LIFESTYLE

Golosi involtini pasquali in gelatina

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Un detto popolare recita ”Non c’e’ Pasqua senza uova”

Nel rispetto della tradizione, per una Pasqua all’insegna della convivialita’ e degli antichi sapori, vi propongo un facile e fresco antipasto ideale per il pranzo o per il picnic di Pasquetta che vede le uova come immancabili protagoniste del menu’ in una festa di colori e sapori.

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Ingredienti per 8 persone:

 

8 fette di prosciutto cotto tagliato spesso

6 uova sode

100 gr. di tonno sott’olio

1 cucchiaio di capperi

2 cucchiai di mayonnaise

1 cucchiaio di peperoni sott’aceto tagliati a striscioline

1 dado per gelatina

2,5 dl. di vino bianco

2,5 dl. di acqua

cucchiaio di aceto bianco

sale q.b.

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Tritare quattro uova sode con i capperi, il tonno, la mayonnaise;

farcire le fette di prosciutto, arrotolare ad involtino e sistemare in una pirofila preferibilmente in vetro. Nel frattempo preparare la gelatina: portare ad ebollizione l’acqua, far sciogliere il dado, mescolare, aggiungere il vino bianco e il cucchiaio di aceto, mescolare nuovamente e versare sugli involtini di prosciutto. Guarnire con le striscioline di peperone e le rimanenti uova tagliate a piacere. Lasciar raffreddare in frigo per almeno 3 ore.

Buona Pasqua a tutti i lettori.

Paperita Patty

Tortino allo zafferano. Anche con gli avanzi di riso

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E’ una torta salata che potrete proporre come primo piatto, una preparazione semplice, cremosa, dal gusto delicato che deliziera’ il palato di tutti i commensali.

Ideale anche per utilizzare del riso avanzato da condire a piacere.

Ingredienti

300gr. di riso Carnaroli
1 uovo intero
1 bustina di zafferano
100gr. di pancetta affumicata a cubetti o prosciutto cotto
200gr. di ricotta morbida
50gr. di parmigiano grattugiato
Sale, pepe, burro, latte qb.

Cuocere al dente il riso in acqua salata, scolare e lasciar raffreddare. Dorare in padella la pancetta a cubetti, asciugare su carta assorbente. In una terrina mescolare il riso con l’uovo intero, lo zafferano, la ricotta, la pancetta, metà parmigiano, il sale ed il pepe. Aggiungere poco latte per rendere la preparazione più morbida.
Ungere una teglia da forno con burro fuso, cospargere con pangrattato, versare il riso, coprire con il parmigiano rimasto e fiocchetti di burro. Infornare a 200 gradi per 10 minuti e per altri 5 minuti con funzione grill. Servire caldo.

Paperita Patty

Pic nic al castello di Miradolo

“San Giors”, con torrefazione e pasticceria nasce un centro del gusto dalle radici ultracentenarie

Di Maurizio Tropeano

“Tra spazi vuoti e spazi pieni io, come architetto, prediligo i secondi, soprattutto se mi permettono di evitare l’abbandono di locali storici e di recuperare, rinnovandole, tradizioni secolari come la torrefazione o la gastronomia”. Simona Vlaic, che dal 2017 ha preso in mano l’albergo ristorante San Giors, racconta così il percorso che dalla metà di maggio porterà alla riapertura del Caffè Roma Torrefazione e anche ad ereditare l’arte pasticciera di Gino e Marina Viziale e del loro laboratorio artigianale.

E così i grandi locali alla confluenza tra Porta Palazzo e Borgo Dora, in quel tratto di corso Giulio Cesare che si può considerare la porta di accesso al centro di Torino diventeranno un polo enogastronomico di eccellenza.

“Siamo, e vorremmo essere ancor di più un punto di riferimento per questo territorio, e potremo farlo perché siamo riusciti a cogliere le opportunità legate a scelte personali che porteranno alla cessazione dell’attività”. O anche alla scelta di Carla Clemente, la proprietaria del bar, di condividere il progetto di rilancio della torrefazione. “Il San Giors è nato 210 anni fa e con il bar condivide una storia di 154 anni”.
Un legame che riprenderà a metà maggio nel segno del “sanguis” e della “tradizione piemontese che nasce dalla nostra cucina e dalle idee dello chef Giulio Carlo Ferrero”. Dunque, panini con il vitello tonnato o acciughe al verde o alla finanziera. Ma anche quelli classici. “Il San Giors dal 2013 è nell’elenco dei locali storici d’Italia e vogliamo trasferire la nostra esperienza di tradizione e qualità nella vita di tutti i giorni di un bar che vogliamo legato a questo territorio. Sarà un bar pop, insomma, dove la torinesità incontra le diversità e le ricchezze di un borgo che è sempre stato multietnico”, spiega ancora Vlaic.
E dai primi di maggio Gino e Marina Viziale, affiancheranno la squadra del San Giors che ha rilevato il loro laboratorio. “Andiamo in pensione – raccontano mentre Marina sta finendo di preparare i dolci della tradizione pasquale e Gino di riordinare – ma siamo contenti di poter trasmettere tutta la nostra esperienza nel mondo della pasticceria perché permetterà di portare avanti una tradizione familiare nata nel 1993”. Il laboratorio si affaccia sul cortile interno dell’isolato, lo stesso dove insiste il dehors del ristorante. Ancora l’architetta: “Andiamo a lezione con l’obiettivo di diventare autosufficienti nella produzione di pane, grissini, e piccola pasticceria.

L’autoproduzione ci permette di essere più sostenibili da un punto di vista economico e anche di allargare l’attività di catering”. Dopo il primo maggio si parte e “chissà – conclude la signora Marina – che da questa nostra collaborazione non nasca il dolce del San Giors”.
Questo, però, è il futuro. Intanto da alcune settimane sui tavoli del San Giors è arrivato il menù di primavera che, per la prima volta, sarà accompagnato anche dalla carta degli oli extravergine d’oliva del Piemonte. Una scelta nata da una partnership con il consorzio di tutela che dovrebbe permettere di far conoscere le caratteristiche uniche dell’Evo subalpino ad un numero sempre maggiore di consumatori.

Qualità o quantità?

Sarà capitato anche a voi di osservare una mostra fotografica, la produzione editoriale di uno scrittore oppure il semplice scatto postato sui social da un pinco pallino qualsiasi e pensare che a tanta quantità non corrisponde altrettanta qualità.

Prendiamo per esempio le classiche foto di compleanno, delle vacanze estive, di un viaggio o di un evento qualsiasi per mettere in mostra soltanto la voglia da parte del fotografo (o fotografa, non c’è differenza) di mostrare qualcosa di sé, della propria attività, e non anche una qualità, un impegno nel realizzare lo scatto.

Sempre più spesso assistiamo alla presenza maniacale, compulsiva, di alcune persone sui social attraverso i propri lavori, spesso di pessima qualità, eccessivi, insignificanti anziché farsi valere per la qualità dei propri lavori, anche se poco frequenti.

Quando fotografavamo con la pellicola, in un viaggio di 5 giorni mediamente si scattavano circa 150 scatti, pari a 4 rullini da 36, perché ogni scatto era studiato, aveva un significato per il fotografo, e lo dove va avere anche per i futuri osservatori dell’immagine.

Ora, nella maggior parte dei casi, quei 150 scatti vengono effettuati prima di varcare il casello di partenza dell’autostrada perché dobbiamo compulsivamente fotografare i cartelli, i semafori, il giocoliere, le auto, la prostituta che sta per staccare dal lavoro, l’autista del bus su cui viaggiamo, i vicini, quelli meno vicini e, altrettanto compulsivamente, metterli sui social dove resteranno come unica destinazione, perché più nessuno stampa le immagini, né le archivia ordinatamente su un hard disk.

A nessuno veniva in mente di fotografarsi nello specchio del bagno, rigorosamente con la tavoletta del wc alzato, mentre con la bocca a culo di gallina mostra al mondo il meglio di sé.

Forse il bisogno di affermazione spinge, soprattutto i giovani a transitare nella storia (dove resteranno davvero poco) attraverso le proprie esperienze fotografiche o video: tecnica 0, consequenzialità idem, appropriatezza dello scatto neppure.

Ma questa aberrazione è diventata la norma: se non pubblichi decine di scatti ogni giorno del tuo viaggio vieni subito interrogato da amici e conoscenti per conoscere il motivo di tale assenza dai social.

Ai miei allievi insegno che l’immagine deve esprimere qualcosa, anche nel caso di un reportage di cronaca, sportivo, di guerra o altro, che l’immagine nasce prima dello scatto, nella testa del fotografo, componendola e, magari, inserendo una cornice naturale (finestra, ramo fiorito, ringhiera) per renderla meno banale. Uno degli esercizi migliori è immaginare come verrà la foto, comporla, scattarla e guardarla: è come ti aspettavi? Bene. Altrimenti devi cambiare il tuo approccio alle scene.

Ma occorre avere voglia di creare davvero, di sviluppare una creatività che ti renda differente dagli altri, diverso ma non necessariamente più bravo o meno bravo, solo con un tuo stile personale.

Uniformarsi va bene quando si tratta di osservare le leggi, di adeguarsi alle consuetudini di una società, ma è svilente, spersonalizzante quando ripetiamo ciò che fanno gli altri, ci appiattiamo sulle abitudini altrui anziché ritagliarci uno stile nostro, creare una nostra cifra stilistica che ci faccia immediatamente emergere dalla massa.

Se il nostro desiderio è farci notare, non credete che diventando diversi dagli altri saremo più notati, più famosi, più apprezzati?

Via dalla pazza folla.

Sergio Motta

Torino, città che vibra al ritmo della vita

SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO
Torino è una città che parla a chi sa ascoltare. I suoi portici silenziosi, i tram che scorrono lenti al tramonto, il fiume Po che taglia la città come un respiro lungo e costante: tutto racconta una storia, fatta di cultura, musica e rinascita. Perché Torino non è solo industria e storia, ma anche cuore e battito. È una città che ha dato i natali a persone capaci di lasciare il segno, spesso senza clamore, come fossero in punta di piedi. Ma quando si tratta di musica, il rumore lo hanno fatto eccome.
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Un suono tutto torinese.
Gabry Ponte è uno di quei nomi che ha fatto ballare un’intera generazione. Con gli Eiffel 65 ha portato il nome di Torino in tutto il mondo. Chi non ha mai canticchiato “Blue (Da Ba Dee)” almeno una volta nella vita? Quella canzone, nata tra i vicoli e gli studi torinesi, è diventata un simbolo degli anni 2000, un’onda di colore in un mondo che cercava nuove vie per sorridere. Ma Gabry non è solo un nome da classifica: è un uomo che ha sempre creduto nella musica come ponte tra mondi diversi, tra emozioni che a volte non si sanno dire ma si possono ballare.
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La rinascita di Gigi.
E poi c’è Gigi D’Agostino, un altro figlio di questa città. Icona della musica dance, anima introversa ma potente, capace di trasformare ogni beat in emozione. Per anni Gigi ha fatto vibrare le discoteche con i suoi pezzi diventati inni generazionali, da “L’Amour Toujours” a “Bla Bla Bla”. Ma è la sua storia più recente che tocca davvero. Quando ha annunciato di essere gravemente malato, il silenzio è caduto sui social come un peso. Nessuno se lo aspettava. E poi, a distanza di tempo, quel post semplice, diretto, che diceva: “Sto tornando a camminare da solo”. Quelle parole non erano solo sue. Erano di chiunque abbia lottato, di chiunque abbia avuto paura, di chiunque abbia capito quanto la vita sia fragile e potente insieme. Gigi è uscito dal buio e oggi la sua musica suona ancora, più vera, più intensa. Perché adesso ogni nota sa di vita ritrovata.
Musica che nasce tra le ombre e la luce perchè Torino ha un’anima complessa, fatta di luci basse e atmosfere che sanno essere malinconiche. È una città che non ha bisogno di gridare per farsi notare e forse proprio per questo è stata terreno fertile per una musica che arriva dritta al cuore senza fare rumore.
Gigi D’Agostino e Gabry Ponte sono due volti di una stessa corrente: entrambi figli di una città che sembra fatta di contrasti, dove la modernità incontra la storia, dove l’industria convive con la poesia dei caffè storici, dove le notti non sono mai solo notti, ma momenti in cui tutto può succedere.
Gigi ha sempre portato con sé una certa nostalgia, anche nei suoi brani più ritmati. Le sue melodie sono spesso malinconiche, come se raccontassero qualcosa che non vuole essere dimenticato. La sua musica è diventata una colonna sonora per chi aveva bisogno di evadere, di cacciare via i pensieri, ma anche per chi cercava un posto in cui rifugiarsi. Quando ha condiviso la sua battaglia contro la malattia, in tanti hanno capito quanto fragile possa essere anche chi sembra forte e inarrivabile. Ma Gigi non ha mai voluto essere un idolo: è sempre stato solo un ragazzo di Torino che ha messo nei suoni quello che non riusciva a dire a parole. E oggi, con la sua lenta ripresa, continua a essere un simbolo, ma più umano che mai.
Gabry, invece, ha scelto una via più solare, più internazionale. Ma non ha mai dimenticato da dove viene. Anche nei tour mondiali, anche nei festival più lontani, c’era sempre qualcosa di torinese nei suoi set: una certa eleganza nei suoni, una cura nel dettaglio, una sensibilità che non è solo tecnica ma viscerale. Ha sempre parlato della città con affetto, riconoscendole il merito di averlo formato, non solo come artista ma anche come persona. Perché Torino ti insegna a non accontentarti, ti mette alla prova, ti fa fare i conti con la solitudine e poi ti regala momenti in cui tutto sembra possibile. È questa scuola silenziosa che ha formato entrambi.
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Torino, città delle seconde possibilità.
E poi c’è un altro aspetto, forse il più importante. Torino è una città che sa aspettare. Che non dimentica. Che ti lascia andare e poi ti accoglie di nuovo quando sei pronto a tornare. Lo si vede nei vicoli della Vanchiglia, nei locali nascosti di San Salvario, nei tram che attraversano la città sotto la pioggia. È una città che cambia lentamente, ma con forza. Come chi ha sofferto e non ha perso la speranza. Forse per questo è così vicina alle storie di rinascita, come quella di Gigi, come i percorsi silenziosi ma solidi di artisti come Gabry. Perché qui, tra le Alpi e la nebbia, tra le luci soffuse e i sogni che resistono, c’è spazio per chi vuole riprovarci. Per chi cade e si rialza. Per chi balla anche con le lacrime agli occhi.
Torino non ha bisogno di farsi bella per piacere. È vera. E per chi la conosce davvero, è impossibile dimenticarla.
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NOEMI GARIANO

A tutto Barolo, weekend Go Wine dedicato al grande rosso piemontese

MONFORTE D’ALBA – Palazzo Martinengo – Moda Venue, Via Cavour, 10
Sabato 12 e domenica 13 APRILE 2025
Un intero weekend di degustazione firmato
Go Wine dedicato al grande rosso piemontese!
📍 Sala Grifoni, Palazzo Martinengo
(Moda Venue, Monforte d’Alba) sabato 12 e domenica 13 aprile
Banco d’assaggio dalle 11 alle 18
articolato su 2 turni
(dalle 11 alle 14.30 e dalle 14:30 alle 18)
 
Giunto alla XVI edizione, I Grandi Terroir del Barolo è un weekend dedicato all’approfondimento sul campo della nuova annata di uno dei più grandi vini del mondo – il Barolo – mediante banchi d’assaggio d’incontro con le cantine, esclusive masterclass e visite in cantina.
Sabato 12 aprile è in programma anche il Master sul Barolo.
 
🤩 L’ospite speciale dell’evento: Consorzio Tutela Vini Valtellina che sarà presente all’evento per raccontare terroir e vini, con uno speciale focus, nel corso delle Masterclass e nello spazio allestito nel banco d’assaggio di Palazzo Martinengo (nelle ultime tre edizioni abbiamo avuto il piacere di ospitare il Consorzio Chianti Classico, il Consorzio Vini Alto Adige e il Consorzio Vini Etna).
 
👫 Ecco l’elenco delle cantine protagoniste in presenza diretta da diversi comuni del disciplinare con l’elenco dei i loro Barolo in degustazione nelle varie M.G.A.
ABBONA ANNA MARIA – Farigliano
Barolo Bricco San Pietro 2021
Barolo Bricco San Pietro 2020
Barolo Bricco San Pietro 2019
 
BOASSO – Serralunga d’Alba
Barolo del Comune di Serralunga d’Alba 2021
Barolo Lazzarito 2021
 
BOLMIDA SILVANO – Monforte d’Alba
Barolo Bussia 2021
Barolo Bussia Vigna dei Fantini 2021
Barolo Le Coste di Monforte 2021
 
BRICCO MAIOLICA – Diano d’Alba
Barolo del Comune di Diano d’Alba Contadin 2021
Barolo del Comune di Diano d’Alba Riserva 2019
 
CASCINA CHICCO – Canale
Barolo Rocche di Castelletto 2021
Barolo Riserva Ginestra 2018
 
DOSIO VIGNETI – La Morra
Barolo del Comune di La Morra 2021
Barolo Fossati 2020
Barolo Serradenari 2020
 
FORTEMASSO – Monforte d’Alba
Barolo del Comune di Monforte 2021
Barolo Castelletto 2020
 
L’ASTEMIA – Barolo
Barolo Cannubi 2020
Barolo Terlo 2020
 
MANZONE PAOLO – Serralunga d’Alba
Barolo del Comune di Serralunga d’Alba 2021
Barolo Meriame 2021
Barolo Riserva 2019
 
MARCHESI DI BAROLO – Barolo
Barolo del Comune di Barolo 2020
Barolo Cannubi 2020
Barolo Sarmassa 2020
 
MONCHIERO F.LLI – Castiglione Falletto
Barolo del Comune di La Morra 2021
Barolo Rocche di Castiglione 2021
Barolo Riserva Pernanno 2019
 
DIEGO MORRA – Verduno
Barolo del Comune di Verduno 2021
Barolo Monvigliero 2021
Barolo Zinzasco 2020
 
PIAZZO COMM. ARMANDO – Alba
Barolo Valente 2021
Barolo Sottocastello di Novello 2020
Barolo Riserva Sottocastello di Novello 2016
 
PODERI LUIGI EINAUDI – Dogliani
Barolo Ludo 2021
Barolo Monvigliero 2020
Barolo Bussia 2019
 
PORRO GUIDO – Serralunga d’Alba
Barolo Santa Caterina 2021
Barolo Lazzairasco 2021
 
REVA – Monforte d’Alba
Barolo 2021
Barolo Cannubi 2021
Barolo del Comune di Serralunga 2019
 
SAN BIAGIO – La Morra
Barolo Galina 2019
Barolo San Rocco 2019
Barolo Riserva Bricco di San Biagio 2019
 
AGR. SORDO GIOVANNI – Castiglione Falletto
Barolo Ravera 2021
Barolo Parussi 2020
Barolo Perno 2020
 
👨‍🏫 DEGUSTAZIONI GUIDATE
Durante le due giornate sono previste alcune degustazioni guidate condotte il dal giornalista Gianni Fabrizio (curatore della guida ai Vini d’Italia del Gambero Rosso)
 
🚌 MASTER SUL BAROLO
Sabato 12 aprile il Master sul Barolo:
un’intera giornata in cui si è potuto approfondire sul campo la conoscenza di questo vino fra lezioni, percorsi nel territorio di produzione e degustazioni.
 
Il Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina ospite speciale dell’evento
 
Valtellina è stato ospite speciale dell’evento, grazie alla collaborazione con il Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina. Terroir e vini saranno così raccontati, con uno speciale focus sulle sue sottozone che caratterizzano un territorio unico.
Lo amano definire il “Nebbiolo delle Alpi”, rappresenta un territorio di grande cultura del vino, condivide con le Langhe la presenza del nebbiolo.
Il suo paesaggio è unico, con i tanti muretti a secco che si osservano percorrendo le Valle e che ne fanno il territorio viticolo terrazzato più esteso in Italia.
Come ama definire il Consorzio …”il vino in Valtellina è il risultato del dialogo continuo tra le Alpi, l’energia del sole, la brezza del Lago di Como e l’attività agricola tra i terrazzamenti”.
Due masterclass dedicate al confronto fra Barolo e Valtellina, mentre un banco d’assaggio presenterà una selezione di nebbioli dalla Valtellina di differenti cantine del territorio.
 
Presentati in anteprima i vini al banco d’assaggio che sarà allestito a fianco delle cantine del Barolo
Ca’ Bianche – Tirano
Valtellina Superiore La Tèna 2022
Sforzato di Valtellina Fasèt 2022
Casa Vinicola Pietro Nera – Chiuro
Valtellina Superiore Inferno Riserva 2018
Sforzato di Valtellina Il Gheppio 2019
Folini – Chiuro
Valtellina Superiore Valgella Riserva 2020
Vigneto Dos Bel
Involt “Agnelot” – Tresenda di Teglio
Alpi Retiche Igt Carline 2015
La Grazia – Tirano
Valtellina Superiore Goccia 2017
La Perla di Marco Triacca – Tresenda di Teglio
Sforzato di Valtellina Quattro Soli 2017
La Spia – Andevenno
Alpi Retiche Igt Bianco 2023
Le Strie – Ponte in Valtellina
Rosso di Valtellina 2023
Valtellina Superiore 2011
Marcel Zanolari – Bianzone
Rosso di Valtellina L’Essenziale 2022
Valtellina Superiore 2018
Nino Negri – Chiuro
Alpi Retiche Igt Bianco 2023 (da uve Nebbiolo)
Valtellina Superiore Grumello Sassorosso 2020
Valtellina Superiore Riserva Nebbiolo 2018
Sforzato di Valtellina Sfursat Carlo Negri 2021
Rainoldi Aldo – Chiuro
Valtellina Superiore Sassella 2022
Sforzato di Valtellina Sfursat Fruttaio Ca’ Rizzieri 2021
Tenuta Scerscé – Tirano
Rosso di Valtellina Nettare 2023
Valtellina Superiore Sassella Petrato 2021
Sforzato di Valtellina Infinito 2020
Triacca – Villa di Tirano
Valtellina Superiore Prestigio 2020
Il Nebbiolo della Valtellina, localmente noto come Chiavennasca, è un vitigno autoctono coltivato nelle terrazze vitate della provincia di Sondrio, in Lombardia. Questo vitigno si distingue per la sua capacità di adattarsi ai terreni montuosi e al microclima alpino della Valtellina, producendo vini di notevole finezza e longevità.
Caratteristiche del Nebbiolo Valtellinese
• Adattamento al territorio: Il Nebbiolo prospera nei suoli magri e rocciosi delle terrazze valtellinesi, beneficiando di un’esposizione solare ottimale e di un microclima influenzato dalla vicinanza delle Alpi.
• Profilo organolettico: I vini ottenuti da questo vitigno presentano un colore rosso rubino che tende al granato con l’invecchiamento. Al naso emergono profumi di frutti rossi, fiori appassiti e spezie, mentre al palato si distinguono per eleganza, struttura e una piacevole tannicità.
Disciplinare di produzione del Valtellina Superiore DOCG
Il Valtellina Superiore DOCG è una delle denominazioni più prestigiose per i vini prodotti con Nebbiolo in Valtellina. Il disciplinare di produzione stabilisce:
• Composizione ampelografica: Minimo 90% di Nebbiolo (Chiavennasca); possono concorrere altri vitigni a bacca rossa non aromatici idonei alla coltivazione nella Regione Lombardia fino a un massimo del 10%.
• Zona di produzione: Comprende diversi comuni della provincia di Sondrio, tra cui Sondrio, Berbenno, Buglio in Monte, Castione Andevenno, Chiuro, Montagna in Valtellina, Poggiridenti, Ponte in Valtellina, Teglio e Tresivio.
• Resa massima: La produzione massima consentita è di 8 tonnellate per ettaro, con una resa in vino non superiore al 70%.
• Invecchiamento: Il vino deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento minimo di 24 mesi, di cui almeno 12 in botti di legno. Per la menzione “Riserva”, l’invecchiamento minimo è di 36 mesi.
• Caratteristiche organolettiche: Il Valtellina Superiore DOCG presenta un colore rosso rubino tendente al granato con l’invecchiamento, profumo caratteristico ed etereo con sentori di frutti rossi e spezie, sapore asciutto, armonico, vellutato, con fondo gradevolmente amarognolo.
Ecco i vini che mi hanno particolarmente colpito:

VALTELLINA

Nino Negri – Chiuro
Alpi Retiche Igt Bianco 2023 (da uve Nebbiolo)
Valtellina Superiore Riserva Nebbiolo 2018
Sforzato di Valtellina Sfursat Carlo Negri 2021
Le Strie – Ponte in Valtellina
Valtellina Superiore 2011
Ca’ Bianche – Tirano
Sforzato di Valtellina Fasèt 2022
Rainoldi Aldo – Chiuro
Sforzato di Valtellina Sfursat Fruttaio Ca’ Rizzieri 2021
Nera – Chiuro
Valtellina Superiore Inferno Riserva 2018
Marcel Zanolari – Bianzone
Rosso di Valtellina L’Essenziale 2022
Valtellina Superiore 2018
Mamete Prevostini – Mese
Sommarovina Sassella 2022
Vigna Sassina Grumello 2020
Folini – Chiuro
Valtellina Superiore Valgella Riserva 2020
Vigneto Dos Bel

BAROLO

MONCHIERO F.LLI – Castiglione FallettoBarolo Rocche di Castiglione 2021
Barolo Riserva Pernanno 2019
REVA – Monforte d’AlbaBarolo Cannubi 2021
BOLMIDA SILVANO – Monforte d’AlbaBarolo Bussia 2021
Barolo Le Coste di Monforte 2021
PORRO GUIDO – Serralunga d’Alba
Nebbiolo 2024
Barolo Santa Caterina 2021
Barolo Lazzairasco 2021
Barolo vigna Rionda 2021
DOSIO VIGNETI – La MorraBarolo Fossati 2020
Barolo Serradenari 2020
MARCHESI DI BAROLO – BaroloBarolo Cannubi 2020
Barolo Sarmassa 2020
CASCINA CHICCO – CanaleBarolo Riserva Ginestra 2018
ABBONA ANNA MARIA – FariglianoBarolo Bricco San Pietro 2021
Barolo Bricco San Pietro 2020
Barolo Bricco San Pietro 2019
BOASSO – Serralunga d’AlbaBarolo Lazzarito 2021
MANZONE PAOLO – Serralunga d’AlbaBarolo Meriame 2021
DIEGO MORRA – VerdunoBarolo Monvigliero 2021
PODERI LUIGI EINAUDI – DoglianiBarolo Bussia 2019
SAN BIAGIO – La MorraBarolo Riserva Bricco di San Biagio 2019
SORDO GIOVANNI – Castiglione FallettoBarolo Perno 2020
 
Alla prossima !
LUCA GANDIN

Pasqua a Zoom Torino con il cucciolo di bradipo

NATURA E DOLCI SORPRESE ALLA RICERCA DELLE UOVA DI CIOCCOLATO

La Pasqua a Zoom Torino si svolgerà tra natura e dolci sorprese, in un lungo weekend per conoscere i cucciolo di bradipo e partecipare alla ricerca delle uova di cioccolato

Dal 17 al 22 aprile, in occasione della Pasqua, i visitatori del Bioparco ZOOM di Cumiana potranno immergersi in un viaggio tra natura e divertimento: presso l’Oasi delle Farfalle incontrare la nuova coppia di bradipi e conoscere il loro cucciolo nato da pochi giorni e, per il parco, partecipare a giochi di abilità, caccia alle uova e laboratori creativo-educativi.

ZOOM Torino celebra, proprio in questi giorni, una nascita speciale: un cucciolo di bradipo, venuto alla luce all’interno dell’Oasi delle Farfalle, l’exhibit inaugurato nel 2024 come simbolo dell’impegno verso la tutela della biodiversità e dell’ambiente. La nascita di un piccolo di bradipo in un bioparco italiano è un evento raro e significativo: attualmente sono soltanto sei gli esemplari presenti in tutta Italia (con il cucciolo si sale a sette), e ZOOM è l’unico parco ad aver accolto una nascita, ulteriore testimonianza della qualità delle cure e del benessere garantiti agli animali ospitati.

Grazie a un ambiente progettato per rispecchiare il loro habitat naturale e a un attento lavoro etologico e veterinario, la coppia di bradipi – arrivata a marzo dal parco Natura Viva – ha dato vita a una nuova famiglia. I visitatori avranno così la rara opportunità di osservare da vicino la madre con il suo cucciolo, appeso al suo ventre, nei primi mesi di vita

Per i più piccoli sono state inoltre pensate attività ludico-educative organizzate in collaborazione con Kinder Ferrero e pensate per avvicinare i più piccoli al mondo della natura attraverso gioco e scoperta. Un percorso in tre fasi – gioco di abilità, caccia alle uova e laboratori – condurranno i bambini a conoscere l’importanza delle uova per molte specie animali, imparando in modo divertente come si mimetizzano, si proteggono e si sviluppano. Ad accompagnarli in questa missione un ospite d’eccezione, l’iconica mascotte Coniglio Pasquale Kinder, pronta a regalare sorprese e coinvolgere tutti con la sua energia contagiosa.

Le iniziative si svolgeranno ogni giorno dalle 11.00 alle 18.30:

·        GIOCO DI ABILITÀ E MOVIMENTO (durata: 30 min)
Otto turni giornalieri (h 11.00 / 11.40 / 13.50 / 14.30 / 15.10 / 15.50 / 16.30 / 17.10) durante i quali i partecipanti dovranno superare una serie di prove dinamiche e divertenti. Solo chi completerà con successo questo primo step potrà accedere alla fase successiva.

·        CACCIA ALLE UOVA (durata: 30 min)
Un’avventura educativa attraverso cui i bambini scopriranno come le uova proteggono la vita, i diversi modi in cui gli animali le nascondono dai predatori e le straordinarie varietà di forme e colori che possono assumere. Otto turni giornalieri (h 11.40 / 12.20 / 14.30 / 15.10 / 15.50 / 16.30 / 17.10 / 17.50).

·        LABORATORI (dalle 15.30 alle 17.30)
Presso Lalao Kely, due proposte per stimolare fantasia e conoscenza

o   Lab Creativo – Decora il tuo uovo: Con materiali naturali e colorati, i piccoli artisti realizzeranno il proprio ciondolo pasquale personalizzato.

o   Lab Educativo – “Uova straordinarie: rifugio di vita o preda di caccia?”
Due turni da 40 minuti (alle 15.00 e alle 15.50, max 20 bambini per turno su prenotazione) con i keeper di ZOOM, per scoprire i segreti della riproduzione nel mondo animale, l’importanza della protezione delle uova e i pericoli che le minacciano.

🎟 Orari di apertura del parco: 10.00 – 19.00

Mara Martellotta

“La Grande Grigliata” al Mondo Verde

lunedì 21 aprile – ore 12.30

AL MONDO VERDE

Via Giuseppe Cavallo 34 -Venaria Reale (TO)

Il profumo della brace, le risate che si mescolano alla musica in sottofondo, l’atmosfera rilassata dello stare immersi nel verde…

Torna “La Grande Grigliata”, il format ideato da To Be Events che unisce buon cibo, natura e intrattenimento.

Per partecipare alla Grande Grigliata è necessario compilare il form al link:

https://shop.tobevents.it/event/lagrandegrigliata/

Chi ha compilato correttamente il form verrà ricontattato per la scelta del menù e per segnalare in quel momento eventuali allergie o intolleranze.

ATTENZIONE: la prenotazione è obbligatoria e i posti sono limitati.

Polpette al pomodoro con farina di ceci, che bontà!

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Rubrica a cura de La Cuoca Insolita 

Per fare queste polpette al pomodoro con farina di ceci non avete bisogno di preparare molti ingredienti: probabilmente aprendo il frigo li trovate già lì, pronti! Il bello delle polpette è che ci potete mettere dentro quello che volete. Qualcuno potrebbe non fidarsi a ordinarle al ristorante, temendo che siano fatte con gli avanzi, di quelli che o li metti nelle polpette o li butti via. Io trovo che sprecare il cibo il meno possibile sia un traguardo importante. E ora, aprite il frigo e guardate se anche voi avete qualche ingrediente che potrebbe andare bene per questo. Non importa se non è esattamente quello che c’è in questa ricetta. Basta rispettare le proporzioni. Non devono però mancare la farina di ceci e il sugo di pomodoro. Leggete e capirete perché…

Perché vi consiglio questa ricetta?

  • Valori nutrizionali: Rispetto alle polpette al sugo tradizionali preparate con carne di vitello e maiale, uova, latte e formaggio grattugiato, qui abbiamo -30% di calorie e -65% di grassi. Un piatto che sazia senza appesantirci e senza farci ingrassare!
  • Polpette al pomodoro con farina di ceci, buone come quelle della nonna! E in più le carote e i finocchi sono ricchi di fibre, ma nell’impasto di queste polpette non si distinguono. Bene, quindi, anche per i bambini che non amano la verdura.
  • Al posto dell’uovo usiamo la farina di ceci. Nessun problema quindi per chi ha problemi con le uova.

Una dieta a base di legumi e cereali (soprattutto quelli integrali) permette di fornire al nostro organismo gli stessi elementi che si trovano nella carne (gli aminoacidi essenziali).

Tempi: Preparazione (20 min); Cottura (15 min);

Attrezzatura necessaria: robot tritatutto, 2 bicchierini da caffè, padella antiaderente diam. 32, tagliere e coltello a lama liscia, paletta da cucina, 2 cucchiaini, 1 cucchiaio, 1 paletta di legno, vassoio, 1 ciotola di medie dimensioni, carta da forno.

fase preparazione polpetteIngredienti (per 4 persone – circa 500 g di polpette):

Per l’impasto delle polpette:

  • Verdure in padella (carote e finocchi) – 150 g
  • Riso basmati integrale cotto – 150 g
  • Pangrattato (integrale) per impasto – 50 g
  • Farina di ceci – 1 cucchiaio pieno
  • Acqua per farina ceci – 2 cucchiai
  • Salsa di soia – 1 cucchiaio
  • Sale fino – ½ cucchiaino
  • Olio evo – 2 cucchiaini
  • Semi di girasole – 1 cucchiaio
  • Pangrattato per impanare polpette – 50 g

Per il sugo di pomodoro:

  • Passata di pomodoro o sugo pronto – 300 g
  • Olio di oliva – 2 cucchiai
  • Aglio – 1 spicchio

Ciuffi di carota – ½ bicchiere

Approfondimenti e i consigli per l’acquisto degli “ingredienti insoliti” a questo link: https://www.lacuocainsolita.it/ingredienti/).

In caso di allergie…

Allergeni presenti: Cereali contenenti glutine, soia

Preparazione delle polpette

FASE 1: LE VERDURE E I CEREALI DEL FRIGO

Potete scegliere delle verdure in padella a vostro piacere e in base a quello che trovate in frigorifero. In questa ricetta io ho fatto rosolare uno spicchio di aglio in olio evo, buttato dentro le carote a rondelle e fatto cuocere per 10 minuti. Poi ho buttato in padella anche i finocchi e fatto cuocere tutto insieme per altri 10 minuti. Infine, ho aggiunto il sale.

Io ho sempre in frigorifero un cereale pronto. Questa volta usiamo il riso basmati integrale. Se non vi ricordate come è meglio cuocere i cereali in chicco, andate su https://www.lacuocainsolita.it/miglio-stufato/

FASE 2: IL PANGRATTATO

Meglio se integrale, perché è più ricco di fibre. Io lo ottengo spesso da una forma di pane secco. Basta mettere le fette secche nel mixer e tritare a massima velocità, fino a quando il tutto sarà polverizzato.

FASE 3: LA PREPARAZIONE DELLE POLPETTE

Il gioco è facile: nel bicchierino da caffè bagnate la farina di ceci con l’acqua e mescolate. Intanto mettete nel contenitore del robot tritatutto le verdure, il riso basmati, la salsa tamari, il sale e l’olio e frullate a massima velocità. Aggiungete quindi la farina di ceci idratata e il pangrattato. Dovrete ottenere un impasto abbastanza compatto.

Unite ora i semi di girasole e mescolate delicatamente (devono restare interi). Trasferite in un contenitore e ricavate con le mani delle polpette, che poi impanerete con del pangrattato integrale.

FASE 4: LA COTTURA

Mettete olio di oliva in padella, fatelo rosolare e buttate dentro l’aglio e i ciuffi verdi delle carote sminuzzati come fareste con del prezzemolo. Mettete a cuocere le polpette impanate, a fuoco medio-alto e fate rosolare per circa 5 minuti, poi girate con l’aiuto di due posate e fate altrettanto dall’altro lato. Trascorsi 10 minuti, mettete da parte un po’ di ciuffi verdi di carota soffritti e versate il sugo già pronto nella padella e fate scaldare tutto per altri 5 minuti.

Servite le polpette calde, con una forchetta e un cucchiaio per raccogliere bene anche il sugo al pomodoro.

CONSERVAZIONE

In frigorifero: 3-4 giorni

Le polpette crude: possono essere preparate anche il giorno prima e tenute in frigorifero fino alla cottura. Possono essere messe nel congelatore (su dei vassoi, separate tra loro) e conservate anche per 2-3 mesi. Una volta indurite, potete trasferirle nei sacchetti gelo.