CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 757

Buon Natale di guerra

Natale è da sempre accostato all’idea di pace, eppure in ogni angolo di mondo anche questa ricorrenza della Natività vedrà cruenti conflitti di vario genere. E anche in Italia si è vissuta, in molte occasioni, la situazione che può essere descritta con un ossimoro: “Natale di guerra”.

Un secolo fa il nostro paese era impegnato nel sanguinoso conflitto mondiale a fianco delle potenze dell’Intesa, Francia e Inghilterra, contro i cosiddetti Imperi centrali, ovvero Germania e Austria-Ungheria. In occasione del Natale 1914, quando l’Italia non aveva ancora deciso di partecipare al conflitto, sul fronte franco-tedesco si verificarono fenomeni spontanei di tregua tra le truppe contrapposte, che uscirono dalle rispettive trincee per fraternizzare con il nemico. Per evitare episodi analoghi, che si riteneva potessero indebolire lo spirito combattente, negli anni successivi i comandi ordinarono offensive proprio nei giorni delle festività natalizie.

Ma come si viveva questo “Natale di guerra” nelle retrovie, cioè nella società civile, nelle famiglie che erano in ansia per i loro cari al fronte? Mediante l’archivio online www.giornalidelpiemonte.it abbiamo accesso a decine di testate locali piemontesi pubblicate all’epoca. Il maggior risalto viene dato dai periodici di matrice cattolica che lanciano chiari richiami alla necessità di avviare un percorso di pacificazione, tanto da essere in diversi casi censurati. Avviene così per il Corriere di Saluzzo del 23 dicembre 1916 che nell’editoriale intitolato “Speranze di pace”, reso monco dall’intervento della censura, sottolinea le difficoltà di interrompere il conflitto perché le iniziative di pace provengono dagli Imperi centrali che, in quel momento, stanno prevalendo sui campi di battaglia e hanno conquistato ampi territori europei, per cui “il punto di vista dei due belligeranti si trova agli antipodi… Tuttavia la buona parola è stata pronunziata, ed è già qualche cosa, perché la guerra non può protrarsi indefinitamente, e la pace è precisamente la meta e il risultato finale d’ogni conflitto armato”.

La censura interviene anche sull’editoriale de Il Biellese del 29 dicembre 1916, dal titolo “Verso la pace?”, lasciando pubblicare solamente una rassegna di posizioni espresse da paesi neutrali, come Stati Uniti – non ancora entrati nel conflitto – e Svizzera, dal Papa Benedetto XV, e riportando i commenti espressi dai principali quotidiani. Si può immaginare che le considerazioni dell’articolista censurate fossero connotate da un convinto spirito pacifista, tanto più che all’editoriale segue un nutrito elenco di caduti, originari di diversi centri del Biellese. Lo stesso periodico, un anno dopo, nel dicembre 1917, forse per sfuggire alle forbici del censore, si limita a pubblicare con grande risalto l’appello del Pontefice, con il significativo titolo “L’allocuzione natalizia del Papa ‘Tornino gli uomini a Dio e avranno la Pace!’” Accenti analoghi si trovano già, alla vigilia del Natale 1916, nell’intervento pubblicato da Il Monferrato, che ricorda il triste contrasto di una festa di gioia e di speranza con la situazione in cui versa l’intera Europa, e rivolge un forte auspicio perché “ritorni presto questa desiderata pace, ridoni il ritmo della vita ai popoli, la tranquillità alle famiglie, agli animi di tutti; ma ritorni vittoriosa, salda e sicura per tutti affinché le guerre sterminatrici, terribili ed orribili fra i popoli non abbiano a sconquassare il mondo un’altra volta”.

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Tra questi toni alti e mesti suscita un sorriso retrospettivo la notizia, riportata negli stessi giorni di fine 1916 dal Giornale di Pallanza, che il sindaco della città ha inviato al concittadino generale Luigi Cadorna, all’epoca ai vertici dell’esercito italiano, un telegramma di questo tenore. “Con l’Augurio che nel Natale 1917 Sua Eccellenza possa trovarsi nell’intimità della famiglia, compiuta la Patria nei suoi gloriosi destini”. Fu buon profeta il sindaco Pirola, perché a distanza di dodici mesi Cadorna avrebbe effettivamente passato il Natale in famiglia, essendo stato destituito dal comando dopo il disastro di Caporetto! Dall’insieme dei settimanali cattolici traspare, anche oltre la peculiarità delle feste natalizie, un forte sentimento e richiamo verso la pace, e ciò non deve stupire perché gli ambienti cattolici italiani non furono mai, nel complesso, schierati per l’interventismo, seguendo il magistero di Benedetto XV, di cui resta famosa la definizione della guerra come “inutile strage”.

Tuttavia anche in ambito cattolico non si difetta certo per patriottismo. Lo ricorda ancora il Corriere di Saluzzo che già nel dicembre 1915 pubblica un articolo intitolato “I nostri Seminaristi e la guerra”, segnalando che molti sacerdoti compiono il dovere di soldati “distinguendosi per il valore e per le loro virtù militari”. Tra gli altri si cita il caso del seminarista Michele Geuna, originario di Bagnolo Piemonte, arruolato come sottotenente degli Alpini, che ha ottenuto una medaglia d’argento per aver partecipato “alla presa di Montenero, cui partecipò alla testa dei suoi eroici soldati, ferito per ben sette volte durante la cruenta scalata di quel monte ritenuto imprendibile ed ora salda posizione dei nostri valorosi alpini”. E così anche la Gazzetta di Mondovì, nel primo numero del gennaio 1918 – siamo a poche settimane dalla ritirata di Caporetto – dà ampio risalto all’ordine del giorno approvato da un comitato cittadino per la “mobilitazione civile”, nel quale gli aderenti si impegnano a intensificare “l’azione collettiva sia allo scopo di rendersi utile al nostro valoroso Esercito … sia allo scopo di assicurargli le spalle dai nemici interni”. Con un richiamo neppure troppo velato al malcontento e al disagio sociale che serpeggiava ormai largamente tra la popolazione, soprattutto dopo il negativo andamento della campagna militare nell’autunno del 1917.

 

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Un altro aspetto dell’impegno civile messo in campo dai cattolici è nelle opere di solidarietà destinate ai soldati, agli orfani, ai profughi, ai feriti ricoverati negli ospedali militari, opere che si manifestano con raccolta di fondi, di coperte di lana, di pacchi-viveri, e con l’organizzazione di numerosi eventi collaterali, ai quali i giornali danno ampio risalto, accanto all’elenco sempre più lungo dei caduti “sul campo dell’onore”. Molti soldati dal fronte inviano saluti pubblici e collettivi che i periodici pubblicano, e forse uno dei più simpatici e quello espresso su Il Biellese per il Natale del 1916 in un verace piemontese. “D’an mes la fioca can da fina ai ginui, e n’ partenza par andè deie l’ cambe ai nos alpin, a circa 4000 meter sal livel dal mar, n’ dua la fioca le auta parei d’un pal telegrafich”. Seguono i nomi del “Sargent Givun Steo e Capural Cosa Giuvan (Magnan)” e di numerosi altri alpini e “bocia” della zona.

Da ultimo La Fedeltà, settimanale cattolico di Fossano, sempre nel dicembre 1916 – mentre con un trafiletto pubblicitario ricorda che presso la tipografia Eguzzone si eseguono “le splendide immagini ricordo con ritratto dei militari caduti in guerra” – dà notizia che “la penna gentile di una nostra concittadina, l’egregia Signorina Camilla Bonardi… in mezzo alle cure dedicate come Dama infermiera ai baldi combattenti rimasti feriti o caduti ammalati sul campo di gloria” ha prodotto un “libricino di preghiere e di santi pensieri tutto adatto per i nostri bravi soldati”. Il titolo, manco a dirlo, è “Natale di guerra” e sarà inviato in molteplici copie al fronte, insieme a coperte e generi di conforto.

 

Domenico Tomatis

Concerto di Natale al Museo del Risorgimento

Venerdì 22 dicembre alle ore 16  presso la Sala Plebisciti del Museo Nazionale del Risorgimento, in piazza Carlo Alberto 8, si svolgerà il Concerto di Natale degli allievi del Liceo Musicale Cavour di Torino. Si esibiranno gli studenti dei corsi di flautochitarraviolinovioloncello e marimba su brani di Sor, Mozart, Legnani, Schubert, Debussy, Bach, Paganini, Peters, e Glennie. Il concerto è riservato a tutti i visitatori del Museo; per assistervi occorrerà pagare il consueto biglietto di ingresso. I possessori delle tessere Abbonamento Musei o delle altre card turistiche  dovranno esibirle in biglietteria.

(foto: il Torinese)

Vacis dirige la scuola per attori dello Stabile

Come già annunciato nei mesi scorsi, il 2018 segna un punto di svolta per il Teatro Stabile di Torino: Valerio Binasco succede in qualità di Direttore artistico a Mario Martone. L’avvicendamento implicherà un cambiamento significativo nelle modalità di esercizio del ruolo, poiché a Binasco sono stati richiesti, oltre alla progettazione artistica dell’attività istituzionale, anche una presenza intensa e un impegno produttivo forte che si concretizzerà nella regia di due nuovi titoli per ciascuno dei tre anni di incarico, con l’obiettivo di connotare con il suo riconosciuto talento l’identità dello Stabile. La partenza di Martone coincide con quella di Valter Malosti, che a fine dicembre lascerà la direzione della Scuola per attori per andare a guidare la Fondazione TPE (i due ruoli non sono compatibili per legge): a lui va il ringraziamento più sincero per la dedizione, la competenza e la responsabilità con le quali ha curato il lavoro di formazione e avviamento professionale degli allievi. I vertici dello Stabile – il Presidente Vallarino Gancia, il Direttore Filippo Fonsatti e appunto il neo Direttore artistico Valerio Binasco – in pieno accordo e sentito il parere del Consiglio di amministrazione e dei Soci aderenti, hanno proposto a Gabriele Vacis di assumere l’incarico di Direttore della Scuola per attori, ruolo che corona la sua importante carriera didattica, esercitata con autentica vocazione per tanti anni alla Scuola d’arte drammatica “Paolo Grassi” di Milano formando alcuni grandi artisti come Damiano Michieletto, Emma Dante, Serena Sinigaglia, Giuseppe Battiston, Fausto Russo Alesi, proseguita all’Università Cattolica di Milano dove ha insegnato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia e infine alla Scuola Holden di Torino. Vacis manterrà comunque la guida dell’Istituto di pratiche teatrali per la cura della persona, creato presso lo Stabile l’anno scorso, coniugando la formazione professionale accademica con quella più innovativa e trasversale rivolta ad attori e operatori che agiscono in contesti teatrali differenti dal palcoscenico, come quello sociale e terapeutico.

Inoltre, con l’obiettivo di consolidare un rapporto integrato, organico e complementare tra diverse funzioni del nostro Teatro quali la produzione, la formazione e la ricerca, è stato invitatoFausto Paravidino quale Dramaturg residente dello Stabile, figura strategica nei teatri europei ma assente in quelli italiani. Paravidino svilupperà in modo strutturato la ricerca sulla drammaturgia contemporanea attraverso un cantiere permanente per autori, ma anche registi, attori, critici e artisti visivi, impegnati nella selezione di testi di drammaturghi viventi, nella commissione e produzione di nuovi, nel confronto sulla scrittura teatrale. L’autorevolezza di Paravidino è testimoniata non solo dalla prossima pubblicazione presso la casa editrice Einaudi di un volume antologico sul suo teatro, dalla vittoria dei premi Ubu, Tondelli e Gassman e dalla presidenza della giuria del Premio Riccione, ma dall’essere uno dei più rappresentati autori italiani in Europa, dalla Comédie-Française di Parigi al Royal Court Theatre di Londra, dal Dramaten di Stoccolma ai maggiori teatri tedeschi. Con l’approdo di Vacis e Paravidino si completa una squadra affiatata che, diretta artisticamente dal carisma di Binasco, saprà connotare in maniera molto forte il progetto culturale dello Stabile in vista dell’istanza ministeriale del triennio 2018-2020; squadra composta tra l’altro da tre grandi talenti di diverse generazioni ma di comune provenienza geografica, il Piemonte. Su proposta di Binasco, lui stesso condirettore della Scuola per attori, Vacis e Paravidino saranno coinvolti nell’attività teatrale oltre i loro rispettivi ruoli nella formazione e ricerca: il primo curerà la regia di Cuore/Tenebra da De Amicis e Conrad e la ripresa di Novecento di Baricco nel 25° anniversario dal debutto, mentre del secondo lo Stabile di Torino coprodurrà con quello di Bolzano Il senso della vita di Emma e, coi teatri di Marsiglia, Toulon e Trieste, Abramo / after Babel. «Salutiamo con grande soddisfazione l’approdo di Vacis e di Paravidino nella nostra squadra – dichiarano il Presidente Vallarino Gancia, il Direttore Filippo Fonsatti e il Direttore artistico Valerio Binasco – certi che le loro competenze siano risorse preziose e possano contribuire in modo sostanziale alla conferma del Teatro Stabile al vertice della scena italiana e internazionale e all’ampliamento delle proprie funzioni pubbliche a favore della comunità».

Enrico Emanuelli tra letteratura e giornalismo

Per Oreste del Buono aveva “una voce dal tono educato ma non remissivo”. Salvatore Quasimodo scrisse che partecipò “non da osservatore ai movimenti letterari e culturali del nostro tempo”. Enrico Emanuelli, scrittore e giornalista novarese, è stato uno dei protagonisti più importanti e interessanti del panorama letterario nel trentennio che va dagli anni ’30 ai ’60. Dedicandogli il suo 53° numero, a mezzo secolo esatto dalla scomparsa, la rivista “Microprovincia”, diretta dal poeta Franco Esposito, ricorda “Enrico Emanuelli tra letteratura e giornalismo”. Un lavoro importante con riscoperte, fotografie d’archivio, testi inediti e rari, autorevoli scritti di Roberto Cicala, Pierfranco Bruni, Raul Capra, Franco Contorbia, Oreste del Buono, Dante Maffia, Eugenio Montale, Ercole Pelizzone, Salvatore Quasimodo, Giancarlo Vigorelli. Nato a Novara nel 1909 , non ancora ventenne, Emanuelli pubblicò il suo primo libro, Memolo, ovvero vita, morte e miracoli di un uomo, per le edizioni della rivista novarese “La Libra”, fondata da Mario Bonfantini in quello stesso anno, il 1928. Letterato e giornalista di vaglia, diventò uno degli inviati speciali italiani di maggiore prestigio, prima per “La Stampa”, quindi per il “Corriere della Sera”, dove assunse la carica di redattore della pagina letteraria. Il Pianeta Russia del 1952 e La Cina è vicina del 1957 sono alcuni libri tratti dalle sue corrispondenze giornalistiche, di assoluto valore letterario. Enrico Emanuelli era un giornalista che amava molto la letteratura. Sul Corriere della Sera del 2 luglio 1967, Eugenio Montale scrisse in suo ricordo che a “Emanuelli non passò mai per la testa l’idea che scrivere “corrispondenze”, servizi da “inviato speciale” o scrivere un romanzo fossero due operazioni diverse. Il criterio da seguire era lo stesso: la leggibilità e l’onestà del prodotto”. Una scrittura colta e chiara, dove si coglie – come ha scritto Roberto Cicala – “la fine analisi interiore che caratterizza anche i personaggi dei suoi romanzi, come “La congiura dei sentimenti” del 1943, con la rivolta dell’individuo contro la società”. Il suo romanzo più conosciuto “Uno di New York”, uscito nel 1959, è invece un amaro esame di coscienza attraverso la vicenda di un celebre pittore che torna casualmente nella città dove è nato (riconoscibilissima in Novara) non ritrovando più i suoi ideali giovanili. Enrico Emanuelli  era legato alla città dov’era nato e , come scrive Giancarlo Vigorelli, “era un nostalgico in fuga”. Il destino lo portò a girare per il mondo ma quando tornava alla sua residenza milanese non mancava mai di fare una “scappata all’ombra della cupola di San Gaudenzio che svetta su Novara. Il suo libro-testamento “Curriculum mortis” venne pubblicato postumo l’anno dopo la morte avvenuta a Milano  nel luglio del 1967. La rivista Microprovincia, nata su quattro fogli, nell’autunno di trentasette  anni fa, con una veste grafica assolutamente sobria, è oggi una delle più prestigiose pubblicazioni della cultura e della poesia italiana. Da un quarto di secolo, la sua uscita , con le sue monografie e raccolte,è un appuntamento atteso. E anche questo numero ( Interlinea edizioni, 25 euro),   dedicato all’illustre letterato novarese, ne conferma qualità e prestigio.

Marco Travaglini

Metamorphosis. Da Buster Keaton a Philip Glass

San Secondo di Pinerolo (Torino)

Sarà il tema del “tempo” e della sua percezione, attraverso la relazione fra le due forme espressive che costruiscono il loro linguaggio sul tempo stesso, ovvero la musica e il cinema, il leitmotiv della nona edizione del Concerto Natalizio presentato dalla Fondazione Cosso, in collaborazione con il progetto artistico “Avant-dernière pensée”, nelle sale del Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo. Per l’occasione, il 25 e il

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26 dicembre, nella notte di Natale e in quella di Santo Stefano (a partire dalle ore 21,15), “Avant-dernière pensée”, a cura di Roberto Galimberti, proporrà “Metamorphosis”, un dialogo ideale fra la partitura omonima del musicista contemporaneo americano Philip Glass presentata in una inedita rilettura per trio (violino, violoncello, pianoforte) e alcuni frammenti dello straordinario cinema di Buster Keaton (attore, regista e sceneggiatore statunitense, fra i più grandi protagonisti del cinema muto), che andranno a comporre le grandi scenografie – video distribuite nelle 14 sale del Castello. Grazie a un inedito sistema di ripresa e amplificazione del suono, i musicisti saranno dislocati, uno per uno, negli spazi della mostra di sculture realizzate da Fausto Melotti e attualmente ospitata dalla Fondazione : suoneranno insieme senza vedersi, ma la loro esecuzione sarà unica e udibile ovunque, grazie a un sistema di diffusione multicanale, studiato appositamente per la location e sincronizzato con le differenti scenografie – video in ogni sala. Questa molteplicità di possibili punti di vista consentirà al pubblico di essere protagonista privilegiato: potrà fruire dell’ascolto ravvicinato dei singoli strumenti e godere dell’intera partitura in una cornice storica ricca di fascino, muovendosi fra le grandi scenografie e l’oscurità delle sale. Nel finale del Concerto, i visitatori potranno accendere delle piccole torce per creare giochi di luci e ombre, ideale trasfigurazione delle immagini in bianco e nero che, fino a quel momento, avranno accompagnato l’esecuzione.

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La prenotazione è obbligatoria al numero 0121/502761 o e-mail prenotazioni@fondazionecosso.it

g.m.

Foto
– Castello di Miradolo
– Buster Keaton: “Sherlock Junior”
– Buster Keaton: “One Week”

Premio Bottari Lattes Grinzane, VIII edizione

In scadenza il prossimo 31 gennaio 2018, é aperto (e scaricabile sul sito www.fondazionebottarilattes.it) il bando dell’VIII edizione del ”Premio Bottari Lattes Grinzane”, il riconoscimento internazionale che vede concorrere insieme scrittori italiani e stranieri.

Tra le novità di questa edizione, la presenza nella Giuria Tecnica di Rosario Esposito La Rossa, “lo spacciatore di cultura” che a Scampia e Melito (Napoli) ha aperto la libreria “Scugnizzeria”, e la partecipazione nelle Giurie Scolastiche di 400 studenti da tutta Italia.

Organizzato dalla “Fondazione Bottari Lattes”, il Premio è suddiviso in due sezioni. La prima, Il Germoglio, è destinata alla scoperta di opere contemporanee di narrativa, innovative e originali, di scrittori italiani e stranieri. La seconda, La Quercia, dedicata a Mario Lattes (pittore, scrittore ed editore, scomparso nel 2001), premia un autore internazionale che, nel corso del tempo, si sia dimostrato meritevole di un condiviso apprezzamento critico e di pubblico.

Per la sezione Il Germoglio, i libri in concorso saranno valutati in un primo momento dalla Giuria Tecnica, della quale fanno parte: il presidente Gian Luigi Beccaria(linguista, critico letterario e saggista), Valter Boggione (docente), Vittorio Coletti (linguista e consigliere dell’Accademia della Crusca), Rosario Esposito La Rossa(libraio a Scampia), Giulio Ferroni (critico letterario e studioso della letteratura italiana), Laura Pariani (scrittrice), Enzo Restagno (critico e musicologo), Alberto Sinigaglia (giornalista e presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte), Marco Vallora (critico).  Le opere saranno scelte sulla base del loro valore letterario e della rappresentatività delle tendenze più vive e originali della narrativa contemporanea.

 

La cerimonia di designazione annuncerà i cinque romanzi finalisti e si svolgerà sabato 14 aprile 2018 a Cuneo, nella sede della “Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo”, che sostiene la sezione Il Germoglio con un contributo per il triennio 2017-2019. La parola passerà quindi ai giovani: tra marzo e giugno 2018 i cinque libri saranno letti e discussi dai 400 studenti delle ventiquattro Giurie Scolastiche, una all’estero e ventitré in Italia, a cui si aggiunge il Gruppo di Lettura “La Scugnizzeria” formato da studenti di Scampia. 

 

Sabato 20 ottobre, presso il Castello di Grinzane Cavour, i ragazzi esprimeranno in diretta il loro voto per proclamare il vincitore nel corso della cerimonia di premiazione in cui saranno presenti tutti i finalisti.Gli scrittori in gara terranno inoltre un incontro con gli studenti delle scuole del territorio cuneese.I giovani continuano così a essere i veri protagonisti del Premio, che porta nelle scuole la letteratura contemporanea e offre agli studenti la possibilità di appassionarsi alla lettura e di sviluppare capacità critiche.I cinque finalisti della sezione Il Germoglio riceveranno un premio in denaro di 2.500 euro ciascuno. Al vincitore andrà un ulteriore premio di 2.500 euro.Il Premio per la sezione La Quercia, che nel 2017 è andato allo scrittore e sceneggiatore inglese Ian McEwan, sarà scelto a insindacabile giudizio della Giuria Tecnica. L’autore vincitore di questa sezione sarà annunciato a mezzo stampa nel mese di luglio.

 

Venerdì 19 ottobre, giorno precedente la cerimonia di premiazione, l’autore terrà una lectio magistralis su un tema letterario a propria scelta. Le precedenti edizioni della Quercia sono state vinte da Amos Oz (2016), Javier Marías (2015), Martin Amis (2014), Alberto Arbasino (2013), Patrick Modiano (2012), Premio Nobel 2014, Enrique Vila-Matas (2011). Il vincitore della sezione La Quercia otterrà un premio di 10.000 euro. Il “Premio Bottari Lattes Grinzane” è organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes, con il sostegno di: Mibact, Regione Piemonte, Fondazione CRC (main sponsor per il triennio 2017-2019), Città di Cuneo, Comune di Alba, Comune di Grinzane Cavour, Comune di Monforte d’Alba, Cantina Giacomo Conterno, Cantina Terre del Barolo, Enoteca Regionale Piemontese Cavour, Banor, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, Antico Borgo Monchiero.

 

Per info al pubblico: tel. 0173.789282 - eventi@fondazionebottarilattes.it - @BottariLattes

g. m.

 

Luca Bono, l’illusionista

Già 2000 biglietti venduti per primo atteso one man show del giovane talento della magia internazionale diretto da Arturo Brachetti e con le musiche di Alex Britti che porta in scena un percorso spettacolare e tecnologico tra grandi illusioni, close up, manipolazione di oggetti e mentalismo. Luca Bono ripercorre alcune fasi del proprio percorso umano e professionale attraverso nuove performance e pezzi storici del proprio repertorio magico. Sold out già alcune repliche dello show in cartellone fino al 7 gennaio

 

Dal 26 dicembre al 7 gennaio 2018, la Casa del Teatro di Torino ospita Luca Bono con il suo primo one man show L’illusionista, diretto da Arturo Brachetti con le musiche originali di Alex Britti. Luca, oggi appena venticinquenne, già Campione Italiano di Magia all’età di soli 17 anni e successivamente laureato a Parigi con il Mandrake d’Oro, riconosciuto come l’Oscar della magia, è univocamente considerato il talento magico più interessante della sua generazione, interprete del nuovo illusionismo, coinvolgente e contemporaneo. Al suo attivo 450 date in Canada in due anni di tournée con oltre 400.000 spettatori e 13 puntate di VUUAALÀ! CHE MAGIA!,  attualmente in onda su Boing tutti i venerdì alle 20.00. Dimenticate il classico mago con cilindro, bacchetta e frac, perché Luca Bono è sì uno straordinario illusionista, ma soprattutto un ragazzo normale in grado di fare cose eccezionali. In scena assisteremo ad un percorso spettacolare e tecnologico tra illusioni di grande effetto scenico ed emotivo, manipolazione di oggetti, close up, mentalismo e apparizioni spettacolari. Per lo show risultano venduti già 2000 biglietti e le prime repliche sono già sold out. L’Illusionista propone la grande magia rivisitata da un giovane artista, ex corridore di go kart che a seguito di un incidente, e incuriosito dal fratello maggiore Davide, si avvicina al mondo magico scoprendo un universo artistico e culturale impensato. Quasi inconsapevolmente, in pochissimi anni, Luca Bono passa così dal sottoscala del circolo magico torinese alle grandi platee internazionali. “Sono davvero emozionato dall’idea di calcare questo palcoscenico da solo, dopo diversi anni in cui ho proposto i miei numeri al fianco di altri artisti. Sarà una vera e propria sfida che ho intrapreso con me stesso, vincendo le mie timidezze, ma con l’intenzione e la volontà di portare davanti al pubblico il meglio del mio repertorio: dai numeri più amati dal pubblico, come quello con le colombe che mi ha portato alla notorietà, ad altre performance nuove che proporrò per la prima volta esclusivamente per questa occasione”.  In scena, dunque andranno non solo l’Artista, ma anche il ragazzo, con tutte le sue debolezze, le sue paure e la sua proverbiale riservatezza in grado di sciogliersi davanti al pubblico con la stessa disinvoltura con cui l’insospettabile Clark Kent sapeva, in una frazione di secondo, trasformarsi in Superman; all’apertura del sipario le arti magiche trasformeranno la sua normalità in una grande dimostrazione di talento e in un caleidoscopio di sorprendenti effetti conditi con lo stile personale ed accattivante proprio di Luca Bono. Al suo fianco Sabrina Iannece, l’artista-assistente che da cinque anni lavora al fianco di Luca Bono e che in questo occasione è co-protagonista.

L’Illusionista è uno spettacolo unico che emozionerà gli adulti e allo stesso tempo coinvolgerà e divertirà i più giovani, che potranno così lasciarsi trasportare in un mondo di pura illusione, in cui sarà davvero difficile distinguere i confini tra realtà e apparenza. La regia de L’Illusionista è di Arturo Brachetti, il maestro internazionale del quickchange, che di Luca è direttore artistico. Le musiche sono state composte per l’occasione dal cantautore Alex Britti, che ha con Luca un rapporto d’amicizia e stima di lunga data. In alcuni momenti lo spettacolo si avvale di filmati e proiezioni su grandi schermi (gestiti in collaborazione con Acuson) attraverso i quali il pubblico, anche più lontano, potrà rendersi conto che davvero “non c’è trucco e non c’è inganno” e che il close up e la prestidigitazione, sono tecniche di pura maestria e non consentono di celare trucchi. La produzione è curata da Muvix Europa, realtà di produzione artistica capace di coniugare l’illusionismo con le più diverse discipline dello spettacolo, per realizzare soluzioni su misura.

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Prevendite presso la biglietteria della Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, oppure sul sito www.casateatroragazzi.it www.lucabono.com

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LUCA BONO, L’ILLUSIONISTA

Casa del Teatro Ragazzi e Giovani

Corso Galileo Ferraris, 266 Torino. Prenotazioni 011 19 74 02 80

Date e orari spettacolo:

Martedì 26 dicembre ore 17 e 21

Mercoledì 27, giovedì 28 dicembre ore 17

Venerdì 29, sabato 30 dicembre ore 17 e 21

Lunedì 1, martedì 2, mercoledì 3 gennaio 2018 ore 17

Giovedì 4, venerdì 5, sabato 6 gennaio 2018 ore 17 e ore 21

Domenica 7 gennaio 2018 ore 17                           

Biglietti:

Intero 18 €

Ridotto 12 € (under 12)

Over 65, Associazioni e Cral convenzionati 15 €

Adulti abbonati alla stagione 2017/2018 della Casa del Teatro e adulti Soci Cadm € 12

Ragazzi abbonati alla stagione 2017/2018 della Casa del Teatro (fino ai 12 anni) e ragazzi Soci Cadm (fino ai 12 anni) € 10

Per info e prenotazioni: www.casateatroragazzi.it – biglietteria@casateatroragazzi.it

www.lucabono.com

Tel. 011 19 74 02 80

Buone Feste dai Concerti del Lingotto

Natale è alle porte e I Concerti del Lingotto faranno gli auguri al pubblico come meglio non si potrebbe, con una delle composizioni sacre più amate in assoluto: il magnifico Oratorio di Natale di Johann Sebastian Bach. Composto a Lipsia sul finire del 1734, fu interpretato per la prima volta dal Thomaner Chor, diretto all’epoca dallo stesso Bach, e da allora torna ogni anno a risuonare nella chiesa di St. Thomas a Lipsia, interpretato dalle nuove leve dello stesso storico coro. L’Oratorio fu creato accorpando sei cantate, accomunate tutte dalla gioia per la nascita di Gesù, che originariamente dovevano essere eseguite in sei giornate distribuite fra il Natale e l’Epifania. Una musica che esprime qualcosa che supera la maestria nell’uso dell’armonia e del contrappunto andando dritta al cuore dell’uomo, credente o meno. Di questo capolavoro, martedì 19 dicembre 2017 alle 20.30 presso l’Auditorium Giovanni Agnelli (via Nizza 280, Torino) saranno eseguite le Parti prima, quarta, quinta e sesta. Il compito di raccontarci il giubilo della natività, con tutti i presupposti per un’esecuzione d’eccellenza, è affidato a Le Concert Lorrain e al Dresdner Kammerchor diretti da Christoph Prégardien, affiancati da quattro talentuosi solisti: il soprano Loanne Lunn, il contralto Margot Oitzinger, il tenore Markus Schäfer e il basso Peter Kooij. Fin dalla sua istituzione nel 2000, Le Concert Lorrain si è affermato con vigore. Forte di una doppia cultura, francese e tedesca, grazie ai suoi due direttori artistici Anne-Catherine Bucher e Stephan Schultz, il complesso frequenta le più prestigiose sale da concerto del mondo grazie alla qualità delle sue interpretazioni, rivolte al grande repertorio, ma anche a programmi più inconsueti e originali. Parallelamente, l’ensemble sviluppa numerosi progetti pedagogici nelle scuole e organizza dei Cafés Baroques. Queste originali e audaci formule di incontro scuotono le convenzioni, mescolano serietà e leggerezza, grande musica e piccoli pubblici, seducendo con l’arte dei maggiori compositori del XVII e XVIII secolo. Grazie alla sua carriera come tenore prevalentemente bachiano e liederistico, Christoph Prégardien conosce tutti i segreti della parola cantata: le sue interpretazioni delle Passioni di Bach hanno fatto epoca, e dal qualche anno si dedica anche alla direzione orchestrale, con risultati molto apprezzati dalla critica che elogia la scioltezza di fraseggio e l’armoniosa compiutezza delle sue scelte esecutive. Il debutto come direttore è avvenuto nel 2012 proprio con un’opera bachiana, la Passione secondo Giovanni, insieme al Concert Lorrain.

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La biglietteria è aperta nei giorni 15,16,18 e 19 dicembre 2017 in via Nizza 280 interno 41, dalle 14.30 alle 19, e un’ora prima del concerto, dalle 19.30. Poltrone numerate da 27 a 54 euro, ingresso non numerato 20 euro e ingressi numerati giovani 13 euro (ridotto per i giovani con meno di trent’anni) in vendita un quarto d’ora prima del concerto secondo disponibilità. Vendite on line su www.anyticket.it. Informazioni: 011.63.13.721

Il fantasma di Tom Joad, tra John Steinbeck e Bruce Springsteen 

Tom Joad è il protagonista del romanzo più famoso di John Steinbeck, “The Grapes of Wrath”, uscito negli Stati Uniti nel 1939 e conosciuto in Italia con il titolo  Furore. Un bel libro senza età dal quale John Ford trasse uno storico film (con Henry Fonda nel ruolo di Tom Joad). Woody Guthrie scrisse una grande ballata su Tom Joad quasi dieci anni prima che Bruce Springsteen  venisse al mondo. La storia narrata da John Steinbeck  racconta l´epopea della biblica trasmigrazione della famiglia Joad, assieme ad altre centinaia di poveri, dall´Oklahoma attraverso il Texas, il New Mexico e l´Arizona, lungo le famosa Route 66 ( che conoscerà altre storie letterarie, da Kerouac a tanti altri), fino alla California, “il paese del latte e del miele”, in cerca di una vita nuova e un po’ di fortuna. Vi troveranno però  amarezze e stenti, al limite della sopravvivenza: paghe da fame, padroni duri e cinici, lavori da schiavi. Erano gli anni della Grande Depressione, dell’America dura e disperata, della lotta di classe più aspra, dei sogni che s’infrangevano a contatto con la  realtà. Ma non è quella la storia che Springsteen scelse di raccontare nella sua straordinaria canzone dedicata al fantasma di  Tom Joad. O, almeno, non è “solo” quella poichè quel fantasma è ben presente nell’America di oggi, come se quasi ottant’anni dopo ben poco fosse cambiato. “The Ghost of Tom Joad ” è stato l’undicesimo album in studio di Springsteen, pubblicato nel 1995 dalla CBS Records. Presidente degli “states” era il democratico Bill Clinton che, di lì a poco, sarebbe stato rieletto alla guida della nazzione a stelle e strisce. Un anno dopo, nel 1996,  Springsteen, ne parlava così:”La maggior parte delle cose che ho scritto riguardano l’America di oggi, anche se trovano le loro origini nel passato. Anche la canzone di Tom Joad non è storica, ma è sull’America degli anni ’90“. E, possiamo aggiungere, su quella odierna al tempo di Donald Trump. Nella canzone si parla dell’autostrada, luogo simbolo del sogno americano, esaltato dalla generazione beat. Un immaginario ancora ben vivo ma popolato da gente senza speranza, il cui destino è un fuoco acceso sotto un ponte per scaldarsi. I Tom Joad di oggi sono i nuovi poveri, le vittime della grande recessione e della crisi economica  che prese avvio negli Stati Uniti d’America nel 2007 in seguito allo scoppio della bolla immobiliare dei subprime, i messicani e gli homeless, le principali vittime di un nuovo ordine mondiale ancora affollato di gente senza lavoro e con poche libertà.

Marco Travaglini

Riccioli cobalto

Le poesie di Alessia Savoini
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Timida sotto il derma lunare
Boccoli del colore della notte
Si muove la polvere di un vecchio capanno
Nel mentre in cui il suono si sostituisce al battito.
Lo mnemonico spirito si confonde a causa di Bacco
Nel quartiere dove il mondo collide in una piazza
E poi gli incontri senza dirsi troppo
Dove illegale è l’ascesa verso il chimico io.
Talvolta traspare il disapprovato gesto
Di canti e chitarra nel tuo silente cosmo
Così borbotti, ma non disdegni
Perché ami senza nessuna pretesa.