ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 431

Le ambulanze di Fondazione Crt per la Protezione civile

Fondazione CRT ha destinato 20 ambulanze e mezzi per la Protezione Civile alla provincia di Torino: si tratta di 15 pick up e veicoli, assegnati nell’ambito del bando “Mezzi per la Protezione Civile”, e 5 ambulanze, completamente attrezzate, in funzione grazie al piano straordinario messo in campo da Fondazione CRT per far fronte all’emergenza coronavirus.

Le autoambulanze sono state richieste dalla Croce Verde Torino, Croce Verde Pinerolo, Croce Verde Rivoli, Croce Rossa Italiana Torino e Croce Rossa Italiana Ivrea, mentre i mezzi per la Protezione Civile andranno alla Croce Rossa Italiana Comitato Locale di Bardonecchia, AIB Anti Incendi Boschivi di Bussoleno, di Caprie, di Chianocco, di Novalesa Moncenisio, di Piverone, di S. Secondo di Pinerolo, di Venaus, i Comuni di Cuorgnè e di Foglizzo, Giubbe Verdi Moncalieri, ANA Associazione Nazionale Alpini Sezione Valsusa, Coordinamento Protezione Civile ANC Associazione Nazionale Carabinieri Regione Piemonte, Associazione Nazionale Agriambiente Torino, Croce Verde Villastellone.

Fondazione CRT ha destinato finora 3 milioni di euro per l’acquisto di nuove ambulanzemezzi e attrezzature ospedaliere, e sostiene il ponte aereo della filantropia italo-cinese per il trasporto e la consegna di materiali medico-sanitari urgenti, difficili da reperire non solo in Italia, ma anche sul mercato internazionale. Fondazione CRT, inoltre, ha offerto alla città e alla Regione una parte delle OGR di Torino per l’apertura dell’ospedale temporaneo da un centinaio di posti letto per pazienti di lieve e media entità.

Quando il macellaio è un amico

In tempo di crisi economica registriamo una valida iniziativa promossa dall’Associazione provinciale macellai di Torino e Ascom, con il supporto delle istituzioni locali e di alcune aziende 

A soli 5 euro 4 hamburger da un etto, due etti di prosciutto cotto, mezzo chilo di pasta, un barattolo di pelati, alle condizioni indicate nella locandina che vedete pubblicata.

“Il ruolo del macellaio – commenta il vicepresidente dell’associazione Pier Carlo Barberis – non è solo quello di commerciante. In particolare in questi momenti difficili la nostra professione diventa ancor di più servizio per il cliente”

 

Il turismo piemontese chiede aiuto alla Regione

Il settore turistico piemontese chiede un intervento di sostegno economico da parte della Regione Piemonte. A denunciarne lo stato di crisi, provocato dal Covid 19, è il CA.V.RE.P,  Comitato Agenti di Viaggi Regione Piemonte

Il turismo è certamente uno tra i settori maggiormente colpiti dalla crisi economica provocata dall’emergenza Covid 19, con pesanti ricadute prima di tutto sulle agenzie di viaggio ed i tour operator, ma anche sulle compagnie aeree, le guide turistiche ( in seguito alla chiusura di musei e mostre), le strutture ricettive e le compagnie di bus.

A denunciare la forte criticità in cui si è venuto a trovare improvvisamente il settore, anche in Piemonte,  è stato  il CA.V.RE.P ( Comitato Agenti di Viaggi Regione Piemonte), che riunisce nel territorio regionale oltre un centinaio di agenzie di viaggio, sia piccole sia medio piccole realtà, che possono affiancare alla presenza del titolare quella anche di dipendenti. In totale in tutto il Piemonte queste realtà sono 1300.

“Le agenzie di viaggio – precisa Marco Naso del Comitato CA.V.RE.P – sono state le prime ad essere colpite da questo tsunami, bruciando migliaia di euro, frutto del duro lavoro maturato nel corso del 2019 ed oggi trasformati in voucher, vale a dire strumenti che i clienti potranno utilizzare per una futura vacanza, ma che non potranno generare nuovi ricavi. A partire dalla fine di febbraio sono, infatti,  giunte le prime cancellazioni e le prime chusure da parte dei Paesi stranieri, primo tra tutti quello delle Mauritius, che ha avviato poi quella che sarebbe stata una vera e propria paralisi mondiale”.

“A distanza di sessanta giorni – prosegue Marco Naso del Comitato CA.V.RE.P – non abbiamo ancora ricevuto alcuna certezza su quali saranno i Paesi che apriranno i loro confini al turismo. L’Italia, certamente, sarà l’ultimo al quale accorderanno l’ingresso per i turisti, con una conseguente ripresa del settore non prima del 2021. Nel medesimo tempo le aziende devono cercare di rimanere aperte, pagare i costi previsti, ma con la prospettiva di zero incassi. Le agenzie di viaggio sono, inoltre, chiuse da due mesi e non sanno quando potranno riprendere la loro attività e ricominciare ad incassare.  Per questa ragione è fondamentale richiedere aiuti concreti ed immediati, con finanziamenti a fondo perduto, blocco delle tasse e cancellazione di tutti i tributi fino a fine del 2020, oltre alla promozione di campagne pubblicitarie di rilancio del settore turistico italiano, che è stato eccessivamente bypassato dalle potenti holding straniere, che vendono servizi sulle loro piattaforme online, portando i loro ricavi all’estero e non producendo, però, posti di lavoro nel nostro Paese”.

“La Regione Piemonte  – conclude  Marco Naso del Comitato CA.V.RE.P  – ha previsto aiuti consistenti in finanziamenti a fondo perduto per svariate categorie professionali ed artigianali che sono state colpite dalla crisi prodotta dall’emergenza Covid 19, tra cui ristoranti, bar, parrucchieri, centri estetici, solarium, sale da ballo, disoteche, ma non sono ancora stati previsti, al momento, aiuti a favore delle agenzie di viaggio”.

Uno spiraglio potrebbe, però, aprirsi in seguito al disegno di legge denominato “Riparti Piemonte”, approvato il 4 maggio scorso dalla Regione Piemonte, che mette in campo 808 milioni di euro per favorire la ripartenza dell’economia e della società con stanziamenti, molti dei quali a fondo perduto, per aziende, famiglie e lavoratori piemontesi.

Per il settore del turismo è previsto lo stanziamento di 34,1 milioni di euro, di cui 22,7 riservati all’offerta ricettiva e turistica per la ripresa post Covid in tutta la filiera, venendo ad interessare anche le professioni del turismo e le agenzie di viaggio; 9,4 milioni di euro verranno stanziati a favore della commercializzazione ( voucher, eventi e prodotti) e 2 milioni di euro per le campagne di comunicazione a favore del settore turistico regionale.

Mara Martellotta

Boc antivirus. Perchè no?

La grave crisi economica e finanziaria provocata dal Coronavirus è rapidamente passata dalle corsie degli ospedali alle sale operative delle banche e delle Borse mondiali, imponendo di trovare soluzioni per far ripartire l’economia.

Il governo e l’Europa hanno stanziato enormi risorse finanziarie per ridare ossigeno ad imprese e famiglie, ma tutti i progetti elaborati sono basati su un utilizzo esclusivo dell’arma del debito e, quindi, non fanno che rinviare di mesi o anni il “momento della verità”, cioè il giorno in cui i debiti accesi dovranno essere restituiti.

Giusto concedere fidi alle imprese garantite dallo Stato, giusto sospendere le rate dei mutui, giusto rinviare le scadenze delle bollette delle utenze, … e poi?

E poi bisognerà trovarli questi benedetti soldi, per restituirli a chi ce li ha prestati!

A livello nazionale ho già proposto su questo giornale di emettere un BTP “Tricolore” senza scadenza, un titolo di pura rendita che assicuri il pagamento in perpetuo delle cedole senza obbligo di restituire il capitale; ma sembra di parlare ai sordi. Un BTP del genere potrebbe raccogliere, in più emissioni, qualche centinaio di miliardi riducendo il debito e migliorando quindi il famigerato rapporto debito/PIL!

Propongo ora un altro strumento (anch’esso non è, come il precedente, una novità assoluta, ma sarebbe bene “risuscitarlo” perché è stato dimenticato da anni) che ha grande valore a livello ..

Mi riferisco ai BOC, i Buoni ordinari comunali, previsti dalla legge 23/12/94 n.724 (art. 35), per finanziare specifici investimenti d’interesse collettivo. Titoli che, a differenza dei BTP, non possono assolutamente coprire esigenze di spesa ordinarie (pagamento di stipendi o pagamento di interessi su prestiti precedenti), ma solo esigenze di spese pluriennali per investimenti in opere pubbliche (una scuola, una piscina, una rete ferroviaria locale, ecc.).

I BOC devono avere una vita minima di 5 anni e (fatto molto importante ai fini dell’equilibrio delle finanze comunali) possono prevedere la convertibilità in azioni di società possedute dagli enti locali emittenti. Il rendimento dei titoli può essere superiore di un punto rispetto a quello dei titoli di Stato (per compensare il maggior rischio implicito), e le cedole pagate scontano l’imposta agevolata del 12,50% (rispetto al 26% “ordinario”). Per facilitare la liquidità dei titoli è prevista la loro quotazione in Borsa.

Vediamo gli aspetti positivi dello strumento che attualmente giace dimenticato nei cassetti delle amministrazioni locali.

Un primo vantaggio è quello della possibilità di prevedere la convertibilità dei titoli in azioni della società che gestisce l’opera pubblica. Ad esempio, nel caso di un BOC per costruire un collegamento ferroviario o un impianto sciistico, l’obbligazionista, alla scadenza del prestito, potrà chiedere di diventare socio della S.p.A. Per invogliare la conversione (e quindi ridurre l’ammontare dell’esborso finale alla scadenza del BOC) si possono predisporre agevolazioni particolari che invoglino alla conversione i risparmiatori-cittadini (ad esempio abbonamento gratuito per i soci per lo sfruttamento dell’infrastruttura, deduzione fiscale del controvalore dell’acquisto delle azioni, ecc.).

Un altro vantaggio è la sollecitazione di un “senso civico” fra i residenti di un Comune, chiamati a creare la “loro” opera con i loro risparmi, facendo circolare il capitale all’interno del Comune.

Un ulteriore vantaggio è la realizzazione di una “indipendenza finanziaria” del Comune, che non deve elemosinare i fondi agli Enti territoriali superiori (Regione o Stato), ma può dotarsi di opere importanti per la collettività, facendo leva sul “patriottismo” dei cittadini.

Per i potenziali sottoscrittori i vantaggi sono di tipo reddituale (incasso di cedole superiori a quelle pagate dei titoli di Stato), di tipo fiscale (imposta sul reddito ad aliquota agevolata), di tipo sociale (beneficio di opere e servizi utili).

Vogliamo aggiungere una “chicca”?

Consentiamo ai possessori dei BOC di pagare le imposte locali consegnando i titoli al Comune! Il debito locale si trasformerebbe in capitale, tutti sarebbero felici e contenti, compresi i tanti “evasori fiscali in pectore” che pagherebbero sì le imposte, ma beneficiando nel frattempo di interessi e decidendo quando e per quale importo avvalersi della facoltà.

Volete approfondire l’argomento?

Leggete il mio ultimo libro RICOSTRUIRE LA FINANZA, in cui illustro con molti particolari non solo i BOC ma anche molti altri strumenti utili per uscire dalla crisi economica che ci sta strangolando; potete chiederla al 3356912075 o via mail a demarketing2008@libero.it

 

Gianluigi De Marchi

 

Agis incontra il ministro Franceschini

Si è svolto questa mattina un incontro tra il Ministro Franceschini, i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, Bonaccini e Gibelli, dell’Anci, De Caro e Nardella ed il Presidente dell’Agis, Carlo Fontana, di Federvivo, Filippo Fonsatti e dell’Anfols, Francesco Giambrone.

Al centro della discussione le possibili riaperture del settore dello spettacolo dal Vivo, anche alla luce di alcune indiscrezioni che hanno indicato come possibile la ripresa dalla prima settimana di giugno, rispettando le misure di sicurezza per ridurre il rischio di diffusione del Covid-19.

L’Agis, ha presentato una memoria  nella quale viene espresso apprezzamento per una possibile ripresa, segnalando alcune specificità, insieme a possibili criticità. Ha ricordato, innanzitutto, come prima ancora di rendere possibili le riaperture al pubblico delle attività, sia prioritario poter consentire la riattivazione Dei servizi generali e tecnici dei teatri ed immediatamente dopo garantire l’attività produttiva – prove, allestimento, classi di danza – necessaria all’esecuzione. Rimandando a quanto scritto nel documento “Lo Spettacolo in Italia nella Fase 2 – Proposte per la ripartenza delle attività e per la riapertura al pubblico”, presentato alla stampa lo scorso 29 aprile, si conferma quindi l’esigenza di un dettagliato cronoprogramma di riaperture, con una priorità in favore delle attività con il pubblico per gli spettacoli outdoor. Il documento Agis segnala, inoltre, come la paventata limitazione a 200 persone per le attività indoor, (che, tra l’altro non sembra tener conto delle diverse cubature e caratteristiche strutturali delle differenti realtà) sia di complessa realizzazione, oltre che non sostenibile sotto il profilo economico. Basti pensare alle Fondazioni Lirico Sinfoniche che raggiungerebbero tale soglia anche solo con orchestra, coro e tecnici impegnati nell’attività. Infine, l’uso dalla mascherina anche per i musicisti, gli attori e i cantanti, appare di difficile applicazione. I  rappresentanti della Conferenza delle Regioni, unitamente ai rappresentanti dell’ANCI, hanno espresso condivisione rispetto al documento elaborato dall’AGIS. Al termine dell’incontro, il Ministro Franceschini, condividendo le riflessioni poste, ha sollecitato l’AGIS ad esprimere il parere ed a fornire indicazioni sulle prescrizioni inserite nel verbale del Comitato tecnico scientifico non appena sarà trasmesso, al fine di riprendere le attività il prima possibile, ma in sicurezza per lavoratori e spettatori.

Crollo delle iscrizioni nel comparto del turismo linguistico

A rischio quasi mille posti di lavoro / L’emergenza sanitaria da Covid 19 sta già mostrando i primi, ma certamente preoccupanti segnali di criticità economica, provocati in svariati comparti produttivi in Italia, Piemonte compreso, tra cui quello del turismo linguistico. Fino ai tempi antecedenti lo scoppio dell’epidemia, questo settore risultava, invece, florido ed in crescita. A dare l’allarme è l’ASILS, l’Associazione delle Scuole d’Italiano come Lingua Seconda, che rappresenta il settore privato delle scuole di italiano per stranieri in Italia.

Le 43 scuole aderenti all’associazione hanno registrato in tutta Italia un crollo del 99% delle iscrizioni a causa della pandemia. Nonostante tutte si siano convertite immediatamente alla didattica online, per non arrecare un disservizio agli studenti già iscritti, tutti gli istituti hanno dovuto gestire un enorme flusso di cancellazioni e rimborsi. Si tratta di perdite che la sola didattica a distanza non può colmare, perché il COVID-19 ha minato alle basi gli stessi presupposi del turismo linguistico, vale a dire la mobilità delle persone e la loro possibilità di riunirsi in gruppo.

“Le preoccupazioni per la ripresa del nostro settore – dichiara il Presidente Wolfango Poggi – sono molteplici. Prima fra tutte l’inizio della fase 2. Pur essendo le nostre strutture classificate come scuole, infatti, la nostra situazione risulta più affine a quella degli operatori turistici, con l’aggravante che non potremo beneficiare del turismo di prossimità. Qualora potessimo, infatti, aprire a settembre, seguendo l’esempio della scuola pubblica, permamgono molti dubbi sulla nostra operatività. Gli studenti si iscrivono nei nostri centri per imparare la lingua, ma soprattutto per sperimentare il vivere all’italiana; oltre alle lezioni, vogliono spesso vivere in famiglia, partecipare ad attività ricreative, socializzare, visitare musei e andare al ristorante. Tutte le restrizioni inerenti al distanziamento sociale renderanno molto difficile lo svolgimento di queste attività. La stessa riduzione del numero dei partecipanti, al fine di mantenere le distanze di sicurezza in classe, potrebbe rendere insostenibile i costi di gestione dei nostri corsi. A rendere tutto ciò più allarmante si aggiungono la chiusura delle frontiere, la diminuzione dei voli low cost, il fallimento di numerose compagnie aeree, l’obbligo di quarantena all’ingresso in Italia e al rientro nel proprio Paese, oltre alla difficoltà di garantire la sicurezza degli alloggi durante il soggiorno degli studenti. C’è anche il rischio che, per ricadute epidemiche, in seguito a diverse modalità di contenimento del COVID-19, nei vari Paesi esteri, e per conseguenti psicosi da contagio, per lungo tempo gli studenti, desiderosi di apprendere la lingua italiana, non vengano proprio in Italia. Le conseguenze economiche saranno gravissime, in quanto non è prevista una ripresa a pieno ritmo prima della primavera-estate 2021”.

Le scuole ASILS, che non beneficiano di alcuna sovvenzione pubblica, ospitano ogni anno oltre 27.000 studenti, per un numero di 118.843 settimane di soggiorno in Italia, pari a 831.901 pernottamenti, sviluppando un fatturato di oltre 50 milioni di euro e un indotto presunto di circa 51 milioni di euro.

“Il comparto del turismo linguistico è davvero al collasso – spiega il presidente Poggi – e, se ci soffermiamo alle sole scuole ASILS, risultano a rischio quasi mille posti di lavoro. Il fenomeno risulta molto più esteso nel caso in cui si tengano in considerazione anche gli istituti non aderenti all’associazione, le Università americane e le Università per Stranieri. Per sopravvivere il nostro settore avrebbe bisogno dell’estensione degli ammortizzatori sociali, almeno fino a fine anno, e di un forte sostegno economico per la ripartenza e la promozione del nostro Paese all’estero. Sarebbe anche opportuno un intervento sulla spinosa questione degli affitti; i locali delle scuole non appartengono, infatti, alla categoria C1 e pertanto gli istituti, al momento, non hanno potuto beneficiare né del credito d’imposta né di una riduzione dei canoni d’affitto”.

Mara Martellotta

“Agricolandia” per la tutela delle aziende agricole

Cia Piemonte presenta il progetto Agricolandia, che nasce dalla constatazione delle difficoltà dei genitori che dovranno gestire i figli nella fase 2 dell’emergenza sanitaria. Una fase in cui non verranno riaperte le scuole, anche se continuerà l’erogazione della didattica a distanza fino al termine naturale dell’anno scolastico. Il progetto punta a creare un’alternativa possibile con la quale sollevare le famiglie dall’impegno di dover provvedere alla custodia dei bambini durante le ore di lavoro dei genitori, facendo fare ai bambini attività divertenti e utili anche dal punto di vista formativo.

“Non tutte le famiglie  – spiega Gabriele Carenini, presidente di Cia Piemonte – possono contare sul supporto di parenti prossimi a cui affidare i figli minori e non tutte le famiglie hanno la possibilità di avvalersi di baby-sitter. L’idea è quella di consentire alle Fattorie Didattiche, agli Agriturismi e alle Aziende Agricole, che si renderanno disponibili, di aprire dei centri diurni di accoglienza per bambini e ragazzi, organizzati possibilmente per fasce di età e in piccoli gruppi, a cui proporre attività ludico-formative, prevalentemente outdoor, durante il periodo delle vacanze scolastiche”.

Si è partiti dalla considerazione che l’Outdoor Education, letteralmente educazione all’aperto, è una forma di insegnamento che si svolge in contesti naturali (nei cortili, nei parchi, sino ad arrivare alle escursioni) e consente di far vivere ai bambini esperienze concrete, in un contesto informale e stimolante.

Alcune ricerche fatte sostengono che la vita all’aria aperta accresce positivamente lo sviluppo globale del bambino. Per esempio: riduzione dello stress e dell’ansia, rinforzo delle difese immunitarie, migliori competenze nell’area della memoria e dell’attenzione, maggior sviluppo del gioco spontaneo, della socializzazione e dell’attività fisica, stimolazione della produzione di vitamina D, con conseguente diminuzione delle malattie da raffreddamento.

Per altro, facendo attività all’aria aperta si riducono i rischi infettivi, che sono maggiori nei locali chiusi, poco areati e talvolta molto riscaldati.

L’obiettivo educativo è andare alla scoperta del mondo dell’Agricoltura, “Agricolandia” appunto, attraverso laboratori e attività ludiche che stimolino e favoriscano l’apprendimento di nuove nozioni e la socialità, imparando a rispettare nuove regole di convivenza. Senza dimenticare del tutto la Scuola tradizionale, poiché si potranno anche prevedere momenti in cui svolgere i “compiti”, seguiti da un tutor in modo che il rientro a scuola dopo le vacanze sia più fluido.

Sarà necessario organizzare preventivamente un prospetto con maggior dettaglio sulle metodologie operative rispettose delle indicazioni di sicurezza: luoghi, metodi e tempi di attuazione delle attività dovranno tenere conto delle prescrizioni in vigore. Pertanto prima dell’attuazione del progetto, sarà necessario avere un confronto con gli esperti di sicurezza e salute che possano dare indicazioni in merito. Non ultimo, sarà necessaria una corretta valutazione sulle opzioni di scarico delle responsabilità degli operatori che erogano il servizio qualora gli utenti non abbiano comportamenti in linea con le disposizioni ministeriali in vigore.

Per le attività di tutorial si potrebbe valutare di avvalersi di studenti maggiorenni degli ultimi anni di scuola superiore o universitari, che abbiano una formazione in corso compatibile a questo tipo di attività, valutando anche l’opzione di poter sfruttare i progetti di alternanza scuola/lavoro o di quelle attività che possano essere utili a conferire punteggio nel curriculum del giovane.

Per la somministrazione dei pasti, se l’azienda che ospiterà i bambini non è attrezzata in tal senso, si potrà creare una rete di aziende che si potranno specializzare nella preparazione dei pasti da somministrare ai piccoli ospiti. Senza dimenticare che anche il momento del pasto potrà diventare occasione per fare educazione alla corretta alimentazione e alla conoscenza dei prodotti agricoli in tavola. Il tutto in una logica di prodotti a km0.

Questo impianto progettuale, nato certamente dall’esigenza di far fronte ad una criticità determinata dall’emergenza sanitaria, vuole porre le basi per diventare anche una forma stabile di educazione e di erogazione di servizi come possibile integrazione e/o alternativa a quanto già previsto per i bambini e i ragazzi. 

Se da un lato fornisce un’opzione utile alle famiglie nel periodo non coperto dalle attività scolastiche ministeriali, dall’altro offre l’opportunità di creare una rete di servizi innovativa e che, oltre a dare servizio, procura lavoro a quella parte di aziende del settore agricolo maggiormente colpite dal lockdown (per es. fattorie didattiche o agriturismi).

Servizi che potranno facilmente essere utilizzati anche dalle famiglie residenti nei centri abitati più piccoli o marginali, che spesso hanno maggiori difficoltà ad accedere ai servizi presenti nelle città.

Parallelamente offre l’opportunità di creare un canale formativo coinvolgente, che muove dall’esperienza diretta, per trasmettere ai bambini sia la conoscenza della natura e dell’ambiente – inteso anche nel significato più ampio di ecosistema – sia di acquisire una consapevolezza maggiore sul valore dell’agroalimentare visto sotto ogni punto di vista: dalla cura della terra e degli allevamenti, alla conoscenza delle differenze dei prodotti, alla stagionalità fino alla cultura delle buone pratiche di coltivazione, e dunque indirettamente al riconoscimento della qualità.

Il tutto farcito anche da una buona dose di sano divertimento.

Difficoltà economiche da virus, l’aiuto dei commercialisti contro gli usurai

I contraccolpi economici negativi dell’emergenza Coronavirus rischiano di spingere famiglie e imprenditori tra le spire di persone con pochi scrupoli o degli usurai.

E’ l’allarme lanciato dall’ Organismo di Composizione della Crisi “Modello Torino” (OCC MO.TO.), costituito l’anno scorso dagli Ordini professionali dei Dottori Commercialisti, degli Avvocati e dei Notai per aiutare chi, consumatore o imprenditore, non riesce a far fronte ai troppi debiti, operando anche in stretta collaborazione con gli enti istituzionali, pubblici e privati, presenti sul territorio.

“Siamo pienamente operativi – dice Carlo Regis, commercialista, referente dell’ OCC MO.TO – anche se da inizio marzo lavoriamo in remoto per la chiusura del nostro ufficio presso il Tribunale di Torino a causa del lockdown”. “Comunque presto riapriremo, speriamo già dal 12 maggio, compatibilmente con la piena ripresa dell’attività degli uffici giudiziari” aggiunge Simona Grabbi, presidente dell’Ordine degli Avvocati.
“Possiamo però essere contattati in ogni momento – aggiunge Regis – ai recapiti: occ@modellotorino.it – www.modellotorino.it. In questo periodo, inviamo un modulo-intervista da compilare per il successivo colloquio telefonico. La fase preliminare di valutazione del caso è completamente gratuita”. “Noi offriamo un servizio che ha anche una rilevante componente sociale – aggiunge Luca Asvisio, presidente dell’Ordine dei Commercialisti – ed è molto importante che famiglie e imprenditori, in situazione di sovraindebitamento, si affidino a professionisti preparati. Andiamo incontro a mesi difficili e già registriamo una crescita delle persone che ci contattano”.
Come prevede la legge, l’OCC Modello Torino, che è iscritto nel Registro tenuto dal Ministero della Giustizia, aiuta chi si è indebitato troppo senza colpe, come ad esempio chi non riesce più a pagare un mutuo o un finanziamento perché ha perso il lavoro, perché è stato colpito da una malattia o dal decesso di un familiare, e anche un imprenditore che non riesca più a far fronte ai propri debiti. Possono rivolgersi a questo organismo aziende con debiti fino a 500 mila euro, ricavi non superiori ai 200 mila euro, un attivo patrimoniale fino a 300 mila euro.
Tre le procedure previste nella composizione della crisi da sovraindebitamento: il piano del consumatore; l’accordo con i creditori (se debitore è un imprenditore); la liquidazione del patrimonio (sia per consumatori che per imprenditori).
Sarà il Tribunale, ricevuto il piano predisposto dal debitore con l’ausilio dell’OCC, ad aprire la procedura da sovraindebitamento, dopo aver valutato la meritevolezza del soggetto e, anche nel caso di imprenditori, la convenienza per i creditori.

Un semaforo anti-coda made in Torino

SMART-Q è un sistema acustico-luminoso per la gestione delle code all’ingresso dei negozi e dei supermercati; un vero e proprio semaforo per permettere ai commercianti di regolamentare l’accesso e a chi è in coda di capire quando è possibile l’ingresso nel locale. Un’idea tanto semplice quanto indispensabile per questa “Fase 2” dell’emergenza Coronavirus, in cui le parole d’ordine sono turni di ingresso, distanza di sicurezza e dispositivi di protezione.

Potrebbe sembrare poca cosa ma forse non tutti sanno che esiste un’unica azienda in Italia che produce sirene e lampeggianti nel settore industriale e automotive. È Sirena, azienda di Rosta in provincia di Torino: oltre 46 anni di esperienza, 130 dipendenti, oltre 1 milione di pezzi all’anno venduti in 72 paesi in tutto il mondo, con un fatturato di 20 milioni di Euro e un export pari al 50% del totale.

È Sirena a lanciare in questi giorni SMART-Q, un sistema acustico-luminoso autoalimentato per la gestione delle code, facilissimo da installare ed economico.

Proprio come un piccolo semaforo il sistema fornisce un’indicazione, a chi si trova in attesa all’ingresso di punti vendita, farmacie e supermercati, sulla possibilità di entrare o meno, considerando il numero di persone che sono presenti all’interno. Un controllo a distanza regola il semaforo, consentendone l’utilizzo anche se nel punto vendita, per le limitazioni Covid, è presente un solo operatore.

L’idea è piaciuta sia alla GDO sia a piccoli esercizi commerciali italiani e ha già conquistato anche l’estero. Nella sede di Rosta stanno arrivando richieste e ordini dalla Germania, dal Belgio, dalla Francia e dagli Stati Uniti oltre che dal territorio nazionale.

La Casa delle tecnologie digitali emergenti

A due mesi dalla pubblicazione del bando Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE), Torino candida il CSI Next come centro nevralgico della proposta per accedere al maxi finanziamento

Non un’unica infrastruttura fisica, ma una rete di hub dell’innovazione diffusa: così è stata pensata la Casa delle Tecnologie Emergenti di Torino e il suo primo tassello, che ne costituirà il cuore, sarà il CSI Next, un laboratorio progettato per incardinare le migliori tecnologie digitali, i nuovi modi di lavorare (co-working), i migliori sistemi per comunicare, per Torino e per il Piemonte.

Un’indicazione, quella del CSI Next, contenuta nella proposta progettuale definita da Città di Torino, Università e Politecnico di Torino, Links, incubatori universitari, Torino wireless, 5T e dallo stesso CSI Piemonte.

La Casa Centrale, come anche gli altri hub fisici che comporranno il progetto di Casa delle tecnologie emergenti diffusa, avrà il ruolo di sperimentare e validare nuove tecnologie emergenti: dal cloud computing all’intelligenza artificiale, da nuovi standard tecnologici nelle telecomunicazioni alla cybersecurity e al blockchain.

In un momento storico difficile come quello che stiamo attraversando – dichiara Marco Pirontiassessore all’Innovazione della Città di Torino –  questo bando può rappresentare un stimolo alla coesione e alla convergenza verso un ambizioso obiettivo comune. Sia la Città, sia i suoi partner nel campo della ricerca chiamati a costituire il nucleo di questo nuovo progetto, sono consapevoli del potenziale del territorio in tema di competenze, tecnologia e innovazione. Un potenziale in grado di generare impatti positivi per cittadini e imprese, in termini di servizi, efficienza e occupazione. Anche durante l’emergenza Covid-19 – conclude l’assessore – la Città guarda verso il futuro cercando di intercettare nuove opportunità con potenziali ricadute positive sul territorio”.

Questo progetto rappresenta per il CSI Piemonte una grande conferma sul ruolo centrale e strategico di accelerazione e convergenza con le politiche di innovazione del territorio – afferma Pietro Pacini, General Manager CSI Piemonte -. Abilitare innovazione e diffondere nuove tecnologie emergenti a cittadini e imprese è una delle nostre prerogative essenziali”.

Lo scorso 3 marzo il MISE aveva avviato la procedura per la selezione di progetti di ricerca e sperimentazione a supporto delle tecnologie emergenti, con proponenti le amministrazioni comunali. L’oggetto di questo bando di finanziamento è la realizzazione di Case delle tecnologie emergenti, intese come centri di innovazione e trasferimento tecnologico volti a supportare ricerca, sperimentazione, startup, trasferimento di conoscenza a imprese.

Il primo tassello di Torino in questa direzione è da ricercare nella iniziativa ‘Torino City Lab’, che fino dal 2018 ha avviato lo sviluppo di un ecosistema di attori dell’innovazione che a oggi annovera circa cinquanta soggetti, impegnati all’unisono a supportare il co-sviluppo e il testing di soluzioni innovative e di frontiera in risposta a sfide urbane.

La Casa delle tecnologie di Torino pertanto potrà essere combinata con la piattaforma e il partenariato Torino City Lab, per quanto riguarda sviluppo e sperimentazione di servizi urbani innovativi in settori molto strategici come la Smart Mobility e l’Industry 4.0.