CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 767

Tecnologie indossabili nella vita quotidiana

Torino ospiterà al Lingotto, il 20 e 21 novembre, la prima fiera dedicata al tema

 

INTERNET WEBI wearable devices sono il futuro della tecnologia ed entreranno presto nella vita quotidiana di ognuno di noi. Leggere velocemente le notifiche, migliorare le prestazioni sportive, monitorare attività fisica e lo stato di salute sono solo alcuni dei possibili impieghi di questi dispositivi che ognuno può indossare facilmente. Torino ospiterà al Lingotto, il 20 e 21 novembre, la prima fiera dedicata alle “tecnologie indossabili”. La manifestazione è stata presentata, giovedì 5 novembre, in Consiglio regionale che è anche sostenitore dell’iniziativa per mezzo della Consulta regionale dei Giovani.

“Questo è un evento in cui crediamo tantissimo, forse quello in cui crediamo di più. Il binomio giovani e tecnologia è fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio e delle nostre imprese”, ha spiegato il consigliere segretario Alessandro Benvenuto, delegato alla Consulta, durante i saluti iniziali.La scelta è caduta su Torino secondo il presidente di JETop, Davide Giordano, “perchè territorio di innovazione e di grande tradizione imprenditoriale. Nuovo e innovativo, Wearable Tech Torino nasce da JEToP, associazione studentesca non-profit del Politecnico di Torino, con lo scopo di far conoscere al pubblico i dispositivi indossabili e di offrire un’ opportunità di crescita e di innovazione dell’imprenditoria tecnologica italiana”.

La fiera sarà anticipata da un hackathon, il 14 e 15 Novembre presso l’I3P, l’incubatore di imprese innovative del Politecnico di Torino. Una competizione per  programmatori, maker ed appassionati, dedicata alle tecnologie indossabili e mirata allo sviluppo di nuovi paradigmi nel settore. Con la durata di 36 ore, i partecipanti si suddivideranno in team e si impegneranno per sviluppare un prototipo che mostri le funzionalità di una nuova soluzione in campo software o di sviluppo di un oggetto wearable.

Nella due giorni il Lingotto Fiere metterà a disposizione 2500 metri quadrati dove troveranno posto aziende, numerosi dispositivi presentati e due sale congressi allestite per l’occasione per conferenze e workshop per analizzare tutti gli sviluppi di questa tecnologia innovativa. “Lo sviluppo delle nuove tecnologie è travolgente, i giovani devono avere un livello di ambizione globale e avere voglia di cambiare il mondo” è stato l’invito finale di Emilio Paolucci, vicerettore del Politecnico per il Tasferimento Tecnologico.

Alla conferenza stampa hanno partecipato anche Massimo Ceaglio, responsabile tecnico I3P, e Giuseppe Serrao, responsabile operativo di 2i3t, l’incubatore di imprese dell’Università di Torino.

 

www.cr.piemonte.it

ANIMALI, “UN SMS SALVA LA VITA”

 cani sms

L’ON. BRAMBILLA PRESENTA LA CAMPAGNA SOLIDALE DI LEIDAA ONLUS

 

Anche le storie più tristi possono avere un lieto fine, quand’è la generosità a scriverlo. Basta guardare negli occhi Bitter, Teddy e Louise, tre dei testimonial canini che hanno partecipato  alla presentazione di “SMS-SalvaMi Subito” la tradizionale campagna di raccolta fondi della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente. Migliaia di piccoli gesti e il grande cuore degli italiani hanno salvato loro la vita. Quest’anno, dal 1 al 9 novembre, sarà possibile donare 2 euro con ciascun sms solidale inviato da cellulare (Tim, Vodafone, Wind, Tre, PosteMobili, CoopVoce) o 2 euro con ogni chiamata da apparecchio su rete fissa (Vodafone, TWT) oppure 2 o 5 euro sempre con chiamata da rete fissa (Telecom Italia, Fastweb): basta comporre il numero 45508. A supporto della campagna sono stati realizzati uno spot radiofonico diffuso delle emittenti del gruppo Finelco (105, RMC e Virgin Radio) e un filmato televisivo, trasmesso sulle reti Mediaset e accessibile sul canale Youtube dell’associazione
all’indirizzo https://www.youtube.com/channel/UCr1gDV1X-PplzL6I5acJywA.

 

Un altro modo di sostenere la nostra attività è diffondere e condividere su internet lo spot e la locandina della campagna. Bitter, Teddy e Louise sono tre dei tantissimi animali che – grazie all’intervento della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente e, quindi, grazie alla generosità degli italiani – sono usciti da una situazione disperata per trovare finalmente il calore di una famiglia. Bitter, un cane da pastore di 7 anni, è stato vittima di una pratica arcaica e crudele: per evitare che ferisse le pecore, il suo “padrone” – termine in questo caso quanto mai adatto – gli aveva tranciato i denti con una tenaglia. Teddy, 8 mesi, viene dalla Sicilia: con il fratello Pippo è stato trovato in mezzo ai fichi d’India, affamato e terrorizzato. Anche Louise, una beagle di 6 anni, ha trascorso sull’isola buona parte della sua vita. La utilizzavano per la caccia, ma lei non faceva volentieri quel lavoro e così è stata abbandonata in quattro e quattr’otto, per finire sotto un cartone con l’amica Thelma. Ora stanno tutti bene, affidati a famiglie che ripagano il loro affetto con tanto amore. Thelma vive ancora con Louise, ma in una bella casa. I tempi grami sono solo un brutto ricordo.

 

“Da più di trent’anni – ricorda l’on. Brambilla – mi occupo di animali, di tutelare la loro vita, il loro benessere, i loro diritti, e sono orgogliosa dei progressi che abbiamo registrato, ma molto, moltissimo resta da fare, anche nel nostro Paese: basti pensare alla piaga del randagismo, al traffico di cuccioli, alle più varie forme di maltrattamento “legalizzate” nei circhi e negli allevamenti, all’orrore della vivisezione, alle battaglie dentro e fuori il Parlamento perché i diritti degli animali siano riconosciuti. Per raggiungere questi ed altri importanti obiettivi, abbiamo bisogno del contributo di tutti coloro che amano gli animali. Da un piccolo gesto possono dipendere tante vite: inviate un sms solidale e diffondete la nostra campagna, gli animali in difficoltà chiedono il vostro aiuto”.

 

SCARICA LO SPOT TELEVISIVO AL LINK:
http://bit.ly/1k9qxsS
Caratteristiche tecniche: PAL16:9 SD; Dimensioni 720×576; Pixel 0,703; Audio Stereo (LR) 48 KhZ AAC

SCARICA LO SPOT VIDEO (PER YOUTUBE, FB, ECC.) AL LINK:
http://bit.ly/1GujLID

SCARICA LO SPOT RADIOFONICO AL LINK
http://bit.ly/1OZ96sa
caratteristiche tecniche: wav, kHz 48, bits 16

Il Pipistrello del Bertarello

LUGOSI22PIPISTRELLO

Nell’appartamento di Baveno di Albertino Tridenti, in via Bertarello, le stanze erano tappezzate di foto, poster e ritagli di giornale dedicati a Lugosi, Boris Karloff  l’indimenticabile “Frankenstein” del grande schermo

 

Albertino Tridenti, detto “Ràtt Vùlu”, era un “fan” di Bela Lugosi, l’attore ungherese che nel 1931 aveva prestato il suo volto al Conte Dracula.Nel suo appartamento di Baveno, in via Bertarello, le stanze erano tappezzate di foto, poster e ritagli di giornale dedicati a Lugosi, Boris Karloff ( l’indimenticabile “Frankenstein” del grande schermo), Christopher Lee, Vincent Price e Peter Cushing. L’horror era il suo pane e non perdeva un film alla Tv quando di scena erano i suoi beniamini. Li aveva scoperti al “cine”, frequentando assiduamente la sala cinematografica bavenese, nei locali  vicino alla Stazione, fin quando non abbassò definitivamente la saracinesca. Il suo “sogno nel cassetto”? Aver potuto, in altra epoca, incontrare lo scrittore irlandese  Bram Stoker, il “papà” del più noto “succhiasangue” della Transilvania: l’avrebbe bombardato di domande sui vampiri, sul  professor Van Helsing e gli avrebbe certamente estorto almeno un autografo. Era talmente “fissato” che di giorno usciva raramente di casa e, quasi esclusivamente, quando pioveva ed il cielo era scuro.  

 

Per il lavoro non c’erano stati problemi: al “Marmo Vallestrona”, dove faceva il “segantino” tagliando a fette le grandi lastre di pietra,  aveva chiesto ed ottenuto di fare il turno  fisso di notte. Vestiva rigorosamente di nero e si era comprato un mantello color pece, dentro il quale si avvolgeva fin sotto gli occhi. Si credeva, bontà sua, un pipistrello e, quando incontrava un conoscente, lo salutava aprendo le falde del mantello quasi fossero le sue ali, lanciando delle grida stridule. A volte saltava fuori all’improvviso da dietro un albero o dall’angolo di una casa e faceva prendere “un bel stremizzi”, un gran spavento, alle persone che, non conoscendolo, se lo trovavano di fronte. Una volta balzò all’improvviso davanti al Mariano Tramontana, un operaio grande e grosso che faceva il meccanico. E finì a terra, lungo e tirato, con un occhio pesto. Il Tramontana, apostrofandolo in malo modo ( ” Ma va là, Albertino. Ti sé propri un bel pirla“), gli tirò uno “slordone” da far paura. Era già arrabbiato del suo e lo scherzo del “pipistrello del Bertarello” non l’aveva per niente gradito. Le sue letture, negli ultimi anni, si erano concentrate sui “rischi del mestiere”. Pensando di essere uno – se non l’unico – erede del conte “vampiro”, aveva compilato un elenco di cose da evitare assolutamente: aglio, acqua santa, crocefisso, luce del sole, proiettile d’argento, paletto di frassino conficcato nel cuore, acqua corrente, grani del rosario sparati nel corpo, ecc. Ad ogni buon conto aveva anche fatto testamento. Nelle sue ricerche aveva messo le mani su di un vecchio articolo di fine agosto del 1956. Il Corriere della Sera scriveva: “ Il noto attore Bela Lugosi  è morto di un attacco cardiaco a 73 anni a Hollywood (California), il 16 agosto 1956. Dopo i funerali è stato sepolto all’Holy Cross Cemetery a Culver City con indosso il mantello di Dracula, personaggio la cui interpretazione cinematografica l’aveva reso famoso negli anni trenta”.Ecco una bell’idea: anche lui, scrisse nel lascito testamentale, voleva essere sepolto con il mantello nero. Andò avanti per un bel po’, tanto che nessuno gli faceva più caso. Era uno dei tanti “balordi” che, in fondo, non facevano del male e nessuno. La svolta, nella sua vita, avvenne una sera di fine novembre. Le vie di Baveno erano avvolte da una nebbia piuttosto fitta. L’Albertino stava rincasando dopo un’oretta d’evoluzioni sul lungolago quando incrociò l’Arturo Magnaghi, detto anche “il Miazzina”.

 

Quest’ultimo era rientrato a Baveno da un paio di giorni  dopo aver passato quasi vent’anni tra un sanatorio e l’altro.  Nel lungo soggiorno alla casa di cura di Miazzina, nel Verbano ( che gli era giovato il nomignolo ), ormai debellate le malattie polmonari che gli avevano reso la vita un calvario, stava pensando a come rimettersi in sesto nel paese dov’era nato settant’anni prima. Del bell’uomo di forte corporatura non c’era nemmeno più l’ombra. Allampanato e magrissimo, dal passo malfermo e zoppicante, il Magnaghi era per di più  bianco come un cadavere. Il “ràtt vùlu” se lo trovò dinnanzi e per poco non ci restò secco. Fu questione d’attimi ed il “pipistrello del Bertarello” scappò a gambe levate, gridando a squarciagola “Mamma mia, un morto che cammina. Ho visto uno zombie! Aiuto! Aiutatemi!”. Il Magnaghi non ebbe nemmeno il tempo di mandarlo a quel paese tanto era stato lesto l’Albertino a dileguarsi.  La settimana dopo, passata la strizza, era in piazza.  Con gli occhiali da sole scuri si difendeva dal pallido sole del tardo autunno. Eppure, nonostante le sue abitudini notturne, stava lì in piazza, dove si era recato per comprare la “Gazzetta dello sport” nell’edicola che, un tempo, era stata  del  “Tillio” Zaccheo. Era la prova di quanto si diceva nei bar ed al circolo: il “pipistrello” aveva perso le ali ed era tornato ad una vita più normale. Non per scelta ma per spavento. Il Magnaghi gli era sembrato più brutto della signora che, vestita di nero, andava in giro con la falce in spalla. E questo era troppo anche per l’erede di Bela Lugosi.

 

 Marco Travaglini

I sei caprioli curati dal Centro Animali saranno liberati a fine inverno

caprioliSono stati portati nel centro di riambientamento di Caprie, dove trascorreranno l’inverno

 

I sei caprioli ospitati dal Centro Animali Non Convenzionali della Università di Torino godono di ottima salute. Erano stati trovati in montagna e i veterinari del centro, convenzionato con la Città Metropolitana di Torino, li hanno curati con grande impegno. Ora i  sei esemplari sono stati portati nel centro di riambientamento di Caprie, dove trascorreranno l’inverno. Quando le loro condizioni e il livello di crescita lo permetteranno, saranno liberati nelle montagne.

Dematteis, i fratelli "mondiali" della montagna

Premiazione in Consiglio regionale

 

dematteis“Una impresa straordinaria che per noi è molto importante anche perché legata al territorio”. Con queste parole il presidente del Consiglio regionale, Mauro Laus, ha accolto a Palazzo Lascaris i gemelli Martin e Bernard Dematteis che hanno trascinato la nazionale italiana alla vittoria nel campionato del mondo di corsa in montagna il 19 settembre scorso aBetws Y Coed, in Galles (Gb).

 

In segno di riconoscimento per la grande impresa, corollario di una straordinaria carriera, il presidente Laus insieme al presidente della Regione, Sergio Chiamparino, ha premiato i fratelli Dematteis con due targhe raffiguranti la Sacra di San Michele (monumento simbolo del Piemonte).

 

“Il Piemonte è la prima regione che ha istituito gli Stati generali dello Sport – ha dichiarato Laus – per promuovere uno stile di vita e di alimentazione più sani all’insegna dei valori dello sport. Per creare, quindi, una rete dove ognuno di noi può dare responsabilmente un contributo. In quest’ottica Bernard e Martin Dematteis sono dei testimonial ideali per la nostra regione e per la loro vallata”. Il presidente Chiamparino, noto appassionato di montagna, ha manifestato grande apprezzamento “per la serietà e i valori che stanno alla base dell’impegno agonistico dei fratelli Dematteis che ha pochi eguali anche tra i campioni delle varie discipline sportive”.

 

La delegazione che ha accompagnato i due atleti ventinovenni di Sampeyre, era composta da diversi amministratori locali, tra i quali i sindaci di Saluzzo, Mauro Calderoni, di Busca, Marco Gallo, e Sampeyre, Roberto Sasia, e il presidente della Fidal Piemonte, Maurizio Damilano, con il responsabile tecnico della nazionale di corsa in montagna, Paolo Germanetto. Damilano ha rivendicato “la grande tradizione del Piemonte nella corsa in montagna che, non a caso, è guidata da un tecnico valsusino come Germanetto”. All’incontro hanno partecipato, oltre all’assessore alla Montagna, Alberto Valmaggia, e al vicepresidente del Consiglio regionale, Nino Boeti, anche i consiglieri Silvana Accossato, Paolo Allemano, Andrea Appiano, Mario Giaccone, Francesco Graglia e Domenico Ravetti.

AB -www.cr.piemonte.it

“Storie in crescita” con Gruppo Abele e De Agostini

Un progetto educativo all’interno della scuola, laboratorio di vita dove i ragazzi possono vivere esperienze significative per il loro processo di crescita

 

ciottiLa città di Novara ha ospitato la presentazione dei risultati del progetto “Storie in crescita”, ideato dall’associazione Gruppo Abele, (Onlus fondata a Torino da don Luigi Ciotti), realizzato in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Provinciale di Novara e finanziato dalla Fondazione De Agostini.Il progetto – che si è svolto tra settembre 2014 e maggio 2015 – ha coinvolto studenti, genitori e docenti della scuola Primaria e della scuola Secondaria di I e di II Grado di Novara e provincia, articolandosi in una serie di incontri formativi in classe e attività extrascolastiche finalizzati a promuovere percorsi educativi incentrati sui valori della dignità, del rispetto, dell’uguaglianza e della solidarietà.La restituzione pubblica dei risultati, presso l’auditorium della Banca Popolare di Novara dalle ore 9.00 alle 13.00, si è aperta con la presentazione dei lavori realizzati dalle classi coinvolte nel progetto; dopo i saluti di Andrea Ballarè, Sindaco di Novara e di Roberto Drago, Presidente Fondazione De Agostini, Mauro Maggi, educatore del Gruppo Abele ha presentato l’iniziativa in tutte le sue fasi. L’incontro è proseguito con la testimonianza di Luca Mercatanti, esperto blogger e l’intervento di don Luigi Ciotti, che ha dato poi vita ad un interessante dibattito.

 

Il progetto “Storie in crescita” è nato dalla consapevolezza del ruolo della scuola quale laboratorio in cui si sperimentano esperienze di vita fondamentali come il rapportarsi con l’autorità̀ dell’insegnante e con i compagni, l’incontro con l’altro e la sua diversità, l’appartenenza a un’istituzione e la costruzione di un’idea di pari dignità tra i generi. In collaborazione con l’Ufficio Scolastico Provinciale, sono stati organizzati seminari e incontri per le famiglie e gli insegnanti, con l’obiettivo di riavvicinare i poli del triangolo educativo “insegnanti-studenti-genitori” e conoscere meglio le nuove culture e gli stili di vita giovanili. In classe il progetto si è invece declinato in attività svolte dai ragazzi in forma di “laboratorio”. Gli allievi si sono così misurati in percorsi formativi, prediligendo le tematiche legate al mondo dei social media e della comunicazione digitale. È emersa l’importanza della figura dell’educatore “virtuale”, sviluppo naturale della tradizionale figura del formatore scolastico ed extrascolastico, che aiuti i giovani di oggi (sempre più proiettati nel virtuale e sempre meno nel reale) a orientarsi tra scelte e valori. In particolare, in molti laboratori i ragazzi hanno svolto le proprie attività, guidati da un educatore del Gruppo Abele, con strumenti quali Facebook, Twitter, Instagram, Whatsapp, Tumbler e Pinterest, diventando più consapevoli dei rischi legati alla tutela del diritto di privacy e alle nuove forme di dipendenza psicologica legata all’uso prolungato della tecnologia.

 

L’intervento della Fondazione De Agostini ha reso possibile l’attuazione del percorso educativo, che ha creato spazi di discussione e condivisione tra il mondo giovanile e quello adulto di fronte alle sfide educative che il contesto tecnologico impone.  “La formazione dei giovani, la loro crescita culturale, etica e umana – ha dichiarato Roberto Drago, Presidente della Fondazione De Agostini – sono per noi obiettivi di primaria importanza. Attraverso questo progetto la nostra Fondazione ribadisce il proprio impegno affinché scuola e famiglia, i principali ambiti formativi di ogni individuo, siano sempre all’altezza del proprio ruolo e sappiano affrontare le nuove sfide educative del presente, per garantire ai più giovani e alle future generazioni una società più giusta e solidale, dove ciascuno abbia i mezzi e le opportunità per affermare liberamente se stesso e la propria identità nel rispetto degli altri”.

 

La collaborazione col Gruppo Abele, realtà impegnata da 50 anni nell’attivazione di percorsi di cittadinanza attiva e consapevole da parte dei più giovani, ha consentito di offrire ai ragazzi un supporto educativo strutturato, in grado di favorire un dialogo libero e aperto, ma anche una sperimentazione sicura dei diversi canali digitali utilizzati.

Stop ai raggiri agli anziani, ecco i corsi Atc

ANZIANI 25

Verranno dati utili suggerimenti e anche qualche consiglio per le regole di buon vicinato

 

Grazie ad Atc Torino, agenzia territoriale per la casa, anziani e disabili riusciranno ad evitare meglio le truffe di cui spesso sono vittime. Lo scorso anno sono stati ben 20 mila gli anziani vittime di rapine o  truffe di vario genere in Torino e provincia, un numero in progressivo aumento rispetto agli anni precedenti. Tenendo che sono circa 18 mila gli anziani e 5mila i disabili che abitano negli alloggi dell’ente, Atc ha deciso  di promuovere, In collaborazione con la Circoscrizione VII e con il Nucleo di Prossimità della Polizia Municipale, a partire dal 15 ottobre, un ciclo di lezioni di “Sicurezza e buon vicinato”. Si tratta in tutto di sei incontri, che si terranno in Circoscrizione, e che vedranno relatori gli agenti della polizia municipale. Verranno dati utili suggerimenti e anche qualche consiglio per le regole di buon vicinato nei palazzi Atc.

 

(Foto: il Torinese)

 

Pont: il rifugio per i cani malati rischia di chiudere per sempre

cani-foto 

Riceviamo e pubblichiamo

Allarme per il piccolo canile di frazione Bausano alle prese con la carenza di fondi e un imminente sfratto

 

Allarme rosso per il piccolo canile di frazione Bausano a Pont Canavese dove la responsabile, Grazia De Palma, da quasi quindici anni accudisce una dozzina di cani particolarmente sfortunati, in molti casi alle prese con malattie gravissime. La struttura è rimasta senza fondi ed entro fine mese è possibile che chiuda definitivamente i battenti. 

 

«La situazione è drammatica – dice la responsabile del rifugio – le spese veterinarie, a causa di alcune operazioni urgenti, sono aumentate. In questo momento non posso garantire la sopravvivenza del rifugio anche perchè è arrivato lo sfratto». Per info ed eventuali donazioni è possibile chiamare il numero 333/4654788 e parlare direttamente con Grazia De Palma. 

 

I randagi, recuperati principalmente nelle valli Orco e Soana, rischiano nuovamente l’abbandono. Anche perché la struttura non riceve sovvenzioni dagli enti locali e la responsabile la gestisce in forma del tutto volontaria.

Quando per fare un manager ci vuole un fiore

branca1branca3L’autore, come ci spiega, non si è fermato alla “normale” gestione di una azienda ma ha iniziato ad indagare le origini del progetto della Fratelli Branca Distillerie. Una azienda che proprio quest’anno compie 170 anni.Niccolò Branca è anche un uomo dagli ampi orizzonti culturali e spirituali. Colpisce l’elenco degli autori di testi , che ha letto e che ringrazia all’inizio del libro, da cui ha tratto ispirazione, stimoli per la ricerca spirituale e scientifica , approfondimenti ed insegnamenti. E la svolta della sua vita arriva quando, negli anni novanta , apprende in Oriente la meditazione

 

Improvvisamente in libreria scopri un libro che ti attira. Lo prendi in mano, leggi la presentazione. Lo sfogli, decidi che ti interessa e lo compri. Poi un giorno hai anche la fortuna di conoscere personalmente l’autore. E’ quello che è successo a me. Il libro si fa leggere perché è scritto in modo chiaro e racconta il cambiamento personale di Niccolò Branca e dell’azienda di famiglia ed è ricco di aneddoti e spunti di riflessione. Niccolò Branca è un imprenditore ed è il pronipote del fondatore della Branca, l’azienda produttrice del famoso Fernet e di altri liquori come Brancamenta e Stravecchio. Dal 1999 è il presidente e amministratore delegato del Gruppo Branca International.

 

E come ci spiega non si è fermato alla “normale” gestione di una azienda ma ha iniziato ad indagare le origini del progetto della Fratelli Branca Distillerie. Una azienda che proprio quest’anno compie 170 anni.Niccolò Branca è anche un uomo dagli ampi orizzonti culturali e spirituali. Colpisce l’elenco degli autori di testi , che ha letto e che ringrazia all’inizio del libro, da cui ha tratto ispirazione, stimoli per la ricerca spirituale e scientifica , approfondimenti ed insegnamenti. E la svolta della sua vita arriva quando, negli anni novanta , apprende in Oriente la meditazione. Da allora pratica la meditazione ogni giorno e gli ha consentito di sviluppare l’autocoscienza e la consapevolezza nell’agire quotidiano.

 

Ha organizzato l’azienda come un organismo vivente, dove tutti i componenti sono parte del progetto imprenditoriale e dove l’informazione circola. Per Niccolò Branca l’utile è naturalmente un obiettivo da raggiungere ma oltre a remunerare l’imprenditore stesso ed il personale che partecipa al processo produttivo deve essere anche destinato alla comunità di cui l’azienda fa parte. Ed il manager ideale è una persona “con la luce negli occhi” così come ogni collaboratore. L’illuminazione che arriva dal silenzio interiore gli permette di agire senza avidità e di essere consapevole che le persone che collaborano con lui devono essere prese dal verso giusto: oltre ad esigere giustamente responsabilità per il lavoro che svolgono sono invitate ad andare oltre con la creatività e con il talento che hanno: insomma una visione lungimirante che tende a creare un’energia collettiva che muove le parti in armonia tra loro perché anche l’azienda ha un’anima.

 

Con l’espressione ” economia della consapevolezza” Branca intende la concreta applicazione di un modello che prima di essere divulgato è stato sperimentato con successo nelle Distillerie Branca con buoni risultati per il business (per approfondimenti visitate il suo blog: www.niccolobranca.it). Il libro racconta le diverse sfide imprenditoriali che Niccolò Branca ha dovuto affrontare, in particolare in Argentina e negli Stati Uniti e cosi le prove che la vita gli ha messo davanti anche con durezza inaspettata.

 

Un libro che fa bene al cuore ed alla mente.

Franco Maria Botta

 

  “Per fare un manager ci vuole un fiore” Come la meditazione ha cambiato me e l’azienda (Mondadori)

IL COMUNE PROCEDE CON LA PRIVATIZZAZIONE DEL "PARCO MICHELOTTI"

Riceviamo e pubblichiamo

 

“COME SI SOSPETTAVA, AL BANDO DI GARA HA PARTECIPATO UN SOLO SOGGETTO : LO “ZOOM” DI CUMIANA. NE CONSEGUE CHE I CITTADINI SI TROVERANNO ESPROPRIATI DI UN LORO BENE E CON UN NUOVO ZOO CON ANIMALI “DA FATTORIA” IN CASA.TUTTO QUESTO AVVIENE IN QUELLA CHE VUOL SEMBRARE ESSERE LA “CIVILISSIMA” TORINO”

 

ZOO LEONELo scorso 14 ottobre, in Comune si è proceduto all’apertura delle buste inviate dai partecipanti al bando di gara per la “Concessione per valorizzazione” dell’area dell’ex zoo all’interno del “Parco Michelotti”, da cui é emerso che è stata presentata una sola offerta, quella di “Zoom”, già tristemente noto per gestire il “Bioparco” di Cumiana (TO), dove sono detenuti animali provenienti da ogni parte del mondo, ovviamente contro la loro volontà, a scopo di lucro, con la mercificazione delle loro esistenze.Dai giornali apprendiamo che l’Assessore Lavolta si è congratulato del fatto che “Zoom” abbia deciso di partecipare al bando per riqualificare un’area da trent’anni chiusa, inanellando – una dopo l’altra – tutta una serie di inesattezze e di omissioni e confermando che non poteva essere altrimenti:

 

  • il parco non è stato chiuso e lasciato degradare da trent’anni da un’entità aliena : è stato CHIUSO dal Comune e lasciato al degrado, espropriando ai cittadini la possibilità di fruirne;

  • diversi soggetti, come dichiarato dallo stesso Assessore Lavolta, avevano presentato, nel corso degli ultimi anni, altri progetti di riutilizzo dell’area, che, però, non sono stati mai resi pubblici e neppure discussi. Anzi, in Assessorato affermano addirittura di non sapere dove siano finite quelle “manifestazioni di interesse“: come mai?

  • come conferma la cronaca, a questo bando non poteva che partecipare un solo soggetto, quello che di fatto ha poi partecipato, viste le ben determinate specifiche richieste.

Contestualmente troviamo assolutamente inconcepibile ed assai di cattivo gusto che si attribuisca a “Zoom” anche il ruolo di “educatore e sensibilizzatore ambientale”, cioè ad un soggetto che non ha il fine di difendere gli habitat e, quindi, gli animali e gli umani che lì vi abitano, ma ha solo l’obiettivo di RICREARE DEGLI AMBIENTI FALSI, DOVE POTER COLLOCARE DEGLI ANIMALI, COME SE FOSSERO IN UN VIDEOGIOCO, e di guadagnare lautamente da queste simulazioni. Quindi, attribuire a “Zoom” questo importante ruolo sociale e sperare che lo svolga al meglio, è insultare l’intelligenza e la sensibilità delle persone!

 

Altrettanto scandaloso e mistificante è ritenere che senza animali esotici uno zoo non sia uno zoo; una prigione è una prigione, sia per un leone che per una mucca, anche senza le minuscole gabbie : chi crede veramente che un leone non viva meglio in una savana africana ed una mucca in un pascolo alpino piuttosto che in una sedicente “Zoom City” ? Ancora, una farfalla o un serpente preferirebbero vivere in una stanza ed in una teca oppure liberi nei loro habitat ? Quale specie animale si individua, poi, come “fauna tipica fluviale” da relegare al secondo piano del “rettilario” ? Non è che, oltre alle “scatole” (teche) per i rettili, siano previste anche delle “bocce” per i pesci, magari presi dal fiume Po?E che cosa insegneranno ai bambini, che è giusto imprigionare altri esseri viventi ed usarli come oggetti solo per guadagnarci?Inoltre, come si fa a ritenere che gli animali possano vivere in condizioni di benessere in un luogo così urbanizzato, tra congestionate arterie stradali, smog e rumori di ogni tipo (dai botti ai concerti, dalla movida allo sfrecciare delle automobili)?

 

Certi nostri amministratori pubblici non considerano, per le loro decisioni, neppure alcuni tragici recenti episodi, come quello accaduto lo scorso 7 giugno presso il “CANC” (Centro Animali Non Convenzionali) di Grugliasco (TO), dove, durante i festeggiamenti con i botti, alcuni animali, precedentemente salvati, sono poi morti per i botti, trovandosi ristretti, anche se per essere curati, in ambienti a loro non consoni.Riteniamo pertanto che, per tutti questi motivi, tale progetto sia altamente diseducativo e sia da abbandonare al più presto, considerato anche il fatto che migliaia di persone condividono tale nostraposizione, come dimostrano ampiamente le firme apposte alla petizione contro la riapertura di uno zoo mascherato da “bioparco”.Ma purtroppo l’imbroglio non è finito qui, perché questa ipotesi di sfruttamento di altri esseri senzienti è fondata sulla privatizzazione di un’area pubblica di proprietà di tutti noi cittadini.

 

Il Comune di Torino, in sostanza, ha sentenziato che un parco – per essere vivo – invece di essere aperto alla libera fruizione dei cittadini, deve essere privatizzato, e perché sia redditizio (solo, beninteso,per chi fa l’operazione), è necessario che al suo interno si insedino attività commerciali, ricettive e di ristorazione (come da Delibera); che poi sia concesso in modo esclusivo per 30 anni ai gestori di tali attività e che, ciliegina sulla torta, per accedervi occorra pagare un biglietto!

 

Tutto questo per la modica, risibile cifra base annua di 58.540 € per ben 32.000 mq, ovvero 1,829 euro al mq., di ricavo per il Comune di Torino.

Essendoci stato un solo partecipante, riteniamo, infatti, che la cifra offerta si discosterà pochissimo da quella di base. A fronte di tali semplici considerazioni, è evidente che, nella vicenda, non esiste un interesse pubblico e che l’unica valorizzazione che si intravede, riguarda solo il portafoglio del vincitore della gara ! Dove è, inoltre, il rispetto della prevista finalità dell’individuazione di nuove funzioni, in linea con le esigenze della collettività?Con meschine scuse contabili, si continua a privare i cittadini dei loro beni e del diritto di godere della Città e della loro qualità della vita, privatizzando e mercificando ora anche il loro tempo libero nelle aree verdi.

 

Chiediamo agli Assessori Passoni e Lavolta di pubblicare i costi annui di manutenzione del Parco, così che la cittadinanza possa valutare il suo impatto percentuale sul bilancio totale delle aree verdi ed a quanto ammonti tale importo sul totale dei contribuenti.Chiediamo all’Assessore Passoni se, per una cifra così ridicola, che non servirà certamente a rimpinguare le ristrette casse comunali, si possano svendere i diritti dei cittadini e segnare negativamente il destino di molti altri esseri viventi.Chiediamo agli Assessori Passoni e Lavolta di fare un atto di coraggio : destinare gli introiti derivanti dal Michelotti alla gestione di una nuova “Cascina Falchera“, cioè rimodulata senza la presenza di alcun animale.

 

Chiediamo agli Assessori Passoni e Lavolta perché – per rilanciare il parco – il Comune non potesse proporre una collaborazione con Associazioni (formali e non) animaliste ed ambientaliste per realizzare un vero progetto di educazione ambientale ed animale, SENZA FINI DI LUCRO, utilizzando le competenze e le capacità del personale comunale che si occupa e si è occupato di laboratori scolastici, che hanno rappresentato un fiore all’occhiello per le precedenti Amministrazioni comunali.Questo sì che sarebbe stato un bel progetto per la “civilissima” Torino!

 

Chiediamo, quindi, al Sindaco FASSINO che il Comune abbandoni subito questo aberrante progetto di “Concessione per valorizzazione”, che non convalidi l’unica offerta pervenuta e che il “Parco Michelotti” rimanga per sempre pubblico e liberamente fruibile dai cittadini, senza permettere, inoltre, l’arrivo di altri animali, oltre a quelli che già, secondo natura, vi abitano o vi transitano. Ribaltiamo l’attuale risultato – ZOOM : 1 – TORINO : 0 – ricordandoci che, alle prossime consultazioni amministrative, gli attuali politici potrebbero non essere più rieletti, mentre l’orrore/errore della loro decisione, affrettata e sbagliata, si trascinerà per i prossimi 30 anni.

 

Associazioni che compongono il “Coordinamento No Zoo”:

Oltre la specie Onlus; L.I.D.A. (Lega Italiana per i diritti degli animali); Pro Natura TorinoLAV (Lega AntiVivisezione); L.N.D.C. (Lega Nazionale per la Difesa del cane); Le Sfigatte onlusO.I.P.A. Italia onlus(Organizzazione Internazionale Protezione Animali); Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori – Comitato torinese; M.E.T.A.- Sezione di Torino; Progetto Sirio; Coordinamento Antispecista torinese; S.O.S. Gaia.