CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 732

Don Orione e don Bosco: quel legame tra Torino, Pontecurone e il Monferrato

Una cinquantina di camminatori provenienti da Pontecurone e dal Pavese, gruppo composto dall’Associazione Strada Facendo di Pontecurone, presieduta da Claudia Fiaccone e dal Gruppo Micologico Vogherese, con il presidente Alfredo Gatti, è stata domenica mattina, 30 aprile, al Sacro Monte di Crea, proclamato Patrimonio dell’Umanità, con gli altri sacri monti e percorsi devozionali piemontesi e lombardi, dall’Unesco. Ad attenderli c’erano il presidente dell’Unione dei comuni della Valcerrina, Fabio Olivero ed il consigliere delegato al turismo, Massimo Iaretti. E’ stato il primo incontro, informale, tra la realtà di Pontecurone, che ha dato i natali a San Luigi Orione e la Valcerrina, cui appartiene il Santuario mariano di Crea, meta delle camminate domenicali di un altro Santo piemontese, Giovanni Bosco, di cui don Orione fu, sia pure per un breve periodo, allievo a Torino. L’Unione della Valcerrina nelle settimane scorse ha inviato al Comune di Pontecurone una manifestazione di interesse ad approfondire i legami tra le due realtà, al fine di arrivare ad un percorso di valorizzazione turistica che colleghi le due realtà. “L’auspicio – ha detto Iaretti – è che voi siate per noi la porta del turismo dalla Lombardia e voi per noi dal Piemonte Occidentale, in particolare dalla Città Metropolitana di Torino, nell’ottica della valorizzazione dei percorsi di fede che la nostra Unione sta progettando ed attuando”. Il presidente Olivero ha, dal canto suo, anticipato agli amanti del trekking e del nordic walking, il progetto dei “Castelli bruciati” attraverso le bellezze incontaminate dei boschi della Valcerrina, che sta prendendo sempre più corpo. Il breve, ma intenso incontro, si è concluso con la consegna di alcune bottiglie di vino dei colli del Monferrato e di materiale illustrativo della Valcerrina e la tradizionale foto di gruppo davanti alla cappella Gonzaga, anche se la stessa reca lo stemma apposto dai Savoia dopo il passaggio del Monferrato in loro dominio. Nelle prossime settimane, inoltre l’Unione Valcerrina cercherà di rafforzare i propri legami, attraverso proposte concrete di collegamenti con Torino e l’area della Collina Torinese, sempre collegati ai percorsi devozionali che, comunque, sono solo uno degli assi portanti di valorizzazione di un territorio che, come sottolinea Massimo Iaretti, “deve saper guardare al capoluogo regionale ed alla sua fascia collinare e fluviale, di cui costituisce il naturale proseguimento, pur se la sua storia guarda anche in direzione di Casale Monferrato”

 

 

Un viaggio nel circo contemporaneo

Rassegna di circo contemporaneo a cura della FLIC Scuola di Circo di Torino

dal 3 maggio al 17 giugno 2017
Spazio FLIC, via Niccolò Paganini 0/200, Torino
BIGLIETTI: intero 10 euro – ridotto 8 euro
Promozione: gruppi da 5 persone biglietto a 5,00 € cadauno
Prenotazioni allo 011 530217 o scrivendo a booking@flicscuolacirco.it


www.flicscuolacirco.it www.realeginnastica.it   |   www.facebook.com/FLIC.Scuola.di.Circo

11 appuntamenti di circo contemporaneo presentati nello Spazio FLIC, il nuovo spazio della Scuola di Circo di Torino ricavato all’interno di un ex hangar industriale nel periferico quartiere Barriera di Milano.
Una rassegna che mette al centro soprattutto gli allievi della FLIC, di sempre maggiore livello qualitativo, dando loro l’ennesima occasione della stagione per mettere in pratica quanto imparato, entrando a far parte di creazioni professionali che affinano la loro relazione con il palcoscenico e con il pubblico.
Viene ospitato anche uno spettacolo con  gli allievi statunitensi del “Master of Fine Arts in Physical Theatre” dell’Accademia dell’arte di Arezzo a conclusione della terza stagione di “Prospettiva Circo”, progetto artistico triennale sostenuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo

Dal 3 maggio al 17 giugno si svolge “Spazio FLIC presenta…”, rassegna ideata ed organizzata dalla FLIC Scuola di Circo della Reale Società Ginnastica di Torinoe dedicata totalmente ai suoi numerosi allievi, alla loro preparazione artistica professionale e alla loro relazione con il palcoscenico e con il pubblico.
“Spazio FLIC presenta…” viene organizzata in collaborazione con l’associazione Variante Bunker Sport, con i patrocini della Città di Torino, della Circoscrizione 6 della Città di Torino, con il sostegno della Regione Piemonte e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo poiché la rassegna conclude la terza stagione di “Prospettiva Circo”, progetto artistico triennale che il MIBACT ha inserito nella rosa dei 6 progetti nazionali di perfezionamento professionale scelti per il triennio 2015/2017.

La rassegna propone 11 appuntamenti di circo contemporaneo con 6 creazioni messe in scena nello Spazio FLIC, il nuovo spazio della Scuola di Circo di Torino ricavato all’inizio del 2016 all’interno di un ex hangar industriale come spazio allenamento e da questa stagione anche accogliente sala spettacolo, un luogo che è allo stesso tempo creativo, performativo e divulgativo per una ricerca artistica sul “nuovo circo” più che mai viva.
Una rassegna che mette al centro soprattutto gli allievi della FLIC, 80 ragazzi provenienti per il 60% dall’estero e di sempre maggiore livello qualitativo, dando loro l’ennesima occasione della stagione per mettere in pratica quanto imparato, entrando a far parte di creazioni professionali che affinano ulteriormente la loro relazione con il palcoscenico e con il pubblico.

Gli spettacoli vengono presentati al pubblico nelle serate di mercoledì e giovedì e tra questi ci sono gli spettacoli di fine anno accademico dei primi due anni di corso e del corso denominato “Mise à Niveau”, le presentazioni dei progetti artistici personali degli allievi del secondo anno, un cabaret con gli allievi del terzo anno e uno spettacolo con gli allievi statunitensi del “Master of Fine Arts in Physical Theatre” dell’Accademia dell’arte di Arezzo.

Il 3 e il 4 maggio l’apertura è affidata a “Way Out”, serata con le presentazioni dei progetti artistici personali degli allievi del secondo anno.
L’11 maggio viene presentato “Miranda”, spettacolo con regia di Riccardo Massidda e con in scena gli allievi del corso “Mise à Niveau”, l’anno propedeutico che fornisce a 14 ragazzi le fondamenta necessarie ad affrontare al meglio un percorso formativo professionale di circo contemporaneo.
Il 13 maggio è in programma “Il circo in pillole che non avete mai visto” con gli allievi della FLIc e ospiti esterni con regia di Francesco Sgrò, Riccardo Massidda e Stevie Boyd.
Il 24 e il 25 maggio va in scena “This is not personal”, spettacolo di fine corso degli allievi del secondo anno con regia di Francesco Sgrò.
Il 31 maggio e l’1 giugno è la volta di “Passaggi”, spettacolo di fine corso degli allievi del primo anno con regia di Stevie Boyd.
Il 7 e l’8 giugno tocca a “Life is a Kabaret”, cabaret con in scena gli allievi del terzo anno di corso diretti da Francesco Giorda.
Infine, il 17 giugno la rassegna si conclude con “working_title_”, spettacolo con regia di Stevie Boyd e Francesco Sgrò e con in scena gli allievi del “Master of Fine Arts in Physical Theatre” dell’Accademia dell’arte di Arezzo, scuola d’arte statunitense che dal 2010 si rivolge alla FLIC Scuola di Circo di Torino per fornire ai propri studenti una ottima formazione di base sul circo contemporaneo.

Per l’allestimento degli SPETTACOLI DI FINE ANNO ACCADEMICO, in ogni stagione gli allievi seguono laboratori intensivi di creazione diretti da registi esperti in cui possono mettere in gioco tutto il bagaglio acquisito, lavorando e confrontandosi con un team professionale composto anche da coreografi, tecnici, costumisti, musicisti, scenografi, ecc… L’obiettivo è quello di offrire agli allievi l’opportunità di fare un’esperienza che sia il più possibile completa, che permetta loro di comprendere appieno cosa significa ideare, creare ed allestire uno spettacolo e che consenta loro di essere pronti ad entrare nel mondo del lavoro.

I PROGETTI ARTISTICI PERSONALI sono percorsi che gli allievi del secondo anno del corso professionale sviluppano in maniera semi-autonoma, cercando un modo proprio di avvicinarsi alla disciplina scelta e costruendo la base di un progetto artistico più ampio che dovrà procedere dopo il biennio FLIC.

IL CIRCO IN PILLOLE CHE NON AVETE MAI VISTO sarà un Circo in Pillole davvero speciale con in scena i numerosissimi allievi della FLIC , altri artisti ospiti e la regia condivisa di Francesco Sgrò, Riccardo Massidda e Stevie Bboyd. Circo in Pillole è la rassegna-tirocinio ideata 14 anni fa dalla FLIC con spettacoli a cadenza mensile per permettere agli allievi di sviluppare ed allenare la relazione con il pubblico e con il palcoscenico.

I REGISTI coinvolti sono Francesco Sgrò – direttore artistico della FLIC ed artista di grande talento che vanta importanti collaborazioni, Riccardo Massidda e Stevie Boyd – ex allievi della FLIC ed attuali docenti della scuola, e Francesco Giorda – attore e regista che collabora con la FLIC per la formazione teatrale.

I protagonisti principali di “Spazio FLIC presenta” sono però gli 80 ALLIEVI della FLIC, il 60% degli quali proviene dall’estero e la metà di loro da paese extra europei grazie all’importante valenza internazionale acquisita dal centro di formazione sul circo contemporaneo che da anni crea nel cuore di Torino un melting-pot artistico e culturale di alto livello. La FLIC ha rappresentato spesso l’Italia all’estero, interpretando le nuove tendenze europee e internazionali sullo sviluppo del “nuovo circo”, ed ha formato oltre 300 allievi, il 90% dei quali lavora nell’ambito del circo contemporaneo con mansioni artistiche e didattiche.

Gramsci e la vulgata torinese

di Pier Franco Quaglieni *

Sono passati 80 anni dalla morte di Antonio  Gramsci in una clinica romana dopo lunghi e terribili anni di prigione nel carcere di Turi che ne avevano minato il fisico. Chiunque abbia vissuto quell’esperienza drammatica, scontando la coerenza delle sue idee, merita rispetto, anzi ammirazione. Sandro Pertini che fu suo compagno di carcere, ha testimoniato della  sua altissima  dignità e delle sofferenze  vissute da Gramsci . Sicuramente Gramsci è stato una “figura dell’Italia civile ” che ricorderò nel secondo volume del mio libro che uscirà il prossimo anno. Un conto è Gramsci e un conto sono i gramsciani , in particolare quelli torinesi. Torino è profondamente legata al nome di Gramsci che nella nostra città ha lasciato il segno della sua opera come giovane socialista, direttore dell’”Ordine Nuovo”, animatore dei Consigli operai alla Fiat nel 1920 e fondatore dell’”Unità”. Ci fu addirittura  chi non voleva che nell’edificio in cui abitò in piazza Carlina, fosse creato un albergo che era visto come una dissacrazione di quel luogo. Esagerazioni  assurde sia perché a Roma nella casa che Gramsci abitò da parlamentare, era da tempo operante un albergo, sia perché la proprietà dell’edificio, per calmare le acque,  vi ospitò anche l’Istituto Gramsci  che ha una succursale, in effetti assai poco frequentata, in Via Maria Vittoria angolo via San Massimo. Torino si è distinta più di ogni altra città nelle commemorazioni ,in particolare presso il Polo del ‘900,vera e propria cittadella della cultura a senso unico, in cui l’egemonia dell’Istituto “Gramsci” è colta persino dagli stessi ospiti del Polo.

Il valore dell’eredità gramsciana  sotto e oltre la Mole 

Benedetto Croce, leggendo le sue “Lettere dal carcere “nel 1945, disse alle figlie che Gramsci “era uno dei nostri” proprio per l’afflato umano che le lettere dimostravano  e che restano il suo capolavoro, mentre i “Quaderni” rivelano vistosamente  i limiti del tempo e l’angustia ideologica  dell’analisi gramsciana. A 80 anni  dalla sua morte, abbiamo assistito nella nostra città  all’organizzazione di solenni messe cantate in suo onore e al lancio  di  biografie che sono delle vere e proprie agiografie scritte da vecchie  zie del gramscismo nostrano con conseguenti  recensioni acriticamente  osannanti  da parte di nipoti ,se possibile ancora più  faziosi dei maestri. Le parole forse possono sembrare troppo aspre e persino ingiuste ,ma chi conosce da vicino la situazione sa che non sono esagerate. La solita vulgata gramsciana torinese  è  diventata  davvero un po’ insopportabile perché le vecchie zie e qualche nipote prediletto  non vogliono capire  che il pensiero politico di Gramsci è morto da decenni e che ,a voler essere generosi, egli  è un pensatore inattuale, datato, superato.  C’è chi pretende  di imporre la sua  “verità” ,invocando un   “ipse dixit “ abbastanza arbitrario . Non sono riuscito a leggere di un incontro criticamente  e fondatamente storico che poi sarebbe anche  il modo migliore per ricordare un uomo come Gramsci. Gramsci amava la storia  e di questo amore scriveva dal carcere al figlio Delio, esortandolo a studiarla.

Il caso Orsini, Andrea Viglongo, il gramsciazionismo torinese 

Nicola Matteucci che conseguì la seconda laurea con una tesi su Gramsci  riteneva il suo pensiero appiattito sull’ideologia marxista. Matteucci mi disse che Gramsci era un agitatore politico  piuttosto  fanatico che incitava alla contrapposizione violenta e intollerante :l’esatto opposto di Filippo Turati che ,non a caso, venne considerato un traditore della causa del socialismo. Alessandro Orsini pubblicò  nel 2012 il bel saggio, molto documentato, ”Gramsci e Turati. Le due sinistre” edito da Rubettino. Non fu possibile presentarlo a Torino perché il linciaggio subito dall’autore da parte di alcuni studiosi torinesi, creò un clima che impedì ad altri studiosi di accettare di presentare il libro. Lo stesso autore si rese conto della situazione che si era determinata e che ancora oggi appare quasi surreale, se non fosse assolutamente vera. Orsini a Torino  venne  letteralmente messo all’Indice. Bobbio sottolineava come Gramsci fosse perfettamente allineato col marxismo-leninismo, una prospettiva politica violenta, giacobina, anche sanguinaria  che la dura lezione della storia ha travolto. Dopo la caduta del Muro di Berlino non si può più ragionare come prima. Pochi  ricordano invece che Gramsci cercò anche di contrastare lo stalinismo di Togliatti ,pagando tragicamente il proprio dissenso: incarcerato dai fascisti e perseguitato dai comunisti. Come ha ricordato e documentato Giancarlo Lenher ,in un bel libro sulla famiglia Gramsci in Russia, i suoi figli non fruirono neppure dei diritti d’autore delle sue opere che vennero incamerati dal Pci.
Andrebbe invece ricordato il redattore capo dell’”Ordine Nuovo”, Andrea Viglongo, il futuro straordinario editore  di grandi  autori piemontesi fino ad allora assai  poco valorizzati. Viglongo capì dove portava il gramscismo e scelse altre strade con coraggio. Gobetti morì e non possiamo sapere quale sarebbe stata la sua scelta definitiva e come avrebbe risolto l’ossimoro del suo liberalismo rivoluzionario e del suo rapporto con Gramsci che sembrava aver prevalso rispetto ai maestri della sua giovinezza. Giustamente il gobettiano Carlo Dionisotti sottolineò l’ossimoro gobettiano, dicendo che i liberali di norma  non sono rivoluzionari ma riformisti e i rivoluzionari sono invece, di norma , profondamente illiberali, se non proprio nemici della libertà. Sappiamo invece dove portò in termini di faziosità quello che Dino Cofrancesco,  attirandosi  l’odio ideologico di tanti intellettuali torinesi, Bobbio escluso, definì il gramsciazionismo. La miscela di intolleranza e di sudditanza ideologica ,di servilismo al Pci e di ottusità nel non denunciare le aberrazioni del comunismo russo e di quello internazionale  ebbe su Torino effetti che resero l’aria irrespirabile nelle case editrici ,nell’ateneo, nei giornali, in molte realtà culturali. Augusto Monti scrisse addirittura che il nuovo partito liberale era il Pci. La vedova di Gobetti,  affettuosamente protetta da Croce durante gli anni della dittatura fascista ,divenne vicesindaco di Torino in una Giunta egemonizzata dai comunisti ed essa stessa finì per ruotare attorno al Pci, come fece il “liberale” Franco Antonicelli diventato senatore della “Sinistra indipendente” eletto con i voti del Pci.Solo lo storico Raimondo Luraghi, medaglia d’Argento al V.M. durante la Resistenza, ebbe il coraggio di abbandonare quella compagnia e non poté mai insegnare a Torino, lui massimo storico militare, erede di diritto alla cattedra di Piero Pieri. Con un certo orgoglio ricordo che nella motivazione di un piccolo premio a me conferito a Palermo nel 2000 si parlava di “feroce egemonia gramsciana torinese” ,riferendosi  non a Gramsci ,ma ai suoi eredi. Quella  egemonia è ancora feroce, anche se “Le ceneri di Gramsci”, per dirla con un titolo di Pasolini del 1957 ,sono diventate polvere.

                                                                                  * Direttore del Centro Pannunzio

I manoscritti torinesi di Antonio Vivaldi

L’approdo inaspettato. I manoscritti torinesi di Antonio Vivaldi. La mostra rimarrà aperta lunedì 1 maggio, con orario 8,30/13,30, all’interno della Biblioteca Nazionale Universitaria (Piazza Carlo Alberto 3, Torino). Anche durante la mattinata del 1 maggio, dunque, i visitatori  avranno la possibilità di fare un viaggio culturale unico: da 39 anni, infatti, non venivano esposte insieme le partiture autografe del Vivaldi, con la possibilità di osservare studiare il processo creativo di uno dei musicisti più rappresentativi del Settecento, di spiarne i ripensamenti, i commenti e le indicazioni minuziose.

 

(foto: il Torinese)

Zen e funambolismo: vivere il qui e ora

Sabato 6 maggio 2017 – ore 21 torna a Cuorgnè, città dove ha vissuto e a cui è molto legato, il funambolo Andrea Loreni, che presenterà al pubblico, anche grazie alla partecipazione di I cortello parrucchieri, le sue discipline di arte e meditazione; come affronta le paure nella vita e ad alta quota; il suo progetto in Giappone, che unisce anche geograficamente il suo percorso artistico e personale.

Da dieci anni cammina su cavi di acciaio tesi a grandi altezze. Da dieci anni pratica la meditazione Zen che ha approfondito partendo proprio dall’intuizione dell’assoluto avuta camminando a grandi altezze.

È Andrea Loreni, funambolo italiano laureato in Filosofia Teoretica, che dal 2006 si dedica alla ricerca della verità artistica camminando sul cavo alto, al quale si è avvicinato frequentando le scuole di circo contemporaneo alla Scuola Flic di Torino e al Circus Space di Londra.

 

Sul cavo io vivo profondamente il momento attuale, il cavo è il luogo di morte del mio ego, dove memorie e aspettative cessano di esistere. E se non si ha paura di avere paura si può aprire la porta dietro la quale giace l’assoluto, che sta in fondo a tutte le cose.

Durante il mio ultimo sanzen, colloquio formale con il maestro, il Roshi mi ha chiesto “Sei morto completamente facendo zazen?”. “Non ancora” risposi. Allora il Roshi, immobile come un macigno, mi disse che c’è solo il qui e ora, o sei morto o non lo sei, non c’è futuro, non c’è passato, non c’è tempo per l’evoluzione della situazione attuale, c’è solo la situazione attuale.

 

È questo il tema che Andrea Loreni, unico funambolo italiano specializzato in traversate su cavo a grandi altezze, ora vuole affrontare e raccontare: la ricerca dell’essere autentico, la necessità di rapportarsi con le paure e gestirle per arrivare all’essenza.

E lui lo fa attraverso quelle che sono le arti e discipline che conosce –zen e funambolismo– che nel tempo si sono rivelate così simili e complementari.

 

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Il progetto: la traversata sul Tempio, il documentario e libro, le conferenze

 

Quando ho chiesto al maestro Shodo Harada di poter tendere un cavo d’acciaio sopra il lago del Tempio in cui pratico meditazione – continua Andrea- lui ha risposto “Dōzo”. Dōzo in giapponese significa più o meno ‘prego’. Per me quel dōzo ha significato Qui c’è un’opportunità di vita autentica, non lasciarla scappare.

 

E così il prossimo agosto Andrea tornerà in Giappone, al Tempio Sogen-ji, a Okayama, per proseguire il percorso di ricerca. Lo attende una traversata su cavo teso sopra il lago del Tempio. La camminata al Tempio sarà l’opportunità geografica di unione delle sue due discipline, il luogo in cui le sue personali strade di crescita umana si incontrano. E sarà il primo uomo a camminare su cavo all’interno di un Tempio Zen.

 

Da questa esperienza nasceranno:

– un documentario per raccontare le strade che hanno portato Andrea Loreni ad essere il primo uomo al mondo a fare un camminata funambolica in un tempio zen giapponese. Il documentario, la testimonianza condivisibile di questa straordinaria e originale via di ricerca dell’essere autentico, una declinazione personale dell’umano bisogno di assoluto. Con musiche di Julia Kent;

– un libro di pensieri e immagini, una memoria estetica, visiva e mentale di quegli istanti di assoluto presente in cui zen e funambolismo si incontrano.

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La campagna di crowdfunding

 

Per sostenere e divulgare il progetto, la realizzazione del documentario e del libro, e soprattutto le sue motivazioni/emozioni, Andrea è impegnato in un calendario di conferenze su Zen e funambolismo che tocca le principali città italiane e ha lanciato una campagna di crowdfunding per coinvolgere anche singoli privati nella realizzazione dell’evento nipponico.

È online fino al 12 maggio, sulla piattaforma Eppela – la principale in Italia per la raccolta fondi online reward based (basata sul sistema delle ricompense)– la campagna Zen e funambolismo, lanciata da Andrea per coinvolgere il pubblico nella realizzazione della sua impresa spettacolare.

Link alla campagna: www.eppela.com/zenefunambolismo

 

 

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Il progetto Zen e funambolismo è realizzato grazie al sostegno di Flic Scuola Circo e ha ricevuto il Patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Osaka e del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa”, Università degli Studi di Milano-Bicocca. Il progetto è l’oggetto del lavoro di ricerca della dottoranda Giulia Schiavone incentrato sull’incontro tra pedagogia e funambolismo. Inoltre è materia di studio per il gruppo di ricerca di Pedagogia del Gioco e di Pedagogia del Corpo (Prof.ssa Francesca Antonacci dell’Università degli Studi Milano-Bicocca). GRP è media partner dell’iniziativa.

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Andrea Loreni

Nato nel 1975 a Torino, laureato in filosofia teoretica con Giuseppe Riconda all’università di Torino. Nel 1997 inizia a fare teatro di strada. Dal 2006 si dedica alle camminate su cavo a grandi altezze. L’intuizione dell’assoluto avuta camminando a grandi altezze lo avvicina alla pratica della meditazione Zen, che approfondisce sotto la guida di Shodo Harada Roshi al tempio Sogen-ji a Okayama, in Giappone.

 

Nel 2011 Andrea ha stabilito il record italiano nei cieli di Pennabilli, in Romagna, percorrendo 250 metri a 90 di altezza tra i colli di Penna e Billi; mentre a Rocca Sbarua, in provincia di Torino, ha passeggiato a 160 metri da terra.

 

Speaker per: Università di MilanoBicocca, TeD x Lecce sul Coraggio; TeD x Bocconi sulle Percezioni; Eni Petroli sul Rischio; Festival Le parole della montagna sulla Vertigine; Pending Culture, Le murate PAC, Firenze, sulla Sospensione. Ospite di diverse trasmissioni televisive, tra cui Vertigo gli abissi dell’anima e Super Quark Speciale Equilibrio, protagonista del video musicale di Niccolò Fabi per la canzone Solo un uomo. Funambolo su cavo infuocato nella scena finale del film di Matteo Garrone, il Racconto dei Racconti.

 

Ha camminato nei cieli di Torino, Roma, Locarno, Belgrado, Modi’in (Israele), Bologna, Firenze, Venezia e Milano; ha camminato sopra l’acqua o immerso nel verde delle montagne, per il cinema e la televisione, in piano e in pendenza, in silenzio o accompagnato da suoni che hanno vibrato insieme alla corda.

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Per info:

www.ilfunambolo.comwww.facebook.com/andrealoreni

Leonardo: in tv l’autoritratto di Torino, il più famoso del mondo

L’autoritratto più noto al mondo, quello di Leonardo da Vinci, custodito all’interno della Biblioteca Reale di Torino, sarà oggetto di studio e osservazioni nella prossima puntata di Ulisse – Il piacere della scoperta, che andrà in onda sabato 29 aprile alle 21,15 su Rai Tre.

Un rapporto ormai consolidato quello tra i Musei Reali di Torino e la trasmissione televisiva, che sovente torna per parlare delle ricchissime collezioni sabaude.

La puntata è dedicata alla Gioconda e al suo mondo: non poteva certo mancare un approfondimento a una delle sue opere diventato un vero e proprio modello per innumerevoli rappresentazioni dell’artista.

Il conduttore Alberto Angela, che guiderà gli spettatori in questo viaggio straordinario, trovandosi di fronte all’autoritratto ha detto: “È un’emozione trovarsi di fronte a uncapolavoro assoluto della storia dell’umanità. Questo ritratto rappresenta un uomo, certo, ma anche un modo di pensare: l’uomo che indaga su stesso, sul pianeta, e anche cerca di scoprire la sua essenza. Leonardo e le sue opere continuano a 500 anni di distanza ad affascinarci e interessarci. Ed è qualcosa che accade soltanto con i grandi geni dell’umanità”.

L’appuntamento con Viaggio nel mondo della Gioconda e l’autoritratto di Leonardo è fissato per le 21,15 di sabato 29 aprile e la puntata sarà disponibile alla visione su Rai Replay.

 

Racconigi, il castello ospita Uto Ughi

Il Maestro Uto Ughi sarà l’ospite d’onore della inaugurazione del doppio evento promosso dal Castello di Racconigi per celebrare il 150° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone, dove il grande violinista si è esibito più volte, anche davanti alla famiglia imperiale.

Sabato 6 maggio alle ore 19 nel settecentesco salone d’Ercole il Maestro offrirà racconti e testimonianze delle sue esperienze giapponesi, cui ha dedicato un intero capitolo della sua autobiografia Quel diavolo di un trillo. Note della mia vita (Einaudi 2013). Nella suggestiva atmosfera del salone, utilizzato dalla corte sabauda come sala da ballo per l’ottima acustica, le parole del Maestro Uto Ughi accompagneranno il pubblico, con l’aiuto di immagini e video, nelle sue tourné in Giappone, dove ha collaborato con le più prestigiose orchestre, e lungo la sua incredibile carriera iniziata a soli 7 anni e caratterizzata da un talento straordinario, dalla inestinguibile gioia di suonare, dalla passione per la musica e dall’impegno per la salvaguardia del nostro patrimonio artistico.L’evento è organizzato in collaborazione con l’Associazione culturale Arturo Toscanini di Savigliano, di cui il Maestro Uto Ughi è co-Direttore Artistico.

L’incontro col Maestro Uto Ughi è riservato ai visitatori muniti di biglietto del castello, su prenotazione e fino a esaurimento dei posti disponibili: socialracconigi@beniculturali.it

L’intera giornata sarà dunque dedicata al Sol Levante:

ore 11 conferenza “Tra le pieghe dei colori” dell’artista Anna Onesti. Partendo dal suo percorso artistico, Anna Onesti tratterà delle tradizionali tecniche tintorie usate in Giappone per decorare i tessuti. L’evento è organizzato in collaborazione con la cartiera Paudice Nereo. A seguire, inaugurazione della mostra “Nuvole di carta” dedicata agli aquiloni dell’artista Anna Onesti

ore 14,30 inaugurazione dell’esposizione “Tra aforismi e origami” della designer Adele Biscaretti, ore 11  ore 15 e ore 17 laboratori dedicati all’arte dell’origami a cura della designer Adele Biscaretti. Una breve introduzione alla storia dell’origami a cui seguirà la realizzazione di due modelli della tradizione giapponese adatti anche a coloro alla prima esperienza di piega . Ad ogni partecipante verrà fornito un kit completo contenente le carte pre-tagliate, i diagrammi per permettere l’esecuzione dei modelli in autonomia e la trascrizione di alcuni cenni storici sull’arte dell’origami. ore 19 conversazione del Maestro Uto Ughi. La mostra “Nuvole di carta” dedicata agli aquiloni dell’artista Anna Onesti e l’esposizione “Tra aforismi e origami” della designer Adele Biscaretti, patrocinate dalla Fondazione Italia Giappone, saranno visitabili fino al 4 giugno.

Una piccola umanità vista attraverso gli occhi di ragazzina

“Madeleine” ovvero sullo schermo le tribolazioni per girare, produrre e distribuire un film di quelli “fatti in casa”, da coraggioso cinema indipendente, distribuzione che arriva – finalmente – dopo la partecipazione e i premi a tanti festival. La protagonista, presente alla proiezione per la stampa, non è più l’occhialuta e bionda undicenne che vediamo con simpatia sullo schermo, è una ragazzina molto carina che confessa che se avesse tra le mani una bella storia, lei, a far l’attrice, ci riproverebbe. E i quasi quattro anni tra il girato e il visto sono tutti lì in lei, sul suo viso e sulla sua crescita.

E sulle difficoltà della casa di produzione Ainom che fa capo ai registi Mario Garofalo e Lorenzo Casa Valla superate grazie all’apporto della AmegO Film ungherese di Andrea Osvart e la distribuzione di Obiettivo Cinema di Emanuele Caruso, già artefice di quella scommessa vinta che è stata “E fu sera e fu mattina”. “Madeleine” (in programmazione a Torino ai Fratelli Marx) è il racconto della vacanza estiva di una undicenne, italo-francese, viso buffo, bionda e ingombranti occhiali sul naso, figlia di genitori divorziati, la madre con un nuovo compagno, il padre quasi nascosto nella periferia torinese a tener chiuso il negozio di ottica e a inventarsi chissà quali strani lavori, vacanza trascorsa con la sorella maggiore, da lei fisicamente e caratterialmente diverse (colpiscono i loro dialoghi in francese per sottrarsi agli altri), nella grande casa di campagna della nonna, in qualche angolo del Pinerolese, tra corsi d’acqua dove bagnarsi e macchie di verde. Tra realtà quasi tangibile (la fotografia, scattata dal suo papà quando aveva poco più della sua stessa età, che la bambina ha ritrovato in un vecchio baule, ne è la testimonianza) e fervida immaginazione, nel giardino di casa si nasconde un pavone, “tutti gli sguardi del pavone sono lo sguardo di Dio”, le ha detto la nonna, ne sente il verso verso sera, ma non riesce a scovarlo e la ruota a ventaglio rimane un sogno – forse alla fine raggiungibile.

Gli occhi della protagonista non si caricano di troppi e pesanti simboli ma accompagnano soprattutto con i timori e gli scossoni dell’infanzia il malore della nonna, l’arrivo di un medico più interessato alla sorella maggiore che ad una cura e a un ricovero, ad una vicenda che per un attimo si tinge di giallo, ad un incontro con il padre che dovrebbe iniziare a rimettere al loro posto parecchie cose. Gli autori, forse dopo un inizio che leggermente fatica a mettersi in movimento, si avviano con sicurezza lungo il racconto che si fa sempre più on the road, con una regia dove narrazione e azioni e personaggi prendono sviluppo concreto (la figura del padre affidato a Marco Cacciola, attore di teatro, alla sua prima esperienza cinematografica), contrapponendo gli affetti e le ribellioni delle due sorelle (la maturità delle giovani Chloe Till e Adele Zaglia) con una ricerca di toni che rincuora una sceneggiatura in alcuni tratti un po’ appannata. Un’opera riuscita intorno ad un’umanità catturata da due occhi semplici, caparbiamente spinti a coinvolgere nella vita, curiosi, per molti versi già maturi.

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

 

A cura di Elio Rabbione

 

A casa nostra – Drammatico. Regia di Lucas Belvaux, con André Dussolier e Émilie Dequenne. In una piccola città del Nord della Francia, la storia di Pauline, una infermiera a domicilio, divorziata, con due figli e vecchio padre a carico. Un partito di estrema destra la vorrebbe capolista alle municipali, lei, convinta per l’occasione di poter fare del bene alla sua gente, accetta. Tema attualissimo, racconto, nelle corde del regista, per scoperchiare i falsi metodi di rispettabilità e buone maniere che stanno da una certa parte politica: all’uscita francese ne febbraio scorso, grandi rimostranze nella destra; da noi “la Repubblica” gli ha riconosciuto uno sguardo “preciso e clinico” senza tuttavia nascondere il difetto “di essere troppo dimostrativo, troppo didascalico”. Durata 95 minuti. (Classico)

 

L’accabadora – Drammatico. Regia di Enrico Pau, con Donatella Finocchiaro, Sara Serraiocco e Carolina Crescentini. Annetta arriva a Cagliari nei primi anni della guerra alla ricerca della nipote Tecla. È una donna solitaria e misteriosa come chi nasconde un segreto. Infatti al paese natale viveva isolata perché era “l’accabadora”, ovvero colei che dà la “buona morte” ai malati in agonia. Ma il rapporto con Tecla cambierà la sua vita, aprendola alla modernità, all’amicizia e all’amore. Durata 97 minuti. (Nazionale sala 2)

 

L’altro volto della speranza – Commedia drammatica. Regia di Aki Kaurismaki, con Sherwan Haji. Khaled ha perso la propria famiglia nella violenza di Aleppo. Fugge e arriva a Helsinki nascosto nella stiva di un cargo, ma al rifiuto delle autorità di prendersi cura di lui preferisce la clandestinità. Mentre si mette alla ricerca della sorella salvatasi da quegli eccidi, trova rifugio nel ristorante di uno sperduto paese, di cui un commesso viaggiatore è appena venuto in possesso. Orso d’argento al FilmFest di Berlino. Durata 91 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Nazionale sala 1)

 

L’amore criminale – Thriller. Regia di Denise Di Noi, con Rosario Dawson e Katherine Heigl. Lui e lei si sono felicemente messi insieme, ma la ex di lui gelosissima fa fuoco e fiamme per metterli l’uno contro l’altra. Durata 100 minuti. (The Space, Uci)

 

Baby Boss – Animazione. Regia di Tom McGrath. Rivisto e rimpolpato per lo schermo da un breve racconto di Maria Fraaze, è la storia di un neonato e dello scombussolamento che procura in una coppia; ma è anche il racconto del rapporto che si instaura tra il bebè e il fratellino maggiore, prima di invidia e piccola cattiveria quotidiana, poi di immancabile affetto e solidarietà quando ci si trova a dover combattere il cattivo di turno. Durata 98 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

La Bella e la Bestia – Fantasy. Regia di Bill Condon, con Emma Watson, Emma Thomson, Kevin Kline, Stanley Tucci e Dan Stevens. Bella finisce prigioniera nel castello governato da un giovane principe tramutato in bestia come punizione del suo cuore senza sentimenti e per il suo egoismo. Fa amicizia con i servitori anch’essi divenuti un candelabro, un pendolo, una teiera, un clavicembalo, uno spolverino. Insieme a loro, saprà guardare al di là dell’aspetto orribile del principe che a sua volta svelerà un animo gentile. Durata 129 minuti. (Uci)

 

Boston – Caccia all’uomo – Azione. Regia di Peter Bergs, con Mark Wahlberg e Kevin Bacon. La ricostruzione, tra immagini di repertorio e ricostruzioni perfette, dell’attentato che sconvolse la città di Boston il 15 aprile 2013, durante la 117ma Maratona, ad opera di due fratelli kirghizi e che fece tre vittime e più di duecento feriti. Durata 133 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

Le cose che verranno – Commedia drammatica. Regia di Mia Hansen Love, con Isabelle Huppert e André Marcon. Una insegnante di filosofia di un liceo parigino, di quelle che più che affidarsi ai sacri testi “insegnano ai giovani a pensare con le proprie teste”, due figli, al giro di boa dei sessanta, si ritrova a fare i conti con un marito che ha deciso di abbandonarla per una più giovane amante, l’età avanzata della madre con il bisogno continuo di attenzioni, un editore che non ha più bisogno di lei e dei suoi saggi. Con la vicinanza e la complicità intellettuale di un giovane ex studente, dovrà reinventarsi un percorso per il futuro. Durata 102 minuti. (Centrale V.O., Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Harpo, Romano sala 3)

 

Le donne e il desiderio – Commedia. Regia Tomasz Wasilewski, con Magdalena Cielecka, Dorota Kolak e Julia Kijowska. Nella Polonia del finire degli anni Ottanta, quattro ritratti di donne infelici e sole per le quali agli occhi del regista, considerato da molti come l’enfant prodige del cinema di casa, non esiste un futuro troppo roseo. Agata, vittima di un matrimonio infelice, è attratta da un giovane sacerdote, Iza è una dirigente scolastica innamorata di un medico, Renata guarda con passione la sua vicina di casa Marzena, che ha sognato un tempo di diventare una reginetta di bellezza. Durata 104 minuti. (Massimo sala 1)

 

Il diritto di contare – Drammatico. Regia di Theodore Melfi, con Octavia Spencer, Janelle Monàe, Taraji P. Hanson e Kevin Kostner. Una storia vera, tre donne di colore nella Virginia degli anni Sessanta, orgogliose e determinate, pronte a tutto pur di mostrare e dimostrare le proprie competenze in un mondo dove soltanto gli uomini sembrano poter entrare e dare un’immagine vittoriosa di sé. Una valente matematica, un’altra che guida un gruppo di “colored computers”, la terza aspirante ingegnere, senza il loro definitivo apporto l’astronauta John Glenn non avrebbe potuto portare a termine la propria spedizione nello spazio e gli Stati Uniti non avrebbero visto realizzarsi il proprio primato nei confronti dei russi. Durata 127 minuti. (Greenwich sala 2)

 

L’eccezione alla regola – Commedia drammatica. Regia di Warren Beatty, con Lily Collins, Alden Ehrenreich, Ed Harris, Annette Nening e Warren Beatty. Nella Hollywood degli anni Cinquanta, Marla entra a far parte, con un contratto di quattrocento dollari a settimana, della scuderia del leggendario Howard Hughes. Si innamora ricambiata del giovane autista che le viene assegnato: ma la regola degli studios della RKO è che nessuno tra quanti ci lavorano abbia una storia con una delle attrici. Durata 126 minuti. (Uci)

 

Fast&Furious 8 – Azione. Regia di F. Gary Grey, con Vin Diesel , Michelle Rodriguez, Helen Mirren e Charlize Theron. Arrivata all’ottavo episodio, lasagna sembra non voler assolutamente tirare i remi in barca. Il pubblico applaude e si va avanti. Panorami che si chiamano New York o L’Avana o la lontana e fredda Siberia, macchine di ogni tipo, velocità e corse a più non posso, l’immancabile cattivo che ha i tratti biondi e gentili della Theron. Durata 128 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Famiglia all’improvviso – Istruzioni non incluse – Commedia. Regia di Hugo Gélin, con Omar Sy e Clémence Poésy. Ancora un’avventura per l’interprete un po’ sballato e dal cuore d’oro di “Quasi amici”. Questa volta, in quattro e quattr’otto, abituato all’allegria dell’animatore turistico, si ritrova padre di una neonata, sua figlia, il frutto di una relazione improvvisa quanto frettolosa. Che sulle prime non vorrebbe, ma poi l’amore di un padre ha il sopravvento e con l’amore i piccoli gesti della vita di ogni giorno: fino a che mamma, dopo otto anni, non si ripresenta l’uscio a reclamare la creatura. Con la vecchia domanda: di chi sono i figli, di chi li alleva o di chi li mette al mondo? Con la modernissima massima secondo cui l’amore c’è dove c’è famiglia. Durata 118 minuti. (Massaua, Eliseo Blu, F.lli Marx sala Groucho, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Guardiani della Galassia vol. 2 – Fantasy. Regia di James Gunn, con Chris Pratt, Kurt Russell e Zoe Saldana. Torna l’agguerrito gruppo del capitolo numero uno, squadra che vince non si cambia, con un bel guadagno alle spalle e tanta voglia di mettere in cantiere il capitolo numero tre. Adesso ecco la scoperta del padre di Star-Lord, l’aggiunta di qualche personaggio nuovo di zecca, ancora divertimento ed effetti speciali, colonna sonora roboante e accattivante. Durata 137 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space anche in 3D, Uci anche in V.O.)

 

Lasciami per sempre – Commedia. Regia di Simona Izzo, con Barbora Bobulova, Miriam Catania, Mariano Rigillo, Valentina Cervi e Max Gazzè. Una famiglia allargata, molto moderna, tre sorelle con i loro amori e loro separazioni, Viola e un figlio da festeggiare con una grande festa, il desiderio di raggruppare tutti, una ospitale villa all’Elba, arrivi e partenze, difetti e pregi, baccano e riflessioni, unioni civili e musica, affetti vecchi e nuovi, passioni sempre respinte, ex e attuali compagni, forse un po’ di autobiografia. Durata 92 minuti. (Ideal, Uci)

 

Lasciati andare – Commedia. Regia di Francesco Amato, con Toni Servillo, Veronica Echequi e Carla Signoris. Costretto per problemi di salute a frequentare una palestra, lo psicanalista Elia. Qui incontra una petulante personal trainer e il di lei fidanzato piuttosto in debito con la legge, lasciata a casa la ex moglie che si è sempre presa cura di lui. Durata 102 minuti. Da saggiare Servillo, stranamente e inaspettatamente in veste divertente. (Ambrosio sala 3, Massaua, Greenwich sala 3, Reposi, The Space)

 

Libere, disobbedienti, innamorate – Commedia drammatica. Regia di Maysaloun Hamoud, con Sana Jammelieh, Shaden Kamboura e Mouna Hawa. Tre donne palestinesi, immigrate a Tel Aviv, Leila avvocato penalista single, Noor musulmana osservante, Salma per la sua omosessualità in contrasto con la famiglia cristiana. Tra idee, amori e vita sociale, tre esistenze che significano l’abbandono di una cultura per avvicinarsi ad un’altra, traducessi e sconfitte. Soltanto la solidarietà tutta femminile riuscirà a salvare le tre donne. Durata 96 minuti. (Massimo sala 2 anche in V.O.)

 

Madeleine – Commedia drammatica. Regia di Mario Garofalo e Lorenzo Ceva Valla, con Chloe Till, Adele Zaglia e Marco Cacciola. L’undicenne Sophie, italo-francese, genitori separati, trascorre la sua vacanza estiva in compagnia della sorella in casa della nonna. È attratta dal verso di un pavone, che ogni sera ascolta, invisibile tra gli alberi del giardino. Ma la nonna un giorno si sente male, le ragazze fanno venire un medico, che però si dimostra più interessato alla maggiore che al mancamento della nonna. Non resta che avvertire il padre, un pover’uomo in mezzo ai guai. Girato in Piemonte. Durata 93 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

Mal di Pietre – Drammatico. Regia di Nicole Garcia, con Marion Cotillard e Louis Garrel. Tratto dal romanzo di Milena Agus, ambientato dalle terre di Sardegna alle pianure di lavanda della Provenza. Gabrielle è spinta dalla famiglia a sposare un operaio spagnolo, Juan, rifugiatosi in Francia a seguito della guerra civile, ma il matrimonio dopo il soggiorno della donna in una clinica per curare i calcoli renali da cui affetta naufraga: con la malattia ha incontrato un ufficiale reduce dall’Indocina e là ricoverato. Durata 116 minuti. (Centrale anche in V.O.)

 

Moglie e marito – Commedia. Regia di Simone Godano, con Kasia Smutniak e Pierfrancesco Favino. Sofia e Andrea, lei conduttrice tv lui neurochirurgo, sposati da dieci anni, un esperimento scientifico non proprio riuscito fa capitare lei nel corpo e nei panni di lui e viceversa. Due vite ormai interscambiabili, le abitudini che passano da uno all’altra, con i tic, le azioni quotidiane, le relazioni, gli affetti, le comprensioni, le ansie, le antipatie. Durata 100 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Personal shopper – Drammatico. Regia di Olivier Assayas, con Kristen Stewart e Lars Eidinger. Maureen vive a Parigi e lavora come personal stopper, con il compito di scegliere gli abiti per una star esigente, a disposizione un budget da far girar la testa. Maureen comunica anche con gli spiriti, con la possibilità di poter “avvicinare” il gemello Lewis scomparso di recente e riappacificarsi con la sua perdita. Durata 105 minuti. (Nazionale sala 2)

 

La tenerezza – Drammatico. Regia di Gianni Amelio, con Renato Carpentieri, Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Greta Scacchi e Micaela Ramazzotti. Tratto dal romanzo “La tentazione di essere felici” di Lorenzo Marone, è la storia di Lorenzo, un avvocato ultrasettantenne, vedovo, e del suo non-amore nei confronti dei figli, dei loro rapporti cancellati da anni. Qualcosa di nuovo sembra nascere nell’animo dell’uomo quando fa la conoscenza dei suoi nuovi vicini di casa, una coppia in apparenza serena e i suoi bambini. Durata 103 minuti. (Ambrosio sala 1, Due Giardini sala Ombrerosse, Romano sala 1)

 

The circle – Drammatico. Regia di James Ponsoldt, com Tom Hanks e Emma Watson. La giovane Mae Holland viene assunta presso una potente azienda di comunicazioni, con grande successo: ma la situazione si può complicare pericolosamente se, dopo aver sottoscritto l’invito a eliminare la propria privacy per essere visibile in rete 24 ore su 24, la sua libertà è annientata e lei altro non è che in potere del grande capo Tom Hanks, capace di distruggere chiunque – anche le persone che alla ragazza sono più vicine – tenti di sottrarsi alla sua volontà e ai suoi disegni. Durata 110 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Grande,Romano sala 2, The Space, Uci)

 

La vendetta di un uomo tranquillo – Thriller. regia di Raùl Arévalo, con Antonio de la Torre, Ruth Diaz e Luis Callejo. Nella capitale spagnola una rapina in una gioielleria finisce male, soltanto uno dei malviventi, Curro, è catturato. Dopo otto anni di carcere, l’uomo esce dal carcere per scoprire che la sua compagna ha intrapreso una relazione con José. Inevitabile per il passato e per il presente un regolamento di conti tra i due. Vincitore di quattro premi Goya, gli Oscar spagnoli. Durata 92 minuti. (Greenwich sala 1)

 

Virgin Mountain – Commedia drammatica. Regia di Dabur Kari, con Gunnar Jonsson e Siguriòn Hjartansson. Fùsi è un quarantenne che deve ancora trovare il coraggio di entrare nel mondo degli adulti. Conduce una vita monotona, dominata dalla routine. Nel momento in cui una donna con la sua bambina di otto anni entrano inaspettatamente nella sua vita, Fùsi è costretto ad affrontare un grande cambiamento. Durata 94 minuti. (Classico)