DALL’ABRUZZO
Un altro incidente stradale mortale sulle strade italiane, vittima donna di 38 anni, Cinzia Tucci, di Ancona ma residente a Francavilla al Mare, è morta nel sinistro stradale avvenuto stamane sulla variante che collega Montesilvano (Pescara) a Francavilla (Chieti). La donna guidava una Matiz che, per cause da accertare, si è scontrata frontalmente con un autocarro che procedeva in direzione di Ortona. E’ morta sul colpo e il suo corpo è rimasto intrappolato nella vettura prima dell’intervento dei Vigili del Fuoco.
(foto: archivio)
un milione di persone. Secondo i dati delle Nazioni Unite, più di 2.200 persone sono già morte a causa di questa malattia e il colera si sarebbe diffuso nel 90% dei distretti del Paese. A quasi tre anni dall’inizio del conflitto in Yemen, più dell’80% della popolazione non ha accesso ad acqua potabile, cibo e cure mediche e il conflitto sta colpendo in particolare i bambini nel disinteresse generale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo in guardia la comunità internazionale facendo sapere che oltre 11 milioni di bambini hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. Il Pam (Programma alimentare mondiale dell’Onu) ha rivelato che su una popolazione di 26 milioni di persone, almeno 17 milioni di yemeniti non sanno se oggi potranno mangiare e almeno 7 milioni di persone dipendono totalmente dall’assistenza alimentare fornita dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni umanitarie. Secondo l’Unicef, oltre 3 milioni di persone, la metà delle quali bambini, sono a rischio crisi idrica per la mancanza di carburante. Il prezzo del carburante diesel è raddoppiato nel giro di un mese, compromettendo la distribuzione di acqua, in particolare modo per le famiglie più povere. Le stazioni per il pompaggio dell’acqua, che riforniscono oltre 3 milioni di persone attraverso i sistemi pubblici in 14 città, stanno rimanendo senza carburante. Il Pam segnala anche che il numero dei Paesi impegnati ad aiutare lo Yemen si sta riducendo. Quasi l’80 percento dei finanziamenti destinati allo Yemen è stato fornito quest’anno dagli Stati Uniti, dalla Germania, dall’Unione Europea e dal Regno Unito. La situazione generale continua però ad essere disperata e il protrarsi del conflitto non fa altro che aggiungere disastri, lutti e sofferenze. Nella guerra yemenita piovono dal cielo anche bombe di fabbricazione italiana vendute ai sauditi che le sganciano regolarmente sugli insorti armati da Teheran. Si tratta di bombe fabbricate in Sardegna, nel Sulcis, che hanno provocato vittime anche tra i civili. La denuncia arriva dal New York Times che in prima pagina pubblica un video intitolato “il percorso del commercio delle armi” che stanno insanguinando lo Yemen. Il quotidiano newyorkese riconosce che l’Italia è solo uno dei tanti Paesi che inviano armi all’Arabia Saudita.
DALLA SICILIA
DALL’ABRUZZO
II, sulla sommità del quarto colle della Roma d’Oriente, dove un tempo sorgeva la chiesa costantiniana dei Santi Apostoli che il Conquistatore fece demolire 564 anni fa per costruire la sua moschea. Non si tratta solo di manie di grandezza quando il neo “sultano” rispolvera le glorie del passato imperiale. Di frequente fa riferimento ai sultani ottomani, pensando che nel Paradiso islamico dovrà spiegare la sua strategia in politica estera a personaggi come Maometto II e Solimano il Magnifico. Nel frattempo, da Istanbul infiamma l’islam, radicale e moderato, parla da capo della Fratellanza musulmana più che da presidente di un grande Paese, da 65 anni pilastro sud-orientale della Nato, ma oggi sempre meno stabile e credibile. Piace ai musulmani vedere che con forza guida la riscossa dei Paesi islamici e riunisce nella sua Istanbul una grande assise con i leader dei 57 Stati membri dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oic) per un vertice straordinario che ricompatta una volta tanto sunniti e sciiti per un obiettivo comune. In un colpo solo vede aumentare il consenso interno e si presenta come grande potenza nel risiko mediorientale. La decisione di Trump su Gerusalemme muove nuovamente lo scenario levantino.
DALLA LOMBARDIA
nord di Damasco, dove le luci del Natale accolgono i pellegrini. Nella Siria disastrata da sei anni di guerra cristiani e musulmani si ritrovano di nuovo nel convento fondato da Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano rapito nel 2103 nella zona di Raqqa e scomparso nel nulla. Lo fanno sapere i monaci e le monache della comunità monastica che promuove il dialogo tra cristianesimo e islam in una lettera natalizia in cui raccontano i preparativi per le feste imminenti. Sono numerose le famiglie cristiane e musulmane che in questi giorni salgono insieme al convento che ha vissuto periodi travagliati prima con il regime siriano e poi a causa della follia jihadista. La comunità comprende anche il monastero di Mar Elian nel governatorato di Homs, distrutto dagli islamisti nell’estate del 2015. Un messaggio di speranza giunge anche dalla piana di Ninive in Iraq dove l’Isis, nonostante la ferocia mostrata durante l’occupazione contro i musulmani e le minoranze, non è riuscito a cancellare la presenza cristiana. 
