CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 747

Il fantasma di Mozart

 mozart1Ed è forse proprio la “città dei quattro fiumi”, la capitale sabauda collocata ai vertici dei due triangoli magici esoterici, la vera protagonista del racconto, persa fra le nebbie e le vie coperte di foglie morte in un autunno che pare un tramonto infinito

In Borgo Po, quella sera, la luna era sorta tre volte. Una prima volta tutta spostata a levante, bassa sulla nebbia sottile del fiume che passava silenzioso sotto il ponte della Gran Madre di Dio… Era una bella sera di primo ottobre e l’aria ancora tiepida si stendeva dolcemente materna sugli ippocastani dei viali cittadini e sui vecchi tetti di tegole annerite dal tempo”. Così inizia “Il fantasma di Mozart”, romanzo scritto dalla germanista Laura Mancinelli e pubblicato qualche anno fa da Einaudi. Un racconto breve che trae origine da un fatto realmente accaduto alla scrittrice, dove le parole assumono la leggerezza lieve e mozartdelicata della musica stessa del grande compositore austriaco, sullo sfondo di una Torino magica e vagamente inquietante. Ed è forse proprio la “città dei quattro fiumi”, la capitale sabauda collocata ai vertici dei due triangoli magici esoterici, la vera protagonista del racconto, persa fra le nebbie e le vie coperte di foglie morte in un autunno che pare un tramonto infinito. I protagonisti, dei quali non si fa mai cenno al nome ( solo del cane, il volpino di Lei, si conosce il nome proprio: Pulce!) , lasciandone l’identità avvolta in un alone di mistero, sono immersi in situazioni che a volte sfumano nel surreale, e il romanzo sviluppa un intreccio avventuroso senza che venga mai meno il divertimento. Del resto, che fareste voi se un anonimo vi telefonasse a casa e, senza mai dire una parola, vi facesse ascoltare un’aria, una sonata, una sinfonia del repertorio mozartiano?  Non un fatto isolato ma quasi un appuntamento quotidiano, mozart2dove dalla cornetta del telefono escono i pezzi più famosi del genio salisburghese , a cominciare dalla Serenata Haffner, per proseguire con il Don Giovanni, Le nozze di Figaro, il Flauto magico, il K 334 e per finire la Messa da requiem. E’ ciò che accade alla protagonista femminile del romanzo della Mancinelli che s’ingegna ad attuare una serie di contromosse per smascherare il “fantasma”.Da questo strano avvenimento prende il via la narrazione e, abbandonati i castelli medioevali, l’autrice dei Dodici abati di Challant , imbastisce la sua storia  con Lui , Lei e il cane all’inseguimento degli eventuali sospettati delle telefonate, anonimamente convocati nell’atrio spettrale dell’Antonelli, fin quando il racconto ha una svolta. E un altro Lui, sempre anonimo, amante di papiri greci, che li fa incontrare con la leggenda del testo dell’ultimo dialogo di Platone, conservato dai monaci di Novalesa, nel quale il filosofo sconfessa tutte le sue teorie. Una storia ad intrecci, godibile, con due punti fermi, a fondersi insieme, compensandosi a vicenda: Mozart e Torino. E qui vale la pena riannodare la storia vera di questo rapporto. Durante il primo – e più lungo –  dei tre viaggi che Mozart padre e figlio intrapresero in Italia, la visita a Torino durò diciotto giorni, dal  14 al 31 gennaio 1771. Leopold Mozart e il figlio Wolfgang presero alloggio alla Locanda della Dogana Nova (oggi Hotel mozart dogana vecchiaDogana Vecchia, il più antico albergo della città , in via Corte D’Appello 4,), situata nella “Contrada dell’Albero Fiorito”. Accompagnato dal genitore, il giovane Mozart assistette al Teatro Regio, “uno dei più grandi e belli d’Europa”, alla rappresentazione dell’opera “Annibale in Torino” di Paisiello. Nonostante la riservatezza della nobiltà e della cultura sabauda, i Mozart riuscirono a frequentare alcuni salotti buoni tra cui quello dei marchesi Saluzzo di Paesana che li accolsero a Palazzo in via della Consolata. Non è certo che Mozart si sia esibito in quelle stanze ma è sicuro che a Torino – il 27 gennaio di quell’anno – il giovane Wolfgang Amadeus festeggiò il suo quindicesimo compleanno, probabilmente alla locanda dove alloggiava. Più che probabile, quindi, che nella città magica per eccellenza, il suo fantasma abbia trovato il modo di far avvertire la sua presenza e, visto il personaggio, accennare a qualcuna delle sue arie da concerto più famose.

 

Marco Travaglini

 

Tutti i film nelle sale di Torino

LE TRAME CINEMATOGRAFICHE
 FILM CINA
A cura di Elio Rabbione

 

Al di là delle montagne – Drammatico. Regia di Jia Zhang-Ke, con Zhao Tao, Yi Zhang e Jing Dong. Alla fine dello scorso millennio, una ragazza cinese di Fenyang viene corteggiata allo stesso tempo da Zhang, proprietario di una stazione di servizio, e da Lianzi, umile minatore. Sceglierà il primo, se ne separerà, verrà privata di quel figlio che il padre ha voluto chiamare Dollar e che ha fatto crescere in Australia. Anche un figlio che, in un futuribile 2025, vorrà ritrovare la madre e la Cina. Ancora una drammatica denuncia verso una società sempre più pronta a inseguire il denaro e la ricchezza da parte dell’autore di “Still life”, Leone d’Oro a Venezia dieci anni fa. Durata 131 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Benvenuti… ma non troppo – Commedia. Regia di Alexandra Leclère, con Josiane Balasko, Valerie Bonnéton e Didier Bourdon. E’ un inverno freddissimo a Parigi e il governo obbliga, come tutti i parigini, i proprietari di un signorile palazzo del sesto arrondissement di ospitare i senzatetto. Una portinaia che inneggia a Le Pen, la coppia di destra, quella di sinistra che finisce col rivelarsi peggio della prima… La convivenza non facile porterà tutti quanti ad essere migliori? Durata 106 minuti. (Ambrosio sala 1, F.lli Marx sala Groucho)

 

CACCIATORE FILMIl cacciatore e la regina di ghiaccio – Avventura. Regia di Cedric Nicolas Troyan, con Charlize Theron, Jessica Chastain, Chris Hemsworth e Emily Blunt. La perfida regina Ravenna ha spinto la sorella, la dolce Freya, a trasformarsi in un essere che dal proprio regno di ghiaccio ha bandito ogni sentimento. Ma i giovani Eric e Sara, una volta cresciuti, non potranno rinunciare al loro amore. Durata 114 minuti. (The Space, Uci)

 AMERICA FILM

Captain America: Civil war – Azione. Regia di Anthony e Joe Russo, con Chris Evans, Robert Downey jr., Scarlett Johansson, Jeremy Renner. Gli Avengers sono costretti a considerare il peso dei danni collaterali che la lotta rivolta alla protezione del mondo intero può causare. Dopo il disastroso coinvolgimento dei civili in un’azione a Lagos, in Nigeria, un summit tenuto a Vienna deciderà che il team di eroi potrà agire soltanto dietro decisione dell’Onu. Ma qualcuno degli Avangers non è d’accordo. Durata 146 minuti. (Massaua, Greenwich sala1, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Codice 999 – Azione. Regia di John Hillcoat, con Casey Affleck, Aaron Paul e Chiwetel Ejiofor e Kate Winslet. Michael Antwood è a capo di un gruppo di poliziotti corrotti e senza scrupoli, tenuti in pugno dalla mafia russa. Il prossimo obiettivo è una rapina in banca, in pieno giorno e per il suo raggiungimento Michael crede che la soluzione sia lanciare un codice 999, ovvero quello in atto quando un poliziotto è a terra, per distrarre dal colpo l’attenzione della polizia. Tuttavia le cose potrebbero andare in maniera totalmente diversa. Durata 125 minuti. ( Uci)

 

confessioni filmLe confessioni – Drammatico. Regia di Roberto Andò, con Toni Servillo, Connie Nielsen e Pierfrancesco Favino. Un gruppo di ministri dell’Economia delle grandi potenze, sotto la guida del direttore del Fondo Monetario internazionale, è riunito in un lussuoso albergo sulle rive del Baltico. Con loro alcuni ospiti, tra cui il monaco Roberto Salus, irreprensibile e pericolosamente non malleabile. All’indomani di quello che appare come un suicidio ma che potrebbe avere tutti i connotati di un omicidio, come si comporteranno i presenti con le manovre che si sarebbero dovute votare? Dal regista pluripremiato per “Viva la libertà”, anche questa volta affiancato dalla prova eccellente di Servillo. Durata 100 minuti. (Ambrosio sala 3, Eliseo grande, Romano sala 1)

 

10 Cloverfield Lane – Thriller. Regia di Dan Tachtenberg, con John Goodman e Cindy Hogan. Una donna, Michelle, si ritrova chiusa in un bunker, sorvegliata da un uomo che afferma di averla raccolta in strada, dopo un attacco chimico che ha mietuto vittime, e di averla portata laggiù per la sua incolumità. Dovrà Michelle credere alle parole di quell’uomo o dovrà provare a fuggire a tutti i costi? Produce J.J. Abrams, dirige l’esordiente Tachtenberg con eccellente tensione, interpreta un Goodman grandioso. Durata 105 minuti. (Uci)

 

Florida – Commedia. Regia di Philippe Le Guay, con Jean Rochefort e Sandrine Kiberlain. L’ottantenne Claude rende piuttosto difficile se non impossibile la vita di chi gli sta accanto, dalla badante alla figlia Carole. I primi segnali di demenza senile sono più che presenti. Inoltre il vecchio ha un grande desiderio da soddisfare: andare a trovare la figlia minore che vive in Florida. Un’opera tra umorismo e dramma dall’autore di “Molière in bicicletta”. Durata 110 minuti. (Romano sala 2, Uci)

 

La coppia dei campioni – Commedia. Regia di Giulio Base, con Massimo Boldi e Max Tortora. Il direttore marketing di una multinazionale ed un magazziniere della medesima azienda si ritrovano per caso in viaggio per Praga, in occasione della finale della Champions League. Un atterraggio d’emergenza li costringe a proseguire tra mille guai verso la capitale. Durata 98 minuti. (Ideal, Uci)

 

FILM MATTEWLa foresta dei sogni – Drammatico. Regia di Gus Van Sant, con Matthew McConaughey, Naomi Watts e Ken Watanabe. Ultimo film dell’autore di “ Will Hunting” duramente contrastato all’ultimo festival di Cannes. L’inoltrarsi di un americano lungo le pendici del monte Fuji, in Giappone, luogo ove la contemplazione e la prospettiva della morte convivono, tra realtà e magia, l’incontro dell’uomo con un imprenditore del Sol Levante, l’istinto di sopravvivenza. Durante il percorso, i vari flashback ci riportano alla vita familiare del protagonista, ai suoi rapporti con la moglie, un lutto che ci si deve lasciare poco a poco alle spalle. L’occasione per controllare di persona se il pubblico festivaliero abbia espresso un giudizio del tutto errato (qualche amico se ne era tornato a casa sostenendo che Van Sant aveva fatto un robusto racconto filosofico pieno di poesia). Durata 110 minuti. (Greenwich sala 2, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Il libro della giungla – Avventura. Regia di Jon Favreau. Una nuova versione del romanzo di Kipling, con le avventure del piccolo Mowgli allevato tra un branco di lupi, delle insidie della tigre Shere Khan e della pantera Bagheera, che dovrà riportare il suo protetto nel villaggio degli uomini dove è nato. Anche in versione 3D. Durata 105 minuti. (Ideal, Lux sala 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Lo chiamavano Jeeg Robot – Fantasy. Regia di Gabriele Mainetti, con Claudio Santamaria, Luca Marinelli e Ilenia Pastorelli. Enzo è un ladruncolo romano che vive di espedienti. Una sera, inseguito dalla polizia, nelle acque del Tevere viene a contatto con un materiale radioattivo che gli conferisce sconosciuti ultrapoteri. Ad Alessia, appassionata di fumetti, piacerà considerarlo come un eroe dei suoi prediletti Manga nella lotta al male sempre in agguato, che questa volta ha le sembianze allucinate dello Zingaro. Opera prima. Durata 112 minuti. Premiatissimo ai David di Donatello. (Eliseo rosso)

 

Kung Fu Panda 3 – Animazione. Regia di Jennifer Yuh Nelson e Alessandro Carloni. Po e suo padre raggiungono il paradiso segreto dei panda, facendo la conoscenza di nuovi personaggi. Ma il super-cattivo Kai minaccia e sconfigge tutti i maestri di kung fu. Dovrà essere Po a prendere in mano la disastrosa situazione e a passare al contrattacco. Durata 95 minuti. (Uci)

 

Microbo e Gasolina – Commedia. Regia di Michel Gondry, con Ange Dargent e Théophile Baquet. Due amici, Daniel detto Microbo perché dimostra meno dei suoi 14 anni, osteggiato dai compagni di scuola, innamorato in silenzio di una compagna, e Théo, detto Gasolina per la sua passione per i motori. Insieme costruiranno una ingeniosa casa su quattro ruote per darsi all’avventura lungo tutta l’estate. E cresceranno. Durata 103 minuti. (Classico)cinema sala

 

Il ministro – Commedia. Regia di Giorgio Amato, con Gianmarco Tognazzi, Alessia Barela. Un piccolo imprenditore, visti i tempi grami, deve assolutamente esser certo di ottenere l’appalto per un’area industriale dismessa. Bisognare cercare l’appoggio di un ministro, cominciando a preparargli una serata indimenticabile, con cucina, sesso e droghe serviti a dovere. Riuscirà a soddisfare i propri interessi il piccolo imprenditore? Durata 90 minuti. (Uci)

 

Nemiche per la pelle – Commedia. Regia di Luca Lucini, con Margherita Buy e Claudia Gerini. Lucia è una psicologa per animali, Fabiola è a capo di un’agenzia immobiliare. Si detestano ma si troveranno a gestire insieme un problema non indifferente e inaspettato: il figlio che Paolo, l’uomo che è stato ed è il loro punto di contatto, ormai scomparso, ha lasciato solo al mondo. Durata 92 minuti. (Lux sala 1)

 

Nonno scatenato – Commedia. Regia di Dan Mazer, con Robert De Niro e Zac Efron. La nonna, prima di morire, ha espresso un ultimo desiderio: nonno e nipote, le cui vite si sono da tempo separate, dovranno fare un viaggio insieme in Florida. Jason, rampante e solido avvocato in procinto di sposarsi, scoprirà un nonno Dick con una gran voglia di godersi la vita sino all’ultimo. Durata 102 minuti. (The space, Uci)

 

FILM PERFETTIPerfetti sconosciuti – Commedia. Regia di Paolo Genovese, con Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Kasia Smutniak, Alba Rohrwacher. Una cena tra amici, l’appuntamento è per un’eclisse di luna, la padrona di casa decide di mettere tutti i cellulari sul tavolo e di rispondere a telefonate e sms senza che nessuno nasconda qualcosa a nessuno. Un gioco pericoloso, di inevitabili confessioni, che verrebbe a sconquassare le vite che ognuno di noi possiede, quella pubblica, quella privata e, soprattutto, quella segreta. Alla fine della serata, torneranno ancora i conti come quando ci siamo messi a tavola? Durata 97 minuti. (Eliseo blu, Greenwich sala 2)

 

Race – Il colore della vittoria. – Biografico. Regia di Stephen Hopkins, con Stephan James e Jeremy Irons. La storia vera di Jesse Owens, la povertà delle origini, la convocazione alle Olimpiadi del ’36, le quattro medaglie d’oro vinte, la sconfitta di Hitler e del campione che la Germania nazista avrebbe vedere sul podio. Durata 134 minuti. (Reposi)

 

Robinson Crusoe – Animazione. Regia di Vincent Kesteloot e Ben Stassen. Un gruppo di animali, amici per la pelle, vive in una splendida isoletta ai Tropici. Soltanto il pappagallo Mac sogna di andarsene un giorno. Un giorno troveranno sulla spiaggia, restituito dal mare dopo una tempesta, Robinson Crusoe con il suo cane Aynsley. Durata 90 minuti. (Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Sole alto – Drammatico. Regia di Dalibor Matanic, con Tihana Lazovic e Goran Markovic. Un villaggio serbo ed un villaggio croato, tre estati disseminate a distanza di dieci anni, dal 1991 ai giorni nostri, personaggi maschili e femminili che il destino ha inesorabilmente divisi. Durata 123 minuti. (Nazionale 1)

 

FILM NUOVOLo Stato contro Fritz Bauer – Drammatico. Regia di Lars Kraume, con Burghart Klaussner. Nella Germania del 1957, il procuratore generale Bauer viene a conoscenza che il criminale nazista Adolf Eichman si nasconde a Buenos Aires. Sin dal suo ritorno in patria si spende per portare in tribunale i responsabili di morti e massacri: ma non ha fiducia in uno Stato che vuole a tutti i costi cancellare il proprio passato. Preferirà rivolgersi al Mossad israeliano. Durata 105 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 3)

 

Stonewall – Drammatico. Regia di Roland Emmerich, con Jeremy Irvine e Jonathan Rhys-Meyers. Attraverso la storia di Danny, che deve fuggire a New York quando il padre scopre la sua omosessualità, sono raccontati gli scontri dei ragazzi gay colpiti da una polizia corrotta e la lotta per rivendicare i propri diritti, nata all’interno del Stonewall nel 1969. Durata 129 minuti. (Greenwich sala 3, The Space, Uci)

 

The Dressmaker – Il diavolo è tornato – Commedia. Regia di Jocelyn Moorhouse, con KateFILM MODA Winslet, Judy Davis e Liam Hamsworth. All’inizio degli anni Cinquanta, divenuta una affermata stilista, Tilly torna da Parigi nel piccolo paese natio di Dungatar, nel cuore dell’Australia, da cui era stata cacciata anni prima. Con una ventata di modernità, costruendo abiti per le donne acide e immalinconite di Dungatar, Tilly avrà modo di far luce sul suo lontano passato. Grande successo all’ultimo TFF. Eccellente prova della Winslet al centro di un film che pur facendosi giudicare (pressoché) positivamente non riesce mai a definire le proprie scelte (commedia, divertimento surreale, percorso drammatico, un faticoso altalenarsi?) in maniera definitiva. Durata 118 minuti. (Ambrosio sala 2, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Il traditore tipo – Thriller. Regia di Susanna White, con Ewan McGregor e Stellan Skarsgård. Tratto dal romanzo di John Le Carré, l’incontro e l’amicizia, durante una vacanza a Marrakech, di una coppia inglese con Dima, un uomo d’affari russo, un mafioso che ricicla denaro sporco. Perry decide di aiutare Dima, verrà coinvolto sempre più pericolosamente nella lotta che l’uomo ha ingaggiato con un nuovo e potente boss della mafia russa. Durata 107 minuti. (Lux sala 3, Massaua, The Space, Uci)

truman

Truman – Un vero amico è per sempre – Commedia. Regia di Cesc Gay, con Ricardo Garin e Javier Càmara. Tomas lascia il Canada dove vive da anni per andare a trovare a Madrid il suo vecchio amico Julian, attore argentino trapiantato nella capitale spagnola. A Julian non resta molto da vivere e uno dei suoi crucci maggiori è la sistemazione del suo cane Truman, per lui quasi un figlio. Il film, un successone in patria, si è aggiudicato ben cinque premi Goya, gli Oscar spagnoli. Durata 108 minuti. (Centrale v.o., Due Giardini sala Ombrerosse, F.lli Marx Sala Harpo)

 

Un’estate in Provenza – Regia di Rose Bosch, con Jean Reno e Anna Galiena. Lea, Adrien e il fratellino Théo lasciano Parigi per la Provenza, per due mesi vivranno con la nonna Iréne. E con il nonno Paul, che essi non hanno mai conosciuto a causa di vecchie incomprensioni familiari. Sarà un’estate diversissima da tutte le altre, in una casa lontana da tutto, senza la luce elettrica, con una cucina tutta speciale: le sorprese per i ragazzi saranno garantite. Durata 105 minuti. (Centrale, Due Giardini sala Nirvana)

 

Un ultimo tango – Biografico. Regia di German Kral. La lunga storia d’amore e di separazioni dei due più famosi ballerini di tango argentini, Marìa Nieves Rego e Juan Carlos Copes, raccontata dai protagonisti ad un gruppo di coreografi nella Buenos Aires di oggi. Durata 85 minuti. (Centrale v.o., F.lli Marx sala Chico)

 

Zeta – Drammatico. Regia di Cosimo Alemà, con Salvatore Esposito e Jacopo Olmo Antinori. Nella periferia romana, Alex coltiva la propria passione, la musica, con l’aiuto dell’amico Marco, amico, produttore e agente. Il successo arriverà, nel panorama musicale troverà spazio il giovane rapper Zeta. Durata 100 minuti. (Ideal, Massaua, The Space, Uci)

 

Zona d’ombra – Una scomoda verità – Regia di Peter Landesman, con Will Smith e Alec Baldwin. Nel settembre del 2002, Bennet Omalu, medico nigeriano trapiantato a Pittsburgh, si trova a indagare sulla scomparsa di un campione del football americano, divenendo sempre più convinto che i dolori lancinanti alla testa fossero legati alla sua professione. Del tutto osteggiato, dovrà vedersela con i colleghi e con gli alti ranghi della medicina, tutti cercheranno di mettere in ridicolo le sue convinzioni. Durata 123 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

 

 

Berrino, "un mare di colori" a Palazzo Cisterna

palazzo cisternaIl 5 maggio viene inaugurata la Mostra di Mario Berrino “Un mare di colori” a palazzo Cisterna sede della Città Metropolitana di Torino con la partecipazione del Sindaco Piero Fassino e l’artista Ugo Nespolo. Mario Berrino (Alassio, 1920- 2011) è stato uno dei più noti artisti liguri,apprezzato a livello internazionale . Piero Chiara ha scritto di lui:”Dipinge a colpi di luce,proiettando sulla tela i colori,sostanza terrestre che diventa immagine per una trasmutazione  della quale Mario Berrino è l’agente consapevole o il demiurgo incosciente “.  Egli ha insegnato disegno agli allievi del Royalton  College in Vermont (Usa). Ha esposto in numerose gallerie sia in Italia che all’estero,ricevendo numerosi premi. Nel marzo del 2000 ha esposto alla Grande Arche di Parigi, uno dei più moderni ed imponenti monumenti della capitale francese. Membro di varie accademie, le sue opere figurano in numerose collezioni private e pubbliche. La sua notorietà è  anche legata al celebre Muretto di Alassio da lui creato insieme Ernest Hemingway che raccoglie innumerevoli piastrelle  colorate con le firme di moltissime personalità italiane e straniere:una vera e propria galleria a cielo aperto in cui arte,vita,storia e letteratura si fondono con la vita turistica di Alassio. Attorno al mitico Caffè Roma è rinata , dopo la II Guerra Mondiale,  l’estate attraverso le innumerevoli iniziative ideate da Berrino. Mario Soldati, che fu di lui amico ed estimatore, insieme all’amico Enrico Paulucci, ha scritto in una lettera inedita:”Berrino ha riavvicinato,dopo la tragedia della guerra, i torinesi  alla gioia dell’estate che ha eternato nelle sue tele”.

La mostra durerà dal 6 al 20 maggio con orario  10/18,30.

Il Miur al Salone del Libro

SALONE 569Il Miur sarà presente, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale, al salone del Libro. Ecco alcuni appuntamenti
 
Giovedì 12 maggio 
 

11.00 – 12.00 12.00 – 13.00 “CONCERTO DI INAUGURAZIONE” “Visioni musicali” con l’Orchestra della Scuola Media “Pascoli” di Valenza (AL) Dirigono: Gisella BOERO, Giusi CARINGELLA, Rodolfo MATULICH, Marco ROMANELLI – Docenti SMS “Pascoli” ad indirizzo musicale di Valenza (AL) Introduce: Maurizio Primo CARANDINI – Dirigente Scolastico SMS “Pascoli” di Valenza (AL) “VISIONI E CREATIVITA’” a cura del laboratorio DAMIANI Laboratorio di design “DALL’IDEA AL GIOIELLO”

13.00 – 14.00 “RAI! WOW! BAMBINI E MUSICA CON LA MERAVIGLIOSA ORCHESTRA DELLA RAI” Progetto di formazione docenti e formazione studenti per la messa in scena di un’opera teatrale ispirata al “MAGO DI OZ DI BAUM” Introduce: Pierangela DAGNA – Dirigente Tecnico USR Piemonte Relatore: Elisabetta DE MARTNO – Fondazione per la Scuola e Compagnia San Paolo

14.00 – 15.30 “INNOVATION IN THE TEACHING OF MATHEMATICS AND SCIENCE: THE SMART RESULT” Progetto ERASMUS + KA2 – SMART Chairman: Anna BRANCACCIO Fabrizio MANCA, Regional School Managementof Piemonte Carmela PALUMBO, Italian Ministry of Education, Opening of the conference, the learning of Mathematics and Science in the new curricula Claudio PARDINI, Carlo Anti School, The path from the national PP&S and LS OSA Projects to the international SMART Project Alberto CONTE, Accademia delle Science, The scientific and cultural aspects of the SMART Project Settimio MOBILIO, University of Roma Tre, The project results in Science Marina MARCHISIO, University of Turin, The project results in Mathematics Leila PICCO, Unione Italiana del Soroptimist International, The STEM competences and the scientific subjects for Women’s condition Anna BRANCACCIO Italian Ministry of Education, Conclusion SALA BLU 4

15.30 – 17.30 “ARTIGIANI DIGITALI: visioni d’artista” Il mondo di Valenza: Valenza nel mondo Disegni, arte, creatività e gioielli a cura di: For.AL, Consorzio per la Formazione Professionale e I.I.S. “Cellini” di Valenza (AL)

17.30 – 18.30 Un libro al giorno: “LO SGUARDO DELL’INNOVATOTORE” di Massimo TEMPORELLI – Curatore della Collana “ Microscopi” per Hoepli Editori con l’autore Intervengono : Claudio DEMARTINI – Politecnico di Torino, Edoardo CALIA – Istituto Boella Introduce: Enzo MARVASO – USR Piemonte 20,00 – 22.00 Liceo Coreutico e Teatrale Germana Erba – Teatro

Fondazione Ferrero: è l'anno di Balla

Alla Fondazione Ferrero di Alba (Cn) questo è l’’anno di Giacomo Balla (Torino, 1871 – Roma, 1958)

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Dopo il successo, davvero clamoroso, dell’’esposizione dedicata a Felice Casorati, Giacomo Balla sarà protagonista della grande mostra d’’autunno (dal 29 ottobre al 27 febbraio 2017), a cura di Ester Coen. Il livello dei prestiti ottenuti offre la certezza che questa sarà una mostra imperdibile tra quelle sino ad oggi dedicate all’’artista. L’’evento sarà annunciato ad Alba, al Centro Ricerche Pietro Ferrero, giovedì 5 maggio, alle 18.30, in un incontro pubblico promosso dalla Fondazione Ferrero, dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio del Piemonte e dalla GAM di Torino.v Il taglio scelto per la serata lascia intendere che quella dedicata a Balla sarà una esposizione originale, scientificamente inappuntabile e aperta anche ad aspetti meno indagati dell’’artista. All’’anteprima di giovedì 5 maggio, insieme a Ester Coen, curatrice della mostra, ai responsabili della Fondazione Ferrero e delle Istituzioni coinvolte nel progetto, interverrà Piero Bianucci, scrittore e giornalista scientifico – editorialista a «La Stampa», quotidiano dove per 25 anni ha diretto il settimanale «Tuttoscienze» –, a sottolineare un connubio tra arte e scienza, per nulla casuale. È infatti noto l’interesse di Giacomo Balla per l’’astronomia e sono celebri le sue opere dedicate a Mercurio che transita davanti al sole. Balla, dal suo telescopio, osservò il fenomeno il 7 novembre 1914. Il passaggio ebbe inizio pochissimi minuti dopo lo scoccare del mezzogiorno.  La figlia Elica ricorda ciò che avvenne quel giorno: «Con tutta calma, si prepara il vetro affumicato per osservare col suo cannocchiale il transito di Mercurio davanti il sole… L’’avvenimento astronomico è raro e Balla, appassionato di astronomia, non lo perse davvero… E traccia disegni e bozzetti in cui si sente l’artista che cerca di rendere gli oggetti con tecnica quasi aerea – non compatta – poi due tempere grandi, l’’una più complicata dell’’altra, più sintetica con linee che danno la sensazione del movimento dell’’osservatore al cannocchiale, il quale si sposta guardando fuori e dentro di esso. Queste linee si compenetrano con lo strumento e il sole. Il sole bianco, che fuori dall’’oculare viene a ferire l’’occhio, contrasta con il colore arancione del globo infuocato attraverso il vetro nero. Forme e colori costituiscono un complesso pittorico nuovo… non è più il piccolo misero strumento ma è l’’occhio più potente di quello dell’’uomo che carpisce nel suo cerchio visivo il piccolissimo pianeta, mentre passa davanti al disco giallo del sole». Il raro evento celeste ammirato da Balla nel lontano 1914, torna a ripetersi il 9 maggio di quest’’anno. Il transito durerà molte ore, circa sette e mezza, con inizio, in Italia, alle 13,12 e termine alle 20,42. Guardando, muniti di lente affumicata, quel puntino nero che si staglierà sul disco solare, il ricordo andrà a Giacomo Balla e alle opere meravigliose che seppe derivare da quella sua osservazione.

Il mondo di Alberto Longoni

Le opere dell’artista che seppe interpretare l’evoluzione del costume e della società italiana, dal dopoguerra alla fine degli anni ottanta

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Fino al 5 giugno si può visitare al Museo Monumento al Deportato Politico e Razziale di Carpi (Mo), a Palazzo dei Pio, in piazza dei Martiri, la mostra “Il mondo di Alberto Longoni”. L’esposizione, curata da Michela Corizza e Marzia Luppi, è promossa dal comune modenese e dalla Fondazione Fossoli, che ha come obiettivo la diffusione della memoria storica dell’omonimo ex-campo di concentramento in terra emiliana. Alberto Longoni, nato a Milano nel 1921 ( e morto nel 1991 a Miazzina, nel Verbano) durante la guerra , militare a Creta, fu fatto prigioniero dei tedeschi e internato in Germania nel campo di concentramento di longoni3longoni2Buchenwald, a due passi da Weimar, dove incontrò una ragazza polacca, Lidia Josepyszyn,  che diventò poi sua moglie. Una esperienza durissima, tremenda, che si può leggere  proprio nella prima sala del Museo al Deportato di Carpi, dove  si trova un  suo graffito grande come tutta la parete che raffigura centinaia di deportati così come essi diventavano nel campo: magri, ridotti a pelle e ossa,  con gli occhi vuoti e privi di espressione, senza bocca. In occasione dell’inaugurazione, il 24 aprile scorso, Michela Cerizza, co-curatrice della mostra, nonché nipote dell’artista, ha ricordato come suo nonno, quando tornò a casa dal campo di concentramento,  pesasse 35 chili, sottolineando come, nonostante tutto, non avesse “ mai menzionato l’odio come stato d’animo per spiegare l’orrore in cui era stato coinvolto. Lui faceva e fa emergere, tramite le sue opere, la vittoria dell’amore attraverso il viaggio, il sogno, i paesaggi”. La scelta di ospitare la mostra al Museo del Deportato, dove longoni4sono state selezionate opere realizzate da Longoni  nell’arco di quarant’anni, dal 1949 al 1989, assume un significato del tutto particolare ed evocativo. “La Sala dei nomi  è una cattedrale laica – ha detto il sindaco di Carpi , Alberto Bellelli, riferendosi alla celebre stanza del Museo dove sono graffiti i nomi di oltre tredicimila italiani morti nei campi di concentramento europei   – e  riportare qui Longoni significa un ritorno alle radici dello stesso Museo”. L’esposizione rappresenta un tributo a un artista “che ha saputo rappresentare la sera del tempo, ma anche lo spiraglio della speranza”, come ricordato dal presidente della Fondazione Fossoli, l’on. Pierluigi Castagnetti. Alberto Longoni, trasferitosi a metà degli anni ottanta in Ossola, a longoni1Emo di Crodo , scrisse ed illustrò libri ( tra i quali “Il gioco delle perle di vetro” di Hermann Hesse,  una delle opere che contribuirono ad attribuire all’autore di “Siddharta” il Nobel per la letteratura ), eseguì incisioni, graffiti, dipinti, illustrò riviste italiane e straniere, copertine di dischi, realizzò multipli, ceramiche, sculture e collaborò all’architettura di giardini. Se si considera la sua imponente produzione artistica, che lo portò a collaborare con le più importanti case editrici e le più prestigiose riviste italiane ed europee, oltre a scrivere e illustrare straordinari libri per l’ infanzia, sorge spontanea una domanda (che è anche una richiesta): perché non pensare, da parte delle nostre istituzioni culturali, ad un evento che consenta di ammirare le sue opere anche in Piemonte? Sarebbe davvero un importante occasione per celebrare un artista che, con le sue opere, ha accompagnato ed interpretato l’evoluzione del costume e della società italiana, dal dopoguerra alla fine degli anni ottanta.

Marco Travaglini

In scena al Regio la Lucia di Lammermoor

Il capolavoro di Donizetti diretto da Gianandrea Noseda

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Damiano Michieletto firma la regia di una dirompente Lucia di Lammermoor di Donizetti, che è stata uno dei suoi primissimi lavori teatrali, che gli è valso il titolo di enfant prodige. A metterla in scena, mercoledì 11 maggio alle 20, il teatro Regio di Torino, la cui Orchestra e Coro saranno diretti da Gianandrea Noseda. L’allestimento, in prima italiana, proviene dall’Opernhaus di Zurigo.

Eccezionalmente si alterneranno tre celebri soprani nella parte di Lucia: Jessica Pratt (11, 13, 15 e 18 maggio), Elena Mosuc (14, 17, 19 e 21 maggio) e Diana Damrau il 22 maggio, che affronterà il ruolo anche nella successiva tournée del Teatro Regio a Parigi al Theatre des Champs-Elysees e il 29 maggio alla Philarmonie Essen. Si tratta di tre eccezionali soprani, ognuna con grandi doti vocali e con un timbro particolarmente adatto a rendere la complessa parte della protagonista, tra passi di delicata malinconia e funambolici virtuosismi, che risultano tra i più difficili di tutto il repertorio ottocentesco. Sir Edgardo di Ravenswood sarà il tenore Pietro Pretti, artista di grande duttilità, impegnato in passaggi impervi alternati a momenti di pura liricita’, richiesti dalla parte. Lord Enrico Ashton sarà il baritono Gabriele Viviani, interprete molto apprezzato in questo ruolo, che ha portato sui più importanti palcoscenici di tutto il mondo.

La messa in scena di Michelietto, presentata a Zurigo nel 2009, è una riflessione sul potere maschile che genera sofferenza e opprime le donne. “I personaggi femminili nelle opere liriche ottocentesche -spiega il regista – sono rappresentate da una costellazione di vittime; la mia Lucia è affiancata in tutta l’opera da un fantasma femminile, un vero e proprio alter ego. Quel fantasma è la morte, perché per me Lucia si suicida e sceglie la morte come via di fuga per scappare dalla gabbia in cui il fratello l’ ha rinchiusa. Alla fine della scena della pazzia si gettera’ dalla torre che domina la scena. L’allestimento è molto semplice, costituito da una grande torre di vetro, che rappresenta la scena fissa e la torre in rovina degli Ashton, metafora di una società in procinto di crollare e che ha assolutamente bisogno di un matrimonio, quello tra Lucia e Ashton, per rimettersi in sesto”.

La Lucia di Lammermoor di Donizetti andò in scena per la prima volta nel 1835 e fu riconosciuta immediatamente come un successo indiscusso del suo autore. Si articola in due parti, in cui si compie il tragico destino di Lucia, e rappresenta una delle prove vocali più appassionanti di tutto il repertorio lirico. L’opera lirica del compositore bergamasco è tratta da un romanzo storico di Walter Scott, ambientato nella Scozia del Cinquecento, capolavoro del realismo drammatico- romantico della prima metà dell’Ottocento.

Mara Martellotta

Torino Città del Jazz

Il Festival 2016 ha invaso la città per dieci giorni – tra due importanti feste, il 25 aprile e il 1° maggio – totalizzando oltre 200mila presenze

JAZZ TORINO

L’edizione 2016 segna un’ulteriore crescita del Torino Jazz Festival – afferma Stefano Zenni Direttore della rassegna musicale -. Una crescita soprattutto artistica: la produzioni del ‘Persecutore’ con Vinicio Marchioni e il quartetto di Francesco Cafiso, quella di Roy Paci con Hindi Zahra, di Pulse con Max Casacci, Daniele Mana ed Emanuele Cisi e l’esclusiva di Birdman con Antonio Sanchez dal vivo mostrano come il festival sappia proporre stimoli nuovi e intrecci inediti tra le arti che hanno incontrato il gradimento del pubblico.

E la città stessa ci è apparsa più coinvolta che mai: il tutto esaurito per quasi la totalità dei concerti, inclusi quelli nei giorni feriali, la quantità di pubblico che ha affollato gli eventi più diversi dal Fringe, al Jazz Club Torino, al manouche in via Roma, l’attenzione alla musica nei quartieri o anche le tantissime persone che hanno assistito alle meditazioni musicali di Dimitri Grechi Espinozanell’inedita cornice della Gran Madre ci dicono –  sottolinea Zenni – che in questi giorni il Festival è entrato nella vita delle persone. Il calore che ha accolto le proposte dei giovani italiani al mattino certifica che la cultura musicale del nostro paese, compresa quella del pubblico è in piena crescita e il Torino Jazz Festival ne è ormai un attore originale ed essenziale”.

jazz quartieri

Il Festival Jazz 2016 ha invaso la città per dieci giorni – tra due importanti feste, il 25 aprile e il 1° maggio – totalizzando oltre 200mila presenze.

I suoni del jazz hanno attratto molti cittadini e turisti sia in piazza Castello sia negli spazi al chiuso, teatri, cinema e locali vari rendendo Torino una città viva complice il successo dei musei sempre aperti. Nei giorni successivi al ponte del 25 aprile da martedì 26 a giovedì 28, gli appuntamenti del Festival sono proseguiti negli spazi al chiuso dove, ogni sera, si è registrato il tutto esaurito. Tra i tanti concerti in particolare si segnala l’esibizione del quintetto di Tim Berne.

Il week-end del 1° maggio, un po’ meno fortunato sotto il profilo metereologico, non è stato da meno. Emozionante il doppio concerto di Dimitri Grechi Espinoza il 29 e 30 aprile  nell’inedita location della Gran Madre salutato da uno straordinario successo di pubblico.

Sabato 30 aprile, nella Giornata Internazionale del Jazz, una folla di appassionati ha seguito quello che fin dall’inizio è stato considerato l’appuntamento principe del cartellone 2016: la proiezione, al cinema Massimo, del film “Birdman” di Alejandro Gonzalez Iñárritu con colonna musicale dal vivo del batterista Antonio Sanchez. Particolarmente apprezzate le produzioni originali del TJF: dal ‘Persecutore’ con Vinicio Marchioni e il quartetto di Francesco Cafiso a Roy Paci con Hindi Zahra, da Pulse! con Max Casacci, Daniele Mana ed Emanuele Cisi a Battista Lena con ‘Ultimo cielo’. Oltre alla presenza di grandi artisti internazionali,  la programmazione ha avuto il pregio di mettere in evidenza i tantissimi artisti italiani che si stanno affermando sempre più a livello internazionale. Tra questi Fabrizio Bosso, Paolo Russo, Rosario Giuliani, Enrico Rava, Gianluca Petrella, Flavio Botto, Petra Magoni, Ferruccio Spinetti.

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Il TJF è stato anche palcoscenico per decine di giovani artisti italiani, dall’Orchestra Nazionale Jazz Giovani Talenti diretta da Paolo Damiani ad Alessandro LanzoniSimone Graziano, Stefano Tamborrino, Gabriele Evangelista e il progetto Multikulti diretto da Cristiano Calcagnile.

Originali, curiose e partecipate sono state inoltre le iniziative che hanno coniugato la moda con i suoni del jazz al Cap10100; la performance di danza, musica e arte contemporanea alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la mostra di Giansone a Palazzo Saluzzo Paesana e i sei concerti di Quartieri in jazz. Quest’anno il TJF ė stato nuovamente la colonna sonora del 25 aprile accompagnando così la nascita del Polo del ‘900.

Nella giornata finale di domenica 1° maggio si sono succeduti sul palco la Artchipel Orchestra di Ferdinando Faraò con un progetto dedicato ai Soft Machine,Yilian Cañizares, le note incandescenti di Giovanni Falzone con la Contemporary Orchestra che ha presentato una suggestiva rilettura dei mitici Led Zeppelin e infine a chiudere l’edizione 2016 del TJF gli Incognito che hanno aperto il concerto omaggiando Prince con il pezzo “Purple Rain”. Straordinaria anche la partecipazione al TJF Fringe, curato da Furio Di Castri, a partire dal 22 aprile, giornata “a tutto Fringe” che ha inaugurato il Torino Jazz Festival, fino al gran finale al Quadrilatero Romano del 30 aprile – Giornata Internazionale Unesco del Jazz.ROY PACI JAZZ

Oltre 250 sono stati i musicisti e i performer che hanno calcato i “palchi del Fringe”: dalla chiatta in mezzo al fiume del Music on the River ai concerti sulle Night Towers, al Palco Fringe di Piazza Vittorio, all’area Dance&Cooking fino ai tanti locali e piazze della città di Torino negli oltre 100 concerti ed esibizioni in programma. Tra i nomi di spicco degli “artisti Fringe”, l’acclamato pianista statunitense Robert Glasper che ha fatto registrare il tutto esaurito, le alchimie del duo Food con Gianluca Petrella, la reunion del Lingomania  a trent’anni dal debutto discografico e le eccezionali artiste donne che hanno donato il loro “tocco magico” al TJF Fringe di quest’anno: Rita Marcotulli, Maria Pia De Vito, Marije Nie, Nuria Sala Grau, Wallis Bird e tanti altri musicisti italiani e internazionali che hanno incantato un pubblico sempre attento e curioso.

Dopo cinque edizioni si può dire che il Torino Jazz Festival è uno degli eventi culturali più importanti della nostra città – afferma l’Assessore alla Cultura, Turismo e Promozione della Città -. Il lavoro svolto porta a guardare con fiducia verso il futuro di questa grande manifestazione la cui formula sempre più  partecipata raggiunge due obiettivi importanti, far conoscere il mondo del jazz a tante persone e far vivere a Torino come una delle città più dinamiche e interessanti del nostro Paese. Motivi per i quali penso e spero che tale opportunità debba essere coltivata anche in futuro. Si tratta di un vero e proprio investimento culturale a vantaggio di tutti e dell’immagine del nostro territorio. Impegno reso possibile anche grazie alla fiducia che hanno voluto confermare i nostri preziosi partner che ancora una volta voglio ringraziare: Iren, Intesa San Paolo, Poste Italiane, Toyota Lexus e Seat Pagine Gialle.

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Un amico e un cane al fondo della vita

Il film di produzione spagnola che s’è portato a casa cinque premi Goya, gli Oscar di Madrid miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura, miglior attore protagonista e non protagonista -, non tradisce chi lo vede, voglio dire non gioca in maniera ricattatoria con i sentimenti, con le scene madri e con gli effettacci strappalacrime ad ogni costo

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Pianeta Cinema / di Elio Rabbione

Tomàs lascia moglie e figli in Canada per andare a Madrid a trovare l’amico di sempre, Julian, separato dalla moglie, attore dai grossi successi sulla scena, un figlio che studia ad Amsterdam ed un cane, Truman, un bullmastiff ciondolante, massiccio e taciturno, che tuttavia con un solo sguardo lancia lunghissime chiacchierate al suo padrone. Julian è (anche) malato di un tumore al polmone, è arrivato alle ultime settimane di vita, ha deciso di chiudere possibilmente in bellezza la partita rifiutando cure e chemio e quant’altro. Amen, è fatta. Sarà quell’improvvisata, quell’arrivo inaspettato ad accompagnarlo nelle ultime passeggiate, nelle ultime bevute, nel riallacciare quei rapporti che da troppo tempo si sono persi per strada, nel prendere (soprattutto, “io nella vita ho due figli, mio figlio e Truman”) quella grama decisione d’affidare a qualcuno il suo cane, per sempre. Truman di Cesc Gay, il film di produzione spagnola che s’è portato a casa cinque premi Goya, gli Oscar di Madrid miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura, miglior attore protagonista e non protagonista -, non tradisce chi lo vede, voglio dire non gioca in maniera ricattatoria con i sentimenti, con le scene madri e con gli effettacci strappalacrime ad ogni costo. Grazie ad una regia molto in punta di piedi, vola molto più alto, trattiene i gesti e le parole, se si deve piangere si va a piangere in un angolo, non si addentra in paroloni che trattino la pena del trapasso o le sorprese dell’al di là, gioca in modo pulito con l’amicizia tutta maschile che arriva da lontano e che si riconsolida in un attimo, e con la morte, guarda con un velato, sommesso ottimismo ad un futuro che riserverà un’unica amara certezza. Realisticamente, adopera la malinconia e la consapevolezza del domani con una buona dose di tranquilla allegria, o meglio scena dopo scena il dolore si stempera quasi con piacere con il sorriso di un attimo, con una delle battute che i due si portano dietro da anni e oggi si rimpallano.

Quattro giorni di soggiorno madrileno che sono attraversati dalle rese dei conti, si diceva (c’è anche il tempo per un volo velocissimo ad Amsterdam, un incontro tra padre e figlio, l’incontro con la ragazza di questi, un passaggio in un bar e un abbraccio densissimo, dove tutto è silenzio), dall’ultima chiacchierata con il proprietario del teatro, pronto tra troppe parole di rammarico a trovare un sostituto, o con l’amico cui un tempo ha fregato la moglie (“ero un seduttore, io”) o con il rappresentante di pompe funebri un po’ sulle spine a ragguagliare quello strano cliente intorno ai prodotti della casa.

Truman, complice una perfetta sceneggiatura che sa calibrare tra parole e silenzi e scene intessute con rarissima partecipazione e maestria una vicenda “semplice” e fuori di ogni norma al tempo stesso, aveva la necessità di trovare i tempi meticolosamente giusti e Gay ha saputo darglieli con grandissima attenzione; e soprattutto di una coppia d’attori che umanamente facessero propri Tomàs e Julian. Il primo è Javier Càmara, di area almodovariana (Parla con lei, La mala educaciòn), gioca Tomàs in uno splendido sottotono, il compagno alla fine dei giorni è Ricardo Darìn (Il segreto dei suoi occhi di José Campanella, Oscar nel 2010 come miglior film straniero), un Julian che vuole ancora respirare nella più completa libertà. Davvero insuperabili.

 

Lucio Dalla secondo Beatrice al Circolo dei Lettori

beatricePer i fan di Lucio Dalla  il 4 marzo 1943 è una data memorabile. Dopo quattro anni dalla scomparsa del cantautore, il Circolo dei Lettori dedica una serata a Dalla raccontato partendo da quella ricorrenza,  il giorno della sua nascita che dà il titolo a uno dei suoi successi. ‘Per i ladri e le puttane sono Gesù bambino’, è la biografia del cantante edita da Baldini & Castoldi scritta come un romanzo popolare, che Luca Beatrice (nella foto) presenta giovedì 5 maggio alle ore 21.