ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 485

Sartirana Textile Show, il tessile protagonista

A Torino la Promotrice di Belle Arti dal 31 ottobre al 3 novembre prossimi è teatro di una delle più importanti mostre mercato del settore

 

Approda a Torino, dal 31 ottobre al 3 novembre prossimi, alla Promotrice di Belle Arti, nella splendida cornice del parco del Valentino, il “Sartirana Textile Show” (STS), una delle più importanti mostre mercato del tessile, giunta quest’anno alla sua quindicesima edizione.

Curato da Alberto Boralevi, era di solito ospitata nel suggestivo scenario della Pila, a Sartirana Lomellina, nel Pavese. L’edizione di quest’anno vedrà la partecipazione di oltre trenta espositori provenienti dal continente europeo e da quello asiatico, protagonisti tappeti ed arredi tessili di notevole pregio.

Una significativa novità sarà, quest’anno, l’esposizione di un prezioso tappeto Ushak a medaglione, anche detto “Tintoretto”, proveniente dalla collezione Cerruti e dal Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea, esposto grazie ad un’iniziativa in collaborazione con BIG, Broker Insurance Group. L’importante pezzo, proveniente dall’Anatolia settentrionale, risale al XVI secolo ed apparteneva al collezionista ed imprenditore Francesco Federico Cerruti, scomparso nel 2015 all’età di 93 anni. L’importante manufatto di arte tessile consente ai visitatori ed anche agli operatori del settore, in un contesto specialistico, di approfondire la conoscenza della Collezione Cerruti, andando anche alla scoperta di un immenso patrimonio artistico comprensivo di oltre trecento opere tra pittoriche e scultoree, tra cui libri antichi, legature, più di trecento arredi e mobili, tra cui tappeti e scrittoi realizzati da celebri ebanisti. La Collezione Cerruti vanta anche capolavori pittorici che spaziano dalle opere di Bernardo Daddi a quelle del Pontormo, da Renoir a Modigliani, Kandinsky, Klee, Boccioni, Balla e Magritte, per approdare, nella contemporaneità, alle opere di Bacon, Wahrol, De Dominicis e Giulio Paolini.

L’edizione in programma alla Promotrice di Belle Arti del Sartirana Textile Show offre quest’anno il frutto della preziosa collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che sarà presente con uno spazio istituzionale ed opere di arte contemporanea, legate da un sottile fil rouge al mondo del tessile. Verranno, infatti, esposti tre arazzi di lana intrecciati a mano realizzati dall’artista messicano Gabriel Kuri, appartenenti alla serie “Untitlet” (Magenta Stripe Gobelins), esempio rappresentativo del tessile nell’arte contemporanea.

Molte le iniziative culturali promosse nell’ambito della rassegna. Suggestivo il nome dato loro,   di “Tea Time TextileTalk”, vere e proprie piccole conferenze sui principali temi dell’arte tessile, seguite da un tradizionale momento conviviale a base di tè.

Questa edizione di STS ospiterà anche uno spazio dedicato all’editoria ed alla stampa di settore, ed uno dedicato all’Associazione del Museo Poldi Pezzoli di Milano, dove sarà possibile conoscere le iniziative dell’associazione legate ad uno dei più bei musei di collezionismo privato.

Saranno anche presenti consorzi di promozione turistica, tra cui il Sistema Monferrato, l’Agenzia Locale della Provincia di Alessandria, il GAL Risorsa della Lomellina, l’Ecomuseo del Paesaggio della Lomellina e l’Ente di promozione turistica Visit Alassio.

Dopo l’inaugurazione di giovedì 31 ottobre prossimo la mostra sarà visitabile venerdì 1 e domenica 3 novembre dalle 10 alle 19. Sabato 1 novembre dalle 10 alle 21.

 

Mara Martellotta

Ingresso 10 euro.

Info@sartiranatextileshow.it

Il commento e la vignetta di Mellana

Armi, rapine e legittima difesa
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Pur essendo in costante diminuzione, secondo i dati ISTAT e  alla faccia di chi dice che l’immigrazione porti un aumento della  delinquenza, ogni anno in Italia si consumano circa 30.000 rapine delle quali, sempre circa, 5000 riguardano il commercio (benzinai, tabaccai, farmacie in testa).  Alcune decine di queste rapine finiscono in tragedia.
La maggior parte delle rapine ha come obbiettivo quello di arraffare contante. Dunque se diminuissero i pagamenti in contanti sarebbe disincentivato il lavoro di rapinatore: se tutti pagassero il pieno con il bancomat nessun benzinaio verrebbe più ucciso per rapina. Questa prospettiva viene criticata da destra come illiberale: “Bancomat chiede a cosa ti servono i soldi, fatti gli affari tuoi!” urla la sempre raffinata Meloni e a lei si uniscono gli altri coriferi della destra italiana. Messa così puoi anche pensare che sia una impostazione non condivisibile ma, in qualche modo, motivata, la difesa della privacy ha una sua  importanza. Ma siamo sicuri che sia quello il vero motivo? Se non ci fossero più rapine (o quasi più) si venderebbero ancora armi per “legittima difesa” ?
Non vi ricorda qualcosa l’idea che  l’industria maggiormente interessata alla legittima difesa sia quella che vende armi? La privacy più importante delle vite umane? Forse non solo negli USA di Trump la lobby delle armi lavora metodicamente per rendersi indispensabile e ha i suoi politici di riferimento.
Claudio Mellana

Iren motore di innovazione e crescita sostenibile in Italia

Presentato lo studio di The European House – Ambrosetti 

 

  •  Iren è la 25esima azienda del comparto industriale italiano per ricavi nel 2018 (4 miliardi di euro)
  •  Il contributo al PIL nazionale da parte di Iren è pari a 2,5 miliardi di euro
  •  Nel periodo 2014-2018:
    • il titolo Iren in Borsa è cresciuto del 128%
    • gli investimenti sono cresciuti del 71%
    • gli occupati sono cresciuti del 56%
  •  Il Gruppo ha attivato oltre 28 mila posti di lavoro in Italia, tra effetto diretto, indiretto e indotto
  •  Rispetto alla media nazionale:
    • nelle reti idriche gestite da Iren le perdite (34,8%) sono inferiori di 13 punti percentuali
    • la percentuale di raccolta differenziata (64,3%) nei territori serviti è superiore del 9 punti percentuali
  •  Iren è il primo operatore nazionale nel teleriscaldamento e produce l’87% di energia elettrica da fonti rinnovabili o assimilate (media nazionale 35%)
  • ü Iren ha emesso 3 Green Bond negli ultimi 3 anni, per un valore totale di 1,5 miliardi di euro

 Iren è la 25esima azienda industriale italiana per ricavi nel 2018, genera un contributo al PIL Nazionale di 2,5 miliardi euro e, grazie alla propria attività, consente l’attivazione di 28mila posti di lavoro in Italia.

Sono solo alcuni dei principali dati emersi dalla ricerca “Il ruolo di Iren come motore di innovazione e crescita sostenibile in Italia” realizzata da The European House – Ambrosetti che, in collaborazione con Iren, ha organizzato l’incontro “Orientati al futuro 2. Strategie di sviluppo e valorizzazione dei territori” cui hanno partecipato, tra gli altri, David Gann, Professor of Technology and Innovation Management presso l’Imperial College di Londra, Juan Alayo, Professore Digital Trends and Tools for the City, IE School of Architecture and Design; già Direttore, Planning and Development, Bilbao Ria 2000, Mario Calderini, Professore Ordinario presso la School of management del Politecnico di Milano, Massimiliano Tellini Responsabile Circular Economy, Innovation Center, Intesa Sanpaolo, Stefano Venturi, Presidente e Amministratore Delegato, HPE Italia, Valerio De Molli Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti, Renato Boero e Massimiliano Bianco, rispettivamente Presidente e AD del Gruppo Iren.

The European House – Ambrosetti ha applicato a Iren il proprio modello, cosiddetto dei “4 Capitali” – (economico, ambientale, cognitivo e sociale), di misurazione e valutazione multidimensionale del valore creato da un’impresa e il suo contributo allo sviluppo del territorio e del Paese.

Per quanto riguarda il contributo alla crescita del Capitale economico, Iren rappresenta una realtà industriale di primaria importanza a livello nazionale, posizionandosi – con un fatturato 2018 di 4 miliardi di euro – 25esima tra tutte le aziende del comparto industriale italiano, 6a nel proprio settore di riferimento e 3a tra i comparable, con un tasso di crescita dei ricavi dell’8,6% tra il 2014 e il 2018 rispetto a una media del +1% del settore.

Un Gruppo che ha generato un contributo al PIL nazionale pari a 2,5 miliardi di euro tra Valore aggiunto diretto, indiretto e indotto che ha realizzato, in un contesto nazionale di investimenti pubblici e privati decrescenti, una crescita degli investimenti nel periodo 2014-18 del 71% (1,6 miliardi complessivi) e prevede un piano di investimenti al 2024 di 3,3 miliardi di euro, di cui 350 milioni in digitalizzazione come fattore abilitante per erogare servizi innovativi, sicuri ed efficienti.

Nell’ambito dell’innovazione, Iren offre servizi volti al miglioramento degli spazi urbani e alla creazione di città smart e sostenibili focalizzando i propri investimenti sulla rigenerazione urbana attraverso la riqualificazione di edifici e l’efficientamento dell’illuminazione pubblica, sull’evoluzione nei modelli e nelle scelte di consumo attraverso il new downstream (prodotti e servizi per efficientare i consumi e far progredire i comportamenti degli utenti) e sulla mobilità elettrica e la relativa infrastruttura abilitante. Interventi che generano un impatto diretto in termini di minori consumi energetici, pari a un risparmio annuo di circa 1.000 euro a famiglia per la riqualificazione energetica degli edifici e di circa 980 euro per la razionalizzazione dei consumi domestici.

Anche la crescita del titolo Iren in Borsa ha generato valore economico per le amministrazioni territoriali che rappresentano i maggiori azionisti del Gruppo alla luce di un incremento del 128% tra il 2014 e il 2018. A ciò si aggiungono i dividendi distribuiti ai Comuni azionisti: 213 milioni di euro cumulati nel periodo 2014-2018, cresciuti in modo costante nel periodo.

Sul fronte del Capitale ambientale, il Gruppo genera l’87% del totale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e assimilate, una quota superiore rispetto alla media delle aziende comparable (57%) e a quella del Paese (35%). Grazie al teleriscaldamento, in cui è il primo operatore nazionale, ha evitato nel 2018 l’emissione di 1 mln di tonnellate di CO2.

Iren investe inoltre in importanti progetti di efficientamento energetico ed è attore di rilevanza sistemica anche per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, settore nel quale ha raggiunto una quota di raccolta differenziata (64,3%) superiore alla media italiana (55,5%) e in costante crescita.

Nel settore idrico, dove è il 3° operatore italiano, le perdite da rete idrica (34,8%) sono inferiori di 13 punti percentuali rispetto alla media del Paese (48%). Tra il 2012 e il 2019 Iren ha ampliato la rete fognaria gestita del 20,3% e gli impianti di acque reflue del 24,1% e prevede di ridurre le perdite di rete idrica a livelli inferiori al 30% al 2024.

Gli ambiti sopracitati – la crescita della raccolta differenziata, gli interventi nel servizio idrico integrato, l’estensione della tariffazione puntuale, l’incremento del recupero di materia attraverso impianti che trasformano il rifiuto in un nuovo prodotto finito e la valorizzazione energetica di rifiuti non recuperabili, attraverso l’allacciamento dei termovalorizzatori alle reti di teleriscaldamento cittadine – sono i pilastri della visione di Economia Circolare che è uno dei paradigmi della crescita del Gruppo nei prossimi anni.

Iren prevede 2 miliardi di euro di investimenti in progetti sostenibili al 2024. Crescita economica e crescita sostenibile vengono coniugate anche attraverso l’emissione di Green Bond per complessivi 1,5 mld € negli ultimi 3 anni, pari al 19% delle emissioni delle società italiane quotate.

Con riferimento al contributo alla crescita del Capitale cognitivo, Iren attiva filiere di Ricerca e Sviluppo su scala internazionale, che coinvolgono un totale di 375 partner per progetti di ricerca provenienti da 31 Paesi consentendo di importare nel nostro Paese know-how, competenze e conoscenza, al diretto servizio di cittadini, imprese e territori.

Con l’iniziativa IrenUp, Iren si afferma inoltre come uno dei principali finanziatori di Venture Capital italiani, stanziando 20 milioni di euro in 3 anni, il 10% del totale dei fondi di Corporate Venture Capital erogati in Italia.

Iren investe infine in maniera significativa in attività di formazione, sia interna, sia esterna all’azienda. Internamente, nel periodo 2016-2018, sono cresciute del 35% le ore di formazione erogate ai dipendenti, coinvolgendo il 95% del totale. Sul fronte esterno, negli ultimi tre anni sono stati coinvolti all’interno del progetto EduIren oltre 260mila persone dei territori di riferimento.

Iren contribuisce al Capitale sociale dei territori in cui opera innanzitutto sotto il profilo occupazionale in quanto è un employer sempre più rilevante con circa 7.000 dipendenti a fine 2018 (già cresciuti a 8.100 ad agosto 2019) e una crescita degli occupati del 56% tra il 2014 e il 2018 a fronte delle progressive aggregazioni societarie e delle nuove assunzioni avviate nel periodo.

A questo impatto occupazionale diretto si aggiungono gli occupati indiretti e indotti, sostenuti da Iren attraverso l’attivazione delle filiere di fornitura e subfornitura e l’effetto sui consumi: per ogni persona occupata da Iren si attivano 3 ulteriori posti di lavoro nell’economia per un totale di circa 28.000 occupati tra effetto diretto, indiretto e indotto.

L’offerta di lavoro di Iren aiuta ad affrontare i rilevanti squilibri sociali del Paese: fragilità occupazionale giovanile, condizione femminile e precarietà. A oggi infatti il 72% dei neo-assunti in Iren è under 30. La quota di occupazione femminile è a sua volta cresciuta attestandosi al 25,7% con una presenza femminile nel CDA del 46% contro una media nazionale del 30%.

Infine, Iren privilegia rapporti di lavoro di lungo periodo: il 99% degli occupati è assunto a tempo indeterminato o con contratto di apprendistato. Dal 2014 al 2018 Iren ha ottenuto il 1° tasso di crescita degli occupati tra le aziende comparable e il 3° tra le principali aziende industriali italiane.

Per quanto riguarda le ricadute sociali esterne all’azienda, Iren contribuisce al settore della cultura con un valore cumulato dei contributi aziendali negli ultimi 5 anni di 40,3 milioni di euro.

Renato Boero, Presidente Iren, ha dichiarato: “nel 2018 Iren ha servito complessivamente 405 Comuni in 11 Regioni per un totale di 4.260.405 abitanti, oltre il 7% della popolazione italiana. Sono numeri che fotografano l’importanza a livello nazionale di un Gruppo di rilevanza sistemica sotto il profilo dimensionale ed economico. Oggi Iren ha l’ambizione di essere un attore chiave a livello nazionale per abilitare lo sviluppo dei territori serviti aiutandoli ad affrontare le sfide di transizione energetica, di economia circolare e i nuovi scenari di innovazione nei servizi”.

Massimiliano Bianco, A.D. Iren:La continua crescita registrata negli ultimi anni ha consentito a Iren di essere sempre più pronta a cogliere le sfide del settore per rispondere alle quali il Gruppo prevede di investire 3,3 miliardi nei prossimi 5 anni, di cui la maggior parte in digitalizzazione e sostenibilità. Il futuro si giocherà sulla capacità di dare risposte alle nuove sfide delle città italiane come la competitività, la sicurezza, l’inquinamento, la mobilità, il consumo di risorse, l’inefficienza infrastrutturale e i servizi integrati. In questo scenario, Iren vuole giocare un ruolo da attore protagonista”.

Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti: Dal nostro osservatorio, come primo Think Tank privato e indipendente in Italia, abbiamo approfondito gli scenari di sviluppo sostenibile e della digi-circolarità nel settore delle multiutility, individuando 8 sfide per il futuro delle città. Iren, attraverso una traiettoria di crescita che l’ha portata a superare i 4 miliardi di euro di ricavi, contribuisce a rispondere concretamente a queste sfide, ponendosi come motore di innovazione e crescita sostenibile, grazie a una visione distintiva di economia circolare, all’uso della finanza d’impatto e all’innovazione nei prodotti e servizi per la Smart City del futuro”.

 

 

 

Le leggi del collezionismo

Un convegno promosso dall’Associazione Numismatica Taurinense. Tra i relatori l’avvocato torinese Simone Morabito, esperto in materia di diritto dell’arte  

 

Le problematiche inerenti al collezionismo costituiscono il tema portante del convegno in programma sabato 26 ottobre prossimo dalle 10 all’Nh Hotel Ambasciatori a Torino, in corso Vittorio Emanuele II 104. Ad introdurre i lavori sarà il presidente dell’Associazione Numismatica Taurinense, dottor Eupremio Montenegro, associazione promotrice del convegno insieme alla NIA, Numismatici Italiani Associati.

Il colonnello Domenico Luppino tratterà il tema del collezionismo e della legislazione vigente, suggerendo interessanti spunti per una numismatica responsabile, mentre l’avvocato torinese Simone Morabito parlerà in merito alla problematica della modifica dell’opera d’arte, delle sue conseguenze e dell’appropriazionismo. Con questo termine si indica l’attività di quell’artista che, appropriandosi di elementi di un’opera d’arte realizzata da un terzo soggetto, la modifica, introducendovi nuovi elementi estranianti.

La giurisprudenza sia americana sia italiana, in assenza di una legge specifica in materia, ha fissato dei criteri per stabilire se un’opera sia stata copiata o se sia stata ispirata da un intento nuovo, per esempio parodistico. Un esempio è rappresentato dalle “Giacometti Variations”, realizzate da John Baldessari nel 2010 per la Fondazione Prada. Lo scultore si è ispirato, per le sue enormi modelle statuarie, alle opere di Alberto Giacometti intitolate “Grand Femmes debout III”, risalenti al 1960. In realtà il suo intento è  stato assolutamente diverso. Giacometti non aveva mai realizzato opere alte 4 metri e mezzo. Mentre le figure femminili scolpite dall’artista elvetico raffigurano donne molto magre all’indomani del conflitto mondiale, Baldessari ha voluto cogliere attraverso i suoi tratti scultorei delle donne costrette alla magrezza dai canoni della moda. Le problematiche inerenti i gioielli d’epoca, la loro identificazione, I falsi, le repliche ed i restauri saranno, invece, trattati nel corso del convegno dalla dottoressa Raffaela Navone.

Il diritto dell’arte costituirà il tema portante di un altro evento, in questo caso sotto la duplice veste di conferenza e di convegno finalizzato all’aggiornamento professionale per l’Ordine degli Avvocati e dei Commercialisti, nell’ambito della sesta edizione di “Art & Law Conversation”, in programma mercoledì 30 ottobre prossimo.

Questo appuntamento è promosso dalla Commissione per il Diritto dell’Arte dell’Associazione BusinessJus, nata da un’idea torinese e presieduta dall’avvocato Simone Morabito, esperto in materia di diritto dell’arte. BusinessJus rappresenta un punto di osservazione unico, nato proprio  a Torino, nel panorama nazionale per il diritto dell’arte, relativo all’osservazione dei cambiamenti che regolano il mondo dell’impresa nei suoi diversi aspetti.

L’appuntamento verterà sul tema “Il diritto dell’arte e le sue principali implicazioni economiche” e si terrà alla Casa d’Aste Sant’Agostino, in corso Tassoni 56, mercoledì 30 ottobre prossimo dalle 17. Moderatrice la dottoressa Vanessa Carioggia.

Tra i relatori, oltre all’avvocato Simone Morabito, l’avvocato Francesco Fabris, che tratterà il tema del disconoscimento dell’opera d’arte da parte dell’artista, i limiti legali connessi e le conseguenze economiche; il professor Paolo Turati, economista e docente all’Università degli Studi di Torino, che parlerà sul mercato dell’arte internazionale e le aste nel 2019; l’avvocato Angela Saltarelli, che parlerà della notifica o mancata autentica; il dottor Stefano Battaglia, che illustrerà il regime nelle compravendite di cose d’arte; il dottor Marco Boidi, che relazionera’ sul tema delle aliquote Iva applicate al mercato dell’arte, ed infine il dottor Claudio Carioggia, vicepresidente dell’Associazione nazionale Case d’Asta, che illustrerà la tematica figurante la fase dalla valutazione al diritto d’asta.

 

Mara Martellotta

Arriva il “porta a porta” nei quartieri Cenisia e Cit Turin

È partita in questi giorni la campagna informativa di Amiat Gruppo Iren per l’attivazione del servizio di raccolta differenziata domiciliare “porta a porta” nei quartieri Cenisia e Cit Turin.

L’ulteriore estensione del “porta a porta” interesserà oltre 38.000 mila torinesi residenti nell’area compresa tra corso Trapani, corso Francia, corso Inghilterra, corso Castelfidardo, e corso Peschiera.

Come da consuetudine l’attivazione del servizio viaggerà parallelamente e in stretta correlazione con le attività di comunicazione collegate. In questi giorni, quindi, tutte le utenze interessate – domestiche, commerciali o produttive – riceveranno nella cassetta postale, a cura degli incaricati Amiat, materiale informativo dedicato.

Nelle prossime settimane, inoltre, operatori autorizzati e muniti di apposito documento e pettorina di riconoscimento consegneranno casa per casa lo “starter kit”, composto da una biopattumiera, sacchetti compostabili per la raccolta dell’organico, sacchi per gli imballaggi in plastica, calendario dei passaggi settimanali e materiale informativo sul nuovo sistema di raccolta.

A seguire, Amiat inizierà a consegnare i cassonetti previsti per la raccolta differenziata domiciliare, che verranno posizionati negli appositi spazi interni dei condomini, già individuati durante la precedente fase di progettazione.

Infine, per chiarire qualsiasi dubbio del cittadino e permettere agli utenti non trovati durante il passaggio porta a porta di ritirare lo starter kit, dal 5 dicembre al 21 dicembre 2019 e dal 16 gennaio al 22 febbraio 2020, Amiat attiverà anche un punto info distributivo presso la sede Amiat di via Rio de Janeiro, ingresso dal civico 17/0, tutti i giovedì e venerdì dalle 16.00 alle 20.00 e tutti i sabati dalle 9.00 alle 12.30.

Per ulteriori dettagli e aggiornamenti si invita a visitare il sito www.amiat.it e a seguire la relativa pagina Facebook dedicata “Porta a Porta Torino: nuove attivazioni”.

 

(foto: il Torinese)

Bambini a bordo: anche in Italia i seggiolini antiabbandono

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Arriva l’ok dal Consiglio di Stato per l’applicazione del decreto che definisce quali devono essere le caratteristiche tecniche e i requisiti che devono avere i seggiolini antiabbandono. Il dramma dei bimbi lasciati in auto purtroppo continua a essere di stringente attualità, con conseguenze gravissime.

Via libera, dunque, anche se con alcune osservazioni inevitabili sul provvedimento. In effetti viene riconosciuta la correttezza di quanto è stato fatto dal Governo su questa tematica così importante e delicata, visto che lo stesso ha provveduto prontamente ad applicare la disciplina europea in materia.

Il Consiglio di Stato ha reputato, però, densa di lacune la nuova regolamentazione, specialmente in tema di impatto economico che la disciplina avrà sui consumatori e sugli operatori economici. Altro aspetto fondamentale è che siano rese coerenti le disposizioni relative alle differenti tipologie di seggiolini antiabbandono.

Secondo quanto è stato dichiarato dal Consiglio di Stato, che ha comunque dato l’ok, occorre intervenire sull’apparente incongruenza per cui l’art. 172 del Codice della Strada impone di assicurare i bimbi in auto con i seggiolini fino a 1.5 m di statura: si pensa quindi a bambini fino a 10 anni di età e anche oltre, “il comma bis della legge sui seggiolini antiabbandono approvata invece prevede l’obbligo solo per bambini sotto i 4 anni di età”.

Al Mauriziano la deprescrizione per i pazienti “fragili”

L’armonizzazione delle terapie farmacologiche  per promuovere l’efficacia e la sostenibilità dei trattamenti farmacologici

 

E’ partita all’ospedale Mauriziano di Torino una sperimentazione sulla deprescrizione ed armonizzazione delle terapie farmacologiche, su iniziativa del Direttore generale dottor Maurizio Dall’Acqua, sui pazienti cosiddetti “fragili”, in ambito nefrologico, onco-ematologico ed internistico. Questi pazienti corrono il rischio della multiprescrizione, giacché molti di loro, su consiglio di specialisti medici differenti, fanno uso di più farmaci che spesso e volentieri hanno effetti sovrapponibili o incompatibili e di conseguenza sono di troppo. In un contesto multidisciplinare medico-farmacista infermiere ed utilizzando un apposito software informatico dedicato, che consente di valutare tutte le interazioni tra farmaci in terapie che contengono fino a 15 principi attivi differenti, l’ospedale Mauriziano ottimizza le cure dei pazienti, togliendo i farmaci in più, non indispensabili e/o inappropriati, per migliorare la loro qualità della vita e promuovere l’appropriatezza terapeutica intesa come efficacia, sicurezza e sostenibilità dei trattamenti farmacologici.

Il progressivo e costante processo di invecchiamento della popolazione, al quale si assiste ormai da qualche decennio, sta modificando sostanzialmente il contesto socio-demografico dei Paesi ad economia avanzata. L’Italia, in particolare, risulta tra i Paesi con il più alto tasso di invecchiamento (espresso come percentuale di over-65 sul totale della popolazione), collocandosi al terzo posto dopo Germania e Giappone

Le proiezioni a medio termine non sono rassicuranti: nel 2045-50 in Italia si assisterà ad un vero e proprio “picco di invecchiamento” con una quota di over-65 pari al 35% .

Parallelamente si assiste ad una sostanziale transizione epidemiologica della patologia emergente, con una netta preponderanza di malattie cronico-degenerative legate all’età (25.000 nel 2028), sempre più spesso coesistenti   nello stesso individuo.

La multi-cronicità si accompagna al fenomeno della “polypharmacy”, definita come “somministrazione contemporanea di più di 5 farmaci” (4) ed ormai riconosciuta ed accettata come “un male necessario”: nella popolazione over-65 anni, la media dei farmaci assunti è pari a 6,7 sostanze per individuo, arrivando a 7,7 nei pazienti over-85 (2). L’assunzione di un elevato numero di farmaci (pill-burden), spesso con schemi terapeutici complessi e di lunga durata, compromette l’aderenza (compliance) del paziente alle terapie, con ripercussioni significative sulla qualità di vita, sull’efficacia delle terapie e sullo spreco di risorse economiche.

L’impatto sulla spesa sostenuta dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN) di un quadro demografico come quello descritto e prospettato dai più recenti rapporti internazionali spinge ad interrogarsi se un approccio dedicato al trattamento del “paziente anziano”, oltre che a migliorare la sua qualità di vita, possa essere espressione e garanzia di maggiore sostenibilità a breve, medio e lungo termine.

E’ possibile modificare gli approcci, spostando il baricentro dell’assistenza “in acuto” verso quella “in cronico” e potenziare azioni che garantiscano la “continuità ospedale-territorio”, volte a supportare il paziente affetto da una o più patologie croniche?

Per quanto riguarda le terapie farmacologiche, la risposta è affermativa. La Raccomandazione n. 17 del Ministero della Salute (6) prevede da tempo un’attenta revisione dei   tradizionali paradigmi terapeutici: il management del paziente polipatologico e/o politerapico dovrebbe prevedere l’introduzione del rischio di reazioni avverse ai farmaci (ADRs) come elemento integrante dell’approccio farmacologico, ed un monitoraggio attento e puntuale della risposta alle terapie impostate, nell’ottica di una rivalutazione periodica dei trattamenti in corso e della semplificazione terapeutica.

Attraverso attività sistematiche e codificate di Ricognizione e Riconciliazione Terapeutica (RRT), è possibile agire su quelle discrepanze non intenzionali (interazioni farmacologiche, confondimenti, sovrapposizioni, ecc…), che possono causare danni al paziente (prolungamento della degenza, ADRs, ricoveri ripetuti, ecc…), scarsa compliance agli schemi terapeutici, ed effettuare un’armonizzazione delle terapie farmacologiche prescritte nei momenti di transizione di cura.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera la RRT una delle migliori strategie per garantire la qualità delle cure e la sicurezza per il paziente e raccomanda interventi per la prevenzione degli errori in terapia, spesso insiti nei regimi politerapici. Il Documento di Intesa Stato-Regioni del 2012 la inserisce tra i criteri ed i requisiti di accreditamento per le Strutture Sanitarie, che a tal fine devono dimostrare di aver definito e implementato nella pratica clinica procedure operative che individuino i tempi ed i modi per espletare i contenuti della Raccomandazione n.17, nonché gli attori coinvolti.

L’ospedale Mauriziano di Torino, impegnato a proporre nuovi modelli di gestione integrata dei percorsi di cura, ha avviato tre progetti (in ambito nefrologico, onco-ematologico ed internistico), che si propongono di affrontare il tema dell’armonizzazione delle terapie farmacologiche nei momenti di transizione di cura. La scelta dei contesti è avvenuta in accordo a quanto suggerito dalla stessa Raccomandazione Ministeriale n. 17, che individua nei pazienti cronici (con particolare riferimento a quelli in terapia con anticoagulanti, antidiabetici ed immunosoppressori) ed in quelli oncologici, quelle caratteristiche di particolare fragilità per le quali la RRT (Ricognizione e Riconciliazione Terapeutica) è, a tutti gli effetti, un’attività eticamente necessaria.

Il progetto del Mauriziano è coordinato dalla dottoressa Annalisa Gasco (Direttore Farmacia ospedaliera), dal dottor Claudio Norbiato (Direttore Dipartimento di Medicina), dal dottor Corrado Vitale (Direttore Nefrologia) e dal professor Massimo Di Maio (Direttore Oncologia universitaria).

Gli aspetti innovativi di questa sperimentazione, che fa propri i contenuti della Raccomandazione n. 17, sono sia l’approccio multidisciplinare clinico – farmacista – infermiere, che si configura anche come un momento di crescita professionale per ciascuna figura coinvolta, sia il supporto di strumenti di Information and Communication Technologies (ICT), che consentono di effettuare la RRT contestualmente alla visita.

L’armonizzazione di terapie prescritte da specialisti diversi ad un unico paziente e/o di schemi   terapeutici complessi è una carta vincente per migliorare l’aderenza, evitare gli sprechi e, in sintesi, promuovere l’appropriatezza terapeutica intesa come efficacia, sicurezza e sostenibilità dei trattamenti farmacologici.

L’esperienza maturata ha altresì confermato che un’attività di RRT efficace e la conseguente armonizzazione delle terapie farmacologiche si realizzano solo attraverso la stretta collaborazione tra i professionisti che operano in ospedale e sul territorio. Per questo motivo i suddetti progetti aziendali evolveranno verso la definizione di modelli che prevedano il coinvolgimento attivo del Medico di Medicina Generale, figura strategica ai fini della trasmissione e dello scambio puntuale dei dati per la completa presa in carico del paziente in ogni ambito di cura.

 

Al via Africane/Italiane, Forum delle donne africane 

La partecipazione alla cittadinanza attiva delle donne al centro della seconda edizione del Forum,
con esponenti di reti nazionali e internazionali di donne africane della diaspora.

Donne di origine africana e italiane con in comune un impegno concreto per il protagonismo femminile: sono loro le proponenti di Africane/Italiane Forum nazionale delle donne africane in programma a Torino il 25 ottobre realizzato con il sostegno della Regione Piemonte, attraverso il Bando per l’assegnazione di contributi ad associazioni i cui componenti sono prevalentemente di origine straniera; con il supporto organizzativo delle associazioni: Gruppo Abele Onlus, Stelo Onlus e Donne per la difesa della società civile; in collaborazione con il Centro piemontese di studi africani, il Centro Interculturale città di Torino e associazioni migranti del territorio.

La seconda edizione del Forum, affronta il tema della partecipazione attiva alla vita pubblica e al processo di integrazione delle donne africane in Italia, emerso in un anno di incontri con una quindicina tra associazioni e gruppi di donne africane e italiane in Piemonte, e che sarà approfondito con un confronto aperto sulle sfide del welfare e del lavoro per favorire l’integrazione, sul ruolo delle donne africane nella cooperazione internazionale e sullo sviluppo di reti.

«Negli incontri abbiamo messo a fuoco l’impegno attivo delle donne africane nelle loro comunità di appartenenza, in cui si occupano di accoglienza e orientamento, di iniziative per far conoscere la loro cultura e sono molto attive in progetti di cooperazione e di sviluppo nei loro paesi di origine. Sono anche consapevoli dell’importanza di un loro impegno per contribuire a ridefinire l’approccio agli ambiti dell’integrazione: da quello educativo, a quello dell’accoglienza, all’approccio dei servizi sociali e dell’inserimento lavorativo. Su questi temi la giornata del FORUM – spiega Marie Jeanne Balagizi del Collettivo Donne Africane – apre il confronto con ospiti nazionali e internazionali particolarmente impegnate in reti al femminile di donne africane della diaspora. Sono realtà importanti da cui apprendere e con cui al FORUM gettiamo le basi per una futura collaborazione».

Saranno presenti Suzanne Diku Mbiye, presidente della Rete della Diaspora dell’Africa Nera in Italia (REDANI) che approfondirà l’organizzazione delle Donne africane in Italia, Manuel Isabel José, di Mulheres Empreendedoras Europa-África che presenterà l’esperienza della sua realtà a favore della partecipazione attiva ed integrazione delle donne africane in Portogallo. Suzanne Bellnoun dell’OFAD, Organisation des Femmes Africaines de la Diaspora parlerà dello sviluppo imprenditoriale delle donne africane in Francia e nei paesi africani di provenienza.
Il Forum affronta anche il ruolo delle donne nello sviluppo dell’Africa. Le donne africane della diaspora, infatti, sono “portavoci” dell’Africa, e vogliono contribuire allo sviluppo dei paesi africani che hanno dovuto lasciare in condizioni di povertà, guerre o carestie. Mamie Mujanyi Kalonji, Cosigliere presso il Ministero dei diritti umani della Repubblica Democratica del Congo, illustrerà i risultati dalla partecipazione politica delle donne nel processo di sviluppo in Africa.

Il Forum, nato grazie all’incontro di donne africane con l’Associazione Donne per la difesa della Società Civile, ha ampliato  il confronto anche con le realtà associative al femminile del territorio torinese, rafforzando la consapevolezza che sia necessaria un’interazione alla pari tra donne africane/italiane per trovare nuove modalità di partecipazione di tutte e, soprattutto, far uscire dall’invisibilità le molteplici risorse, superando l’immagine della donna africana “solo” portatrice di problemi e bisogni.

 Il Forum ha ad oggi l’adesione di una ventina di realtà, tra cui alcune organizzazioni impegnate nell’ambito dell’integrazione dei migranti. La creazione del Collettivo di Donne Africane a Torino è il primo risultato del percorso intrapreso per promuovere una nuova sinergia tra le donne africane, al di là della frammentazione dovuta alle differenti culture di provenienza e alla molteplicità di comunità sul territorio, e al di là delle difficoltà quotidiane che spesso le isolano.

La partecipazione è libera e gratuita.

ISCRIZIONE OBBLIGATORIA utilizzando il modulo alla pagina: https://bit.ly/2obWKHL

Informazioni: PRESENTAZIONE

FORUM NAZIONALE DELLE DONNE AFRICANE
Informazioni:  tel.  011 3841083  I  e-mail: forumdonneafricane@gmail.com  I   FB  @africaneitaliane

 

Suez: il canale compie 150 anni e parla piemontese

Focus internazionale / di Filippo Re

Porto Said, 17 novembre 1869: Alì Pascia, vicerè d’Egitto, apre con una solenne cerimonia il Canale di Suez. Quel giorno l’Africa divenne un’isola. Sono passati 150 anni da quando fu inaugurata una delle opere di ingegneria più audaci e grandiose della storia che separò due continenti e unì due mari, il Mediterraneo e il Mar Rosso collegando Suez e Port Said.

Da quel 17 novembre le navi commerciali non furono più costrette a circumnavigare l’Africa accorciando notevolmente i tempi di viaggio e di consegna delle merci. Mostre e convegni, ovunque nel mondo, ripercorrono, alla vigilia dell’anniversario, le tappe salienti della gigantesca opera della seconda metà dell’Ottocento. Tutto lodevole ma con una grave lacuna. Poco o nulla è emerso sul fondamentale contributo degli italiani alla realizzazione del Canale. Cavour, Negrelli, Paleocapa, dove li mettiamo? Ignorati o quasi nelle esposizioni allestite in varie città europee. Cavour comprese subito l’importanza economica e strategica dell’istmo nello scenario geopolitico mondiale. È vero che l’apporto maggiore è stato dato dai francesi ma come si può trascurare il ruolo determinante svolto da Cavour e dagli ingegneri Negrelli e Paleocapa? A realizzare l’opera sono stati i francesi della Compagnia del canale marittimo di Suez diretta da Ferdinand de Lesseps ma su progetto dell’ingegnere trentino Luigi Negrelli. Come dimenticare il sostegno dato da Cavour e dall’ingegner Pietro Paleocapa, responsabile della commissione scientifica incaricata dello scavo e grande esperto nelle infrastrutture di trasporto. Entrambi si impegnarono attivamente per far partire i cantieri dell’opera. Ministro dei lavori pubblici nel governo di Camillo Benso, conte di Cavour, Paleocapa contribuì allo sviluppo della rete stradale e ferroviaria del Regno di Sardegna e alla progettazione del traforo del Fréjus. Non fece in tempo a vedere l’apertura del canale di Suez: morì a Torino pochi mesi prima dell’inaugurazione e la città lo ricorda con una statua al centro di piazza Paleocapa (troppo spesso vittima di vandali e dell’incuria) e con un busto nell’atrio della vicina Porta Nuova. Nei lavori del canale, che a quel tempo era lungo 164 chilometri, largo 53 metri e profondo 8, furono impiegati migliaia di manovali (molti morirono per la fatica e le malattie) tra i quali molti cavatori e scalpellini piemontesi.

Ci vollero dieci anni di lavori per tagliare la terraferma tra Suez e Porto Said e unire il Mediterraneo all’Oceano Indiano evitando così il periplo del continente africano. Oggi il canale è molto diverso da quello inaugurato 150 anni fa. É lungo 193 chilometri, largo 220 metri, profondo una ventina di metri e permette il passaggio di grandi navi e petroliere. È talmente importante e centrale nella politica egiziana e negli equilibri mediterranei che il presidente Al Sisi lo ha raddoppiato in alcuni tratti trasformandolo in un’autostrada del mare. Nel 2015, dopo un anno di lavori, è stata aperta una seconda corsia di navigazione lunga 35 km, parallela allo storico canale, che consente ogni giorno il passaggio di quasi 100 navi, il doppio di prima, e nel solo 2015 ha infilato nelle casse dell’Egitto oltre 5 miliardi di dollari che tra qualche anno saliranno a 13 miliardi.

Testamento biologico e digitale: nuove frontiere del fine vita

Venerdì 25 incontro con Magi, Jarre e d’Arminio Monforte.

Il Gruppo +Europa Torino, nella persona di Elena Loewenthal (membro del direttivo) e con la collaborazione di eLegacy, ha ideato e organizzato un incontro di approfondimento sul fine vita. L’obiettivo è avviare una riflessione sugli aspetti giuridici, etici e filosofici del fine vita in cui le diverse prospettive – il digitale e il biologico – cercheranno punto di contatto e differenza, in un contesto laico. Sarà inoltre l’occasione per provare ad innestare questa riflessione sul digitale nel contesto di un progetto di legge sul testamento biologico.

All’evento parteciperanno: Riccardo Magi (deputato di +Europa), Pietro Jarre (eLegacy) e Alessandro d’Arminio Monforte (avvocato, esperto di digitale). Coordina Alessandro Mondo (giornalista “La Stampa”).

L’appuntamento è per venerdì 25 ottobre alle ore 18.30 presso Socialfare, in Via Maria Vittoria 38 a Torino.