capacità di comprendere lo stato d’animo altrui ed il senso di responsabilità, specie quando i piccoli vengano incaricati della cura dell’animale.

Non ultimo, crescere in presenza di un animale domestico (cani, gatti, roditori, uccelli) permette di non sviluppare allergie (pelo, forfora e altro) da adulti.

 

Sergio Motta

Cristiana Francesia

Il coma, la coscienza sospesa per un tempo più o meno lungo e il risveglio

Fra le numerose domande che si pongono i medici riguardo il funzionamento del cervello, molte rimangono ancora oggi senza risposta; negli ultimi decenni sono stati compiuti progressi enormi, impensabili in epoche precedenti la nostra, ma il mistero del funzionamento del cervello è ancora lontano dall’essere risolto completamente.

Uno dei lati più oscuri, nonostante sia fra i più studiati, è quello che riguarda lo stato di “coma”, in cui pazienti che sembrano semplicemente addormentati, risultano del tutto indifferenti, almeno in apparenza, a molte delle stimolazioni cui possono venire sottoposti.
Le domande principali che ci si pone di fronte ad un paziente entrato in coma sono essenzialmente: “Si potrà svegliare di nuovo?”; La sua sensibilità è ancora presente, completa o meno? “
E poi il più angosciante: “Riesce a sentirmi e a capire cosa gli dico?”
Con il termine ‘coma’ si intende uno stato di incoscienza prolungato in cui una persona risulta estranea al proprio ambiente, pur risultando viva e in apparenza addormentata, ma, a differenza di quel che capita durante il sonno profondo, il soggetto non viene svegliato da nessuna stimolazione, anche da quella dolorosa.
Lo stato di coma è provocato da una lesione al cervello che può dipendere da svariate cause; il danno cerebrale può essere dovuto ad un aumento della pressione intracranica, ad un sanguinamento, ad un insufficiente apporto di ossigeno alle cellule cerebrali, o a una alterazione metabolica che è stata causa di un accumulo di tossine, come nel caso di accumulo di ammoniaca in alcune malattie del fegato, o di anidride carbonica provocato da un grave attacco d’asma. Nell’insufficienza renale possono accumularsi anomale quantità di urea e ancora le droghe e alcol assunto in grandi quantità possono causare lesioni neuronali a livello encefalico.
Le cellule cerebrali sono molto sensibili e delicate di fronte a simili agenti traumatici, per cui la lesione può essere, nei casi meno gravi, temporanea ed anche reversibile, ma può residuare anche in una lesione permanente.
La mancanza di ossigeno per alcuni minuti provoca la morte cellulare dei tessuti cerebrali. Il danno cerebrale anossico può derivare da un infarto (arresto cardiaco), un violento trauma cranico da sintomi di annegamento, overdose di droga o da un avvelenamento.
Nel caso di un evento traumatico diretto al capo vi può essere un edema a carico del tessuto cerebrale che, essendo contenuto nella scatola cranica, una struttura rigida ed inestensibile, può aumentare di molto la pressione endocranica determinando una compressione verso il tronco cerebrale in cui sono contenute strutture delicatissime, fra queste le aree responsabili della eccitazione e della consapevolezza, oltre a quelle relative al controllo del respiro e del battito cardiaco.
Nelle persone con diabete si può verificare il coma, quando i livelli di zucchero nel sangue rimangono molto alti. Questa è una condizione nota come iperglicemia. Anche I’ ipoglicemia, o glicemia troppo bassa, può portare al coma. Questo tipo di coma è solitamente reversibile una volta corretto il livello di zucchero nel sangue. Tuttavia, l’ipoglicemia prolungata può portare a danni cerebrali permanenti e coma persistente
Lo stato di incoscienza che si viene a determinare può causare gravi danni: dallo stato vegetativo persistente (se il paziente riesce a svegliarsi) alla morte (se il paziente trascorre molti anni in coma).
Un’altra causa del coma è rappresentata dalle infezioni del sistema nervoso centrale, come la meningite o I’ encefalite
E’ importante notare che la respirazione,il battito cardiaco e la digestione fanno tutti parte del sistema nervoso autonomo e possono continuare la loro funzione in maniera automatica, durante il periodo dello stato di coma, ma altri pazienti avranno bisogno di aiuto per respirare, per mantenersi idratati; sarà necessario assisterli per alimentarsi, un processo che di solito avviene per via endovenosa e che viene impiegato in tutti coloro che entrano in coma.
Esiste un trattamento efficace per il coma? Il trattamento dipende dalla causa. Le persone vicine al paziente in coma dovrebbero fornire ai medici quante più informazioni possibili per aiutare i medici a determinare la causa responsabile di quello stato . Una pronta assistenza medica è fondamentale per il trattamento di condizioni potenzialmente reversibili. Ad esempio, se c’è un’infezione che colpisce l’encefalo, potrebbero rendersi necessaria la somministrazione di antibiotici. Il glucosio può essere necessario in caso di shock diabetico. La chirurgia può anche essere imprescindibile per alleviare la pressione sul cervello dovuta all’edema o per rimuovere una massa tumorale che determina analoga compressione sui tessuti cerebrali.
Purtroppo, più a lungo una persona rimane nella condizione di coma, peggiore è la prognosi. Anche così, molti pazienti possono svegliarsi dopo molte settimane in coma. Tuttavia, nonostante il ritorno alla stato di normale coscienza, possono residuare disabilità significative.
Lo stato di coma raramente dura più di 2-4 settimane. L’esito dipende dalla causa, dalla gravità e dalla sede della lesione. Le persone possono uscire dal coma con problemi fisici, intellettuali e psicologici; alcune persone possono rimanere in coma per anni o addirittura decenni. Un caso riportato nella letteratura medica riferisce di un paziente rimasto in coma per ben 42 anni.
Un caso interessante è quello di un uomo risvegliatosi dopo un coma, insorto a seguito di una rovinosa caduta, dopo ben 19 anni di impossibilità forzata alla partecipazione al normale svolgimento e progressione della vita quotidiana. Il paziente è stato amorevolmente accudito dalla moglie e dai familiari che lo hanno mobilizzato. passivamente, facendo in modo che i suoi muscoli non si atrofizzassero e non si formassero piaghe da decubito.
Al suo risveglio è rimasto sbalordito da tutti i cambiamenti avvenuti nel mondo, che osservava stupito, come se fosse, d’improvviso, venuto a trovarsi in un altro mondo.
Jan Grzebski, un ferroviere polacco venne a trovarsi in coma dopo un incidente avvenuto nel 1988 e e si è risvegliato nel 2007.
A quel tempo, come amava raccontare vi era uno stato di semi povertà nel paese, la carne era razionata, si trovava per lo più solo aceto e per fare il pieno di benzina occorreva sottoporsi a lunghe attese, a causa delle lunghe code che venivano a formarsi ovunque.
Al risveglio, guardava meravigliato gli undici nipoti nel frattempo e le grandi catene di supermercati, che non aveva visto in precedenza, in cui si poteva comprare letteralmente di tutto, ma ciò che più lo ha sorpreso è stato vedere praticamente tutte le persone camminare per strada con i cellulari in mano, senza dubbio uno dei cambiamenti più iconici del 21° secolo, entrato nelle nostre vite gradualmente. Un oggetto a cui ci siamo abituati giorno dopo giorno, ma che, di certo avrebbe stupito chiunque di noi, se assente dagli ani settanta, avesse riaperto gli occhi vent’anni dopo, ignaro di tutto quel che l’inarrestabile progresso, aveva prodotto nel mondo.

Alessandro Rodolfo Neri

 

Tra leggerezza e tricot, il tocco delicato di Susanna Guernelli

La passione per la moda è sempre stata un suo pallino ed è da questo leitmotiv che nasce l’idea di creare qualcosa di artigianale, unico e dal gusto un po’ retrò.

Susanna Guernelli, professoressa di chimica all’Università di Bologna, coltiva fin da piccola la passione per il crochet, alternando corsi di telaio all’esercizio dei ferri da maglia.

Dalla nonna eredita l’abilità del decoro manuale e il gusto per il bello, tanto che oggi le sue mani intrecciano con garbo e creatività la trama delle morbide sciarpe della linea “MY”.

Ridare vita a filati di pregio inutilizzati  – spiega Susanna – ma anche produrre con materiali come ciniglia, lana, canapa e cotone permette un recupero sostenibile senza incidere sulla qualità del capo”.

Nel 2004 nasce ufficialmente “MY”, pensata inizialmente per i più piccini: dalle babuche realizzate a crochet per i neonati fino ad arrivare al cuore delle donne milanesi, complice il noto marchio “La Milanesa” che decide di acquistare alcune delle sue creazioni. Da questo momento in poi “MY” diventa per molti sinonimo di artigianalità, esclusività e cura dei dettagli, le stesse caratteristiche che Susanna declina in ogni accessorio non solo dedicato alle donne come sciarpe, borse, fiori creati a maglia e unici nel loro genere, ma anche nella linea Kid, dai gilet ai maglioni, passando per i cappellini, rigorosamente in fibra naturale.

La voglia di lavorare con le mani – prosegue la creativa bolognese – ha radici nella cultura popolare antica, tramandata da mia nonna e che considero un prezioso dono da non disperdere. Partendo dal materiale, che può essere un tessuto o un colore, studio la migliore commistione di antico e moderno”.

La pandemia degli ultimi due anni ha rappresentato però un punto di arresto per i progetti di “MY”, Susanna aveva finalmente trovato un concept store nel cuore del vivace capoluogo dell’Emilia Romagna, che rispecchiava il suo modo di intendere l’artigianalità e l’accoglienza del cliente ma il Covid ha fermato tutto. Tutto tranne la creatività e la voglia di riprendere in mano quel lavoro che tanto ama: con il supporto del brand “La Milanesa”, “MY” ha creato “Ripartiamo insieme dopo il Covid”, una piccola capsule di borse e flowers da appuntare ad abiti e accessori, per personalizzare anche la più semplice delle mise.

Una meraviglia per gli occhi e per i sensi, perdersi tra la sofficità dei filati e la leggerezza delle trame, un piacere a cui ogni donna non dovrebbe rinunciare. Curiosare tra i petali di fiori in cotone e lino, in quelli realizzati in lurex o addirittura nelle shopper a rete con l’interno foderato è una delizia.

La gamma dei colori dedicati alla produzione di borse spazia dai neutri alle nuance più accese, insomma ce n’è per ogni gusto e per ogni desiderio, personalizzabile e soprattutto realizzabile!

MY” ha recentemente collaborato con un’altra artigiana piemontese, Sara Battaglino, creatrice del marchio albese “Un tè da matti”, che produce borse in pellami colorati e morbissimi.

L’idea nasce dalla volontà di “vestire” le shopper con un tocco estivo, la rete.

E dalle sapienti abilità di due creative infaticabili nascono gli “abiti” in filato lavorato a rete che colorano e distinguono le borse di Sara.

Opere d’arte di fattura interamente made in Italy ma soprattutto con la preziosità dell’handmade, un lusso che oggi pochi riescono ancora a portare avanti, sia per i costi dei materiali, delle ore di lavoro sia per il dilagare delle produzioni seriali e commerciali.

La qualità, l’amore per il prodotto e la ricerca continua premiano chi realizza, ma soprattutto appagano chi decide di acquistare un capo unico e senza tempo, riconoscendo l’eccezionale valore dell’artigianalità italiana.

Daniela Roselli

Una notte dedicata ai Grandi Vini Rosati

Un viaggio tra i sapori e la freschezza dell’estate immersi in arte, cultura, musica, intrattenimento e bellezza grazie alla splendida location dei Giardini Reali di Torino

 

 

 Giovedì 14 luglio 2022 Ozio Intelligente e Torino Wine Week, grazie alla collaborazione con Gambero Rosso Academy Torino, colorano di rosa Palazzo Reale e i Giardini Reali di Torino.

 

Per la prima volta infatti arriva nel capoluogo piemontese una notte dedicata ai Grandi Vini Rosati.

 

Una serata speciale quella che si terrà giovedì 14 luglio, dalle 19 alle 24,  che, oltre ad un’importantissima selezione di cantine e produttori che proporranno le loro etichette di Vini Rosati, permetterà al pubblico una serata esperienziale completa.

Sarà infatti possibile accedere ai Musei Reali di Torino, testimonianza dell’importanza della storia che si respira nel capoluogo piemontese, visitando Palazzo Reale, l’Armeria, la Cappella della Sindone, la Galleria Sabauda e il Museo di Antichità.

 

Grazie alla preziosa collaborazione con Gambero Rosso Academy Torino saranno più di 30 le cantine presenti oltre ad una selezione di etichette a cura di Torino Wine Week e Wined*Ora.

La scelta è quella di coinvolgere grandi cantine storiche ma anche giovani aziende vitivinicole che fanno della cultura della coltivazione sostenibile il centro della propria attività.

 

I vini rosati, nelle loro declinazioni, bollicine e fermi, da alcuni anni, hanno trovato anche in Italia una riscoperta sia in termini di pubblico che di qualità del prodotto.

 

Dopo le grandi produzioni spagnole e francesi anche l’Italia si sta posizionando nel mercato delle eccellenze di questa produzione vitivinicola, dimostrando la sua capacità di saper leggere i bisogni e i desideri del pubblico e caratterizzandosi grazie alla varietà di vitigni e alla qualità della vinificazione.

 

Da queste premesse nasce LA GRANDE NOTTE DEI VINI ROSATI.

Si partirà dalle eccellenze di tutto il territorio piemontese, dall’Alta Langa al Monferrato, passando dal Veneto e dal Trentino Alto Adige fino al Friuli Venezia Giulia.

Ci si sposterà in centro Italia partendo dall’Emilia Romagna, passando per le immancabili cantine toscane e arrivando ad interessanti proposte abruzzesi, marchigiane e umbre.

Si arriverà poi al sud Italia, territorio caratterizzato da una presenza storica di Vini Rosati, assaggiando Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.

 

Il 14 luglio sarà un’occasione unica per degustare tutta l’Italia “Rosa” all’interno di uno dei luoghi più suggestivi del Nord Italia.

 

Non mancherà la musica grazie alla sonorizzazione di Pazza Idea, che spazierà dal rock al funky italiano, regalando ulteriori colori ad una serata unica.

 

Saranno inoltre presenti VanVerBurger e La taglieria Barotto per accompagnare le degustazioni con piatti speciali.

 

Partner dell’iniziativa sono Prince Experience, Toradio, Torino Magazine, Wined*ora e Cantina Social.

 

Il biglietto di ingresso è di € 15 e comprende 2 calici di vicino e le visite ai Musei.

 

 

Info e accreditamento: https://oziointelligente.it/torino/eventi/la-notte-dei-vini-rosati-2830/7789 

 

 

 

COLOMBO – CASCINA PASTORI: questa azienda sorge a Bubbio, nel cuore dell’Alta Langa, una zona ancora  incontaminata che sempre di più sta divenendo terra di grandi vini .

 

MONTALBERA:nasce all’inizio del ventesimo secolo in un territorio compreso fra i comuni di Grana, Castagnole Monferrato e Montemagno, territorio  vitivinicolo, patrimonio dell’UNESCO. Grande attenzione alla sostenibilità e alla tradizione

 

ANGELINI PAOLO: una famiglia di viticoltori monferrini che da più di quattro generazioni si impegna a produrre vini buoni e sani unendo tradizione ed innovazione per ottenere la migliore espressione del territorio.

 

CANTINE SANT’AGATA:  ha  storia vitivinicola lunga oltre cent’anni, quella della famiglia Cavallero, che agli inizi del XX secolo si è trasferita a Moncalvo, in Piemonte, in provincia di Asti, per valorizzare il “quinto elemento”, il vino.

 

TERRE DEL BAROLO: rappresenta tutti gli undici comuni della denominazione con più di trecento soci: una grande famiglia nel nome del vino, una grande cooperativa protagonista nelle Langhe.

 

GAIERHOF: in Trentino, seleziona le migliori uve per vinificare e produrre vini importanti, frutto di conoscenza, sapere enologico, tecnologia e tanta passione.

 

BORGOLUCE: dal cuore della zona del Valdobbiadene Prosecco Superiore D.O.C.G., gli spumanti ed i vini Borgoluce raccontano i sapori di questa terra.

 

MONTELVINI:  è una casa spumantistica di Prosecco che nasce in provincia di Treviso, sulle colline di Asolo, cuore della migliore produzione della bollicina italiana.

 

CANTINA DI LENARDO: si mette in luce sposando la tradizione alle innovazioni tecnologiche e punta dritto a vinificazioni di pregio, esaltando il proprio terroir. Dal 1878 dalla “Luna”, come amano scherzare, coltivano e producono grandi vini friulani.

 

CANTINA BRUNI: considerata una delle realtà più rilevanti di tutta la maremma toscana, ha sempre puntato sulla qualità, dimostrando l’alto livello che i prodotti vinicoli di questa terra possono regalare.

 

FATTORIA UCCELLIERA: azienda di famiglia dal 1960, con produzione di vino, vin santo e olio extravergine, oltre a miele, prodotti con tartufo, liquori, nel cuore della Toscana. Artigiani del tempo.

 

BRIZIARELLI produce vini che coniugano uvaggi autoctoni ed internazionali con le più moderne tecniche di vinificazione nel centro dell’Umbria.

 

CANTINA SANTA BARBARA: il profondo rispetto della terra e la continua tendenza all’innovazione sono i pilastri sui quali si sorregge questa azienda, con l’obiettivo di migliorare lo standard qualitativo senza soluzione di continuità, di questa cantina Marchigiana.

INALTO VINI D’ALTURA: racconta l’Abruzzo più nascosto, l’Abruzzo di pregio, esaltando i vitigni tradizionali che prosperano ad altitudini elevate, dal carattere prezioso ed inconfondibile.

 

FEUDO ANTICO: si trova anch’esso nel cuore dell’Abruzzo, una cantina nata con il nobile intento di rivitalizzare le varietà vitate autoctone e di rafforzare il senso di appartenenza alla comunità.

 

TOMMASONE VINI: La vite, il vino e l’uomo, un legame che sull’isola d’Ischia ha origini millenarie: queste sono le parole chiave di questa cantina, le cui radici risalgono alla fine del 1700.

 

CARVINEA: è una realtà pugliese giovane e piccola, nata negli anni 2000, che ha creato da subito vini preziosi, premiati con importanti riconoscimenti.

 

LEONE DE CASTRIS: è un’azienda situata nel comune di Salice Salentino, poco distante dalla meravigliosa Lecce, con una storia antichissima, risalente addirittura al 1655.

 

CANTINE PAOLO LEO: a conduzione familiare, questa azienda pugliese ha da sempre fatto della professionalità il proprio punto di forza, riuscendo a espandersi e a farsi conoscere in tutta Italia e nel mondo.

 

CANTOLIO: dalla terra di Puglia, dai suoi profumi e dai suoi colori, dai suoi venti e dai suoi mari, nasce la storia di questa cantina e dei suoi vini, ricchi di equilibrio, complessità e armonia.

 

VETRÈRE: in provincia di Taranto, incentra la sua filosofia sulla cura della sostenibilità, un pensiero ecologico che si ritrova in tutte le pratiche del lavoro svolto sia in vigna che in cantina.

 

SPIRITI EBBRI: cantina originale e innovativa, tra le più promettenti della Calabria, con un’impostazione del lavoro in vigna vicina ai princìpi dell’agricoltura biodinamica.

 

AZIENDA VINICOLA FIRRIATO: azienda che nasce nella provincia più vitata d’Italia, Trapani, un territorio agricolo segnato profondamente dalla coltivazione della vite e dalla cultura del vino.

 

CANTINE COLOSI: con dieci ettari vitati situati nell’isola di Salina, le Cantine Colosi operano nel settore vitivinicolo dal 1987, producendo da tre generazioni vini unici che raccontano la Sicilia.

 

BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO: rispetto per un territorio tanto peculiare e vinificazione individuale per ciascun vigneto sono solo alcune delle scelte fatte da questa cantina Siciliana, privilegiando così la qualità dei vini proposti.

 

TORRE MORA: la filosofia di torre mora è “un vitigno, un territorio”: un perfetto binomio che rappresenta una fonte di ispirazione per la produzione di vini che raccontano la storia di uve cresciute a Catania sulle pendici di un vulcano attivo.

 

RINALDI PIETRO: azienda che sorge sulle alture di Alba, nelle Langhe, producendo vino dal 1920 da vigneti di qualità autoctone, nel rispetto dei cicli naturali e delle tradizioni tramandate.

 

BONZANO VINI: produrre vini di qualità per contribuire al rilancio del Monferrato: è questo l’obiettivo che ha spinto i fratelli Bonzano ad intraprendere questa avventura enoica a Casale Monferrato.

CANTINA SANTA CROCE: nata nel 1907 questa cantina ha preso vita come “Associazione fra i produttori di uve del territorio di S. Croce e limitrofi”. Ad oggi, con oltre 250 soci, è attualmente una delle aziende più importanti di tutta l’Emilia Romagna.

TENUTA DEL MERIGGIO: tenuta che nasce dalla passione per i vigneti prima che per gli inarrivabili vini che da essi si producono in Irpinia, dove tradizione e modernità si intrecciano per garantire una qualità senza compromessi.

TENUTE GIROLAMO: tenute situate nel cuore della Valle d’Itria, custodi dell’indomita passione ed energia di una famiglia per la propria madre terra, che hanno reso questa realtà una delle aziende vinicole di spicco della Puglia.

VIGNAIOLI DEL MORELLINO DI SCANSANO: nel cuore della Maremma toscana, dal 1972, la cantina dei Vignaioli del Morellino di Scansano riunisce lo sforzo dei suoi 170 soci per offrire ai consumatori vini che rispecchiano il territorio della Maremma, i suoi vitigni e le sue tradizioni.

CONTE VISTARINO: la cantina vanta lontane radici che risalgono alla metà del ‘400. Ad oggi si estende per 826 ettari, caratterizzati da una ricca biodiversità,  data dalle ampie zone boschive intercalate da vigneti, prati, seminativi e piante da legna.

 

https://www.facebook.com/torinowineweek/

https://www.facebook.com/oziointelligente

 

Street Lights su Fb: per conoscere e vivere nuovi angoli di città

Caro Direttore,  mi chiamo Alessandro Valente ho 56 anni  e vivo ad Alpignano.

Ho creato un gruppo su facebook chiamato Street Lights, dove posto foto notturne di ambienti urbani, io e il mio cane Valentino di 12 anni adottato 3 mesi fa al canile andiamo alla ricerca della bellezza notturna di aree urbane. Torino e comuni limitrofi. Ma l’idea è applicabile a qualsiasi centro urbano partendo dal presupposto che la bellezza è ovunque e la gente sta perdendo la voglia di fare due passi alla sera per scoprire cosa si nasconde dietro quella viuzza e per fare due chiacchiere…si potrebbe anche istituire un concorso fotografico basta un cellulare o una macchinetta compatta. Mi piacerebbe far conoscere questa idea e far nascere  una nuova tendenza che  faccia uscire i cittadini per fare loro scoprire la bellezza di angoli unici e dimenticati: della serie non esiste solo il centro, pur bellissimo.
Tra l’ altro ho fatto una ricerca e non trovo pagine simili alla mia

Alessandro e Valentino (dog)

https://www.facebook.com/groups/982269492506775/?ref=share

Enrico Murdocco entra nella Guida Pane & Panettieri d’Italia 

IL PIZZAIOLO TORINESE OTTIENE IL PRIMO RICONOSCIMENTO PER IL SUO TELLIA LAB

LA GUIDA PANE & PANETTIERI DEL GAMBERO ROSSO GLI CONFERISCE I DUE PANI

 

A pochi mesi dall’apertura del nuovo Tellia Lab a Torino, il pizzaiolo Enrico Murdocco entra nella quarta edizione della Guida Pane & Panettieri d’Italia 2023 del Gambero Rosso con due pani.

Realizzato con lievito madre, il pane di Tellia è proposto in pezzature da 500 grammi (con un costo che varia dai 3 ai 4,5 euro) e viene prodotto con farine di Tipo 2, nelle versioni: Classico, Semola semintegrale di Senatore Cappelli bio, Farro, Multicereali, Alghe (senza sale con le alghe e la salicornia che sostituiscono la mancanza di sapidità) e il “Millegrani Integrale”.

“Ho deciso di iniziare a realizzare anche il pane – racconta Murdocco che vanta anche tre rotelle nella Guida alle Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso – per crescere nella mia professione di artigiano e un riconoscimento come questo, poco dopo l’apertura, è un grande stimolo per fare sempre meglio. La scelta di realizzare pezzature da 500 grammi – prosegue – è sicuramente inusuale, ma rappresenta un’attenzione nei confronti della nostra clientela che predilige pani più piccoli. Stiamo inoltre lavorando per l’inserimento in autunno, nella nostra gamma, di grissini e baguette su cui abbiamo iniziato le prime prove”.

Il pane di Tellia Lab è realizzato con farine differenti a seconda delle diverse tipologie: Antiqua Tipo 2 di Bongiovanni; Millegrani e Tumminia di Molini del Ponte; Senatore cappelli biologico macinato a pietra dell’Antico Molino Rosso.

Tellia, che Murdocco gestisce insieme al fratello Angelo dove realizza pizza romana in teglia con impasti ad alta idratazione e lunga lievitazione, si trova a Torino in: via San Tommaso 27c; corso Sebastopoli 241; via Maria Vittoria 20.

Per maggiori informazioni: www.tellia.it

I “giramenti di testa”, le vertigini e le false percezioni

I “giramenti di testa”, le vertigini e le false percezioni possono essere dovute ad alterazioni del sistema vestibolare, ma non solo.

Siamo in pieno periodo di vacanze, programmiamo le ferie e non è escluso che, fra i vari metodi utilizzati per spostarci, possano essere contemplati navi, traghetti e imbarcazioni in genere.

Al ritorno da lunghi, o brevi, viaggi può succedere che molti, fra quanto hanno viaggiato via mare, avvertano una sensazione di sbandamento mentre camminano e debbano faticare a riacquistare la loro andatura normale, una volta tornati sulla terra ferma.

Le loro membra possono sentirsi traballanti per qualche minuto, o il terreno può sembrare che si muova sotto i loro piedi. Chi soffre della cosiddetta “sindrome dello sbarco” non sfugge mai a questa sensazione. Molto tempo dopo essere sbarcati, si sentono costantemente in movimento o fuori equilibrio.

La condizione è solitamente causata dal viaggio, soprattutto dopo lunghi periodi di tempo in barca come in crociera. È opinione ormai accettata dalla maggior parte degli studiosi che tale disturbo si verifica quando il cervello non riesce a riadattarsi velocemente alla terraferma, dopo essersi adattato al beccheggio e al rollio di una barca; per alcune persone, la guida e altri tipi di movimento tendono a calmare la fastidiosa sensazione di dondolio e di vertigine.

Si tratta di una sensazione di ondeggiamento, che ritroviamo descritta magistralmente dal noto scrittore Jack London, in uno dei suoi romanzi migliori, fra i più letti in assoluto: Martin Eden.

Ecco come il romanziere descrive il fastidio provato dal protagonista del racconto, marinaio di lungo corso, nell’attraversare il salone di un palazzo elegante:

“….(Martin) mentre camminava alle calcagna dell’altro, dondolava le spalle e, senza rendersene conto, teneva le gambe divaricate, come se l’immobile pavimento si alzasse e si abbassasse, sollevato e sospinto dal mare. Le ampie stanze parevano troppo strette per la sua andatura dinoccolata, e nutriva il segreto terrore che le larghe spalle potessero urtare contro gli stipiti delle porte o tirar giù i ninnoli dalla mensola bassa del camino. Non faceva che ritrarsi di scatto dai vari oggetti in cui s’imbatteva, moltiplicando i pericoli che in realtà albergavano solo nella sua mente.

Tra il pianoforte a coda e il tavolo centrale su cui erano accatastate alte pile di libri c’era spazio sufficiente per il passaggio di cinque o sei persone che camminassero a due a due, e tuttavia si cimentò nella traversata pieno di trepidazione. Le braccia pesanti e scoordinate gli penzolavano lungo i fianchi. Non sapeva che farne di quelle braccia e delle mani, e quando, nella sua visione alterata, un braccio si avvicinò fin quasi a sfiorare i libri sul tavolo, indietreggiò barcollando come un cavallo impaurito, mancando per un soffio lo sgabello del pianoforte.

Osservò l’andatura disinvolta dell’uomo che lo precedeva e per la prima volta si rese conto di avere un’andatura diversa da quella delle altre persone. Provò una momentanea fitta di vergogna per quell’andatura da villani. Il sudore gli imperlava la pelle della fronte di minuscole goccioline, e si fermò un momento ad asciugarsi il viso abbronzato con il fazzoletto…”

La “sindrome da sbarco” è conosciuta anche come “mal di terra” ed è una vera e propria sensazione di squilibrio o dondolio, che spesso viene avvertita e addirittura vista dal paziente che, una volta sceso dalla nave, ma anche dall’aereo, può continuare a sentirsi come se fosse ancora in viaggio e può venire innescata anche da altri spostamenti su differenti tipologie di mezzi.

Si tratta di un disturbo raro e relativamente poco conosciuto del sistema vestibolare che provoca una percezione fantasma del movimento di sé, tipicamente descritta come dondolio, oscillazione o ondeggiamento.

Paradossalmente i sintomi tendono a esacerbarsi quando il paziente non è in movimento, ad esempio quando dorme o sta fermo.

In questa patologia può persistere, per mesi o anni, una significativa compromissione dell’equilibrio. I sintomi possono diminuire nel tempo o ricomparire spontaneamente o dopo un altro viaggio, ma il fattore scatenante, per eccellenza, è rappresentato dalle crociere e le attività acquatiche in genere.

Tra i fattori scatenanti meno comuni, vi sono i viaggi in aereo, ma anche il semplice dormire su letti ad acqua, può favorire la comparsa dei fastidiosi sintomi.

Altri disturbi comuni riferiti da questi, sono la sensazione di camminare su di un terreno irregolare mentre è raro che i pazienti con sindrome da sbarco soffrano di vere e proprie vertigini rotatorie o cinetosi.

La sensazione di alterazione dell’equilibrio è un disturbo comune a tutti i pazienti; talvolta i sintomi possono aumentare se il paziente compie movimenti rapidi, oppure se viene a trovarsi di fronte a luci stroboscopiche o intermittenti, come quelle presenti in alcuni negozi, anche un impegno visivo intenso, come giocare ai videogiochi, può essere causa della comparsa del malessere soggettivo.

Sul lungo periodo si può instaurare una ingravescente difficoltà a concentrarsi e insorgenza di stati d’ansia e depressivi.

La causa dell’incapacità del sistema dell’equilibrio di compensare e adattarsi in modo appropriato è ancora controversa e, pur non essendovi farmaci in grado di azzerare rapidamente il disturbo, vi è di positivo che, con qualche presidio farmacologico sintomatico prescritto dallo specialista, il disturbo nella maggior parte dei casi, ha una risoluzione positiva nella maggior parte dei casi.