LIFESTYLE- Pagina 105

Lusso gentile, racconti di eccellenze e gentilezza

Nella trasmissione Parla con me, il 23 giugno 2023

 

Parla con me il 23 giugno prossimo dedica la sua puntata a un tema affascinante e attuale come il “Lusso gentile , racconti di eccellenze e gentilezza”.

L’appuntamento è fissato per il 23 giugno 2023 alle ore 18 sui canali social e sul profilo LInkedin Top Voices Italia di Simona Riccio.

Due saranno gli ospiti di eccellenza, Giampaolo Grossi e Gianluca Borgna, co-founder di Lusso Gentile.

Lusso Gentile è un progetto che si propone di raccontare il progetto del lusso attraverso la voce dei protagonisti dell’accoglienza più esclusiva, con un approccio innovativo e rispettoso delle semplici regole che ne derivano di rispetto, cura e amore.

Lusso Gentile è un contenitore dinamico in cui le grandi eccellenze avranno l’opportunità di condividere articoli che ispirano il prossimo, con una attenzione particolare al modo di vivere il lusso e la qualità delle relazioni derivanti.

Si tratterà di un viaggio nel mondo del lusso. Durante la puntata Giampoalo Grossi e Gianluca Borgna guideranno gli ascoltatori alla scoperta di quanto sia importante comportarsi in modo corretto all’interno di una relazione professionale e nell’ambito dei rapporti umani.

La gentilezza è un valore trascurato nelle relazioni odierne e nella frenesia della vita moderna, ma rappresenta una risorsa fondamentale.

La conversazione si svolgerà sul canale business per eccellenza, Linkedin, dove gli spettatori potranno seguire e interagire con i nostri ospiti durante la diretta.

Sarà un’opportunità unica imperdibile per trarre ispirazione, ampliare le proprie prospettive e contribuire alla diffusione di una cultura della gentilezza e dell’eccellenza.

La puntata è condotta e ideata da Simona Riccio, esperta in Comunicazione e informazione digitale, verrà mandata in onda live sulla pagina Linkedin e sul canale You Tube di Parla con Me, sul profilo LInkedin Top Voice e Facebook di Simona Riccio.

Quella strana boule dell’acqua… fredda

Il corteo che ieri ha accompagnato il povero Tugnin al camposanto non aveva la mestizia dei soliti funerali. Era arrivato quello che lui stesso chiamava “il giorno in cui staccherò il biglietto di sola andata”.

Diceva proprio così, rimasticando i modi di dire appresi in una vita “da rotaia”, da ferroviere. Al circolo aveva fatto avere i soldi perché gli amici, terminata la cerimonia, potessero ricordarlo alzando i calici in una bella bevuta. “Ricordate che se vi viene voglia di intonare qualcuna delle canzoni che cantavamo da giovani a me farà solo piacere. Ed anche se non potrò aggiungere la mia voce al coro e non potrò sentire se sarete stonati come una campana ciucca, sarò lì con voi, almeno in spirito”. Quando disse queste parole aveva le lacrime agli occhi e fece venire a tutti un gran magone. Anche per la banda musicale, che doveva accompagnarlo nell’ultimo viaggio, aveva compilato di suo pugno il “borderò:la marcia funebre di Franz Listz o il Requiem di Mozart, la Leggenda del Piave, Bella Ciao , l’Internazionale e, dulcis in fundo, il Silenzio. Un bel casino, perché non è stato possibile trovare una banda in grado di eseguire tutt’intero il repertorio che Tugnin aveva “dettato”. Così ci siamo accontentati della Leggenda del Piave, Bella Ciao ed il Silenzio. Quest’ultimo, eseguito dal Birella, cantoniere di mestiere e trombettiere per passione. A dire il vero è stato uno strazio ma, vivi a parte che –  conoscendolo – non  si aspettavano di meglio, il morto non ha avuto da lamentarsi. Il più affranto è stato, com’era ovvio, il “Giuri”. Adriano Arbusti si era guadagnato il nomignolo di “Giuri” dove averlo detto e ripetuto migliaia di volte alla moglie, soprattutto quando quest’ultima era fuori dagli stracci perché tornava a casa un po’ “brillo”. “ A tal giuri, Maria: sun mia ciucc! Gò gnanca vardà drè alla buteglia” ( tradotto:” Te lo giuro, Maria: non sono ubriaco! Non ho nemmeno guardato la bottiglia”). Ma lo tradiva l’alito e allora, giù mazzate sul groppone con la scopa di saggina. Lui e Tugnin erano amici da quando, entrambi venticinquenni, avevano preso parte alla Resistenza. “Giuri” era barcaiolo e portava da una sponda all’altra del lago e da queste in Svizzera, armi e fuoriusciti. Tugnin, ferroviere addetto alla manutenzione degli scambi sulla tratta Arona-Baveno della linea Milano-Domodossola, aveva aiutato diversi ebrei a mettersi in salvo dopo la proclamazione delle leggi razziali e – nel gennaio del 1944 – era andato in montagna con i partigiani. Fu sulle colline del Vergante e sulle pendici del Mottarone che si ritrovarono insieme, mitra in mano, a dar filo da torcere alle camicie nere. Dopo la “calata al piano” erano tornati alle loro professioni. Tugnin s’occupò ancora di binari ma stavolta per la tratta tra Stresa e Mergozzo, riducendo di molto il “campo d’azione”. L’Arbusti, con il suo cappello da marinaio calcato sulla “crapa”,  faceva la spola  tra le isole e la terraferma con la sua “ Iolanda” , una bella barca da pesca a sei posti, dotata di un potente motore da 15 cavalli. Capitava spesso che, senza darsi appuntamento, si trovavano all’osteria dei Quattro Cantoni per una partita di briscola “chiamata”, al Circolo operaio per un mezzino di rosso o dalla Maria, all’osteria dei Gabbiani, per una “merenda”. Tra loro si era rafforzata un’amicizia “solidale”. Tutti ricordano quando Tugnin ebbe l’incidente fuori dalla stazione di Baveno, cadendo dalla “Truman”, vecchia e robusta locomotiva diesel americana, giunta in Italia dopo la seconda guerra mondiale. Aveva perso l’equilibrio, finendo lungo e tirato sulla massicciata. Una brutta botta che gli era costata la frattura di un femore e della scapola sinistra. Ricoverato per diverse settimane nella traumatologia dell’ospedale S.Biagio di Domodossola, aveva ricevuto – ogni due giorni –  le puntuali visite dell’amico “Giuri”. Quest’ultimo, partiva alla buonora con il treno da Baveno, dopo aver fatto – la sera prima – il “carico” da Luigino Bottecchia, vinaio di Oltrefiume che commerciava una barbera monferrina di buona qualità. Il carico consisteva, ovviamente, in due fiaschi che – per Tugnin – rappresentavano la razione delle quarantott’ore. Così, quando una decina d’anni più tardi, toccò al Giuri fare i conti con la “costrizione” dell’ospedale per una brutta polmonite, l’amico ferroviere ( ormai pensionato ) non aveva  esitato un attimo a rendere il servizio. La casa di cura, per sua fortuna, era quella di Stresa, gestita dalle suore. Prendeva “la tradotta” dopo aver fatto anch’esso il “pieno” ad un paio di bottiglioni. Solo che, già alla prima volta, si era scontrato con un ostacolo insormontabile: l’arcigna e “invalicabile” portiera dell’ospedale stresiano, suor Clementina. A differenza del nome, soave e mite, suor Clementina era un donnone di più di cento chili ed era un vero mastino. Antonio Galletti subì la perquisizione ed il sequestro del vino, protestando tanto animatamente quando inutilmente. “Caro il mio ometto, qui il vino non entra. Quindi, se vuol salutare il suo amico passi pure ma a mani vuote”. La suora era come la linea Maginot. Se la pigliavi di petto era invalicabile e ogni tentativo era destinato a mal partita. “Allora mi sono fatto furbo e l’ho aggirata”, confidò Tugnin. Concordò la tattica con l’amico barcaiolo e la mise in pratica. Giuri doveva affacciarsi alla finestra d’angolo che dava sulla scalinata del retro.Lì, con fare lesto, “allungava” la boulle dell’acqua calda all’amico che, in un baleno, svitava il tappo e la riempiva di barbera. Giuri, dopo essersi infilato nel suo letto tenendosi stretto la boulle opponeva una fiera resistenza ai tentativi delle suore di prelevargliela per cambiare l’acqua,  secondo le religiose, “ormai fredda” . “Ferme lì, sorelle”, intimava con voce che non ammetteva repliche. “La boulle va bene così. A me piace fredda, brut demoni”. Il sistema funzionò fino a quando le suore non mangiarono la foglia e il barcaiolo, privato del “carburante”, si rassegnò ad un periodo di forzata astinenza, soffrendo e brontolando. Ed oggi, eccolo qua, il nostro Giuri. Sembra un vecchio tronco spezzato dalla saetta. Ha accompagnato, insieme agli altri, Tugnin al camposanto e ora si trova perso, spaesato. “Cari miei – ci ha detto – ; siete più giovani e a certe cose non ci pensate, e fate bene. Ma io, alla mia età, mi sentivo già perso quando è morta la mia Marietta. E ora? Eh?  Morto anche Tugnin, che era come un fratello, sono solo come un cane”. Ci ha fatto una tenerezza da non credere e l’abbiamo portato con noi a pranzo. E pure a cena.  D’ora in poi, un po’ del nostro tempo, lo dedicheremo a fargli compagnia quando passerà dal Circolo Operaio. Smazzando le carte ci parlerà del lago, dell’onda vagabonda e del suo amico Tugnin. Del resto, i ricordi sono come i pesci del lago. S’impigliano nella rete della memoria e, ogni tanto, li tiriamo in secca.

Marco Travaglini

Crocca, nuovo format di pizzerie raddoppia a Torino

 

Il brand del Gruppo  PIZZIUM apre il secondo punto vendita in città

Crocca, nuovo format di pizzerie parte del Gruppo PIZZIUM, prosegue la sua espansione con l’inaugurazione del secondo punto vendita a Torino.

Aperta in Via Po 14 la nuova pizzeria accoglie, con i suoi 74 coperti e 30 posti nel dehor, gli amanti della pizza sottile e leggera, creata con materie prime eccellenti e lavorazioni accurate, per garantire ai clienti un’esperienza indimenticabile.

Caratterizzate dal bordo basso e croccante, un impasto di base altamente digeribile, le pizze tonde di Crocca vengono proposte con abbinamenti e farciture diverse per palati esigenti. Dalla classica Margherita alla Bufalina, disponibile anche in versione senza lattosio, ai best seller con Mortadella con Pistacchio e Grana Padano, fino alle proposte più in linea con la stagione estiva.

Nel menu estivo, disponibile in tutte le pizzerie, è prevista una vasta scelta di pizze leggere e croccanti, dalla classica e intramontabile Prosciutto Cotto e Funghi alla Bresaola e Rucola, fresca e decisa perfetta per l’estate. Per gli amanti dei sapori audaci la Salsiccia, Patate e ‘Nduja è un tripudio di sapori intensi e speziati, mentre la Fiori di Zucca e Alici è un’esplosione di sapori mediterranei che si fondono insieme in modo armonioso. Altra novità prevista per la stagione più calda sono le scrocchiarelle, un particolare tipo di pizza tipica della tradizione romana super croccante, proposte con ripieno in due nuove varianti: con cicoria ripassata oppure con prosciutto crudo San Daniele, fior di latte d’Agerola, pomodoro ramato e olio EVO.

L’ambiente, informale e accogliente che richiama gli anni ’70/’80, è caratterizzato da ampie sale interne, arredamento semplice in legno e poster dell’epoca alle pareti per un mood dal sapore vintage e contemporaneo al tempo stesso.

La nuova apertura di Torino è la quinta per il brand presente nel nord Italia; entro la fine di giugno è già prevista l’inaugurazione di un nuovo punto vendita a Verona.

CROCCA

Crocca è un nuovo format di pizzerie nato nel 2020 da un’idea di Stefano Saturnino e Nanni Arbellini che ha come obiettivo offrire ai propri clienti un’esperienza indimenticabile attraverso il cibo. Il piatto forte è la pizza tonda, sottile e croccante creata con materie prime eccellenti e lavorazioni accurate per palati esigenti, con un menu che ricorda quello delle classiche pizzerie degli anni ’70 e ’80. L’ambiente dei locali informale e accogliente, richiama gli anni ’70/’80 con un ampie sale interne, arredamento semplice in legno e un mood dal sapore vintage e contemporaneo al tempo stesso. Crocca è presente con un punto vendita a Milano, Brescia, Gallarate e due locali a Torino.

 

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SITO WEB: https://crocca.it/

INSTAGRAM: https://www.instagram.com/crocca__/

FACEBOOK: https://www.facebook.com/croccapizza

Il Dott. Luca Spaziante, Chirurgia Plastica: un connubio di passione, dedizione e arte

Ritratti torinesi

 

Il Dottor Luca Spaziante è un chirurgo specializzato in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica. Nel suo “modus operandi” arte e medicina si uniscono in un perfetto connubio, volto al miglioramento dell’essere fisico e mentale, ma anche percorso da una profonda etica. Riceve su appuntamento presso gli studi di Torino, Milano, Alba, Asti e Albenga.

Il Dott. Spaziante si fa interprete di una filosofia contemporanea basata su cinque elementi, il primo dei quali è dato dall’arte, sua ispirazione portante e costante in cui armonia, naturalezza e equilibrio diventano i protagonisti assoluti del suo operato.

Il secondo elemento è dettato dalla sezione aurea, che lui traduce con il massimo rispetto delle proporzioni in ognuno dei suoi approcci, attraverso una antecedente scomposizione, nella sua mente, del volto e del corpo che si trova innanzi.

Terzo elemento cui si ispira è quello dell’eleganza intesa come grazia. Quarto elemento è la bellezza; quinto ed ultimo elemento della sua filosofia è il cerchio, simbolo della perfezione suprema.

Il viso denota in sé le caratteristiche di ogni essere umano, uniche ed irripetibili, analogamente al corpo che ne delinea la grazia, l’armonia e l’eleganza. Il Dott. Spaziante, non estremizzando mai i suoi interventi né assecondando mode estreme, si accompagna, invece, con il garbo di un artista, nell’interpretare nel giusto modo le proporzioni, mantenendone totalmente l’autenticità.

“Il concetto di bellezza non ha mai avuto – spiega il Dott. Spaziante – un valore assoluto, è sempre stato rappresentato da un ideale ricorrente nella storia e capace di percorrerne i secoli, adattandosi anche al ruolo assunto dalla figura femminile in un determinato periodo storico.” Prima del Rinascimento il concetto di bellezza era orientato all’opulenza. Statuette femminili antiche, quali la Venere di Willendorf, risalente al 24 mila a.C., mostravano seni abbondanti, in modo tale da dare rilievo alla funzione procreativa femminile; anche nella Roma antica la figura femminile risultava opulenta. Con il Rinascimento iniziava a farsi avanti un concetto di bellezza in grado di configurarsi secondo i canoni delle proporzioni; questo periodo rappresenta, infatti, l’epoca dei grandi architetti, pittori e scultori, capaci di rendere il corpo una parte al centro del tutto.

A questo concetto di bellezza e armonia si ispira costantemente il Dott. Spaziante, nella sua attività di chirurgo plastico ricostruttivo ed estetico. Un ideale di bellezza che viene da lui stesso perseguito in modo assolutamente non invasivo e personalizzato, prendendo pienamente in considerazione le proporzioni e le caratteristiche del viso e del corpo dei singoli pazienti. L’ideale di bellezza rinascimentale italiana, diverso da quello del Nord Europa, risulta ben evidente, per esempio, nei dipinti di Raffaello, che incarnano l’idealizzazione della bellezza femminile di questo periodo.

L’armonia delle parti, l’amore per le proporzioni e per l’euritmia sono tipiche sia dell’arte che della pittura romantiche e neoclassiche e costituiscono la base della chirurgia plastica ed estetica del Dott. Spaziante, che si richiama fedelmente ai canoni dell’arte.

Il chirurgo plastico Luca Spaziante considera arte e medicina un connubio inscindibile, in cui il miglioramento dell’essere fisico e mentale passa attraverso l’eleganza e l’armonia delle proporzioni. Il canone estetico attuale affonda le sue radici nelle origini del mondo greco antico e proprio l’arte statuaria greca ha dettato i criteri della bellezza secondo canoni divenuti classici. L’armonia dei tratti rappresenta, per il Dott. Spaziante, la nozione fondamentale nell’estetica del viso e del corpo e non può essere disgiunta dalla sua funzionalità.

Tra i diversi scultori che negli ultimi anni mi hanno appassionato – aggiunge il Dott. Spaziante – sicuramente figura un’artista che è stata capace di creare opere scultoree, secondo me, cariche di simbologia: Rabarama.

Nome d’arte della famosa scultrice Paola Epifani, Rabarama esprime nei volti delle sue sculture un equilibrio che è segno di pace e interiorità. Lo stesso pseudonimo che l’artista ha scelto si compone di due parti, “Raba”, che in sanscrito significa segno, e “rama”, che si collega alla divinità. I segni presenti nelle sue sculture sono stati sicuramente di grande ispirazione per il mio lavoro professionale, così come la tecnica utilizzata dalla scultrice di scomporre il volto delle sue creazioni, dei suoi umanoidi, in diverse parti. I simboli che Rabarama tatua su queste sue creature scultoree sono per l’artista strumento atto a comunicare il suo personale messaggio al mondo”.

Per me – prosegue il Dott. Spaziante – i simboli da lei usati risultano una metafora del mio intervento sul volto e/o sul corpo della paziente, che scompongo sempre nella mia mente prima di intervenire, approcciando ogni area anatomica in modo differente e personalizzato, sempre nel rispetto dell’armonia e dell’equilibrio, che ritengo costituiscano l’essenza della bellezza autentica, sinonimo di grazia, eleganza e naturale femminilità”.

Da sempre amante della scultura, per le proporzioni si rifà anche alla bellezza e all’eleganza presenti nelle sculture di Rodin, per il quale corpo e superficie rappresentano lo specchio dell’interiorità. Movimento, luce, prospettiva, monumentalità e il tutto tondo sono elementi che Rodin propone rinnovati rispetto al passato e l’antichità diventa per lui un elemento importante a cui far riferimento. Lo stesso Dott. Spaziante si ispira alle creazioni artistiche di Rodin nel pieno rispetto dell’armonia e delle proporzioni, anche perché da sempre è vissuto circondato dall’arte. Ricorda sua madre dipingere e suo padre progettare e ciò gli ha consentito, sin da bambino, di sviluppare una sensibilità rara e non comune nei confronti del “bello” nell’arte, in particolar modo nella scultura e nella pittura. Ed è proprio questa spiccata sensibilità che oggi gli permette, attraverso la tecnica chirurgica, di perseguire quell’ottimale estetico in modo del tutto naturale. “Correggere senza stravolgere” è il fulcro alla base di tutta la sua pratica chirurgica. Risultati naturali e mai artefatti, questo è ciò che egli stesso ricerca sempre e costantemente nei volti e nei corpi che si approccia a modellare con la grazia di un vero artista.

 

A Superga riaprirà lo storico ristorante della Posta

Riaprirà il “Ristorante della Posta”. In strada comunale di Superga 323 – nel tratto finale della strada che porta alla Basilica – il piano terra di un edificio di fine Ottocento ha ospitato per decenni un luogo di ristoro per i contadini locali, i viaggiatori e i pellegrini nel contesto di una piazzetta del borgo caratterizzata da una trattoria e un tabaccaio.

L’attività è proseguita sino ai primi anni Settanta del Novecento, poi la chiusura e il cambio di destinazione d’uso a residenziale. Da alcuni anni il locale dell’ex ristorante è sfitto e inutilizzato; un elemento di degrado edilizio che si riflette sul fabbricato e il contesto circostante.

Con il cambio di destinazione d’uso alla funzione originaria approvato oggi all’unanimità dal Consiglio comunale – Legge 106/2011 in materia di costruzione in deroga al piano regolatore generale – i circa cento metri quadri del piano terreno potranno tornare a ospitare il ristoro; un’occasione per riqualificare l’edificio ampliando l’offerta commerciale del borgo in virtù della sua vocazione turistica.

La fioritura della lavanda a Bricherasio

UN ANGOLO DI PROVENZA IN PIEMONTE

Si tratta di mille piante messe a dimora durante il lockdown

DAL 24 GIUGNO UNA SERIE DI ATTIVITA’: PRIMA LA GIORNATA ESPERIENZIALE, POI I LABORATORI

La lavanda? Per ammirarla non serve andare in Provenza. La sua fioritura si può contemplare sulla collina di Bricherasio, a pochi chilometri da Torino, nel territorio pinerolese: proprio in questi giorni, i boccioli si stanno aprendo. «Durante il Covid ho pensato che avevo voglia di colore. Così, in quei giorni di lockdown, ho messo a dimora un migliaio di piante: mi ricordavano la mia infanzia, il loro profumo negli armadi» racconta Rossana Turina. Ora sono un’esplosione di viola, di fiori, di api, di intenso profumo e meraviglia: le lavande, che si adattano bene al clima piemontese, si possono ammirare – e fotografare, visto che sono ambitissimi gli scatti sui social – proprio nei campi dell’agriturismo Turina, in strada Tagliarea 16.

 

In programma, per un mese, una serie di attività.  La prima sabato 24 giugno. Alle 17,  viene proposta un’«esperienza sensoriale» guidata da un’«autorità» in materia, Annalisa Renzi, professionista esperta di analisi sensoriale e docente, con all’attivo consulenze per celebri marchi.

 

Guiderà un percorso tutto dedicato alla lavanda che coinvolge i cinque sensi dal tatto, con l’analisi dei fiori che si sbriciolano sotto i polpastrelli, all’olfatto, a partire dall’olio essenziale prodotto proprio a Bricherasio: ha molti utilizzi e funziona anche da rilassante per il sistema nervoso. Ma ci sarà anche un suggestivo momento dove la fisarmonica interpreterà il suono della lavanda. Il gusto rivivrà, invece, nei particolarissimi biscotti alla lavanda (realizzati su ricetta ideata da Rossana Turina) ma anche nell’assaggio di una speciale pasta profumata alla lavanda che debutta per l’occasione ed è una vera e propria chicca: è stata creata da Luisa Delpiano Inversi e dal figlio Riccardo.

A seguire il pic-nic con, tra le proposte, alcune suggestioni alla lavanda. Costo 30 euro, tutti i partecipanti torneranno a casa con un mazzolino da raccogliere direttamente in campo. Prenotazioni al 335/59.19.661.

 

L’incredibile macchia di colore viola – che peraltro, da un punto di vista naturalistico, è una vera e propria oasi per l’impollinazione delle api – si potrà ammirare per una quindicina di giorni. «Nel periodo tra il 7 e 10 luglio verrà raccolta per avere l’olio essenziale migliore» spiega Turina, nella vita anche presidente del Consorzio Turistico Pinerolese e Valli che, due anni fa, ha fondato con altri operatori del territorio del Pinerolese che abbraccia queste colline, la pianura ma anche le montagne di Val Pellice, Chisone, Noce e Germanasca.

 

A cavallo tra la fine della fioritura e la raccolta, partiranno, poi, “I giovedì della lavanda”. Si tratta di una serie di laboratori per realizzare delle creazioni, a partire da questo profumatissimo elemento: saranno in programma il giovedì, sempre alle 18. Il 29 giugno si costruisce la ghirlanda, il 6 luglio la sfera di lavanda, il 13 luglio i fusi, il 20 luglio si creano gli incensi. Tutte le serate si concludono con aperitivo a base di prodotti locali (20 euro attività ed aperitivo, 15 euro solo aperitivo, da prenotarsi: www.agriturismoturina.it).

La pioggia non affoga i sogni

LIBERAMENTE  Di Monica Chiusano
La pioggia infastidisce, ma non affogherà mai i nostri sogni…
Essa ci rammenta il piacere dell’acqua anche laddove si presenta abbondante ma refrigerante.
Rammentiamo a noi stessi la capacità di trasformare le cose che ci infastidiscono all’esatto opposto .
D’altronde, tutto ciò che smuove l’apatia dona forza e reazione al nostro essere, nella consapevolezza di un risultato migliore!

“Camper in viaggio” alla scoperta di Torino

Da lunedì 19 giugno ritorna “Camper in viaggio” il programma in onda su Rai 1 dal lunedì al venerdì dalle 12.00 alle 12.30. Roberta Morise e Tinto sono i due conduttori del programma on the road alla scoperta di tutto ciò che l’Italia custodisce di bello ed interessante.
Torino in questa nuova edizione estiva di certo non poteva mancare grazie al supporto di Turismo Torino e Provincia.
Con l’inviata Gloria Aura Bortolini, autrice e presentatrice, Torino sarà raccontata in 4 servizi all’interno delle varie puntate toccando gli aspetti più salienti e caratteristici del capoluogo subalpino.
Giovedì 22 giugno Gloria condurrà i telespettatori alla scoperta di due delle Residenze Reali (Patrimonio Unesco) presenti in città, Palazzo Madama e Villa della Regina accomunate da un fil rouge: entrambe sono state vissute e valorizzate dalle donne.
Martedì 27 giugno le telecamere si accenderanno sulle OGR – Officine Grandi Riparazioni, il nuovo hub di innovazione e arte a Torino mentre nel mese di luglio l’operatore torinese Somewhere Tour & Events racconterà tutta la magia di Torino in un itinerario tra trasmutazione e mistero; anche il MauTO, uno dei più antichi musei dell’automobile al mondo, avrà il suo momento di visibilità in occasione dei suoi 90 anni in un servizio che mostrerà la collezione e le automobili più rappresentative come la Itala 35/45 Hp che ha vinto il raid Pechino-Parigi del 1907.

“Grano” vince i “Tre Pani” del Gambero Rosso

Fare il pane è un’arte e lo sa bene il Gambero Rosso, che ha selezionato 61 aziende per la guida del 2024 nella categoria “Tre Pani”, in cui vengono menzionate le migliori panetteria d’Italia.

A vincere il primo pieno, un’eccellenza torinese: l’azienda “Grano” di Santena (To), premiata con il massimo dei voti.

Il bakery chef del panificio, Sergio Scovazzo, ha sfidato maestri pasticceri e fornai lo scorso anno vincendo i concorsi nazionali “Una mole di colombe” e “Una mole di panettoni”.

Ogni traguardo dona consapevolezza e fissa un nuovo punto di partenza.
I successi che sembravano ‘roba per altri’ automaticamente diventano nuovi obiettivi.
Da oggi siamo entrati a far parte dei riferimenti della panificazione in Italia.
Tre anni fa eravamo un piccolo panificio in un paesino di provincia, ora sappiamo di non doverci porre dei limiti. Questo riconoscimento è simbolo di dedizione e sacrificio. Il sacrificio mio, della mia famiglia, di Piero, che da molteplici anni non distoglie lo sguardo dall’obbiettivo di creare qualcosa di diverso, della mia grande squadra che lavora instancabilmente, realizzando ogni cosa che passa nella mia mente e da tutta la super crew che quotidianamente rende la nostra azienda semplicemente, unicamente, imperfettamente GRANO!” 
(Sergio Scovazzo, bakery chef di Grano)

Grano nasce nel 2018 dall’idea dei fratelli Mosso, il cui principale desiderio e obiettivo era quello di proporre un concetto di panificazione antico in chiave moderna. Quello che differenzia l’approccio dei due fratelli rispetto al mercato del panificio tradizionale e che costituisce la colonna portante del laboratorio di panificazione è la scelta di utilizzare farine piemontesi macinate a pietra e lievito madre per costruire un prodotto nuovo, la cui artigianalità e unicità prevale sulla produzione massiva che ne penalizzerebbe la qualità.

Nel 2020, l’ingresso di Sergio Scovazzo nel laboratorio ha aperto la strada ai grandi lievitati.

IL PANE

Il pane di “Grano – fornai in fermento”, è rigorosamente tradizionale, prodotto in forme grandi. I loro prodotti garantiscono, grazie a un particolare tipo di confezionamento, una conservazione di 60 giorni.

Tra le tipologie, abbiamo il pane di montagna, il pane di campagna Toc ad bosc (pezzo di legno in dialetto), pani piemontesi, pani con grani siciliani, multicereali, Altamura.

Curiosi e simpatici i nomi dei pani, che derivano dal dialetto piemontese: Per fare alcuni esempi, Ancheuj e Fujot per l’integrale e Boia Fauss per il pane a nove cereali.

Speciali anche i grissini rubatà, le pizze, le focacce, i frollini, i pani dolci.

 

Le foto di Solano e Gigli

Magnifica Torino / Magnifico Piemonte. Sotto, il Colle dell’Agnello (2744 m) situato in Valle Varaita sul confine Italia-Francia (3100 m) nella foto di Giampaolo Gigli. In copertina piazza Santa Giulia, di Vincenzo Solano.