ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 648

Senzatetto: “La battaglia contro il freddo si combatte sempre”

neve1Le prime vittime dell’ondata di gelo, viene detto ogni giorno, sono i senzatetto. Le principali città, inclusa la nostra, hanno adottato misure straordinarie. “Ma quella con il freddo è una battaglia che si combatte la maggior parte dei giorni dell’anno per chi non ha un posto dove dormire.” denuncia Nicola Samana operatore di lunga data al servizio, in strada e nei dormitori, dei senzatetto torinesi e che ha da poco aperto un blog per raccontare le loro storie. “Talvolta le giacche e le coperte donate dai volontari non sono sufficienti. Se non trovano posto nei dormitori, queste persone possono recarsi alla Pellerina, dove sono allestiti container con stufa e letti. – continua Nicola – Ma sono molto spartani e i controlli scarsi: spesso si finisce per essere derubati o molestati tanto da preferire dormire in strada.” Il clochard imbruniredegrado delle strutture spiegherebbe, sentendo Nicola e le interviste televisive dei diretti interessati, anche i posti vuoti all’interno dei dormitori.

 

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Si può tentare di definire un profilo del senzadimora torinese? Nicola Samana risponde cosi: “Per quanto ho potuto verificare durante la mia clochard donnaesperienza in città, la quasi totalità è gente comune che ha subito un tracollo finanziario per la perdita del lavoro. Per questa ragione si è trovata dall’oggi al domani a vivere la strada, a mettersi in fila per i vari dormitori della città. Il senzatetto medio ha tra i 40 e i 50 anni, è spesso diplomato, e non viene chiaramente da famiglie agiate. Ultimamente sono sempre di più gli under 30.” A conferma di ciò che mostrano gli ultimi rilevamenti dell’Istat che stravolgono il vecchio “modello di povertà italiano” e per i quali oggi la povertà assoluta tosetto barbonirisulta inversamente proporzionale all’età, diminuisce all’aumentare di quest’ultima. La persistente crisi del lavoro ha infatti penalizzato (o meglio, sta ancora penalizzando) soprattutto giovani e giovanissimi in cerca di una prima/nuova occupazione e gli adulti rimasti senza un impiego.

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Non ha senso, invece, almeno secondo ciò che rivela Nicola, provare a tratteggiare una “giornata tipica” da senza dimora: “Le loro storie sono così differenti che è difficile trovare nella quotidianità dei tratti comuni. Per questo ho voluto scrivere le loro storie: per dare una clochard 63visione di questo panorama molto eterogeneo. Io scrivo di Giuseppe, maestro di karate che è stato nei boschi della Val di Susa per un anno, o di Antonio, ex imprenditore nei guai con la legge per colpe non sue. Quando si svegliano la mattina le loro strade si dividono, tutti inseguono la sopravvivenza. Inseguono i pasti caldi e i pochi visi amici che li sono rimasti.” Solitamente non si tratta, comunque, di persone che rifiutano le regole e le convenzioni sociali, che cercano sistemi di vita alternativi: “Io credo che il rifiuto delle convenzioni del nostro sistema sociale sia più una conseguenza. Vivendo in strada, cambiano i parametri di riferimento, molte persone hanno infatti radicalmente mutato il loro modo di essere.” spiega, come ultima annotazione, Nicola Samana.

 

Gaetano Farina

                                                                                                                                 (foto: il Torinese)

Lavori di risparmio energetico, ecco le agevolazioni fiscali

caldaia energiaIl termine ” risparmio energetico” include tutta quella serie di lavori che portano a una riduzione del fabbisogno energetico dell’edificio privato o condominiale, compresi la coibentazione, gli interventi ai pavimenti, alle finestre (doppi vetri), l’installazione di pannelli solari per produrre acqua calda (non i pannelli fotovoltaici ), la sostituzione di impianti per la climatizzazione invernale, le caldaie a condensazione, i generatori a pompa di calore. Alla fine del 2016 sono state inserite anche le opere di schermatura solare, quali le tende che riparano dal sole e gli impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili. Parliamo del risparmio energetico con il dottor Dario Concato, commercialista con studio a Torino, in corso Re Umberto 56.

– Qual è la cifra delle agevolazioni?

pannello_solare energiaIl 65% dell’importo speso viene restituito dallo Stato sotto forma di detrazione d’imposta un decimo l’anno per i successivi dieci anni. Bisogna sottolineare che, per poter usufruire delle detrazioni, è necessario che il contribuente abbia in dichiarazione dei redditi un’imposta a debito.

– Quali sono i soggetti che possono usufruire della detrazione?

Sia le persone fisiche, sia i contribuenti che conseguono reddito d’impresa. Tra le persone fisiche figurano il proprietario, coloro che hanno un diritto reale sull’immobile (per esempio usufrutto), gli inquilini, coloro che hanno l’immobile in comodato, i condòmini per gli interventi sulle parti condominiali. Per tutti questi soggetti anche i familiari conviventi (coniuge, parenti entro terzo grado, affini entro il secondo grado).

– A chi passa la detrazione in caso di variazione nella titolarità dell’immobile?

Le quote di detrazione residue saranno fruite dal nuovo titolare, salvo che vi sia un diverso accordo da indicare obbligatoriamente nell’atto di trasferimento. Nel caso in cui la spesa sia stata effettuata dall’inquilino o comandatario ( contratto di comodato) il beneficio rimane a lui stesso. In caso di decesso il beneficio fiscale si trasmette all’erede che consegue nella detenzione materiale e diretta del bene.

– Come si deve procedere per richiedere la detrazione fiscale?finestra energia

Pe richiedere la detrazione fiscale è necessario effettuare il pagamento delle spese attraverso specifico bonifico bancario, da cui devono risultare la causale di pagamento, il codice fiscale di chi effettua il pagamento, il codice fiscale o la partita Iva del soggetto che ha effettuato I lavori. Entro 90 giorni dalla fine dei lavori sarà necessario trasmettere all’ENEA copia dell’attestato di certificazione e di qualificazione energetica (ove necessario) e la scheda informativa relativa agli interventi realizzati.

– Quali documenti conservare?

È necessario conservare la copia del certificato di osservazione redatto da un tecnico abilitato, la ricevuta tramite Internet della documentazione inviata dell’ENEA, le fatture e ricevute fiscali delle spese sostenute, le ricevute dei bonifici bancari postali con cui è stato effettuato il pagamento. Da notare che tutti I documenti sono da conservare per almeno 15 anni.

 

Dott. Dario Concato, corso Re Umberto 56, studio@darioconcato.it

Fca, Marchionne: “nessuno è così stupido da montare un software illegale”

fiat fcaNulla in comune tra il caso Volkswagen e quello Fca, dice Sergio Marchionne in una conferenza stampa dopo le accuse da parte dell’agenzia per la protezione ambientale americana sulla violazione delle norme sulle emissioni. “Noi dialoghiamo con l’Epa da più di un anno e per quanto conosco questa società, posso dire che nessuno è così stupido da cercare di montare un software illegale” Parola dell”amministratore delegato di Fca.

 

(foto: il Torinese)

Il “Sultano” Erdogan e la Turchia sotto assedio

Non si contano quasi più i nemici del “Sultano”. Sono talmente tanti che spuntano da ogni parte ma lui sembra incrollabile, granitico come un giannizzero imperiale, e pronto a rispondere colpo su colpo. La Bisanzio del terzo millennio, sfigurata e insanguinata, resiste agli assalti del Califfo, alle cannonate dei curdi, dei golpisti, dei fantomatici gulenisti e alle pressioni europee contro la deriva autoritaria in atto. Non mancano poi gli attacchi di quelle cosiddette forze oscure, un intreccio devastante di nazionalisti, estremisti di sinistra e servizi segreti deviati, che tramano tra le moschee di Sultanahmet e il Bosforo per colpire nel mucchio nei momenti più critici.

erdo

Non è forse un caso che l’assalto armato di una giovane recluta jihadista (secondo la tv di stato turca è originario del Kirghizistan, repubblica dell’Asia centrale) alla discoteca dei vip a Istanbul (almeno 39 morti), rivendicato dall’Isis con un messaggio scritto per la prima volta in lingua turca, sia avvenuto poche ore dopo l’entrata in vigore della tregua tra il regime siriano e i ribelli che dovrebbe porre fine alla guerra civile. Il voltafaccia di Erdogan, passato dal sostegno iniziale al Califfo allo scontro totale degli ultimi mesi, ha irritato non poco i miliziani dello “Stato Islamico” che lo accusano di tradimento e puntano il dito contro una Turchia definita dalla propaganda del Califfato perfino “apostata e sostenitrice dei cristiani infedeli”. L’obiettivo della neonata Triplice Intesa, Russia-Turchia-Iran, è quello di chiudere in fretta la crisi siriana e spartirsi il territorio in sfere di influenza ma prima bisogna cancellare la presenza dell’Isis in Siria.

ISTANBUL OZPETEK

La riconquista di Aleppo non significa la fine del conflitto. I combattenti jihadisti resistono nell’est del Paese, a Raqqa e a Deir el-Zor, nei sobborghi di Damasco e hanno da poco ripreso Palmira. Da metà luglio, dal giorno del fallito golpe contro Erdogan, il Paese della Mezzaluna vive praticamente sotto assedio con un netto calo di turisti stranieri terrorizzati dall’eventualità di saltare in aria visitando un museo, una moschea, una chiesa bizantina o un bazar. La Turchia è nel mirino non solo dei terroristi jihadisti ma anche degli estremisti curdi del Pkk e del Tak (i Falchi per la libertà del Kurdistan) che dieci anni fa sono usciti dal Pkk e hanno rivendicato stragi e attentati. Tra autobombe, kamikaze e attacchi terroristici è stato un anno e mezzo di sangue per la Turchia, dall’esplosione a Diyarbakir durante il raduno del partito filo-curdo Hdp, in piena campagna elettorale, il 5 giugno 2015 (4 morti e 400 feriti) alla strage nella notte di Capodanno al Reina di Istanbul. Il Fronte curdo ribolle di tensioni sia dentro la Turchia che nei Paesi limitrofi.

ISTANBUL LUSTRASCARPE

Con i curdi turchi, repressi e bombardati, è in corso una lunga guerra interna e una lotta separatista da oltre 30 anni. Nel giorno in cui l’uomo forte di Ankara aveva presentato in Parlamento la sua riforma presidenziale, il 10 dicembre scorso, con la quale potrebbe restare al comando del Paese fino al 2029, due esplosioni sconvolsero la zona davanti allo stadio del Besiktas ma il bersaglio dei terroristi non erano i tifosi ma la polizia anti-sommossa. Nell’attacco, firmato dai falchi del Tak, sono morte 38 persone tra cui 30 poliziotti. Il movimento curdo aveva già colpito in tre occasioni l’anno scorso, due volte ad Ankara e una volta a Istanbul. Dopo l’attentato le autorità turche hanno arrestato un centinaio di membri del partito filo-curdo che in una Turchia sempre più “sultanizzata” vanno ad aggiungersi alle oltre 40.000 persone incarcerate negli ultimi mesi con l’accusa di far parte di gruppi terroristici. Sono finiti in galera anche 200 giornalisti oltre a scrittori, accademici, economisti, decine di politici tra cui i leader della formazione curda presente in Parlamento e numerosi amici e collaboratori del predicatore Fethullah Gulen, in autoesilio negli Stati Uniti dopo essere stato per tanti anni alleato di Erdogan che ora lo accusa di essere l’ideatore del tentato colpo di stato del 15 luglio. Per non parlare della chiusura di almeno 150 organi di stampa e case editrici. Ora si guarda con preoccupazione alla riforma costituzionale voluta dal partito al potere, l’Akp (Giustizia e Sviluppo) che trasformerà il Paese in una repubblica presidenziale dando a Erdogan ampi poteri esecutivi. Potrà emanare decreti legge, sciogliere il Parlamento e decretare lo stato di emergenza. Rimarrà in carica per due mandati, dieci anni in totale. I primi voti favorevoli alla riforma sono già arrivati nei giorni scorsi dalla Commissione parlamentare sulla riforma costituzionale. Poi toccherà all’Assemblea legislativa, e se sarà approvata, la riforma sarà votata in un referendum nella prossima primavera. Il sultano potrebbe governare fino al 2029 con poteri speciali, più a lungo di Ataturk, ma nel frattempo la guerra di Erdogan contro i suoi mille nemici è destinata a continuare. Migliaia di combattenti sono tornati dalla Siria ma sono arrivati anche dal Caucaso e dall’Asia centrale e si apprestano a colpire la Mezzaluna che prima forniva loro le armi e il sostegno logistico per rovesciare il regime di Assad e adesso invece li combatte insieme alle potenze cristiane.

ISTANBUL MOSCHEA BLU

Le immagini dei camion, scortati dai militari turchi, diretti in Siria con missili e bombe per i jihadisti dell’Isis e i qaedisti di Al Nusra hanno fatto il giro del mondo. Le epurazioni di Erdogan contro i golpisti estivi hanno indebolito soprattutto le forze di sicurezza, le unità dell’esercito e i servizi di intelligence incarcerando o allontanando dal lavoro migliaia di persone tra poliziotti e alti ufficiali. Anche per questi motivi si apre una fase molto pericolosa, a rischio per la stabilità del Paese, e l’elenco degli attentati potrebbe allungarsi. E verrà il giorno del giudizio. “I grandi condottieri della storia ottomana, come Solimano il Magnifico, giudicheranno il mio operato”, ricorda il sultano, nostalgico di ottomanesimo. Nella realtà dei fatti però il presidente turco non si ispira tanto a Solimano ma ai sultani più sanguinari e tirannici dell’Impero.

Filippo Re

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Fonte: settimanale “La Voce e il Tempo”, domenica 8 gennaio 2017

Talassemia e Anemia Falciforme, ecco tutte le novità

Il prossimo 21 gennaio a Torino si terrà un convegno a carattere nazionale , con la partecipazione di medici di spicco della Talassemia italiana. Si parlerà di Ricerca Genetica (Prof.ssa Ferrari – progetto Telethon ), Diagnosi Prenatale e sopratutto delle nuove terapie HCV (Dott.ssa Mangia dell’Ospedale Casa del Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo). Sarà presente, inoltre, il Primario Prof. Antonio Piga che illustrerà la nuova sperimentazione volta all’aumento dell’emoglobina, per un cambiamento radicale sulla cura della Talassemia e soprattutto della nostra futura qualità di vita.

talassemia

Parteciperanno  le maggiori associazioni regionali Italiane della Talassemia e Depranocitosi, la Federazione Internazionale della Talassemia (TIF), la Federazione Italiana della Talassemia (UNITED)   e le Autorità regionali . Il Convegno è Patrocinato dal Consiglio Regionale del Piemonte.
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“Talassemia e Anemia Falciforme: le novità dell’oggi e del domani” si terrà il prossimo 21 gennaio 2017 dalle 08.30 alle 16.00, presso la sala Conferenze della Galleria d’Arte Moderna (GAM) di Via Magenta 31 a Torino. L’evento è stato organizzato in collaborazione con il Centro Microcitemia-Pediatria dell’ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano (TO).

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L’Associazione Talassemici Piemonte (A.T.P.) è un’organizzazione di volontariato che si pone fra i principali obiettivi il supporto ai pazienti e, attraverso iniziative con le Amministrazioni/Istituzioni regionali, nazionali ed europee, il miglioramento degli standard di cura/assistenza,
ciò che sia di ausilio per una migliore qualità della vita e di supporto ai Centri di cura.

 

Nosiglia: “posti letto per i senzatetto”. E invita i parroci a fare altrettanto

tosetto barboniLa Diocesi di Torino ha deciso di ampliare il proprio servizio accoglienza notturna, per ospitare chi ha bisogno di riparo in questi giorni di nevicate e di grande freddo. Il servizio è già ora in funzione nel dormitorio di via Cappel Verde in, pieno centro. Da oggi in un altro piano dello stesso stabile saranno disponibili 15 nuovi  posti letto, che potranno aumentare di numero. clochard donnaL’iniziativa, attivata  in collaborazione con il Sermig, prevede anche cena e colazione per i senzatetto. L’Arcivescovo, mons. Cesare Nosiglia, ha inoltre invitato le parrocchie e gli Istituti religiosi, ad offrire un ricovero “ai fratelli e sorelle senza fissa dimora”.

 

(foto: il Torinese)

Ricordi futuri 2.0, la memoria della tragedia della Shoah

futuri-ricordiIn occasione del Giorno della Memoria 2017, il Museo Diffuso della Resistenza  allestirà presso gli spazi espositivi del Polo del ‘900, la mostra Ricordi futuri 2.0, che sarà inaugurata il 26 gennaio alle ore 18 e aperta al pubblico dal 27 gennaio al 9 marzo 2017. La mostra, curata da Ermanno Tedeschi, è organizzata dal Museo in partnership con la Comunità Ebraica di Torino e l’Archivio storico della Città; si avvale del contributo del Consiglio Regionale del Piemonte ( Comitato Resistenza e Costituzione) , della Comunità Ebraica, della Fondazione De Levy, dell’UCEI e di numerosi sostenitori privati.

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Presentazione per la stampa, giovedì 26 gennaio, alle ore 11.00.

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MOSTRA TEMPORANEA

Dal 27 gennaio al 9 marzo 2017 – Sala Novecento – Palazzo San Daniele – Polo del ‘900 – Via del Carmine 14. In occasione del Giorno della Memoria 2017, il Museo allestirà presso gli spazi del Polo del ‘900, la mostra Ricordi futuri 2.0.La mostra, curata da Ermanno Tedeschi, è organizzata dal Museo in partnership con la Comunità Ebraica di Torino e l’Archivio storico della Città; si avvale del contributo del Consiglio Regionale del Piemonte, della Comunità Ebraica, della Fondazione De Levy, dell’UCEI e di numerosi sostenitori privati. L’oggetto principale della mostra è la memoria della tragedia della Shoah così come la memoria che lega ogni uomo alle proprie origini e tradizione. Questi due livelli si incontrano all’interno del percorso espositivo che offre allo spettatore una lettura in chiave dicotomica: la testimonianza di chi ha vissuto direttamente la deportazione (attraverso interviste, documenti dell’epoca, filmati, fotografie e oggetti originali) e la rielaborazione della memoria, la sua attualizzazione da parte di chi l’ha vissuta indirettamente attraverso opere d’arte. Una mostra di racconto e di riflessione, che si sviluppa attraverso un linguaggio tecnologico immersivo ed opere ad elevato impatto emozionale di artisti italiani ed internazionali che attraverso la pittura, la scultura e la fotografia rappresentano momenti ed episodi legati alla memoria. Interviste a figli di sopravvissuti, come quella a Daniel Libeskind, opere di artisti israeliani che raccontano la storia della loro famiglia reduce della Shoah, come quelle di Vardi Khana, così come le opere di chi non ha legami diretti con la storia del popolo ebraico ma che ha scelto di lavorare sulla memoria e sulla sua rielaborazione (Bruna Biamino, Yuri Dojc, Valerio Berruti, Francesca Duscià, Francesca Leone, Tobia Ravà, Daniel Schinasi): tutte rappresentano, in questa esposizione, il ponte tra il testimone diretto e il visitatore. La parte centrale della mostra presenta un’installazione multimediale costituita da due binari sui quali scorrono documenti ed immagini che raccontano la vita delle famiglie prima della Shoah e parallelamente in un’altra video installazione sono proiettate le immagini nella realtà della vita quotidiana. E’ inoltre ospitata una video intervista di Liliana Segre una delle poche persone ancora viventi sopravvissuta alla Shoah che, deportata ad Auschwitz – Birkenau all’età di 13 anni, ha perso nel lager il padre ed i nonni paterni e solo nel 1990 ha incominciato a raccontare la sua esperienza da sopravvissuta. La musica che si ascolta di sottofondo simbolicamente rappresentata da un piccolo violino ritrovato in un campo di sterminio è il risultato di un monumentale lavoro del Maestro Lo Toro autore dell’Enciclopedia KZ Musik contenente la produzione musicale (lirica, sinfonica,da camera, strumentale e corale) creata nei campi di prigionia, transito, lavori forzati, concentramento, sterminio, internamento civile e militare del Terzo Reich e di altri Paesi dal 1933 al 1945 da musicisti di qualsiasi estrazione professionale ed artistica e provenienti dai contesti più diversi.

 

IDeA Taste of Italy investe in Lurisia a fianco di Eataly

lurisia-acquaIDeA Taste of Italy, primo fondo di private equity italiano specializzato nel settore agroalimentare, gestito da IDeA Capital Funds SGR (società del Gruppo DeA Capital), ha perfezionato un investimento in Acque Minerali S.r.l., società produttrice di acqua minerale e bibite a marchio Lurisia. Il fondo ha acquisito una quota pari al 33% di Acque Minerali S.r.l., entrando in partnership con la famiglia Invernizzi Eataly, che aveva a sua volta investito in Lurisia nel 2004. Lurisia è un brand noto nel mercato italiano dell’acqua minerale e delle bibite grazie al posizionamento premium, alla qualità del prodotto e alla capacità di innovazione.

Nel 2008 è stata la prima acqua minerale a presentare una bottiglia di vetro di design “Bolle e Stille” dalla caratteristica forma a campana. Nello stesso anno, Lurisia è stata protagonista del lancio di una linea di bibite naturali ispirate alla tradizione italiana (chinotto, gassosa, tonica e aranciata) prodotte con materie prime di alta qualità protette dal presidio Slow Food. Lurisia è presente nel mercato USA dal 1992 e oggi esporta in tutti i cinque continenti.

L’ingresso di IDeA Taste of Italy nel capitale di Acque Minerali S.r.l. permetterà alla società di accelerare la crescita raddoppiando i volumi di acque minerali, posizionando Lurisia come acqua di riferimento per la ristorazione di fascia alta e affermando la propria leadership nel mercato delle bibite di qualità in Italia e all’estero, dove Lurisia accompagnerà ogni apertura dei nuovi punti vendita Eataly. A supporto di tale progetto di sviluppo è pianificato un importante programma di investimenti per il potenziamento dello stabilimento di Roccaforte Mondovì.

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Paolo Ceretti, Amministratore Delegato di IDeA Capital Funds SGR S.p.A., ha dichiarato: “Siamo felici di poter lavorare a fianco di Eataly e della famiglia Invernizzi per contribuire alla crescita del brand Lurisia – sinonimo dell’eccellenza del Made in Italy – in Italia e nel mondo. In particolare, ci fa piacere che questa operazione avvenga successivamente al final closing del fondo IDeA Taste of Italy a Euro 218,1 milioni, abbondantemente sopra al target di raccolta inizialmente fissato ad Euro 200 milioni.

Questo risultato è stato ottenuto grazie all’attrattività del settore agroalimentare italiano, dimostrata dalla fiducia accordataci per questo progetto da importanti investitori istituzionali italiani ed esteri, nonché da numerosi imprenditori di successo (del settore e non)”.

Oscar Farinetti, Presidente Onorario di Eataly S.r.l., ha dichiarato: “Con questa operazione vogliamo dimostrare il grande potenziale di crescita di Lurisia. Vogliamo crescere e vogliamo preservare le caratteristiche di esclusività del marchio e della selettività della distribuzione a livello davvero globale. Pensiamo che questa nuova collaborazione farà bene a tutti”.

Alessandro Invernizzi, Amministratore Delegato di Acque Minerali S.r.l., ha dichiarato: “Con l’ingresso di IDeA Taste of Italy, Lurisia compie un ulteriore passo nel percorso di consolidamento della posizione di leader di valore e innovazione del suo mercato. Questo nuovo assetto societario, caratterizzato da una forte visione imprenditoriale ma strutturato con un nuovo assetto manageriale, garantirà a Lurisia la capacità di raggiungere gli importanti obiettivi di crescita che ci siamo dati. Tre soci, con cuore italiano ma con caratteristiche e competenze diverse, che sommate faranno la differenza”.

IDeA Taste of Italy è stata assistita nell’operazione dall’avvocato Fabio Cappelletti e dall’avvocato Tommaso Caciolli dello studio legale Hi.lex e da Emanuela Pettenò di PricewaterhouseCoopers; Eataly S.r.l. è stata assistita dall’avvocato Alfredo Craca di 5 Lex e la famiglia Invernizzi è stata assistita dall’avvocato Donato Quagliarella e dall’avvocato Alberto Agnelli dello studio Quagliarella & Associati.

Secondo modello a Mirafiori nel 2018. Nuove assunzioni in arrivo?

MIRAFIORI FACCIATANel primo semestre del 2018   un secondo modello  dovrebbe andare in produzione a Mirafiori. Nello stabilimento torinese si tornerà così ad assumere. A  dare la notizia è il segretario nazionale della Fim, Ferdinando Uliano.  Il  secondo modello dovrebbe essere un grande suv dell’Alfa, tipo il  Maserati Levante.  Mirafiori nel 2016 ha prodotto 42.275 vetture, il 204,1% in più dell’anno prima e il 115,1% in più rispetto al 2013. In tutto 2.027 i lavoratori  coinvolti  ad oggi dai contratti di solidarietà.

 

(foto: il Torinese)

“In prima linea”, a tu per tu con Andreja Restek

Di Alessia Savoini

Ogni ruolo ha una divisa e strumenti propri, un grembiule per non potersi macchiare, nero se il sapere devi assorbire, provocante per sedurre, di blu per proteggere, ma mimetico se non vuoi morire. Giubbotto anti-proiettile, un insieme di torce, a zittire il timore di andarsene, a passi lenti nel buio, ove talvolta l’unica luce è il bianco bagliore della cieca paura dopo un’esplosione. Non ci si può permettere il lusso di, ogni cosa esistente ha il valore della necessità in sua assenza, strumenti speciali filtrano l’acqua fino al 99% e una pozzanghera diventa fonte di vita.

maysun-donne-madama

La luce soffusa placa l’animo dall’euforia del dover fare, all’esterno di quelle mura, e ogni scatto assorbe una parte di te, che lo osservi. Si copriva il capo con una giacca nera mentre gli occhi scrutavano l’invisibile ricordo di qualcuno che non ti vuole. Sguardo vigile, che nuota fuori dalle orbite per non annegare nella paura. E dopo la fuga il ritorno, come un boomerang l’angoscia esplode all’indietro, in rabbia, e acceca due occhi che hanno visto quello che c’era da vedere. Da perseguitato a persecutore. Mi hanno insegnato a rispondere con la compassione a un torto subìto, perché “occhio per occhio e il mondo diventa cieco”. Qualche passo e sembra ora di accedere a quell’istante di esalazione, di un uomo su un letto di ospedale, ritratto nella medesima posa di colui che sacrificò sé stesso per il popolo, in croce. Nessuna allusione religiosa, quanto piuttosto un messaggio storico intrinseco alla rappresentazione: la sacralità. Morire “in nome di”. E cosa c’è di più sacro dell’esistenza stessa? Cosa accadrebbe a quel bambino che impugna un fucile costruito con canne di bamboo se incrociasse lo sguardo di sé stesso il giorno in cui quel fucile avrà un proiettile in meno, dopo aver sparato? Quei ragazzi sono tutti accomunati dagli stessi occhi spenti e taciti, come se la consapevolezza di aver privato qualcuno della propria vita fosse emersa, ma senza comprendere il perché dell’errore, il perché sia sbagliato, pur avvertendolo forse in petto. Un’incomprensibile disillusione, che non ha sistemi valoriali solidi se non che il dolore sia giustificato e giustificabile.

matilde-donne-madamaOgni parte di mondo ha il suo modo di attaccare e di difendere, di subìre, accettare e concepire la sofferenza, di interpretare l’altro. Ci viene insegnato che la seduzione è un’arma. E quella stessa arma che con provocazione e bramosia attrae a sé lo scopo, uccide quelle donne in fuga, costrette a nascondere interamente il corpo e occultarsi dietro a un velo che nemmeno fa scorgere gli occhi, per timore di essere riconosciute, perseguitate, violentate e massacrate. Qualcosa che va oltre il proprio credo.

Ci si nasconde, un foro nel muro è lo sguardo sul campo di battaglia, mimesi per celarsi all’antitesi, non importa chi e non importa come, a qualcuno verrà sottratta la propria sacralità. Così, camminando sulle rovine storiche sottostanti a Palazzo Madama, come se nulla possa realmente essere distrutto dal tempo e dalla materia, cornici suddivise per autrice offrono un suggestivo scenario bellico, catturando in sintetici e intensi scatti la sofferenza, il prodotto di un’intenzione, la muta rassegnazione dei passi sulle ceneri della propria casa distrutta dai bombardamenti, l’amore per quello che è la propria storia, di chi ancora dorme la notte tra quel che rimane del proprio alloggio, la fede e inevitabilmente “quel che viene dopo”.

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L’intervista: Andreja Restek

resteDa cosa nasce l’idea o la necessità di intraprendere questo percorso (di vita e lavorativo)?

Ognuno di noi ha il proprio background. Io arrivo dalla guerra dei Balcani e una cosa che spesso mi suscita rabbia è sentirne parlare da chi nemmeno sa dove siano collocati. Il mestiere del giornalista è un peso enorme, i bambini sono educati dai genitori, dagli insegnanti e dagli educatori del popolo, che sono i giornalisti e tu hai una responsabilità davvero grande. Quindi forse un po’ di rabbia dentro, perché certe notizie dovevano essere riportate come io credevo che dovessero essere riportate.

 

Esiste un fattore comune tra tutte le autrici della mostra? La scelta di dare voce a sole fotoreporter donne è significativo?

Siamo tante e tanto diverse tra noi. Io penso che questa mostra, più che una differenza tra uomini e donne, metta in luce differenze più che altro culturali, perché noi proveniamo da tanti paesi diversi ed è ciò che traspare nelle immagini, quasi tutte abbiamo due/tre cittadinanze. E poi la sensibilità personale, ci sono uomini più sensibili di altri e donne più sensibili di altre, ma questa scelta è per far sapere che ci siamo anche noi.

Tutte siamo state in diversi fronti, molte di noi anche sugli stessi. Quando ho lanciato questo richiamo in rete hanno risposto loro, si sono mostrate costanti e inoltre un minimo di curriculum era necessario. In particolare mi interessava riunire donne che coprissero più stati possibili.

Cosa determina la durata di permanenza in un posto?

Io mi stabilisco un budget, terminato il quale devo tornare. Noi tutte siamo freelance.

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Oltre a catturare scatti, ti è capitato di intervenire e avere un contatto diretto, fisico con quelle persone?

Sì… I ragazzi in prima linea erano tutti minorenni, l’anno prima studiavano, avevano libri, erano sui banchi di scuola, e l’anno dopo hanno preso il fucile in mano e adesso combattono. Io li fotografavo mentre combattevano e, prima di intraprendere la battaglia, si sistemavano davanti a uno specchio e si mettevano il gel nei capelli, allora chiesi “ vi fate belli?” e loro “eh certo, è possibile che moriremo e noi vogliamo morire belli”… E quando un ragazzino di 14-15 anni ti dice così, ti colpisce molto. Finito il combattimento, mi invitarono in stanza dove loro pregano, mangiano, dormono, vivono e mi chiesero “ci facciamo una partita di scacchi?”. Allora ci siamo seduti, abbiamo giocato una partita e ci siamo salutati. Questa è la loro vita, io ero una distrazione, non so adesso se siano ancora vivi o… Capisci, è terribile.

annabel-donne-madama

Morte: accettazione o tabù? C’è consapevolezza della morte? Com’è generalmente vissuta dai soldati e dai civili in guerra?

Sono consapevoli che moriranno davvero. Mi raccontava una dottoressa: ‘il primo mese hai tanta paura, ma poi svanisce, arrivi a un certo punto in cui speri che non sarai tu il prossimo. Non piangi più i cari, lì è quotidianità, è una cosa normale che tutti abbiano perso marito, figli, parenti… L’unica cosa che rimane è la speranza di non essere il prossimo, ma non ci sono più pianti’. Persone con cui hai parlato fino a due minuti prima o con cui hai avuto un rapporto e all’improvviso sono morte. Io sulla mia agenda ho almeno 20 persone morte. E’ una cosa pesante, il giorno prima sei là e poi scopri attraverso un messaggio o video di terroristi che hanno preso persone con cui hai condiviso qualcosa e le hanno uccise, capita che ti mandino una foto di qualcuno di loro morto.

Camille Lepage è una collega, autrice di alcune foto qui alla mostra, che è stata uccisa nella repubblica africana due anni fa, aveva 26 anni. Il nostro lavoro è pericoloso e purtroppo nella nostra mansione si muore. E cosa capita? Che diventi famoso se non ci sei più e questo è sbagliato. Le mie foto devono piacere o non piacere adesso, questa è la nostra società, ti sparano e “ah, diventi famoso”.

Scatto e rispetto. Ci sono state situazioni in cui hai rinunciato a uno scatto per rispetto della persona?

Sì, talvolta preferisco perdere qualche scatto, fermarmi, perché il rispetto è la parola d’ordine.

 

In una dimensione in cui il rischio è la componente principale, c’è stata una situazione in cui tale fattore sarebbe stato determinante “se non…”?

Volevo andare a visitare delle prigioni; il mio fixer andò a prendere un giornalista americano e al loro ritorno saremmo partiti. Non sono tornati. Arrivò subito la voce che li avevano rapiti. Per tre giorni rimasi in quel posto, aspettando indicazioni e, il quarto giorno, giunse un messaggio di una persona, che io chiamo angelo custode,“scappa hanno la tua foto e ti stanno cercando”. Di solito un giornalista dispone di una guardia del corpo, in quella situazione me ne hanno date tre. Abbiamo impiegato tre ore di macchina per un tragitto di un’ora, pieno di posti di blocco di bandiere nere, dopo di che siamo riusciti ad arrivare alla barriera turca. Poi ho saputo che nel pomeriggio erano nel luogo dove mi trovavo fino a qualche ora prima, per cercarmi.

E non ci sono posti sicuri, a ogni incrocio stradale ci sono i cecchini pronti a far partire il colpo e i soldati sparano attraversando. Tu per attraversare corri e si corre in due, perché in tal modo si ha il 50% di possibilità che uno dei due si salvi.

Devi essere molto preparato, conoscere la storia del paese, la geopolitica. Se tu non sai con chi parli, ti metti a rischio.

Quali contatti occorre avere sul territorio di guerra per assicurarsi un minimo di tutela?

Contatti molto affidabili, infatti è per questo che tra noi ci aiutiamo per averne, ma non c’è mai una vera certezza e sicurezza. Dove non c’è più neanche l’erba da mangiare, tu sei una merce preziosa. Ti prendono e ti vendono a 5000 dollari a quel gruppo che poi ha il potere di trattare con il governo. Questo è l’iter dei gruppi terroristici e speri di non finire mai nelle mani dell’Isis, lì allora sei finito.

PH © Andreja restek / APR NEWS Aleppo, Syria
PH © Andreja restek / APR NEWS
Aleppo, Syria

Dove dormi in quelle zone di guerra dove ogni secondo potrebbe essere l’ultimo?

Si dorme nei palazzi bombardati, vestiti e con i documenti addosso, perché quando ci sono i bombardamenti e una bomba cade dove ci sei tu, se ti trovano sanno chi sei, puoi essere riconosciuto, o se invece cade nelle vicinanze hai tempo di scappare senza perdere tempo a cercare i documenti. Queste sono regole base di guerra.

 

A te è capitato di dover scappare per un bombardamento troppo vicino?

A me di scappare non è capitato, perché era a 200m da dove mi trovavo e lì non scappi neanche, perché se sei conscio di dove sei, sai dove sei. E non era lì vicino, così vicino da dover scappare.

 

Alla mostra è esibita una sequenza di scatti di donne completamente nascoste da teli e vesti, perfino lo sguardo non è lasciato trasparire. È stato facile avvicinarsi a loro e chiedere di prestarsi per un’immagine che non sarebbe stata fine a se stessa?

Sono donne siriane fuggite dal Libano, hanno subito di tutto e di più, vittime di violenza, per cui occorre tanto tempo per conquistare la loro fiducia. Tutto il contesto   è importante, di una foto mi piace ad esempio il particolare del pacchetto di sigarette sul tavolo, perché la loro vita sta riprendendo un po’ una normalità, piccole cose che parlano di tutti i giorni.

andreja-resCi sono scatti di persone che sono state uccise e lasciate per strada, mentre sullo sfondo la vita, intesa nella normalità del suo contesto, prosegue. Qual è il messaggio?

Questa è la vita di qualcuno. E purtroppo se ci pensi niente è così lontano, poiché al mondo d’oggi tutto è molto vicino: ogni azione fatta influisce su di noi, viviamo nell’epoca della globalizzazione. Noi pensiamo sempre che accade agli altri, ma non è vero. Secondo me dobbiamo proteggere di più la democrazia, la pace e non dare niente per scontato. Io arrivo dalla guerra dei Balcani e vedo come abbiamo dato tutto troppo per scontato. C’è un grosso problema qui in Italia, paese che io amo tanto. Abbiamo fatto una prima mondiale con questa mostra, tutti hanno scritto su di noi, gli italiani si devono vantare delle bellezze, devono amare di più questa bellezza che hanno.

Ognuno di noi può dare qualcosa.

Qualcosa si è mosso con queste fotografie che, oltre a riportare fatti, li denunciano?

Sì, ad esempio questa donna ritratta in un momento del processo per stupro in Congo, da parte dei soldati. Con la sua udienza in tribunale, in dieci giorni sono emersi migliaia di stupri e grazie a lei il mondo ha parlato di questo. È l’inizio di qualcosa di molto importante.

 

 

Grazie Andreja per avermi dato l’opportunità di conoscerti,

di avermi fatto indossare uno sguardo diverso dalla normalità cui sono abituata,

di questo costante e indefinibile rimbalzo di emozioni,

per la presenza e per la gioia di vivere.

 

Alessia Savoini