ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 648

Piemonte in prima linea contro il melanoma

 

medico sanitaIl Piemonte è una delle Regioni più esposte al rischio melanoma, con oltre 500 nuovi casi diagnosticati ogni anno e circa 8.000 persone che convivono con la malattia. Torino è la città italiana con il maggior numero di nuovi casi. Le scuole primarie della Regione ospitano adesso un progetto educazionale di prevenzione primaria nell’ambito della campagna “Il Sole per amico”, promossa da IMI – Intergruppo Melanoma Italiano, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e con il patrocinio del Ministero della Salute, dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e della Regione Piemonte, resa possibile grazie ad un’erogazione di Merck & Co., per il tramite della sua consociata italiana MSD. L’obiettivo: insegnare ai più piccoli il modo giusto di prendere il sole e proteggere la propria pelle, attraverso incontri con i dermatologi e gli oncologi nelle classi, un cartoon con protagonista il simpatico alieno Rey e altri strumenti didattici.

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«La campagna nasce per risvegliare e far crescere l’attenzione dell’opinione pubblica sul melanoma e sui rischi legati ad una non corretta esposizione, coinvolgendo in particolare i bambini in età scolare e le loro famiglie – dichiara Paola Queirolo, Ideatrice e Coordinatrice della campagna, Past President IMI – Intergruppo Melanoma Italiano, UOC Oncologia Medica all’IRCCS-AOU San Martino-IST di Genova – la campagna nazionale, promossa da IMI, su temi di tale rilevanza ha per la prima volta sole cielo caldocome protagonisti i bambini delle scuole elementari ed i loro genitori, passaggio per noi cruciale, considerato l’aumento dell’incidenza dei tumori della pelle proprio tra i più giovani e visto che le scottature da esposizione solare in età pediatrica rappresentano uno dei principali fattori di rischio».  «La campagna “Il Sole per amico” si rivolge ai bambini delle scuole elementari, perciò i messaggi devono essere tradotti in un linguaggio semplice, chiaro e immediato – spiega Giuseppe Palmieri, Presidente IMI e Responsabile dell’Unità di Genetica dei Tumori dell’Istituto di Chimica Biomolecolare, ICB-CNR di Sassari – il primo messaggio ovviamente riguarda il sole, o meglio l’esposizione al sole. I piccoli devono imparare che è necessario, per salvaguardare la pelle e la salute, regolare l’esposizione solare sulla base del proprio tipo di carnagione: più il fototipo è chiaro, minore deve essere il tempo trascorso sotto il sole diretto, evitando così le ustioni. Il secondo messaggio, altrettanto importante per gli adolescenti, è quello di evitare le lampade abbronzanti. Terzo messaggio è quello che il sole non è un “nemico” che fa sempre male, anzi aiuta la sintesi della vitamina D e può essere benefico per molte funzioni dell’organismo».

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La campagna “Il Sole per amico” coinvolge in un impegno comune tutti i cittadini, le Istituzioni ed i medici del territorio piemontese, dal momento che la prevenzione del melanoma è una priorità per le politiche sanitarie, nazionali e regionali. «La Regione Piemonte – dichiara l’assessora all’Istruzione Regione Piemonte, Gianna Pentenero – attribuisce grande importanza alla promozione della salute e di stili di vita responsabili a scuola. Informare i bambini e le loro famiglie sui rischi legati all’adozione di certi comportamenti, infatti, significa contribuire a prevenire disturbi e malattie, attivando una consapevolezza critica che li aiuterà nelle varie fasi della vita. Mi sembra che la campagna. “Il Sole per amico” vada proprio in questa direzione: con un linguaggio semplice ed alla loro portata, si propone di sensibilizzare gli studenti delle scuole primarie sull’importanza di una corretta esposizione ai raggi solari e sulla prevenzione di una patologia troppo spesso sottovalutata come il melanoma».  «La scuola è un setting privilegiato per la rete di relazioni e per la possibilità di intervenire con la prevenzione – dichiara Franco Calcagno, Dirigente Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte – penso a tante altre campagne educazionali realizzate in passato proprio per le nostre scuole. Il modello piemontese coinvolge la scuola e la pronto-soccorso-ospedalecomunità educante per incoraggiare l’adozione di comportamenti positivi orientati alla salute. Queste esperienze sono un’importante opportunità di arricchimento e di approfondimento. La campagna di comunicazione “Il Sole per amico” propone un tema importante: il melanoma, per il quale è decisiva la prevenzione. Ma non ci può essere prevenzione senza conoscenza ed informazione». La campagna “Il Sole per amico” è anche una grande opportunità di prevenzione per la salute pubblica e l’intera collettività dal momento che, oltre a coinvolgere i bambini, si rivolge ad insegnanti e genitori.

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«La campagna di sensibilizzazione ed educazione promossa dall’IMI e rivolta ai bambini ed ai genitori è molto importante – afferma Oscar Bertetto, Direttore Dipartimento Interaziendale Interregionale Rete Oncologica Piemonte Valle d’Aosta, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino Molinette – perché la popolazione purtroppo sottovaluta i danni indotti dai raggi ultravioletti ed i cittadini devono essere informati in maniera puntuale su come esporsi correttamente alla luce solare naturale, ma anche a quella artificiale delle lampade abbronzanti». I bambini italiani sono molto esposti alle radiazioni solari e sono anche poco protetti, secondo quanto riportato da uno studio condotto nei primi anni 2000. I buoni comportamenti, come quello di prendere il sole nelle ore non centrali della giornata e di proteggere la pelle, si imparano sin da piccoli.  L’incidenza del melanoma è più che raddoppiata negli ultimi 30 anni: in Italia sono oltre 100.000 le persone colpite ed oltre 10.000 i nuovi casi ogni anno. «Il sole preso senza adeguata protezione ed in maniera massiccia in età pediatrica fa aumentare il numero di nei in età adulta ed aumenta il rischio di un futuro melanoma – osserva Paolo Broganelli, Dermatologia AOU Città della Salute e della Scienza di Torino Molinette – la pelle dei più piccoli è molto più sottile rispetto a quella degli adulti ed i melanociti, responsabili dell’abbronzatura che è un fattore importante di protezione, sono meno attivi che nell’adulto nella produzione di melanina e permettono ai raggi ultravioletti di raggiungere più facilmente lo strato germinativo».

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Le scottature prese nell’infanzia sono un importante fattore di rischio in quanto la pelle “memorizza” il danno ricevuto e può innescare il processo patologico anche a diversi anni di distanza. È fondamentale quindi educare sin da piccoli i ragazzi a salvaguardare la salute della propria pelle da un’esposizione eccessiva e non protetta ai raggi solari. «Il sole svolge anche azioni favorevoli, aiuta la crescita, aumenta le difese immunitarie, mare-turismomigliora l’umore, questo va detto, ma bisogna esporsi al sole in maniera corretta e consapevole – osserva Pietro Quaglino, Dermatologia AOU Città della Salute e della Scienza di Torino Molinette – evitare le ore centrali del giorno; esporsi e proteggersi a seconda del tipo di pelle; non esporre mai al sole diretto i bimbi di 1-2 anni, se non nelle prime ore del mattino e nel tardo pomeriggio; ricordare che sotto l’ombrellone il 50-60% delle radiazioni solari arriva sulla nostra pelle; esporsi gradualmente per favorire la comparsa dell’abbronzatura che serve a proteggere la pelle; usare creme o spray a filtro elevato applicandole più volte al giorno e non pensare che dopo aver applicato il filtro solare ci si possa esporre per 12 ore al sole».

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La scuola è il canale privilegiato per coinvolgere i bambini ed i loro genitori nella prevenzione primaria. L’attività educazionale all’interno delle scuole del Piemonte è strutturata con incontri tra bambini, insegnanti, genitori, dermatologi ed oncologi che spiegheranno in un linguaggio a misura di bambino le semplici regole che bisogna seguire per difendere la pelle dai rischi dei raggi solari. Oltre ai materiali informativi cartacei e digitali, il protagonista di un cartoon, Rey, un alieno catapultato sulla spiaggia da un’astrobolla solare, svelerà ai bambini i segreti per esporsi al sole in maniera corretta. Prevenzione primaria, ma anche ricerca sono alla ANZIANI MAREbase della partnership che vede IMI e MSD Italia insieme per la campagna nazionale “Il Sole per amico” per promuovere i comportamenti corretti in grado di prevenire il melanoma tra gli adulti di domani. «I tumori della pelle ed il melanoma in particolare rappresentano una grave minaccia per la salute di milioni di persone e per la sostenibilità dei Servizi Sanitari – afferma Goffredo Freddi, Executive Director Policy & Communication, MSD Italia – le campagne di sensibilizzazione sono fondamentali per creare e diffondere la cultura della prevenzione, specie quando coinvolgono i bambini in età scolare e le loro famiglie. MSD, come consociata di Merck & Co., ha deciso di sostenere questa iniziativa promossa da IMI proprio perché interviene molto precocemente nell’educazione delle persone, evitando che si inneschino processi patologici tali da favorire una maggiore probabilità di sviluppare il melanoma in età adulta».

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Le risorse e gli strumenti educazionali della campagna per le scuole primarie sono liberamente accessibili attraverso il sito www.ilsoleperamico.it
Il Sole per amico è anche su facebook: www.facebook.com/ilSoleperamico

Se la Turchia diventa un “sultanato”

erdoFOCUS / di Filippo Re

Un dittatore con il turbante nella Nato? È ancora presto per dirlo ma i diciotto articoli del nuovo testo costituzionale non promettono nulla di buono e sembrano segnare una netta svolta presidenzialista e autoritaria della Turchia di Erdogan. I primi articoli dell’attuale legge che si riferiscono alla forma repubblicana e alla laicità dello Stato non corrono pericoli ma ciò che sparirà dalle pagine della Carta riguarda la separazione dei poteri tra giudiziario, legislativo ed esecutivo per cui il “sultano” di Ankara avrà mano libera in tutti i settori. Controllerà ogni mossa della magistratura, nominerà giudici,

 

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procuratori e ministri, potrà cacciarli quando vorrà ed emanerà decreti legge a suo piacimento, potrà sciogliere il Parlamento che avrà un ruolo decisamente minore di quello attuale e decretare lo stato di emergenza. Concentrerà nelle sue mani strapoteri per altri dieci anni. Il sogno di Recep Tayyip Erdogan, salvo colpi di scena, sta per diventare realtà: trasformare la Turchia in una Repubblica presidenziale e governare da monarca assoluto. Rimarrà in carica per due mandati, pari a dieci anni. In realtà governa già da tempo il Paese con il pugno di ferro e il fallito mini golpe del luglio scorso lo ha reso ancora più forte. Così ha deciso il Parlamento di Ankara che ha approvato la riforma radicale della Costituzione in senso presidenzialista.

ISTANBUL MOSCHEA

Non è stato difficile avere i voti necessari in aula con l’opposizione decimata dagli arresti e intimorita dai toni del leader massimo. Per evitare problemi Erdogan ha trovato un fedele alleato nei nazionalisti di estrema destra del partito Mhp, il movimento da cui uscì il killer turco Alì Agca che attentò alla vita di Papa Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981.

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Ma ora si guarda al prossimo passo, resta infatti ancora un scoglio da superare, il referendum popolare a cui sarà sottoposta la riforma il 16 aprile. L’esito appare sicuro anche se non tutti i sondaggi danno per scontata la sua approvazione. Se il presidente verrà confermato alle elezioni del 2019, Erdogan potrebbe governare per altri dieci anni, fino al 2029 con poteri speciali, come un dittatore, instaurando una specie di “sultanato”. Più a lungo di Ataturk che guidò la Turchia dal 1923 al 1938. I segni di megalomania e autoritarismo si sono manifestati alcuni anni fa anche in progetti faraonici e costosissimi come la costruzione del nuovo palazzo presidenziale ad Ankara (oltre 300 milioni di euro) due anni fa. Un gigante immane (1200 sale in stile neo-ottomano) protetto da oltre mille poliziotti, 3000 telecamere e da una guardia molto speciale. Il presidente-sultano riceve capi di Stato, ministri e ambasciatori, scortato da soldati in costume che rappresentano “i sedici imperi” della storia turca.

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La sfrenata ambizione di Erdogan di far risorgere una Grande Turchia neo-imperiale avanza come un fiume in piena, di pari passo con una repressione che lascia sempre meno spazio di manovra all’opposizione politica. I leader che cercano di opporsi ai diktat del presidente finiscono dietro le sbarre come il capo del partito filocurdo (Hdp) Salahettin Demirtas che rischia 60 anni di carcere con l’accusa di aver organizzato “un gruppo terroristico” ma anche le altre forze politiche sono sorvegliate da vicino come gli esponenti del Partito repubblicano del popolo (Chp) e i curdi, contrari alla bozza costituzionale. Ha fatto scalpore ciò che è accaduto a un tranquillo deputato curdo, cacciato e sospeso dal Parlamento solo per aver ricordato il genocidio degli armeni e delle altre minoranze compiuto dai turchi negli anni della Grande Guerra.

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Per il despota d’Oriente i giochi non sono ancora fatti anche se la campagna referendaria si svolgerà in un clima di tensione e di repressione contro la stampa diISTANBUL LUSTRASCARPE opposizione. Dovrà alzare la guardia anche nei confronti del terrorismo jihadista, uno dei tanti nemici interni che lo ossessiona da qualche tempo. Dopo gli ultimi attacchi, come quello nella discoteca di Istanbul a Capodanno, che hanno insanguinato il Paese, Erdogan ha scatenato la caccia alle cellule dell’Isis ormai ramificate in gran parte della Mezzaluna, ad Ankara, Istanbul, Bursa e a Gaziantep, al confine con la Siria e con una consistente presenza di miliziani neri. Retata anche a Smirne, sulla costa Egea, dove sono state arrestate diverse persone sospettate di aver legami con il Daesh e di voler seminare il panico in città con nuovi stragi. Ma anche nel cuore dell’Anatolia, nella Turchia profonda, il Califfo recluta miliziani per la guerra santa contro infedeli e “traditori” musulmani, come a Konya, antica capitale del sultanato turco selgiuchide, diventata una base per reclutare combattenti per la Siria. Qui, a Konya, la città del poeta sufi persiano Mevlana Rumi (i famosi Dervisci ruotanti), l’attentatore uzbeko del Reina sul Bosforo aveva preso un alloggio con la sua famiglia.

 

 

(Dal settimanale “La Voce e il Tempo” – Filippo Re)

Vendemmia, 2016 annata eccellente

È stata un’altra annata di grande eleganza, qualitativamente eccellente, che promette vini importanti e longevi. La vendemmia 2016 merita un 110 e lode, così com’era già accaduto per il 2015. I dati sono stati presentati in anteprima a novembre, in un evento organizzato a Roma dal Consorzio Piemonte Land of Perfection.

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Ora Vignaioli Piemontesi sollecita un’analisi approfondita di quei dati convocando tutto il comparto vino nella sede di Castagnito, simbolicamente a metà strada tra Alba e Asti, le due province del vino.“Il comparto vitivinicolo rappresenta la punta avanzata dell’agricoltura piemontese che si dimostra una realtà solida e vitale – introduce l’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero – un settore caratterizzato da fenomeni di rinnovamento, innovazione e di ricambio generazionale, soprattutto con l’inserimento di migliaia di giovani agricoltori e una crescita della componente femminile: sono 22.000 le aziende agricole condotte da donne; 1/3 dei 64.000 occupati in agricoltura sono donne”. “L’annata è stata eccellente: su questo nessun dubbio – dice il presidente di Vignaioli Piemontesi Giulio Porzio – ma serve più sostenibilità in vigna: ecologica ed economica. Sostenibilità che permetterà a un giovane di avere un futuro su queste colline, ma occorrono strategie Vendemmia vinonuove e condivise”. Porzio ricorda un’analisi Ismea sui punti di debolezza dell’export del vino presentata qualche giorno fa da Tiziana Sarnari: “Elevata frammentazione degli operatori, incapacità di fare sistema, scarse alleanze produttive e commerciali con aziende estere,  difficoltà della UE a concludere accordi di libero scambio, posizionamento dei vini italiani all’estero non sempre adeguato con eccessiva competizione sul prezzo, difficoltà a comunicare efficacemente la grande diversità e varietà del vino Italiano con vitigni, territori, denominazioni, uno sviluppo più intenso delle esportazioni avrebbe bisogno di più “protagonisti”.  Si conclude: “L’Italia vince le sfide della competizione internazionale quando riesce a fare sistema, ad innovare nella qualità e a comunicare la diversità”. Porzio ricorda ancora che “il 30% della produzione vitivinicola in Piemonte arriva dal mondo della cooperazione: cioè un bottiglia su tre”. Tra le 40 cantine cooperative piemontesi con vendemmia8.400 soci, 37 sono associate e rappresentate da Vignaioli Piemontesi con 6.242 aziende vitivinicole.

Nel presentare i dati delle denominazioni piemontesi tutelate da Valoritalia, il consigliere delegato Ezio Pelissetti esprime la sua soddisfazione per il lavoro svolto dalla società negli ultimi anni: “L’insieme di verifiche documentali e ispettive su cui poggia la nostra attività, nell’accogliere le aspettative di tracciabilità dei produttori e dei consumatori, offre a tutti i soggetti coinvolti le informazioni indispensabili alla corretta gestione delle Denominazioni. Consapevoli dunque della centralità del dato nello sviluppo della filiera – conclude Pelissetti – il nostro impegno è quello di renderlo il più possibile fruibile e al servizio di produttori e aziende, coerentemente con i recenti sviluppi tecnici e legislativi che stanno interessando il sistema Italia”.

I DATI DELLA VENDEMMIA 2016 IN SINTESI

Ricordiamo in sintesi quali sono i dati della vendemmia 2016: è stata una annata caldissima, con scarse precipitazioni e uve perfettamente sane e mature. Tra i vigneti del Piemonte, la produzione di vino è di 2,5 milioni di ettolitri, (+ 3,3% sul 2015). In Italia si stima una produzione di circa 51,5 milioni di ettolitri (+2% sul 2015). Una vendemmia di alta qualità per il Piemonte; infatti dalle analisi e valutazioni svolte tutti i vitigni sono collocati nella vetta della classifica, ovvero le 5 stelle dell’eccellenza a Arneis, Barbera, Brachetto, Nebbiolo e Ruché. Gli altri vitigni stanno nella sfera dell’ottimo, con 4 stelle.

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Le aziende vitivinicole sono 18.000 su 67.000 totali, mentre gli ettari vitati sono circa 43.500. Di grande rilievo i dati sull’ export, che si attesta attorno al miliardo di euro su un export agroalimentare complessivo di 4,5 miliardi di euro.  

Frutta e anatomia, i musei compiono 10 anni

Nell’Aula magna del Palazzo degli istituti Anatomici, di corso Massimo d’Azeglio 52, sabato 18 febbraio si svolgeranno le celebrazioni per i 10 anni dalla fondazione del Museo di Anatomia Umana “Luigi Rolando” e del Museo della Frutta ““Francesco Garnier Valletti”.

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All’evento di inizio delle celebrazioni, con ingresso gratuito, saranno presenti l’Assessora alla Cultura della Città di Torino Francesca Leon, il Rettore dell’Università Gianmaria Ajani, l’Assessora alla Cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi. Interverrà Piero Bianucci, giornalista scientifico e collaboratore del Polo museale, sul tema “Musei reali o virtuali?”.

 

frutta museo 2Inoltre verranno presentati i traguardi raggiunti dai musei e i progetti futuri insieme al calendario degli eventi legati alle celebrazioni di questo decennale. Dalle 18,00 alle 23,00 apertura straordinaria del Museo di Anatomia e del Museo della Frutta con ingresso gratuito. Dalle ore 21 alle 23, ogni trenta minuti circa, partiranno visite guidate gratuite. Alle ore 19,30 l’Ora del Vermouth offerto da “Antica Torino” di Torino.

 

Saranno anche inaugurate due mostre fotografiche che rimarranno visibili al pubblico fino al 18 aprile: al Museo di Anatomia; “Artifici anatomici” di Roberto Goffi e “Verosimiglianze” di Mimmo Jodice al Museo della Frutta.

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Museo di Anatomia Umana “Luigi Rolando” corso Massimo d’Azeglio 52

Tel. 011 6707797 museo.anatomia@unito.it

www.museounito.it

 

Museo della Frutta “Francesco Garnier Valletti” via P. Giuria 15

Tel. 011 6708195 info-museodellafrutta@comune.torino.it www.museodellafrutta.it

Doppia moneta interna o Euro a 2 velocita? Per me pari son…

Paolo_TuratiMeglio tardi che mai…come ho sostenuto più volte, quale alternativa ad un Euro a 2 velocità come finalmente ipotizzato (salvo un successivo distinguo “spintaneo” qualche giorno dopo) risultare possibile ( senza peraltro confliggere con quanto sotto, con cui questa ipotesi potrebbe essere concertatamente ricalibrata) anche dalla Merkel,euro denaro basterebbe che i pagamenti dello Stato venissero rifatti in Lire: Nel giro di pochi anni si genererebbero due masse monetarie equivalenti ad un rapporto di cambio fissato dal mercato interno, dopo di che, sarà il Mercato stesso a decidere quale delle due prevarrà ( e non è difficile ipotizzare quale).

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Ma come si dovrebbe dispiegare questo, auspicabilissimo processo, al fine di uscire da quella che, per Italia, Spagna, Portogallo Francia e, peggio di tutte, Grecia è la più grande crisi economica, causata anche dall’Euro e dall’imprudenza del susseguente Fiscal compact- come si può anche solo lontanamente pensare che Grecia, o Spagna, o le stesse Italia e Francia possano condividere coefficienti di bilancio equivalenti a quello tedesco, oltretutto  sine die!- pure inserito nelle Costituzioni, della Storia Moderna? O il Fiscal compact viene modificato onde consentire deficit di almeno l’8% per far davvero ripartire l’Economia( ma la Germania non vuole ché, in questo modo, addio alla sua competitività in termini di miglior MERKELproduttività!), o si lasciano le cose come sono e in pochi anni la distruzione definitiva delle Economie europee non-tedesche è certa, oppure, salvo ipotizzare come altra alternativa un’Euroarea a due velocità EuroNord/EuroMed,  bisogna pensare ad un piano, più che sostitutivo, integrativo dell’Euro, per quanto attiene nello specifico all’Italia, con una nuova Lira. La reintroduzione della Lira dovrebbe procedere con la creazione di una doppia valuta circolante in Italia, senza eliminare in una prima fase l’Euro. Lo Stato provvederebbe ad effettuare tutti i pagamenti nella nuova( potrebbe avere un rapporto di 1:1 con l’Euro) o nella reintrodotta vecchia Lira( rapportata con l’Euro a 1936, 27), e sarà poi il Mercato, in funzione delle variabili macroeconomiche( tassi d’interesse, inflazione, crescita, massa monetaria) a determinare gli equilibri fra le due divise interne, la cui massa monetaria( con quelle che sono in Italia le spese dello Stato!) entro breve tempo dovrebbe andare ad equivalersi, onde alla fine, “la vinca la più adatta” al Paese( con quasi totale probabilità sarà da nuova Lira, svalutata – e così l’Economia nazionale ne trarrà in immenso sospiro di sollievo- rispetto all’ Euro, che è, come da millenni a partire dai Sesterzi, certamente più aderente alle caratteristiche dell’Italia).

paoloturatitactica.wordpress.com

 

In 12 foto “la polizia che ti aspetti”

”La polizia che ti aspetti” è la mostra fotografica sulle specialità della polizia di Stato. L’esposizione si tiene presso l’auditorium Vivaldi della Biblioteca Nazionale Universitaria, in piazza Carlo Alberto. Fino al 19 febbraio sono esposti i 12 scatti del fotografo Massimo Sestini.

polizia mostra

Sono ritratti di “agenti che lavorano per passione, che danno tutto loro stessi per un ideale” come spiega Sestini. Sono stati fotografati nel loro impegno quotidiano, “senza cercare il momento drammatico”. Commenta il Questore di Torino Salvatore Longo: “Immagini che raccontano la polizia vera, quella di prossimità, vicina alla gente, che da risposte e aiuto”.

Il Piemonte in rete contro la violenza sulla donna

Effettuare una mappatura dei servizi, pubblici e del privato sociale, che sul territorio regionale si occupano di offrire accoglienza, consulenza e tutela alle donne vittime di violenza di genere. È questa la finalità del progetto Piemonte in rete contro la violenza sulla donna, promosso dalla Consulta femminile regionale in collaborazione con l’associazione Tampep. I risultati della rilevazione sono stati presentati martedì 14 febbraio, a Palazzo Lascaris, durante una conferenza stampa moderata da Marilena Bauducco, vicepresidente della Consulta femminile regionale.

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La ricerca ha messo in evidenza come, nonostante la sua dimensione, la rete a sostegno della donna vittima di abusi sia ancora piccola e poco conosciuta rispetto all’estensione della violenza. Su 64.362 donne fra i 16 e i 70 anni che, secondo l’Istat, hanno subito violenza in Piemonte nel 2014, solo 3.200 hanno fatto richiesta di aiuto a strutture o servizi specializzati. “La rete piemontese deve essere estesa e ottimizzata, specie nei piccoli centri, affinché le donne vittime di violenza possano permettersi di denunciare gli abusi e, oltre al volontariato, anche le istituzioni devono essere al fianco delle donne che compiono questo passo per dare adeguato supporto”, ha affermato la vicepresidente del Consiglio regionale Daniela Ruffino.ruffino motta “Le istituzioni devono creare una cultura di convivenza civile e auspichiamo che questo progetto sia ampiamente divulgato e possa portare a compimento le sue finalità in tutti gli ambiti del vivere sociale, compreso quello sportivo, dove ancora si verificano episodi di violenza di genere da contrastare”, ha aggiunto la consigliera segretaria Angela Motta.

“Fra le azioni da potenziare c’è sicuramente il coordinamento fra i centri antiviolenza e gli altri punti di contatto per fornire una rete di servizi capillare e un’assistenza competente, puntando anche sulla formazione dei volontari”, ha affermato l’assessora regionale alle Pari opportunità Monica Cerutti. “L’indagine ha messo anche in luce il tema dell’emergenza con la necessità di attivare posti di pronta accoglienza. Proseguiremo inoltre il lavoro comune avviato per mettere in rete le risposte alle problematiche emerse e stendere un piano triennale”. 

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La dottoressa Piera Viale dell’associazione Tampep ha poi sintetizzato i principali risultati emersi dalla ricerca. Dei 47 centri rispondenti all’indagine i due terzi è rivolto a un target ampio di donne adulte, minori, straniere. L’85% dei rispondenti accoglie donne adulte che hanno subito maltrattamenti e violenze. Il 66% è in grado di accogliere anche donne che hanno a proprio carico minori, mentre il 30% è attrezzato per offrire supporto a ragazze minorenni. Il 43% rivolge la sua professionalità a specifici segmenti di domanda: anziani, disabili, coppie o con reg lascarisuomini. Nel 2015 in Piemonte le donne seguite dalla rete dei 17 Centri antiviolenza sono state 1.650, di cui 1.091 italiane e 544 straniere (di 15 non è stata rilevata la nazionalità). La provincia di Torino è quella con il maggior numero di richieste: 1.381 di cui 931 italiane e 450 straniere. A seguire la provincia di Alessandria con 141 casi (77 italiane e 49 straniere), la provincia di Asti con 42 casi (27 italiane e 16 straniere), la provincia di Biella con 37 casi (26 italiane e 11 straniere), la provincia di Vercelli con 23 casi (13 italiane e 10 straniere), la provincia di Cuneo con 16 casi (9 italiane e 7 straniere) e il Vco con 10 casi (8 italiane e 2 straniere).

La quasi totalità dei soggetti coinvolti nella rilevazione gestisce sia il momento di accoglienza vis a vis (94%) sia la raccolta telefonica delle necessità (81%). A questo primo momento di accoglienza segue l’orientamento verso attività più specifiche come la consulenza legale (64%) e quella psicologica (49%). L’intervento specialistico può essere fornito sia da professionalità interne al centro, sia da altri soggetti specializzati coinvolti nella rete. Il 56% dei rispondenti ha inoltre la possibilità di garantire a donne a rischio l’accesso a una struttura abitativa protetta. Otto Centri antiviolenza su 10 hanno la possibilità di utilizzare, all’occorrenza, una casa protetta, mentre nell’ambito del privato sociale solo 4 associazioni su 10 riferiscono di essere in grado di offrire l’accoglienza in un luogo sicuro. “Fra le criticità emerge un ampio ricorso a reti volontaristiche che, pur essendo segnale di attenzione sociale, richiederebbero una valorizzazione più coordinata con le strategie di assetto e di sviluppo di una rete territoriale organica, che assicuri presidio, aggiornamento professionale e ricambio generazionale”, ha concluso Viale.

www.cr.piemonte.it

Foto: il Torinese

 

 

IL POLITECNICO DI TORINO PRONTO PER LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

INDUSTRIA 4.0 / Il Rettore descrive un Ateneo in crescita che si candida a ricoprire un ruolo chiave nel processo che porterà verso l’Industria del futuro

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 “Stiamo vivendo in un periodo caratterizzato da una rapida, e per certi versi imprevedibile, evoluzione di tecnologie emergenti, che avranno un impatto sulla crescita economica, ma anche e soprattutto risvolti di ordine sociale e culturale. Per restare competitiva in uno scenario internazionale, la nostra Industria dovrà non solo consolidare i processi di innovazione, ma avviare un percorso di trasformazione che la renda protagonista della rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo.  Alle Università è richiesto non soltanto di porsi sulla frontiera della ricerca scientifica, ma anche di contribuire, di concerto con il sistema socio-economico e con le istituzioni che hanno responsabilità di governo, a promuovere una diffusione inclusiva e sostenibile di queste nuove tecnologie, capace di dare risposte alle grandi sfide che ci attendono”.

È questo lo scenario che fa da filo conduttore per l’inaugurazione dell’anno accademico 2016/2017 del Politecnico di Torino, nel corso della quale il Rettore Marco Gilli si confronterà con il Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda sul ruolo che le Università dovranno avere nell’attuazione del Piano Industria 4.0; il Politecnico, in particolare, sarà chiamato direttamente a dare corpo e sostanza al Piano, essendo stato individuato dal Ministero come una delle sedi dei Competence Center che saranno distribuiti sul territorio nazionale. Proprio a questo aspetto sarà dedicata la prolusione, tenuta dal Vicerettore al Trasferimento Tecnologico Emilio Paolucci. Un contributo alla discussione arriverà dal mondo industriale con gli interventi del Presidente dell’Unione Industriale di Torino Dario Gallina e di Riccardo Procacci, Presidente e AD di Avio Aero.

POLITECNICO 36Il Rettore presenterà alla comunità accademica, al sistema socio-economico e agli ospiti istituzionali le strategie e i progetti che l’Ateneo metterà in campo, forte dei risultati positivi conseguiti negli ultimi anni.“Per dare una risposta adeguata alle aspettative del sistema socio-economico e interpretare correttamente la propria missione”, fa presente il Rettore Marco Gilli, “il nostro Ateneo ha potuto avvalersi negli ultimi anni di una solida condizione economico-finanziaria, dovuta a un’attenta politica di contenimento dei costi, all’acquisizione di una parte crescente della percentuale premiale di Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), ma soprattutto all’acquisizione di fondi competitivi internazionali e al consolidamento di contratti di partnership con il sistema delle imprese.”

POLITECNICOIl Politecnico ha approvato un bilancio di previsione 2017 rivolto allo sviluppo di iniziative a sostegno dei propri studenti, delle attività di ricerca e di internazionalizzazione,  dello sviluppo culturale e tecnologico del territorio, con investimenti superiori ai 50 milioni di euro. Il numero di docenti torna a crescere: da metà 2014 a fine 2016, sono state aperte complessivamente 430 posizioni; “Il maggior investimento in risorse umane degli ultimi quindici anni”, commenta il Rettore. Il progetto Visiting Professor, che ha consentito di accogliere più di 30 docenti di elevata reputazione internazionale con il solo bando 2016, l’introduzione di uno starting grant per i professori non provenienti dai ruolo del Politecnico, la selezione di ricercatori da destinarsi a tempo pieno ai Campus all’estero e una call per professori esterni che ha portato a quasi 200 candidature per venire a lavorare al Politecnico completano l’investimento sul capitale umano, anche in un’ottica di internazionalizzazione.

 

In questo quadro di crescita, si registra anche l’incremento del numero delle domande di immatricolazione: dal 2012, il numero di studenti che hanno richiesto di immatricolarsi nei corsi di laurea dell’Ateneo è cresciuto in modo esponenziale, con percentuali annuali intorno al 10% e toccando quest’anno quota 11.000: “Un dato in forte controtendenza in un Paese che presenta una delle percentuali più basse di laureati tra i Paese OCSE”, fa presente il Rettore, che prosegue ribadendo però che questa situazione, di per sé estremamente positiva, rappresenta anche una politecnicocriticità che ormai è diventata emergenza: “Senza un supporto da parte delle Istituzioni per il reperimento in tempi brevi di aree e spazi adeguati, che consentano l’estensione del Campus della Scuola di Ingegneria, non saremo in grado di fare di più ed anzi ci troveremo costretti a restringere ulteriormente gli accessi, a meno di rinunciare, e non lo faremo mai, alla qualità della nostra offerta formativa”, commenta Gilli, che ricorda la centralità anche degli altri progetti edilizi già avviati, da ToExpo al MOI.

L’Ateneo sta già investendo molto per migliorare ulteriormente la qualità della propria didattica, rendendola ancora più internazionale e trasversale, proprio per venire incontro alle esigenze di innovazione del Paese: oltre 10 milioni di euro serviranno a riqualificare i laboratori didattici; è stato incrementato il numero di borse di studio destinate a  studenti internazionali, selezionati con esami di ammissione svolti direttamente nelle aree geografiche di maggiore interesse strategico (Cina, America Latina e Paesi del Mediterraneo);  è previsto un incremento sostanziale delle risorse destinate al dottorato di ricerca; infine, verranno rafforzati i percorsi di eccellenza per gli studenti maggiormente meritevoli: «Qualità e impegno» nella Laurea triennale e l’Alta Scuola Politecnica nella Laurea Magistrale, ai quali si aggiungerà un percorso integrato Laurea Magistrale-Dottorato, aperto agli studenti più brillanti e a quelli internazionali.

 

(foto: il Torinese)

 

La Settimana di Cardiologie Aperte

cuore spezzatoFino al 19 febbraio si rinnova l’appuntamento con la 8a Campagna Nazionale della Fondazione per il Tuo cuore Onlus di ANMCO – Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri

 

Dal 12 al 19 febbraio anche 8 strutture ospedaliere della Regione Piemonte e Valle d’Aosta ospitano Cardiologie Aperte, il tradizionale appuntamento di screening cardiologico e della salute del cuore degli italiani. Un’iniziativa della 8a Campagna Nazionale della Fondazione per il Tuo cuore Onlus e di ANMCO – Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri.

 

“La prevenzione rimane la migliore cura per la nostra salute soprattutto per un organo importante come il cuore. In questi anni di Campagna di Prevenzione, molti italiani l’hanno compreso e attendono Cardiologie Aperte per effettuare gli screening di prevenzione e assistere a importanti momenti di incontro con esperti di cardiologia. La vera e propria rivoluzione sanitaria è fare prevenzione in modo capillare, in piazza, una sensibilizzazione che va oltre le mura delle strutture ospedaliere –. Non solo si abbattono i costi sanitari, ma soprattutto si genera la consapevolezza e la cultura della prevenzione, grazie alla quale si evitano morti improvvise e malattie croniche e invalidanti.- ha sottolineato Michele Gulizia, ideatore del Progetto, Direttore di Struttura soccorso cto ambulanza ospedaleComplessa di Cardiologia Ospedale “Garibaldi-Nesima” di Catania e Responsabile del Settore Operativo “Progetto di Prevenzione Nazionale Banca del Cuore“ – Protagonista di eccellenza anche di questa edizione è infatti la Banca del Cuore, quest’anno estesa grazie al nuovo Progetto “Truck Tour Banca del Cuore” che in questi giorni affronta la tappa Sanremese, la prima delle tante che effettuerà nei prossimi 8 mesi nelle oltre 30 città italiane, rappresentando l’evoluzione di una prevenzione cardiovascolare che si sposta “porta a porta” a casa degli italiani.”

 

“Il cuore degli italiani soffre delle stesse malattie e con la stessa incidenza di quelle che colpiscono quello degli europei. La malattia più diffusa è indubbiamente la cardiopatia ischemica, che si può manifestare acutamente con un infarto miocardico acuto o una morte improvvisa ma che, nei tanti casi che riusciamo a salvare diventa una forma cronica, con la presenza o meno di una angina pectoris. – ha dichiarato Attilio Maseri, Presidente della Fondazione “per il Tuo cuore” Onlus. La Settimana di Cardiologie Aperte ci ha dimostrato, in questi anni, come sia importante arrivare a incontrare direttamente i cittadini, non solo in una situazione di sofferenza cardiaca, ma prima che la patologia si manifesti”.

 

“Entusiasticamente aderiamo, come per le precedenti sette edizioni, alla Campagna Nazionale della Fondazione per il tuo cuore ONLUS di ANMCO consapevoli che, grazie a questa lodevole iniziativa, molti cittadini della nostra Regione da oggi sapranno che il loro cuore è più protetto, poiché è inserito in un grande progetto di prevenzione cardiovascolare. Infatti in questi anni, grazie alla Campagna «Banca del Cuore», molte persone hanno scoperto di avere anomalie a livello cardiovascolare che non sapevano di avere, tra cui pregressi infarti, fibrillazione atriale e cardiopatie ad alto rischio di aritmie maligne” ha messo in evidenza Marco Sicuro Presidente Regionale ANMCO PiemonteValle d’Aosta. Per questa edizione il filo conduttore delle iniziative legate a Cardiologie Aperte 2017 sarà la divulgazione dei materiali elaborati dalla Fondazione per il Tuo Cuore per promuovere stili di vita corretti. In ogni sede le iniziative sono gestite dai medici e dagli infermieri di ciascun reparto di cardiologia, che hanno aderito con dedizione e in spirito di servizio. Ad Aosta l’iniziativa sarà rivolta, come di consueto, a un target particolare: in questa edizione sono i non vendenti e i loro accompagnatori. In ogni Sede verrà data informazione sula Banca del Cuore e sulla Ricerca Cardiovascolare portata avanti dal nostro Centro Studi“.

 

Anche per questa edizione sono previste tante iniziative in tutte le città che hanno aderito alla LETTO OSPEDALECampagna, molte delle quali rivolte alla prevenzione delle malattie cardiovascolari e all’educazione a un corretto stile di vita che permetta di avere un cuore sano – aggiunge Andrea Di Lenarda Presidente Nazionale ANMCO – A queste si sommano dibattiti e incontri con i cittadini all’interno delle stesse strutture ospedaliere e nei teatri, cinema e scuole coinvolte dall’iniziativa. La Banca del Cuore rappresenta una iniziativa di grande rilevanza e impatto per la popolazione italiana, motivo per cui anche la nostra Associazione promuove con forza questo Progetto per il suo alto valore educativo e per il suo forte messaggio in favore della salute dei nostri pazienti”.

 

A tutti i cittadini e ai pazienti che si recheranno nelle Cardiologie aderenti per partecipare al Progetto Nazionale di Prevenzione Cardiovascolare “Banca del Cuore” verrà consegnata gratuitamente, al termine dello screening, la propria BancomHeart, la card di Banca del Cuore. Una card unica al mondo, grazie alla quale i possessori possono prendersi cura meglio del proprio cuore, anche lontano da casa, in viaggio o quando non si ha la possibilità di raggiungere il proprio medico. Le informazioni mediche raccolte sono conservate nella “Banca del Cuore”: una cassaforte digitale dove le informazioni mediche relative al cuore sono sempre disponibili e consultabili. Infatti, la BancomHeart, grazie alla password segreta conosciuta solo dall’utente, consente di connettersi, via internet dall’Italia e dall’estero, alla Banca del Cuore e di vedere o scaricare il proprio elettrocardiogramma e i propri dati clinici ogni volta che lo si desidera.

 

Qui di seguito le Cardiologie Aperte finora pervenute:

 

  • Ospedale Generale Regionale-Po U. Parini , Aosta Dott. MARCO SICURO
  • Ospedale Degli Infermi, Ponderano (BI) Dott. MARCO MARCOLONGO
  • Ics Maugeri Spa Societa’ Benefit, Veruno (NO) Dott. CLAUDIO MARCASSA
  • Ospedale San Luigi Gonzaga, Orbassano (TO) Dott. ROBERTO POZZI
  • Ospedale Giovanni Bosco, Torino Dott.ssa PATRIZIA NOUSSAN
  • Ospedale Maggiore Ss. Trinita’, Fossano (CN) Dott. MAURO FEOLA
  • Ospedale Mauriziano, Torino Dott.ssa MARIA ROSA CONTE
  • Ospedale Maria Vittoria, Torino Dott. MASSIMO GIAMMARIA

 

L’elenco aggiornato delle Cardiologie aderenti al Progetto e delle iniziative promosse in Regione è disponibile sul sito www.periltuocuore.it.

 

 

Rispetto per il povero Crescenzio: la lapide non si tocca

quaglieniBaloccarsi su cosa scrivere sulla targa è inutile se non si ricostruisce l’insieme. E dall’insieme risulta che violenza politica, violenza terroristica, terrorismo sono difficilmente scindibili in quegli anni di piombo. Anche le parole sono pietre, diceva Carlo Levi, pietre che uccidono come la P 38

Di Pier Franco Quaglieni*

La polemica che sta montando ad una settimana dallo scoprimento di una lapide in ricordo del lavoratore studente (come si diceva allora) Roberto Crescenzio non è un buon segnale, rivela l’appannarsi di alcuni valori di riferimento che si credevano acquisiti una volta per sempre. In quell’anno conducevo un seminario a Palazzo Nuovo quasi esclusivamente riservato ai lavoratori studenti e so cosa significasse lavorare e studiare tra mille difficoltà ,come faceva Crescenzio.
terrorismo2La polemica su cosa si deve  incidere sulla lapide (violenza politica? violenza eversiva? violenza terroristica? terrorismo?) appare un po’ pretestuosa, soprattutto quando si vuole sostenere che quella vicenda terribile fu solo violenza politica. L’uso di bombe molotov  in manifestazioni  non è mai solo violenza politica. Assaltare la sede del MSI, partito che aveva una folta rappresentanza in Parlamento, è un’idea inconciliabile con la convivenza civile. Le idee si combattono con il confronto delle idee ,non con le aggressioni alle sedi. Altrettanto per l’assalto di tipo squadristico all’”Angelo Azzurro”.

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Spadolini aveva scritto degli opposti estremismi che finiscono di confondersi nei modi di comportarsi di agire. Squadristi rossi e squadristi neri. Scannarsi su cosa scrivere sulla targa non è segno di rispetto per questo giovane disgraziato, vittima incolpevole di una furia che non può trovare spiegazioni,  nè tanto meno giustificazioni ragionevoli. Meno che mai sono tollerabili i tentativi di sminuirne la portata. I protagonisti -responsabili non hanno mai dato spiegazioni convincenti.Alcuni hanno anche fatto carriere impensabili. Il solo Silvio Viale, andato assolto ed accusato  esclusivamente per l’assalto alla sede missina ha espresso, sia pure molto tardivamente, le sue scuse alla mamma di Crescenzio. Il prof. Stefano Della Casa, Steve Lotta_continua_1973per i compagni di LC, laureatosi proprio nel 1977,anno della morte violenta di Crescenzio, che pure passò un anno in carcerazione preventiva per quell’episodio, si è sempre dichiarato innocente e quindi non  si è mai espresso su quel dramma, pur prendendo  successivamente le distanze dall’uso della violenza. Nel 2006 ebbe la riabilitazione del Tribunale di Torino e questo chiuse per sempre il discorso giudiziario. E’ vero che nel 1976 Lotta Continua si sciolse proprio di fronte al dilemma del terrorismo, ma una parte  significativa di suoi militanti confluirono nei gruppi terroristici.

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Non va inoltre dimenticato l’omicidio nel 1972  del commissario Luigi Calabresi ad opera di militanti di LC il cui mandante,come assodato da sentenza definitiva, dopo innumerevoli processi, fu  Adriano Sofri  per il quale intellettuali irresponsabili chiesero per anni la grazia dopo la condanna, grazie che il casalegno-2presidente Ciampi non firmò. Baloccarsi su cosa scrivere sulla targa è inutile se non si ricostruisce l’insieme. E dall’insieme risulta che violenza politica, violenza terroristica, terrorismo sono difficilmente scindibili in quegli anni di piombo. Anche le parole sono pietre, diceva Carlo Levi, pietre che uccidono come la P 38. In particolare l’idea di ridurre la portata della tragedia dell’Angelo Azzurro con una variazione del testo della lapide appare profondamente sbagliata. Soprattutto sbaglia in modo clamoroso chi vuole ricondurre la responsabilità al clima di quegli anni. E’ un vetero sociologismo  di convenienza  che va respinto. Ciascuno è sempre responsabile dei suoi atti. LC fu un gruppo violento ed eversivo perché la Costituzione consente solo ed esclusivamente manifestazioni pacifiche. Chi ha fatto ricorso alla violenza è quindi eversore delle istituzioni repubblicane. Chi si aggrappa ai nominalismi intende magari ,al di là delle sue stesse intenzioni,non fare fino in fondo i conti  su una pagina nera e rossa della storia italiana, rossa anche di sangue versato da vittime innocenti. L’assalto all’Angelo Azzurro fu un atto criminale che non può trovare attenuanti. Di criminalità politica ed eversiva, in una parola terroristica, non foss’altro perché generò terrore in una città già straziata ed umiliata. Non dimentichiamo che nello stesso anno venne ammazzato Carlo Casalegno e ci fu chi persino all’interno di una redazione de “La Stampa” ne gioì.

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Ha ragione Giancarlo Caselli, il magistrato che insieme a Caccia, Barbaro, Maddalena ed altri, fu protagonista della difesa della democrazia repubblicana minacciata, quando  parla di “arretramenti”, se si modificasse  il testo della lapide. Il Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Nino Boeti, pur cercando di confrontarsi con tutti come è nel suo stile ed è proprio del suo crescenzio2ruolo istituzionale ,ha ricordato che  nel movimento studentesco e nell’autonomia il terrorismo trovò terreno fertile . Gli aspetti penali della questione sono archiviati da tempo. Quelli storici ed anche politici no. I fiancheggiatori di allora ,i simpatizzanti, quelli che non andarono in piazza San Carlo  per il “reazionario” Casalegno, quelli che parlarono di sedicenti Brigate rosse e poi  di compagni che sbagliano, sarebbe bene che  stessero zitti ed evitassero anche di farsi vedere all’inaugurazione della lapide. 

* direttore del Centro Pannunzio