SABATO 16 GIUGNO Monforte d’Alba (Cuneo) Grande musica per la grande fotografia
In omaggio ai fotografi protagonisti della mostra “Mario Dondero e Lorenzo Foglio – Lo scatto umano”, il compositore, arrangiatore, bandoneonista e pianista Daniele di Bonaventura, amico dello stesso Dondero, sarà infatti in concerto con “Bandoneón Solo” alla terrazza della Fondazione Bottari Lattes, sabato prossimo 16 giugno alle ore 18.30, in via Marconi 16, a Monforte d’Alba. Gratuito l’ingresso, seguirà un aperitivo in terrazza con specialità gastronomiche del territorio. Marchigiano di Fermo e leader del gruppo Band’ Union, Daniele di Bonaventura ha da poco pubblicato il disco “Garofani rossi. Musiche della resistenza e delle rivoluzioni”, dedicato all’amico fotografo Mario Dondero, che reca in copertina una fotografia sulla rivoluzione portoghese del 1974 che Dondero stesso documentò. Autore del recente cd “In maggiore”, realizzato con Paolo Fresu, le collaborazioni di Daniele di Bonaventura spaziano, attraverso i nomi più grandi del panorama musicale internazionale, dalla musica classica a quella contemporanea, dal jazz al tango, dalla musica etnica alla world music, con incursioni nel mondo del teatro, del cinema e della danza. Ha suonato nei principali festival italiani ed internazionali e ha all’attivo più di cinquanta dischi. Il progetto che propone sul palco della Fondazione Bottari Lattes, “Bandoneón Solo”, lo vede esibirsi da solista con il suo strumento, per accompagnare il pubblico in un viaggio sonoro di struggente suggestione, durante il quale ci si ritrova nel mezzo di un rito celebrativo, creato dalla stesura di composizioni originali, che vanno da evocazioni di canti sacri a passi di danza di sapore mediterraneo, a stralci di musica contemporanea, sul filo di un velato pathos e di una sottile malinconia.
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Ricordiamo anche che domenica 15 luglio la Fondazione Bottari Lattes sarà la tappa conclusiva della “Passeggiata Letteraria”, organizzata dalla Fondazione Mirafiore, in compagnia di Giuseppe Cederna, che leggerà “La Chimera” di Sebastiano Vassalli. Il percorso, guidato dall’associazione Andè, con partenza alle ore 16, si svilupperà sulle colline di Monforte (info:fondazionemirafiore.it).
Per ulteriori info : tel. 0173/789282 – www.fondazionebottarilattes.it
g. m



























FINO AL 29 LUGLIO
dislocati in città celebrerà l’ottava l’arte attraverso un centinaio di mostre ed eventi collaterali fra i più vari ed eterogenei. Al MEF, sono 160 gli scatti a firma di Michals, in una rassegna curata da Enrica Viganò e organizzata in collaborazione con la Fundacion Mapfre di Madrid secondo un percorso espositivo articolato in una decina di sezioni che documentano le diverse modalità espressive gradualmente elaborate dall’artista, insieme alle diverse “serie” realizzate nel tempo su specifici argomenti. Il percorso è lungo. Si parte dal 1958 con una selezione di ritratti realizzati durante una vacanza nell’ex-Unione Sovietica che lo avvicinano con tale entusiasmo al mondo della fotografia da indurlo ad abbandonare, al suo ritorno in patria, il lavoro di grafico per abbracciare in toto la carriera di fotografo. In toto e sempre in piena libertà, nonostante le collaborazioni che subito gli arrivano come free lance da riviste importanti quali “Esquire”, “Mademoiselle” e “Vogue”. Le prime fondamentali sperimentazioni – sulle orme fantasiose e surreali di maestri e mostri sacri dell’arte, incontrati e ritratti, come Magritte, De Chirico e Balthus – iniziano a metà anni Sessanta, con la
collezione “Empty New York”, ispirata a Eugène Atget e tesa a rappresentare la città vuota e silenziosa di una domenica mattina (“Ciò che non posso vedere – scrive – è infinitamente più importante di quello che posso vedere”), per continuare con quelle geniali “Sequenze” che forse gli hanno dato la maggior fama e cui arrivò proprio“per superare la frustrazione del fermo immagine”, accompagnandole successivamente a testi manoscritti, attraverso i quali esprimere ciò che non è visto in foto (posizioni politiche o di critica sociale, ad esempio) ma che va assolutamente raccontato e condiviso. Gioco. Ironia. Sperimentazioni che continuano e si riproducono in un valzer infinito. Fino ad arrivare, negli ultimi anni, alle “Fotografie dipinte”, alla reinterpretazione dei vecchi ferrotipi acquistati nei mercatini di strada, in cui Michals sovrappone segni e parole disegnate nell’olio: celebre il “Rigamarole” del 2012. In rassegna anche le ultime opere dell’artista
in formato video-cortometraggio, insieme a documenti, disegni originali o modelli di libri mai presentati in precedenza, così come una biografia illustrata. E, in chiusura, il “Lavoro su commissione”, portato avanti sempre con grande determinazione per mantenere viva la libertà della ricerca personale: ritratti di personalità del mondo dello spettacolo e della cultura (singolare quello con testo manoscritto realizzato all’inventore del Reade-Maede, Marcel Duchamp) fino alle riprese fotografiche – su commissione ufficiale del governo messicano – dei Giochi Olimpici del ’68 a Città del Messico e alla copertina dell’album “Synchronicity” dei Police datato ’83. Per ogni opera, il rifiuto convinto delle snaturanti e impersonali strategie di mercato. E di qui anche la caratteristica, oggi molto rara, del piccolo formato adottato per le sue fotografie. Del resto, afferma ancora Michals: “Non mi interessa la stampa perfetta. Mi interessa un’idea perfetta. Idee perfette sopravvivono a stampe scadenti e a riproduzioni economiche. Possono cambiare le nostre vite”.