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La strana coppia

IL PUNTASPILLI di Luca Martina

La conoscenza tra Donald Trump e Jerome Powell iniziò formalmente nel 2017, quando Trump, allora presidente degli Stati Uniti, nominò Powell alla guida della Federal Reserve, in sostituzione di Janet Yellen (che era stata nominata da Barack Obama).
All’epoca, Trump vedeva in Powell una figura moderata e affidabile, vicina alle posizioni repubblicane, e si aspettava che sostenesse una politica monetaria accomodante (ai suoi desideri, con tassi d’interesse bassi).
La scelta fu considerata un compromesso tra continuità e cambiamento.
Continuità: Powell era già membro del Board of Governors della Fed dal 2012, nominato da Obama, e aveva sostenuto gran parte delle politiche monetarie della Yellen, inclusa la graduale normalizzazione dei tassi d’interesse (tornati, con lei, a salire dopo i tagli operati durante la crisi economico finanziaria del 2007/8).
Cambiamento: A differenza di Janet Yellen, che l’aveva preceduto, Powell non era un economista accademico ma un ex banchiere d’investimento e funzionario del Tesoro. Questo lo rendeva più vicino alla sensibilità politica e finanziaria di Trump.
Al momento della nomina Trump definì Powell “forte, determinato e intelligente”, sottolineando che avrebbe fornito una leadership “solida e stabile” alla banca centrale.
La sua nomina fu essenzialmente il frutto di un calcolo politico: mantenere la fiducia dei mercati senza confermare Yellen, che Trump aveva criticato durante la campagna elettorale.
Tuttavia, già nel corso del primo mandato, il rapporto si deteriorò rapidamente: nel 2019 Trump iniziò a criticare pubblicamente il governatore della Fed per non aver tagliato i tassi d’interesse con sufficiente rapidità, arrivando a definirlo “un nemico dell’economia americana”.
Nonostante le tensioni, Powell fu comunque riconfermato nel 2022 per un secondo mandato dal presidente democratico Joe Biden.
Venendo ai giorni nostri, i rapporti tra i due sono ormai ai minimi storici: Trump, tornato alla Casa Bianca, ha ripetutamente accusato Powell di ostacolare la ripresa economica mantenendo i tassi d’interesse troppo elevati (attualmente al 4,3%).
Anche gli epiteti con i quali POTUS si è ripetutamente riferito al banchiere centrale ben descrivono il livello dello scontro: “Very dumb, hardheaded” (molto stupido e testardo), “A real dummy” (un vero idiota), “Too Late Jerome”(Jerome sempre in ritardo),  “The WORST” (il peggiore), “A stubborn mule” (un mulo testardo).
Il presidente ha persino minacciato di rimuovere Powell, citando come pretesto presunte irregolarità nella ristrutturazione della sede della Fed (il cui costo è passato da una stima iniziale di 1,9 miliardi di dollari a 2,5 miliardi).
Sebbene abbia successivamente attenuato i toni, il messaggio è chiaro: The Donald vuole una Federal Reserve più accondiscendente nei suoi confronti.
Per un presidente, infatti, il compito risulta essere molto più agevole se le sue decisioni di politica economica “espansiva” (taglio delle imposte, aumento della spesa pubblica e, con questa, del debito) non sono ostacolate da una politica monetaria che si muove in direzione contraria.
E’ esattamente ciò che sta avvenendo negli ultimi mesi: di fronte ad un debito pubblico elevato e all’incertezza sugli effetti dei dazi sull’inflazione (il cui contenimento è uno dei principali obiettivi della Fed) la Banca centrale statunitense sta riducendo con grande prudenza i tassi d’interesse ufficiali, non cedendo alle pressioni per tagli più veloci e decisi da parte di Trump.
Va peraltro sottolineato che anche qualora il presidente riuscisse a sostituire Powell alla scadenza del mandato (maggio 2026), la politica monetaria è decisa dal Federal Open Market Committee (FOMC), composto da 12 membri votanti.
Il presidente della Fed non ha, infatti, potere assoluto: ogni decisione richiede un consenso e si basa su analisi economiche, condivise e discusse con tutti gli altri componenti del comitato.
Un intervento politico sulla leadership della Fed comprometterebbe la sua indipendenza istituzionale, pilastro della credibilità economica degli Stati Uniti, e le conseguenze (che già si incominciano a manifestare) potrebbero essere molto gravi.
  • Perdita di fiducia dei mercati: gli investitori temono le decisioni monetarie dettate da logiche elettorali senza adeguate attenzioni agli effetti futuri sul bilancio pubblico e la crescita.
  • Aumento dei costi di finanziamento: i rendimenti obbligazionari potrebbero salire (quello che è successo negli ultimi mesi, con i tassi a lungo termine in salita pur in presenza di tassi ufficiali in discesa).
  • Indebolimento del dollaro: la reputazione della politica monetaria statunitense ne uscirebbe danneggiata (il dollaro dall’inizio del 2025 è sceso, nei confronti dell’euro, da 1,02 a 1,17).
Esiste, a questo proposito, un precedente storico davvero inquietante: negli anni ’70, le pressioni di Nixon sul presidente della Fed Arthur Burns per mantenere i tassi d’interesse artificialmente bassi portarono ad una spirale inflazionistica.
Solo con Paul Volcker, governatore centrale dal 1979, e politiche monetarie molto restrittive, l’inflazione fu infine domata.
Vale la pena, a questo punto, fare una breve storia della banca centrale americana.
La Federal Reserve fu istituita nel 1913, in risposta alle ricorrenti crisi bancarie e finanziarie che avevano colpito gli Stati Uniti nel XIX e all’inizio del XX secolo.
Lungi dall’essere indipendente il suo funzionamento era fortemente condizionato dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e divenne evidente soprattutto durante e subito dopo la Seconda Guerra Mondiale quando la Fed fu costretta a mantenere artificialmente bassi i tassi d’interesse per facilitare il finanziamento del debito pubblico (cresciuto per sostenere lo sforzo bellico).
Dopo la guerra, con l’inflazione in fortissima crescita (oltre il 17% tra il 1946 e il 1947), la Fed desiderava, legittimamente, tornare ad una politica monetaria restrittiva.
Tuttavia, il Tesoro, guidato dal Segretario John W. Snyder, e il Presidente Harry Truman insistevano per mantenere bassi i tassi, al fine di proteggere il valore dei titoli di guerra (il loro valore scende quando i tassi salgono) nelle mani dei risparmiatori americani (i suoi elettori…).
Il conflitto culminò nel marzo 1951, quando la Federal Reserve e il Dipartimento del Tesoro raggiunsero un’intesa che separava la gestione del debito pubblico dalla politica monetaria.
L’accordo pose le basi per la moderna indipendenza della Federal Reserve, garantendo che le decisioni di politica monetaria fossero prese in base a criteri economici e non politici.
Sebbene Truman non fosse inizialmente favorevole, accettò l’accordo come compromesso politico, anche per evitare una crisi istituzionale e finanziaria.
William McChesney Martin Jr., che fu nominato presidente della Fed proprio da Truman poco dopo l’accordo, divenne uno dei più strenui difensori dell’indipendenza della banca centrale.
Questo patto liberò la banca centrale dall’obbligo di mantenere bassi i tassi per finanziare il debito pubblico, garantendo autonomia nelle decisioni di politica monetaria con l’obiettivo di proteggere l’economia da interferenze politiche di breve termine (che tendono periodicamente a verificarsi, come abbiamo visto precedentemente).
Può essere anche interessante ricordare come l’indipendenza della Banca d’Italia, fondata nel 1893, sia stato il risultato di un processo evolutivo lungo e articolato, ma il momento chiave in cui fu formalmente sancita è il 1981, trent’anni dopo la Fed, con il cosiddetto “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia e la sua reale indipendenza dalla politica fiscale, preludio all’autonomia monetaria necessaria per l’ingresso nell’euro.
Fu Andreatta a scrivere una lettera al governatore, Azeglio Ciampi, comunicando la decisione di interrompere l’obbligo di finanziamento automatico del debito pubblico.
Ciampi accettò con convinzione e da quel momento la Banca d’Italia non fu più vincolata a sostenere direttamente il fabbisogno statale, acquistando i titoli di Stato che non venivano collocati sul mercato, segnando l’inizio della sua autonomia operativa.
Il valore dell’indipendenza delle banche centrali può comportare l’ingrato compito di prendere decisioni poco gradite, non solo al potere politico ma anche all’opinione pubblica, e divenne celebre la frase di William McChesney Martin Jr: “Il compito della Fed è togliere il “punch bowl” (N.d.A. la ciotola del punch, cocktail alcoolico utilizzato nelle occasioni conviviali) proprio quando la festa si fa interessante.”
Non può certo sorprenderci che Trump non sia d’accordo e farà certamente di tutto per fare sì che la festa continui, sperando di arrivare alle elezioni di medio termine, il prossimo anno, con un’economia forte ed un consenso degli elettori in recupero.
I mercati finanziari, per il momento, propendono per una crescita solida (borse sui massimi) con un moderato rischio inflazionistico ed una minor fiducia negli Stati Uniti (tassi d’interesse elevati e dollaro debole, cosa piuttosto inusuale).
La ciotola del punch è ancora nelle mani, sempre più deboli (il suo mandato scadrà tra pochi mesi) di Jay Powell ma The Donald è sempre più assetato.
E il caldo estivo non aiuta… Buone vacanze!

Poesia come impegno civile e richiamo a cambiare stile di vita

GIOVANI AUTORI

Mi chiamo Benedetta, al momento mi occupo di tutela e valorizzazione del paesaggio e nel tempo libero mi dedico a un piccolo progetto di scrittura, #ildiariodipoe. A sei anni ho scritto la mia prima poesia e da allora non ho mai smesso; durante il liceo ho scritto soprattutto della potenza delle emozioni che, come adolescente impegnata nella “faticosa ricerca del significato”, vivevo quotidianamente. Oggi rifletto intorno alla semplicità della vita e, da antropologa specializzata nell’analisi della relazione tra comunità umane e ambiente, indago la precaria condizione dell’antropocentrismo, messo in discussione dai cambiamenti climatici. Credo nel ruolo della poesia come prezioso strumento di impegno civile e presa di coscienza della necessità di un cambiamento del nostro stile di vita.
Benedetta Rigo
.
Autunno in collina
Di colline sono i sogni,
con prati verdi e germogli.
E c’è anche la magia
delle foglie che diventano
gialle, rosse:
dai rami si son mosse.
C’è una canzone popolare piemontese che mi hanno insegnato i miei nonni dedicata a una madre che perde la figlia in un naufragio. La figlia stava cercando di raggiungere l’America. Si intitola “Mamma mia, dammi cento lire”.
.
Nell’oceano sui bastimenti
Il Monferrato è
un santo venerato,
un padre obbedito,
un amante amato
e tra le impietose onde
di un religioso silenzio
abbandonato.
Dammi cento lire
che in America voglio andar
Una sacca di tela,
le mani nude
e la buona volontà:
null’altro
aveva Giovanni
con migliaia d’altri
sui bastimenti.
Pescatore che peschi i pesci,
la mia figlia vai tu a pescar?
Giovanni infine tornò
ad insegnare nelle scuole:
ebbe una lunga vita,
due figli e parole
di potenza inaudita.
Ma quanti non tornarono
mai più dall’oceano:
vite spezzate dall’acqua salata
e dal desiderio di lasciare
il Monferrato,
tanto odiato e tanto amato.
.
Festa
Quando una festa non festeggia
rimane ancorata e mareggia
nelle conversazioni di circostanza
costrette in una danza:
arrivano conoscenti
– gli amici son pochi,
non certo venti –
che si scontrano come fiere
rinchiuse in sbarre vere.
strati di pancake nella fetta
La festa vuota è quella
dove le cianfrusaglie sono sovrane,
dove discutere del gioiello regalato
è l’argomento scontato.
“Io le ho preso una collana, tu?”
Chi rimane a lungo è senza indugio
il meno scaltro della banda,
poiché aspetta come un segugio
il taglio della torta, che non sia scialba!
Dopo è il momento di pacchi,
pacchetti, nastri e bustine:
un bracciale, una penna, una carta,
tutto è lecito per la scomparsa.
“Ciao, grazie, è stato bello!”
Fino al prossimo anno sei un invitato modello.

Ponente Ligure a piedi, in bici, a cavallo…

Voglia di vacanze, voglia di camminare in salita… facendo selezione con gli amici, sia a piedi che in bici. Dove? Non in montagna, al mare. Sì perché, al di là della solita passeggiata sul lungomare, insieme a una folla di gente, uno addosso all’altro in spazi ridotti lungo piste pedo-ciclabili vicino a scogli e statali, illudendosi di tornare presto in forma fisica, nelle località marine si possono fare lunghe e salutari camminate in salita, senz’altro più impegnative ma senza faticare troppo e certamente più suggestive, panoramiche e lontane dal caos dei budelli che ad agosto profumano di fogna. E allora, se andate in vacanza nel Ponente ligure, prima di partire date un’occhiata a “Escursioni nel Ponente Ligure”, editoriale Programma, 17 itinerari da attaccare in bici, a piedi o a cavallo tra Ventimiglia e Savona. Una guida utile, tascabile, pensata e scritta per provetti camminatori da Micol Casaleggio, geologa, giovane sportiva, amazzone, arrampicatrice e guida trekking. Da non perdere, 125 pagine da sfogliare. Qui si cammina, eccome, tra una vetta e l’altra.
Le principali cime sono i Monti Carmo (1400 metri, Loano), Ravinet (1061, savonese), Pesalto (700 metri, Albenga), Acuto( 750 metri, Ceriale), il Monte Bignone (Sanremo) e il sentiero dell’Onda, Rocca Barbena (1140 metri, savonese), il Forte Liverna, provincia di Savona, e la croce di Arnasco (650 m), Castell’Ermo, il Monte Saccarello (2200), il monte più alto della Liguria, al confine con Francia e Piemonte e l’anello del Monte Terca a 1070 metri. I migliori itinerari invece sono Strapatente Tour, di grotta in grotta con giro ad anello, Finalborgo, Verezzi e l’anello per la Vecchia Cava, il Sentiero del Pellegrino, a picco sul mare tra Varigotti e Noli, il sentiero di Terry e le grotte finalesi, la Rocca di Perti a 400 metri, i Ciappi e il giro ad anello da Dolcedo ai laghetti di Lecchiore passando per Valloria. Per ogni itinerario si trova una breve presentazione dell’escursione e alcune curiosità storiche e naturalistiche da conoscere, Insomma, una guida da mettere nello zaino insieme ad una corretta attrezzatura, un adeguato abbigliamento, qualcosa da mangiare e una buona scorta d’acqua. Non dimenticate il cellulare, la crema solare, gli occhiali da sole e i bastoncini, sempre utili per gite di questi tipo. Buon divertimento.
Filippo Re

Piobesi festeggia santa Maura

Dal 1° al 5 agosto, il paese si accende con appuntamenti per tutti: giovani, famiglie, buongustai e amanti della tradizione.

Piobesi si prepara a vivere uno dei momenti più attesi dell’anno: la Festa Patronale di Santa Maura, in programma dall’1 al 5 agosto 2025. Cinque giorni intensi in cui musica, buon cibo, sport e tradizione si intrecciano per dar vita a una vera festa di paese, nel senso più bello del termine.

Il cuore delle serate sarà il Centro Sociale, dove ogni sera alle 21 si potrà assistere gratuitamente a concerti dal vivo sotto le stelle. Si parte venerdì 1 agosto con una serata giovane animata dagli “Amici di Piobesi”, si continua con due appuntamenti dedicati al liscio (sabato e domenica) e si chiude con I Braida (lunedì 4) e una carrellata di successi anni ’70-’80 (martedì 5).

Parallelamente, la Pro Loco accenderà i fornelli con le serate gastronomiche: hamburger e patatine, fritto misto di pesce, agnolotti al sugo, grigliate e, per chiudere, una paella speciale preparata in collaborazione con la gastronomia “Sapori in corso”. Per le serate del 2, 4 e 5 agosto è richiesta la prenotazione (tel. 366.2622499).

Non mancheranno gli appuntamenti sportivi e ricreativi: le gare di bocce, già al via dal 28 luglio, il Luna Park attivo per tutta la durata della festa in piazza Donatori di Sangue, e la tradizionale gara di pesca sportiva al Lago dei Germani, domenica 3 agosto, con il 12° Memorial “Severino Gariglio”.

Spazio anche alla solidarietà: dal 1° al 5 agosto, al Centro Incontri di via XXV Aprile, sarà aperto il banco di beneficenza, tappa immancabile per chi vuole contribuire con un piccolo gesto.

Una festa per tutti, costruita con passione da tante associazioni piobesine, che ancora una volta dimostrano quanto una comunità unita possa fare la differenza.

Da Chivasso al Bric del Vaj per il sentiero Berruti

Il “Bosco del Vaj” ricopre il versante esposto a nord del Bric del Vaj, uno dei rilievi più alti della Collina torinese. La quota relativamente alta, il tipo di terreno e il microclima piuttosto fresco dovuto all’esposizione hanno permesso la sopravvivenza di una faggeta, oggi tutelata dalla Riserva naturale del Bosco del Vaj…

Leggi l’articolo su piemonteitalia.eu:

https://www.piemonteitalia.eu/it/sport/sport-aria-aperta/escursionismo/da-chivasso-al-bric-del-vaj-il-sentiero-berruti-giro-la

L’importanza di essere consapevoli dei valori che ci guidano / 3

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Una caratteristica importante dei valori personali consiste nel fatto che essi sono assolutamente soggettivi e individuali, poiché appartengono alla percezione e alla identificazione della singola persona, e come tali non sono giudicabili e sindacabili. Ma come ognuno di noi può correttamente identificare i valori che lo guidano?

Non è esattamente una passeggiata comprendere bene quali sono i nostri valori, e ci può essere senz’altro d’aiuto fare con pazienza un elenco scritto, anche riflettendo su quali sono quelli per noi quelli più importanti, anche in relazione ai nostri vari ruoli nella vita: familiare, lavorativo, sociale, ecc.

Per ogni ruolo scegliamo, ad esempio, dieci valori che riteniamo importanti e poi mettiamoli in ordine gerarchico di importanza. Soprattutto i primi tre-cinque valori per ogni ruolo saranno quelli che effettivamente determinano (o dovrebbero determinare…) quasi sempre le nostre scelte e decisioni.

Una volta identificati e definiti correttamente e consapevolmente i nostri valori nei vari ambiti della nostra vita il passo successivo sarà quello di vivere la nostra esistenza secondo quei valori in ogni ambito. Questa decisione è in grado di portarci a profondi cambiamenti.

Soprattutto nel modo in cui affrontiamo le cose, le situazioni e le scelte nella nostra vita. Per esempio, se comprendiamo che per noi un valore fondamentale è il rispetto, e che è giusto mettere in atto questo valore, per vivere bene dovremo inserirlo nei nostri comportamenti quotidiani.

E quindi rapportarci agli altri, all’ambiente e anche a noi stessi con gentilezza, comprensione, tolleranza, disponibilità e attenzione. Se agiremo in maniera diversa, e quindi non in linea con quel valore per noi molto importante, saremo molto spesso in conflitto con noi stessi, e vivremo confusione e risentimento verso di noi e sensi di colpa verso gli altri.

(Fine della terza e ultima parte dell’argomento).

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

Terrina di pasta con verdure, variante vegetariana della pasta al forno

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Una deliziosa variante vegetariana della tradizionale pasta al forno.
Senza pomodoro, ma ugualmente ricca di sapore. Un primo piatto ghiotto ed originale.

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Ingredienti

300gr.di pasta corta
1 porro
2 carote
300gr. di verza
200gr.di zucca
1 piccola melanzana
500ml. di besciamella
1 mozzarella
200gr. di prosciutto cotto
Parmigiano grattugiato q.b.
Olio, sale, pepe, noce moscata

Preparare le verdure, tagliarle a piccoli pezzi e stufarle per 20 minuti in padella con un poco di sale. Lasciar raffreddare e mescolare con il prosciutto cotto tritato, il pepe, la noce moscata ed il pepe. Preparare la besciamella con mezzo litro di latte.
Lessare la pasta al dente.
Mescolare la pasta con le verdure e la mozzarella a tocchetti, trasferire il tutto in una terrina imburrata, coprire con la besciamella e in ultimo cospargere con il parmigiano grattugiato.
Passare in forno a 200 gradi per circa 15/20 minuti, finche’ si sarà formata una crosticina dorata.

Paperita Patty