CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 719

 “Demolition”, un lutto per distruggere la casa e rinascere

Pianeta Cinema a cura di Elio Rabbione

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Un incidente d’auto, una macchina che piomba su quella di una coppia mentre gli occupanti stanno tranquillamente discutendo di incidenti casalinghi, del frigorifero della cucina che perde acqua e che andrebbe subito riparato. La donna muore in ospedale, il marito David, investitore di successo nella finanziaria del suocero, si rintana in un asettico dolore, in una annebbiata esistenza che lo lascia lontano, assente dal dramma che la vita gli fa attraversare. Con la moglie morta poche camere più in là, lui s’affanna a far scendere dal distributore quella merendina che ha scelto e, insoddisfatto, a rimpiangere quel dollaro e rotti che la macchina s’è mangiato. Tutto diventa banale, quasi incomprensibile chi attorno a lui si dispera per la perdita, lui torna immediatamente a occupare la propria scrivania e a rintanarsi in ufficio, mentre qua e là prendono forma immagini della defunta, frettolose, senza reale importanza, dei flash presto dimenticati. Innegabile che qualcosa covi all’interno dell’uomo, una ribellione, un accanimento ancora inspiegato: inizia a scrivere lettere di protesta, esigendo il rimborso di quegli spiccioli catturati dalla macchina, all’ufficio reclami della ditta che fornisce quei distributori, allargando a macchia d’olio su quelle pagine brani di una vita, il proprio disagio, l’esistenza ammaccata, il tempo andato quanto soprattutto il vuoto del presente. Come inizia a demolire una vita precedente, vista attraverso le imperfezioni o la noia o la volontà della scoperta dei tanti oggetti che gli stanno attorno, oggi il frigorifero dell’innocente discordia, domani una macchinetta del caffè o un computer, domani ancora l’intera cucina o la casa.demoli2

La fisicità prende il sopravvento sulla tranquillità e sul vuoto del trauma, sulla stessa domanda se davvero nel passato abbia conosciuto un amore vero, una lotta con se stesso – e una conoscenza – che trova l’appoggio della donna che ha ricevuto le sue lettere e di suo figlio, giovane ribelle con il tarlo ossessivo della propria omosessualità. Un modo per liberarsi dei fantasmi, di andare oltre, di dare un nuovo assetto ad una nuova esistenza.

“Demolition”, sgravato tout court di una disturbante appendice dell’edizione italiana (“amare e vivere”), è il nuovo film di Jean-Marc Vallée, regista canadese che Hollywood vede di buon occhio e che tre anni fa ha acclamato per “Dallas Buyers Club”. Ancora un bel ritratto umano, una regia attenta nel condurre avanti il dramma interiore, capace di calibrare certi aspetti più forti chiedendo aiuto ad un fantasma femminile, con certi sognanti intermezzi che rispecchiano una giostra a cavalli di antiche memorie o le note e la voce di Aznavour e della sua “Bohème”, o con insperati tratti di humour, il tutto ad alleggerire quella furia distruttiva che come un uragano agguanta il protagonista. Quello che non corre nella storia, nella sceneggiatura scritta da Bryan Sipe, o ha ilfilm-demolition fiato a ben vedere corto, è l’affastellarsi di una eccessiva simbologia che carica a negativa dismisura il racconto (l’albero sradicato, le chiacchiere di un uomo che a volte appare più che altro completamente fuori di sé, il mobilio preso a calci e ben oltre) come finisce con il nuocere raccontare ogni cosa – disperazione, linguaggio, atteggiamenti, azioni di ogni giorno, fughe nella ribellione – sfacciatamente sopra le righe, senza quei binari che la renderebbero assai più credibile.

In questo zoppicare, ancor di più s’apprezza la prova di eccellente maturità che offre Jake Gyllenhaal, in una vastissima gamma di sentimenti, nascosti o immediati, tra la confusione e l’annichilimento, tra il dolore lontano e il rendersi conto di verità tenute nascoste. Attorno a lui Naomi Watts, Chris Cooper disperato suocero e la rivelazione Judah Lewis, sboccato, unghie laccate, sfrontato quanto basta ma con un dolore dentro che solo al protagonista, a quell’uomo caduto in casa sua chissà da dove, può essere rivelato.

“Carlo, Ettore, Maria e la Repubblica”

gobetti2Martedì 4 ottobre, alle 21,00, al Teatro “Gobetti”  di via Rossini  a Torino andrà in scena la pièce teatrale “Carlo,Ettore,Maria e la Repubblica. Storia d’Italia dal 1945 a oggi”,di Leonardo Casalino e Marco Gobetti. La rappresentazione, liberamente ispirata al volume “ Raccontare la Repubblica / Storia italiana dal 1945 a oggi: sette testi da interpretare a voce” è una co-produzione dell’Associazione culturale Compagnia Marco Gobetti e del Coordinamento Teatrale Trentino. In scena, con la recitazione di Marco Gobetti e la musica di Beppe Turletti,  scorreranno le scene quotidiane della vita di una famiglia, attraverso gli ultimi 70 anni della nostra storia nazionale. Ettore, il padre, è un ex partigiano che, finita la guerra, vive ricattando gli ex fascisti, pistola alla mano.Maria, la madre, quando Ettore la incontra, nel 1946, gobetti1faceva la prostituta in una casa chiusa di Torino. Il loro amore, la passione di Maria per il cinema e la letteratura, le loro lotte, i loro vecchi mestieri e quelli nuovi, il loro riscatto sociale offrono lo spunto per una storia piccola e paradigmatica, però, del tentativo nella grande storia, di formare una società civile capace di un rapporto maturo con il potere politico. Che cosa resta di quel tentativo? La risposta spetta a Carlo, figlio di Ettore e Maria, la cui vicenda affonda le radici nel presente che viviamo e nei settant’anni che lo precedono. Un intreccio di biografie di pura invenzione che lascia emergere la nascita e storia della Repubblica Italiana. Un racconto che, evocando la storia di Italia dal 1945 a oggi, intende farsi strumento di ricordo, ma anche di apprendimento, sogno, coraggio, pensiero e azione. L’appuntamento del 4 ottobre è preceduto da alcune  “Prove pubbliche su strada” , il 26,27 e 28 settembre – dalle 15 alle 16 pomeridiane –  di fronte alla Libreria La Bussola , al civico 9 di via Po. L’evento, con il Patrocinio della Città di Torino, prevede un biglietto unico a  € 10 , con prevendite presso la  Libreria La Bussola.

 

Marco Travaglini

 

 “Corto e fieno”, festival di cinema rurale

fienoUn evento culturale – cinematografico fuori dai soliti schemi: così si potrebbe definire la settima edizione del “Festival del cinema rurale”, che ha avuto luogo con una terna di rappresentazioni svoltesi rispettivamente ad Ameno, Omegna e Miasino, nei giorni 16,17,18 settembre. Corto e Fieno è un progetto dell’associazine culturale “Asilo bianco”: dal 2010, la passione di un gruppo di artisti, attraverso il cinema, indaga la persistenza del rurale nella società contemporanea, raccoglie testimonianze e promuove recuperi delle tradizioni della terra. Attività parallele sono esposizioni e laboratori didattici, legati alle tematiche dell’arte contemporanea e della letteratura. In particolare, l’evento di sabato 17 settembre sera, al Cinema Sociale di Omegna, ha visto un’affluenza consistente di pubblico di tutte le età. In apertura sono intervenuti Paola Fornara e Mario Martone, che hanno descritto la serie di fieno3sezioni e di film proiettati poi in serata.  Era presente anche Davide Vanotti che, insieme alla stessa Fornara, cura la direzione artistica del festival stesso. Sarebbe troppo lungo qui commentare tutte le proiezioni, di durata e tipologia completamente diverse tra loro, ma tutte particolarmente attraenti e interessanti. Molto divertente il primo cortometraggio, di Lana Pavkov, intitolato World Champion; tre simpatici agricoltori serbi hanno collezionato un sacco di coppe e vinto il campionato del mondo assegnato a chi ha la formula per avere le uova più resistenti alla rottura: la prova avviene facendo scontrare 2 uova tra loro per vedere a che punto si rompono. Il secondo, intitolato “Ice cream”, prodotto da Serhat Karaaslan, è abbastanza comico mostra un ragazzo di 11 anni che, correndo tra campi e sentieri attorno a casa sua, richiamato più e più volte dalla madre, rincorre il venditore di gelati che arriva in paese col suo scassatissimo side-car adibito a gelateria mobile. Pur di ottenere un cono, anche mezzo sciolto, Rojhat convince il gelataio ad essere pagato con due uova, rubacchiate in cascina sotto la pancia delle galline. Quello che non è chiaro (anzi è comico) come faccia l’operatore a inseguire il ragazzino per tenerlo inquadrato da vicino. “Il potere dell’oro rosso” è invece una fiction che narra l’incontro, iniziato male e finito bene, tra un burbero e sospettoso contadino pugliese e un giovane bracciante africano, alle prese con la coltivazione dei pomodori (l’oro, appunto, rosso). Il film – documentario DERT, di Mario e Stefano Martone, mostra come con l’aiuto della cooperativa INSIEME , si possano superare gli assurdi comportamenti e fieno2conflitti nazionalistici, che hanno portato a scontri armati, passati e recenti. Esempio significativo il conflitto jugoslavo, sviluppatosi tra il 1991 e il 1995, che ha riportato in Europa lo spettro della guerra, in un’epoca in cui la tecnologia e i mezzi di comunicazione avevano già raggiunto un alto livello di sviluppo. Oggigiorno, questi avvenimenti, sono stati quasi cancellati dalla memoria pubblica come se fossero parte di un passato lontano dal nostro presente. Purtroppo, pur essendo cambiata l’area geografica, anche oggi dobbiamo assistere a guerre all’interno dei singoli stati.  Tornando al film e al conflitto Jugoslavo, non è un caso che gli scontri si siano sviluppati all’interno di quest’area geografica: la presenza di numerose e diverse etnie, che convivono l’una accanto all’altra, ha comportato gravi tensioni, dovute in parte alla ripartizione del territorio. La cooperativa INSIEME, coinvolge le persone che hanno scelto di continuare ad amare la loro terra,valorizzare i frutti che produce e dividerseli di comune accordo: alla faccia delle etnie a cui ognuno sembra o vuole appartenere.

 

Elio Motella

 

L’iperrealismo magico di Labar tra Sicilia e Monferrato

labar2Tra le tante iniziative nel nome di” Vendemmia in arte” si inserisce la mostra di Labar, famoso pittore, scultore, incisore che, lasciata da tempo la sua Sicilia, ha trovato in Monferrato nuove ispirazioni.

Affascinato dal paesaggio collinare, trasferisce alle tele le proprie emozioni con una cura del dettaglio così estrema da inserirsi nella sfera dell’ iperrealismo magico. Mai la sua è  trascrizione di realtà che scade nel pittoresco, nella mera piacevolezza del soggetto bello di facile presa bensì rappresentazione che supera la contingenza per assurgere ad un piano superiore, purificato, atemporale. I frammenti del paesaggio, pur così veri nelle sfumature cromatiche, nei contrasti luministici, assumono significatolabar1 di archetipi, sedimentazione del patrimonio inalterato della terra monferrina. Sono forme di vita senza tempo, assolute ed eterne, memoria di appartenenza alla cultura contadina che indaga e conosce i segreti della natura. Attraverso la contemplazione della realtà che lo circonda, Labar concilia ciò che è visibile all’invisibile con percezioni meditative ed evocative di spiritualità; ama allo stesso modo Monferrato e Sicilia, la diversità sta solo nelle simbologie che identificano le due realtà. Da una parte la collina con i suoi frutti, dall’altra il cormorano, l’agave, il mare. Soprattutto il mare, la spiaggia purificata dalla spuma delle onde che rievocano i miti della Magna Grecia tanto da portare alla mente i versi foscoliani che ricordano nostalgicamente” le sacre sponde di Zante”

Giuliana Romano Bussola

 

 

 

 

 

 

Tecniche e risultati differenti nella “Esposizione Arti Figurative” alla Promotrice

mapelli-promotrice372 espositori per un complessivo di 505 opere esposte: queste le cifre che animano la 174a Esposizione di Arti Figurative, aperta sino alla fine di ottobre presso le sale della Promotrice delle Belle Arti al Valentino. Non soltanto, nel susseguirsi delle tante presenze debitamente ordinate dall’attenzione di Orietta Lorenzini, la presenza dei maestri, un omaggio ai cieli di Antonio Carena come alle ballerine o alle maternità di Sergio Unia, agli angoli parigini di Piero Solavaggione e al tratto arioso che conte-promotricericorda le rive “lungo la Dora” di Pippo Bercetti, alle opere inquiete e inquietanti di Guido Bertello (l’immagine tragicamente fissa di “Tre palle un soldo”) e ai fiori rosati dell’acquerellista Luciana Bey scomparsa di recente, agli esercizi inconfondibili e spavaldi di Soffiantino e di Carol Rama, al “Nudo” di Spazzapan e alle spiagge abitate dalle barche di Enrico Paulucci, ai ritratti scolpiti di Nini Maccagno: quasi sempre in un buon livello di esposizione – anche se come in ogni mostra non mancano debolezze o forzature, artisti che aiutano numericamente la mostra ma qua e là la impoveriscono qualitativamente – trovano posto artisti giovani e meno giovani, che consolidano o portano avanti un preciso loro discorso artistico, nelle differenti forme di ferrari-promotriceapproccio, dagli oli agli acquerelli alle tecniche miste, dalla terracotta al legno al bronzo, attraversando intenzioni e risultati tra squarci di paesaggi e ritratti per la maggior parte, tra azzardi contemporanei, tra reminiscenze degli antichi maestri (anche certi collegamenti a Vermeer o a Leonardo o ad Antonello si fissano nella sicurezza dell’originale), tra fantasiose, moderne, composizioni.

Nel percorso artistico, trovano il proprio spazio d’attenzione i colori squillanti che Bruno Molinaro imprime impressionisticamente ai suoi “Papaveri e girasoli”, l’intreccio di tessuto riciclato e resina con cui Osvaldo Moi costruisce l’”Occhio di Giove”, le sculture di Marcello Giovannone che allineano legno e piombo, il nudo languido e perfetto di Renata Ferrari, la “maternità” inconfondibile, estremamente reale di Tatiana rinella-promotriceVeremejenko, i “Giochi nell’acqua” che Lidia Delloste ambienta con grazia in tranquille distese azzurre. Come tutta la maestria di Adelma Mapelli traspare dal raffinato lirismo di quell’”Attimo” che ferma con il suo acquerello in un perfetto gioco di luci e di ombre, incantano le “Rose” di Anna Cervellera, il viso scavato e bluastro che occupa le “Riflessioni” di Tiziana Inversi, il felino di Rinella Palaziol colto nellapromotrice-locandina tranquillità di un personale relax o quelli di Luisa Conte – “The Felix Band” – simpaticamente legati alla loro musica, le geometrie dello “Scalo merci” di Andrea Tulliach e l’affettuoso omaggio a Ettore Scola firmato da Marisa Manis tra ritagli di giornale e esatte reinvenzioni, tra “C’eravamo tanto amati” e “Una giornata particolare”, il golfo napoletano raccontato da Anna Borgarelli, il metafisico “Incontro con gli autori” uscito dalla fantasia di Carlo Rivetti, il fotogramma di Anna Sciarrillo che regala ancora una volta l’erotismo della Antonelli e del suo “Malizia”, il favolismo che Natalia Alemanno sparge sul “Cairo”, il realismo succoso con cui Santina Barbera trasmette i colori italiani in un piatto, estremamente vivo e “verace”, di pomodori, mozzarella e basilico.

Elio Rabbione

(Ad incominciare dall’alto, nell’ordine, le opere di: Adelma Mapelli, Luisa Conte,

Renata Ferrari, Rinella Palaziol)

Gaidano, quei ritratti che approfondiscono psicologie e sentimenti

gaidano-fogliatoBizzarro e geniale definisce oggi Giovanni Gaidano il suo antenato, lasciando per breve durata l’ambiente del suo “Olfattorio” di piazza Bodoni e, girato l’angolo, immergendosi tra le sale della Galleria Fogliato (sino al 24 settembre) per rendere omaggio a quel Paolo e ai suoi affreschi – fu in vita omaggiato come “il signore degli affreschi” -, alle sue tele pronte a catturare interni e momenti di vita, bozzetti di campagna, paesaggi ariosi e solari, angoli del suo studio, come ai ritratti – forse la punta maggiore di un’arte severa e sanguigna, capace di cogliere con estrema esattezza i sentimenti, gli umori sotterranei, i ricordi che stanno al di là degli sguardi profondi. Sguardi familiari, il padre la nonna la sorella, le ragazze di quella campagna che s’allarga tra Poirino, suo paese natale (vi era nato nel 1861, morì a Torino nel 1916) e Carignano e Carmagnola, come gli sguardi della cerchia degli amici, uno per tutti lo scultore Antonio Stuardi, o dei benefattori – l’industriale Giovanni Melano, cui Emanuele Appendini, impegnato negli affreschi della chiesa di Santa Croce a Poirino, segnala quel ragazzino appena tredicenne che ogni giorno lo guarda lavorare e tenta di imitarlo, si offrirà di farlo studiare a sue spese iscrivendolo all’Accademia Albertina di Torino, dovrà avrà come insegnanti Gamba e Gastaldi e per compagni di corso tra gli altri Grosso egaidano-foglia Tavernier – o dei rappresentanti della nobiltà che lo reclamano, sino ad arrivare a Casa Savoia (il ritratto non terminato del 1902 a Vittorio Emanuele III, che lo volle ai piedi del letto negli ultimi momenti di vita, come racconta la principessa Maria Gabriella, che ha prestato il quadro per la mostra). Ma a quell’ultima tappa, lui scontroso e chiuso nel lavoro e nella ricerca, caparbiamente schivo, arriva malvolentieri, vede nell’ambiente non tanto le occasioni più che positive che potrebbero nascere quanto piuttosto la fatica ad un adattamento, un linguaggio troppo lontano dal suo, la rinuncia a valori più immediati.

Curata da Franco Pavesio che da anni insegue l’artista con i suoi studi e i suoi approfondimenti e accompagnata da un elegante catalogo, la mostra allinea le immagini degli affreschi, dalla volta del Duomo di Carignano, di recente restaurati, dove campeggia “La caduta degli angeli ribelli”, capolavoro di un diciottenne fresco d’Accademia, a quelli eseguiti per la sede antica del San Paolo o per la chiesa del Cottolengo a Torino sino ad arrivare al “Calvario” di Bussana del 1911 (3,30 metri di altezza per 14 di lunghezza), in cui raccoglie una quarantina di personaggi, in un susseguirsi di scene il cui fulcro è rappresentato dalla Croce ed i sentimenti che i presenti provano nei confronti di essa (bellissima la centralità del dubbio del centurione romano avvolto in un improbabile mantello blu).

Oltre venti poi le tele dove predominato gli ampi spazi che abbracciano la tragedia di Manon Lescaut o l’elegante interno borghese, quadri tappeti specchi raffinati, di gaidano“Estasi” (del 1888) con il canto e il suono di una chitarra di un giovane di fronte al divertimento di due ragazze, l’una più giovane e vero interesse dell’uomo, deciso alla corte pur sotto l’occhio vigile e ingombrante dell’altra donna, deciso e sfrontato se si pensa a quel mozzicone di sigaretta che Gaidano ha posto lì, nel bel mezzo del pavimento in primissimo piano. O “I delusi”, presentato all’Esposizione Generale Italiana di Torino nel 1884, la rappresentazione drammatica e realissima di due giovani amanti, abbracciati, morti per le esalazioni di un braciere, un fatto di cronaca che avrebbe colpito l’autore o un amore contrastato, simbolico e autobiografico allo stesso tempo, vissuto da un ragazzo all’epoca ventitreenne; o l’”Angelus” dell’87 dove l’aspetto religioso, costruito con i visi e gli atteggiamenti della gente della sua terra, viene per un attimo disturbato dalla risata che il ragazzino davanti a noi cerca di soffocare.

E poi il capitolo dei ritratti, di se stesso innanzitutto, tre diversi esempi che lo vedono ingaidano-ragazza altrettante diverse età. Basterebbero gli occhi ormai assenti della vecchia nonna o l’importanza tutta manageriale data al cav. Mellano, certi schizzi maschili come la “Ragazza seduta in giardino”, colta in un attimo di affaticata se non dolorosa riflessione, la grandezza e il rispetto propri del “Ritratto di uomo con barba” e soprattutto la spensieratezza di un giorno di festa della “Ragazza con bustino” – l’eleganza semplice, il sorriso, il vezzo del piccolo mazzo di fiori, la leggera smorfia e il sorriso tra ombra e luce – per sottolineare ancora una volta la grandezza di Gaidano nell’avvicinarsi ai suoi personaggi, nel coglierne gli aspetti meno in superficie, nell’approfondire attraverso un puntuale particolare psicologie, sentimenti, infelicità o gioie di un momento.

 

Elio Rabbione

Tre appuntamenti per scoprire le Residenze Reali

18 settembre – 24 settembre – 1 ottobre

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Dalla Reggia di Venaria Reale al Castello di Agliè fino alla Palazzina di Stupinigi: tre appuntamenti tra settembre e ottobre per scoprire, attraverso il linguaggio dello spettacolo dal vivo, alcune Residenze Reali, ma soprattutto un’occasione per sperimentare una mobilità alternativa.

Nasce così Residenze Svelate, progetto promosso dalla Fondazione Piemonte dal Vivo con il sostegno della Compagnia di San Paolo, che abbina alla realizzazione di spettacoli site specific nelle Residenze Reali una nuova idea di mobilità sostenibile.

Bicicletta per i più sportivi, ma anche treni e tram con itinerari dedicati: per ogni appuntamento è stato individuato un percorso che colleghi il centro di Torino alle residenze, attraverso soluzioni alternative rispetto al trasporto privato in auto.

Questi primi appuntamenti di Residenze Svelate – commenta Paolo Cantù, Direttore di Piemonte dal Vivo – puntano a sviluppare relazioni di partnership con soggetti pubblici e privati per realizzare un circuito vero e proprio delle residenze, nell’ottica della mobilità sostenibile anche al di là della fruizione puntuale di un cartellone di spettacoli.

VENARIA MAIORANO

Si parte – letteralmentedomenica 18 settembre alle ore 14.00 dal Parco del Valentino a Torino per un percorso ciclabile di 10 chilometri alla volta della Reggia di Venaria Reale. Nell’ambito della Settimana Europea della Mobilità e organizzata in collaborazione con l’Associazione Bike Pride, la pedalata prevede soste lungo il percorso con intermezzi di circo contemporaneo e all’arrivo a Venaria la possibilità di ristoro, custodia e assistenza tecnica con una Ciclofficina. Alla Reggia sarà possibile assistere agli spettacoli della rassegna “Natura in Movimento”, azioni di teatro e danza nel magnifico contesto dei giardini. Fino alle ore 18.00 sono previste performance con artisti come Gabriella Cerritelli, la compagnia spagnola Thomas Noone Dance, Blucinque/Qanat, un duo della compagnia francese Les Antipodes, l’israeliana Ella Rothschild e gli allievi della Nod – Nuova officina per la danza.

Per questo appuntamento, è necessario iscriversi gratuitamente su Eventbrite (www.eventbrite.it), per ottenere la copertura assicurativa RC stipulata con Unipol. Ai primi 30 iscritti sarà inoltre omaggiato il biglietto di ingresso alla Reggia che permette la visione degli spettacoli in programma (costo per tutti gli altri 6 euro). Il rientro a Torino è previsto con partenza verso le ore18.30 da Venaria.

Sabato 24 settembre l’appuntamento è ad Agliè per una giornata all’insegna di Guido Gozzano. Alle ore 14.50 partenza dalla Stazione di Porta Susa con il treno del Gruppo Torinese Trasporti (GTT) che durante il percorso sarà animato da un team di attori di Quinta Tinta (costo del biglietto euro 3,30 a tratta, per il percorso Torino – Rivarolo). I viaggiatori saranno coinvolti nella lettura delle poesie di Guido Gozzano, poeta celebrato nel 2016 per i cent’anni dalla morte.

Al Castello di Agliè, nelle vesti della signorina Felicita, Lorena Senestro proporrà una personalissima interpretazione del celebre “salottino in disuso” di Guido Gozzano, in “ La Signora Felicita ovvero la Felicità”, nella versione studio della produzione del Teatro della Caduta per la regia di Massimo Betti Merlin, dove tornano in vita le storie e i personaggi delle sue poesie sulle note di Andrea Gattico, pianista da tabarin torinese, con papillon, canzoni e abito da sera. Al termine dello spettacolo, rientro a Torino con arrivo previsto per le ore 19.15. Il treno effettua il servizio da/per la stazione di Rivarolo, dove è poi previsto un servizio gratuito di navetta da/per il castello. Il biglietto di accesso al Castello di Agliè (euro 4,00) include la visione dello spettacolo.

Sabato 1 ottobre, in collaborazione con l’Associazione Klug, uno Smartram realizzerà un percorso circolare speciale dalla Stazione di Porta Nuova a Strada del Drosso. La linea 4N – dalle 14.30 alle ore 21.00 – diventerà un contenitore non convenzionale di arte e musica, attraversando i quartieri e raccontando le trasformazioni della città (costo biglietto ordinario GTT euro 1,50).

Dalle ore 16.30 alle ore 18.00 la Palazzina di Caccia di Stupinigi sarà animata dalle performance musicali Babar l’elefantino di Francis Poulenc per pianoforte e voce recitante e Pierino e il Lupo di Sergej Prokof’ev per decimino e voce recitante. Il biglietto di accesso alla Palazzina di Stupinigi include la visione degli spettacoli.

A corallario del progetto, in tutti e tre gli appuntamenti, saranno ascoltati i feedback dei partecipanti da Tips Theater, per raccogliere in modo creativo e divertente pareri e impressioni sugli spettacoli, sui tragitti sostenibili e sulle residenze sabaude.

(foto: Vincenzo Maiorano)

Informazioni

tel. 011 4322902

www.piemontedalvivo.it

Da TorinoDanza in 200 a Lione

Lione, Stade de Gerland Domenica 18 settembre 2016, ore 16.00
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INSIEME PARATA URBANA
un progetto di Torinodanza festival/direzione Gigi Cristoforetti e Biennale de la Danse di Lyon/direzione Dominique Hervieu

Domenica 18 settembre 2016, a partire dalle ore 16.00, allo Stade de Gerland di Lione, si svolgerà il Défilé della Biennale de La Danse di Lyon, la più grande manifestazione di danza in Europa. Per la seconda volta, dopo l’edizione del 2014, la kermesse vedrà la partecipazione del gruppo di Torinodanza, composto da 200 persone – 150 danzatori e 50 musicisti dell’Unione Musicale Condovese -, che sfilerà insieme ad altri 5.000 danzatori, fra professionisti e amateurs.

defilee-lione-4Insieme – Parata urbana, il Défilé di Torinodanza 2016, realizzato con il sostegno di Compagnia di San Paolo, è energia, fisicità allo stato puro, passione italiana e tanto divertimento: il progetto racchiude in sé una ricerca che parte dalla cifra espressiva del coreografo Roberto Zappalà. Imprimendo alla creazione un’impronta stilistica capace di innervare la tradizione musicale partenopea con il linguaggio coreografico dell’artista catanese. Punto di partenza sono stati i classici delle canzoni e delle musiche di Napoli, riviste con gli arrangiamenti del maestro Gianluca Calonghi, con il quale Torinodanza ha già lavorato per Expo 2015 e per il Défilé di Luci d’Artista.

Dopo mesi di accurato lavoro preparatorio, coordinato dalla coreografa torinese Elena Rolla, la performance Insieme debutterà a Lione il 18 settembre. Successivamente sarà presentata a Torino, inserita nel programma degli eventi di Terra Madre Salone del Gusto, il 24 settembre (o, in caso di pioggia, il 25 settembre) e avrà un grande finale, grazie alla compagnia di Roberto Zappalà, che proporrà un estratto della coreografia Lava Bubbles. A Torino il Défilé prenderà il via, il 24 settembre, alle ore 16.00 da Piazza Palazzo di Città e arriverà in piazza Carignano dove, alle ore 17.00, avrà inizio la performance Lava Bubbles. Il Défilé sarà infine presentato a Casale Monferrato il 1° ottobre 2016.

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staff artistico e organizzativo
concept Roberto Zappalà
assistenti Elena Rolla, Alain El Sakhawi
con l’aiuto di Melissa Boltri
musicisti Unione Musicale Condovese
diretta dal maestro Gianluca Calonghi

Un progetto di Torinodanza festival / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Biennale de la Danse di Lyon con il sostegno e la collaborazione di Compagnia di San Paolo
in collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo – Circuito Regionale Multidisciplinare e Scenario Pubblico / Compagnia Zappalà Danza – Centro di Produzione della Danza / Città di Biella /  Opificio dell’Arte / Città di Casale

Spettacolo programmato in collaborazione con La Francia in Scena. La Francia in Scena è la stagione artistica dell’Institut français Italia / Ambasciata di Francia in Italia / Fondazione Nuovi Mecenati

Oggi al cinema

Le trame dei film nelle sale di Torino

 

A cura di Elio Rabbione

 

film-doryAlla ricerca di Dory – Animazione. Regia di Andrew Stanton e Angus MacLean. Una festa per i piccoli, e non soltanto. A tredici anni dal successo planetario di “alla ricerca di Nemo”, ecco che oggi è la pesciolina Dory a prendere il sopravvento sulla terna dei protagonisti di un tempo, mentre nuovi caratteri marini s’aggiungono. In una lunga traversata tra Australia e California, Dory cercherà di accettare quella smemoratezza che la perseguita, anche con l’aiuto di vecchie conoscenze, dallo squalo balena Destiny che causa la miopia va a sbattere da ogni parte al polpo Hank, nervoso quanto basta, a Bailey, beluga migliore di tutti. Durata 97 minuti. (F.lli Marx sala Groucho e sala Chico, Greenwich V.O., Ideal, Lux sala 2, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

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Demolition – Amare e vivere – Drammatico. Regia di Jean-Marc Vallée, con Jake Gyllenhaal, Naomi Watts, Chris Cooper e Judah Lewis. Dal regista di “Dallas Buyers Club” e di “Wild”, la storia di Davis, broker di successo, che perde la moglie in un incidente d’auto. Si accanisce contro se stesso, contro quegli oggetti che le ricordano la defunta, contro la casa stessa, sino alla distruzione, avvilito, confuso, rabbioso; sino a quando, inaspettatamente, inizia a frequentare una sconosciuta, e suo figlio, cui attraverso lunghe lettere confessa tutto il proprio disagio di uomo solo. Forse con la presenza di un nuovo nucleo familiare qualcosa potrà cambiare. Durata 101 minuti. (Centrale V.O., Nazionale sala 1, Uci)

 

Il diritto di uccidere – Azione. Regia di Gavin Hood, con Helen Mirren, Aaron Paul e Alan Rickman. Il colonnello inglese Katherine Powell dirige a distanza un’operazione contro una cellula terroristica a Nairobi. Il suo “occhio” sul campo è un darne pilotato in Nevada dal giovane ufficiale Steve Watts: quando diventa inevitabile sferrare un attacco entrambi realizzano che anche una bambina cadrebbe tra le vittime. Nessuno nella stanza dei bottoni vuol prendersi la responsabilità di una decisione tanto drammatica. Ultima prova sullo schermo per il grande Alan Rickman. Durata 102 minuti. (Eliseo Blu)

 

L’effetto acquatico – Commedia. Regia di Solevi Ansbach, con Samir Guesmi e Florence Loiret-Caille. Samir, di professione gruista, si innamora di Agathe, istruttrice di nuoto a Montreuil, nella regione parigina. Pur di averla accanto e poterla frequentare, decide di prendere lezioni di nuoto nella piscina comunale, benché sia già un provetto nuotatore. Se la ragazza (del cuore) dovrà raggiungere l’Islanda per partecipare ad un congresso internazionale dei maestri di nuoto, Samir non esiterà a seguirla: non dovrà che spacciarsi per un istruttore israeliano. Più semplice di così… La rivista “Ciak” ha definito il film come “uno dei film più divertenti dell’anno, un gioioso inno alle infinite declinazioni dell’amore, in cui l’acqua svolge il ruolo di Cupido ed è più resistente di ogni scelta razionale”. Opera postuma della Anspach scomparsa un anno fa a 55 anni. Durata 85 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Romano sala 3)

 

film cinemaEl abrazo de la serpiente – Drammatico. Regia di Ciro Guerra, con Jan Bijovoet e Nilbio Torres. Karamakate, sciamano amazzonico, vive lontano dalla sua gente: un giorno arriverà Evan, etnobotanico americano, alla ricerca di una misteriosa pianta allucinogena. Insieme partiranno per una ricerca che li porterà sino al cuore della foresta. Splendido bianco e nero, premio alla Quinzaine des Réalisateurs dello scorso anno a Cannes. Durata 125 minuti. (Classico V.O.)

 

L’era glaciale: in rotta di collisione – Animazione. Regia di Mike Thurmeier e Galen T. Chu. Scordatevi la teoria del Big Bang. L’origine dell’universo è merito della ghianda dello scoiattolo-topo Scrat, causa di una cascata di meteoriti sul nostro pianeta. A salvare la situazione ci penseranno gli amici Sid, Manny, Diego e il resto del branco, tutti in fuga verso Geotopia. Durata 100 minuti. (Massaua, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Escobar – Drammatico. Regia di Andrea Di Stefano, con Benicio del Toro e Josh Hutcherson. Niente di meglio che una vacanza in Colombia per il giovane surfista canadese Rick, in mezzo a onde mozzafiato, tra sabbia immacolata e lagune da favola. Ancor meglio se arriva l’amore con gli occhi della splendida Maria: finché un giorno la ragazza presenta il suo ragazzo allo zio, che di nome fa Pablo Escobar. Narcotrafficante, capace di far girare politica e economia del suo paese a proprio piacimento, ma anche padre premuroso nel raccontare favole ai figli, marito romantico verso una moglie cui dedica canzoni, cattolico oltre ogni dubbio che prega prima di una strage. La vita di Nick diverrà un incubo. Robusto film intorno alle contraddizioni di un uomo, una storia di formazione, un perfetto insieme di thriller e di inevitabile melò. Durata 120 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 1)

 

film-estateL’estate addosso – Commedia. Regia di Gabriele Muccino, con Brando Pacitto, Joseph Haro, Matilda Lutz e Taylor Frey. Anni Novanta. Con l’aiuto delle note e delle parole soprattutto di Jovanotti, all’indomani della maturità, i giovani Maria e Marco, antipaticissimi l’uno all’altra, si ritrovano a viaggiare insieme alla volta di San Francisco. Lì incontreranno ad attenderli Matt e Paul, coppia gay: con loro scopriranno la loro giovinezza, fatta di pregiudizi e di inaspettati innamoramenti, di fedeltà diverse e di scoperte che li cambieranno. Presentato a Venezia fuori concorso. Durata 103 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Massaia, Reposi, The Space, Uci)

 film fang

La famiglia Fang – Commedia drammatica. Regia di Jason Bateman, Jason Bateman, Nicole Kidman e Christopher Walken. Tratto dal romanzo omonimo firmato da Kevin Wilson, edito in Italia da Fazi, è la storia di una coppia di genitori, due artisti di strada che nella loro vita hanno sempre avuto un debole per la provocazione a tutto tondo, e del risvolto che quella filosofia di vita, tra caos e una continua ricerca creativa sempre condotta oltre ogni convenzione sociale, ha prodotto sui figli (da sempre chiamati A e B), esseri al colmo della più ostile infelicità. Poi un giorno i vecchi genitori scompaiono. Ancora un “teatrino” preparato ad arte o una messinscena macabra quanto reale? Durata 105 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo blu)

 

Indipendence Day: Rigenerazione – Fantascienza. Regia di Roland Emmerich, con Jeff Goldblum, Bill Pullman e Liam Hemsworth. A vent’anni dal precedente e originalissimo “Indipendence Day”, il regista votato anima e corpo ai disastri terrestri più spettacolari torna se non sul luogo del delitto dalle parti delle minestre piuttosto mal riscaldate: il tutto con la modica spesa di 160 milioni di dollari. Ritroviamo vecchie facce della puntata precedente, qualcuno ha lasciato come Will Smith, altri nuovi hanno nuovo peso nella catastrofica vicenda, compreso il nuovo presidente degli States, che guarda caso è una donna (come Hillary?). Per inguaribili nostalgici. Durata 120 minuti. (Greenwich sala 3, Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Io prima di te – Commedia (tra sospiri e lacrime). Regia di Thea Sharrock, con Sam Caflin e Emilia Clarke. Sospiri e lacrime, ovvero preparate i fazzoletti. Ovvero siamo di fronte a uno di quei soggetti che, senza tema di essere smentiti, scottano e molto. Alla radice il romanzo scritto (furbescamente?) da Jojo Moyes, bestseller per cuori d’antan o forse soltanto giustamente più sensibili. Lei, di famiglia modesta, carattere splendidamente esuberante, lui biondo ricco bellone manager, su sedia a rotelle a seguito di tragico incidente. Saprà lei ridargli un po’ di felicità e magari distoglierlo da pensieri che proprio non collimano con quelli di una vita normale? Una buona chiave per i giovani attori che aspirano al successo. E il pubblico, da che parte si schiererà? Apertissimo un dibattito mi piace/non mi piace. Durata 110 minuti. (Ideal, Lux sala 3, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 film jason

Jason Bourne – Azione. Regia di Paul Greengrass, con Matt Damon, Alicia Vikander, Vincent Cassel, Tommy Lee Jones e Julia Stiles. A dirigere chi, per la “vicenda Bourne”, ideata da Robert Ludlum, ha già retto con la solida magistrale professionalità i precedenti “Supremacy” e “Ultimatum”: il che è una grande sicurezza. Poi il protagonista con un Damon sempre alla ricerca della propria memoria, con tra le mani questa volta dei file che potrebbero in qualche modo spiegargli la morte violenta di suo padre, tesissimo e di filtrate parole, gran maestro dell’azione, di granitica espressione dalla prima inquadratura all’ultima. Qui lo ritroviamo nel suo isolamento in Grecia, scovato dalla collega Nicky, con un nuovo e sempre più sconcertante “programma governativo”. Menzogne e mezze verità, perfidi dirigenti della CIA e immancabile killer che ha la feroce ruvidezza di Cassel, una ambigua agente dei Servizi Segreti in vena di far carriera, che ha i tratti un po’ spenti della nuova star Wikander, pronta a lasciare aperta quella porta che fa ben sperare in altra/e avventura/e. Ritmo da brivido, eccellente, come nei capitoli precedenti pezzi da antologia (vedi, per esempio, alla voce “inseguimenti”, ad Atene tra le strade coinvolte nei disordini più recenti come a Las Vegas, insuperabile, come i pedinamenti, come i corpo a corpo). Forse spiace, nel divertimento generale e anche nel caos che ne deriva, che Greengrass e sceneggiatori abbiano privilegiata la grancassa e abbiano messo la sordina al disordine mentale e interiore del protagonista. Durata 123 minuti. (Ideal, Lux sala 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Ma Loute – Commedia. Regia di Bruno Dumont, con Fabrice Luchini, Juliette Binoche e Valeria Bruni Tedeschi. Nell’estate del 1910, in un’Europa che sta scivolando verso una guerra di proporzioni terrificanti, l’ispettore Machin e il suo assistente si ritrovano a dover indagare, in un piccolo centro del nord della Francia, sulla sparizione di alcune persone. Si trovano di fronte la famiglia Brufort, di umili origini, e quella borghese, in piena decadenza, dei Van Peteghem. Entrambe hanno dei segreti, ben conservati tra le pareti di casa. Durata 122 minuti. (Classico)

 

Man in the dark – Horror. Regia di Fede Alvarez, con Dylan Minnette, Daniel Zovatto e Jane Levy. Un gruppo di ragazzi si introduce nella casa di un cieco per rapinarlo e ucciderlo, sicuri che tutto si compirà senza nessun problema. Ma si accorgeranno presto che non è come loro avevano pensato. Durata 88 minuti. (Ideal, Massaua, The Space, Uci)

 

Paradise Beach – Dentro l’incubo – Azione. Regia di Jaume Colle-Serra, con Blake Lively e Oscar Jaenada. Nancy è un’appassionata di surf, in vacanza a cavalcare quelle onde da capogiro dovrà affrontare una lotta impari e senza tregua contro uno squalo. Durata 85 minuti. (Uci)

 

film-questi-giorniQuesti giorni – Drammatico. Regia di Giuseppe Piccioni, con Margherita Buy, Filippo Timi, Laura Adriani, Maria Roveran, Caterina Le Caselle e Marta Gastini. In una città di provincia, le sensazioni, l’amicizia, le abitudini, il quotidiano di quattro ragazze, universitarie. Una nuova occasione, ancora una volta il tema del viaggio, per stare insieme, una di loro deve andare a Belgrado per una proposta di lavoro come addetta alla reception in un albergo della città. Forse è il momento di lasciar affiorare quei segreti che sino ad ora sono rimasti nascosti. In concorso alla Mostra di Venezia. Durata 120 minuti. (Eliseo Grande, Romano sala 2)

 

Suicide Squad – Fantasy. Regia di David Ayer, con Will Smith, Jared Leto, Viola Davis e Cara Delevingne. Un ente governativo segreto, denominato Argus, assolda un gruppo di criminali: solo a loro potrà affidare missioni ad alto rischio con la promessa di clemenza nei confronti delle personali pene detentive. Durata 130 minuti. (Ideal, Massaua, The Space, Uci)

 

film-beatlesThe Beatles – Eight days a week – Biografico. Regia di Ron Howard. In attesa di “Inferno” tra poco meno di un mese, il regista di “Rush” ricostruisce attraverso immagini, spezzoni di vita pubblica e privata, attraverso il dietro le quinte di tanti concerti e apparizioni, la storia del gruppo che all’inizio degli anni Sessanta cambiò il corso della musica. Per i fedelissimi e gli appassionati di ogni generazione. Durata 137 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale V.O., F.lli Marx sala Harpo V.O., Massimo sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Tommaso – Commedia. Diretto e interpretato da Kim Rossi Stuart, con Camilla Diana, Cristiana Capotondi e Jasmine Trinca. A dieci anni da “Anche libero va bene”, il bel Kim torna dietro la macchinata presa, in un film in gran parte autobiografico per quanto vuole analizzare di sé, per l’altalenare dei suoi rapporti con il gentil sesso, per i rapporti che paiono duraturi ma che sono sempre pronti a sfasciarsi. Per fortuna, l’incontro con una donna (il regista ce la lascia vedere soltanto confusamente, è Ilaria Spada, la sua compagna nella vita) lascia sperare in un futuro più tranquillo. Risultato insicuro come il protagonista, sfilacciato, scritto e condotto con poca credibilità, un rifugiarsi in esempi del passato che lasciano trasparire una reale debolezza. Durata 97 minuti. (Ambrosio sala 3, Eliseo rosso, Massimo 2, Uci)

 

Torno da mia madre – Regia di Eric Lavaine, con Josiane Balasko e Alexandra Lamy. La quarantenne Stephanie ha perso in un sol colpo marito e lavoro: non le rimane che ritornare a vivere in casa della madre. Si accorgerà immediatamente che la convivenza non sarà affatto facile. Durata 97 minuti. (Ambrosio sala 3, Due Giardini sala Ombrerosse)

 

film-trafficantiTrafficanti – Commedia. Regia di Todd Philips, con Jonah Hill e Miles Teller. Il regista della fortunatissima terna di “Una notte da leoni” mantiene anche in quest’ultima opera tutto il divertimento di buone radici goliardiche che l’hanno reso celebre. Qui aggiunge inoltre una buona amarezza “seriosa”, facendo incontrare, durante un funerale, due vecchi amici. L’uno, dall’avvenire ottimamente avviato, spingerà l’altro ad entrare in quel mercato delle armi – con contratti a suon di svariatissimi dollari con il Pentagono – che si prospetta quantomai fortunato e che vede i propri redditizi panorami in Iraq, Albania e Afghanistan. Basato su una storia vera. Durata 114 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

film-amore-altezzaUn amore all’altezza – Commedia. Regia di Laurent Tirard, con Jean Dujardin e Virginie Efra. Già al telefono Alexandre riesce a provare una grande simpatia per Diane, bella donna, avvocato di successo e divorziata. Allora perché non vederci il giorno dopo, per un primo appuntamento? Sì, ma Diane scoprirà che chi ora le sta davanti non è alto più di un metro e 40. Ci sarà posto per una relazione? Durata 98 minuti. (Greenwich sala 2)

 

Un padre, una figlia – Drammatico. Regia di Cristian Mungiu, con Adrian Titieni e Maria-Victoria Dragus. Premio alla regia al Festival di Cannes nel maggio scorso per un regista che, sempre sulla Croisette, nel 2007 ha vinto la Palma d’oro con “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni” e nel 2012 con “Oltre le colline” si è aggiudicato il premio per la miglior sceneggiatura nonché quello alle migliori attrici. Qui, nella Romania odierna, narra di Eliza, brillante negli studi, e di suo padre, medico di sanissimi principi in una piccola città, certo del successo di quella figlia sino a spingerla a frequentare una prestigiosa università inglese. Ma nelle ore che precedono l’esame di maturità la ragazza subisce un’aggressione che non solo mette in discussione il suo futuro ma anche quei sani principi dentro cui è stata allevata, l’onestà sino a quel momento cercata e messa in pratica lascia spazio al compromesso. Durata 128 minuti. (F.lli Marx sala Chico e sala Harpo, Nazionale sala 2)

 

Una notte alla scoperta degli archivi

castello armeria realeVenerdì 16 settembre tra le 19 e le 23 gli archivi torinesi saranno protagonisti di una notte dedicata alla scoperta dei patrimoni storici, artistici, culturali e industriali custoditi da istituzioni pubbliche e aziende private cittadine. Tutti gli appuntamenti sono gratuiti. “La Notte degli Archivi”, ideata da Promemoria e realizzata dall’associazione culturale Archivissima, è patrocinata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Un gruppo di scrittori racconterà frammenti dei patrimoni custodi in città sperimentando una forma di narrazione avvincente. Punti di vista nuovi e differenti rievocheranno epoche, stili di vita, emozioni, curiosità e passioni. A presentare al pubblico l’Archivio storico del Teatro Regio, sarà Marco Missiroli, autore di Senza coda, Il buio addosso e del bestseller internazionale Atti osceni in luogo privato, vincitore del Premio super Mondello 2015.

L’incontro è al Piccolo Regio alle ore 20.

Qui di seguito tutti gli Archivi e gli scrittori partecipanti:

Giuseppe Culicchia – Archivio Storico Reale Mutua

Valentina Diana – Archivio Storico Garnier Valletti dell’Accademia di Agricoltura

Luca Ferrua – Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura – Archivio Storico della Compagnia di San Paolo

Marco Filoni – Centro Studi Sereno Regis

Fabio Genovesi – Archivio Storico della Città di Torino

Davide Longo – Archivio Storico del Museo Nazionale della Montagna e della Biblioteca Nazionale CAI

Marco Missiroli – Archivio Storico del Teatro Regio

Michela Murgia – Archivio Storico e Museo Italgas

Piergiorgio Odifreddi – Archivio Storico dell’Accademia delle Scienze

Giusi Marchetta & Enrico Pandiani – GTT, ATTS Associazione Torinese Tram Storici

Alessandro Perissinotto & Nadia Terranova – Archivio di Stato di Torino

Antonio Scurati – Musei Reali di Torino, Armeria Reale

Stefano Trinchero – Polo del ‘900

Sebastiano Triulzi – Archivio Storico dell’Università degli Studi di Torino

Giorgio Vasta – Archivio Storico del Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso

(foto: il Torinese)