Non solo golf. Non solo sport, relais e alta cucina. Dal 10 giugno scorso, il “Golf & Relais Feudo di Asti” (Frazione Mombarone, 160), presieduto da Marco Sutter, è anche “FeudArte”. Immerso in un mirabile anfiteatro naturale “che ipnotizza occhi e anima”, nel cuore vivo del Monferrato, il “Golf Feudo” s’è infatti dato un nuovo obiettivo, certamente un importante “valore aggiunto” rispetto alla sua già ampia gamma di offerte: quello di “diventare luogo ideale – sottolinea la General Manager Pamela Raeli – dove creare una sinergia perfetta tra natura ed arte”, organizzando
periodici eventi artistico-culturali di prestigio e di interesse per i propri associati e per gli appassionati d’arte in genere. Ambizioso il programma e ottime le premesse, il progetto ha preso il via, per l’appunto, il 10 giugno scorso con una prima collettiva – 36 le opere esposte – che mette insieme ben 11 artisti di consolidato mestiere e indubbia notorietà (torinesi, astigiani e una bresciana), dal titolo “Arte in libertà 10 + 1” – dieci “maschietti” e una “femminuccia” – e che si protrarrà fino al 15 settembre prossimo. Un ruolo fondamentale nell’organizzazione dell’evento va attribuito a Pippo Leocata, non
solo socio del “Feudo” ma soprattutto pittore e scultore di lunga geniale e multiforme militanza. Origini siciliane, ma torinesissimo d’adozione, è lui stesso presente in parete con le ultime sue opere ispirate alla grande letteratura – pittura e poesia come un unicum di toccante valore emozionale – ai versi di Montale, di Pavese o di Quasimodo (da quest’ultimo la suggestiva “Tramontata è la luna”) in cui il segno il colore la luce e le ombre diventano palpitanti scenografie di liriche narrazioni che sono voci e incontro di anime “altre” unite dai comuni valori del cuore. Di grande interesse e frutto di sperimentazioni linguistiche che non lesinano spazio al mestiere, sono anche i “dischi” ( Diametro 41) appartenenti alla serie de “Il tempo come metafora” di Luciano Cappellari, docente all’Accademia di Belle Arti di Torino; così come i singolarissimi “ondulati” paesaggi agresti di Giulio Agostino (operante a Cantarana, nell’astigiano), realizzati su fondo materico con materiale edile colorato a olio.

Di Massimo Ghiotti, presente in decine di Musei e Fondazioni internazionali e le cui opere scultoree, secondo Maurizio Calvesi, “rappresentano quanto di più inedito ed originale abbia proposto la scultura degli ultimi decenni”, la rassegna propone un “Volo rosa” (colori industriali su acciaio inox) di eccezionale bellezza con graffi e nervosi guizzi di colore svolazzanti su solide forme astratte, immagini-simbolo di “un nuovo umanesimo post-industriale”. La ricerca della dimensione
quotidiana, la natura e il gusto delle piccole realtà capaci di svelare la suggestione e il sottile fascino di quanto ci sta intorno, raccontato per segni e colori che parlano di armonia, di equilibrio compositivo e di profonda “sapienza” pittorica, accomunano le “Tre mele” di Italo Gilardi (allievo di Felice Casorati), alla “Fontanella” di Luciano Spessot – raffinato e certosino cantore di “quel senso di poesia che, a ben guardare, c’è ancora in ogni cosa, da un bel tramonto a un frutto bacato…”– così come alle nitide e rigorose vedute montane realizzate da Vinicio Perugia nel suo atelier dell’Avigliana medievale. Perfettamente contestualizzata allo spazio ospitante é la china e gomme liquide su carta – dal segno libero, veloce e di singolare intuizione compositiva – dal titolo “Green” di Guido Giordano, che già
anni fa, sul tema del Golf ebbe a realizzare 99 dipinti per il Circolo “Castellaro” ad Arma di Taggia; mentre la bresciana Laura Massardi presenta quadri che prediligono i colori della terra o il nero accompagnati da una tecnica povera di materiali (gesso, pigmenti e pochi colori ad olio) e fortemente caratterizzati da tematiche psicoanalitiche attente agli imprevedibili linguaggi dell’inconscio. Allievo di Filippo Scroppo, il torinese Sergio Scanu porta in parete quadri di robusta definizione scenica dove la matrice fauve-espressionista convive alla perfezione con annotazioni non lontane da una vena surrealista di grande fascino e misterica suggestione. Un che di “magico realismo” (si veda il tecnicamente perfetto acquarello “Tutto a posto”) che troviamo anche nei dipinti di Sandro Lobalzo, dove le immagini sono segni “di una realtà – scrive Angelo Mistrangelo – rivisitata e reinterpretata con le cadenze di una ‘scrittura’ estremamente limpida ed evocatrice”.
Gianni Milani
***
“Feudarte. Arte in libertà 10 + 1”
“Golf & Relais Feudo di Asti”, Frazione Mombarone 160; tel. 0141/294230; www.golffeudoasti.it
Fino al 15 settembre
–
Nelle immagini:
– Pippo Leocata: “Tramontata é la luna”, tecnica mista (olio, acrilico, matite su carta)

Prosegue la seconda settimana della rassegna ‘#Parco Dora Live’, che sino a fine luglio offre concerti e spettacoli di cabaret gratuiti di gradi artisti italiani nella piazzetta esterna del Centro Commerciale ‘Parco Dora’ a Torino in Via Livorno angolo Via Treviso
Gino Latino di Radio GRP (media partner dell’evento) e Carlotta Iossetti, sarà la volta del concerto di Alan Sorrenti, storico protagonista degli anni ’70 e ’80 della musica italiana. Attesi inoltre nelle prossime settimane anche i cantanti Francesco Baccini, Silvia Mezzanotte, Donatella Rettore, Alexia, Mario Venuti e Marco Ferradini. Tutti gli spettacoli sono gratuiti e iniziano alle 20.30. Per informazioni,
Il 7 giugno all’Accademia Albertina è stata inaugurata ,alla presenza di Fiorenzo Alfieri, Salvo Bitonti, Mario Marchetti, Presidente del Premio Calvino, Stefania Stafutti, rappresentante dell’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai, un’interessantissima mostra dal titolo”Calvino made in China”

tra Oriente e Occidente, un incrocio di immaginari” come ha sottolineato Mario Marchetti, Presidente del Premio Calvino, in occasione dell’inaugurazione della Mostra. Un’occasione per parlare della moderna e ancora oggi attualissima problematica della nostra concezione della città , cioè del nostro modo di concepire e realizzare il vivere insieme , la socialità, il rapporto tra essere umano e ambiente. Come nel disegno di Wu Jiayl, ispirato al tema dello scontro tra natura e urbanizzazione.
Le poesie di Alessia Savoini


“Dove sono Mumo, Lev, Helenio, George e Omar, l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso? Tutti, tutti, dormono sulla collina”.Gigi Garanzini – biellese di nascita e langarolo d’adozione, eccellente giornalista sportivo –con il suo “Il minuto di silenzio”( Mondadori,2017),
Sabato 17 giugno ore 22.30 – Cinema Massimo 2

un’acuta selezione di testimonianze artistiche (una quarantina) delle due epoche, si prefigge di “verificare– sottolinea Luca Beatrice – se è possibile che ad alcuni momenti cruciali nella storia corrispondano altrettanti momenti in cui l’arte e la cultura abbiano cavalcato lo stesso entusiasmo”. Complice e protagonista della “sfida”, il visitatore. A lui il compito di “ricercare connessioni per analogia o antitesi che inneschino curiosità emozionali, dalla storia fino all’attualità”, riconoscendo “a pelle” in quella cabala(?), in quel magico connubio di due cifre, il 6 e lo 0, un potenziale di “vis umana” sconosciuta ad altri decenni -nonostante i cent’anni scivolati di mezzo- con il suo carico di eventi storici politici sociali e culturali capaci di rivoluzionare e rivoltare da capo a piedi la Storia del Bel Paese. Da un’Italia che si unisce nel 1861(un anno prima c’era stata l’impresa dei Mille e di quell’eroe degli eroi che fu Garibaldi, nonché di statisti che ad averceli oggi!) per diventare, nell’arco di appena ventitré mesi, un Regno non ancora del tutto completato, ma con ventisei milioni di abitanti; fino all’Italia del 1961
segnata dal boom economico, dall’esplosione demografica e da un’epocale spostamento migratorio interno verso città che si trasformano ben presto in metropoli work in progress. Ed è proprio allora che anche in Italia esplode, in campo artistico, il fenomeno della Pop Art, l’arte “ribelle”, quella dei “pittori maledetti” stregati dalle scuole in voga d’oltreoceano e intimamente ammaliata dagli eventi politici e sociali del tempo. Da Roma – con la Scuola di Piazza del Popolo – a Milano; da Firenze a Torino che proprio nel 1961 ridisegna (per il centenario dell’Unità) l’intero quartiere di Italia ’61. Il dialogo è soprattutto con New York, dove artisti come il calabrese Mimmo Rotella e Mario Schifano espongono nella leggendaria mostra “The New Realist” tenuta alla “Sidney Janis Gallery”. Mostri sacri, vere icone del Pop italiano. Che non potevano mancare all’appuntamento espositivo di Palazzo Carignano: il primo con i suoi “décollage” o “manifesti lacerati” di “illuminazione zen” (per autodefinizione), il secondo per i suoi inquietanti e di parca cromia “paesaggi anemici”, posti a fianco di un corale “Trasporto di Garibaldi ferito ad Aspromonte” (ultimo quarto del XIX secolo) a firma di Michele Cammarano, uno dei tanti pittori-soldati che parteciparono alle campagne per l’indipendenza, ritraendole poi nei propri quadri. Pittori di storia. Testimoni e cronisti.
Come Cesare Bartolena, Raffaele Pontremoli e Angelo Trezzini, le cui tele fanno da contrappunto in rassegna a quelle (occhieggianti alla pittura fiamminga olandese) di Massimo
D’Azeglio e del militare di carriera Cerruti Bauduc. A chiudere il decennio ottocentesco due preziose tempere-reportages di Carlo Bossoli, in esposizione permanente al Museo. Opere, in gran parte, celebrative. Ma non prive di passione e di un’intensità emotiva tale da rendere agevole il confronto con le “strane pronipoti Pop” del Novecento, provenienti da collezioni pubbliche e private nonché da prestiti di Intesa San Paolo Gallerie d’Italia e Fondazione Marconi. Autentici geniali capolavori: dalla “Venere a idrogeno” di Gianni Bertini all’“Indagine sul punto” di Tano Festa. Per non dimenticare il reiterato”Fascino”di Giosetta Fioroni così come le opere di Gianfranco Pardi, Emilio Tadini, Renato Mambor, Roberto Malquori e Valerio Adami, accanto alle improbabili figure di Enrico Baj, alle colorate giocosità di Ugo Nespolo e al poderoso “Mais” di Piero Gilardi o all’“Opera a Perti” di Aldo Mondino.
Tra i ritrattisti più famosi della storia della musica, capace di raccontare le leggende del rock, del jazz e del pop in uno scatto, Guido Harari è alla Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba (Cn), nel cuore delle Langhe patrimonio Unesco, con la mostra fotografica Wall of Sound 10 che inaugura sabato 17 giugno alle ore 18