DALLA SICILIA
Anche le istituzioni si mobilitano a Sciacca, in provincia di Agrigento, dopo che circa 40 cani randagi sono morti per aver mangiato cibo avvelenato distribuito da qualcuno per strada. Il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, intende costituire una commissione parlamentare per lo studio del fenomeno del randagismo. Intanto la sindaca di Sciacca, Francesca Valenti, è stata denunciata dall’Aidaa, per violazione della legge 281/91 poiché il sindaco è “primo responsabile per il benessere dei randagi presenti sul territorio comunale e della loro salute ed incolumità”.
DAL VENETO
Il libro è sul tavolo dei relatori ma l’autore non c’è. È dietro le sbarre di una buia prigione turca a Silivri, sul mar di Marmara, nel comune di Istanbul dove dieci anni fa venne costruito il più grande carcere della Turchia e forse d’Europa
14 febbraio 2017 accusato di propaganda anti-Erdogan e di spionaggio per i servizi segreti tedeschi. In quella famigerata prigione gli fanno compagnia 170 giornalisti mentre tanti altri sono liberi ma sono in attesa di sentenza e pertanto rischiano di raggiungere Yucel e i suoi colleghi a Silivri. Nel volume dello scrittore si analizza la figura del nuovo sultano della Mezzaluna e la situazione in Medio Oriente per esaminare poi le varie anime del movimento Gezi e le storie delle persone che hanno partecipato alla rivolta del maggio 2013 nel piccolo parco di piazza Taksim e che ora assistono impotenti all’involuzione autoritaria della Turchia del presidente-padrone Erdogan, diventato ormai il capo di un regime sempre più repressivo. Negli ultimi anni e, in particolare dopo il golpe fallito del 15 luglio 2016, la Turchia è diventata la più grande prigione del mondo per giornalisti. Se 170 reporter sono in carcere, altre centinaia sono stati licenziati senza motivo, per cui è sufficiente un tweet contro il governo per finire in galera per mesi o restare senza lavoro. La situazione è destinata a peggiorare e già oggi i media sono ridotti al silenzio come anche le università e i circoli culturali.
DALLA TOSCANA
DAL VENETO
DAL FRIULI VENEZIA GIULIA
DALLA LOMBARDIA
aspetti singolari e storici di questa visita. Da quasi 60 anni non metteva piede in Vaticano un presidente turco e soprattutto un protagonista di primo piano sulla scena internazionale come Recep Tayyip Erdogan, nei panni di un sultano-condottiero alla conquista del mondo islamico e cristiano. Una visita che, al di là dell’attualità politica, ha anche un’importanza storica. Tempo fa, in Vaticano, c’era un Papa che amava profondamente i turchi ed era pieno di rispetto e stima per
le autorità della Turchia e da loro era ricambiato. Quel Papa era Giovanni XXIII, conosciuto da tutti come il “Papa buono”. Fu l’ultimo pontefice a ricevere in Vaticano un presidente turco. Era il 1959 ed era appena stato eletto Papa. Il 28 ottobre 1958 Angelo Roncalli, patriarca di Venezia, fu infatti designato nuovo pontefice con il nome di Giovanni XXIII. Roncalli trascorse dieci anni a Istanbul, dal 1935 al 1945, come nunzio apostolico, e aprì la strada all’istituzione ufficiale di rapporti diplomatici tra la Turchia e la Santa Sede. E non perse mai di vista l’amicizia e le relazioni
con i governanti turchi anche in seguito, come nunzio a Parigi e poi come Papa, tanto che oggi in Turchia, Giovanni XXIII è ancora chiamato il “Papa turco”. Da 59 anni mancava, in udienza dal Pontefice, un presidente della Mezzaluna, dai tempi di Celal Bayar, capo di Stato turco dal 1950 al 1960, poi deposto da un golpe dei militari. Ora il capo della chiesa cattolica riceve Erdogan tra le mura Vaticane non solo come presidente della Turchia (eletto nel 2014) ma soprattutto come uomo forte della Mezzaluna che accentra nelle sue mani poteri assoluti e non nasconde ambizioni imperiali neo-ottomane. Papa Francesco, mite e pacifico come il suo illustre predecessore, incontra a casa sua un neo sultano, sovrano di una Turchia che sogna di diventare una grande potenza alla guida del Medio Oriente e di una parte del mondo musulmano, come un tempo l’Impero ottomano.
DALLA PUGLIA