CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 749

Il jazz secondo Gianni Basso

La storia del jazz secondo uno dei più grandi esponenti del jazz italiano, raccontata dalle parole di Sandra Scagliotti e dalle musiche del trio di Fulvio Albano

Gianni Basso è considerato uno dei più grandi esponenti del jazz italiano. A partire dagli anni ’60 è uno dei maggiori e più richiesti session man a livello mondiale: ha fatto parte di big band di primo piano come la Kenny Clarke/Francis Boland Big Band, la Maynard Ferguson Big Band e la Thad Jones Big Band e vanta collaborazioni illustri con Chet Baker, Gerry Mulligan, Lee Konitz, Phil Woods. È richiesto anche da grandi artisti pop – come Mina, ad esempio – e con la sua grande capacità di didatta è il “mentore” di molti jazzisti di oggi: Dado Moroni, Fabrizio Bosso, Flavio Boltro, ecc…   “Il jazz secondo Gianni Basso” è il libro di Sandra Scagliotti e Fulvio Albano dedicato al grande musicista astigiano morto nel 2009 a 78 anni. Il libro racconta le storie e la musica di Gianni Basso e dei grandi protagonisti del jazz degli ultimi 60 anni. Ad accompagnare i ricordi e i racconti di Sandra Scagliotti, la musica del trio del fondatore del Jazz Club Torino e direttore della Torino Jazz Orchestra, Fulvio Albano.

 

Formazione

Fulvio Albano, sax tenore

Eleonora Strino, chitarra

Enrico Ciampini, contrabbasso

 

Costo concerto e cena: 30 euro

Dopo le ore 22: 12 euro

 

 

Info e prenotazioni

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

TOO SHORT TO WAIT, Un festival dentro il festival

137 CORTOMETRAGGI in CONCORSO – Un festival dentro il festival, questo è TOO SHORT TO WAIT : anteprima Spazio Piemonte, la rassegna dedicata ai cortometraggi piemontesi che per il sesto anno consecutivo mette al centro la dimensione autentica e collettiva della visione cinematografica, invitando lo spettatore a condividere con il regista l’emozione di vedere il proprio film al cinema. Da mercoledì 7 a domenica 11 febbraio, TOO SHORT TO WAIT porta alla sala Il Movie (Via Cagliari 40/e, Torino) i 137 CORTOMETRAGGI (il 25% in più rispetto alla scorsa edizione) di cui 94 iscritti a SPAZIO PIEMONTE – sezione competitiva riservata alle opere piemontesi sotto i 30’ realizzate nel 2017 – e 43 hanno risposto alla call di TORINO FACTORY – contest che punta a fare scouting tra i talenti del videomaking under 30 e che fa il suo debutto quest’anno.

 

Anche quest’anno TSTW offre alle opere brevi in gara, che spesso faticano a trovare spazio nei canali distributivi e festivalieri, la possibilità di confrontarsi con il grande schermo e, al pubblico, l’occasione unica di essere parte attiva di quella che sarà la 17ª edizione del gLOCAL FILM FESTIVAL (7 – 11 marzo, Cinema Massimo) attraverso la consolidata formula che vedrà approdare alla finale i 5 corti più votati dal pubblico. Insieme ai 5 preferiti del pubblico, la rosa dei 20 finalisti che accederanno alla finale al 17° gLocal Film Festival, vedrà anche i 15 titoli selezionati dalle curatrici di Spazio Piemonte Chiara Pellegrini e Roberta Pozza; mentre Daniele Gaglianone sceglierà i migliori 8 video di Torino Factory che saranno proiettati a marzo.

 

Grazie all’attenzione sempre maggiore verso l’aspetto formativo di questa rassegna, così come di altre realizzate dall’Associazione Piemonte Movie, anche in questa edizione prosegue la collaborazione con il CNC – Centro Nazionale del Cortometraggio con gli appuntamenti Corsi Corti. Piccole Storie di Cinema.Brevi masterclass tenute da registi affermati che, in apertura delle proiezioni serali, dialogheranno con il pubblico raccontando la propria esperienza tra consigli e aneddoti: Rossella Schillaci, che lo scorso anno ha emozionato il pubblico del gLocal con l’anteprima di Ninna Nanna Prigioniera (giovedì 8), Giacomo Ferrante, documentarista autore di Real Falchera F.C. di cui è in progetto il sequel (venerdì 9), Massimo Ottoni, autore del gioiello di animazione Lo Steinway (sabato 10) e la giovane regista Irene Dionisio (domenica 11).

 

: IL PROGRAMMA : 137 CORTI IN 5 GIORNI :

 

Ogni giorno dal 7 al 11 febbraio, la rassegna di corti propone 3 appuntamenti – alle ore 17.30, 19.30 e 21.30 – guidando il pubblico attraverso un totale di 15 blocchi di proiezioni in calendario dai nomi eloquenti come Doc, Comedy, Thrills & Nightmares, Drama, Cartoon & Art, Young & School che identificheranno i macro temi dei corti in visione, a cui si aggiunge la categoria Torino Factory, riservata al nuovo contest di film brevissimi (entro i 3’) incentrato proprio sulla città.

: TEMI e ispirazioni – tra realtà e fantasia :

 

Questa per TOO SHORT TO WAIT è l’edizione che più si fa specchio della società attuale accogliendo nel proprio programma una disincantata visione della realtà restituendola al pubblico sotto forma di immagine. Una società in profondo cambiamento che, nel disfarsi delle sicurezze consolidate nel tempo, trova difficoltà ad adattarsi, ma scorge anche possibilità inattese e costruttive. Ed è così che, se da una parte i temi affrontati dai corti riguardano temi sociali (integrazione, bullismo, violenza sulle donne, disagio giovanile), dall’altra scopriamo come la partecipazione dei giovani a TSTW sia in continuo aumento (86 partecipanti sono under 30, il 63% di tutti gli iscritti) e che questi scelgano spesso come interlocutore i propri coetanei non delegando più agli adulti il compito di raccogliere una richiesta di aiuto, ma fornendo strumenti e chiavi di lettura a chi questa società la vive ed è destinato a cambiarla. È l’esempio di Giovanni Scarpa, classe 2004, che con il suo Storie quadrate cap.1 – Non nominare il mio nome invano, affronta il difficile tema del bullismo; di Stefano Gabbiani ed Elisa Michienzi che affrontano l’integrazione con C’est pas grave – Ci sono una siriana, una keniota ed una mongola o Federico Gasca e Federico Silvano che con il loro La linea parlano di omosessualità e muri culturali.

 

Dalla realtà alla fantasia, anche la voglia di evadere è forte e le ispirazioni alla letteratura non mancano. Codice Parsifal di Francesco Fracchioni, liberamente ispirato al romanzo scritto da Marino Fracchioni “I Servi Del Silenzio”, è un thriller che omaggia le personalità che hanno combattuto per estirpare la mafia dal territorio siciliano; Lo sol poder es que de dire, intervista alla scrittrice Fausta Garavini, di Andrea Fantino; Sancho Panza e Don Chisciotte di Fiorenza Adriano; Ad Una Ad Una di Francesca Cottafavi che prende ispirazione da Guido Gozzano e la sua celebre poesia Io sono innamorato di tutte le signore che mangiano le paste nelle confetterie e Aiace di Paolo Cravero.

L’onirico è di scena grazie allo storico concorso 100 Ore Torino che nel 2017 ha prodotto otto corti a tema: Deriva di Sharif Meghdoud, Love story di Enza Lasalandra, L’imprevedibile vita di un fattorino qualunque di Matilde Capello e Nicola Zanelli, Spinacio e il malvagio Alchimista di Gianluca Notarrigo, Il signor Montpilier e l’orribile Natale di Elisa Zucca Nigra, La tela di Morfeo di Giulia De Francesco, Silvia De Gattis e Marco Serra, Dreammates di Alessandro Valbonesi e Compro Sogni di Alessandra Ravelli e Martina Cofano.

Anche La Danza in 1 minuto, contest video dedicato alla danza organizzato da COORPI con cui Piemonte Movie ha una storica collaborazione, ha contribuito alla ricchezza di proposte di TSTW con cinque opere brevi e suggestive che sapranno trasmettere l’armonia visiva della danza: Vivarium di Gruppo TrasFormAzioni, Devoti Scheletri di Valentina Corrado, Rodolfo Colombara e Giulia Ceolin, Diem di Gabriele Bortolato, #WOMANSHO(r)T di Albert Stray e Cariddi. Mari non ci n’è cchiù di Stellario Di Blasi.

 

L’animazione poi è il terreno più fertile dove spaziare e dare forma alle immagini più ardite e quest’anno TOO SHORT TO WAIT presenta in concorso 3 corti animati di professionisti affermati (Dandelion di Elisa Talentino, Framed di Marco Jemolo e Robhot di Donato Sansone) e 5 lavori degli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia – Dipartimento di Animazione (Eva di Chiara Tessera, Humus di Simone Cirillo, Simone Di Rocco, Dario Livietti, Alice Tagliapietra, La cabina di Ginevra Lanaro, Federica De Leonardo, La luna rubata di Vittorio Massai e Dario Lo Verme e Azzurra e Midori di Elena Garofalo, Marta Giuliani e Laura Piunti).

 

: TSTW IN ROSA :

 

TSTW quest’anno vede una forte presenza femminile con 36 donne donne alla regia che si sono dedicate a temi differenti tra loro come Adonella Marena con il suo LUNE STORTE, storie dal manicomio di Collegno, che parte dall’omonimo spettacolo teatrale allestito nell’ex ospedale psichiatrico; Alessandra Cataleta con Il futuro non me lo ricordo e l’incontro con la disabilità; Elisa Zucca con la commedia Il signor Montpilier e l’orribile Natale; Enza Lasalandra con le sue atmosfere oniriche in Love Story e i corti di animazione di Elena Garofalo, Marta Giuliani e Laura Piunti che ci portano in Giappone con Azzurra e Midori e Chiara Tessera con Eva tra erotismo e inaspettati giochi di potere.

 

: GLOCAL SHORTS :

 

Anche quest’anno non mancano brevi deviazioni su altri panorami, luoghi e culture, grazie ai registi di TSTW.

Lo sguardo volge all’estero con Y. di Gabriele Nugara, regista moncalierese che da anni vive a Berlino dove continua la propria professione cinematografica, mentre Music in mind di Matt Gorelli e Ten Mysteries di Riccardo Maffucci e Ruben De March ci portano nella capitale inglese, Il dipinto liquido della natura di Sergio Loppel è un viaggio tra le acque del Mar Rosso; prospettive d’Oltralpe sono quelle di C’est pas grave – Ci sono una siriana, una keniota ed una mongola di Stefano Gabbiani, Elisabetta Michienzi, girato a Bordeaux, e l’ultimo lavoro del quotato animatore Donato Sansone Robhot, realizzato a Parigi.

Troviamo anche brevi escursioni fuori regione, come Roma in Califà di Mario Bonaventura e Curzio Torresi; Firenze in Lo sol poder es que de dire. Intervista a Fausta Garavini di Andrea Fantino; Como in Inimicus di Alessandro Gessaga, e la Valle d’Aosta in Brutalide di Niccolò Buttigliero e in Il tratto di Alessandro Stevanon.

 

L’aumento dei giovani rende questa edizione di Too Short To Wait una delle più glocal essendo il territorio piemontese il luogo più immediato dove sperimentaro e scovare angoli inediti, così come per i veterani del cinema breve a volte sono le location familiari a non smettere mai di esercitare il proprio fascino: il Museo Nazionale del Cinema in Amapola di Tino Dell’Erba; il quartiere di Borgo Dora in Lola Split di Alessandro Garelli; la Mole e il Monte dei Cappuccini in Torino, luci di scena di Lorenzo Attardo; Porta Palazzo e Superga in My City, My Home di Samir; la Cavallerizza Reale in L’inquilina di Sandra Assandri; il Castello Sopra Ticino (Novara) in Visita allo studio di un Artista di Mario Ferdeghini; l’alessandrino illustrato in Sam Body di Davide Morando; il quartiere multietnico e popolare di Via Monti a Chieri in cui è ambientato Tutto può cambiare di Antonio Palese; le Valli di Lanzo e Balme ne La Montanara di Aldo Gaido; Pinerolo in 6 scatti di separazione di Raju Mensa e molto altro Piemonte.

 

: FESTIVAL E ANTEPRIME :
Anche quest’anno TSTW vanta numerose anteprime assolute: ben 63 film brevi arriveranno al pubblico in sala per la prima volta, di questi, la metà sono produzioni realizzate dai giovani videomaker appositamente per partecipare a Torino Factory.

Molti sono anche i lavori che hanno già riscosso successo in festival nazionali e internazionali, vincendo anche premi prestigiosi. È il caso di Dandelion, l’animazione di Elisa Talentino che ha vinto il premio come Miglior Colonna Sonora al Lago Film Festival; festival che ha visto partecipare anche il road movie sperimentale Makhno di Sandro Bozzolo; Birthday di Alberto Viavattene vanta un’anteprima assoluta in South Korea al Bucheon International Fantastic Film Festival​, è stato selezionato al ​New York Film Festival (USA), Helsinki International Film Festival – Love & Anarchy (Finland) e insieme a Framed (Giffoni Film Festival 2017) è in lizza per i David di Donatello 2018. Un altro horror nostrano ha girato festival internazionali, We Know di Nicolò Fumero ha vinto come Best Horror al Los Angeles Film Awards ed è stato selezionato al Dracula Film Festival in Romania e Sin City Horror Film Fest in Las Vegas. The Appointment di Daniele Nicolosi ha concorso ai David di Donatello 2017 e al Los Angeles CineFest 2017. Il Tratto di Alessandro Stevanon è stato selezionato alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia per il premio “MigrArti Venezia”. Un trascurabile errore di Andrea Murchio è stato premiato come Best Director al Galà del Cinema Internazionale – Venezia 2017.

 

: TORINO FACTORY, GLOCAL VIDEO verso il TFF :

 

Torino Factory è una delle novità di questa nuova edizione del gLocal Film Festival e farà il suo debutto ufficiale durante il TSTW. Con questo progetto, Piemonte Movie si spinge ancora più a fondo in quella che da sempre è la propria mission: sostenere la vocazione cinematografica della regione. L’idea nasce con l’intento di sviluppare e accogliere la creatività dei filmmaker under 30 e metterli in rapporto con la città. Articolato su più fasi, Torino Factory, è composto da due momenti principali: il contest per lo scouting di giovani talenti del videomaking e l’esperienza diretta sul campo, in cui i selezionati saranno messi alla prova in un percorso produttivo che prenderà forma parallelamente all’azione di reperimento fondi in atto con enti pubblici e privati.

 

Sono 43 i lavori proposti da giovani registi e registe che hanno risposto alla chiamata di Torino Factory presentando un’opera a tema libero della durata massima di 3 minuti, ambientata per almeno l’80% in una o più delle 8 circoscrizioni torinesi e la quasi totalità delle opere presentate è stata realizzata appositamente per il contest. Anche in questa sezione si conferma la tendenza che vede un aumento della presenza femminile dietro la macchina da presa con 16 registe che hanno accolto la sfida.

Tutti i video ricevuti verranno proiettati sullo schermo di Too Short To Wait e sarà Daniele Gaglianone – il regista e direttore artistico di Torino Factory – a selezionare tra questi gli 8 video che entreranno a far parte del programma principale del gLocal Film Festival, ma che soprattutto dovranno cimentarsi in quella che è la fase più ambiziosa, ovvero la realizzazione di cortometraggi girati nei quartieri torinesi, affiancati da tutor esperti (registi professionisti della scena torinese) che li accompagneranno fino alla proiezione in anteprima in una nuova sezione del Torino Film Festival 2018.

 

: PREMI E GIURIE :

 

Delle 137 opere brevi di TSTW le 5 più votate dal pubblico e 15 selezionate da Chiara Pellegrini e Roberta Pozza (curatrici di Spazio Piemonte) comporranno la rosa dei 20 che accederanno alla fase finale del gLocal Film Festival (7-11 marzo) e gareggeranno per i premi del concorso Spazio Piemonte, mentre saranno 8 i video selezionati da Daniele Gaglianone che, per Torino Factory, entreranno a far parte del programma del Festival.

 

In palio il PREMIO TORÈT MIGLIOR CORTOMETRAGGIO (1.500 €), oltre a Premio ODS – Miglior Attore, Premio ODS – Miglior Attrice e Miglior Corto d’Animazione assegnati dalla giuria presieduta dall’attore Flavio Bucci (a cui il gLocal Film Festival dedica l’omaggio 2018), Carla Signoris (attrice), Francesco Ghiaccio (regista), Mirna Muscas (Skepto Film Festival) e Stefano Di Polito (regista).

I finalisti potranno gareggiare anche per i premi assegnati dalle giurie speciali partner del festival: Premio Machiavelli Music – Miglior Colonna Sonora, Premio Cinemaitaliano.Info – Miglior Corto Documentario, Premio Scuola Holden – Miglior Sceneggiatura assegnato dal Primo Anno di Filmaking del Biennio in Storytelling & Performing Arts della Scuola Holden e il Premio del Pubblico.

 

: CORSI CORTI – Piccole Storie di Cinema :

La collaborazione con il CNC – Centro Nazionale del Cortometraggio si concretizza anche quest’anno con degli appuntamenti imperdibili per gli amanti della settima arte e i giovani che ambiscono a cimentarsi con riprese e videomaking. Con Corsi Corti. Piccole Storie di Cinema, TSTW proporrà 4 brevi masterclass durante le quali affermati registi introdurranno le proiezioni serali addentrandosi nel. Prima delle proiezioni delle ore 21.30 nelle giornate da giovedì 8 a domenica 11 febbraio i registi dialogheranno con il pubblico sulla professione e sulla propria personale esperienza in quello che vuole essere prima di tutto un momento di stimolo creativo.

Il primo appuntamento è giovedì 8 con la documentarista torinese Rossella Schillaci che porterà sullo schermo di TSTW il suo corto Solo questo mare (2009), che segue la storia di un gruppo di rifugiati nel loro difficile percorso dall’approdo sulle coste siciliane fino a Torino.

Venerdì 9 sarà la volta di Giacomo Ferrante, regista profondamente legato a Torino, ai suoi personaggi e alle periferie, con una lunga esperienza nel cortometraggio iniziata alla fine degli anni ’80 e che per TSTW propone il suo lavoro Stranamore. Attenti a quei due (1996), un breve documentario in cui i protagonisti sono due ragazzi di Falchera, Claudio e Massimo, che si raccontano.

Sabato 10 toccherà a Massimo Ottoni con il suo corto d’animazione Lo Steinway (2016) del 2016 che racconta come la musica possa ridurre le distanze anche tra chi su fronti opposti sarebbe destinato solo a combattere.

Domenica 11 infine sarà Irene Dionisio, giovane regista e direttrice di Lovers Film Festival, a incontrare il pubblico con Memento Mori (2011), L’ultimo uomo sulla terra (2014) realizzato durante i suoi viaggi di ricerca nel sud dellla Tunisia, a Zarzis, luogo chiave dell’emigrazione tunisina pre e post Rivoluzione del Gelsomino e For your Safety (2017) corto che fa parte del progetto Dress Like a Miracle.

 

TOO SHORT TO WAIT : anteprima Spazio Piemonte : gLocal Film Festival

7 – 11 febbraio 2018 : Il Movie (via Cagliari 40/e – Torino)

Ingresso 4 € – Gratuito per i soci Piemonte Movie

INFO: www.piemontemovie.com – info@piemontemovie.com – 328.845.82.81

facebook.com/PiemonteMoviegLocal – twitter.com/piemontemovie

 

TSTW – gLocal Film Festival 2018 è organizzato da Associazione Piemonte Movie in stretta sinergia con le più importanti realtà cinematografiche: Film Commission Torino Piemonte, Museo Nazionale del Cinema, Torino Film Festival, con il contributo di Regione Piemonte e Fondazione Crt, con il patrocinio di Mibact, Città di Torino Città Metropolitana di Torino e la collaborazione del Centro Nazionale del Cortometraggio e GTT. Main Partner ODS. Main Sponsor Compagnia dei Caraibi.

 

Il progetto Torino Factory è promosso da Città di Torino – Direzione Servizi Culturali e Amministrativi nell’ambito di Tutta mia la città con il sostegno di Fondazione per la Cultura Torino, realizzato da Associazione Piemonte Movie in collaborazione con Film Commission Torino Piemonte, Torino Film Festival, Moving TFF – Associazione Altera, Rete delle Case di Quartiere e con il patrocinio di GAI –  Associazione per il Circuito Giovani Artisti Italiani.

 

 

[ Ufficio Stampa gLocal Film Festival ] Letizia Caspani – 3276815401

in collaborazione con Mariapaola Gillio 3476984425

 

L’energia delle parole

Iren, azienda da sempre impegnata a sostenere progetti in ambito culturale, presenta il suo primo contest letterario intitolato L’energia delle parole, una competizione a tema “energetico e green” che si prefigge l’obiettivo di scovare talentuosi scrittori tra i cittadini, contribuire a divulgare l’educazione alla sostenibilità e valorizzare il patrimonio delle idee.

Il 5 febbraio verrà lanciato il sito web del contest, www.energiadelleparole.it, una piattaforma dove i partecipanti potranno, gratuitamente e previa registrazione, caricare il proprio racconto breve di max 10.000 battute.Il termine ultimo per l’invio degli inediti è il 28 marzo 2018. I primi tre classificati, eletti da una giuria d’eccezione presieduta dallo scrittore Giuseppe Culicchia, verranno proclamati alla 31° edizione del Salone Internazionale del libro di Torino. Inoltre i migliori venti racconti saranno pubblicati in una raccolta commissionata da Iren a un editore specializzato nel settore narrativa che realizzerà copie cartacee e una versione e-book scaricabile gratuitamente. Contestualmente partirà una campagna di comunicazione, sia on-line che off-line, volta a promuovere il contest in tutta Italia con particolare riferimento alle aree di appartenenza del Gruppo. Questa iniziativa rappresenta un ulteriore esempio concreto dell’impegno profuso da Iren nel campo della valorizzazione delle persone incentivandole all’uso della scrittura creativa per raccontare un futuro sostenibile.

Per informazioni sul regolamento e sulle modalità di partecipazione si può consultare il sito www.energiadelleparole.it.

Cristicchi il cant’attore conquista Moncalvo

Cant’attore: così ama definirsi Simone Cristicchi perché, come lui stesso spiega “il termine unisce due aspetti della mia personalità artistica che ho sviluppato negli anni”. L’artista romano è stato protagonista domenica 4 febbraio,   al   Teatro   Civico   di   Moncalvo   di   uno   spettacolo   inserito   nel cartellone della “Fondazione Piemonte dal Vivo”. Ne “Il secondo figlio di
Dio – Vita, morte e miracoli di David Lazzaretti”, scritto con Manfredi
Rutelli per la regia di Antonio Calenda, narra la stoia del barrocciaio che
nella Toscana dei primi anni del Regno d’Italia, diede vita ad un proto
socialismo   ispirato   alle   comunità   cristiane.   Quello   che   fu   il   “Cristo
dell’Amiata”,   e   che   ispirò   studi   a   Gramsci,   Pascoli,   Tolstoj,   Pascoli,
terminò la sua vita colpito a morte da una guardia regia, mentre stava
guidando una processione pacifica. “”Sono venuto a conoscenza della vita
di Lazzeretti leggendo un libro comprato su una bancarella una decina di
anni fa – ha detto Cristicchi alla fine dello spettacolo, un monologo durato
un’ora   e   mezza   durante   il   quale   ha   tenuto   splendidamente   la   scena,
affrontando con grande capacità un argomento certamente difficile quale
era la vita dell’ultimo eretico – ho voluto approfondirne la vicenda e la
figura ed è nato questo spettacolo”.   E lui, direttore artistico del Teatro
Stabile   dell’Abruzzo,   da   questa   vicenda   ne   ha   tratto   anche   un   libro.
Cristicchi non è un artista scontato, anzi, nelle sue canzoni, come nelle sue
opere racconta un’Italia che magari si vorrebbe scordare, come è stato nel
caso del bellissimo “Magazzino 18”, sugli esuli dell’Istria, della Dalmazia
e della Venezia Giulia, riproposto con una decina di repliche programmate
sotto il titolo di “Esodo”. E intanto è pronto il suo nuovo lavoro, “Manuale
di volo per l’uomo”.
Massimo Iaretti
(nella foto: Simone Cristicchi, a sinistra, con il nostro Massimo Iaretti)

Not&Sipari 2018, apre il bando

Entro il 28 febbraio la presentazione delle domande

 

Al via Not&Sipari 2018, l’iniziativa della Fondazione CRT per la diffusione della musica, del teatro e della danza in Piemonte e Valle d’Aosta. Il bando, che prevede l’erogazione di contributi fino a 40 mila euro per ogni evento selezionato, è aperto sino al 28 febbraio sul sito www.fondazionecrt.it: possono partecipare associazioni non profit, enti locali e istituti didattici di alta formazione che promuovono grandi rassegne o eventi di rilevanza locale.

 

Not&Sipari contribuisce a ‘mettere in scena’ spettacoli dal vivo di musica, teatro, danza, arricchendo l’offerta culturale in modo capillare sul territorio – spiega il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia –. Il bando, che incoraggia una progettualità giovane e inclusiva, guarda con particolare attenzione allavalorizzazione dei luoghi, allo sviluppo di ‘reti’ con enti locali e non profit, allacreazione di aggregazione, secondo le linee di indirizzo tracciate dal Consiglio della Fondazione, da sempre attento alle esigenze e ai mutamenti del territorio”.

 

“L’obiettivo di Not&Sipari è promuovere iniziative culturali innovative, capaci di coniugare qualità delle produzioni e audience engagement, ampliando le fasce di pubblico cui si rivolgono – afferma il Segretario Generale Massimo Lapucci –. In un momento in cui il mondo della cultura richiede ‘skills’ non solo performative, ma anche operative e manageriali, cerchiamo di selezionare idee nuove e sostenibili, basate sul coinvolgimento di giovani artisti professionisti e sulla trasversalità delle forme e dei linguaggi dello spettacolo, per fare del territorio una vera e propria fucina creativa”.

 

Gli eventi, in programma da maggio a ottobre, potranno riguardare rappresentazioni dal vivo, stagioni, premi, concorsi in ambito teatrale, musicale o coreutico che non prevedano alcuna quota di iscrizione, nonché forme di spettacolo interdisciplinari.

Nella passata edizione hanno potuto contare sul sostegno della Fondazione CRT numerosissime iniziative tra cui il festival agri-rock “Collisioni” a Barolo, il festival valdostano di musica “CHAMOISic”, le settimane musicali dello Stresa Festival, la rassegna “Teatro sull’Acqua” di Novara, l’evento internazionale gratuito di musica, arte e teatro di strada “Ratataplan” a Biella.

 

Not&Sipari ha sostenuto negli ultimi anni circa 1.200 iniziative – dai grandi festival alle piccole rassegne – per oltre 12 milioni di euro.

Ferenc Pinter. L’illustratore perfetto

FINO AL 22 APRILE

Per più di trent’anni ha illustrato per “Mondadori” le copertine di famosi libri arrivati, transitati e ancora oggi presenti nelle case di milioni di italiani. Vere e proprie icone. Attraverso le quali raccontare in prima battuta ( con la potenza di copertine – “che si imponevano – scrive Santo Alligo, fra i più grandi studiosi dell’illustrazione italiana – per l’efficacia della sintesi, per la suggestione evocativa dell’immagine e l’equilibrato dosaggio del lettering”) le indagini del mitico commissario Maigret, figlio prediletto di Georges Simenon, piuttosto che quelle dell’acuto e superbaffuto Hercule Poirot o ancora della dolce-terribile Miss Marple, geniali creature di Dame Agatha Mary Clarissa Miller, in arte Agatha Christie. Copertine e libri cult per i veri appassionati della “letteratura in giallo”. Ma in molti, assoceranno anche il nome di Ferenc Pintér, fra le voci più complesse e creative della grafica internazionale del ‘900 (nato per combinazione ad Alassio nel ’31 da padre-pittore ungherese e da madre fiorentina) alle migliori tavole da lui realizzate, sempre per Mondadori, per le collane Oscar, Omnibus e Saggi. “Pittore di carta”, per citare ancora Alligo. Ma non solo, come vuole testimoniare la preziosa retrospettiva a lui dedicata nel decennale della scomparsa (l’artista morì a Milano nel febbraio del 2008) dal Museo Ettore Fico-Outside di via Juvarra, fino al 22 aprile. Curata da Pietro Alligo e da Andrea Busto, la mostra vuole infatti documentare, attraverso una selezione di oltre 150 opere (fra tavole a colori, schizzi in bianco e nero, chine e layout), l’attività di un operatore dell’arte dall’impostazione grafico-cartellonistica di matrice mitteleuropea che ha lasciato un segno profondo a livello mondiale e la cui “espressività risente di una cultura pittorica e artistica profondissima, con citazioni e richiami talvolta espliciti, talvolta sotterranei e incrociati”. Il tutto, sotto il segno di un mestiere che Pintér inizia in giovanissima età a Budapest (dove si era trasferito con la famiglia a nove anni e dove aveva studiato alla Scuola d’Arte Applicata), realizzando la sua prima copertina per il libro del poeta ungherese Sàndor Petofi. Nel ’56, in rivolta contro il regime comunista e l’arrivo dei carri armati sovietici, si rifugia come profugo in Italia. Si stabilisce a Milano, dove subito ottiene come primo lavoro la realizzazione di un gigantesco murale (80 mq) per la Radio Marelli. E’ del ’60 l’avvio della collaborazione, che durò 32 anni, con “Arnoldo Mondadori Editore”, per cui l’”illustratore perfetto” realizzerà copertine e illustrazioni interne di libri, iniziando con la Collana “Segretissimo”, della quale dipinse le prime 14 copertine. La notorietà gli deriva però anche dalla realizzazione di importanti campagne pubblicitarie e per i manifesti politici, ad alto effetto, eseguiti nell’epoca della Perestroika contro l’antidemocratico totalitarismo comunista. Dai “gialli” Mondadori, alle fiabe fino ai tarocchi: sono moltissimi e fra loro diversi (preferibilmente eseguiti a tempera, senza disdegnare china, marker e tecniche miste elaborate) i testi illustrati da Pintér. Che nel 1989 dipinse i 22 Trionfi dei “Tarocchi dell’Immaginario”, pubblicati da “Lo Scarabeo” di Torino con la presentazione dello storico dell’arte Federico Zeri. Fra il 2000 e il 2002, l’artista lavorò poi ai 56 Arcani Minori, anche questi editi da “Lo Scarabeo”. Nell’ottobre del 2011, la stessa casa editrice torinese pubblicò le tavole di un “Pinocchio”, cui Pintér si era dedicato negli ultimi anni di vita ma che era rimasto inedito. Una cinquantina di tavole, tempere veloci ma rigorosamente controllate, di corposa e materica gestualità. Sicuramente una delle più belle e interessanti edizioni del capolavoro collodiano. E “summa” fortemente poetica dell’opera dell’artista, cui la mostra dedica un focus quanto mai importante e doveroso.

Gianni Milani

“Ferenc Pintér. L’illustratore perfetto”

MEF – Museo Ettore Fico Outside, via Filippo Juvarra 13, Torino; tel. 011/853065 – www.museofico.it

Fino al 22 aprile – Orari: da merc. a ven. 14-19; sab. e dom. 11-19

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Le immagini:

– Ferenc Pintér: “Il mio amico Maigret”, tempera su cartoncino

– Ferenc Pintér: “Manifesto culturale. Amleto”, tempera su carta

– Ferenc Pintér: Copertina per “Miller Wade, Max Thursday investigatore”, Omnibus Gialli Mondadori, tempera su carta schoeller, 1972

 

Lo Spazzapan di Barriera ci riconduce a Sottsass

di Enzo Biffi Gentili

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A Torino, in Barriera di Milano, in via Tollegno 52, presso la sede della Fondazione Giorgio Amendola e dell’Associazione lucana Carlo Levi, sita al piano terra di un edificio di edilizia convenzionata progettato da Loris Dadam, ieri venerdì 2 febbraio si è presentato il catalogo della mostra Luigi Spazzapan. Ritorno a Torino, un’antologica aperta dal 10 novembre 2017, e ora prorogata sino al 20 febbraio 2018, che raccoglie ben 106 opere di un eccentrico protagonista dell’arte subalpina, ed esponente di un “pensiero visivo laterale” rispetto al “sistema culturale”, di ieri e di oggi. A Milano, al Parco Sempione, nel Palazzo dell’Arte progettato da Giovanni Muzio, sede della Triennale, sabato 3 febbraio è programmata una visita guidata all’esposizione Ettore Sottsass. THERE IS A PLANET, un’antologica fondamentale programmata dal 15 settembre 2017 all’ 11 marzo 2018 per celebrare il centenario della nascita del celeberrimo, a livello internazionale, designer, architetto e artista. “E che ci azzecca?” qualcuno potrebbe commentare, adottando la volgare locuzione diffusa da un ex magistrato molisano recentemente escluso -senza destar troppo rammarico- dalle liste del PD. Ci azzecca molto. Perché Spazzapan, anche se il fatto non è ancora sufficientemente noto, fu centrale nella formazione e nell’opera successiva di Sottsass, che sino al 1947 era residente e creativamente attivo a proprio a Torino. È stato infatti rilevato, anche da chi scrive oltre vent’anni fa, che i modi “estetico-calligrafici” rapidissimi di Spazzapan sono stati fonti per i quadri del Sottsass pittore almeno nel periodo tra la fine degli anni 40 e la metà degli anni 50, ben più di influenze e riprese di prove dell’espressionismo astratto americano trionfante. Ma anche le primissime rappresentazioni architettoniche di Sottsass, i suoi schizzi di progetti per ville e villini sono “rialzati” ed evidenziati da veloci tratti e segni a mano libera assimilabili a quelli degli eleganti corsivi, della pittura “gestuale” insomma di Spazzapan. Ancora, i due sono accomunati da una costellazione di referenze mitteleuropee e viennesi, che riguardano sia l’architettura, con l’elezione a numi tutelari di Otto Wagner, Josef Hoffmann, Richard Neutra; sia la pittura, con la devozione per Kandinskij e Klee; sia le arti applicate, con l’esaltazione delle Wiener Werkstätte. Non si tratta solo di teorie, ma di pratiche: come artisti applicati collaboreranno infatti disegnando tessuti per la torinese manifattura Redan; come operatori culturali nell’organizzazione del Premio Torino del 1947 che cercò di imporre la pittura astratta. Infine Sottsass dichiarò sempre, in modo ricorrente, di aver molto imparato dal pittore torinese, con manifesta riconoscenza (del resto, a ulteriore prova documentale, basterebbe vedere nella mostra milanese alcuni piatti decorati con stilemi alla Spazzapan, con tutta evidenza). Anche per tutto ciò, ricordato in catalogo, è molto importante la “periferica” esposizione torinese, che guarda caso non è stata organizzata da una pubblica istituzione ufficiale, ma da una privata e benemerita fondazione diretta da un “meridionale”, Prospero Cerabona.

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L’immagine grande è tratta dal libro di  Enzo Biffi Gentili, “El Sindrome de Leonardo. Artedesign en Italia 1940/1975”, Allemandi, Torino-Barcellona 1995.

Cuccarini come Turandot, tra omaggi pucciniani e pop

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quella sera del 25 aprile 1926, quando Toscanini a metà del terzo atto depose la bacchetta di direttore e annunciò “qui termina la rappresentazione perché a questo punto il Maestro è morto”. Il mondo dell’opera è scivolato in parecchie occasioni su terreni meno ferrei e attualizzati (esempi anche di un passato recentissimo, che hanno fatto inviperire il pubblico più affezionato, ce lo insegnano),


©Musacchio, Ianniello & Pasqualini

tolto da quella teca che potrebbe farlo apparire come un reperto museale. Con tutto il rispetto della proprietà dei rispettivi campi, l’operistico e il musical (che tuttavia non disdegna le contaminazioni), il salto maggiore lo ha fatto La Regina di ghiaccio, all’Alfieri fino a domenica per il cartellone del “Fiore all’occhiello”. Stessa matrice la favola persiana, con il contributo settecentesco di Gozzi, Turandot dai sentimenti azzerati e dal cuore di pietra, vittima di un incantesimo malignamente regalatole dalle tre nuove streghe Tormenta, Gelida e Nebbia, discende per li rami tranquilla tranquilla anche oggi nella sua Pekino, dove i pretendenti muoiono giustiziati per non aver risposto ai famosi tre indovinelli. Lo fa con grande disinvoltura, con un frizzante quanto romantico apparato pop in cui puoi benissimo ritrovare la rivisitazione del “Nessun dorma” per la voce robusta del Calaf di Pietro Pignatelli, con la ricchezza del particolare per i costumi inventati da Francesca Grossi, con il carico di una dozzina di belle canzoni messe a disposizione di un gruppo di voci ineccepibili (ricordiamo per tutti la principessa crudele di Lorella Cuccarini), con una macchina scenografica – che è forse il maggior successo della serata – come di

foto ©Riccardo Musacchio & Flavio Ianniello

rado se ne vedono sui palcoscenici (per qualche motivo, nell’uso delle pareti laterali da parte di ballerini/acrobati si sentiva il ricordo del Nôtre Dame di Zard/Cocciante), scale che avanzano, sipari che scendono e si ritirano, fondali e immagini e colori capaci di ricreare anche alberi parlanti e luoghi pieni di magia, i luoghi del potere che occhieggiano dall’alto, il tutto dovuto alle invenzioni straordinarie di Alessandro Chiti, e ancora sciabolate di luci e la neve che cade sulle


©Musacchio, Ianniello & Pasqualini

prime file giù in platea. Ci sono gli apporti e i siparietti affidati ai consiglieri Ping, Pong e Pang (e a dire quanto la trascrizione tralasci Adami e Simoni e cerchi degli approcci più moderni, basterebbe il fatto che il saggio Ping una passioncella per il prode Calaf se la sogna eccome), ci sono le invenzioni della Bambina della Luna e del Dio del Sole, i cui interpreti spremono divertimento e bravura. Ci sono gli omaggi a Puccini, ben calibrati. Insomma, non sapresti a girarti intorno scovare una nota negativa: chapeau a Maurizio Colombi che ha confezionato uno spettacolo intelligentemente completo, ricco di sorprese, ben scritto, senza forzature, adatto ad un pubblico adulto e piacevolissimo per quello dei più piccoli, credo uno spettacolo che si colloca a buon diritto come uno tra i migliori dell’annata teatrale.

 

Elio Rabbione

Ravensbrück, il Lager delle donne

Martedì 6 febbraio, alle 17.00, al Polo del ‘900, nella Sala conferenze di Palazzo San Celso a Torino,  verrà presentato il libro fotografico “Ravensbrück.Il Lager delle donne” di Ambra Laurenzi. Interverranno con l’autrice, figlia e nipote di deportate, fotografa professionista e docente presso l’Istituto Europeo di Design di Roma, la storica Donatella Sasso, dell’Istituto Salvemini e Renzo Carboni dell’Aned. Situato nella regione del Brandeburgo, 80 Km a nord est di Berlino, il campo di Ravensbrück venne costruito, tra i primi, nel 1939 per ospitare donne tedesche asociali e delinquenti comuni e, successivamente, donne dei paesi progressivamente occupati dai nazisti, zingare, ebree, oppositrici al regime, omosessuali, testimoni di Geova. A Ravensbrück sono state immatricolate 132.000 donne e decine di migliaia di loro hanno perso la vita, eliminate tramite fucilazione o tramite camera a gas, oppure morte per malattia, stenti, lavoro, fame, freddo, o ancora a seguito degli esperimenti medici di cui erano le cavie. La conoscenza e la Memoria di questo luogo, se pure negli anni ha conservato poco dell’originaria struttura concentrazionaria, può e deve essere un doveroso omaggio a tutte le donne che nel campo hanno sofferto e trovato la morte. Un libro di immagini non può restituire qualcosa alla loro sofferenza, ma nel tentativo compiuto da Ambra Laurenzi c’è l’impegno e la volontà di non dimenticarle e di non far dimenticare l’inferno di Ravensbrück. Con l’inserimento di fotografie realizzate negli ultimi dieci anni, l’autrice ha scelto di privilegiare non tanto l’immagine storica del campo, ma la sua contemporaneità attraverso le sensazioni che il luogo sollecita oggi, percorrendolo senza smarrire il senso del tempo e degli eventi e ricercando nei segni il tratto dell’evocazione, oltre che la semplice evidenza. La scelta narrativa deriva dalla convinzione che un luogo della Memoria debba essere percepito come testimonianza di una terribile pagina della storia, ancora in grado di interrogarci e di stimolare un viaggio interiore nella consapevolezza. In un percorso storico-narrativo omogeneo, il libro si compone di immagini che, in alcuni momenti, si alternano e si confrontano con testi curati da Aldo Pavia, brevi frasi originali o tratte dalle testimonianze delle deportate. Una delle due sezioni conclusive è dedicata alle donne sopravvissute che, dopo aver creato nel 1948 un primo nucleo di ex-deportate appartenenti a quattro diverse nazioni, nel 1965 hanno costituito ufficialmente, con l’iniziale partecipazione di 11 Paesi, il Comitato Internazionale di Ravensbrück, che ancora oggi persegue i suoi obiettivi. La seconda sezione contiene una nota esplicativa del campo con alcune fotografie storiche.

 

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

Assassinio sull’Oriente Express – Giallo. Regia di Kenneth Branagh, con Judi Dench, Michelle Pfeiffer, Johnny Depp, Penelope Cruz e Branagh nelle vesti di Hercule Poirot. Altra rivisitazione cinematografica del romanzo della Christie dopo l’edizione firmata da Sidney Lumet nel ’74, un grande Albert Finney come investigatore dalle fiammeggiati cellule grigie. Un titolo troppo grande per non conoscerlo: ma – crediamo, non foss’altro per il nuovo elenco di all star – resta intatto il piacere di rivederlo. Per districarci ancora una volta tra gli ospiti dell’elegante treno, tutti possibili assassini, una partenza da Istanbul, una vittima straodiata, una grande nevicata che obbliga ad una fermata fuori programma e Poirot a ragionare e a dedurre, sino a raggiungere un amaro finale, quello in cui la giustizia per una volta non vorrà seguire il proprio corso. Durata 114 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Benedetta follia – Commedia. Regia di Carlo Verdone, con Carlo Verdone, Ilenia Pastorelli, Lucrezia Lante della Rovere e Paola Minaccioni. Guglielmo, in depressione stabile, è il proprietario di un negozio di arredi sacri e abbigliamento d’eccellenza, per il piacere e l’eleganza della moltitudine di porporati romani. Depresso anche per il fatto che la moglie lo ha appena abbandonato perché innamorata proprio della commessa del suo negozio: quando come un ciclone entra nella sua vita una ragazza di borgata. Opera con un buon inizio se poi non prendesse la strada delle vogliose signore che in un modo o nell’altro vogliono accaparrarsi il misero quanto problematico single. Con una comicità che fa acqua da ogni parte (in sala piena ho contato un paio di risate davvero convinte), non priva di momenti quantomai imbarazzanti (oltrepassando di gran lunga, all’italiana, lo spudorato ma tranquillo divertimento della scena clou di “Harry, ti presento Sally”, la signora che nasconde il cellulare “nel posto più bello del mondo” finisce per ritrovarsi in una storiellina soltanto fuori dei limiti; l’attore/regista che si mette a fare il cicerone all’interno di palazzo Altemps a Roma denuncia tutta la sua odierna mancanza d’idee, lontanissimo dalle cose migliori; e poi le pasticche, i balletti, le cianfrusaglie tra colori e suoni…). La gieffina Pastorelli rimane se stessa in ogni occasione, immutabile se non fosse per i cambi d’abito (sempre più ristretto), alla ricerca dei begli effetti che una Ramazzotti ci ha dato in altre occasioni. Godetevi la manciata di minuti della Minaccioni. Un toccasana. Durata 109 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

C’est la vie – Prendila come viene – Commedia. Regia di Eric Toledano e Olivier Nakache, con Jean-Pierre Bacri, Jean-Paul Rouve, Hélène Vincent e Suzanne Clément. Gli artefici del fenomeno “Quasi amici” promettono risate a valanga e il successone in patria dovrebbe calamitare anche il pubblico di casa nostra. I due sposini Pierre ed Hélène hanno deciso di sposarsi e quel giorno deve davvero essere il più bello della loro vita. Nella cornice di un castello del XVII secolo, poco lontano da Parigi, si sono affidati a Max e al suo team, ad un uomo che ha fatto della sua professione di wedding planner una missione, che organizza e pianifica, che sa gestire i suoi uomini, che sa mettere ordine nel caos più supremo, che per ogni problema sa trovare la giusta risoluzione… Più o meno: perché quella giornata sarà molto ma molto lunga, ricca di sorpresa e di colpi di scena. Ma soprattutto di enormi, fragorose risate! Durata 115 minuti. (Romano sala 2, The Space, Uci)

 

Chiamami col tuo nome – Drammatico. Regia di Luca Guadagnino, con Timothée Chalamet, Armie Hammer e Amira Casar. Nei dintorni di Crema, il 1983: come ogni anno il padre del diciassettenne Elio, professore universitario, ospita nella propria casa un borsista per l’intera estate. L’arrivo del disinvolto Oliver non lascia insensibile il ragazzo, che scopre il sesso con una coetanea ma che poco a poco ricambiato approfondisce la propria relazione con l’ospite. Un’educazione sentimentale, i libri e la musica, Eraclito e Heidegger, Bach e Busoni, l’ambiente pieno di libertà della sinistra, i discorsi insperati di un padre, il tempo scandito dalle cene e dalle discussioni su Craxi e Grillo, il vecchio factotum che di nome fa virgilianamente Anchise, passeggiate e discussioni, corse in bicicletta, ritrovamenti di statue in fondo al lago, nuotate in piccoli spazi d’acqua, felici intimità, in una delicatezza cinematografica (la macchina da presa pronta ad allontanarsi velocemente da qualsiasi troppo imbarazzo) che assorbe nei temi (“Io ballo da sola”) e nei luoghi (i paesini, i casali, la calura di “Novecento”) il passato di Bertolucci o guarda al “Teorema” pasoliniano. L’ultima opera di un regista (“Io sono l’amore”, “A bigger splash”) che con la critica di casa nostra non ha mai avuto rapporti troppo cordiali, osannato all’estero, in corsa verso l’Oscar con quattro candidature. La sceneggiatura è firmata da James Ivory dal romanzo di André Aciman. Chissà come risponderà il pubblico italiano? Durata130 minuti. (Eliseo Grande, Massimo sala 1 (V.O.), Nazionale sala 1, The Space, Uci)

 

Coco – Animazione. Regia di Lee Unkrich e Adrian Molina. Fa parte di una famiglia che certo non stravede per la musica il piccolo Miguel e lui non ha altro sogno che diventare chitarrista. Questo il preambolo; e a dire quanto la Pixar guardi allo stesso tempo ad un pubblico di bambini (ma, per carità, senza nessun incubo) e di adulti, ecco che Miguel si ritrova catapultato nel Regno dei Morti a rendere omaggio ai tanti parenti che non sono più attorno a lui. Durata 125 minuti. (Ideal, The Space, Uci)

 

Come un gatto in tangenziale – Commedia. Regia di Riccardo Milani, con Paola Cortellesi, Antonio Albanese, Claudio Amendola e Sonia Bergamasco. Quando gli opposti si attraggono. Ovvero l’incontro tra Giovanni, intellettuale di sinistra, abitazione nel centro di Roma, tutto quadri e libri, in riunione a Bruxelles a parlare di periferie e di quanto sia opportuna la contaminazione tra l’alto e il basso, e Monica, borgatara di una periferia stracolma di extracomunitari, piena di tatuaggi, dal più che dubbio gusto nel vestire, consorte in perenne debito con la giustizia: incontro che nasce quando i due ragazzini dell’una e dell’altra parte iniziano un filarino che punta deciso al futuro. E se l’incontro portasse l’intellettuale e la borgatara a rivedere le loro antiche posizioni? Durata 98 minuti. (Massaua, Reposi, Uci)

 

Corpo e anima – Drammatico. Regia di Ildiko Enyedi, con Alexandra Borbély e Géza Morcsànyi. Un film dove si mescolano realtà e sogno, immerso nella cruda realtà quotidiana (pur con qualche momento d’ironia) ancora più acida se si pensa all’ambientazione in un mattatoio. Una coppia “lontana”, lui direttore di quel luogo, lei addetta al controllo qualità, introversi entrambi, chiusa nelle proprie solitudini, scoprono di condividere ogni notte lo stesso sogno, essere una coppia di cervi in un bosco invernale. Orso d’oro all’ultima Berlinale, “Corpo e anima” è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani: “Un film capace di tracciare il racconto della storia d’amore che unisce due solitudini, sospendendolo con lucidità visiva tra la materialità della vita reale e l’impalpabile spiritualità del sentimento”. Durata 116 minuti. (Classico)

 

Downsizing – Vivere alla grande – Fantasy. Regia di Alexander Payne, con Matt Damon, Laura Dern, Christopher Waltz e Kristen Wiig. In un futuro più o meno prossimo, i debiti spingono una

coppia, Paul e Audrey, ad abbracciare l’esperimento di un gruppo di scienziati norvegesi: una miniaturizzazione, il passare da un’abituale statura ai soli 12 centimetri, avrebbe i suoi bei lati positivi, non ultimo la soluzione per una vita più ricca e agiata. Ma nella sua nuova comunità, “Leisureland” (dove è rimasto solo, visto che la moglie all’ultimo minuto ha pensato bene di svignarsela), incrocia uno strambo slavo e soprattutto una rifugiata vietnamita, passata attraverso infelici esperienze, che gli insegnano come anche lì il mondo è pieno di inganni e diviso in più o meno fortunati, in poveracci raccolti in quartieri poveri e malfamati. Durata 135 minuti. (Reposi, Uci)

 

Ella & John – The Leisure Seeker – Drammatico. Regia di Paolo Virzì, con Donald Sutherland e Helen Mirren. Tratto dal romanzo americano di Michael Zadoorian, con alcune varianti apportate dalla sceneggiatura scritta dallo stesso regista in compagnia di Francesco Piccolo, Francesca Archibugi e Stephen Amidon (a lui già Virzì si rivolse per “Il capitale umano”), è la storia della coppia del titolo, svanito e smemorato ma forte John, fragile ma lucidissima Ella, è il racconto del loro viaggio, dai grattacieli di Boston ai climi di Key West, lungo la Old Route 1, anche per rivisitare con la (poca e povera) memoria il vecchio Hemingway – John è stato un professore di letteratura di successo che ha coltivato con passione lo scrittore del “Vecchio e il mare” -, un viaggio che ha la forma di una conclusiva ribellione ad una famiglia e soprattutto a un destino che ha riservato per lei il cancro all’ultimo stadio e a lui l’abisso dell’Alzheimer. Momenti di felicità e anche di paura in un’America che sembrano non riconoscere più, una storia attuale e un tuffo nella nostalgia (quella che guarda agli anni Settanta), a bordo del loro vecchio camper, mentre corpo e mente se ne vanno. Un’occasione, per ripercorrere una storia d’amore coniugale nutrita da passione e devozione ma anche da ossessioni segrete che riemergono brutalmente, regalando rivelazioni fino all’ultimo istante. Durata 112 minuti. (Ambrosio sala 3, Eliseo Blu, F.lli Marx sala Groucho, Romano sala 1, Uci)

 

Ferdinand – Animazione. Regia di Carlos Saldahna. Non ha mai avuto vita facile il libro dell’americano Munro Leaf da cui oggi nasce questo cartoon di Saldahna (già premiato autore di “Rio” e dell’”Era glaciale”), libro del ’36 su cui franchisti prima e nazisti poi non poco s’accanirono (era, inevitabilmente, nell’animo di Gandhi). La vicenda del toro decisamente pacifista diverte oggi bambini e anche adulti dal cuore pronto a rilassarsi, pronti a simpatizzare con un animale che è destinato a combattere nell’arena ma che al contrario preferisce circondarsi di fiori, fugge da chi gli impone quelle regole, stringe amicizia con una piccola animalista. Lieto fine che s’impone, al fianco del “pericolosissimo” toro altri simpatici personaggi, tra cui da non lasciarsi sfuggire la capra Lupe. Durata106 minuti. (Uci)

 

Insidious – L’ultima chiave – Horror. Regia di Adam Robitel, con Kirk Acevedo e Lin Shaye. Il regista continua il proprio viaggio nella paura, con porte cigolanti o che sbattono all’improvviso, occhi sgranati e biancastri, abiti che ballano, vocine tremolanti e piene di terrore, demoni terribili, legami indissolubili tra qui e l’Altrove. Elisa ha il potere di richiamare i morti, per questo viene convocata nel New Mexico da una famiglia che abita la casa che l’ha vista bambina. Reincontrerà tutti i fantasmi del suo passato e proverà a sconfiggerli. Durata 103 minuti. (Uci)

 

L’insulto – Drammatico. Regia di Ziad Doueiri, con Adel Karam e Kamel El Basha (Coppa Volpi a Venezia). A Beirut, un incidente tra due uomini, un operaio palestinese che è caposquadra di un cantiere con l’incarico di una ristrutturazione e un meccanico di religione cristiana. Quando costui, Toni, rifiuta di riparare una vecchia grondaia che ha bagnato la testa di Yasser, questi lo insulta, e gli insulti si accompagnano alle percosse, per cui l’incidente finirà in tribunale: situazione aggravata dal fatto che la moglie di Toni ha per lo spavento dato alla luce prematuramente una bambina che lotta tra la vita e la morte. Un caso particolare che adombra un conflitto molto più allargato e mai cessato: come ancora dimostra il processo, dove un padre e una figlia, difensori dell’una e dell’altra parte, esprimono due diverse generazioni e un giudizio diametralmente opposto. Durata 110 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Jumanji – Benvenuti nella giungla – Avventura. Regia di Jake Kasdan, con Dwayne Johnson, Karen Gillan e Jack Black. Un fenomeno che ha più di vent’anni (eravamo nel 1996) e che ricordiamo ancora oggi per il personaggio, Alan Parrish, interpretato dal compianto Robin Williams, attore al culmine del successo dopo la prova in “Mrs. Doubtfire”. Hollywood non dimentica e rispolvera un passato di ottimi botteghini. Messi in punizione nella scuola che frequentano, quattro ragazzi scoprono un vecchio videogame. Una volta dato il via al gioco, essi vengono catapultati all’interno del sorprendente meccanismo, ognuno con il proprio avatar. Assumeranno altre sembianze, entreranno nell’età adulta: ma che succederebbe se la loro missione fallisse e la vita di ognuno finisse intrappolata nel videogame? Durata 119 minuti. (Ideal, The Space, Uci)

 

Made in Italy – Commedia. Regia di Luciano Ligabue, con Stefano Accorsi, Kasia Smutniak e Filippo Dini. L’autore di “Radiofreccia” guarda al nostro paese tra malinconia rabbia e qualche speranza con il ritratto di Riko, fortunato per quel lavoro che possiede ma che gli consente con fatica di mantenere la propria famiglia. Una moglie e un figlio e un gruppo di amici che all’occorrenza lo aiutano: ma qualcosa s’inceppa e se Riko vorrà sottrarsi ad altre sconfitte dovrà necessariamente condurre la propria vita in maniera diversa. Durata 104 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Chico, Greenwich sala 3, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Maze Runner: la rivelazione – Fantasy. Regia di Wes Ball, con Dylan O’Brien e Aiden Gillen. Terzo appuntamento (già avevamo avuto “Il labirinto” e “La fuga”) con le avventure che già hanno coinvolto Thomas e i suoi amici. Adesso si tratta di dare l’assalto a un treno in puro stile western, di salvare a ogni istante la ragazza amata, di liberare i ragazzi che stanno per diventare le cavie di un grande laboratorio. E poi, si sa, il mondo è salvato dai ragazzini, specialmente quando a sconvolgerlo potrebbe essere un gruppo di adulti che aspira ad un pieno, feroce potere. Durata142 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)

 

Morto Stalin se ne fa un altro – Commedia. Regia di Armando Iannucci, con Steve Buscemi, Micael Palin, Olga Kurylenko, Simon Russel Beale. Scozzese di nascita ma napoletanissimo per origini paterne, Iannucci ci ha dato una delle opere più godibili degli ultimi anni, ricca di effetti sulfurei, di una sceneggiatura che supera con facilità la risata fine a se stessa per immergersi nella satira più corrosiva, per graffiare e far sanguinare un mondo ben sistemato sugli altari. Il vecchio castiga ridendo mores, in folclore politico. Ovvero la morte del baffuto Stalin, che ha appena impartito l’ordine che gli sia recapitata la registrazione di un concerto che però registrato non lo è stato. Orchestra, pubblico e pianista dissidente, tutti di nuovo al loro posto. Ma le preoccupazioni sono e saranno ben altre: quella sera stessa, era il 28 febbraio 1953, il dittatore è colpito da un ictus e le varie epurazioni delle vette sanitarie in odore di tradimento fanno sì che le cure non possano arrivare che in ritardo e infruttuose. Cinque giorni dopo, passato lui a miglior vita, può così cominciare l’arrembaggio alla poltrona tanto ambita da quanti tra i collaboratori l’hanno vistosamente sostenuto o tacitamente avversato, a cominciare da un atterrito Malenkov chiamato da un ridicolo Consiglio a reggere le sorti dei popoli. Senza dimenticare, tra il tragico e il ridicolo, le mosse dei tanti Mikoyan, Zukov, Bulganin, Molotov e Berija in atteggiamenti da vero macellaio sino a Nikita Kruscev (un impareggiabile Steve Buscemi, ma ogni personaggio si ritaglia un momento di gloria), astutissimo nel saper raccogliere le tante intenzioni, lotte, sospetti, accuse, sparizioni dei propri colleghi, e capace di afferrare il primo posto. Tutto questo sullo schermo, applaudito al recente TFF, risate e sberleffi come non mai: apprezzato, ma allo stesso temo ti chiedi quanto sia stato giusto cancellare la vena tragica di quelle giornate. E del poi. Durata 106 minuti. (Centrale)

 

Napoli velata – Drammatico. Regia di Ferzan Ozpetek, con Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Borghi, Beppe Barra, Luisa Ranieri, Anna Bonaiuto. In una Napoli piena di ambiguità e di misteri, in bilico tra magia e superstizione, tra follia e razionalità, Adriana, ogni giorno a contatto con il mondo dei non-vivi per la sua professione di anatomopatologa, conosce un uomo, Andrea, con cui trascorre una notte di profonda passione. Si sente finalmente viva ed è felice nel pensare ad un prossimo appuntamento. A cui tuttavia Andrea non verrà: è l’inizio di un’indagine poliziesca ed esistenziale che condurrà Adriana nel ventre della città e di un passato, dove cova un rimosso luttuoso. Durata 110 minuti. (Romano sala 3)

 

L’ora più buia – Drammatico. Regia di Joe Wright, con Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, Lily James e Ben Mendelsohn. L’acclamato autore di “Espiazione “ e “Anna Karenina” guarda adesso al secondo conflitto mondiale, all’ora decisiva del primo anno di guerra, alla figura del primo ministro inglese Winston Churchill. Nel maggio del ’40, dimessosi Chamberlain e da poco eletto lui alla carica, inviso al partito opposto e neppure in grado di poter contare sui suoi colleghi di partito e sul re che lo tollera, mentre le truppe tedesche hanno iniziato a invadere i territori europei, Churchill combatte in una difficile quanto decisiva scelta, se concludere un armistizio con la Germania dopo la repentina caduta della Francia oppure avventurarsi nell’intervento di un conflitto armato. Mentre si prepara l’invasione della Gran Bretagna, si deve pensare alla salvezza del paese, grazie ad una pace anche temporanea, o l’affermazione con una strenua lotta degli ideali di libertà: una delle prime mosse fu il recupero dei soldati intrappolati sulle spiagge di Dunkerque (come già ad inizio stagione ci ha insegnato lo stupendo film di Christopher Nolan). Oldman s’è già visto per il ruolo assegnare un Globe, sta sopravanzando sugli altri papabili per quanto riguarda gli Oscar, un’interpretazione che colpisce per la concretezza, per gli scatti d’ira e per quel tanto di cocciutaggine e lungimiranza britannica che in quell’occasione s’impose. Uno sguardo al trucco dell’interprete: gorse un altro Oscar assicurato. Durata 125 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, F.lli Marx sala Chico e Harpo anche V.O., Lux sala 1, Massimo sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Sono tornato – Commedia. Regia di Luca Miniero, con Massimo Popolizio, Stefania Rocca e Franck Matano. I tedeschi tre anni fa proposero “Lui è tornato” riaffacciando i baffetti di un tempo sul suolo germanico. Noi veniamo in scia e immagine che il Duce dai tratti mascolini che ha il viso di Popolizio ricompaia a piazza Vittorio, multietnica, di Roma e venga scambiato da un discreto attore che ne fa discretamente l’imitazione. Trattandosi di pura realtà, il soggetto vuole raddrizzare la molliccia Patria e riprendere le cose là dove le ha lasciate. Un regista pregusta già il successo e lo prende sotto la sua ala protettrice: e se i risultati non sono quelli sperati, oggi i social aiutano per cui la buonanima, che ha visto il proprio nome sempre più pubblicizzato, si lascia catturare dalla ferrea vicedirettrice di un’emittente, pronta a spargerlo per l’intero palinsesto. Nell’Italia arrabbiata e indecisa di oggi lo share può salire alle stelle. Durata 100 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

The Post – Drammatico. Regia di Steven Spielberg, con Meryl Streep e Tom Hanks. Ancora l’America descritta da Spielberg con gran senso dello spettacolo, segue candidatura a due Oscar, miglior film e migliore attrice protagonista. L’argomento è ormai noto, il New York Times aveva tra le mani nel 1971 un bel pacco di documenti comprovanti con estremo imbarazzo la cattiva politica di ben quattro presidenti per quel che riguardava il coinvolgimento degli States nella sporca guerra in Vietnam. Il governo proibì che fossero dati alle stampe. Se ne fece carico il direttore del Washington Post (Tom Hanks), sfidando comandi dall’alto e un non improbabile carcere: ma a nulla sarebbe valsa quella voce pure autorevole, se la voce ancora più forte non fosse venuta dall’editrice Katharine Graham, all’improvviso ritrovatasi a doversi porre in prima linea in un mondo esclusivamente maschile, buona amica del presidente in carica e del suo staff (in primo luogo del segretario alla difesa McNamara) e pur tuttavia decisa a far conoscere a tutti quel mai chiarito pezzo di storia. L’autore del “Soldato Ryan” e di “Lincoln” si avvale di una sceneggiatura che porta la firma prestigiosa di Josh Singer (“Il caso Spotlight”), della fotografia di Janusz Kaminski (“Schindler’s list”), dei costumi di Ann Roth; con questo ultimo ritratto Meryl Streep si conquista la sua ventunesima nomination agli Oscar. Riuscirà la fantastica Frances McDormand di “Tre manifesti” a sbarrarle la strada? Durata 118 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale V.O., Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Tre manifesti a Ebbing, Missouri – Drammatico. Regia di Martin McDonagh, con Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Abbie Cornish e Lucas Hedges. Da sette mesi le ricerche e le indagini sulla morte della giovane Angela, violentata e ammazzata, non hanno dato sviluppi né certezze ed ecco che allora la madre Mildred compie una mossa coraggiosa, affitta sulla strada che porta a Ebbing, tre cartelloni pubblicitari con altrettanti messaggi di domanda accusatoria e di “incitamento” diretti a William Willoughby, il venerato capo della polizia, onesto e vulnerabile, malato di cancro. Coinvolgendo in seguito nella sua lotta anche il vicesceriffo Dixon, uomo immaturo dal comportamento violento e aggressivo, la donna finisce con l’essere un pericolo per l’intera comunità, mal sopportata, quella che da vittima si trasforma velocemente in minaccia: ogni cosa essendo immersa nella descrizione di una provincia americana che coltiva il razzismo, grumi di violenza e corruzione. Da parte di molti “Tre manifesti” è già stato giudicato come il miglior film dell’anno, i quattro recenti Golden Globe spianano la strada verso gli Oscar. Durata 132 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Rosso, Greenwich sala 1)

 

Un sacchetto di biglie – Drammatico. Regia di Christian Duguay, con Dorian Le Clech, Batyste Fleurial e Christian Clavier. Joseph e Maurice hanno rispettivamente dieci e dodici anni, la loro famiglia è ebrea, abitano a Parigi. Quando la pressione delle persecuzioni diventa insostenibile, i genitori decidono di mandarli al sud, nella Francia libera, perché raggiungano i fratelli. Non è soltanto un viaggio attraverso il paese occupato, è anche un percorso per una crescita interiore. Incontri, difficoltà di ogni genere, sorprese inaspettate, il quotidiano aiuto reciproco per sfuggire alle truppe di occupazione, l’ingegno e il coraggio per sfuggire al nemico e ricongiungersi con la famiglia. Durata 110 minuti. (Greenwich sala 3)

 

Slumber – Il demone del sonno – Horror. Regia di Jonathan Hopkins, con Lucas Bond e Maggie Q. La dottoressa Alice Arnolds, durante le proprie ricerche intorno alle varie componenti del sono, incontra un particolare caso che vede coinvolta una intera famiglia, in primo luogo il piccolo Daniel. Dovrà combattere sino all’ultimo con una agguerrita entità diabolica che cerca di distruggere vite e menti. Durata 84 minuti. (The Space, Uci)

 

L’uomo sul treno – Azione. Regia di Jaume Collet-Serra, con Liam Neeson, Vera Farmiga e Dean-Charles Chapman. Sul treno di pendolari che prende regolarmente da dieci anni, l’assicuratore Mc Cauley è avvicinato da una bella donna, una psicologa, che gli promette una bella quantità di soldi se lui vorrà fare con lei un gioco: su quel treno viaggia un tale che non ha proprio le caratteristiche di un normale pendolare, a lui scoprire di chi si tratta. Come nelle storie del maestro Hitchcock, l’uomo entrerà negli ingranaggi di un gioco più grande di lui, se volesse sottrarsene ne andrebbe della sua famiglia. Durata 105 minuti. (Massaua, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Il vegetale – Commedia. Regia di Gennaro Nunziante, con Fabio Rovazzi, Luca Zingaretti e Ninni Bruschetta. Fabio è laureato in scienze della comunicazione e all’improvviso si ritrova a gestire la società paterna, cresciuta a suon di malaffare. Lui è forte della propria onestà, lascia Milano e se ne va al sud, in cerca d’aria nuova: finirà a raccogliere frutta agli ordini di un caporale di colore, unico bianco in mezzo a cento immigrati. Dovrà tenere a bada una sorellina pestifera che per lui non ha nessuna considerazione, ma in compenso troverà anche una maestrina dal cuore tenero. Durata 90 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

Wonder – Drammatico. Regia di Stephen Chbosky, con Julia Roberts, Owen Wilson e Jacob Tremblay. Auggie è un bambino di dieci anni, una malformazione cranio facciale ha fatto sì che non abbia mai frequentato la scuola. Quando i genitori prendono la decisione che è venuta davvero l’ora di affrontare il mondo degli altri, per il ragazzino non sarà facile. Al tavolo di Auggie, in refettorio, nessuno prende posto, un gruppetto di compagni continua a divertirsi a prendere in giro il suo aspetto. Poi qualcuno comunicherà ad apprezzarlo e ad avvicinarsi a lui. Durata 113 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)