ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 244

Iren, 80 milioni per il teleriscaldamento

Iren S.p.A. e CEB sottoscrivono un finanziamento da 80 milioni di euro a supporto degli investimenti previsti per lo sviluppo del teleriscaldamento di Torino

 

Reggio Emilia, 25 marzo 2022 – La Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa (CEB) e Iren S.p.A. hanno firmato un finanziamento del tipo Public Finance Facility (PFF) per un ammontare di 80 milioni di euro che servirà a sostenere lo sviluppo della rete di teleriscaldamento nell’area metropolitana di Torino, come previsto nel Piano Industriale al 2030. Questo progetto si basa sulla cooperazione esistente tra CEB e Iren nel settore della sostenibilità ambientale: nel 2020 era già stato firmato un prestito di pari importo per migliorare le infrastrutture idriche a Genova e Parma.

 

Gli investimenti sono finalizzati a saturare ed estendere in nuove aree il teleriscaldamento con l’allacciamento di nuove utenze, a migliorare l’efficienza operativa e la flessibilità della rete di Torino, tramite la completa integrazione degli asset gestiti nell’area metropolitana e ad aumentare la resilienza dell’infrastruttura rinnovando le parti più datate. È inoltre incluso lo sviluppo di nuovi impianti di accumulo termico attraverso i quali si potrà massimizzare lo sfruttamento del calore prodotto in cogenerazione, riducendo, di conseguenza, le emissioni di CO2, migliorando la qualità dell’aria nell’area metropolitana di Torino e incrementando il risparmio di energia primaria utilizzata. Tali interventi consentono di incrementare le volumetrie teleriscaldate di circa 13 milioni di metri cubi, sviluppare 156 km di nuova rete e rinnovare circa 13 km di rete esistente.

 

L’investimento totale previsto nel periodo 2021-2025 è pari a circa 198 milioni di euro di cui il 40% coperto dal prestito erogato dalla CEB. Oltre a contribuire alla sicurezza e all’efficienza dell’approvvigionamento, il prestito CEB contribuirà alla riduzione dell’inquinamento atmosferico delle aree urbane interessate e a rispettare il suo impegno per una riduzione del 40% delle emissioni di CO2 entro il 2030.

 

“Siamo lieti di continuare una collaborazione molto proficua con IREN nel settore della sostenibilità ambientale”, ha detto il governatore di CEB Carlo Monticelli “Il nostro obiettivo comune è quello di fornire ai cittadini servizi di alta qualità che siano efficienti, affidabili e sostenibili.”

“Questo prestito rafforzerà la struttura finanziaria di IREN per quanto riguarda la finanza sostenibile, che oggi rappresenta circa il 64% del debito totale di Iren”, ha spiegato l’amministratore delegato e direttore generale di Iren Gianni Vittorio Armani “Gli investimenti dedicati all’estensione della rete di teleriscaldamento massimizzeranno l’utilizzo del calore prodotto in cogenerazione, riducendo così le emissioni di CO2, aumentando il risparmio energetico e migliorando la qualità dell’aria nell’area metropolitana di Torino.”

 

 Giachino: mobilità sostenibile, lavoro e crescita sono le priorità

 Mobilità sostenibile, Lavoro e Crescita devono essere due priorità che vengono insieme, questo il primo commento di MINO GIACHINO già sottosegretario ai trasporti  che partecipa al convegno nazionale della CGIL.

 
Ogni scelta che penalizzasse la crescita e il lavoro non è positiva ne per il Paese ne soprattutto per Torino.
L’elettrico è una prospettiva importante ma non l’unica verso la crescita sostenibile. La crescita è una priorità per il nostro Paese e per Torino, in declino da venticinque anni. Dobbiamo difendere il settore automotive per difendere il lavoro e per difendere Torino. Abbiamo bisogno di una politica industriale del settore auto e conto molto , dopo la grave dimenticanza della Legge Finanziaria , sui nuovi stanziamenti decisi da Giorgetti (che hanno stupito per la loro entità molto degli autorevoli partecipanti, il che mi gratifica molto per l’essere stato il primo a ribellarmi con forza alla dimenticanza nella Legge Finanziaria ) e sui paletti della Mozione parlamentare primo firmatario MOLINARI.
Occorrono incentivi  al rinnovo del parco circolante italiano, che consta di 15 milioni di veicoli e di 400.000 TIR vecchi , inquinanti e insicuri, per ridurre inquinamento e aumentare la sicurezza della mobilità .
Incentivare mezzi elettrici ma anche gli ibridi e anche i mezzi Euro 6 più recenti e meno inquinanti. Puntare solo sull’ ‘elettrico impatterebbe negativamente su molte aziende dell’indotto e su oltre 70.000 occupati.
La politica industriale del settore che ha caratterizzato l’industria torinese e italiana del 900 deve coinvolgere i Politecnici e i Centri Ricerca attorno alle varie possibili soluzioni per rendere sostenibile la mobilità del futuro.
Difendere il settore auto è basilare per fermare il Declino economico e sociale.
Il Paese negli ultimi venticinque anni ha perso 25 punti di PIL procapite rispetto ai Paesi europei ecco perché la crescita e la sostenibilità debbono viaggiare di pari passo. Ecco perché difenderemo il settore auto come abbiamo difeso la TAV.
Avendo sbloccato gli stanziamenti per il MAREBONUS e ideato l’incentivo FERROBONUS nel 2008-2009 quando Greta andava ancora all’asilo nessuno può mettere in discussione la mia politica Green.
 
Mino GIACHINO 
SILAVORO SIAUTO

Polis Policy è dedicata al tema “Come si sostiene chi perde il lavoro”

La terza sessione

‘Ripartire dalla persona. Solo il lavoro salverà l’Italia’. 

 

Polis Policy, Accademia di Alta Formazione, giunta quest’anno alla sua quinta edizione, promuove sabato 26 marzo, a partire dalle 10.30, la sua terza sessione annuale, dedicata a un tema quanto mai attuale, il lavoro.
Titolo di questa quinta edizione è “Ripartire dalla persona: solo il lavoro salverà l’Italia”. La terza sessione è incentrata sulla tematica “Come si sostiene chi perde il lavoro”.
Nella prima parte della sessione interverrà Maurizio Sacconi, già ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. Il dibattito sarà introdotto da Francesco Devicienti, Professore Ordinario di Economia Politica dell’Università degli Studi di Torino. A moderare sarà Emmanuele Massagli.
Nell’ambito della sessione pomeridiana denominata Agorà, che prenderà avvio dalle 14.30, interverranno Federica Deyme, Direttrice Agenzia Piemonte Lavoro, Giuseppe Gherzi, già direttore dell’Unione Industriale di Torino, e Arnaldo Carignano, dirigente Randstad Italia.
Di grande interesse anche la terza sezione della giornata di studi, dal titolo “Another Vision”, in cui verrà affrontato il tema del lavoro da un punto di vista innovativo. A moderare la sessione sarà il giornalista Andrea Donna che proporrà un video sul lavoro, dialogando con il dr. Moraglio.
L’Associazione che promuove l’Accademia di Alta Formazione Polis Policy è “Difendiamo il futuro”, la cui mission è quella di rispondere all’impellente esigenza di informazione culturale, economica, sociale e politica, attraverso l’organizzazione di convegni, seminari e workshop. In particolare da diversi anni promuove “Polis Policy”, un percorso che si snoda attraverso tre giornate di studio annuali di approfondimento, che affrontano i temi considerati più affascinanti e urgenti, oltre che più controversi, dell’attualità che si sta vivendo. Sono, nel corso dell’anno, tre sabati di vivo dibattito e interazione con importanti esponenti appartenenti al mondo dell’economia, della politica, della scienza, della storia e della cultura.

Mara Martellotta

Iscrizioni a segreteria@difendiamoilfuturo.it
01119373401

Cambiare modello energetico

 

La guerra in Ucraina ha fatto esplodere drammaticamente i prezzi dei combustibili usati per produrre l’energia indispensabile alla produzione (sistema economico) e alla vita (sistema famigliare).

 

In poche settimane gas, petrolio e carbone hanno fatto registrare crescite impensabili, con aumenti che in certe giornate hanno toccato il 20-30%, creando situazioni insostenibili proprio in una fase in cui il costo della vita era già in movimento a causa della forte ripresa dell’attività produttiva dopo le forti flessioni legate alla pandemia.
Il fenomeno colpisce tutti i Paesi del mondo, ma il nostro è in difficoltà enormi perché è praticamente privo di fonti energetiche nazionali, e dipende, in misura praticamente totalitaria, dalle forniture provenienti da Paesi stranieri (i vari produttori di petrolio e di gas che attualmente garantiscono l’erogazione dell’energia elettrica).
Se pensiamo alla situazione del nostro Paese rispetto a 60-70 anni fa, ci rendiamo immediatamente conto che le preoccupazioni sono fondate: durante il “boom economico” una parte consistente di energia era prodotta grazie al sistema idroelettrico, cioè dalle turbine azionate dalle condotte forzate legate ad un efficiente sistema di dighe. Energia “pulita”, niente inquinamento, niente dipendenza da paesi stranieri.
Ma la tumultuosa crescita della produzione industriale ha comportato la necessità di produrre energia ricorrendo alle cosiddette “fonti fossili” (carbone e soprattutto petrolio), con tutte le ricadute negative in termini ambientali.
Una fonte alternativa che sembrava potesse essere sviluppata era quella dell’energia nucleare, per la quale l’Italia si era attrezzata costruendo alcune centrali; ma il drammatico episodio di Cernobyl ha bloccato tutto, e un referendum popolare ha sancito l’uscita del nostro Paese dalla cerchia dei produttori. Nonostante nel corso dei decenni la tecnologia abbia consentito di costruire centrali di nuova generazione ad altissima sicurezza, l’ipotesi di cambiare strada è al momento politicamente impraticabile.
Che fare?
Siamo nelle mani dei nostri “vicini di casa” (francesi, svizzeri e sloveni ci vendono a caro prezzo elettricità prodotta dalle loro centrali nucleari, collocate a pochi chilometri dalle nostre frontiere…) o di Paesi lontani (arabi, russi, algerini) non sempre affidabili, come si constata in questi tristi giorni.
Purtroppo anche fonti “pulite” sono insufficienti a colmare il gap fra produzione nazionale e esigenze produttive: l’energia eolica (centrali che sfruttano il vento) e solare (centrali che sfruttano il sole) sono spesso ostacolate con motivazioni il più delle volte risibili, ma che quasi sempre riescono a bloccare o comunque rallentare la realizzazione.
Una fonte ancora più “pulita” e poco conosciuta è quella legata all’energia marina, assolutamente naturale e non inquinante. Alludiamo al moto ondoso, un “motore inesauribile” che, grazie al movimento di mari e oceani, può generare elettricità in quantità enorme.

Secondo l’ENEA sfruttare l’energia marina consentirebbe di ottenere 80.000 terawattore, una misura gigantesca (un Twh è pari a mille miliardi di watt) pari a ben cinque volte il fabbisogno annuale di energia elettrica del mondo intero.
E da qualche tempo l’industria italiana e alcune start up hanno iniziato ad avviare non solo studi teorici, ma anche impianti sperimentali che stanno dando ottimi risultati. Citiamo ad esempio il sistema ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter), che converte l’energia delle onde marine in energia elettrica, sviluppato dall’ENI insieme a Wave for Energy S.r.l., spin-off del Politecnico di Torino. Il sistema è costituito da uno scafo galleggiante sigillato con al suo interno una coppia di sistemi giroscopici collegati ad altrettanti generatori. Le onde provocano il beccheggio dell’unità, ancorata al fondale, ma libera di muoversi e oscillare. Il beccheggio viene intercettato dai due sistemi giroscopici collegati a generatori che lo trasformano in energia elettrica. Una soluzione semplice, con un cuore d’alta tecnologia. Il primo impianto pilota è già attivo a Ravenna.
Un altro esempio è l’iniziativa creata da ENEA e Politecnico di Torino, che hanno messo a punto la versione 2.0 del PEWEC, un sistema low-cost di produzione di energia dal mare. Si tratta di un sistema galleggiante semicircolare da posizionare in mare aperto, in grado di produrre energia elettrica sfruttando l’oscillazione del dispositivo per effetto delle onde. L’installazione del PEWEC può arrivare a soddisfare del tutto il fabbisogno energetico di isole medio-piccole (in Italia sono oltre 50), che basano il proprio approvvigionamento di energia su impianti a combustibili fossili.
Anche all’estero studi e prototipi operativi non mancano: a Las Cruces, in Cile, è stato installato il primo convertitore di energia del moto ondoso dell’America Latina, grazie alla tecnologia italiana sviluppata da Enel. Si tratta di un’enorme boa alta circa 14 metri (chiamata boya generadora ) posta ad oltre un chilometro dalla costa, ancorata al fondale sabbioso che, grazie al movimento continuo del mare, si muove sul pelo dell’acqua salendo e scendendo, trasformando l’energia del moto ondoso in energia elettrica.
In Europa sono stati installati 11,3 MW di energia da moto ondoso, prevalentemente nel Nord Europa. Al largo di Orkney (Scozia), sono stati installati il dispositivo “Penguin” della finlandese Wello e il dispositivo svedese CorPower. Un altro produttore finlandese, AW-Energy, si sta attrezzando per esportare il suo Waveroller in tutto il mondo, dopo aver superato con successo i test in Portogallo.
L’Italia ha la fortuna di essere una penisola circondata da ben quattro mari, con decine di migliaia di coste lungo le quali le onde si muovono senza sosta…
Vogliamo provare a pensare a questa alternativa in maniera concreta, avviando subito un progetto di produzione di energia che sfrutta questa nostra invidiabile situazione?
Magari mettendo da parte, data l’urgenza di avere soluzioni alternative in tempi rapidi, burocrazia, carte da bollo, studi di fattibilità, comitati scientifici, pareri di enti, sovraintendenze, ministeri eccetera, capaci di insabbiare qualunque bella idea.
Un saggio proverbio aziendale ricorda che “Ogni problema di facile soluzione diventa insolubile dopo un sufficiente numero di riunioni…”; vogliamo per una volta tirare dritto senza inutili bla bla bla?

Gianluigi De Marchi

Per approfondire:
https://www.eni.com/it-IT/attivita/onde-mare-energia.html

Produrre energia elettrica dalle onde del mare: al via test sul prototipo di ENEA e Politecnico di Torino

 

Il Piemonte accelera sul “porto a secco” in collegamento con Genova

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Il prossimo numero del Rapporto Nord Ovest del Sole 24 Ore  in edicola venerdì 25 marzo con Il Sole 24 Ore in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta dedica l’apertura alle zone logistiche semplificate con un focus su quella di Genova, istituita per legge nel 2018 dopo il crollo del ponte Morandi, che non è ancora stata attivata perché manca il commissario che deve essere indicato dal Governo. Le istituzioni locali, si legge sul Rapporto, hanno formulato un Piano di sviluppo strategico della Zls che è stato inviato alla presidenza del Consiglio. Gli spedizionieri genovesi hanno proposto la creazione di una Green logisctics valley nella Valpolcevera, e guardano, come esempio, ai successi della Zona agevolata di Barcellona. Il progetto di Spediporto fa parte del piano generale. Ma senza il commissario tutto resta al palo, mentre imprese estere e fondi internazionali fanno pressing per capire se e in che modo è possibile entrare e aprire filiali in una zona logistica con agevolazioni burocratiche, fiscali e doganali presso il più grande porto italiano. La Regione Liguria, ricorda al Rapporto Nord Ovest l’assessore allo Sviluppo economico Andrea Benveduti, «ha attivato i percorsi tecnici di propria competenza per avviare la Zls di Genova e la Zls porto e retroporto della Spezia». Il territorio spezzino, tramite l’Adsp, ha infatti, a sua volta, avviato un’istruttoria, per la costituzione di una Zls; e le Regioni Liguria ed Emilia-Romagna hanno rivolto un quesito al Governo circa la possibilità d’inserire nel perimetro della Zls alcuni territori emiliani che hanno relazioni portuali e logistiche con La Spezia e Ravenna.

 

La Zls di Genova, peraltro, lo dice la stessa legge costitutiva, può estendersi anche alle piattaforme logistiche di Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte che lavorano col porto.  E proprio il Piemonte sta lavorando per ampliare ulteriormente l’area che potrà godere dei benefici della Zls. Dalle prime sei località inserite nella norma del 2018, prevalentemente nell’Alessandrino, si arriva alla nuova mappa allargata del “porto a secco”, proposta al Governo dalla Regione Piemonte, che coinvolge 12 comuni, tra Alessandria, Asti e Cuneo, e due retroporti, il Sito di Orbassano e il Cim di Novara.

 

I giovani di Confagricoltura del Nord Italia ospiti di Cella Grande sul lago di Viverone

Un marchio per i distretti del commercio

Ogni comunità avrà un proprio marchio identificativo per identificare il proprio territorio oltre a quello regionale che sarà uguale per tutti

L’assessore Poggio: «Una griffe a garanzia della qualità del commercio di vicinato»

 

I distretti del commercio avranno un marchio: un logo uguale per tutti con la bandiera del Piemonte e uno diverso per ogni territorio. In tutto 77, gli ecosistemi di vicinato sono stati istituiti per la prima volta in Piemonte nel 2021 con l’obiettivo di irrobustire la concorrenza dei piccoli negozi nei confronti delle grandi catene. In una prima fase ne sono stati finanziati 52, in attesa adesso di completare l’operazione con gli ultimi stanziamenti.

«Dopo aver sostenuto economicamente i primi progetti che hanno coinvolto 513 comuni – ha sottolineato l’assessore alla Cultura Turismo e Commercio, Vittoria Poggiosiamo passati ad una seconda fase, pensando di dare loro anche un simbolo che li identifichi, una griffe a garanzia della qualità del commercio di vicinato, un dispositivo di identità unitario ma al tempo stesso caratterizzante del proprio territorio».

Un ulteriore passo quello del marchio, o meglio del brand identity: un’operazione di marketing ma dal sapore territoriale. Prosegue così il sostegno della Regione al progetto che si dota di uno strumento in più per la crescita degli ambiti di vicinato la cui formula già sperimentata in altre regioni, ha tra i suoi obiettivi anche quello di riqualificare alcune aree urbane obsolete, rimaste indietro nei piani di rigenerazione urbana.

I loghi sono stati realizzati da un’agenzia su mandato di VistPiemonte e della Regione. Quello unico comune a tutti riproduce la bandiera del Piemonte su sfondo blu circondato da un semicerchio, simbolo della circolarità a cui si ispira la filosofia di tutti i distretti con la dicitura «Distretti del Commercio del Piemonte». La seconda parte è dedicata e personalizzata in relazione alle peculiarità di ciascuno ed è stata realizzata concordando grafica e testo con ciascuno dei 77 ambiti urbani e diffusi.

Nati nelle più importanti città d’Europa già negli anni ’90, i Distretti si sono riversati velocemente in numerosi centri cittadini in tutto il mondo. In Italia, la prima a dotarsi di questi ambiti commerciali è stata la Regione Lombardia, con un bando nel 2008.

L’idea è di creare un sistema strutturato e organizzato territorialmente, capace di polarizzare le attività commerciali, insieme ad altri soggetti portatori di interesse quali il Comune, le associazioni imprenditoriali, le imprese e i consumatori. Da qui la collaborazione pubblico-privata è diventato elemento fondante per le strategie unitarie del Distretto.

Soroptimist Torino, una intensa attività

Creare ponti, costruire risposte concrete, contrastare le diseguaglianze di benessere, salute e opportunità
La nostra città è caratterizzata, da sempre, da una profonda, grande mobilitazione sociale a favore delle persone in difficoltà che attualizza a fronte delle sfide sociali della contemporaneità attraverso un unicum di realtà del terzo settore e di impegno della società civile.
Tra le eccellenze il Distretto Sociale Barolo, la cittadella della solidarietà fondata dalla Marchesa Giulia Colbert di Barolo, attiva ininterrottamente dal 1823 a favore delle persone in difficoltà.
Nel 2021, in risposta all’acuirsi delle diseguaglianze generate dallo scenario pandemico, tre realtà del Distretto Sociale Barolo, Camminare Insieme-Ufficio Pastorale Migranti-Congregazione Suore del Buon Pastore, sotto l’egida di Opera Barolo, hanno unito le forze per razionalizzare e strutturare gli aiuti, dando vita al Polo Alimentare del Distretto Barolo.
Prof. Anna Maria Poggi, consigliere dell’Opera Barolo delegato al Distretto Sociale: “Il Polo Alimentare Barolo, che distribuisce mensilmente panieri alimentari e altri beni di prima necessità a famiglie in difficoltà del territorio, inserisce l’assistenza in un intervento più complesso di promozione della salute e promozione delle risorse della persona: incontri di monitoraggio periodici e percorsi personalizzati garantiscono un accompagnamento mirato, grazie alle competenze della Camminare Insieme ODV e della Pastorale Migranti, in sinergia con il pubblico e il privato sociale del territorio. L’obiettivo è accompagnare all’autonomia e all’inclusione sociale, nel solco dell’eredità della Marchesa Giulia Colbert. Il Distretto Sociale compirà nel 2023 duecento anni: un anniversario importante per noi e la città tutta, per cui saranno organizzate diverse iniziative per diffondere la conoscenza della storia del Distretto.”
Il Polo Alimentare assiste circa 350 famiglie con aiuti sistematici. Nel solo primo anno sono stati censiti circa 1.300 beneficiari, alle quali si aggiungono circa 30 famiglie non censite. Gli accessi mensili si attestano a circa mille persone e sono in grande crescita (24% in più nel solo mese di gennaio).
Il Soroptimist International Club di Torino, sodalizio mondiale di donne impegnate in attività professionali e manageriali che attraverso i suoi progetti promuove il potenziale individuale e collettivo di donne e ragazze e il contrasto alle disuguaglianze, in sintonia con l’attualità del visionario pensiero di Giulia di Barolo ha avviato una partnership con il Distretto sociale. Nell’ultimo anno hanno preso avvio collaborazioni per l’accoglienza di studentesse afgane.
Nel contempo, sul fronte culturale, altra risorsa della Città, il Club ha una vicinanza storica con i Musei Reali, scelti come contesto per la celebrazione nel 2021 del proprio settantennale dalla fondazione, con due service, l’uno orientato alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio numismatico che celebra figure femminili e l’altro dedicato all’accoglienza di mamme con bambine e bambini nella prima infanzia in un luogo di senso e bellezza, in collaborazione con Unicef.
Oggi il Soroptimist offre ai Musei Reali un nuovo service, la fornitura di tovaglie per la mostra di prossima inaugurazione Splendori della tavola che esporrà, tra gli altri, uno storico servizio di argenteria proveniente dal Quirinale. Si rinnova così un’analoga esperienza di collaborazione, iniziata nel 1952, per la condivisione con la città di un prezioso e storico patrimonio di arti decorative.
Dott.ssa Enrica Pagella, Direttrice di Musei Reali: “La tavola apparecchiata è da sempre un simbolo di ospitalità e di accoglienza, di una convivialità che prende forma, anche nel Palazzo Reale di Torino, con la nuova Sala da pranzo voluta dal re Carlo Alberto di Savoia-Carignano. Restituirne la gioiosa lucentezza con il grande servizio in argento realizzato a Parigi, poi trasferito al Quirinale nella nuova residenza dei re d’Italia, significa recuperare un filo dimenticato di bellezza che appartiene alla storia della città e alla sua memoria. I Musei Reali sono grati al Soroptimist Club Torino per aver sostenuto questo progetto, e ancora di più per aver saputo estenderne il significato di condivisione con l’iniziativa Tavole solidali, che trasforma la tavola del re in un luogo inclusivo di conoscenza e di meraviglia”.
Avv. Alessandra Fissore, Presidente del Soroptimist Club Torino: “La nostra associazione ritiene che la cultura sia una delle risorse per ri-conoscersi comunità, creare coesione, benessere delle persone e della collettività, presupposto per lo sviluppo sostenibile. Per questa ragione è a fianco dei Musei Reali, che appartengono a ogni membro della collettività, e al tempo stesso pensa alle persone in difficoltà: sia all’esterno – la popolazione sofferente in Ucraina, verso la quale si è tangibilmente mobilitata – sia all’interno del territorio,

nella nostra città. In questa direzione, l’impegno per la realizzazione della mostra di “tavole imbandite” si è affiancato a uno speculare impegno per “tavole solidali” con il Polo alimentare Barolo, creando un ponte tra due realtà in un coerente percorso progettuale. Ai beni di prima necessità viene affiancata anche l’esperienza in museo, per un nuovo welfare che sia un cambiamento culturale”.
La consegna al Polo Alimentare Barolo di una consistente fornitura di alimenti e altri prodotti da parte del Soroptimist Club Torino sarà effettuata lunedì 21 marzo.
Successivamente Palazzo Reale renderà disponibile, per le socie del Soroptimist e gli Enti coinvolti nel Polo Alimentare, l’esperienza condivisa di visite guidate alla mostra per alcuni gruppi di persone – operatori, volontari e famiglie.

Soroptimist International Club Torino 

La linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia e’ strategica

La linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia guarda ad un futuro più solido e orientato ad un servizio strategico per tra Italia e Francia. È quanto è emerso dall’incontro  a Limone Piemonte tra gli assessori ai Trasporti della Regione Piemonte Marco Gabusi e della Regione Liguria Gianni Berrino e il vicepresidente della Région Sud Jean-Pierre Serrus, con il prefetto di Cuneo Fabrizia Triolo, il prefetto per la ricostruzione Jean Pellettier, i rappresentanti del Gruppo FS Ferrovie dello Stato, RFI Rete Ferroviaria Italiana, Trenitalia, AMP Agenzia della Mobilità Piemontese.


L’incontro ha rappresentato il primo momento ufficiale delle tre Regioni per l’istituzione del Tavolo Tecnico Politico dedicato al pieno ripristino dei collegamenti ferroviari della Val Royadanneggiati dalla tempesta Alex a ottobre 2020.  Il Tavolo si riunirà con cadenza costante per analizzare gli elementi individuati come prioritari.


Fondamentali i punti emersi oggi. Da un lato, l’attenzione è stata concentrata sull’emergenza attualmente in corso che proseguirà fino a ottobre 2023, quando riaprirà la prima canna del Tunnel di Tenda. Numerosi gli attestati di riconoscenza francesi per il servizio di navette organizzato; si dovrà proseguire a garantire il trasporto attraverso la linea ferroviaria e c’è la volontà di tutti di contribuire finanziariamente. Si è condiviso di far decidere agli enti locali se continuare con le navette o ipotizzare 4 coppie di corse sulla tratta Cuneo- Ventimiglia. Nel primo caso, sarà studiata una tariffazione consona al servizio e coerente con quella della tratta nazionale.

Dall’altro lato, in prospettiva, il Tavolo ha iniziato a ragionare su quale potrebbe essere il servizio ferroviario in futuro, anche in corrispondenza degli investimenti infrastrutturali che si renderanno necessari. Il tema degli investimenti prende oggi una forma più concreta grazie alla proposta della Commissione Europea di inserire la linea ferroviaria tra le reti Ten-T Comprehensive. «È il primo punto da cui partire – sottolinea l’assessore piemontese Marco Gabusi – e su questo lavoreremo di comune accordo con l’obiettivo di far tornare questa linea strategica per i due Paesi e per le tre Regioni».

«Al centro del confronto di oggi – aggiunge l’assessore ligure Gianni Berrino – c’è stato l’interesse comune tra tutti i soggetti coinvolti affinché questa importante linea ferroviaria riceva gli investimenti infrastrutturali e di servizio che merita per far ripartire un collegamento fondamentale a territori appartenenti a Liguria e Piemonte in Italia e Région Sud in Francia».