Si preannunciano come due appuntamenti di grande interesse e davvero imperdibili, per gli appassionati della grande fotografia ad alti livelli d’avanguardia, quelli programmati sotto la Mole, nell’ambito di “Fo.To –Fotografi a Torino” (la grande kermesse dedicata fino al 29 luglio all’ottava arte), con il pluripremiato artista internazionale Steve Sabella. Palestinese, nato a Gerusalemme nel 1975, Sabella vive a Berlino dal 2010 ed è noto per le sue spericolate e funamboliche sperimentazioni praticate in camera oscura e attraverso la composizione digitale, oltreché per le sue decise reazioni ai conflitti politici degli ultimi decenni. E proprio per raccontare la sua complessa visione e filosofia d’arte e di vita, incontrerà il pubblico torinese nel corso di due serate che si terranno:
- mercoledì 6 giugno (ore 18 – 20), presso la Galleria “metroquadro”, in corso San Maurizio 73/F, dove Sabella è già da giorni presente con una mostra personale, in programma fino al prossimo 28 giugno dal titolo “Wavelengths”, che dallo stesso artista verrà illustrata (in modo particolare rispetto alla nuova serie di opere “On Earth”) nei suoi processi di varia creatività e che sarà occasione di confronto e dibattito con quanti non vorranno perdersi un appuntamento di sicura suggestione sotto l’aspetto umano ed artistico
- giovedì 7 giugno (ore 18), presso il MEF-Museo Ettore Fico, in via Cigna 114, dove verrà proiettato il cortometraggio “In the Darkroom with Steve Sabella”, primo film documentario della berlinese – storica dell’arte e cineasta- Nadia Johanne Kabalan, basato su un’intervista che accompagna l’artista di Gerusalemme nella camera oscura, spazio e viaggio per immagini e immaginazione. Al cortometraggio seguirà un talk con Sabella e il pubblico dal titolo “Unlocking visual codes” (“Decifrando codici visivi”).

Per info
- Galleria “metroquadro”, corso San Maurizio 73/F Torino, tel. 3284820897 – www.metroquadroarte.com
- MEF-Museo Ettore Fico, via Cigna 114 Torino, tel. 011/853065 – www.museofico.it
g. m.







aratterizzare l’arredamento di case, ville e palazzi non solo dei più facoltosi uomini d’affari del tempo, ma anche di politici, di principi e re. A lui, a quello straordinario “mercante di meraviglie” (definizione ineccepibile), il torinese Museo di Arti Decorative “Accorsi-Ometto” di via Po dedica, nell’ambito della prima edizione di Fo.To – Fotografi a Torino, una mostra incentrata su una selezione di immagini fotografiche provenienti dall’archivio dell’omonima Fondazione.
Complessivamente sono una quarantina di scatti, articolati in specifiche sezioni, in cui trascorrono come in una sorta di lucida analitica biografia i momenti più significativi della vita di Accorsi, l’amato mestiere, il grande amore per l’arte e per quel sublime arredo capace di trasformare anche il più semplice oggetto artigianale in opera artistica di inestimabile valore e bellezza. Il percorso espositivo comincia con i ritratti di famiglia, per continuare con le immagini dei Savoia, con quelle che in particolare raccontano del suo rapporto di grande amicizia con Umberto II, che gli spalancò le porte delle case più prestigiose d’Italia e gli fece guadagnare la stima di altissime personalità del Novecento, con cui l’antiquario instaurò legami non solo d’affari: dagli Agnelli – solo per citare qualche nome – ai Bruni Tedeschi a Werner Abegg a Riccardo Gualino e ad Henry Ford. Perfino Luigi Einaudi, una volta diventato Presidente della Repubblica, gli diede l’incarico di riarredare il Quirinale con mobili antichi adeguati alla solennità del luogo. E la scrivania settecentesca seduto alla quale il Capo dello Stato tiene, ancora oggi, il suo discorso di fine anno fu trovata proprio da Accorsi. In mostra è anche documentato il forte sodalizio che lo legò alla figura di Vittorio Viale, grande
direttore dei Musei Civici torinesi: nel ’35, i due furono protagonisti della “bruciante sconfitta” derivata dall’Affare Trivulzio, grazie al quale l’intera collezione milanese del Principe Trivulzio sarebbe dovuta approdare a Torino. Purtroppo la transazione non andò a buon fine, a causa dell’intervento di Mussolini (per ripicca, pare, nei confronti di Umberto II, amico dell’Accorsi) che ne bloccò la vendita. Ma la cosa non finì in totale sconfitta. Da abile mercante qual era, l’antiquario infatti riuscì a ottenere come risarcimento il “Ritratto d’uomo” di Antonello da Messina e “Les Très belles Heures” del Duca de Berry miniato da Jan van Eyck, tutt’oggi esposti a Torino in Palazzo Madama. Dopo le mostre sul “Barocco” del 1937 e sul “Gotico e Rinascimento in Piemonte” del 1938, i due collaborarono ancora nel 1963 per la seconda grande rassegna sul “Barocco piemontese”, dove Accorsi espose, fra i pezzi di maggior pregio, il famoso “Doppio-Corpo” del Piffetti. Altra sezione importante della mostra è dedicata alla residenza di Moncalieri, Villa Paola, in nome della sorella più amata. Accorsi la acquistò nel ’28, per farne un “museo vivo”, un unicum nel suo genere, con affreschi neogotici sulla facciata, busti e statue lungo il vialetto e all’interno una miriade di pezzi
e opere d’arte, in prevalenza del Settecento: una raffinatissima collezione da cui, dopo la morte di Accorsi il 25 ottobre 1982, ebbe origine la Fondazione a lui dedicata, mentre già anni prima (nel ’56) l’antiquario aveva comperato dall’”Ordine Mauriziano” il palazzo di via Po, che in parte era dal ’24 sede della sua galleria e che diventerà Museo nel dicembre del ’99, grazie all’operato infaticabile del presidente, Giulio Ometto, fedele “delfino” dell’Accorsi.
Sabato 19 maggio, ore 17.00: LE MERAVIGLIOSE RESIDENZE DI PIETRO ACCORSI








