Dall Italia e dal Mondo- Pagina 34

"ANALISI DEI DATI FONDAMENTALE NEL RAPPORTO CON LE BANCHE"

Un fenomeno dalle dimensioni importanti e dalle sfaccettature complesse, che riguarda non poche persone aventi in essere rapporti bancari continuativi con lo stesso istituto da dieci anni a salire.

Conosciamo tutti l’evidente complessità di un contratto bancario, dove solo per avere un semplice bancomat, si viene sottoposti a un giro di vite di firme e altrettante clausole scritte in piccole, la cui lettura, spesso, non solo non viene fatta per ovvi motivi di tempo da parte delle persone allo sportello, ma anche perché risulta evidentemente di difficile comprensione per via dei meri tecnicismi giuridico-formali in essi contenuti. Le banche italiane, considerate comunque tra le più solide storicamente in Europa, da dieci e più anni a questa parte sono state oggetto di rovinose vicende e altrettanti avvicendamenti al vertice che le hanno sprofondate in un baratro di perdizione e fallimenti, sanati tutti per lo più con fusioni continue, giri di poltrone tra gli stessi incapaci e ricapitalizzazioni pesanti pagate duramente dai clienti, con l’aiuto esterno di fondi pubblici erogati dallo Stato. Si comprende, dunque, come la geniale intuizione di Serafino Di Loreto, già famoso e stimato Avvocato bresciano con un passato importante nel mondo dei recuperi assicurativi anche di ingente portata, sia stata quella di capire per primo che le banche vanno combattute e sconfitte, laddove giuridicamente e oggettivamente in fatto e in diritto ne sussistono i presupposti reali per ottenere tale risultato, attraverso un’attenta indagine peritale analitica tesa a spostare l’asse della partita sullo stesso terreno di gioco sul quale, spesso, i cittadini rappresentano la squadra più debole. Questo spiega il perché l’azienda ‘SDL Centrostudi Spa’ da lui fondata a Brescia nel 2010, attiva anche sul fronte del recupero delle somme ingiustamente sottratte dal Fisco impazzito e iniquo, abbia assistito e tuttora assista, nel corso della propria quasi decennale storia, altre 155mila italiani in crisi, restituendo loro dignità, giustizia e futuro. E questo motiva e documenta bene altresì perché chi ha il coraggio di andare contro i poteri forti precostituiti in nome delle fasce più indifese della collettività e dei loro sacrosanti interessi, spesso subisca attacchi di natura strumentale: tesi a cercare più di ostacolare una buona e giusta battaglia che a documentare realtà di fatto che lasciano il tempo che trovano. D’altra parte, quando per la straordinaria intuizione di un imprenditore e anche già stimato legale, che prima di scendere in campo analizza le strutture portanti di un fenomeno così vasto e difficile, si riescono in soli otto anni di attività a bloccare pignoramenti, salvare case e patrimoni fatti di beni mobili e immobili (frutto del lavoro di generazioni di famiglie che, magari, si sono trovati in difficoltà per colpa di clienti insolventi), a far annullare completamente o in parte cartelle esattoriali più frutto di fantasia ed errore più che di oggettiva consistenza documentale, e il tutto per un controvalore complessivo recuperato e restituito alle tasche degli italiani che supera i 250 milioni di euro, è facile comprendere bene, alla luce di quanto sinora esposto, che a qualcuno di suddetti poteri forti, spesso collusi in maniera più o meno velata con organi di stampa e relativi gruppi editoriali a essi facenti capo, possano anche girare le scatole. Ma c’è di più. A Serafino Di Loreto e al suo Team di validissimi esperti si deve anche la buona informazione e l’altrettanto efficace applicazione della cosiddetta Legge 3/2012: quella che consente a chi si trova sommerso da montagne di debiti, attraverso opportune procedure giuridiche ben determinate, di avere ancora una concreta, legislativa, speranza di poter esdebitarsi. Rinascendo a nuova vita, mettendo una pietra sul passato e guardando finalmente in faccia al futuro con occhi, mani e piedi liberi di costruire una nuova esistenza sia privata che professionale.

 

Oltre la Grande Muraglia. La Cina che non ti aspetti

Sala Consultazione della Biblioteca Centrale di Ingegneria, C.so Duca degli Abruzzi, 24 – Torino

Alberto Bologna (DAD) e Angelo Bonfitto (DIMEAS) discutono con l’autore Alberto Bradanini del libro Oltre la Grande Muraglia – Uno sguardo sulla Cina che non ti aspetti.
Introduce Michele Bonino, Delegato del Rettore per le Relazioni con la Cina
Interviene Filippo Fasulo, Coordinatore Scientifico del Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia Cina (CeSIF)

La Cina odierna genera allarme, persino paura, ma allo stesso tempo attrae fortemente.
Come mai? Forse perché è antica, ma anche la Grecia è antica; forse perché è vasta, ma anche la Russia è vasta; forse perché è popolosa, ma l’India lo è altrettanto; forse perché la Cina è le tre cose insieme, o perché nei riguardi della Cina è viva ancor oggi una sorta di mitologia del mistero, una mitologia del resto in parte giustificata, poiché nell’inconscio occidentale quel paese conserva un’immagine di estraneità e di difficile accesso, quasi si trattasse di una creazione onirica. Eppure oggi più che mai è necessario compiere uno sforzo per comprendere meglio e più a fondo questo gigante che ha saputo conquistarsi un posto di primo piano sulla scena mondiale, coniugando assenza di libertà e vertiginoso sviluppo economico in un modo che non finisce di stupire l’Occidente, ed esercitando sullo scacchiere geopolitico un sapientissimo soft power che, se oggi lo vede misurarsi quasi alla pari con gli Stati Uniti, partner e rivale a un tempo, configura per il futuro scenari inattesi e sorprendenti.

Sarajevo, le olimpiadi invernali del "magico febbraio" 1984

 

In Bosnia, dice lo scrittore Giacomo Scotti, quando si vuol dire raccontare “si usa la parola divaniti, dalla radice del turco divan, cioè sofà, canapè, ottomana. Per alludere a un raccontare disteso, lento, da fare (e ascoltare) in compagnia, come un rito. Chi racconta bene è tenuto in grande considerazione qui, come una sorta di eroe nazionale”. Sarajevo è una città dove tutti hanno una storia da raccontare, che sia simile a tante o nuova e diversa, poco importa. Ciò che davvero conta è il racconto in sè. Meglio se lo si ascolta seduti davanti ad una tazza di tè verde, magari fumando la Šiša o bevendo rákija, la grappa. L’uomo che racconta, seduto davanti a me nel piccolo locale, ha un’età indefinibile. Può essere un vecchio di settant’anni o averne molti di meno e portare in volto e sulle mani le rughe di una vita intensa, difficile. Il timbro della voce,malgrado sia flebile, quasi inciampasse tra i denti, denota un certa sicurezza e un piglio orgoglioso. Racconta in un italiano fluente del tempo in cui la città era imbandierata a festa e nei locali si bevevano birra e Zilavka bianco della valle della Neretva (considerato dagli esperti il migliore vino della ex Jugoslavia) per salutare il resto del mondo che guardava, sul finire dell’inverno del 1984, alle montagne innevate attorno a Sarajevo. Il Trebević , bello come il sole, l’Igman severo e impettito, la Bjelašnica – immensa, bianca principessa delle nevi – e la Jahorina, con le sue piste da sci. Sui monti e in città, allo Stadio Olimpico Koševo e nel Palaghiaccio Zetra, andavano in scena le gare dei XIV° Giochi Olimpici Invernali. Per ospitare l’evento a cinque cerchi erano stati scelti un paese e una città del tutto nuovi nel panorama degli sport invernali: la Jugoslavia, orfana di Josip Broz Tito, e una delle sue città simbolo, Sarajevo. “Eravamo un paese senza grande storia, sotto il profilo degli sport sulla neve e sul ghiaccio. Nessuna medaglia conquistata ai Giochi invernali, pochi risultati nelle varie discipline. Ma avevamo dalla nostra l’entusiasmo contagioso e un grande senso dell’ospitalità. Un entusiasmo che esplose con l’impresa del nostro slalomista Jure Franko. Fu lui, il portabandiera della Jugoslavia, a rompere il tabù portandoci per la prima volta sul podio con l’argento conquistato nello slalom gigante”. S’illumina, parlando di questa medaglia e della ‘prima volta’ di un figlio del paese degli slavi del sud che saliva sul podio, dell’emozione per la bandiera della Federazione che sale sul pennone e dell’inno nazionale cantato, in piedi e con la mano sul cuore, da tutto lo stadio. Si sente ancora jugoslavo, anche se non c’è più quel paese che veniva descritto come un’entità fatta da “sei stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e un solo Tito“. Franko diventò molto popolare e in città, come racconta questo amico, si diffuse un motto che diceva più o meno così: “Volimo Jureta više od bureka”, cioè “amiamo Jure più del burek”, la torta salata ripiena di carne e cotta sotto le braci ardenti. S’intuisce che il ricordo è ancora vivido, potente. Il narratore dimostra di avere una certa cultura in fatto di sport. “Il programma prevedeva 39 gare, a contendersi le medaglie furono 1.272 atleti divisi in 49 rappresentative”. E per compiacermi aggiunge: “Gli italiani erano 76, 15 dei quali donne”. Lo guardo meravigliato: ha immagazzinato tutto nella sua memoria, come un computer. Parlando prende colore, si anima. “La sfilata delle delegazioni dei Paesi del mondo, con bandiere e cartelli. Che spettacolo! Le telecamere delle televisioni di cento e cento paesi che scrutavano tutto e tutti con i loro occhi magici, riflettendo in ogni angolo del pianeta le immagini della mia città, così bella e intelligente e capace di stupire il mondo!”. L’uomo ci sta raccontando dell’impossibile sogno della pace, della felicità, dell’orgoglio e della nostalgia. Purtroppo, archiviate le Olimpiadi, il futuro per Sarajevo e per la Bosnia portò i segni, negli anni Novanta, delle atrocità e della devastazione delle guerre seguite alla disgregazione della Jugoslavia, dell’assedio e del tiro a segno dei cecchini, fino al lento e faticoso ritorno alla normalità dopo tanta morte e

distruzione. Ma il suo racconto è sospeso nel tempo e si ferma a quei giorni di metà febbraio del 1984 quando per fortuna si parlava solo di sport. Con invidiabile precisione narrativa ci rimanda indietro a quel tempo. “Nello sci alpino, a parte il nostro Jure, furono i fratelli Phil e Steve Mahre ad imporsi con l’oro e l’argento dello slalom. Americani come William Johnson, vincitore della discesa. Iniziava così la scalata delle Alpi da parte degli sciatori a stelle e strisce”. Storce un po’ la bocca. Si vede che, sportività a parte, figli e nipoti dello Zio Sam non gli stanno tanto simpatici. S’infervora nuovamente, viceversa, parlando della coppia di pattinatori inglesi di Nottingham, Jane Torvill e Christopher Dean, che raccolsero un incredibile successo nella danza su ghiaccio contro i rappresentanti dell’allora Unione Sovietica Natalja Bestemianova e Andreij Bukin, allenati dalla leggendaria Tatjana Tarasova. Fu una gara che passò alla storia del pattinaggio e che nessuno riuscirà mai a dimenticare. Era il 14 febbraio, giorno di San Valentino. La coppia dell’URSS presentò nella danza libera, ultima prova della disciplina, la Carmen di Bizet, ma Torvill e Dean trionfarono letteralmente sulle note del Bolero di Ravel, un’interpretazione che mise i brividi agli spettatori. “Un sogno. Qualcosa di irripetibile. Sembravano appartenere ad un altro mondo. Un

Jane Torvill & Christopher Dean perform Ravel’s Bolero during their gold medal routine

programma perfetto il loro, che meritò dodici 6.0, il massimo punteggio raggiungibile allora. Mai visto niente di simile. Li guardavamo e ci scendevano le lacrime per l’emozione”. Ci confida anche a voce bassa il ricordo di Katarina Witt, stella tedesca dell’Est, molto brava nell’aggiudicarsi l’oro del pattinaggio artistico individuale, ma soprattutto indimenticabile per la sua bellezza. “La sua avvenenza lasciava senza fiato ed era molto forte, come tutti i tedeschi. Non a caso, in quell’edizione e per la prima volta, il medagliere lo vinsero gli atleti della Germania Est (9 ori, 9 argenti 74 e 6 bronzi) davanti all’Unione Sovietica e agli Stati Uniti che pure vinsero la gara di pattinaggio singolo maschile con Scott Hamilton”. Lo metto alla prova. Gli chiedo, a bruciapelo,dell’Italia. Sorride, senza scomporsi e risponde subito: “Siete arrivati decimi, con due medaglie, entrambe d’oro: Paul Hildgartner nello slittino singolo e Paola Magoni nello slalom, dopo una strepitosa seconda manche, appuntandosi sul petto la medaglia d’oro, impresa mai riuscita prima a nessuna sciatrice italiana. Ti dico di più: era il 17 febbraio del 1984. Un venerdì”. Come non detto, l’enciclopedica memoria di quest’uomo è davvero a prova di bomba. È tardi. Non ci siamo quasi accorti che il tempo passava e che si è fatto scuro. Pago io le consumazioni e mi sembra il minimo. Marchi convertibili ben spesi in compagnia di un amico. Dopo i saluti usciamo e veniamo sferzati da un’aria gelida. Comprendo adesso il significato dei bollettini meteo quando, in Italia, annunciano “venti freddi dai Balcani”.

 

Marco Travaglini

Scappa dall'incendio e si cala dal terzo piano. Muore ragazza di 21 anni

DALLA VALLE D’AOSTA
Mihaela Cheli, la 21 enne di Chiavari che nella notte tra venerdì e sabato si è lanciata dal terzo piano di un edificio  in Valle d’Aosta per salvarsi da  un incendio è morta in ospedale a seguito della caduta. La giovane aveva riportato infatti  un grave politrauma. Dopo l’autorizzazione dei genitori i medici  hanno effettuato l’espianto degli organi. L’incidente è avvenuto ad Antey Saint Andrè verso le 5:15. I tre ragazzi erano in camera da letto. La vittima e il fidanzato si sono calati dalla finestra precipitando per una decina di metri. Il ragazzo e un amico sono rimasti leggermente feriti.

Israele alla conquista della luna

E’ partita  alle 3.45 della notte, ora israeliana, la navicella  Bereshit (traduzione: in principio) che si è staccata dal suolo di Cap Caneveral per cominciare il suo viaggio verso la luna. Si tratta della più piccola – con i suoi 60 chili con il propellente – e meno costosa capsula che atterrerà, salvo imprevisti,  sul satellite della terra, annoverando  Israele, che l’ha realizzata,  tra le quattro superpotenze lunari insieme a Usa, Russia e Cina. A  bordo c’è una copia della Torah, il Vecchio Testamento ebraico.

Ragazzina sedicenne suicida con la pistola tenuta in casa

DALLA LOMBARDIA

Ieri sera una ragazzina di 16 anni si è suicidata nella sua casa di Tromello, in Lomellina, sparandosi con una pistola presente in casa, arma che  era regolarmente detenuta.  Non si conoscono  ancora le motivazioni del suicidio e  la minorenne non avrebbe lasciato biglietti  per motivare la sua tragica decisione. Quando si è sparata si trovava da  sola in casa. I genitori hanno dato  subito l’allarme, ma  ogni soccorso è risultato inutile.

Con Bancoposta buoni e libretti postali anche in mobilità

Una nuova funzionalità dell’App

 

I prodotti del risparmio postale entrano a pieno titolo nell’era digitale: da oggi, infatti, la App Bancoposta, disponibile per dispositivi iOS e Android e scaricabile gratuitamente da App Store o Google Play, aggiunge alle sue numerose funzionalità quelle dedicate ai buoni e ai libretti postali. Grazie alle nuove funzionalità dell’App Bancoposta è possibile non solo controllare il saldo e la lista movimenti dei libretti postali, ma, per il Libretto Smart sottoscrivere e gestire i buoni fruttiferi postali, associare l’IBAN del proprio conto corrente bancario al libretto per trasferire denaro sullo stesso, attivare le offerte “Supersmart” che rendono ancora più convenienti i libretti postali e ricaricare la propria Postepay . Anche nell’era di Internet e dei social, i prodotti del risparmio postale mantengono le caratteristiche di semplicità e trasparenza che hanno consentito loro di conquistare e mantenere nel corso degli anni la fiducia dei risparmiatori italiani: l’ammontare complessivo del risparmio postale è di circa 323 miliardi di euro, e sono oltre 26 milioni gli italiani che possiedono Buoni o Libretti Postali. I prodotti del risparmio postale sono emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti, garantiti dallo Stato Italiano e collocati in esclusiva da Poste Italiane. I Buoni Fruttiferi Postali consentono di investire anche piccole somme, non hanno spese di emissione, gestione o rimborso ad eccezione degli oneri di natura fiscale, sono esenti da imposta di successione e sono soggetti ad una tassazione agevolata del 12,50%. I Libretti di risparmio postale sono disponibili in diverse versioni, comprese quelle dedicate ai minori e quella denominata “Smart”, che consente una gestione anche on-line e di accantonare in tutto o in parte le somme depositate godendo di una remunerazione maggiore rispetto al tasso base, il tutto, anche in questo caso, in assenza costi ad eccezione degli oneri di natura fiscale.

 

 

 

Pasqua a Matera e in Basilicata

La Basilicata, come scrive Giovanni Bronzini che con Ernesto De Martino ha maggiormente studiato questo aspetto della regione, “si presenta rispetto alla tradizione popolare come un’area prevalentemente conservativa”,.  Nelle campagne, soprattutto del materano, sopravvivono usi e tradizioni la cui origine si perde nella notte dei tempi. 

Tra questi sono da annoverare i Riti della Settimana Santa.

Proprio a Matera, con  “Mater Sacra”, si ambienta nei Sassi la struggente rievocazione della passione di Cristo. Momento di grande coinvolgimento emotivo che vede protagonista la Murgia e l’intera Gravina con la riproposizione della crocifissione di Gesù e dei due ladroni. Un evento che regala al visitatore lo stupore di una narrazione  raccontando la resurrezione del Signore. Sulla murgia materana andrà in scena lo spettacolo della morte, della deposizione sino all’annunciazione di una nuova vita portata dal Figlio dell’Uomo.

Nel resto della regione, nella giornata del Venerdì Santo vi sono manifestazioni religiose esterne, fuori dalla Liturgia Ufficiale.A farla da padrone, sono le cosiddette Sacre Rappresentazioni con personaggi viventi. bDa segnalare sono quelle che si svolgono nel comprensorio Vulture-Melfese a Barile, Rapolla, Rionero, Atella, Maschito e Venosa. Particolarmente importante è la “Via Crucis” che si svolge a Barile, centro di origine “arbëreshë”, cioè albanese, come Maschito, Ginestra, S. Costantino Albanese e S. Paolo Albanese.

A Barile, coerentemente con l’origine albanese della rappresentazione, uno dei principali figuranti nella Via Crucis è infatti la “Zingara”, una bella ragazza del paese che veste un abito tradizionale albanese ed è ricoperta da gioielli prestati dalle famiglie più abbienti (un chiaro richiamo quindi al popolo fondatore della cittadina).  Nel solco del richiamo alle origini, il personaggio della “Zingara” è presente anche nella Via Crucis vivente che si svolge a Maschito; ma anche a Rapolla, Rionero e Ripacandida, pur non avendo la stessa origine, la “Zingara” è uno dei personaggi chiave delle Sacre Rappresentazioni lucane.

Marito e moglie uniti per 60 anni ma sepolti in cimiteri diversi

DALLA LOMBARDIA

Marito e moglie uniti per sessant’anni nella vita ma dopo la morte separati dal Comune di Milano. I due anziani milanesi erano morti a soli cinque mesi di distanza, quando i familiari si sono visti negare la richiesta di ricongiungimento delle salme nello stesso cimitero per ragioni burocratiche in relazione alla esigua disponibilità di spazi per l’inumazione e la tumulazione attualmente presenti nel cimitero di Baggio. I figli: ” non capiamo come in una regione che  prevede anche la possibilità di poter seppellire gli animali domestici a fianco dei padroni, non si permetta a marito e moglie di riposare insieme”.

ITALIA QUART’ULTIMA IN EUROPA PER L’USO DI INTERNET

I dati Eurosat rilevano che gli italiani si sono piazzati solo quart’ultimi in Europa per l’impiego di internet, con il 74% di connessioni rispetto all’85% degli europei. Il web è utilizzato dagli italiani soprattutto per le email (57%), per vedere video (52%) e per i social network(46%). Gli  europei nel complesso usano internet in particolare per la posta elettronica (73%), poi per cercare informazioni su beni o prodotti (70%), per guardare video (57%) e social (56%).Sono i danesi  i più in rete d’Europa  con il 98% di utenti tra i 16 e i 64 anni) seguiti da lussemburghesi (97%) e olandesi (95%), invece i più disconnessi dei 28 Paesi sono i bulgari (65%).