LIFESTYLE

In Piemonte il panettone “Fatto per Bene” di Emergency

Dal 5 all’8 dicembre in vendita ad Alessandria, Asti, Novara, Torino e Vercelli 

Dal 5 all’8 dicembre, come ogni tradizione che si rispetti, torna anche quest’anno nelle piazze di tutta Italia il “Panettone Fatto per Bene” di Emergency, per sostenere il lavoro dell’ONG nei Paesi in guerra. Il dolce tipico di Natale sarà in vendita per tutto il weekend dell’Immacolata, grazie all’impegno di oltre 3 mila volontari che presiederanno 700 piazze italiane lungo tutta l’Italia. In Piemonte si potrà trovare ad Alessandria, Asti, Novara, Torino e Vercelli. Il panettone realizzato per Emergency dalla storica pasticceria Vergani, ha il peso di 1 kg, ed è preparato secondo la tradizionale ricetta milanese, che prevede l’utilizzo del lievito madre naturale e ingredienti selezionati con la massima cura. Ha una forma bassa e un impasto soffice, ottenuto con farina di grano tenero italiano e arricchito con uvetta sultanina e scorze d’arancia italiana candita. È disponibile al prezzo di 22 euro, e ogni acquisto sarà accompagnato da una shopper in cotone naturale, resa speciale dall’artista Dario Sansone, con il suo messaggio di pace. Oltre alla piazze, sarà possibile acquistare il panettone sul sito emergency.it/panettone, e nei negozi di Natale di Emergency che resteranno aperti fino al 24 dicembre in 24 città italiane: Milano, Roma, Torino, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Brescia, Padova, Napoli, Bari, Catanzaro, Teramo, Cagliari, Catania, Ferrara, Aosta, Macerata, Mestre, Reggio Emilia, Livorno, Reggio Calabria e Trieste.

Mara Martellotta

“Una Mole di Panettoni” torna a Torino dal 28 al 30 novembre

Venerdì 28 novembre “Una Mole di Panettoni” torna a Torino per celebrare l’eccellenza artigianale dal Nord al Sud della Penisola e decretare i vincitori nell’arte dei grandi lievitati, durante una dolcissima tre giorni che durerà fino al 30 novembre. Il taglio del nastro della 14ª edizione della kermesse avrà luogo alle ore 13.45, presso l’hotel Principi di Piemonte, alla presenza dell’assessore al Commercio del Comune di Torino, Paolo Chiavarino, della Presidente di ASCOM e Vicepresidente della Camera di Commercio, Maria Luisa Coppa, del direttore dell’hotel, Leonardo Serranti, e di Marcella Gaspardone, di Turismo Torino. A seguire, alle ore 14, la manifestazione aprirà al pubblico per proclamare alle ore 15 i Maestri Lievitisti vincitori di questa edizione.

Lo storico concorso enogastronomico nazionale quest’anno consacra una nuova tendenza, inserendo il panettone al cioccolato come nuova categoria in gara, accanto a quelle tradizionali del panettone scuola piemontese, basso con la glassa, panettone scuola milanese, alto e senza glassa, e panettone creativo. Altra novità assoluta l’esposizione del dolce di Natale di Hermana Vegan, un grande lievitato senza uova e burro o altri prodotti di origine animale, adatto anche a chi è intollerante al lattosio. Dalla Campania al Piemonte, dalla Liguria alla Sicilia, sono trenta i Maestri Lievitisti che gareggeranno a una della manifestazioni più importanti d’Italia sull’iconico dolce natalizio. Presieduta dal Maestro Pasticcere Mauro Morandin, la giuria assegnerà ai panettoni, resi anonimi in degustazione, un punteggio da uno a dieci, in base a vari parametri.

“L’arte pasticcera regionale comincia a disegnare una nuova geografia. A ‘Una Mole di…’ tutti potranno compiere un viaggio gourmet attraverso l’Italia del panettone, scoprire I segreti dei pasticceri, degustando e appagando i sensi, e conoscendo da vicino il nostro ricco patrimonio agroalimentare – affermano le due fondatrici, Laura Severi e Matilde Sclopis di Salerano, di Dettagli Eventi – il panettone di eccellenza artigiana ha visto una notevole espansione negli ultimi anni, attirando l’attenzione di tanti, soprattutto delle nuove generazioni. La sfida è conquistare soprattutto i giovani con l’estetica e l’alta qualità della creazione”.

Una Mole di Panettoni 2025 – Hotel Principi di Piemonte 28 – 30 novembre – via Piero Gobetti 15, Torino

Acquisto online consigliato e prioritario tramite il quale sarà possibile prenotare la fascia oraria d’accesso.

Mara Martellotta

Case in montagna: la neve è arrivata, e il mercato corre veloce

ABITARE CON STILE

Rubrica settimanale a cura di Magda Jasmine Pettinà 
Uno spazio dedicato al mondo della casa in tutte le sue forme: dal mercato immobiliare al design d’interni, dall’arte di valorizzare gli spazi alle nuove tendenze dell’abitare contemporaneo. Consigli pratici, spunti estetici e riflessioni su come rendere ogni casa un luogo che rispecchi chi siamo — con uno sguardo che unisce competenza, bellezza e sensibilità.

C’è chi aspetta il Natale per le luci, chi per il pandoro… e poi ci siamo noi, torinesi, che aspettiamo di vedere la prima neve sulle montagne come un segnale inequivocabile: è tempo di settimana bianca, fughe al caldo dei rifugi e – per molti – anche di dare finalmente un’occhiata al mercato delle seconde case in montagna.

E mai come quest’anno la montagna si conferma una certezza. Non solo per sciare, ma come investimento stabile, rifugio di benessere e – perché no – occasione di reddito grazie agli affitti brevi.

Ho analizzato per voi l’andamento dei prezzi dal 2019 al 2025 nelle località sciistiche più richieste d’Italia, tracciando un quadro chiaro: le case in montagna valgono sempre di più. E tra le grandi protagoniste troviamo proprio Valle d’Aosta e Piemonte, mete storiche per chi vive a Torino e desidera un buen retiro a breve distanza.

Courmayeur e Cervinia: l’élite valdostana vola sempre più in alto

Sul podio nazionale, subito dopo Cortina, troviamo Courmayeur, che si conferma regina incontrastata del lusso valdostano. Qui la richiesta media supera gli 8.000 €/mq, con un aumento del 24% rispetto al 2019.

Un mercato vivace, alimentato da un mix irresistibile: compravendite solide, turisti internazionali e un’offerta di seconde case limitata e di qualità.

Ma la vera sorpresa arriva da Valtournenche – Cervinia, dove la crescita è stata quasi “a doppia cifra larga”: da 2.937 €/mq a 6.740 €/mq in cinque anni.

Qui pesa moltissimo l’appeal del comprensorio del Cervino, che unisce sci ad alta quota, stagione lunga e investimenti infrastrutturali che stanno rivalutando tutto il territorio.

Il Piemonte tiene il passo: Sestriere e le località amate dai torinesi

Dal lato piemontese, la risposta è altrettanto forte.

Sestriere – icona assoluta per sciatori e investitori – supera oggi i 3.650 €/mq, segnando un +21%.

Un risultato trainato dalla posizione strategica, dal comprensorio della Via Lattea e dalla forte richiesta di seconde case da parte di torinesi e lombardi.

In crescita anche le altre località dell’arco alpino piemontese, soprattutto quelle con buona ricettività e stagioni lunghe, che negli ultimi anni hanno beneficiato sia dello smart working sia del turismo outdoor quattro stagioni.

Morgex e le altre chicche valdostane

La Valle d’Aosta, si sa, offre più di una perla.

Morgex, porta d’accesso a Courmayeur e ricercatissima per il mercato delle baite ristrutturate e dei piccoli appartamenti in centro, i valori hanno superato i 3.395 €/mq, crescendo del 19% dal 2019.

Un dato che conferma un trend preciso: le micro-località servite bene, con buon rapporto qualità/prezzo, stanno attirando una nuova generazione di acquirenti – giovani famiglie, professionisti “ibridi” tra città e smart working, investitori che puntano agli affitti brevi invernali ed estivi.

Perché la montagna cresce così tanto?

Le ragioni sono chiare:

  • Ricerca di qualità della vita: più natura, sport, aria pulita e spazi intimi.

  • Investimento sicuro: le località sciistiche non subiscono grandi oscillazioni.

  • Affitti brevi redditizi: prezzi settimanali altissimi nelle festività.

  • Domanda internazionale in aumento: soprattutto nelle mete top come Courmayeur.

  • Offerta limitata: poco nuovo costruito, molto ristrutturato di pregio.

La montagna non è più solo una fuga invernale, ma una scelta di lifestyle.

Il fascino eterno della casa in quota

Con l’inverno alle porte, Torino guarda – come sempre – alle sue montagne.

Oggi però lo fa con una consapevolezza nuova: acquistare una casa in montagna non è solo un vezzo, ma un investimento di valore, capace di unire piacere, redditività e patrimonio immobiliare.

Che sia Courmayeur per chi cerca il topSestriere per gli sportivi, o le piccole località della Val d’Aosta per chi desidera un rifugio intimo… il trend è chiaro: la montagna continua a salire. E non parliamo solo di altitudine.

“ECCO – 4 leve strategiche per la tua professione”

Un  libro in cui l’avvocato Annalisa Libré si interroga sulle motivazioni profonde che riguardano le libere professioni

È stato pubblicato, per i tipi di Mind Edizioni, il libro dell’avvocato Annalisa Libré dal titolo “ECCO – 4 leve strategiche per la tua professione”. Si tratta di un’opera che è anche un manuale tascabile ricco di spunti motivazionali per chiunque voglia sviluppare competenze trasversali, la gestione delle emozioni, di una comunicazione efficace, della leadership, della negoziazione in contesti complessi e l’ottimizzazione efficace del tempo, arricchito con esercizi pratici e pensato per essere modulato su misura per ciascun professionista.

In sostanza questo libro aiuta ad andare in profondità, ponendosi domande spesso scomode e controcorrente al fine di trasformare le difficoltà in opportunità.

“In effetti, a volte, può succedere di scalare una montagna con tanta fatica e poi, arrivati in cima, scoprire che quello che stiamo vedendo non è il panorama che ci saremmo aspettati – ha dichiarato l’autrice Annalisa Libré  – È quindi importante ripartire da sé, dai propri valori e dallo scopo più grande che ci muove per ricreare una armonia tra la nostra identità e quelli che sono gli obiettivi, in modo che le nostre azioni diventino leve strategiche di valore”.

“ Questo libro è nato nel marzo 2023, alle Canarie, frequentando il MICAP- Master Internazionale in Coaching ad Alte prestazioni – ha proseguito Annalisa Libré – dove in tre anni di percorso ho allenato la tenacia, la costanza e la resilienza, superando alcune prove che inizialmente pensavo impossibili per me. La certificazione che ho conseguito in PNL coaching, negoziazioni complesse e leadership in azione, è un simbolo che mi ricorda le esperienze che ho vissuto e le abilità che ho allenato per raggiungere la consapevolezza che il successo è rappresentato da una serie di piccole vittorie quotidiane”

“Spinta dalla solitudine che ho provato nel compiere scelte cruciali nell’ambito della mia professione, quelle scelte strategiche che fanno la differenza tra un risultato nefasto e uno auspicato – prosegue l’autrice – ho scritto questo libro in una dimensione di ricerca del sottile equilibrio tra la paura di sbagliare e l’ambizione di dare sempre il meglio di me, interiorizzando man mano la consapevolezza del coraggio e della responsabilità che caratterizzano la libera professione”.

“Ad un certo punto mi sono fermata e mi sono chiesta: per chi e per che cosa faccio ciò che faccio? Qual è il mio scopo più grande? Sto andando nella giusta direzione? I miei obiettivi sono coerenti con i miei lavori? Nel rispondere a queste domande ho ribaltato il paradigma del “fare” con quello dell’”essere”. Nel libro sono partita dalla mia storia, dalle mie cadute e conseguenti rinascite, dai miei momenti di difficoltà e di ispirazione, consapevole che ogni professionista è nudo, solo con se stesso, nelle decisioni che contano”.

“ECCO” non è solo un libro, è un metodo pratico, applicabile fin da subito, che veste il professionista con le sue migliori esperienze, competenze e capacità, per permettergli di cogliere e creare le opportunità che merita.

Mara Martellotta

Caffarel celebra i 160 anni del suo iconico gianduia 1865

Caffarel celebra un traguardo speciale: i 160 anni del suo iconico gianduia 1865, simbolo dell’eccellenza piemontese e della tradizione cioccolatiera torinese. Per l’occasione dedica alla Città di Torino un’installazione sensoriale immersiva ispirata alla forma del gianduiotto. L’experience, aperta al pubblico il 29 e 30 novembre, in via Lagrange angolo via Soleri, accompagna i visitatori in un percorso multisensoriale attraverso aroma, storia e suggestioni visive legate a questo grande classico. Durante l’evento sarà possibile scoprire le tre anime del gianduia 1865: classico, fondente e intenso. All’interno di una struttura che riproduce la forma del cioccolatino, il pubblico potrà vivere un percorso esperienziale attraverso 5 corner dedicati ai sensi: olfatto, udito, gusto, tatto e vista. Per scoprire da vicino la storia, le emozioni e la maestria racchiusi in un simbolo dorato intramontabile. Nel corner dedicato all’olfatto, i profumi caldi e avvolgenti di nocciola guidano alla riscoperta dell’essenza autentica della ricetta originale. L’udito accompagna i visitatori in un racconto immersivo dedicato alla storia del gianduiotto e al suo processo creativo e produttivo, offrendo uno sguardo unjco dietro le quinte della sua lavorazione. Nel corner gusto, il gianduiotto Caffarel si rivela nella sua perfezione. I visitatori potranno gustare deliziose nocciole tostate, mentre al centro dello spazio sarà allestita un’isola dedicata alla degustazione del gianduiotto classico. La sezione dedicata al tatto permette di esplorare texture e materiali evocativi, mentre in quella dedicata alla vista vi sarà una selezione e di immagini d’archivio e storiche che hanno segnato generazioni, esaltando l’incontro tra passato e contemporaneità.

“Il gianduiotto è molto più di un cioccolatino, rappresenta un patrimonio culturale e affettivo che unisce generazioni – commenta Valeria Ungaro, Global Brand Director di Caffarel – con questa installazione abbiamo voluto rendere omaggio a Torino, la città in cui tutto è iniziato,e che da sempre ispira la nostra creatività. Celebrare i 160 anni del gianduiotto significa rinnovare un legame profondo con persone e tradizioni, guardando al futuro con la passio e elo spirito della tradizione che contraddistingue Caffarel da quasi due secoli”.

Dalla sua nascita, nel 1826, Caffarel rappresenta l’eccellenza del cioccolato piemontese nel mondo. Il gianduiotto è un’icona di gusto e raffinatezza che da 160 anni racchiude in sé artigianalità, qualità e piacere, rinnovando il legame con la sua città e con tutti coloro che da sempre ne custodiscono la magia.

Mara Martellotta

Dolci della tradizione: i baci di dama

Tostate in forno le mandorle e le nocciole. Pelatele, riducetele a granella fine e mescolatele con lo zucchero e la vaniglia fino a ottenere una farina granulosa. Incorporate delicatamente il burro ammorbidito a temperatura ambiente, maneggiando l’impasto il meno possibile, solo il necessario per amalgamare gli ingredienti.

Leggi la ricetta su piemonteitalia.eu: https://www.piemonteitalia.eu/it/enogastronomia/ricette/baci-di-dama

A Chieri, Babbo Natale arriva su una rossa “Corvette elettrica”

Sarà un Natale ricco di suggestioni, eventi e sorprese magiche e luminose “che di più non si può”, quello alle porte delle “Cento Torri” chieresi

Dal 29 novembre al 6 gennaio 2026

Chieri (Torino)

Fate bene il conto! Da sabato prossimo 29 novembre a martedì 6 gennaio, quando Madama la “Befana” e Monsù “Babbo Natale” arriveranno in città su una splendida “Chevrolet Corvette” elettrica, omaggiando i bambini con regali e caramelle, accompagnati da un “folletto” ed uno “spazzacamino” trampolieri, passano un bel po’ di giorni. Più di un mese! Quest’anno, per festeggiare il periodo natalizio, nulla da dire!, il “Comune di Chieri” – in collaborazione con numerosi Enti e Istituzioni locali – non ha proprio badato a “spese” in fatto di fantasia e creatività e a tanta, ma proprio tanta tanta, capacità organizzativa.

Lo confermano con giusto orgoglio il sindaco e l’assessora alla “Cultura, Eventi e Promozione del Territorio”, Alessandro Sicchiero ed Antonella Giordano“Anche quest’anno la Città di Chieri festeggia il Natale con un ampio programma di iniziative che avvolgeranno la nostra città in un gioioso abbraccio di colori, suoni ed emozioni …  Per oltre un mese non ci sarà giorno senza una proposta che offra ai chieresi un’opportunità di divertimento, svago, riflessione e raccoglimento per affrontare con rafforzato spirito comunitario i tempi incerti che stiamo vivendo”. E proseguono: “Le luminarie rallegreranno, per le Feste di quest’anno, non solo le tradizionali vie dello shopping in centro ma saranno estese anche ad altre zone, da Piazza Mazzini a via San Giorgio, fino a via Andezeno, via Garibaldi, via Cesare Battisti, via Marconi e oltre. Di grande impatto l’‘albero di Natale’ in Piazza Umberto, così come il ‘grande abete’ nel cortile del Municipio. Dallo scorso anno inoltre abbiamo deciso di illuminare anche le ‘zone periferiche’, cominciando da Pessione. E quest’anno abbiamo aggiunto ‘Borgata Maddalena’, dove è stata installata una scenografia luminosa che colora di blu e dorato l’ingresso del quartiere”.

Sarà anche un grande e gradito ritorno quello, in piazza Cavour, della “pista per pattinaggio su ghiaccio”, dove i pattinatori in erba potranno imparare a “slittare” e quelli più provetti saranno liberi di esercitarsi in divertenti acrobazie. Fino alla fine di gennaio!

Suggestiva novità di quest’anno, le sei “Christmas Parade” ovvero elaborate performance artistiche e “spettacoli di animazione itineranti” proposti dall’imperiese “FEM Spettacoli”, che coinvolgeranno le vie del centro storico in un gioco collettivo con protagonisti Babbo Natalealberi di Natale viventifolletti giocolieri e trampolieri e una “Corvette” elettrica rossa (6, 7, 8, 13 e 20 dicembre e il 6 gennaio).

Tante le attività per grandi e piccini organizzate anche in collaborazione con le “Associazioni” del territorio: dalla rassegna musicale “Adventum Incantum” (varie le sedi ospitanti) ai concerti e spettacoli di “Natale in Coro, Natale in scena”; dallo spettacolo teatrale “Dio, nostra madre-volti di misericordia” a cura  della “Confraternita della Misericordia” al “Santuario della SS. Annunziata”, alle visite alla centrale “MAC – Mostra Archeologica di Chieri”, alla “StArt Gallery” (ex Convento “San Filippo Neri”), al “Museo del Tessile” e a “Palazzo Opesso”, fino alle varie iniziative organizzate nella “Biblioteca Civica Nicolò e Paola Francone”. E ancora il “Calendario dell’Avvento” in piazza Cavour (dal 1° al 24 dicembre, ogni giorno un’Associazione chierese aprirà una casella dell’albero di legno dedicata ad un valore da condividere e su cui ragionare in questo particolare periodo dell’anno) e il “presepe artistico” di Emilio Parente nel “Duomo” cittadino. Immancabile l’appuntamento con i “mercati straordinari” delle domeniche di dicembre. Infine, grazie alla collaborazione con “Ascom Chieri” e “Comitato Centro Storico Chieri”, sabato 6 dicembre, i negozi del centro resteranno aperti fino alle 22 per una “Notte magica” che sarà allietata dalla “BabbiBand” della “Filarmonica Chierese”.

Insomma a Chieri si contano ormai i giorni. E poi, per oltre un mese, si andrà – magari sulla “Corvette elettrica” rossa di “Santa Claus” – a “tutta Festa!”

Per info e programma dettagliato: “Comune di Chieri”, piazza Palazzo di Città, 10; tel. 011/94291 o www.comune.chieri.to.it

g.m.

Nella foto:  Parade con il Babbo Natale “automunito”

Torino Drink Market, un evento ideato da Spiriti in Cantina 

Un evento interamente dedicato agli amanti del vino, agli estimatori di birre artigianali, ai curiosi del mondo dei distillati ma anche chi vuole scoprire nuovi prodotti Alcool Free. Il Torino Drink Market, in programma domenica 30 novembre all’AC Hotel by Marriott Torino, è il luogo d’incontro tra produttori selezionati e pubblico, dove poter assaggiare, scoprire e acquistare direttamente una selezione di eccellenze italiane e internazionali del bere di qualità.
Ideato da Spiriti in Cantina, Torino Drink Market assume anche i toni del Natale: un’occasione perfetta per scegliere un regalo diverso, fatto di sapori autentici e storie da raccontare, e scoprire le bottiglie giuste per i brindisi delle Feste.

Trenta produttori, tra vignaioli, birrai, distillatori e artigiani del bere, presenteranno le loro referenze in assaggio, offrendo al pubblico la possibilità di degustare, dialogare e acquistare direttamente.
Dai vitigni autoctoni riscoperti ai distillati con botaniche locali, fino ai birrifici storici e alle nuove realtà nate da una passione: ogni prodotto racconta una storia autentica, da vivere e portare a casa.
Ogni produttore sarà presente in prima persona per raccontare la propria visione del gusto con un’attenzione alla qualità, alla sostenibilità e alle radici territoriali.
Ci saranno i vignaioli delle Langhe, come Cecilia Monte, Stefano Gagliasso, Beatrice Cortese e Baudana Flavio, che interpretano la classicità del Nebbiolo e della Barbera con la finezza delle piccole produzioni; le realtà storiche del Monferrato come Cascina Gilli, Poggio Ridente e Roggero Vini, insieme alla solidità della cantina sociale Barbera dei Sei Castelli e giovani realtà familiari di Tenuta Ca da Vite e Tenuta San Bernardo. A rappresentare la realtà del Canavese con diverse sfumature di Erbaluce Tenuta Roletto e L’erm; mentre La Stellata ci farà scoprire la sua interpretazione del Timorasso dei Colli Tortonesi.
Presenti anche due produttori fuori regione, l’Azienda Agricola Lorenzo Ramò di Pornasso (Liguria) e Cantine Caccamo di Taurianova (Calabria).
L’orizzonte si allarga con Galantéa e Lusitania Vini, che portano in degustazione etichette di ricerca da Francia, Spagna e Portogallo, e con George – Tre Qvevri, ambasciatore torinese dei vini georgiani in anfora.
Un’attenzione speciale è dedicata alle donne del vino e dell’artigianato che uniscono territorio, inclusione e creatività. Gringhigna (la vigna Queer), Tenuta La Pergola, Beatrice Cortese, Cecilia Monte, La Stellara e L’erm sono le protagoniste di una viticoltura che unisce radici e innovazione, sensibilità e visione contemporanea.
Accanto ai vignaioli, una selezione di produttori indipendenti del gusto: il birrificio campano Akudunniad, la storica insegna Metzger1848, i giovani birrai di Pratorosso, i distillati artigianali di Distillerie Bosso e CandeGIN, dal packaging che non passa inosservato, fino a Mintriga, liquore piemontese alla menta di Pancalieri e agli spirits di Divinity Lab.

Spazio anche alle nuove culture del bere fermentato, con Melly’s Kombucha e TibiLab, e alle erbe officinali di Yacamo, laboratorio di tisane e miscele botaniche.
A completare il percorso, i dolci d’autore della Pasticceria Capello e le proposte gourmet di Eredi Borgnino, perfette per chi ama regalare esperienze di gusto.
Durante la giornata, il pubblico potrà partecipare a masterclass, degustazioni guidate, talk ed experience, per approfondire le diverse identità dei territori e imparare a scegliere in modo consapevole.
Il Torino Drink Market è una giornata per curiosi, appassionati e sognatori del gusto: un luogo dove ogni calice racconta un pezzo d’Italia e ogni bottiglia può diventare un regalo capace di emozionare.

AC Hotel by Marriott Torino – Via Bisalta, 11 Torino

Telefono: 011 6395091

Mara Martellotta

Con un sacco di fieno in fabbrica

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Da vent’anni, riposta nel solaio la bricolla da contrabbandiere, varcava puntualmente alle sette del mattino i cancelli dell’acciaieria di Villadossola. Alto e secco, con l’andatura un poco ciondolante, Ugo aveva alle spalle una vita a dir poco avventurosa.

Già in tenera età boscaiolo, addetto al palorcio della teleferica e all’accatastamento del legname; poi partigiano con Superti in Val d’Ossola e, dopo la Liberazione, contrabbandiere per necessità, arrancando sui sentieri degli spalloni per racimolare qualche misero guadagno per poter mettere insieme il pranzo con la cena e dare una mano alla vecchia madre. Alla morte della genitrice lasciò ad altri i rischi dell’andar di frodo scegliendo di lavorare in fabbrica dove aveva trovato impiego come operaio addetto al laminatoio. La sua era diventata, da quel giorno, una vita più regolare, scandita dai turni in azienda. Aveva così anche il tempo  per dedicarsi alla passione per la lettura, soddisfacendo la sua curiosità di sapere le cose nel mondo. Comprava regolarmente due giornali ( uno era il quotidiano più diffuso, dove trovava anche la cronaca locale; l’altro era L’Unità), divorava libri di ogni genere, andava al cinema appena poteva e frequentava anche gli spettacoli della filodrammatica amatoriale che di tanto in tanto metteva in scena opere classiche e senza tempo sul palcoscenico del teatro comunale.

Era conosciuto e rispettato perché sapeva fare bene il proprio mestiere, sempre attento e puntuale sul lavoro, ben voluto dai compagni del reparto. Ugo era tra quelli che, fieri della propria rettitudine, potevano andare a testa alta. Comunista convinto anche se non aveva mai avuto in tasca la tessera di quel partito perché il suo spirito ribelle non gli consentiva di soggiacere alle regole e alle liturgie della vita di partito. Il suo punto di vista, formatosi nel vivo della lotta partigiana, si era fatto più saldo nell’inferno di calore, polvere e rumore dell’acciaieria. Era lì che era maturata la presa di coscienza di tutta una condizione lavorativa, umana, politica. Era lì che aveva fatto l’amara scoperta che di lavoro si muore perché la vita degli operai valeva meno del profitto. Dopo i bagliori delle lotte sul finire degli anni sessanta era iniziato un periodo opaco. Soffriva molto nell’assistere al tramonto della centralità operaia nell’immaginario della società italiana e nell’orizzonte politico delle stesse forze di sinistra. I segnali che attestavano l’arretramento del movimento dei lavoratori, sottoposto a ripetuti attacchi, l’avevano reso più nervoso e meno accomodante. La figura e il ruolo dell’operaio si erano fatti sempre più complicati e le ultime generazioni erano andate a scuola, avevano studiato maturando la convinzione che la fabbrica non rappresentasse più un’occasione di riscatto sociale, perdendo parte del senso di appartenenza a una ben precisa classe sociale. Tutto era diventato più fluido e la compattezza e l’orgoglio di un tempo erano un ricordo sfocato. Eppure Ugo avvertiva che fra i vecchi e  i giovani c’era ancora uno scambio di saperi e che il nocciolo duro della militanza sindacale e l’etica del lavoro e delle cose ben fatte non erano spariti del tutto. Forse era per via di quelle radici che affondavano nella tenacia di quella cultura contadina di montagna che da quelle parti era cosa seria, dove  l’universo dell’acciaieria con l’altoforno, le colate e i laminatoi era condiviso dai tanti che mantenevano un legame con i campi e gli alpeggi, la fienagione e qualche animale nella stalla. Aveva maturato una consapevolezza che il tempo aveva levigato rendendola disincantata, lucida, a volte venata da una malinconia che veniva ben presto scacciata da quel suo carattere deciso, incline alla battuta arguta, al commento salace. Non perse nemmeno l’abitudine di andare a votare, come amava dire, “in zona Cesarini”. I seggi chiudevano alle quattordici del lunedì e cinque minuti prima del termine ultimo varcava la soglia del seggio, soffermandosi davanti ai tabelloni con le liste. Si prendeva un paio di minuti per far scorrere lo sguardo sui simboli e candidati e poi, ritirata la scheda, entrava nella cabina commentando ad alta voce: “ Vediamo un poco.. Toh, ecco il simbolo di quelli che fanno portare la croce agli altri e quello dei padroni. E l’altro dove sarà mai?? Ah, eccolo qui, Quello che piace a me. Il simbolo degli operai, anche se un poco sbiadito. Un segno qua e un segno là . E anche questa volta ho votato bene!”. Ripiegava la scheda e la infilava soddisfatto nell’urna, salutando presidente e scrutatori con un largo sorriso. Un giorno scelse di manifestare il suo disprezzo per crumiri e per i pavidi che non protestavano e non scioperavano mai presentandosi alla portineria d’entrata con un sacco di fieno in spalla. I due guardiani che sostavano davanti al cancello gli chiesero cosa intendesse fare con quel sacco e lui, serafico, rispose: “Ci sono quelli che portano in fabbrica la schiscetta con il pranzo, il panino o il quartino di vino? Bene. Io ho portato il fieno per dar da mangiare a tutti gli asini che stanno qui dentro. Non ci vedo niente di male, no? Sono una persona generosa, io”. Ugo in fondo era così e niente al mondo l’avrebbe cambiato, tant’é che quando andò in pensione in fabbrica avvertirono tutti, anche quelli ai quali non era mai stato simpatico, un vuoto, un’assenza che rese l’ambiente ancora più povero di quanto non fosse già diventato.

Marco Travaglini