Bard (Aosta)
Volti che sembrano scavati a forza nella dura roccia. Senza fare sconti alla ruvidità del reale. Immagini senza tempo. O forse cariche all’inverosimile di tempo. Come l’intenso, emozionante primo piano del monaco tibetano che fa da immagine -simbolo (claim visivo di fortissimo impatto emozionale) alla mostra. Dall’Afghanistan al Pakistan, dall’India al Tibet al Nepal. E ancora dal Brasile all’Etiopia e al Myanmar; così come dalle Filippine al Marocco al Kashmir alla Slovenia e allo Yemen. Passa da queste lontane terre il lungo percorso, incardinato su 77 immagini di popolazioni di montagna, su cui s’incentra l’inedito progetto espositivo dedicato dal valdostano Forte di Bard, fino al 26 novembre prossimo, a Steve McCurry, certamente fra i più grandi maestri della fotografia contemporanea internazionale. Membro dell’Agenzia Magnum dal 1986, in
quarant’anni di carriera un palmarés eccezionale (fra cui alcuni World Press Photo Awards) e autore del celeberrimo scatto “Ragazza afghana” – copertina del “National Geographic Magazine” del 1985 – divenuto icona del conflitto afghano e da subito entrato a far parte del nostro
immaginario collettivo (come “Le baiser de l’Hotel de Ville” del grande Doisneau o il “Miliziano colpito a morte” fissato a Cordova dalla Leica di Robert Capa), è lo stesso fotoreporter americano a raccontare: “Solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile”. Una filosofia di vita e di lavoro che trova conferma anche negli scatti
presentati da McCurry (nato a Philadelphia nel 1950) nelle Cantine del Forte valdostano, in una rassegna – “Steve McCurry. Mountain Men”– coprodotta da Forte di Bard, Steve McCurry Studio e Sudest 57, dove un’accurata selezione di paesaggi, ritratti e scene di vita quotidiana mette in evidenza il rapporto complesso fra uomo e terre di montagna: in ambienti estremi che segnano impietosamente corpi e volti e stili di vita o beneficiati dall’armonia di paesaggi incontaminati dove pastori e contadini si muovono in una sorta di magica e perfetta simbiosi con il mondo naturale e umano che gli sta intorno. A volte “specchio” di culture ataviche ( a noi molto distanti ) che McCurry racconta con nitida obiettività in immagini “da brivido”, come quelle raffiguranti le “donne-contadine al lavoro”, totalmente invisibili
avvolte negli ampi mantelli neri e negli oblunghi cappelli di paglia, nel sud-est dello Yemen. Lo scatto viaggia con rapidità, ruba l’immagine e i colori, ma ci obbliga ad andare oltre. E a porci interrogativi che dribblano la mera bellezza del soggetto. Quella che troviamo, invece, a tutto campo nelle dieci fotografie inedite scattate da McCurry proprio in Valle d’Aosta fra il 2015 e il 2016, frutto di una campagna condotta in tre periodi di scouting e shooting, vero e proprio “mountain lab” a cielo aperto – documentato da un video – dove fra l’altro spiccano i quattro 4mila metri delle Alpi: Monte Bianco, Cervino, Gran Paradiso e Monte Rosa. Immagini che resteranno
quale patrimonio della collezione del Forte di Bard che, ai visitatori, offre anche la possibilità di assistere alla proiezione in altissima risoluzione di oltre 290 scatti iconici del grande Maestro. Non solo. Il progetto espositivo prevede anche, per gli appassionati, la possibilità di iscriversi ad un workshop con lo stesso McCurry, della durata di due giorni e mezzo, da venerdì 15 a domenica 17 settembre prossimi e con numero chiuso di 15 partecipanti: per info eventi@fortedibard.it
Gianni Milani
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“Steve McCurry. Mountain Men”
Cantine Forte di Bard (Aosta); tel. 0125/833811 – www.fortedibard.it
Fino al 26 novembre
Orari: da mart. a ven. 10-18; sab. dom. e festivi 10-19; lunedì chiuso
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Foto:
Per tre serate, l’1-2-3 luglio 2017, il Sacro Monte di Belmonte (TO), in occasione della ricorrenza del riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità UNESCO (3 luglio 2003), diventerà teatro di un’interpretazione artistica contemporanea del Sacro Monte
sostenitore indulgente di “Lotta Continua” in un crescendo di spostamenti a sinistra che stupirono gli stessi comunisti che lo elessero senatore nel ’68 e nel ’72.Per Antonicelli valeva il mito di Gobetti e del suo rapporto con Gramsci che finiva per legittimare i suoi spostamenti graduali a sinistra, fino a giungere a quella più estrema, ignorando i pericoli stessi del terrorismo che stava nascendo.
LE TRAME DEI FILM
Periodo non felice per Alan Clay (ha appena divorziato dalla moglie, è senza casa e non ha il becco di un quattrino per pagare la retta della scuola della figlia, rischia persino il lavoro se non porterà a casa in grosso contratto) è inviato dalla sua società di informatica in Arabia Saudita per ottenere l’appalto dei servizi telematici nella città che si sta costruendo nel deserto. La burocrazia temporaggia e il sovrano imprenditore si fa attendere. Alan avrà così tutto il tempo per fare un bilancio della propria esistenza. Durata 98 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Uci)
Miller. L’autore mai troppo lodato di film intimisti o immersi in un ambiente noir ottimamente descritto come “I padroni della notte” e “Two lovers” si affida oggi ad un diverso genere cinematografico, quello dell’avventura, ma anche qui quell’”avventura” che mina allo stesso tempo il corpo e la mente. La storia di Percival Fawcett, ufficiale di carriera britannico, che all’inizio del Novecento ha l’incarico dalla Società Geografica Reale di recarsi al confine tra Brasile e Bolivia per effettuale importanti rilievi cartografici. La società, la famiglia, le difficoltà, la malattia, l’ossessione della ricerca di una città perduta, tutto contribuisce a rendere un ritratto e un film forse d’altri tempi ma comunque autentico, avvincente, degno della storia di un regista che amiamo. Durata 141 minuti. (Ambrosio, Eliseo Grande, The Space, Uci)
Cosmo Jarvis. Una delle opere più belle e convincenti viste all’ultimo Torino Film Festival, che fortunatamente la distribuzione di Teodora ha portato nelle sale. Ricavandone la vicenda dal romanzo “Lady Macbeth nel distretto di Mtsensk” scritto dal russo Nikolaj Leskov e portato poi nel mondo lirico da Shostakovich, qui trasportata da quei panorami alle brughiere dell’Inghilterra del 1865, la diciassettenne Katherine è costretta dalla volontà del padre a un matrimonio senza amore con un uomo più anziano di lei, che non la desidera e apertamente la trascura. Soffocata dalle rigide norme sociali dell’epoca, all’allontanamento del marito per questioni di lavoro, inizierà una relazione clandestina con un giovane stalliere alle dipendenze del marito, ma l’ossessione amorosa la spingerà in una spirale di violenza dalle conseguenze sconvolgenti, nell’eliminazione di chiunque voglia cancellare quella passione. L’autore è un giovane, trentasettenne, drammaturgo che ambienta la sua storia nel chiuso opprimente nelle stanze del grande palazzo, con pochissime concessioni all’esterno, scavando appieno ed egregiamente nei tanti caratteri, in specialmente in quello della sua protagonista, anti-eroina perfettamente lucida e sanguinaria. Durata 89 minuti. (Nazionale sala 1)
La mummia – Avventuroso. Regia di Alex Kurtzman, con Tom Cruise, Russell Crowe, Sofia Boutella e Annabelle Wallis. Nell’antichità, una principessa egizia in odore di divenire faraone fino al giorno in cui il padre ebbe generato il figlio maschio: grande ecatombe e vendetta della suddetta ma anche vendetta dei dignitari di corte che la seppelliscono viva e la trasportano in una sontuosa tomba al centro del lontano territorio persiano. Nei tempi nostri, la sempre suddetta principessa Ahmanet si risveglia tra gli sconquassi delle guerre orientali e porta distruzione sino a Londra, tra pugnali e pietre preziose e riti che coinvolgono l’appassito e rintontito ex eroe Tom Cruise che per stare a galla dello star system è costretto ancora una volta a ingarbugliarsi nelle sue solite mission impossible, in una lotta tra bene e male che cerca di nobilitarne il personaggio di soldato fanfarone e truffaldino. Il bello (si fa per dire) della storia affidata per il 99% alle dinamiche dei computer e per il restante all’espressività degli attori è di prendere la decisione sul finale di tener aperta la porta di un sequel che se ancora interesserà il pubblico potrà riempire un’altra volta le tasche di divo e divette. Durata 107 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uni)
internazionale del successo con “Un uomo, una donna”) viaggia da decenni con le sue stelle comete della vita e dell’amore, dell’amicizia, dei piccoli e grandi tradimenti, con gli amori che si ritrovano, della famiglia, tra immagini sontuose e sceneggiature che gironzolano qua e là disseminando sentenze. Prendere o lasciare: ma “Les una et les autres” – “Bolero” da noi” – non si dimentica. Lelouch continua la sua filosofia di vita in questo secolo ormai più che avviato, questa volta radunando, grazie all’amico medico Frédéric, attorno alla tavola del fotoreporter Jacques Kaminsky – un rispolverato Hallyday -, eclissatosi tra i bellissimi panorami delle Alpi, le quattro figlie avuto parecchio distrattamente da altrettante diverse unioni. Il film è del 2014, arriva oggi qui da noi, un’occasione anche per chi ha (persino) dimenticato il nome di Lelouch o chi non lo ha mai scoperto. Durata 124 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Chico e Harpo, Massimo 1)
dell’oceano e di fare piazza puliti di precedenti incantesimi. Se la dovrà vedere contro una squadraccia di letali marinai fantasma fuggiti dal Triangolo del Diavolo e guidati dall’orripilante Capitano Salazar e dovrà chiedere l’aiuto di un’affascinante astronoma e e di un ardimentoso quanto giovane marinaio. Durata 129 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)
Noel Clarke. Elena ed Ernesto hanno perso in un incidente d’auto il loro unico figlio dodicenne, hanno visto il loro matrimonio andare a pezzi, compromesso per lo meno. Dopo anni sono entrambi a Londra, lei è una gallerista di successo, lui un fotografo capace di rinunciare a tutto e disposto a ricominciare daccapo. Ma chiede aiuto a Ian, un ragazzo conosciuto in carcere e da poco tornato libero, per preparare quella mostra che nella mente di Ernesto dovrà essere l’ultima. Durata 89 minuti. (Greenwich sala 1)
Tucci e Anthony Hopkins. L’origine degli alieni e della loro presenza nel nostro mondo sta ben ancorata nel tempo di Re Artù, dei Cavalieri della Tavola Rotonda e di Mago Merlino che ha nascosto nella propria tomba un segreto di cui l’uomo di oggi dovrà venire a conoscenza se vorrà salvare il mondo da creature non poco pericolose. Poi, oggi, ci sono i transformers, coloro pronti a mutarsi in mostruose automobili o in robot altrettanto terrificanti, una colonia di alieni in cui si nascondono buoni e cattivi che l’uomo dovrà comunque conoscere sino in fondo. Durata 150 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space anche in 3D, Uci anche in 3D e in V.O.)
Zellweger. L’avvocato Ramsey ha deciso di difendere il giovane Mike dall’accusa di aver ucciso il padre. Ma il verdetto sembra già scritto, il ragazzo è stato trovato accanto al cadavere con un coltello in mano e ora si trincera dietro un silenzio assoluto. Nuove prove, interrogatori, assolute certezze, la reticenza di una vedova, depistaggi, ambigui personaggi, depistaggi, le regole di quelle storie ambientate in un’aula di tribunale più che rispettate: ma forse quello che appare è ben lontano dalla verità. Diretto dall’autrice dell’indimenticabile “Frozen River” girato otto anni fa. Durata 93 minuti. (Lux sala 3, The Space, Uci)
La stagione 2017-2018 del Teatro Regio di Torino, che si aprirà con il “Tristano e Isotta” di Richard Wagner, in programma il 10 ottobre prossimo in prima assoluta, debutto alla regia per Amedeo Amodio, sarà una stagione non soltanto ricca dal punta di vista quantitativo, con un numero di spettacoli secondo solo a quello della Scala di Milano, ma anche qualitativo
e la Voix humaine. La stagione lirica verrà conclusa dal trittico delle opere mozartiane “Le nozze di Figaro”, “Don Giovanni” e “Così fan tutte”, su libretto di Da Ponte”.
Prosegue con grande successo la terza settimana della rassegna ‘#Parco Dora Live’
volto tra i più amati della tv. Domenica 25 giugno, invece, presentato da Gino Latino di Radio GRP (media partner dell’evento) e Carlotta Iossetti, sarà la volta del concerto di Francesco Baccini, affermato e amato cantautore italiano con all’attivo svariati grandi successi della musica italiana. Attesi inoltre nelle prossime settimane anche l’ex cantant dei Matia Bazar Silvia Mezzanotte, Donatella Rettore, Alexia, Mario Venuti e Marco Ferradini. Tutti gli spettacoli sono gratuiti e iniziano alle 20.30.
Se quella sera non fossimo capitati nella sezione del PCI di S.Anna, a Pallanza, probabilmente non avremmo mai avuto modo di incontrare Vera Fyodorovna Panova, scrittrice russa.
250 ( duecentocinquanta…) copie del suo libro. In sezione avremmo dovuto, noi ragazzi della gioventù comunista ( si era nel 1976, al culmine del “biennio rosso” elettorale che aveva riservato grandi soddisfazioni al partito di Berlinguer) affrontare il tema della nostra partecipazione alla Festa de L’Unità. Pensavamo ad una piccola mostra con pannelli sul Cile, dove il golpista Pinochet era al potere dopo aver soffocato nel sangue il governo di Unidad Popular, e sul Portogallo, dove – viceversa – le sinistre erano al governo, dopo aver vinto le prime elezioni libere. Era, quest’ultimo, il frutto democratico della “Revolução dos Cravos”, la rivoluzione dei Garofani, attuata dall’ala progressista delle Forze Armate portoghesi che pose fine al lungo regime autoritario di António Salazar. In più, pensavamo a come farci conoscere, raccogliere nuove energie. Invece, fummo “reclutati” per un lavoro di manovalanza che, stando a quanto disse Marino Parnassi, il leader locale del Pci, “rientrava nei momenti formativi”. In pratica ci venne affidato il compito di avvolgere le copie, una per una, in bustine di plastica protettive, etichettandole con i numeri progressivi. “
imprescindibile della militanza, fatto sta che in poco più di tre ore imballammo tutte le copie. A quel punto, scoccata la mezzanotte, piuttosto provati, lasciammo perdere progetti e discussioni, rimandandole ad un’altra riunione. L’unica decisione che ci sentimmo di condividere fu quella di individuare una sede alternativa per il nostro, successivo incontro. Dalle frasi che udimmo, ci parve di cogliere un altro, concreto pericolo. Tarcisio Polla, che di Marino era il braccio destro, aveva fatto cenno ad una nuova “donazione” , consistente in un certo numero di copie di “Essi combatterono per la patria
In occasione della Giornata Europea della Musica, 21 Giugno, Solstizio d’Estate, la Festa della Musica arriva a Venaria Reale, città di cultura ed intrattenimento.
culture e stili diversi coinvolgeranno un pubblico “non preparato” e quindi genuino ed aperto all’esperienza, fuori dagli spazi e dai tempi istituzionali che irrigidiscono la fruizione di uno dei linguaggi universali più immediati… la musica.»
Alla Sindaca di Torino Chiara Appendino