ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 649

Rispetto per il povero Crescenzio: la lapide non si tocca

quaglieniBaloccarsi su cosa scrivere sulla targa è inutile se non si ricostruisce l’insieme. E dall’insieme risulta che violenza politica, violenza terroristica, terrorismo sono difficilmente scindibili in quegli anni di piombo. Anche le parole sono pietre, diceva Carlo Levi, pietre che uccidono come la P 38

Di Pier Franco Quaglieni*

La polemica che sta montando ad una settimana dallo scoprimento di una lapide in ricordo del lavoratore studente (come si diceva allora) Roberto Crescenzio non è un buon segnale, rivela l’appannarsi di alcuni valori di riferimento che si credevano acquisiti una volta per sempre. In quell’anno conducevo un seminario a Palazzo Nuovo quasi esclusivamente riservato ai lavoratori studenti e so cosa significasse lavorare e studiare tra mille difficoltà ,come faceva Crescenzio.
terrorismo2La polemica su cosa si deve  incidere sulla lapide (violenza politica? violenza eversiva? violenza terroristica? terrorismo?) appare un po’ pretestuosa, soprattutto quando si vuole sostenere che quella vicenda terribile fu solo violenza politica. L’uso di bombe molotov  in manifestazioni  non è mai solo violenza politica. Assaltare la sede del MSI, partito che aveva una folta rappresentanza in Parlamento, è un’idea inconciliabile con la convivenza civile. Le idee si combattono con il confronto delle idee ,non con le aggressioni alle sedi. Altrettanto per l’assalto di tipo squadristico all’”Angelo Azzurro”.

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Spadolini aveva scritto degli opposti estremismi che finiscono di confondersi nei modi di comportarsi di agire. Squadristi rossi e squadristi neri. Scannarsi su cosa scrivere sulla targa non è segno di rispetto per questo giovane disgraziato, vittima incolpevole di una furia che non può trovare spiegazioni,  nè tanto meno giustificazioni ragionevoli. Meno che mai sono tollerabili i tentativi di sminuirne la portata. I protagonisti -responsabili non hanno mai dato spiegazioni convincenti.Alcuni hanno anche fatto carriere impensabili. Il solo Silvio Viale, andato assolto ed accusato  esclusivamente per l’assalto alla sede missina ha espresso, sia pure molto tardivamente, le sue scuse alla mamma di Crescenzio. Il prof. Stefano Della Casa, Steve Lotta_continua_1973per i compagni di LC, laureatosi proprio nel 1977,anno della morte violenta di Crescenzio, che pure passò un anno in carcerazione preventiva per quell’episodio, si è sempre dichiarato innocente e quindi non  si è mai espresso su quel dramma, pur prendendo  successivamente le distanze dall’uso della violenza. Nel 2006 ebbe la riabilitazione del Tribunale di Torino e questo chiuse per sempre il discorso giudiziario. E’ vero che nel 1976 Lotta Continua si sciolse proprio di fronte al dilemma del terrorismo, ma una parte  significativa di suoi militanti confluirono nei gruppi terroristici.

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Non va inoltre dimenticato l’omicidio nel 1972  del commissario Luigi Calabresi ad opera di militanti di LC il cui mandante,come assodato da sentenza definitiva, dopo innumerevoli processi, fu  Adriano Sofri  per il quale intellettuali irresponsabili chiesero per anni la grazia dopo la condanna, grazie che il casalegno-2presidente Ciampi non firmò. Baloccarsi su cosa scrivere sulla targa è inutile se non si ricostruisce l’insieme. E dall’insieme risulta che violenza politica, violenza terroristica, terrorismo sono difficilmente scindibili in quegli anni di piombo. Anche le parole sono pietre, diceva Carlo Levi, pietre che uccidono come la P 38. In particolare l’idea di ridurre la portata della tragedia dell’Angelo Azzurro con una variazione del testo della lapide appare profondamente sbagliata. Soprattutto sbaglia in modo clamoroso chi vuole ricondurre la responsabilità al clima di quegli anni. E’ un vetero sociologismo  di convenienza  che va respinto. Ciascuno è sempre responsabile dei suoi atti. LC fu un gruppo violento ed eversivo perché la Costituzione consente solo ed esclusivamente manifestazioni pacifiche. Chi ha fatto ricorso alla violenza è quindi eversore delle istituzioni repubblicane. Chi si aggrappa ai nominalismi intende magari ,al di là delle sue stesse intenzioni,non fare fino in fondo i conti  su una pagina nera e rossa della storia italiana, rossa anche di sangue versato da vittime innocenti. L’assalto all’Angelo Azzurro fu un atto criminale che non può trovare attenuanti. Di criminalità politica ed eversiva, in una parola terroristica, non foss’altro perché generò terrore in una città già straziata ed umiliata. Non dimentichiamo che nello stesso anno venne ammazzato Carlo Casalegno e ci fu chi persino all’interno di una redazione de “La Stampa” ne gioì.

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Ha ragione Giancarlo Caselli, il magistrato che insieme a Caccia, Barbaro, Maddalena ed altri, fu protagonista della difesa della democrazia repubblicana minacciata, quando  parla di “arretramenti”, se si modificasse  il testo della lapide. Il Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Nino Boeti, pur cercando di confrontarsi con tutti come è nel suo stile ed è proprio del suo crescenzio2ruolo istituzionale ,ha ricordato che  nel movimento studentesco e nell’autonomia il terrorismo trovò terreno fertile . Gli aspetti penali della questione sono archiviati da tempo. Quelli storici ed anche politici no. I fiancheggiatori di allora ,i simpatizzanti, quelli che non andarono in piazza San Carlo  per il “reazionario” Casalegno, quelli che parlarono di sedicenti Brigate rosse e poi  di compagni che sbagliano, sarebbe bene che  stessero zitti ed evitassero anche di farsi vedere all’inaugurazione della lapide. 

* direttore del Centro Pannunzio

Terrorismo o violenza, sempre assassini erano

STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

Ci sono anni ed episodi che non vorresti ricordare. Non vorresti avere vissuto

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Ho visto la morte in diretta di Roberto Crescenzio.  Quella mattina ho chiesto un permesso visto che lavoravo all’Inps. In tarda mattinata cercavo di raggiungere il corteo da via Po.  Non ho assistito alle scaramucce  tra i giovani comunisti e chi aveva deciso di assaltare la sede del Movimento Sociale in corso Francia. Preludio di una più grande tragedia.  Urlavano: “le sedi fasciste si chiudono col fuoco con dentro i fascisti, se no è troppo poco”.  Tragico Preludio. Poi il destino o la stupida e criminale “usanza” di chi andava ai cortei con le molotov. E proprio delle Molotov erano avanzate, da qui la scelta di finirle incendiando il bar Angelo Azzurro.  Per loro un covo di fascisti.  Tutto pianificato la sera prima.  Un interessante libro di Bruno Babando che ricostruisce la tragedia. Noti gli esecutori, alcuni scappati in Francia.  Ora il ricordo si mischia alla polemica politica.  Atto di terrorismo o atto di violenza politica? Non mi sembra un distinguo rilevante.  Ieri come oggi. E gli esecutori sono degli assassini. Non era intenzionale? Pazzesco! Andare ad un corteo con le molotov per bruciare qualcosa non è da criminali? Ieri come oggi.  Nelle intenzioni non c’era quella di uccidere? Dunque?  E voglio fare il tragico parallelo con la morte del compagno Guido Rossa due anni dopo.  Anche in questo caso gli assassini tentarono si schermirsi: volevamo solo gambizzalo. 

angelo azzurro

In questo giorni alla sindaca Appendino è giunta una lettera di richiesta di modifica sulla targa ricordo.  Tutte le compagne e compagni promotori hanno la mia personale stima. Li conosco uno per uno e sono stati e sono convinti democratici.  In quegli anni eravamo dalla parte giusta della barricata .Contro i violenti, contro i terroristi.  Anzi eravamo bersaglio di violenti e terroristi.  Campeggiavano le nostre caricature e le nostre foto a Palazzo Nuovo, come nemici del popolo e servi dei padroni. Non ho firmato questa petizione per un semplice fatto: non sono d’accordo.  Fu un atto terroristico. Nei vari scambi di opinione mi sono stati fatti  dei rilievi. Sono passati 40 anni. Non riesci a perdonare ed elaborare? Elaborare si, confermando le mie opinioni.  Perdonare no, anche perché non c’è stato alcun atto di pentimento degli assassini del resto….ripeto…noti.  Anche per tutti questi motivi vorrò esserci alla commemorazione.  Sempre pronto al confronto con chi in quegli anni era da questa parte della barricata.  Ma non con chi non vuole ammettere i propri torti. Glielo dobbiamo, a Roberto, vittima della violenza politica e del terrorismo.  Roberto ucciso da violenti terroristi. 

Patrizio Tosetto

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“Imu ridotta per chi abbassa gli affitti dei negozi”

saldi intimissimi vetrinaIl Comune di Torino confermi anche per il 2017 la riduzione delle aliquote Imu per i proprietari di locali commerciali che, per andare incontro alle richieste degli affittuari, decideranno di ricontrattare e abbassare l’importo del canone di locazione: è questa la richiesta che Ape Torino Confedilizia con il sostegno di Confesercenti rivolge all’Amministrazione comunale. Si tratta di uno sconto sull’aliquota Imu dal 10,6 al 9,6 per mille, nel caso di una riduzione del canone annuo compreso tra il 10 e il 20 per cento, che sale a due punti percentuali, dal 10,6 all’8,6 per mille, se la riduzione del canone è superiore al 20%; tale sconto dovrebbe essere riconosciuto per l’intero periodo di riduzione del canone concordata fra le parti. Secondo le due associazioni, questa misura contribuirebbe a rilanciare entrambi i settori, particolarmente colpiti in questi anni di crisi economica.“ Ape Torino Confedilizia ha ottenuto – evidenzia Erasmo Besostri presidente Ape vetrina14Confedilizia Torino – che l’Amministrazione comunale nel 2016 abbia ridotto l’Imu, per i contratti commerciali e abitativi (4+4) per quei proprietari che abbiano diminuito il canone agli inquilini in difficoltà. Analoga riduzione si chiede per il 2017,; la misura favorisce non soltanto la proprietà immobiliare, ma anche tutto il sistema che ruota attorno alla casa”   “Dal punto di vista dei commercianti – dice Giancarlo Banchieri presidente di Confesercenti – la riduzione del canone rappresenterebbe una boccata d’ossigeno non indifferente: in un periodo di riduzione dei consumi come questo, il costo fisso rappresentato dall’affitto pesa sempre di più per chi è già in attività e rappresenta una barriera d’ingresso talvolta insormontabile per chi intende iniziare. In questi anni il commercio ha perso posizioni, con la chiusura di migliaia di aziende (oltre il 6% fra il 2009 e il 2016) e  alcune zone specialmente periferiche rischiano la desertificazione dal punto di vista commerciale. Il commercio svolge anche una funzione sociale di contribuire alla vivacità e alla sicurezza di vie e quartieri; evitare o limitare altre chiusure, inoltre, significa inoltre garantire posti di lavoro. Dunque, il valore della misura che chiediamo al comune di confermare ha un significato non solo settoriale”.

(foto: il Torinese)

Il pericolo del terrorismo internazionale in Italia

Al di fuori di guerre combattute tra eserciti di nazioni o coalizioni, non si è mai parlato, sino ad un certo punto, di terrorismo, o meglio, di attacchi terroristici commessi dolosamente contro cittadini. E quando tale neologismo ha fatto breccia nella nostra società, più che altro si ‘limitava’ a compagini autoctone contro il sistema di quel Paese

 

Di Alessandro Continiello *

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“Ci sono tanti tipi di guerre. Fin dai primi passi l’uomo ne ha inventate e praticate tante. E si può dire, riassumendo, che le ha considerate secondo i tempi e le ideologie, tribunali dei principi, continuazioni della politica con altri mezzi, patologie sociali [….] Secondo gli studiosi dell’antico fenomeno ci sono gli ultra-conflitti (armi di distruzione di massa), gli iperconflitti (guerre mondiali), i macro-conflitti (guerre internazionali o civili localizzate), i medio-conflitti (Algeria negli anni ’90, Irlanda del Nord, Palestina), i micro-conflitti (guerriglia o terrorismo limitati nello spazio e nel tempo) e gli infra-conflitti (rivalità armate, guerra fredda)[1]“. Questo l’incipit di un interessante articolo sulla genesi della guerra in Iraq, sempre attuale. Conflitti armati che, per lungo tempo, pur con qualche eccezione come visto, sono stati combattuti in modo “convenzionale” o “simmetrico”: sostanzialmente ci si affrontava ‘a viso aperto’ e l’esercito più forte – o tatticamente meglio schierato (Roma docet) – risultava vincitore. Gli stessi Romani erano soliti rispettare dei vinti non solo gli usi e costumi, tollerandoli, ma anche la religione. I Romani non hanno mai lottato per affermare i loro Dei. Questo, a contrario, il detto latino che imperava in epoca romana nei confronti degli altri conquistatori: “Barbari iura gentium iuriumque humanorum principia quoque ignorat” [2].

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Così ebbe a dire alla Costituente, saggiamente ed in modo altresì tagliente, Benedetto Croce nella seduta del 24 luglio del 1947: “La guerra è una legge eterna del mondo, che si attua di qua e di là da ogni ordinamento giuridico, e in essa la ragion giuridica si tira indietro lasciando libero il campo ai combattenti, dall’una e dall’altra parte intesi unicamente alla vittoria, dall’una e dall’altra parte biasimati o considerati traditori se si astengono da cosa alcuna che sia comandata come necessaria o Moro Brconducente alla vittoria. Chi sottopone questa materia a criteri giuridici, o non sa quel che dica o lo sa troppo bene”[3]Numerosi testi hanno avvalorato la tesi su un concetto‘standard’ di combattimento. Basti richiamare “L’arte della guerra” (Bingfa), scritta dallo stratega e filosofo cinese Sun Tzu, ove si è disquisito della “vitale importanza della guerra e della sua preparazione in modo rigoroso, secondo un tatticismo preciso” non a caso è considerato il più antico manuale strategico); o “Della guerra” (Von Kriege), un altro trattato di pura strategia militare, scritto dal generale prussiano Von Clausewitz, in cui si è considerata l’attività bellica quale “prosecuzione della politica con altri mezzi”. Quello che si vuol significare, con tale prologo, è che i conflitti armati, pur aberranti, avevano delle “regole”: si combatteva tra soldati e le vittime civili, quantomeno in apparenza, dovevano risultare dei “danni collaterali”.[4] 

 

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Cosa sta accadendo negli ultimi anni[5]? Quale ulteriore paura attanaglia la società e il nostro comune vivere, tale da modificare le nostre abitudini? Il terrore di azioni indiscriminate, per mezzo di armi da guerra utilizzate tra la folla “alla cieca”, di bombe fatte scoppiare intenzionalmente nelle ore di punta o in luoghi affollati, di camion usati come arieti contro la folla inerme ed inerte. Il tutto perpetrato “in ragione di una dottrina integralista”, sotto l’egida di un fanatismo religioso-militante, cioè non di una matrice politica così come eravamo abituati a conoscere. Atti commessi per la sola ‘colpa’ di essere membri della società con un credo religioso differente (kafir). La storia, in un certo senso, si ripete. E così, nostro malgrado, se prima si è imparato a conoscere Al Qaida,

BRUXELLES SICUREZZA TERRORISMO

movimento islamista sunnita terroristico, promotore di un fondamentalismo islamico con a capo Osama Bin Laden, ora siamo stati costretti a non ignorare l’Isis (o Is o Daesh) o l’autoproclamatosi Stato Islamico, anch’esso predicante il jihad, il fanatismo religioso-militare inteso come chiara violenza indirizzata a Stati e organizzazioni internazionali mediante l’uso di kamikaze, di veri e propri ordigni umani. Cita una recente sentenza penale del Tribunale di Milano che, nel caso dell’Isis, “dietro l’apparenza di uno Stato legittimo perfettamente organizzato […] si cela un “progetto politico” portato avanti con metodi terroristici, il cui scopo ultimo è il sovvertimento degli Stati democratici a cui le truppe con il vessillo nero vogliono sostituire la rigida applicazione della legge islamica[6]“. Ecco che il brocardo latino citato torna di attualità. Al di fuori di guerre combattute tra eserciti di nazioni o coalizioni, non si è mai parlato, sino ad un certo punto, di terrorismo, o meglio, di attacchi terroristici commessi dolosamente contro cittadini. E quando tale neologismo ha fatto breccia nella nostra società, più che altro si ‘limitava’ a compagini autoctone contro il sistema di quel Paese: nel nostro caso, in Italia, si dice che siamo più preparati contro il terrorismo, stante la nostra pregressa esperienza avverso il brigatismo, poi debellato a caro prezzo, e i sodalizi associativi di stampo mafioso.

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In questo particolare momento storico l’attenzione dei nostri Servizi di Intelligence – e di tutti gli altri Paesi – è focalizzata a (cercare di) prevenire avvenimenti di natura terroristica di matrice islamica. Questa situazione di insicurezza acutizza vecchi sentimenti di odio e rancore o, quantomeno, di diffidenza: si tende, erroneamente ma inesorabilmente –pur non giustificabilmente- a guardare con sospetto tutti coloro che professano una religione differente dalla nostra, ritenendoli potenzialmente pericolosi, dimenticando, però, che l’Isis ha preso di mira anche le stesse popolazioni, nel mondo musulmano, di una corrente differente (gli sciiti, ad esempio[7]) o sterminando e riducendo in schiavitù gli yaziti (perché seguaci di una fede pre-islamica considerandoli, in tal guisa, miscredenti dai fondamentalismi dello ‘Stato islamico’).

tunisi terrorismo

Una continua violazione dei diritti umani, ma non l’unica purtroppo. D’altronde lo stesso termine ‘proselitismo’ sta a significare, etimologicamente parlando, l’opera o l’attività volta alla ricerca di nuovi adepti (per una religione, ad esempio): in tal caso non vi sarebbe nessuna condotta illecita. Ma, sempre per ‘proselitismo’, si può altresì intendere la ricerca nel convertire una persona non solo a una religione, ma anche a una dottrina. Orbene, se tale ‘dottrina’ (integralista, non tout court il credo religioso) è ritenuta per stessa ammissione di chi la professa contra legem – nel senso che i mezzi per raggiungere lo scopo prevedono l’uccisione di persone e la distruzione di res attraverso modalità terroristiche – e la ‘promozione’ funge da indottrinamento proprio per perpetrare delitti ‘nel nome di’ terrorismo2o ‘a favore della causa’, non sarebbe da ritenersi in se stessa come reato? Il nostro ordinamento è corso ai ripari, come si suole dire, per non creare un pericoloso vuoto normativo (c.d. horror vacui), cercando di coprire a più ampio spettro tutte quelle condotte associative di ‘promozione, costituzione, organizzazione, direzione e finanziamento’ (art. 270 bis c.p.), ma anche la mera ‘assistenza agli associati’ (art. 270 ter), ossia la condotta ‘esterna’ di favoreggiamento a tutti i livelli (rifugio, ospitalità, mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione); e, altresì, le ulteriori attività finalizzate ad ‘arruolare’ soggetti ‘”per il compimento di atti di violenza o sabotaggio con finalità di terrorismo” (art. 270 quater).

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E ancora, risultano contra ius, “l’organizzazione, il finanziamento ed il propagandare’”, viaggi in territorio estero ‘per il compimento di condotte con finalità di terrorismo’ (art 270 quater.1), così come ‘”’addestramento o il fornire istruzioni sulla preparazione o l’uso di materiali esplosivi ed armi da fuoco, sostanze chimiche e batteriologiche, nonché altra tecnica per il compimento di atti di violenza o sabotaggio’” ( art. 270 quinques), sempre con finalità di terrorismo.

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Attualmente, accanto alla preoccupazione per il rientro dei combattenti stranieri nei territori dell’Isis (foreign fighters), si è creato un nuovo timore nel nostro Stato: il pericolo che si annidino nelle carceri soggetti detenuti di religione musulmana che abbiano abbracciato la ‘causa dell’Isis’ e che compiano proselitismo all’interno delle stesse. Trattasi del (nuovo) pericolo di radicalizzazione nelle carceri. “Sono 19 i detenuti di fede islamica radicalizzati e ristretti in apposite sezioni, mentre circa 200 sono gli ‘attenzionati’[8]”, questi i dati dell’anno precedente contro gli attuali: “Sono 170 i detenuti sottoposti a specifico monitoraggio, a cui se ne aggiungono 80 attenzionati e 125 segnalati, isis mosulper un totale di 375 individui a vario titolo radicalizzati[9]”. Quindi il pericolo ‘terrorismo internazionale’ non è assolutamente debellato, dovendosi necessariamente ‘tenere alta la guardia’. Come tutelarsi? Personalmente ritengo che a questa domanda non esista una risposta univoca, ma sicuramente attraverso una peculiare attività di prevenzione dei nostri apparati di intelligence, un controllo capillare del territorio da parte delle Forze dell’Ordine – come accaduto con l’arresto del terrorista un mese fa -, e una attenzione particolare negli istituti di pena e alle frontiere (ovvero nelle località ove sbarcano persone bisognose di aiuto –all’interno delle quali potrebbero sempre annidarsi soggetti con intenzioni bellicose).

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isis

Ed ancora, un controllo accurato delweb ed una politica, pur difficile, che eviti situazioni di emarginazione da parte di queste persone giunte e stabilizzatesi nel nostro territorio o di ‘seconda generazione’, relegandole in zone o quartieri, così come accaduto in Francia o in Belgio, e così fomentando, indirettamente, una avversione per lo Stato ospitante o comunque di nascita, dove il potenziale proselitismo finalizzato al jihad potrebbe trovare un terreno fertile. Risultano oggi più che mai attuali le parole pronunciate dall’ex magistrato Ferdinando Imposimato, nel corso di un’intervista nel lontano 1986, contro il terrorismo: “Quali rimedi? A mio avviso occorre elaborare una risposta diversa da quella ideata ed attuata per il terrorismo negli anni ’70: in questa fase occorre una strategia differenziata a seconda che si tratti di terrorismo interno o terrorismo internazionale. Per il terrorismo interno […] Una diversa azione s’impone per il terrorismo internazionale, specie di matrice mediorientale. Occorre riconoscere che l’arresto e anche le dure condanne dei terroristi non hanno alcun potere deterrente […] I militanti di questi gruppi mediorientali prevedono e spesso desiderano di morire nell’azione terroristica […] Allora che fare? Occorre cercare di risolvere il problema sul piano politico agendo politicamente ed economicamente sui Paesi che alimentano il terrorismo [..][10]”.

 

*Alessandro Continiello,

Avvocato del Foro di Milano e Presidente del comitato locale della LIDU

(esperto in diritto penale, criminologia forense, analisi della scena del crimine; intelligence, relazioni internazionali, terrorismo)

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[1] Tratto da: “Iraq, una guerra senza faccia” di B. Valli, sul sito www.repubblica.it 08/02/2007

[2] Trad.: I barbari ignorano il diritto delle genti e anche i fondamenti dei diritti umani. Tratto da “La civiltà romana” sul sito www.romanoimpero.com

[3] Tratto da: “Ancora considerazioni sui rapporti fra terrorismo e giurisdizione”, in Difesa Penale, ed. Bucalo, Latina, anno IV, gennaio-marzo 1986, di G.V. Mura

[4] Il discrimen può esser dato con l’utilizzo della bomba A (o bomba atomica/nucleare) nell’agosto del 1945 da parte degli Americanilibia

[5] Si potrebbe dire dalla fatidica data dell’11 settembre 2001 con l’attacco alle Torri gemelle

[6] Tratto da: “Terrorismo e indottrinamento. Anatomia della fattispecie alla luce di una recente pronuncia della Corte di Cassazione” di A. Continiello, sul sito www.giurisprudenzapenale.com del 26/01/2017

[7] Per un approfondimento: “Qual è la differenza tra musulmani sunniti e sciiti?” sul sito www.internazionale.it del 05/01/2016

[8] Tratto da: “Carceri. Antigone: In italia 19 detenuti radicalizzati..” sul sito www.ilfattoquotidiano.it del 15/02/2016

[9] Tratto da: “Mettere al centro i diritti per combattere la radicalizzazione in carcere” di P. Gonnella sul sito www.openmigration.org del 25/01/2017

[10] Tratto da una intervista al Corriere della Sera del 27/03/1986 in Difesa Penale cit.

L’ingegneria civile dopo la seconda guerra mondiale

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia visse una stagione di grande vivacità nel settore delle costruzioni e delle opere pubbliche: si trattava di ricostruire un Paese che usciva dal conflitto sconfitto, ma con tante energie per intraprendere una ricostruzione che ben presto divenne un vero e proprio boom economico.

POLI INGE 2

Una testimonianza di che cosa abbia significato lavorare nel settore dell’ingegneria civile e dell’architettura negli anni del boom nel territorio torinese e piemontese viene dell’archivio professionale dell’ingegner Emilio Clara, donato dalla famiglia al Laboratorio di Storia e Beni culturali del Politecnico di Torino, Dipartimento Interateneo di Scienze Progetto e Politiche del Territorio.

 

Emilio Clara, attivo a Torino tra il 1950 e il 2006,  si laureò al Politecnico di Torino una prima volta nel 1949 in Ingegneria Industriale e dopo pochi anni in Ingegneria Aeronautica. Nel 1950 scelse di intraprendere la libera professione come ingegnere strutturista specializzato nel calcolo del cemento armato. Operando prevalentemente a Torino e provincia, Emilio Clara è stato a suo modo uno dei protagonisti della ricostruzione e dell’espansione edilizia del capoluogo subalpino negli anni del secondo dopoguerra e del miracolo economico, con progetti informati al costante aggiornamento di materiali e tecniche esecutive e al rigoroso rispetto degli standard normativi.

POLI INGEGNERIA

 

Nel corso della sua attività, durata oltre cinquant’anni, l’ingegner Clara ha ideato e seguito 3.330 progetti, distinti in interventi per civili abitazioni (1626), attività commerciali, aziende agricole, stabilimenti industriali, impianti sportivi e uffici (361), per edifici di istituti religiosi e parrocchie (16), caserme militari (2), edifici scolastici (7), istituti sanitari e socio-assistenziali (12), monumenti funerari (123) e opere di pubblica utilità (11). Una produzione ingente, che ha lasciato una testimonianza effettiva nel tessuto territoriale e che da oggi è a disposizione di studenti e studiosi.

Quale futuro nelle mani dei robot?

Sabato 18 febbraio, dalle ore 17.30 il dott. Rossano Schifanella – Università degli Studi di Torino – parlerà di “Le macchine pensanti: un viaggio tra utopia e realtà”Qual è e quale sarà l’impatto dei robot sulla società? Oggi si parla di Industry 4.0, ossia della quarta rivoluzione industriale, di fabbriche automatizzate in cui il lavoratore non avrà più alcun compito manuale. 

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Vengono progettati robot in grado di “replicare” ogni attività umana: la produzione industriale, l’esplorazione dei pianeti, dei fondali marini e l’assistenza ai malati (robot badanti). Abbiamo robot dotati di intelligenza, di capacità di apprendere e di prendere decisioni (le auto che si guidano da sole). L’Human Brain Project punta in futuro a realizzare un supercomputer in grado di simulare il funzionamento di un cervello umano. Robot pensanti, quindi, dotati di una moralità, cioè della facoltà di decidere quello che si può o non si può fare, ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Quali saranno le conseguenze di questa trasformazione? È corretto che i robot possano definire in propria autonomia un obiettivo? Queste sono solo alcune delle domande a cui il ciclo di incontri “Quale futuro nelle mani dei robot?” intende rispondere. Evento gratuito presentando il biglietto di ingresso al Museo interattivo, fino ad esaurimento posti disponibili.

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Ore 17.30

Le macchine pensanti: un viaggio tra utopia e realtà
a cura del dott. Rossano Schifanella – Università degli Studi di Torino.

L’applicazione estensiva di sistemi di intelligenza artificiale a molteplici aree del sapere umano ha cambiato e cambierà radicalmente nei prossimi decenni molti aspetti della nostra vita quotidiana, basti pensare alla robotica applicata a sistemi di produzione o alla medicina, ad algoritmi che ci consigliano che cosa guardare o comprare, ai sistemi di guida autonoma.

L’incontro approfondirà le principali caratteristiche delle macchine intelligenti moderne, che cosa sono e non sono in grado di compiere oggi e che cosa saranno molto probabilmente in grado di compiere in futuro con esempi concreti in differenti campi di applicazione. Analizzeremo le opportunità sottolineate dagli enormi investimenti dei grandi colossi internazionali della tecnologia, insieme ai risvolti etici, sociali e alle preoccupazioni espresse da più parti sul rapporto tra macchine e uomo. L’incontro vuole essere un percorso di informazione in grado di fornire gli strumenti per discernere utopia e realtà nel complesso dibattito sulle future frontiere dell’intelligenza artificiale.

Il verde urbano per la mitigazione dell’inquinamento

VALENTINO2Il Museo Regionale di Scienze Naturali, la Società Botanica – Sezione Piemonte e Valle d’Aosta, il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università degli Studi di Torino, presentano la conferenza dal titolo: Il verde urbano per la mitigazione dell’ inquinamento atmosferico – Arredo o filtro intelligente?, a cura di Enrica Roccotiello, dottore di ricerca in Scienze Ambientali e in Botanica Applicata all’Agricoltura e all’Ambiente presso il valentinoLaboratorio di Biologia Vegetale, Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita – Università degli Studi di Genova.

L’impiego di specie vegetali in ambiente urbano ha un alto valore estetico e paesaggistico ed esercita una benefica influenza psicofisica sulla popolazione. Tuttavia il verde urbano svolge anche un’importante azione di sbarramento nei confronti degli inquinanti atmosferici, ma le piante rappresentano ben più di una semplice barriera verde. Durante l’incontro si andrà alla scoperta delle interazioni di alcune specie vegetali con gli inquinanti aerodispersi, per ragionare su quali nuovi approcci siano necessari per l’uso di un verde funzionale alla diminuzione dell’inquinamento atmosferico nelle città.

(foto: il Torinese)

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Evento: Il verde urbano per la mitigazione dell’inquinamento atmosferico – Arredo o filtro intelligente?

Giorno: venerdì 10 febbraio 2017

Orario: 16,00

Sede: Aula Magna – Orto Botanico, Viale Mattioli 25 – Torino

Ingresso: libero

Informazioni: annalaura.pistarino@regione.piemonte.it

 

Dall’ombra di Chernobyl alla ricerca di un sorriso

smile onlusL’Associazione SMILE ONLUS per la Bielorussia, nata nel 1994, ha lo scopo principale di sostenere le famiglie e i bambini bielorussi che si trovano ancora in difficoltà dopo l’incidente nucleare avvenuto nell’anno 1986. Grazie all’impegno costante nel tempo e alle campagne di sensibilizzazione, nel tempo l’Associazione ha contato più di 1.800 iscritti. Come opera: Periodicamente, vengono organizzate spedizioni di aiuti umanitari : medicinali, attrezzature mediche ed ospedaliere, cancelleria e materie prime alimentari, destinati e consegnati direttamente alle comunità locali dei villaggi gemellati di Babici, Rovenskaia Sloboda e Odziatici. Questi villaggi rurali, sono situati in una zona fortemente contaminata (più di 3 curie per Kmq) nella provincia di Gomel, vicino a Rechitza, a poche decine di chilometri dalla centrale nucleare. Chi resta in quei villaggi, ha di fronte un futuro incerto. Per questo occorre un aiuto affinché si possa migliorare la qualità di vita delle famiglie e dei loro bambini. L’accoglienza: Ogni anno, più di 150 bambini, vengono ospitati presso le nostre famiglie residenti nelle province di Biella, Vercelli, Alessandria, Asti, Cuneo, Torino, Imperia, Milano e Pavia, sia durante il periodo estivo che durante le Festività Natalizie. Il gruppo Maira conta 25 famiglie e chiede a tutti coloro che fossero interessati all’iniziativa di informarsi con i referenti di zona. Entra anche tu a far parte dell’Associazione! Ospitare un bambino bielorusso significa condividere un’indimenticabile esperienza umana e di solidarietà. Raccogli tutto il tuo AMORE e DONALO a chi è meno fortunato.

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“PROFONDO”

Presentazione del libro di KATARINA VILVETOVA-MORLINO Sabato 11 febbraio 2017 ore 15.00 OPEN SPACE, C.SO SAVONA 111 MONCALIERI – TO

Katarina è un “ex-bambina” di Chernobyl in Italia da alcuni anni, oggi ne ha 25 e lavora viaggiando tra l’Italia e Bielorussia. La presentazione sarà accompagnata dalla dott.ssa Patrizia Sciolla che parlerà di amore e spiegherà il funzionamento dell’accoglienza dei bambini bielorussi. Chi acquisterà una copia del libro farà un’offerta all’Associazione di Chernobyl a cui l’autrice devolverà parte del ricavato.

Per info visitare il sito: www.smileonlus.it

Visita anestesiologica. Perché è necessaria e importante?

AnestesiaDi Tiziana Inversi *

 

La visita Anestesiologica ….perché è necessaria e così importante? Prima di effettuare qualsiasi tipo di intervento chirurgico e di conseguenza l’anestesia è fondamentale effettuare la visita anestesiologica. In cosa consiste? Il soggetto che deve entrare nel percorso dedicato agli interventi chirurgici da effettuarsi in regime di elezione e quindi non di urgenza viene chiamato per effettuare la visita anestesiologica programmata. Al momento della prenotazione al soggetto viene ricordato di portare con sé tutta la documentazione riguardante il percorso clinico della sua vita. Per l’anestesista è molto importante sapere se il soggetto in passato ha avuto dei problemi di salute Importanti, in particolare delle patologie riguardanti gli apparati respiratorio (Asma, Enfisema polmonare, Tubercolosi polmonare, Bronchiectasie, insufficienza respiratoria di qualsiasi natura); circolatorio (Infarto miocardico, insufficienze valvolari cardiache, disturbi circolatori da occlusione di vasi arteriosi/arteriopatie dei vasi epiaortici o delle arterie iliaco-femorali) coagulopatie, neuropatie, patologie dell’apparato gastro-intestinale, del fegato, del metabolismo (ad esempio diabete), del connettivo, patologie autoimmuni come il Lupus, l’artrite reumatoide ed altre ancora, malattie rare… E’ importante per l’Anestesista sapere se il soggetto in passato abbia subito interventi chirurgici importanti ai diversi apparati ed organi e quali farmaci assume, in particolare se si tratta di farmaci salva vita oppure no, se abbia mai avuto embolia polmonare o ictus ischemici o emorragici o dei TIA. Se ha subito interventi chirurgici salvavita.

Perché insisto su queste problematiche? Perché spesso il soggetto che si presenta alla visita Anestesiologica non è sufficientemente informato o ha trascurato parti importanti del suo percorso Anestesia 2clinico-diagnostico. Per l’Anestesista sono importanti tutte le informazioni che riguardano lo stato di salute del paziente ed il suo percorso clinico in quanto in funzione di questo la scelta anestesiologica può essere diversa perché le patologie associate a quella per cui il pz. deve essere operato aumentano le comorbilita’ ed il rischio anestesiologico; pertanto l’Anestesista dovrà scegliere l’anestesia più giusta e meno rischiosa per il paziente stesso. Quindi per concludere la visita anestesiologica non deve essere affatto sottovalutata dal paziente, che non deve quindi dimenticarsi di arrivare alla suddetta con tutta la documentazione necessaria per una valutazione seria ed approfondita. L’Anestesista al momento della visita effettua l’esame obiettivo generale senza trascurare nulla (esame obiettivo cardiaco, polmonare, valutazione della pressione etc…), nonché la valutazione degli esami effettuati ed eventualmente la richiesta per esami diagnostici aggiuntivi in modo che il paziente giunga all’intervento in situazione di maggior sicurezza per la sua salute. Il rischio anestesiologico è un valore numerico che viene dato al paziente proprio in funzione del suo stato di salute generale e non solo quindi per la patologia per cui verrà operato. Quindi vengono prese in notevole considerazione per questa valutazione le eventuali patologie associate che rappresentano le comorbilita’.

 

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*Anestesista Azienda Città della Salute e della Scienza – Molinette

Torino 03-02-2017

inversi

 

La montagna piemontese costruisce nuovi percorsi

La Montagna piemontese costruisce nuovi percorsi, nuovi progetti di promozione e nuove opportunità turistiche, per tutti i gusti e per tutte le età. Se ne parlerà mercoledì 8 febbraio a Susa, dalle ore 10, nella sala consiliare del Municipio, all’interno del convegno concerto in montagna“Marketing e promozione turistica. La montagna insegna”, promosso da Regione Piemonte e Uncem, con il Comune e l’Unione montana Valle Susa. Un’iniziativa che conclude il progetto regionale Alpi Estive, che ha permesso il rifacimento del sito bottegadellalpe.it, primo portale di e-commerce di prodotti agroalimentari delle Alpi, e di editare il nuovo catalogo “La Montagna per tutti”, con itinerari di un giorno e di MONTAGNA PIEMONTEuna settimana nelle vallate, adatti a terza età, famiglie, giovani, studenti. Due opportunità che confermano la forte collaborazione dell’Assessorato e della Direzione Turismo, Cultura, Sport della Regione con il sistema di Enti locali della montagna.  Il convegno permetterà di fare il punto sulla stagione invernale, ma soprattutto, con diversi relatori impegnati a diversi livelli nella valorizzazione del territorio, di delineare le opportunità per primavera ed estate.

Massimo Iaretti